Acciaio di ContrabbandoYato e Munisai

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    Missione nel Riso
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    La missione non era qualcosa di particolarmente complesso, tanto che avevano scelto solo dei Genin da affiancare al Jonin caposquadra. Io avevo appena concluso una serie di brevi missioni nel paese del The e invece di tornare a Konoha ero stato intercettato per recarmi verso nord, nei territori più meridionali del Paese del Riso, dove avremmo dovuto sabotare un gruppo di contrabbandieri di metallo. Con Kumo alle porte il Paese del Suono aveva un disperato bisogno di risorse e perdere materie prime necessarie alla fabbricazione di armi per via di un gruppo di criminali era un problema da mettere a tacere nel più breve tempo possibile.

    A quanto sembrava Konoha voleva schierarsi con Oto e fornirle supporto per quella specifica missione, inviando me, ma ignoravo che esistessero debiti di riconoscenza tra i due villaggi o anche solo dei vantaggi per la Foglia nell'immischiarsi, se non ai fini dell'Alleanza Accademica. Con indosso la mia classica tuta da ginnastica e la sciarpa che mi contraddistinguevano mi presentai al gruppo, riunitosi per l'occasione in un locale senza troppe pretese dove il caposquadra aveva ordinato dei Nikuman per tutti. Era uno strano individuo dai lunghi capelli, l'aria trasandata e uno sguardo che oscillava tra l'apatico e l'ostile, ma percepivo una discreta forza in lui. Kenzo Tenma, sono un ninja medico e Jonin di Oto. Spiegò mentre mangiava...avevo come l'impressione che avesse qualcosa attorno, come un refolo l'aria che evitava accuratamente di toccare le cose o farsi notare, ma non mi sarei spinto oltre per chiedere. Se non vi conoscete a vicenda credo che delle presentazioni siano d'obbligo. Annuii, abituato a quel protocollo. Il mio nome è Yato, Genin del clan Senju di Konoha. Sono un ninja medico, ma anche specializzato nell'uso di genjutsu e nell'arte della spada, uniti alle capacità del mio clan.

    Il ragazzo accanto a me non poteva avere più di diciotto anni ma si atteggiava a teppista della peggior specie. Rimasi stupito nel notare il flauto che portava alla cintura, decisamente discordante rispetto alla sua aria da duro. Mi chiamo Tamao Shimasu. Genin di Oto. Uso Taijutsu con le gambe e Genjutsu sonori. E poi si voltò verso il tizio dai capelli rossi che concludeva il trio. E anche tu sei del mio villaggio, no? Mi pare di aver sentito che sei tra quelli che si sono avvicinati al nuovo Kage. Oto aveva un nuovo Kage? Non avevo sentito nulla al riguardo, ma le missioni al The erano durate quasi un mese, per quanto semplici e poco pericolose. Mancava solo la presentazione del terzo membro, prima che il Jonin fornisse i dettagli della missione.

    La nostra missione prevede un attacco diretto alla base dei contrabbandieri, già individuata da Saki, una mia parigrado otese. Dovrebbero essere sei uomini, di cui due guardie che stanno sempre all'esterno e un leader, con capacità paragonabili a un chunin, che sarà il mio avversario. Dalle informazioni in nostro possesso apre che i bersagli siano al soldo di Ame, se non direttamente parte dell'organizzazione criminale di quella città. Ascoltai avidamente: eravamo tre contro cinque se non si teneva conto della forza individuale nostra e dei nemici. Niente di inarrivabile con un po' di strategia. Oggi alle sei di sera, fra cinque ore esatte, dovrebbe essere prevista la consegna di un carico nel capannone che usano come base. Colpirò in quel momento attirando il leader lontano. Voi dovrete attaccare gli altri. Non è necessario uccidere, anche da vivi potrebbero fornire utili informazioni. Una situazione abbastanza basilare, tutto stava a prevenire gli inconvenienti.

    Io non amo perdere tempo in chiacchiere. Non pensavo che degli Otesi potessero essere utili per la mia Missione, quindi non aveva senso perdersi in tentativi di ingraziarmeli: dovevo solo finire quell'incarico e tornarmene a Konoha. Posso immobilizzare o colpire di sorpresa con la mia kekkei genkai, e sono abbastanza silenzioso. Se Tenma-san fornisce il diversivo, forse un attacco diretto è la cosa migliore, al massimo correlato a un'illusione per creare ulteriore confusione. Non mi era sfuggito che quegli uomini potessero essere di Ame, ma anche fossero stati diretti sottoposti del Sensei avrei dovuto abbatterli. Lui avrebbe capito, in molte cose eravamo simili.
     
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    Nikuman


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo I

    Nonostante Munisai fosse arrivato a Oto da neanche tre mesi e in quel pur breve periodo si fosse fatto tutto sommato onore, raccogliendo ogni sfida incontrata e portando a termine ogni missione affidatagli, più passava il tempo e più cresceva in lui un senso di inquietudine, quasi di urgenza.
    Il mondo degli shinobi era spietato e non regalava niente a nessuno. Progredire al suo interno era qualcosa di assai arduo, ma c'era indubbiamente chi, rispetto ad altri, partiva da presupposti più promettenti.
    Ad esempio i detentori di Kekkei Genkai, coloro ai quali determinate capacità venivano trasmesse dal patrimonio genetico dei genitori, e quindi in un certo senso nascevano già predestinati a sviluppare doti speciali, ad essere dei vincenti sotto la tutela di casati spesso tra i più rinomati e rispettati.
    Poi c'erano clan che tramandavano i loro segreti non attraverso i geni bensì attraverso l'insegnamento e rigorosi allenamenti, accessibili però solo ai giovani appartenenti alla dinastia in questione per nascita o adozione.
    Infine, chi non rientrava in questi due grandi gruppi, o trovava la forza affidandosi a qualche tecnica proibita, che spesso richiedeva o una moralità molto elastica o fare i conti con seri rischi per la propria salute psicofisica, o ancora stringendo patti dalla dubbia convenienza con entità sovrannaturali disposte a cedere in prestito il proprio potere, caso emblematico rappresentato dai Jinchuuriki.

    Una cosa era certa. Per un completo outsider di quel mondo come lo era il rosso, che non vantava discendenze illustri o utili affiliazioni a clan, e che oltretutto non era affatto cresciuto in quel contesto ma solo da pochi mesi aveva approcciato la carriera ninja, riuscire a farsi strada era davvero un'impresa titanica. Non solo c'era il fatto che alla sua età in molti erano già diventati Chunin, ma anche tra i Genin suoi pari sentiva, nonostante il buon lavoro svolto fino ad allora, che quella sostanziale mancanza nel proprio arsenale si sarebbe fatta presto sentire.
    E lui proprio non era il tipo che avrebbe accettato di farsi lasciare indietro.
    Era dunque corso ai ripari mettendo in piedi un'indagine in piena regola, facendo approfondite ricerche nella biblioteca del Villaggio e chiedendo in giro a ogni collega gli capitasse a tiro, e anche ai superiori.
    Diamine, era così determinato che era arrivato a chiedere aiuto persino a Febh, il quale come al solito non aveva gradito di essere seccato per simili idiozie. L'aveva cacciato in malo modo, minacciando di far arrivare un Jonin apposta, un certo Tenma, e di fargli usare i suoi fili d'acciaio per cucirgli la bocca, le palpebre e appenderlo come un salame a testa in giù sulle mura, con le cornacchie a beccarlo come fosse una carogna e l'ex-Amministratore a divertirsi a lanciargli sassolini a potenze siderali.
    Il giovane se n'era andato con le pive nel sacco, ovviamente, eppure quel "colloquio" gli aveva, in qualche folle maniera, dato un po' di speranza. Durante le sue ricerche, infatti, il ragazzo era venuto a conoscenza dell'esistenza di un'arte magica che consentiva di creare e manipolare i metalli. Se considerata la spiccata propensione del rosso a trafficare con rottami e ingranaggi e la sua ambizione di sviluppare le sue competenze da fabbro fino ai massimi livelli mai visti, era palese che nessuna tecnica sarebbe stata più adatta a lui. Sembrava perfino troppo bello per essere vero, e infatti era arrivato a dubitare dell'esistenza di quell'arte segreta.
    Indagando in giro aveva scoperto davvero pochissimo, nessuno pareva saperne niente o conoscere qualche detentore. Si era capito solo che era una tecnica non appartenente ad alcun clan ma rivendicata dal Suono, dalle origini poco chiare e relativamente recente se paragonata a quelle di grandi clan quali Uchiha o Yakushi. Ma cosa più peculiare, in giro non si trovavano persone che la adoperassero. Si diceva addirittura che, anche nel suo periodo di massima popolarità, ai suoi albori, i detentori si potessero contare sulle dita di una mano. E poi c'era tutta una serie di voci e pettegolezzi, a volte anche contraddittori tra loro, ma il fatto è che a Munisai non fregava un tubo di scoprire vita, morte e miracoli di quel jutsu, o almeno non era la cosa più pressante.
    Gli occorreva trovare un mentore, qualcuno che la padroneggiasse e potesse insegnargliene almeno le basi. E proprio quando cominciava a disperare che non fosse rimasto più nessuno a poter ricoprire quel ruolo per lui, le parole dello Yakushi, per quanto normalmente inaffidabili, avevano aperto un piccolo spiraglio che valeva la pena esaminare.

    Si era dunque recato in Amministrazione e con la scusa di dover cercare delle informazioni su dei ricercati per una missione, si era intrufolato negli archivi dei ninja di Oto. Non ci volle molto a trovare tra i Jonin il nome Tenma.
    Kenzo Tenma, per la precisione, ninja medico e nientemeno che guardia personale del Daimyo del Riso. Il fascicolo non solo confermava che la sua specialità fosse manipolare il metallo, ma includeva anche una foto del ninja che permise a Munisai di riconoscerlo come uno dei pezzi grossi presenti all'elezione del Kokage.
    Lasciò l'edificio sfregandosi le mani. Era tutto quello che gli serviva sapere.

    Quando un messaggero fu incaricato di fare rapporto al Daimyo sugli ultimi accadimenti al Suono, il giovane fece carte false per farsi assegnare alla sua scorta e, una volta giunto al maestoso castello, chiese di conferire privatamente con Tenma. In realtà il rosso aveva già pensato a uno stratagemma per convincere il Jonin a prenderlo come allievo, laddove avesse mostrato riluttanza. Avrebbe detto che si trattava di una richiesta diretta del Mikawa e avrebbe prodotto persino delle prove a sostegno della sua affermazione, ovviamente contraffatte.
    Fortunatamente non ce ne fu bisogno. Il ninja medico gli concesse un'udienza fin troppo breve, essendo in procinto di partire per un incarico affidatogli dal Signore delle Risaie in persona, ma dopo che Munisai gli ebbe spiegato la sua situazione ed il suo desiderio, il superiore cedette alla richiesta senza troppe resistenze. Non appena avesse portato a termine il compito che aveva per le mani, si sarebbe fatto vivo lui con il futuro discepolo.

    L'uomo tenne fede alla parola data e, circa venti giorni più tardi, Munisai fu scelto per una missione molto specifica.

    [ ... ]


    Tra un boccone e l'altro, il ragazzone ascoltò la presentazione dei propri compagni di squadra.
    Erano tutti otesi tranne un ragazzo della Foglia dallo sguardo piuttosto tagliente e dai modi sbrigativi, un esponente del famigerato clan Senju. Poi toccò all'altro Genin del Suono.
    Non era la prima volta che si imbatteva in uno Shimasu ed era a conoscenza del funzionamento delle loro arti illusorie, nonostante non avesse ancora avuto modo di osservarle in azione. Ricordava ancora l'esperienza in missione con Ikku Shimasu, un simpatico cazzone mezzo schizzato che però invece di un flauto usava come medium un kazoo verde pisello. Risaliva a pochi giorni addietro la notizia che lo avessero accoppato dopo essere stato scoperto mentre cercava di infiltrarsi tra le file di Hayate.
    E vabbe', i rischi del mestiere.
    Ero presente quando è stato eletto annuì, confermando le parole del compaesano ma senza approfondire oltre.
    Mi chiamo Munisai Kanashige, anch'io sono un Genin di Oto.
    Ho uno stile abbastanza flessibile, me la cavo nello scontro ravvicinato ma posso anche intralciare e immobilizzare se serve.


    Tenma spiegò sommariamente in cosa consisteva la missione e Yato si sentì di dire la sua su come fosse meglio organizzare l'azione. Il rosso lo osservò con una sorta di pigro interesse, annuendo appena quando finì di parlare.
    Potrebbe funzionare.
    La cosa più importante è tagliare ogni via di fuga ai bersagli e attaccare quando sapremo che non hanno scampo.
    Con le informazioni a disposizione non credo si possa aggiungere molto altro, dovremo valutare sul momento in base alla situazione che ci troveremo davanti.

    Il suo era il tono tranquillo e posato di chi faceva delle osservazioni molto basilari, piuttosto che dettare una linea da seguire.
    Se il caposquadra gli avesse chiesto di elaborare il suo pensiero l'avrebbe fatto. In caso contrario se lo sarebbe tenuto per sé, per il momento.
    Non spettava a lui decidere piani d'attacco, e nemmeno al tizio della Foglia, se è per quello.



     
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    Il mio voleva solo essere un suggerimento, naturalmente. Aggiunsi, cercando di correggere il tiro dopo aver visto la reazione stizzita dello Shimasu alle mie parole, e lo scarso interesse da parte del tizio coi capelli rossi. Non ero mai stato in missione con dei ninja di Oto, eccetto quella disastrosa corsa al macello che era stata la Colonna Evanescente, e francamente non sapevo cosa aspettarmi. Se pur è vero che ogni persona è un mondo a sè stante, è innegabile che l'ambiente di provenienza lascia come un'impronta sui modi di fare, agire e pensare. Parlare con Shin o Kairi comunque lasciava una certa "sensazione" di somiglianza, anche se molto sfumata. E oto aveva una pessima fama...per quanto il caposquadra Tenma sembrasse una persona molto flemmatica e poco incline al battibecco. E' una strategia possibile, ma non ho ancora notizie certe sull'effettiva posizione del nemico al momento dello scambio, quindi dovremo essere cauti. Attaccherò per primo per questo motivo, ho maggiori possibilità di fuggire e bloccare tutto se le cose andassero storte.

    La cosa era assolutamente ragionevole, ma la totale assenza di entusiasmo o anche solo di emozioni nel suo tono mi preoccupava: per lui era solo una missione di routine e per questo non si preoccupava? O forse era solo il suo carattere? Se già teneva in conto l'idea di scappare e mollare tutto allora forse non era per nulla motivato e sarebbe potuto essere deleterio per me e per la Missione, se non altro per il tempo sprecato. Tanto stavo a rimuginare che mi accigliai, attirando l'attenzione del teppista del clan Shimasu, che prese la parola. Ehi! Abbiamo un caposquadra che ci tiene a farci tornare vivi, non serve fare quella faccia. Mi limitai a guardarlo, senza tradire ulteriori emozioni. Non era il tipo di persona con cui sarei andato daccordo facilmente. Finite di mangiare adesso. Munisai, lungo la via del ritorno ti spiegherò le basi di quello di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Gli importava più di un addestramento che della missione?

    [...]

    Eravamo appostati tra i rami di un grosso albero non distante dal capannone in lamiera dove si svolgevano le attività di contrabbando. Due uomini all'esterno della semplice porta a scorrimento mentre un gruppo di tre shinobi arrivava con un carro carico di listelle metalliche e tubi, certo rubate a qualche acciaieria o comunque a qualcuno che intedeva usarle per opere di ingegneria civile...ma con i contrabbandieri di mezzo quel metallo sarebbe diventato armi da distribuire per denaro, a danno di Oto e, per estensione, dell'Accademia in toto.

    Ecco, stanno uscendo. Altri quattro uomini (per la precisione tre uomini e una donna) uscirono dal capannone per accogliere i nuovi arrivi. Il capo, riconoscibile dalla bandana tigrata che portava in testa, era il bersaglio di Tenma. Sono tutti fuori, ma sono nove in tutto, potrebbe non essere sicuro attaccare ora, anche se abbiamo il vantaggio della sorpresa. Stavamo a circa venti metri metri, sfruttando la nostra innata furtività associata a un Fuuton del caposquadra che ci rendeva meno percepibili ma che si sarebbere infranto non appena fossimo arrivati a meno di nove metri dal nemico o avessimo attaccato. E tuttavia se aspettiamo che la consegna abbia luogo rischiamo che facciano in tempo a barricarsi all'interno...e non è detto che i tre col carro siano addestrati al combattimento, hanno una quantità di chakra praticamente inesistente. Doveva essere un Sensitivo, oltre che un ninja medico.

    Potevo sentire le rotelle del suo flemmatico cervello che valutavano i pro e i contro, finchè non prese una decisione. Attacchiamo ora. Non se lo aspettano e non ci hanno percepito, e solo alcuni hanno capacità combattive. Io attacco il capo, pronti? Feci cenno di si, e così lo Shimasu. Dubitavo che Munisai avrebbe fatto ostruzionismo.

    Con un solo balzo Tenma apparve quasi magicamente davanti al capo dei contrabbandieri, che venne spinto con violenza nel capannone da una potente raffica di vento. il Jonin gli fu subito dietro con una serie di fili metallici che uscivano dalle maniche e dal colletto del suo soprabito. Il resto dei contrabbandieri era nostro! Correndo verso di loro dopo essere saltato giù dall'albero composi rapidamente le posizioni magiche che avrebbero alterato l'aspetto del carro facendogli prendere fuoco, col metallo che iniziava a sciogliersi [Tecnica]. Nessun calore, ma luce e fuoco aggiungevano confusione al caos, quindi avrei lanciato una salva di kunai verso i tre privi di capacità combattive, cercando di colpirli alle gambe o alle spalle per incapacitarli. Contemporaneamente lo Shimasu, che mi correva accanto, avrebbe iniziato a suonare nel suo flauto (dimostrando notevoli doti polmonari se poteva farlo durante una corsa) mentre un enorme creatura simile a un'oni appariva dal nulla, schiacciando uno dei contrabbandieri più distanti e sferrando un poderoso pugno a quello adiacente. Restavano i tre contrabbandieri a noi più vicini, e sarebbero stati il bersaglio di Munisai, armati di Wakizashi e decisamente confusi! Stavano a tre o quattro metri l'uno dall'altro, e Tenma aveva informato che uno aveva capacità fisiche paragonabili al rosso (quello coi capelli biondi) mentre gli altri due (tra cui la donna) erano grosso modo suoi pari...ma avevano entrambi una specie di tatuaggio sulla guancia.

    Hai un round di attacco a sorpresa. I nemici sono Scoordinati in questo round, che conta come Agguato, quindi hanno 2 tacche in meno a tutte le statistiche.
     
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    Ambush


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo II

    Il caposquadra parve confermare la sostanziale incertezza dello scenario di fronte al quale si sarebbero trovati nel luogo in cui lo scambio illecito si sarebbe verificato.
    Per quanto assalire i contrabbandieri e recuperare il maltolto fosse imperativo, il Jonin aveva ogni intenzione di preservare le proprie risorse, ovvero i membri del suo team, piuttosto che sfruttarle in maniera irresponsabile. A tal fine, egli stesso avrebbe effettuato il primo ingaggio contro il nemico per tastare il polso della situazione. Essendo di gran lunga l'elemento più forte ed esperto del gruppo, non avrebbe avuto problemi a battere in ritirata qualora la situazione si fosse rivelata più pericolosa del previsto, e senza mettere troppo a rischio i giovani sottoposti.

    Per quel poco che aveva avuto modo di conoscerlo, Tenma a Munisai andava piuttosto a genio.
    Era uno molto pacato, placido, a tratti persino apatico si potrebbe dire. Il suo viso non tradiva mai grosse emozioni, e anzi un'espressione tra l'annoiato e il torvo dominava spesso e volentieri i suoi lineamenti.
    Eppure, al rosso, l'uomo dava la sensazione di essere non solo uno shinobi capace e navigato, ma anche una gran brava persona, come se ne vedevano poche in giro, specialmente dalle parti di Oto. Un individuo sempre disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, che si preoccupava dei propri compagni anche di più della missione stessa.
    Certo, magari le sue sensazioni erano infondate, ma tutto sommato al ragazzo non dispiaceva che, tanto per cambiare, avrebbe potuto apprendere qualcosa di importante da qualcuno che non fosse un mezzo pazzoide.

    Poi c'erano i suoi due colleghi, che non avrebbero potuto apparire più diversi tra loro.
    Tamao e Yato. Quest'ultimo era quello che incuriosiva più Munisai, se non altro perché, a differenza del primo, era tutt'altro che un libro aperto. Pareva un tipo molto riflessivo e dai modi misurati, anche se ciò non sembrava compromettere il suo senso pratico. Dai suoi occhi glaciali filtrava ben poco di quello che si muoveva in lui, davvero difficile ipotizzare cosa gli passasse per la testa.
    Ma quella del rosso restava comunque una curiosità molto blanda, quindi non diede peso all'espressione assorta del Genin della Foglia e non si intromise quando lo Shimasu lo apostrofò.

    Mentre la cricca si affrettava a concludere il pasto così da potersi mettere in cammino, il caposquadra annunciò al futuro discepolo che, una volta portato a termine l'incarico, lo avrebbe istruito sui fondamenti dell'arte che il giovane così ardentemente voleva apprendere.
    Ottimo ribatté lui con un mezzo sorriso, mentre si voltava a guardare il superiore.
    Sono ansioso di cominciare.

    [ ... ]


    Il sole era ormai scomparso oltre l'orizzonte quando cominciò ad esserci un po' di movimento presso la base dei contrabbandieri.
    Un carro carico di tubi e intelaiature metalliche di ogni foggia e dimensione arrivò di fronte alla baracca scortato da tre uomini. Più gli altri due che erano rimasti di guardia tutto il tempo fuori dalla casupola in lamiera e i quattro energumeni, tra cui il capobanda, che uscirono dalla stessa all'arrivo della tanto agognata merce, si arrivava a nove elementi. Un numero superiore a quanto prospettato, ma non era detto che tutti fossero avversari temibili, come avrebbe poi rivelato Tenma.

    Il team di Accademici era appostato ormai da un bel pezzo tra i rami di un grosso albero a sorvegliare la situazione, ben lontano da occhi indiscreti, pronto a colpire al momento opportuno. E il momento era finalmente arrivato.
    Anche se in netta inferiorità numerica, il gruppo di shinobi avrebbe potuto contare sul fattore sorpresa, su una preparazione bellica, con ogni probabilità, complessivamente migliore, e su un Jonin d'esperienza ad aprire e condurre le danze. Tutto sommato, date le circostanze, un assalto in forze, tempestivo e inaspettato, avrebbe dovuto dare i migliori frutti. Temporeggiare troppo avrebbe potuto dilapidare il loro vantaggio strategico, e in un batter d'occhio quello che doveva essere un agguato si sarebbe potuto trasformare in un assedio del tutto deleterio e non necessario.
    Il caposquadra valutò per qualche secondo i pro e i contro di ogni opzione possibile, nel più rispettoso silenzio dei suoi sottoposti, ma alla fine evidentemente giunse alle stesse conclusioni di Munisai, ritenendo opportuno colpire immediatamente.

    Io attacco il capo, pronti?
    Il rosso annuì con decisione mentre un ghigno gli curvava le labbra.
    Mentre portava la mano destra in una sacca recuperando tre kunai, osservò Kenzo dare inizio alla festa piombando sul boss, tuttavia il loro duello si spostò rapidamente all'interno del fabbricato e quindi al riparo da occhi indiscreti.
    Anche lo Shimasu e il Senju partirono alla carica, pur mantenendo una certa distanza dai bersagli.
    Il primo cominciò a suonare il suo flauto andando a evocare una creatura mostruosa di forma umanoide, senz'altro di natura illusoria, che andò ad assalire le due guardie. Il secondo attaccò con delle armi da lancio la scorta del carro. Carro che, di colpo, aveva preso fuoco assieme al suo contenuto, creando ulteriore tumulto. Munisai sospettava che anche quel prodigio fosse frutto di un Genjutsu e se solo avesse avuto modo di osservare i sigilli composti da Yato, lo avrebbe persino riconosciuto come uno di quelli appartenenti al proprio arsenale.

    Mancava solo lui all'appello e, dato che i suoi compagni si stavano prodigando in una offensiva dalla distanza, reputò una buona idea che qualcuno si gettasse direttamente nel cuore del conflitto attirando su di sé l'attenzione e prendendo di mira gli obiettivi forse più impegnativi.
    Il rosso avrebbe ricoperto quel ruolo. Sarebbe stato l'avanguardia, e si augurava che i suoi lo coprissero come si deve. In un istante la sua sagoma si fece eterea, il suo corpo si mimetizzò con l'ambiente circostante diventando quasi invisibile.[ST1]
    I suoi bersagli sarebbero stati i tre che erano usciti dalla catapecchia assieme al capobanda.
    C'era il biondino che era quello a lui più prossimo, poi alla sua sinistra l'unica donna della combriccola e ancora a sinistra un altro uomo, solo qualche metro a separarli.

    Il giovane balzò rapido giù dall'albero cominciando a correre diretto verso il biondo. C'erano oltre quindici metri a separarli, ma lui non avrebbe arrestato la sua corsa fino a quando non lo avesse raggiunto.[MOVIMENTO]Movimento Gratuito + Slot Azione 1 (12m)
    Vel: 300

    I tre probabilmente si sarebbero accorti di lui con notevole ritardo, e non solo perché erano stati colti di sorpresa dall'agguato, ma soprattutto perché Munisai, tra l'Occultamento e il Fuuton del Jonin che lo rendeva più difficile da percepire, non era affatto facile da notare, nonostante con le ampie falcate non si stesse affatto preoccupando di risultare silenzioso.
    Meno nove metri all'ingaggio e l'effetto dell'Arte del Vento si dissolse.
    Meno sette metri all'ingaggio e il rosso scagliò con la destrorsa i tre kunai precedentemente estratti, contestualmente perdendo il proprio Occultamento e palesandosi agli occhi dei nemici. Le armi erano indirizzate all'uomo più distante, alla sua estrema destra, e avrebbero cercato di colpirlo nell'area del petto e della gola.[SA2]Impasto: Bassissimo
    For: 325 Pot: 8 (x3)

    Senza fermarsi, avrebbe fatto scivolare la mano destra, ormai libera, dietro di lui estraendo il fuuma kunai. Contemporaneamente la mano sinistra avrebbe fatto capolino attraversando e superando orizzontalmente il torace con uno movimento secco, come una palmata a dita unite rivolta, seppur da lontano, alla donna.
    In un attimo un poderoso spostamento d'aria compressa sarebbe partito da quella mano, cercando di investire la ragazza in pieno, e forse non solo lei. L'ampiezza e la gittata della tecnica erano infatti consistenti e, considerando distanza e angolazione, c'erano ottime probabilità che anche il tizio che il rosso aveva precedentemente provato ad infilzare con i kunai sarebbe rimasto coinvolto, almeno in parte, dall'onda d'urto.[ST2]

    Ma a prescindere dall'esito di ogni attacco, a quel punto il giovane si sarebbe trovato faccia a faccia con il biondino.
    Appena guadagnata la mischia, avrebbe fatto partire un colpo di palmo diretto al setto nasale, portato con la stessa mano che aveva appena scaturito l'impeto del suo Ninjutsu, e con un movimento del tutto simile.
    Munisai avrebbe ripetuto la tecnica devastando il malcapitato con una batosta a bruciapelo?
    O si trattava di una semplice palmata, comunque insidiosa data la regione anatomica che sarebbe andata a colpire?
    Nessuna delle due. La mancina si sarebbe arrestata a pochi millimetri dal grugno dell'avversario, disorientando, si sperava, con la sua natura ingannevole ma coprendo in parte anche la visuale dell'avversario, data la vicinanza irrisoria tra gli occhi e la mano.
    Neanche il tempo di ritrarre quest'ultima che la destra, fuuma kunai in pugno, sarebbe scattata come una molla cercando di infilzare e trafiggere il collo tre o quattro dita sopra al manubrio dello sterno, stando anche attento ad assecondare eventuali movimenti scaturiti da una possibile difesa dalla finta precedente. Qualora il collo non fosse stato facile da colpire, avrebbe mirato a trapassare la testa.[SA3]Impasto: 1/2 Basso
    Vel: 350 /For: 300 /Pot: 25

    Il rosso voleva chiudere quella pratica in fretta. Non aveva intenzione di andarci poi troppo piano.





    Chakra: 25,25/30
    Vitalità: 12/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità:  300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Movimento
    2: Lancio armi
    3: Affondo
    Slot Tecnica
    1: Tecnica dell'Occultamento
    2: Onda Tagliente
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
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    Missione nel Riso
    3


    Tutto andava come previsto, con i miei attacchi che andavano a segno e l'Oni dello Shimasu che approfittava della distrazione del fuoco e del caposquadra per sconfiggere facilmente i suoi avversari, mentre Munisai a sua volta si dava da fare con le sue armi, muovendosi occultato fino all'ultimo istante salvo poi tornare visibile e colpire quando era ormai tardi per riorganizzare le difese. I Kunai ferirono e gettarono a terra il primo dei suoi bersagli mentre l'onda tagliente avvolse la donna che gettò un grido sofferente, con la pelle lacerata in più punti. A corpo a corpo con il nemico rimanente il Fuuma Kunai era già pronto a trapassare la sua vittima, il cui campo visivo era coperto parzialmente dalla mano del Rosso...quando improvvisamente il terreno venne a mancare sotto i piedi di tutti noi!

    Ma che cosa...? Anche se mi trovavo ancora lontano il terreno era ceduto, e lo stesso valeva per i miei compagni, come se l'intera area fosse una gigantesca... UNA TRAPPOLA! Svelato l'ovvio dallo Shimasu, non potemmo che cadere impotenti, dato che anche usando il mokuton non riuscii a trovare un appiglio adeguato per frenare la mia rovinosa discesa in quel mare di sabbia e detriti che ci avrebbe inesorabilmente trascinati verso il basso in quella sorta di cono che terminava in una larga voragine che presto inghiottì anche i nostri avversari....che si erano nel mentre trasformati in semplici ammassi di terra, e il carro ancora avvolto dall'illusione! No!! Non ho appigli! Piantare la spada in quella frana era inutile e lo stesso valeva per i mio legno...invano cercai pateticamente di afferrarrmi al bordo per non cadere di sotto ma era inutile. Chi poteva aver mai creato una trappola così estesa...e come era sfuggito ai nostri informatori?

    Mentre cadevo nel buio che la mia illusione di fiamme non riusciva a spezzare, l'ultima cosa che vidi, e forse lo stesso valeva per i miei compagni, era la sagoma di Tenma che veniva gettato a sua volta nella trappola: non era riuscito a scappare. Poi il buio.

    [...]

    Eravamo in una stanza senza finestre con solo l'umidità e una goccia che cadeva da delle vecchie tubazioni ogni tanto a tenere il conto del tempo. Stavo, esattamente come Munisai e Tamao, appeso al soffitto con delle catene metalliche che terminavano in manette in acciaio massiccio talmente stretto che pareva quasi ce lo avessero fuso addosso, ma non c'erano segni di ustioni nè odore di carne bruciata quindi doveva essere frutto di un Jutsu. Tenma era nella stessa stanza, ma legato da quattro catene, una per arto, e sospeso. Tenma-san, Tamao, Munisai...siete svegli? Sapete dove siamo? L'intera parete era rivestita da lamiere metalliche, senza una vera e propria porta. Siamo prigionieri...il capo era un clone di terra e mi si è gettato addosso imprigionandomi con il fango. Non so chi sia o perchè siamo ancora vivi...temo possa essere per estrarre le nostre capacità. Siete feriti? Forse posso riuscire a curarvi anche da questa distanza. Si guardò intorno mentre io mi chiedevo come fosse possibile estendere per tutti quei metri il raggio d'azione delle Mani Curative. Non riesco a manipolare questo acciaio...ci deve essere il chakra di qualcuno che mi è almeno pari dentro. Le strattonai, provando a emettere legno dai polsi per forzarle, senza risultato. Io non riesco a spezzare l'acciaio col mio legno...voi potete fare qualcosa? Tenma era cupo e pensieroso, e si guardava intorno come se cercasse qualcuno, ma non sembrava affatto disperato, mentre lo Shimasu sudava profusamente ed era palesemente sull'orlo di una crisi di nervi. Dal canto mio io non sapevo bene cosa fare...la situazione pareva senza via di uscita, ma ero stato catturato altre volte. Avevo solo bisogno di un pò di tempo...e di un piano. Mi hanno preso tutto! Tutto! Non ho ferite ma non riusciremo mai a liberarci! MALEDIZIONE! MALEDIZIONE! Tamao non stava reagendo in maniera razionale, da bruto quale era, nonostante la sensibilità musicale. Arriva qualcuno... Annunciò Tenma, catturando l'attenzione di tutti noi prigionieri.

    L'acciaio che rivestiva le pareti si deformò mentre un uomo dall'aria estremamente soddisfatta, con lunghi capelli neri

    faceva il suo ingresso, avvicinandosi a Tenma e schiaffeggiandolo appena. Chi sei? Non è da tutti riuscire in una trappola del genere. Specie contro di me. Calmo e misurato nonostante la situazione critica...per un secondo lo ammirai, prima di preoccuparmi, ma il suo interlocutore sorrideva. Sono ArijigokuFormicaleone, Principe di Fiori. Lord Goemon ha un conto in sospeso con Oto e non aspettava altro che imprigionare un ninja di alto rango di oto, ma non mi sarei aspettato di certo una delle tre guardie personali del Daimyo. Come stai Tenma, non riconosci un vecchio amico? Ho sentito che ti sei dedicato ai Draghi nel paese del Fulmine. Asami...pensavo fossi morto dopo averci tradito. Sono Arijigoku ora. La morte ha tante sfaccettature, vecchio amico. Asami...Asami Shimasu...è un traditore del mio clan!

    Non sono più Asami. Ho imparato molto ad Ame, dopo che mi hanno salvato. E ho ottenuto potere...un potere tale da eguagliare il tuo. Conservo le note del mio clan originario, ma ho strappato il potere del metallo dall'uomo che ti ha addestrato, Tenma. Ottenne solo uno sguardo torvo come risposta. Oh, sempre così poco emotivo...ti detesto. E rise, con uan vena di isterìa che certificava la poca sanità mentale rimasta in quell'uomo. Non avrai molte soddisfazioni da questa cattura. In tutta risposta ottenne un kunai conficcato nella spalla già tirata allo stremo dalle catene, e una smorfia sofferente sul volto, ma il medico non fiatò oltre. Per ora siete nella mia trappola sotterranea. Presto i miei ragazzi saranno qui per portarvi ad Ame, e là ci divertiremo a estrarre dalla vostra mente e dal vostro corpo tutto ciò che può valere qualcosa. Ebbi un lampo di speranza negli occhi: il mio Sensei era di Ame...ma non potevo rivelare le mie associazioni così alla leggera...avevo bisogno di tempo...e Arijigoku si levò di torno, convinto di averci in pugno.

    Tenma aspettò qualche secondo per essere sicuro che il nostro carceriere si fosse allontanato prima di parlare. Abbiamo ancora delle possibilità. Un mio...alleato...è rimasto fuori e il nostro carceriere non lo ha notato. So per certo che si sta avvicinando e potrà darci una mano, ma dobbiamo trovare un modo per liberarci da soli. Sembrò combattuto per un secondo, poi chiuse gli occhi. Non riesco a manipolare le mie catene, ma sento che le vostre non hanno chakra estraneo...però sono troppo vicine a voi per poterle influenzare con la mia capacità. C'è un modo, però. Ma è rischioso. Aprì gli occhi, fissando i suoi due compatrioti. Io sono esperto dell'arte della manipolazione metallica, una Hijutsu di Oto. Munisai, avevo promesso di insegnartene le basi e spiegarti le origini di questo potere, ma non c'è il tempo di farlo. Normalmente ti avrei insegnato come far vibrare il tuo chakra e mandarlo in risonanza con il metallo con delle tecniche di respirazione e poi saremmo passati alla fase successiva...ma servono settimane di allenamento e non le abbiamo. Tamao...Munisai. Esiste un metodo per apprendere l'arte del metallo molto più rapido, ma potenzialmente fatale. Tu Yato non appartieni a Oto e non posso tramandarti questa conoscenza, anche a costo della vita, ma voi due avete una possibilità, se volete tentare.

    Userò questo Kunai che Asami mi ha gentilmente conficcato nella spalla. Ne estrarrò una piccola quantità di metallo, non più spessa di un capello...e ve la conficcherò nel petto. Poi la stringerò intorno ai vasi cardiaci del cuore...sono abbastanza esperto da trovarli anche a distanza, quindi bloccherò la manipolazione. Strozzare i vasi vi provocherà qualcosa di simile all'infarto, rischiando la vostra vita ma vi farà anche respirare nella maniera corretta per mandare il chakra in risonanza col metallo. La vostra vita sarà in pericolo perchè una volta all'interno del corpo io non potrò più manipolare il metalllo, ma in quei minuti prima di perdere i sensi avrete la possibilità di percepirne la vibrazione. Se accettate, da questo dipenderà la vostra sopravvivenza: percepite la vibrazione del metallo e poi cercate di influenzarla...anche la minima manipolazione, per quanto rozza, basterà a rilasciare il filo metallico e salvarvi.


    Dopodichè dovrete solo replicare quella sensazione per cercare di allentare le vostre catene. Io ero inorridito...la nostra vita era in pericolo ma quell'uomo stava proponendo ai due sottoposti di suicidarsi prima di finire sotto le attenzioni del nemico! Io avrei preferito arrivare ad Ame e poi tradirli, dopotutto non potevo mettere in pericolo la mia Missione, ma l'alternativa proposta dal medico apatico era folle! La possibilità di riuscita doveva essere molto bassa, tanto che Tamao era atterrito e stava scuotendo il capo, pronto a rifiutare, anche se sapeva bene che l'alternativa era rischiare di essere sezionato vivo. E' davvero l'unica opzione? Forse con il legno posso cercare di liberarci, anche se ci vorrà del tempo... Ma parlavo senza convinzione...in ogni caso quella decisione non era mia. Mi voltai verso Munisai, appeso accanto a me, e verso Tamao dall'altro lato. Non dissi nulla. Era il loro momento.
     
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    La Voce dei Metalli


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo III

    L'offensiva accademica si stava rivelando rapida e incisiva. Non c'era modo di sapere come se la stesse cavando il Jonin, alle prese con il capobanda all'interno della baracca, ma i suoi sottoposti sembravano avere la situazione sotto controllo.
    Sia Yato che Tamao si erano sbarazzati senza troppi problemi dei loro obiettivi, e anche il rosso era stato efficace nella sua azione sulla medio-corta distanza. I suoi avversari stavano cadendo un dopo l'altro come birilli, ma proprio quando il ragazzo fu sul punto di vibrare il colpo mortale sull'ultimo di essi, avvenne l'impensabile.
    L'affondo di spada non partì mai, poiché il ninja letteralmente si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Mentre cercava disperatamente di non perdere l'equilibrio, vide il terreno franare e venire risucchiato nelle profondità del sottosuolo, come se stesse scorrendo giù per un imbuto. Il raggio di quel cataclisma era a dir poco eccezionale, di certo non una buca che qualcuno aveva potuto scavare con badile e olio di gomito. Quello che si stava formando era un vero e proprio cratere, che inghiottì inesorabilmente il suolo e tutto ciò che vi stava sopra. Solo allora Munisai si accorse, guardando i nemici per capire se quanto stava accadendo fosse frutto di una loro tecnica, che essi si erano tramutati in fantocci di terra, ormai inerti.
    Che diavolo stava succedendo? Erano loro ad essere finiti in trappola?
    Merda! inveì il rosso, mettendo mano alla corda di canapa che portava alla cinta.
    Questa subito si animò, tendendosi fino a raggiungere la massima lunghezza mentre l'otese si guardava attorno freneticamente in cerca di qualcosa a cui farla appigliare.
    Non c'era nulla.
    La catapecchia di ferraglie era troppo distante, e tutto il resto nel raggio di parecchi metri stava andando a fondo insieme a lui. Senza troppe speranze, riuscì a malapena a toccare la punta di uno dei rami dell'albero che li aveva accolti durante l'appostamento, ma l'estremità arborea così sottile e fragile non resse neanche un secondo il peso dello shinobi e subito si spezzò, facendolo precipitare senza scampo nella voragine insieme alla propria squadra.

    [ ... ]


    Fu la voce del ninja della Foglia a scuotere Munisai dal suo torpore.
    Le mani gli formicolavano intorpidite e sentiva una fastidiosa morsa attorno ai polsi. Alla sua sinistra c'erano Yato e poi Tamao appesi al soffitto per gli arti superiori, proprio come lo era lui, mentre invece alla sua destra, poco più distante, c'era il caposquadra, che addirittura aveva tutte e quattro le estremità incatenate.
    Il rosso si guardò intorno ma no, non aveva la minima idea di dove si trovassero. Erano in una stanza segreta direttamente sotto la baracca che avevano attaccato? Oppure erano rimasti incoscienti abbastanza da essere trasportati in chissà quale base nemica? Dare risposta a quelle domande era tuttavia molto meno importante rispetto a trovare una via d'uscita da quella pessima situazione. Via d'uscita che peraltro era fisicamente assente in quella ampia stanza fatta interamente di metallo.
    A quanto pareva anche Kenzo era stato colto di sorpresa da un clone di terra ed era finito là dentro insieme ai sottoposti. La sua ipotesi era che gli accademici fossero stati catturati e lasciati in vita per poter carpire loro informazioni e conoscenze ninja particolari.
    Essere risparmiati per una simile ragione, qualora il superiore ci avesse visto giusto, non era qualcosa di cui rallegrarsi troppo. Il ragazzo sapeva bene che la loro eliminazione era solo stata rimandata a dopo che le loro menti e i loro corpi fossero stati analizzati e sezionati come fossero stati cavie da laboratorio.
    Lì tutti possedevano qualcosa che avrebbe potuto fare gola se messo sul giusto mercato. In primis, c'era un Jonin esperto con tutte le arti ninja che indubbiamente padroneggiava e le informazioni che poteva possedere non solo su Oto ma anche sul Daimyo delle Riso, essendo una delle sue guardie personali. Poi c'erano lo Shimasu, custode della tecnica segreta del proprio clan, e Yato, portatore dei geni della leggendaria kekkei genkai Senju.
    Infine Munisai, che poteva sembrare l'elemento dal minor valore e interesse in quel contesto. Egli infatti non discendeva da un casato illustre, non vantava conoscenze straordinarie, né era al corrente di informazioni di particolare interesse strategico. Ma qualcosa c'era.
    Il ragazzone aveva assolutamente evitato di gridarlo ai quattro venti e voleva che la cosa non si sapesse in giro, specialmente al di fuori del Villaggio, ma come Tenma e pochi altri a Oto ben sapevano, lui era il portatore di uno dei sette Sigilli Maledetti del Suono. Gli stessi Sigilli che un certo Lord Goemon che sarebbe stato nominato di lì a poco aveva cercato di trafugare tempo addietro, ben prima che l'allora forestiero Munisai si stabilisse nel villaggio ninja del Paese delle Risaie.
    Ma ovviamente lui era all'oscuro di quegli eventi.

    Dopo che il rosso si fu sincerato di essere tutto sommato incolume, cominciò a provare a liberarsi da quelle catene, come fecero anche gli altri, ognuno come meglio poteva. Dimenandosi e facendo appello a tutto il suo vigore, cercò di forzare quei bracciali d'acciaio, mentre digrignava i denti diventando sempre più paonazzo per lo sforzo.
    Tutto inutile.
    Non disponeva di tecniche che potessero essergli d'aiuto ed era fin troppo chiaro che la sola forza fisica non sarebbe bastata a sottomettere il duro metallo.
    Ansimando, ripensava a come diavolo fossero finiti così, non riuscendo a capacitarsene. Avrebbe dovuto essere un lavoro abbastanza semplice. Avevano cercato di tendere un agguato agli obiettivi, e invece erano loro quelli che erano stati messi nel sacco.
    Quei cloni di terra. Quella sottospecie di cratere che li aveva inghiottiti, che per effetti e portata verosimilmente doveva essere un potente Doton piuttosto che una banale trappola. Altro che trafficanti da strapazzo, doveva esserci qualcuno di pericoloso dietro quanto era accaduto. Qualcuno che sapeva dove e quando colpire, come se fosse stato informato dei nostri piani e avesse usato la nostra missione come un'esca.

    Che cazzo è successo là fuori, comunque? quasi sbottò il giovane, voltandosi verso il superiore.
    Il nostro doveva essere un attacco a sorpresa, eppure il nemico ha reagito come se ci aspettasse al varco.
    Come se sapesse che una squadra ninja avrebbe colpito proprio lì, al momento dello scambio.

    Fece una pausa, cercando di decifrare l'espressione impassibile del medico.
    Pensa che ci sia stata una fuga d'informazioni? chiese con tono neutro, lasciando poi cadere il discorso.
    I perché e i percome non avevano gran rilevanza al momento, c'era ben altro a cui badare. Tipo trovare un modo di filarsela. E in un simile frangente dover anche sentire i piagnistei dello Shimasu era quanto di più seccante potesse esserci.
    Chiudi quella fogna, Tamao disse il ragazzo senza rabbia ma con un tono tranquillo eppure fermo che rendeva quelle parole forse ancora più categoriche.
    Non è il momento di farsi prendere dal panico.
    Arriva qualcuno...
    L'avvertimento di Kenzo ridusse tutti al silenzio.

    Pochi istanti dopo, la lamina in acciaio che costituiva la parete di quella stanza si piegò in maniera innaturale, distorcendosi come se sottoposta ad una forza sovrannaturale, fino a creare un varco dal quale fece la sua comparsa un tipo dai lunghi capelli scuri.
    Munisai restò molto colpito da quella prodezza, ma non lo diede a vedere. Ascoltò in silenzio lo scambio tra lo sconosciuto e il Jonin, breve ma piuttosto interessante. Venne fuori che il tizio era un ninja traditore di Oto creduto morto, un certo Asami Shimasu, che per qualche arcano motivo ora si faceva chiamare come un insetto. Si presentò come Principe di Fiori, cosa che lo identificò immediatamente come un membro dell'organizzazione criminale di Ame, e fece il nome di un certo Lord Goemon, probabilmente uno dei suoi capi o roba del genere. A quanto sembrava Tenma e il carceriere si conoscevano da prima della defezione di quest'ultimo, il quale confermò anche il sospetto che aveva assalito il rosso in seguito alla sua entrata in scena. Anch'egli conosceva l'arte dei metalli. L'aveva fatta sua con la forza estorcendola a colui che era stato il maestro di Kenzo, con mezzi e conseguenze che forse era meglio non indagare. Infine anche il destino che attendeva i prigionieri fu rivelato, esattamente quello paventato dal superiore.

    Ecco dunque spiegato chi li aveva messi in quella situazione del cazzo.
    Si sa perché questo tizio tradì il Villaggio? Sono curioso domandò Munisai non appena Asami tolse le tende.
    E chi diamine sarebbe questo Lord Goemon?

    Ma le sorprese non erano finite perché il superiore dichiarò che c'era un certo alleato già sulle loro tracce. Era senz'altro una buona notizia, ma il rosso non poté fare a meno di corrugare la fronte scrutando il Jonin con sguardo interrogativo. Perché i Genin non erano stati messi al corrente che ci fosse un quinto elemento a ricoprire la funzione di supporto a distanza?
    Il giovane non capiva il motivo di tutto quel mistero, ma decise di tenersi le sue perplessità per sé senza interrompere ulteriormente, mentre Tenma chiudeva gli occhi assumendo l'espressione di qualcuno che sta prendendo una decisione difficile.
    L'uomo se ne uscì con un piano folle, che pareva impossibile fosse stato partorito dalla mente di una persona così posata ed equanime. L'idea era di cercare di far apprendere a uno o entrambi i Genin otesi la manipolazione dei metalli affinché potessero liberarsi dalle catene. Rispetto alle settimane di allenamenti mirati che ci sarebbero volute normalmente, il metodo proposto per raggiungere lo scopo era estremamente veloce ma potenzialmente letale, e venne esposto placidamente assieme alle istruzioni del caso.

    Munisai aveva sostenuto lo sguardo dell'uomo durante tutta la spiegazione, continuando ad indugiare sulla sua figura anche diversi secondi dopo che ebbe terminato il discorso. Come aspettandosi che ci fosse dell'altro, o che il superiore puntualizzasse che si trattava solo di uno scherzo.
    Ma non lo era affatto.
    Cercando di non far trasparire la sua inquietudine, il rosso abbassò il capo fissando un punto non meglio precisato.
    Il temperamento poteva far pensare altrimenti, ma infine Tenma si rivelava essere un vero otese, ossia un individuo al quale mancava qualche rotella e pronto ad azzardare azioni ad altissimo rischio e dalla dubbia moralità pur di raggiungere un valido obiettivo. Ma la cosa realmente preoccupante era che il ragazzone si riscoprisse sempre più in sintonia con una ideologia del genere, lui che temerario e un po' matto lo era sempre stato.
    Eppure qui si trattava di mettere in gioco la propria vita, ancora una volta. Aveva in sé ciò che serviva per riuscire in quell'impresa?
    Dalla reazione degli altri due Genin era fin troppo ovvio che considerassero quella trovata puro suicidio.
    Ma quali alternative avevano?
    Quando Yato parlò, Munisai si voltò a guardarlo, parlandogli con tono ed espressione seria.
    Non ha importanza. Se riesci a farti venire qualche idea, concediti un tentativo.
    Non abbiamo niente da perdere.

    Poi si sporse appena, scrutando lo Shimasu, che sembrava tutto fuorché propenso ad accogliere la proposta del superiore.
    Non poteva biasimarlo.
    Quella che gli era stata presentata era quasi una condanna a morte, e ben pochi avrebbero avuto la forza di spirito di accettare una tale scommessa così su due piedi. Oltretutto, nello stato di paura e agitazione in cui si trovava quel ragazzo, le sue probabilità di sopravvivere sarebbero state nulle. Ma il minimo che potesse fare in quel momento era non perdere la testa.
    Tieni a bada i nervi, amico gli fece il rosso con un mezzo sorriso.
    Avremo bisogno del tuo contributo tra non molto.
    Il giovane voleva proiettare con le sue parole la convinzione che, in un modo o nell'altro, sarebbero riusciti a scamparla.
    Non tutti i mali vengono per nuocere, dopotutto.
    Eravamo stati mandati per fermare qualche delinquente da strapazzo, e invece ci ritroviamo davanti un traditore del tuo clan, creduto morto, che ha fatto carriera ad Ame.
    Con un po' di fortuna potremo tornare a casa con una preda molto più succulenta del previsto.


    Tornò nuovamente ad abbassare il capo, riflettendo ancora alcuni momenti sul passo che stava per fare.
    Non c'era altro modo. Non sarebbe finito su un tavolo con dei legacci ai polsi e alle caviglie ed un branco di macellai a frugargli nella testa e a profanargli il corpo, neanche fosse un pezzo di carne. Giammai, se doveva comunque lasciarci la pelle l'avrebbe fatto alle sue condizioni.
    In fondo, da quando era venuto a conoscenza dell'esistenza dell'arte del metallo, aveva fatto carte false per entrare in contatto con qualcuno che potesse tramandargliene i segreti. Con il suo background nella lavorazione dei metalli e con la passione che aveva sin da piccino nel progettare e costruire cose partendo da semplici ferraglie, aveva subito pensato che fosse la tecnica perfetta per lui.
    Che fosse nato per diventarne padrone.
    Le circostanze in cui ci sarebbe riuscito le aveva immaginate in maniera ben diversa, certo, ma era comunque determinato a dimostrare a se stesso che quella affinità esisteva e che l'avrebbe portato a trionfare malgrado l'innegabile difficoltà.
    Sì, sarebbe stato lui a farsi carico di quel fardello, ad accettare quella responsabilità, ma non l'avrebbe fatto per gli altri. L'avrebbe fatto per dimostrare a se stesso di essere all'altezza delle proprie aspettative. L'avrebbe fatto per ottenere ciò che desiderava.

    Finalmente tornò a levare il capo, guardando il Jonin negli occhi.
    Con lui fu dannatamente lapidario, ma lo sguardo sicuro e deliberato parlava con eloquenza.


    Facciamolo.


    Kenzo agì come aveva anticipato, ricavando un filo d'acciaio sottilissimo dal kunai che il traditore gli aveva piantato in una spalla e sparandolo nel torace del sottoposto, facendolo penetrare del tutto nelle carni. Non fu molto doloroso, non più di un ago che opera un'iniezione comunque.
    Il giovane non notò cambiamenti nell'immediato, ma una manciata di secondi furono sufficienti a fargli percepire il primo sintomo di malessere. Un dolore al petto. Un dolore strano, come se una forza invisibile stesse applicando una decisa pressione in quei punti, e la pressione andava aumentando, una morsa dalla quale non ci si poteva divincolare.
    Cercò di non farsi distrarre, pensando al filo metallico. Il problema era che non riusciva a percepirlo, per quanto si sforzasse di localizzarlo dentro il suo corpo e di influenzarlo.
    Passarono due minuti.
    Tre minuti.
    Niente da fare. L'unica cosa che percepiva distintamente erano le sue condizioni peggiorare a vista d'occhio.
    Il dolore si era intanto irradiato nel collo, nella mandibola e aveva invaso anche la spalla sinistra. Qualche goccia di sudore freddo aveva cominciato ad imperlargli il viso, suo malgrado.
    Il respiro era cambiato, decisamente. Non era affannoso, ma era diverso. Difficile da spiegare. Più profondo, più denso. Ricordando le parole del caposquadra, cercò di concentrarsi sul suo respiro.

    Chiuse gli occhi, sentendo l'aria entrargli nella bocca e nelle narici, la avvertì viaggiare attraverso la trachea, i bronchi e sentì i polmoni espandersi con l'aiuto di tutta una serie di fasci muscolari. Poi sentì il diaframma rilassarsi e i polmoni svuotarsi mentre l'aria veniva espulsa così come era entrata. Cercò di sentire tutto ciò quasi a livello tattile.

    Il tempo passava, ma senza farsi prendere dalla fretta il rosso continuò a studiare il suo respiro, ed in particolare il suo ritmo e la sua ampiezza, registrandoli come uno strumento di misurazione.
    Provò a concentrare del chakra in un piede, osservandone le fluttuazioni. Sembravano cambiate, o almeno così gli sembrava.
    L'energia che scorreva in lui "ondeggiava" in maniera diversa dal solito.
    Era il momento di fare qualche tentativo, anche perché il tempo doveva essere ormai agli sgoccioli. Lo capì dal fatto che il dolore era peggiorato parecchio tanto che si sarebbe portato le mani al petto se solo non fossero state incatenate. Oltretutto cominciava a sentirsi la testa leggera, una sorta di vertigini, ed era un gran brutto segno.
    Cercò di far interagire il proprio chakra con la zona dove avrebbe dovuto essere il filo, ma non accadde nulla.
    Continuava ad andare a casaccio, tentativo dopo tentativo. Perché non riusciva a percepire il corpo metallico che gli stringeva i vasi cardiaci.
    Mer--da--!
    Cosa fare?
    Il suo tempo era quasi finito. Ora ci si metteva pure uno strano fischio nelle orecchie, un suono davvero molesto e...
    Un momento. Ma certo!

    La Voce dei Metalli!

    Munisai aveva coniato da bambino quell'espressione, quando aveva cominciato a trafficare con i rottami e ad esser costretto a lavorare come assistente o fattorino presso le attività di artigiani di diverso tipo, fabbri perlopiù. Aveva notato come ogni diverso metallo, puro o lega che fosse, producesse un suono unico e distintivo quando veniva percosso in una certa maniera, come ad esempio quando il martello lo colpiva o quando distrattamente veniva fatto cadere sul pavimento di pietra.
    Ognuno aveva un suo suono specifico. Il ferro aveva il suo. Il rame il suo. L'argento, lo stagno, il bronzo, l'acciaio. Tutti quanti, e il ragazzino imparò a riconoscerli ad orecchio, riuscendo a capire quale materia prima il fabbro di turno stesse lavorando ancor prima di mettere piede nella bottega, semplicemente dal suono che produceva.
    A onor del vero questo principio si poteva applicare non solo ai metalli, ma il rosso era sempre stato maggiormente a contatto e interessato a questi ultimi. All'epoca il bambino si era molto emozionato per questa scoperta, come se avesse imparato un linguaggio segreto con il quale poteva comprendere e quasi conversare con quella sostanza apparentemente inanimata.
    Da qui, la Voce dei Metalli.
    Successivamente, gli anni e lo studio gli avevano svelato concetti quali vibrazioni e frequenza di risonanza dei corpi.

    Con quella intuizione e, conseguentemente, una più illuminata interpretazione delle istruzioni del Jonin, Munisai capì che quella doveva essere la chiave di volta.
    Picchiettò con l'unghia di un dito su un anello della catena che gli bloccava i polsi. Un tintinnio flebile ma molto familiare gli rispose, e inconsciamente lo fece sorridere.
    Le catene erano sicuramente d'acciaio. Anche i kunai erano realizzati in acciaio di norma. La percentuale di carbonio e di altri elementi minori potevano oscillare in base alla qualità e alla composizione della materia prima, ma erano variazioni che in quel caso erano abbastanza trascurabili.
    Gli occhi erano sempre chiusi. Cercò di estraniarsi da tutto quello che lo circondava, portando la percezione cinestetica al limite.
    Si concentrò stavolta sul suo cuore e sul suo battito, ormai debole e aritmico. Ma fu con l'aiuto di quel piccolo stimolo che riuscì finalmente e distintamente ad avvertire la forma e la posizione del filo metallico, e vi riuscì grazie alla vibrazione che esso emanava a contatto con il muscolo cardiaco. Ora poteva agire in maniera sicura e mirata.
    La respirazione era già corretta e ne aveva compreso a fondo le caratteristiche.
    La frequenza del corpo estraneo che attentava alla sua vita gli era ormai nota, la sentiva dentro di sé, letteralmente, quasi amplificata adesso.
    Influenzò con la respirazione il flusso del proprio chakra, sincronizzandone la frequenza con quella dell'acciaio e mandandolo in risonanza con lo stesso. A quel punto, cercò di agire su di esso. Istintivamente le dita si mossero, come a volerlo manovrare remotamente.
    Dopo qualche tremito appena accennato, il filo infine si mosse allargandosi e liberando dalla stretta i vasi sanguigni, lasciandoli liberi di tornare ad irrorare normalmente di sangue e ossigeno il cuore.

    Il rosso sbarrò gli occhi di botto, prendendo lunghi e profondi respiri.
    Le vertigini stavano già sparendo ma i dolori perduravano, almeno per il momento.[Nota]
    Non disse nulla per diversi momenti, forse lasciando tutti sulle spine.
    Era vivo. Ce l'aveva fatta, porca puttana!
    Credo...credo di esserci riuscito proclamò, quasi con voce sommessa, ancora scosso fisicamente e mentalmente dall'esperienza.
    Si voltò verso Kenzo.
    Se davvero può curare a distanza, forse è il momento buono. Non mi stupirebbe se questo scherzetto avesse provocato danni interni persistenti.
    Ma non sono un medico, mi rimetto al suo parere.

    In tutto ciò il filamento d'acciaio era ancora nel suo torace, seppur non costituisse più una minaccia. Lo avrebbe estratto con calma al momento opportuno, ma adesso gli premeva liberarsi.
    Se il caposquadra non avesse avuto nulla da obiettare, l'otese avrebbe volto la sua attenzione alla catena che lo rendeva prigioniero. Non c'era motivo per cui, applicando ciò che aveva appena appreso a rischio della vita, non riuscisse a sottomettere alla propria volontà uno degli anelli che la componeva.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Tecnica delle Corde
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    ///


     
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    Missione nel Riso
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    E' vero...ci hanno colto completamente di sorpresa. Quindi o tutta questa era una messinscena sin dall'inizio o c'è una fuga di informazioni. E mi trovai a guardare con un briciolo di sospetto il ninja del clan Shimasu che era con noi, tutto sommato un familiare del nostro carceriere. Non c'erano prove ovviamente, ma il Sensei mi aveva insegnato a dubitare sempre di tutti, in primis degli alleati, almeno fino a prova contraria. O magari hanno corrotto i nostri informatori. L'unica possibilità però ora è liberarsi e poi cercare di fuggire, magari catturando uno o più dei nostri nemici. Kenzo ascoltò tutto e annuì. L'errore è mio. Ed è imperdonabile in quanto caposquadra. La trappola era elaborata, ma non avevo progettato metodi di fuga adeguati. Ne farò chiara menzione nel mio rapporto, ma prima dobbiamo trovare un modo per uscire da qui. E dovremo restare uniti, per riuscire. E mi guardò in modo eloquente, forse aveva incrociato la mia occhiata sospettosa. Io...io so che Asami tradì durante una missione, passando ad Ame. La missione prevedeva di intercettare dei criminali che si rivelarono poi essere dei Nukenin...i suoi compagni di squadra erano Teppei, una delle guardie del Daimyo...tu, Tenma, che stavi al campo base come medico...poi un Kaguya di cui non ricordo il nome e per finire quello che ora è Hokage. In quel preciso momento sgranai gli occhi, evidentemente sorpreso da quella menzione del Bersaglio in un momento in cui pensavo non centrasse nulla. Che poi non centrava nulla ma il solo fatto di aver trovato un qualche collegamento mi fece rizzare i capelli e forse tradì il fatto che per me quell'uomo era qualcosa di più di un capo distante. Tenma e Tamao tuttavia non commentarono, forse semplicemente ascrissero la mia sorpresa al fatto che fosse stato citato il mio Kage e nulla di più. Ma l'Hokage, che ancora non era Kage, lo uccise durante la missione. E Teppei perse le braccia e ricevette gravi ferite alle gambe, tanto che ora ha un sacco di innesti. Asami lo fece per soldi, o almeno è quello che dicono. Incredibilmente invece ero io a conoscere la risposta alla seconda domanda, avendo frequentato a lungo Ame, anche se ospite delle Picche. Lord Goemon è un pezzo grosso di Ame. Non so bene che ruolo abbia ma fa parte dei Fiori, che trafficano in sostanze illecite e dopanti, per così dire. Non so nulla di più, purtroppo. Io ho qualche informazione extra, ma nulla che sia utile ora: quello che conta è che non dobbiamo cadere in mano sua...soprattutto tu, Munisai. Mi chiesi come mai, ma sapevo già che nessuno mi avrebbe risposto. Se non altro Tamao era incuriosito quanto me.

    Poi venne il momento del metodo a cui aveva pensato...l'assurdo e folle metodo di far venire un infarto a un poveraccio sperando che questo gli permettesse di piegare il metallo. Anche a ripetere una simile cosa mi avrebbero preso per matto, quindi l'informazione segreta del clan otese era al sicuro. Non direi che non abbiamo niente da perdere. Sbuffai, ma effettivamente non avevo alternative concrete: il legno Senju compete coi metalli più duri, ma io non ero ancora nemmeno lontanamente a quel livello. Tamai rifiutò di sottoporsi alla procedura, ma con un ghigno sconsiderato il rosso Munisai accettò, ritrovandosi con un filo metallico conficcato nel corpo. Non sapevo se ammirarlo o considerarlo un vero idiota: la Missione viene prima di tutto, e non avrei mai rischiato di morire a quel modo. Meglio arrivare ad Ame e cercare di fuggire durante il trasporto o in un secondo momento se quella stanza era a tenuta stagna.

    Inevitabile per me riconoscere i segni del distress cui si stava sottoponendo il suo corpo durante quell'orribile prova. Non aveva le mani al petto ma tutto il resto parlava di danno coronarico acuto o di qualcosa di altrettanto grave e potenzialmente fatale: un'aritmia che poteva ucciderlo era dietro l'angolo mentre il cuore, via via sempre più privo di ossigeno, batteva senza avere realmente le risorse per farlo. Dopo minuti interminabili in cui mi trovai mio malgrado con la fronte imperlata di sudore a trattenere il respiro per quel compagno di squadra di cui in altri momenti non mi sarebbe importato nulla (ma ora da lui dipendeva la mia liberazione) ecco che lui prese un profondo respiro, quasi gli avessero tolto un grosso peso dal petto. Tenma estese immediatamente le mani curative verso di lui (un talento che avrei dovuto presto far mio, mi ripromisi). Molto bene. Molto bene, ma ora non sforzarti e riprendi fiato...le Mani Curative non possono guarire i danni che hai subito ma posso alleviare un pò i sintomi. Avrai bisogno di un ricovero in ospedale per qualche giorno o dell'intercessione di uno Yakushi, ma per ora hai fatto benissimo. Ora prenditi qualche minuto, fai tua quella sensazione. Poi dedicati agli anelli là in alto. Sei...sei un pazzo, amico. ma hai tutto il mio rispetto! Si congratulò Tamai, intanto, il cui sudore freddo e il respiro rapido indicavano chiaramente quanto fosse sollevato...o forse era nervoso perchè temeva che ci liberassimo ed era daccordo col traditore? Decisi mettere da parte queste paranoie, almeno per il momento.

    Non serve una manipolazione qualsiasi: stavolta devi ottenere un effetto specifico. Se segui la vibrazione il metallo si muoverà, ma imporre la tua volontà per un movimento o una distorsione particolare è una faccenda molto diversa. Io immagino che ci siano come dei fili che distorcono e spostano il metallo, ma perchè i fili di sutura sono la mia quotidianità. Il mio sensei usava l'immagine di diverse calamite, trova la tua visione, il tuo modo per guidare la tua volontà. Sarai realmente esperto dell'arte del metallo quando la tua volontà e la vibrazione andranno all'unisono senza bisogno di pensare, quando letteralmente farai respirare il metallo ma fino ad allora, fino all'apice di questa tecnica, ti servirà l'immaginazione. Immaginazione, e la giusta quantità di chakra da associare ad essa. Erano consigli molto vaghi...non sapevo se si stesse trattenendo per via della mia presenza o perchè effettivamente era un'arte che ognuno interpretava a modo suo...certamente era molto diversa da noi Senju che dovevamo divenire come un seme da cui cresce la pianta più forte...che concentravamo tutto su noi stessi e su come espanderci nel mondo. I Manipolatori dell'Acciaio invece erano più come musicisti che per ottenere una melodia dovevano inventarsi il loro strumento in modo che il suono ottenuto somigliasse il più possibile all'idea che avevano in mente. In quel senso, mi sembrava più che appropriato che stessero a Oto.
     
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    Acciaio di Contrabbando • Capitolo IV

    Munisai ascoltò con interesse mentre Tamao raccontava le circostanze del tradimento del loro aguzzino.
    Uno dei componenti del team di quella fatidica missione era stato un otese che ne era uscito con pesanti menomazioni e che ora continuava ad operare come ninja grazie all'innesto di protesi meccaniche sostitutive. Il rosso era abbastanza sicuro di aver visto quel Teppei in compagnia dello stesso Tenma e di una kunoichi non meglio identificata in occasione dell'evento che aveva portato all'elezione del nuovo Kokage. Il trio costituiva la guardia personale del Daimyo del Riso. Ma tornando al fattaccio di chissà quanti anni prima, a quanto pareva era presente, oltre a un Kaguya ignoto, anche Raizen Ikigami, l'uomo che attualmente ricopriva la carica di Kage a Konoha. Munisai non sapeva molto sul suo conto, se non che fosse una Forza Portante e che si trattasse di uno dei ninja dalla stazza più imponente che si fossero mai visti, anche paragonandolo allo stesso rosso che non era certo uno scricciolo, tanto che era noto ad alcuni come la Montagna del Fuoco.
    Ad ogni modo quando lo Shimasu lo menzionò, Yato fece una faccia a dir poco sbigottita, neanche avesse visto un fantasma o roba del genere. Al ragazzone non sfuggì quella reazione, ma non riuscì a motivarla in alcun modo.
    Era pratica comune che shinobi provenienti da Villaggi accademici diversi cooperassero nello svolgimento di una missione, proprio come era capitato ai presenti, quindi non vi era nulla di strano in proposito. Che poi a dar retta al resoconto di Tamao, che era senz'altro venuto a conoscenza di quei fatti attraverso voci di seconda mano, Asami avrebbe dovuto essere morto stecchito, proprio come aveva creduto fino a quel momento anche il Jonin. Morto per mano dell'attuale Hokage appunto, che però, evidentemente, non lo aveva finito come si deve. A meno che il disertore non fosse stato resuscitato con una tecnica o chissà quale altra diavoleria.
    Munisai indugiò con lo sguardo sul ragazzo della Foglia ancora per qualche momento, incuriosito dal suo comportamento ma non abbastanza da chiedere lumi. Va' a sapere il rapporto che poteva esserci tra il Genin e il suo capovillaggio. Non che all'otese gliene fregasse un tubo, per inciso.
    Ha tradito per fare più quattrini, insomma interloquì quando lo Shimasu terminò la sua narrazione.
    Non ho nulla contro chi cerca di arricchirsi, ma in qualche modo speravo in una motivazione meno banale.

    Poi arrivarono le esigue informazioni riguardo a Lord Goemon che svelarono come questi fosse un elemento di spicco di Ame, e per la precisione della branca che si specializzava nello spaccio di sostanze illegali.
    Il rosso aggrottò la fronte quando Kenzo suggerì che lui, in particolar modo, dovesse fare di tutto per non farsi catturare. Inizialmente non comprese il senso di quelle parole, a cosa si riferissero. Poi capì che doveva trattarsi del Juin che campeggiava in mezzo alle sue scapole. Per forza, il Genin otese non possedeva altro di valore.
    Questo Goemon nutriva dunque un particolare interesse per i Sigilli Maledetti? Un dubbio che si sarebbe tolto solo in un secondo momento, dato che non aveva intenzione di sollevare l'argomento e tantomeno mettere tutti al corrente del proprio status di portatore di quel raro tesoro del Suono.
    Lasciò correre facendo finta di non cogliere gli sguardi incuriositi degli altri due Genin, rivolgendo loro le ultime parole prima di autorizzare il caposquadra a dare inizio alla prova che avrebbe messo a rischio la sua stessa vita.

    [ ... ]


    Superata la tremenda esperienza, il giovane accettò di buon grado di prendere fiato e raccogliere le forze per qualche minuto come suggerito dal superiore, mentre consentiva alle arti mediche di quest'ultimo quantomeno di lenire le fisiologiche conseguenze che quella sconsiderata prodezza aveva causato all'organismo del ragazzo.
    Il dolore e i disturbi furono nettamente attenuati, ma il medico spiegò chiaramente che si trattava di una mera soluzione palliativa, una pezza messa per tirare avanti. Rimettersi completamente dal trauma fisico avrebbe richiesto trattamenti specifici una volta tornato al Suono.
    L'otese annuì serioso, sperando che, nell'assai concreta possibilità che ci fosse da combattere per uscire da quel casino, il corpo, e specialmente il cuore, reggessero senza fare brutti scherzi.
    Le labbra si curvarono poi in un mezzo sorriso.
    L'unico Yakushi che conosco non so quanto sarebbe propenso ad aiutarmi.
    Se lo becco con la luna storta potrebbe benissimo darmi il colpo di grazia
    rise.
    Non potevano esserci dubbi sull'identità del ninja in questione.
    Magari può metterci lei una buona parola, Tenma.
    Poi inclinò la testa e corrugò la fronte, assumendo un'espressione meditabonda.
    Sapevo che gli Yakushi fossero in grado di guarire praticamente da qualsiasi cosa, ma non credevo che potessero estendere le loro prodigiose capacità rigenerative ad altri. Interessante disse, più che altro ragionando ad alta voce.

    Ma era tempo di procedere con la fuga, e per prima cosa sarebbe toccato a Munisai cercare di liberarsi usando ciò che aveva appena appreso. Stavolta, tuttavia, ci sarebbe stato un nuovo elemento da aggiungere al procedimento. Non si trattava più semplicemente di muovere il metallo nello spazio, bensì ora sarebbe stato necessario deformarlo, romperne il legami.
    Il giovane ascoltò attentamente le istruzioni del caposquadra, che si rivelarono ancora una volta estremamente sommarie. Era evidente che molto si volesse lasciare all'interpretazione personale dell'individuo, spingendolo a sfruttare la fantasia e le proprie caratteristiche predisposizioni.
    Far respirare il metallo... ripeté il rosso a bassa voce, affascinato.
    Ma ne aveva eccome di strada da fare prima di avvicinarsi a quei livelli, quindi meglio pensare al compito che aveva tra le mani al momento.

    Per prima cosa voleva capire di quanto chakra avesse bisogno.
    Per spezzare la catena voleva agire solo su un suo anello, concentrando così gli sforzi su un bersaglio ridotto per una maggiore efficienza energetica. Modulò bene il proprio respiro, replicando il ritmo e l'ampiezza che aveva sperimentato ai suoi danni poco prima, riuscendo subito a far vibrare il chakra alla stessa frequenza dell'acciaio. Stabilito quel contatto, cercò di impiegarne una quantità maggiore rispetto a quanto fatto in precedenza, restando immobile per saggiare gli effetti della sua influenza.
    La catena cominciò ad oscillare come fosse un pendolo molto debole, e lui con essa.
    Stava condizionando una porzione fin troppo vasta di metallo imprimendole un movimento ampio ma troppo dispersivo e impreciso.
    Decise di ridurre il chakra portandolo alla stessa quantità di cui si era servito per smuovere il filo nel suo petto, e si focalizzò su un anello in particolare, circa un metro più sopra dei bracciali che gli bloccavano i polsi.
    Nonostante la catena fosse ben in tensione, dato che sosteneva il considerevole peso dell'otese, quest'ultimo percepì chiaramente quel preciso anello tremare come per effetto di una vibrazione indotta, producendo anche un tenue tintinnio.
    Munisai cominciava a capire poco a poco il rapporto tra quantità di chakra impiegato e quantità di metallo influenzato, ma soprattutto aveva individuato quanto gliene occorresse per realizzare ciò che aveva in mente. Ora bisognava però capire come canalizzare la sua volontà in modo da ottenere un effetto più elaborato rispetto ad un semplice spostamento.

    Il rosso si fermò a riflettere. Quale immagine avrebbe potuto utilizzare?
    Kenzo era un medico ed evidentemente nella sua pratica adoperava con assiduità del filo per suturare le ferite. Era partito da qualcosa di semplice, che era parte integrante del suo mestiere e con il quale aveva grande dimestichezza, e lo aveva sfruttato come catalizzatore per governare la sua arte.
    Era stato molto intelligente. Il ragazzone avrebbe seguito l'esempio, basandosi su ciò che conosceva meglio e che era nelle sue competenze. E partiva da un buon punto giacché i metalli per lui avevano pochi segreti.
    Sì, perché sin da piccolo aveva armeggiato col metallo, lo aveva lavorato, assemblato, modellato. Come garzone di fabbro aveva un'esperienza sterminata e una delle sue ambizioni più grandi era quella di diventare egli stesso un maestro nell'arte fabbrile come non ce n'erano di eguali.
    Avrebbe usato quello come focus del suo volere.
    Ancora una volta, portò il chakra in risonanza con la frequenza dell'acciaio, ma stavolta, puntando lo sguardo sull'anello designato, cercò di visualizzare dentro e intorno ad esso il chakra che, di fatto, gli stava trasmettendo. Quella modesta concentrazione amorfa di energia bluastra in un attimo, nella sua testa, prese ad animarsi e ad assumere una forma più definita.
    Fuoco. Fiamme blu che avvolgevano il metallo andando su e giù, danzando in accordo con la lunghezza e la frequenza di un'onda che risuonava all'unisono tra chakra e acciaio. Anche l'ampiezza, ovvero il salire e scendere delle piccole lingue di fuoco, seguiva una precisa cadenza. La manipolazione era concentrata su un punto ridotto, pertanto le fiamme erano parimenti contenute, ma erano lì come se qualcuno avesse bagnato la catena in un liquido infiammabile e poi generato una scintilla per avviare la combustione.

    Il fuoco. Cosa c'era di più familiare per un fabbro che il fuoco della fucina? E non a caso, perché era proprio grazie al calore somministrato dalla forgia che i metalli diventavano lavorabili, vedendo esaltata la loro naturale duttilità e malleabilità.
    Esattamente quello che avrebbe dovuto accadere servendosi di quell'arte ninja, solo con strumenti diversi.
    Era estremamente calzante, ma forse incompleto, almeno per un artigiano perfezionista come Munisai.
    Se un incremento di temperatura era fondamentale per sottomettere la rigorosa sostanza, consentendone compressione, trazione, torsione, taglio o quel che sia, vi era anche il bisogno di una forza che agisse dall'esterno per plasmarla in tutti quei modi e darle una forma definita.
    Scoperto il suo Fuoco, ora il rosso doveva trovare il suo Martello.

    La soluzione ancora una volta gli giunse in maniera semplice, naturale.
    La Voce dei Metalli.
    Così come da bambino aveva pensato che i suoni prodotti dai metalli fossero la loro voce e che potesse quindi comprenderne il linguaggio e quasi conversarci, adesso avrebbe fatto esattamente quello, o almeno avrebbe immaginato di farlo.
    Oltre alla componente visiva data dalle fiamme blu, avrebbe aggiunto al suo personale focus una componente uditiva. Questo sarebbe potuto apparire controproducente, poiché all'apparenza sembrava rendere il processo forse più complesso del necessario. Ma l'otese non la vedeva così. Una visione che veicolasse la sua volontà che fosse abbastanza articolata e organica avrebbe reso il tutto più convincente, più realistico. E la manipolazione sarebbe stata quindi più efficace.

    Ricominciò da capo, ripetendo il procedimento.
    Comparvero le fiamme che danzavano crepitando all'usuale ritmo e stavolta, contemporaneamente, il giovane immaginò un suono che andasse in perfetta sintonia con la frequenza di risonanza dell'acciaio e, di conseguenza, con le fluttuazioni delle fiamme.
    Un suono regolare, intenso ma placido, quasi ipnotico. Con giusto qualche accento che variava appena da quella perfetta armonizzazione.
    Stava conversando.
    Stava parlando con quel pezzo di materia inanimata, e anche se era solo il lavoro della sua immaginazione sapeva che chiunque l'avrebbe preso per scemo se avesse raccontato la cosa. Ma a lui non fregava.
    Il metodo funzionava, e tanto bastava.
    Il suo martello, la forza da applicare sarebbe stata la sua stessa volontà, espressa attraverso quella Voce, mentre il fuoco avrebbe circoscritto a colpo d'occhio il focus e catalizzato il chakra in perfetta risonanza, creando le premesse per la manipolazione.

    Era quasi in stato di trace mentre fissava quello stupido anello metallico come se volesse scioglierlo con lo sguardo. Non doveva pensare a soggiogarlo come avrebbe fatto usando la violenza dei muscoli, che poi sarebbe stato impensabile. La prospettiva doveva essere ben diversa: quella ferraglia, in quel momento, era sotto il suo dominio. Una mera estensione del suo corpo e, in quanto tale, influenzarla sarebbe stato facile come piegare un dito o fare l'occhiolino, per quanto coriacea e resistente essa fosse.
    Punto e basta.
    Spezzati!
    Un breve gemito che suggerì la distorsione in atto e l'anello si ruppe in due punti.

    Il ragazzo cadde in piedi sul solido pavimento, cercando di fare meno rumore possibile in fase di atterraggio.
    Un gran ghigno si allargò sul suo volto, gli occhi gli brillavano. Stese le braccia davanti a sé, cercando di ripetere ciò che aveva appena compiuto ma stavolta focalizzandosi sui bracciali per spaccarli, sbarazzandosene.
    Se tutto fosse andato liscio, quelle manette ed il metro di catena che vi era ancora attaccato sarebbero caduti a terra senza problemi. A quel punto Munisai avrebbe preso a massaggiarsi i polsi indolenziti e segnati ma finalmente liberi, alzando la testa a guardare la propria squadra, i cui componenti erano ancora appesi come tanti salami.
    Ora bisognava tirar giù anche loro.
    Bene bene. Vediamo un po'.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: Tecnica delle Corde
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

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    Missione nel Riso
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    Ci era riuscito, anche se non senza difficoltà. Ottimo. Commentò Tenma e io stesso annuii, ma non mi era sfuggita la lunga occhiata che mi aveva rivolto quando avevo avuto quella reazione spropositata. Dovevo prestare più attenzione, ero troppo immaturo: in un ambiente diverso una leggerezza del genere avrebbe potuto essermi fatale. Ora liberaci, prima che torni qualcuno...e poi dovremo liberare Tenma o non scapperemo mai da qui. Hai fegato, amico...io non so se avrei rischiato tanto. Mormorò un ancora scosso membro del clan Shimasu. Munisai non avrebbe avuto eccessivi problemi a liberarci e non appena toccai terra presi a massaggiare i polsi indolenziti mentre davo un'occhiata intorno. Un cubo di acciaio senza uscite con solo piccolissime inferriate da cui far passare l'aria e in cui era impossibile entrare...l'unica uscita possibile era manipolare la parete stessa, ma il modo migliore per farlo era lasciare le cose in mano al caposquadra.

    Se serve ho abbastanza chakra per usare le Mani Curative su di voi, tu invece fatti controllare. Dissi avvicinandomi al rosso otese, per verificare le sue condizioni se fosse stato daccordo. Non potrete liberarmi manipolando il metallo: è saturo di chakra. Annuii, avendo una capacità quantomeno paragonabile. Non si può mai manipolare qualcosa che contiene chakra altrui, a meno che questi non lo abbia contemplato...ma se sono manette avranno pure un meccanismo di apertura o chiusura, o un punto debole da sfruttare. Tenma annuì. C'è una serratura...Munisai, se riuscissi a manipolare il metallo per fare una chiave... Penso di poterti aiutare anche io con questo. Dissi mentre dal palmo della mia mano germogliava un ramuscolo che assunse le fattezze di una chiave senza particolari caratteristiche. Non so quale sia esattamente il principio di questo Jutsu che stai tramandando a mezze parole per evitare che io lo capisca, ma sono anche io un Manipolatore e certe cose sono comuni a tutti. Feci cenno allo Shimasu. Controlla il punto da cui è entrato il tuo consanguineo, meglio evitare sorprese. Non tutti gli Shimasu sono consanguinei. Puntualizzò, ma lo ignorai. Munisai, posso liberare Tenma...e posso mostrarti come si fa. Aggiunsi mentre una velatura di irritazione mi montava dentro: se Tenma sapeva della serratura avrei potuto liberarlo facilmente io con il Mokuton! Possibile che volesse sfruttare l'occasione per addestrare il rosso rischiando di ammazzarlo? O magari c'era qualcosa che non sapevamo?

    Non potete liberarmi tanto facilmente, Yato. Non credo tu sia abbastanza esperto nelle arti del tuo clan da generare due chiavi e manipolarle correttamente senza vedere...le manette hanno una trappola: bisogna far scattare contemporaneamente quelle che legano le due braccia. Questo spiegava qualcosa, ma perchè nascondercelo fino a quel momento? Forse non voleva scoraggiarci? Non riuscivo a capire i pensieri di un leader...io ero più incline all'azione solitaria. Allora a maggior ragione serviremo entrambi. Mi avvicinai, studiando la serratura che era posta sul lato posteriore delle manette e dunque invisibile a meno di stare accanto o alle spalle di Tenma. Le tecniche come le nostre possono manipolare la materia per creare una forma definita, ma bisogna avere una chiara immagine mentale, come una spada, un Kunai o qualche altro armamentario ninja.

    Creare una chiave precisa non può essere fatto in un solo passaggio, o almeno non così facilmente. Se bastasse riempire tutto lo spazio della serratura col legno e girare sarebbe fin troppo semplice, ma molte serrature non scattano con un sistema simile, quindi bisogna prima usare la libera manipolazione per creare uno stampo e sapere esattamente come è fatta la chiave, e poi crearla in maniera più definitiva.
    Gli mostrai nel frattempo come fare, riempiendo la serratura di legno e poi estraendolo in quello che era un calco della serratura. Quindi dall'altra mano lasciai che germogliasse una pianta che ritraeva esattamente la chiave, bloccandone poi la forma. Sarà molto più difficile rispetto allo spezzare un anello o muovere appena un filo sottile come un capello. Aggiunse Tenma. Devi prima rendere malleabile il metallo, plasmabile e creare lo stampo, farlo tuo. A quel punto dovrai modificare un pezzo di metallo in maniera definitiva, ma curando i dettagli. La cosa fondamentale è la capacità di immaginare in tre dimensioni, a cui va aggiunto l'uso del chakra come a formare una barriera che definisca e stabilizzi la nuova forma che ottieni...almeno è così per il Mokuton. E non si discosta come concetto, ricorda solo che il metallo non è materia vivente, e qualunque influenza esterna è definitiva: non guarisce, non cresce, non degenera. E' immutabile di per sè, tu non sei un Senju che cerca l'armonia nel dare forma ed equilibrio al legno che cresce, tu hai qualcosa che ha già una sua armonia e un suo equilibrio, e lo distruggi per ottenerne uno che tu desideri. Spezzare, piegare o muovere è facile, ma per modellare devi imporre la tua volontà su qualcosa che è già perfetto e non ha il cambiamento nella sua natura. Fai qualche tentativo, se non riesci creerò io una seconda chiave. Intanto preparo quelle per le manette ai piedi. Dissi, disinteressandomi poi della faccenda: le chiavi non duravano in eterno. Chi è questo alleato che aspetta fuori? Non avevo visto nessuno. In un certo senso è la mia anima gemella...un amico fraterno, per così dire. Non è...non è esattamente umano, ma so che si sta avvicinando, e non appena sarà qui e saremo all'aperto potremo scappare più facilmente. Tamao Shimasu inarcò un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisse, ma continuò a fare la guardia prendendo il tutto per buono. Io dal canto mio non pensavo che quel Tenma fosse così sentimentale.
     
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    The Keymaker


    Acciaio di Contrabbando • Capitolo V

    Tutti i presenti furono sollevati e compiaciuti dall'esito degli sforzi di Munisai, esprimendo ognuno a suo modo la propria approvazione. Era anche comprensibile dato che dalla prestazione del rosso dipendeva anche la loro salvezza.
    All'esortazione del ninja della Foglia a liberare anche lui e l'altro Genin, il ragazzone lo guardò inclinando la testa e mostrando il palmo della mano, come a suggerirgli di pazientare senza ricordargli l'ovvio. Il giovane posò dunque lo sguardo sulle manette che tenevano prigionieri sia Yato che Tamao, focalizzandosi stavolta direttamente sulle stesse anziché partire dalle catene.
    Il respiro, il chakra in risonanza col metallo. Il fuoco, la Voce. Ogni cosa era in armonia e lavorava congiuntamente verso un obiettivo specifico, rendendo l'acciaio un'estensione del corpo di Munisai e consentendogli di controllarlo a piacimento. Un cenno del capo involontario, appena abbozzato, e i quattro bracciali si spaccarono in due parti praticamente uguali, lasciando liberi i due ragazzi.

    Ora viene il bello disse il rosso, grattandosi dietro la testa pensieroso.
    A parte una minuscola grata utile alla ventilazione del locale, quella camera era completamente sigillata. L'unico modo per uscire da lì era imitare il loro rapitore e manipolare il metallo per creare un'apertura. Il giovane non era certo di poter già riuscire in un'impresa del genere ma ci avrebbe provato con tutto se stesso pur di filarsela, se solo non ci fosse stato il problema Tenma. Non potevano certo lasciarlo lì appeso alla mercé del nemico, quindi occorreva trovare il modo di liberare anche lui.

    Quando il Senju gli si avvicinò offrendosi di occuparsi di lui con le proprie arti mediche, Munisai lo guardò poco convinto.
    Credo che quello che si poteva fare l'abbia già fatto Kenzo, ma accomodati pure scrollò le spalle mostrando scarso interesse, lasciando che l'alleato lo visitasse brevemente, magari facendosi auscultare il cuore o cose così, ma nulla di più, senza neanche rimuovere un indumento.
    Non avevano certo tempo di gingillarsi.
    Il rosso sapeva bene che il procedimento che lo aveva in sostanza fatto infartare aveva creato dei danni da non prendere sotto gamba, ma se ne sarebbe preoccupato dopo aver messo il culo in salvo, una volta tornato a Oto, dato che, come aveva detto il caposquadra, comunque avrebbe avuto bisogno di una terapia più complessa e mirata per rimettersi del tutto.
    Puoi occuparti della sua spalla, magari gli suggerì, indicando con un cenno della testa il superiore ed il kunai ancora conficcato nelle sue carni.

    Il Jonin ricordò che non lo si poteva liberare manipolando le catene, dal momento che erano intrise di un chakra estraneo, con ogni evidenza quello del traditore otese. Yato confermò che quel principio era comune a ogni tecnica di manipolazione, inclusa la sua.
    Quel punto era già stato chiarito in realtà, ed era il motivo per cui il ragazzone era stato spinto a correre dei rischi così grossi. Diversamente, Kenzo si sarebbe agevolmente liberato da sé e tutto sarebbe stato più semplice.
    L'osservazione ben più interessante fu quella che riguardava la serratura presente sulla parte posteriore delle manette e che Munisai aveva notato solo dopo essersi sbarazzato delle proprie. Lui stesso avrebbe potuto provare a forzarle dato che, come apprendista fabbro, aveva una discreta conoscenza dei meccanismi di sicurezza più disparati e sapeva anche come sfruttarne le debolezze strutturali per scassinarli. Certo, al momento non aveva grimaldelli o altri oggetti utili allo scopo, ma probabilmente avrebbe potuto inventarsi qualcosa con ciò che aveva a disposizione, anche se ci sarebbe voluto un bel po' di tempo, senza contare quello impiegato per studiare la specifica meccanica d'apertura. Quell'idea sarebbe stata successivamente accantonata del tutto alla notizia che quelle particolari serrature possedevano, almeno per quanto riguardava gli anelli ai polsi del caposquadra, una sorta di sistema antiscasso che avrebbe fatto scattare una trappola se non fossero state sbloccate simultaneamente.
    Che genere di trappola? domandò il giovane per pura curiosità sulla meccanica di quegli arnesi, chiedendosi anche come facesse l'uomo ad essere a conoscenza della presenza di una simile insidia.
    Era possibile che il suo dominio sui metalli gli consentisse di percepire la struttura interna di quegli strumenti di contenzione pur nonostante la presenza del chakra alieno gli impedisse di influenzarli. Sembrava una spiegazione plausibile e, chissà, magari sarebbe riuscito anche lui a sviluppare quel tipo di sensibilità.

    Ad ogni modo, trafficare con le serrature era a quel punto fuori discussione. Sarebbe stato più rapido e sicuro creare delle chiavi ad hoc. A patto di saperlo fare, certo.
    Il Genin di Konoha sembrava esserne in grado e pronto a dare una dimostrazione pratica al rosso che avrebbe dovuto ancora una volta fare la sua parte, stavolta agendo in sinergia col ninja straniero al fine di liberare Tenma. Quest'ultimo, oltretutto, sembrava credere abbastanza in quell'allievo da spingere affinché lo stesso si cimentasse in quella nuova prova.
    Neanche a dirlo, Munisai era pronto a raccogliere la sfida. Qualsiasi cosa per affinare sempre più quell'arte la cui complessità e potenziale aveva a stento iniziato a scalfire.

    Piegò il busto avvicinando forse più del dovuto la faccia alla mano del Senju mentre da essa germogliava una chiave vergine.
    Carino commentò sollevando lo sguardo verso l'altro, mostrando un sorrisetto indecifrabile.
    Raddrizzò la schiena, voltandosi a guardare il pezzo di catena che si era staccato dai polsi. Un minimo di concentrazione ed un suo segmento composto da quattro anelli gli volò in una mano, poi imitò il compagno andando alle spalle di Kenzo ed esaminando la serratura, che all'apparenza sembrava abbastanza ordinaria, malgrado il tranello che nascondeva. Yato aveva decisamente ragione, limitarsi a riempire il foro di una sostanza e girare difficilmente avrebbe sortito l'effetto sperato, a meno che quegli affari non fossero stati progettati da un cane ignobile.
    Il ragazzone osservò attentamente la procedura che avrebbe dovuto provare a replicare e ascoltò le parole dei due ninja medici, e soprattutto quelle del suo mentore.
    Mentre il Senju si dedicava alle chiavi per le cavigliere, questi chiese a Kenzo lumi su questo fantomatico alleato che li stava raggiungendo all'esterno, solo per vedersi dare una risposta criptica. Basandosi sulle parole del superiore, Munisai ipotizzò che si trattasse di una creatura con la quale aveva stipulato un contratto di richiamo.
    Bah, quanti misteri bofonchiò, non comprendendo l'atteggiamento enigmatico.
    Ma il discorso fu lasciato cadere lì. Chiunque si stesse avvicinando per aiutarli ad abbandonare l'area, sarebbe stato tutto vano se i quattro non fossero stati capaci di uscire da quella prigione d'acciaio. E avrebbero dovuto farcela da soli.
    Il giovane si rimboccò le maniche pensando al da farsi.

    Pose due anelli riciclati della sua catena sul palmo della mano sinistra, cercando di esercitare il suo controllo su di essi.
    Subito furono avvolti da fiamme bluastre, e ancora una volta il focus che aveva scelto si rivelò una scelta azzeccata. In quel momento il ragazzo stava cercando di rendere il metallo malleabile, morbido, un po' come l'argilla umida, e aumentare la temperatura della dura sostanza esponendola ad una fonte di calore sarebbe stato praticamente l'unico modo per ottenere un simile cambiamento di consistenza. Questo in circostanze ordinarie ovviamente, come nella bottega di un fabbro, lui invece avrebbe semplicemente piegato l'acciaio alla sua volontà sfruttando il chakra, ma l'immagine mentale del fuoco che agisce sulla materia costituiva comunque una sorta di scorciatoia cognitiva coadiuvando e veicoland al meglio la sua azione.
    La frequenza del chakra era in risonanza con quella del metallo, che cominciò a vibrare impercettibilmente ma via via più forte. Il comando impartito dalla Voce, in perfetta armonia con l'acciaio, stava già mostrando i suoi risultati. L'effetto che voleva era piuttosto diverso rispetto al provocare una semplice fenditura nell'oggetto in lega ferrosa. Stava cercando di indebolire i legami tra le molecole che costituivano il corpo, al fine di farne cedere la struttura stessa.

    Non riuscì al primo tentativo, questo era certo. Si trattava di un'applicazione sicuramente più avanzata e sottile. Si doveva interagire con l'oggetto nella sua interezza ma in maniera uniforme e controllata, mutandone lo stato senza imperfezioni.
    Intensificò la sua concentrazione, chiudendo a pugno la mano che conteneva gli anelli, come a voler aiutarsi con l'energia meccanica delle sue membra nel soggiogare l'aspro elemento. Le fiamme immaginarie fuoriuscirono dalla morsa, mentre sentiva il metallo vibrare sempre più a contatto con la sua pelle.
    Poi un suono lieve, appena un gemito.
    Il rosso aprì la mano e vide che l'acciaio era rimasto schiacciato e gli era rimasto impresso parzialmente il palmo e le dita serrate, neanche avesse stritolato una palla di plastilina.
    Ci era riuscito. Aveva annientato la struttura originale, aveva sconvolto l'equilibrio di un oggetto completo e immutabile riportandolo alla sua essenza amorfa, alla mera materia pronta ad essere plasmata. In un certo senso aveva annullato l'esistenza di quegli anelli, asservendo il metallo che li costituiva al suo personale disegno, qualsiasi esso fosse.
    C'era un che di trascendente e terrificante in tutto ciò, ma sul viso di Munisai si dipinse ugualmente un gran ghigno.

    Il giovane spinse la sostanza ormai soffice nella serratura per poi estrarla lentamente, solo allora sollevando la manipolazione sul quel calco che così si solidificò immediatamente. Il ragazzo lo esaminò accuratamente.
    Per aprire quelle manette ci sarebbe voluta una chiave abbastanza classica, a singola mappa, proprio come quella generata da Yato del resto.
    Meglio procedere per gradi.

    Prima cosa, bisognava creare una chiave generica, poi si sarebbe soffermato sui dettagli. Stavolta, oltre alla scomposizione, ci sarebbe stata la ricomposizione della materia in un nuovo oggetto. E dato che di solito è sempre più facile distruggere che creare, meglio mettersi subito all'opera.
    Continuando a tenere sott'occhio il calco nella mano sinistra, prese nella destra i restanti due anelli a disposizione e cominciò subito a demolirne la struttura come aveva fatto poco prima. L'azione fu più veloce a quel giro, come era immaginabile. Idealmente, l'intero processo avrebbe richiesto pochi istanti una volta preso confidenza con la tecnica, ma ci sarebbe voluto un po' di tempo per quello.

    Fase due, creare la chiave.
    Il rosso la visualizzò mentalmente, cercando poi di scolpirne l'immagine nell'acciaio.
    Il risultato fu molto deludente. Una chiave tutta sbilenca, più spessa o più sottile nei punti sbagliati, insomma un mezzo aborto. Quantomeno qualcosa l'aveva sfornato, quindi doveva lavorare più che altro sulla precisione del controllo.
    Fece qualche altro tentativo, andando a migliorare progressivamente, ma nessun risultato fu particolarmente esaltante. Gli era stato consigliato di pensare in tre dimensioni, ma quello era qualcosa di scontato per lui. Avete idea di quante chiavi avesse forgiato o aiutato a forgiare da quando era appena bambino? Una marea.
    Fatto sta che la destrezza delle mani fosse su un piano ben diverso rispetto alla destrezza che aveva con il chakra, per non parlare di quella specifica arte con la quale si stava misurando da minuti, neanche settimane o mesi. Forse cercare di creare in quel modo una spada o una qualche arma sarebbe stato più semplice, paradossalmente. Con un oggetto piccolo come una chiave e che doveva avere dei minuscoli intagli molto precisi su una superficie molto ristretta, d'altro canto, si faceva molta fatica.
    Il ragazzone rifletté un momento e gli venne un'idea. Avrebbe usato un espediente che pure veniva dal suo background nell'arte fabbrile.
    Oltre a visualizzare l'oggetto che voleva creare, l'avrebbe mentalmente racchiuso tra due stampi che ne avrebbero definito e bloccato la forma. Esattamente come avveniva nel sistema a colata usato nella metallurgia, dove il metallo fuso veniva versato appunto all'interno di stampi tridimensionali e poi lasciato raffreddare e quindi solidificare. Un metodo che era stato molto usato anche per realizzare armi come spade e punte di lancia in passato, principalmente quando era il bronzo a farla da padrone come materia prima nell'artigianato bellico. Ma non era la tecnica in sé che avrebbe messo in atto nella sua creazione, bensì avrebbe semplicemente usato il concetto per aiutarsi nel dare corpo alla sua idea. Un trucco per fregare la sua stessa testa e imprimere al materiale una sagoma perfettamente fedele a quella pensata.
    Fece un nuovo tentativo implementando il nuovo espediente.
    Pensò alla chiave e con le vibrazioni della Voce e il suono stesso immaginò gli stampi comprimere il metallo nella forma desiderata.
    Funzionò.
    Una chiave vergine perfettamente foggiata era nella sua mano destra, impugnatura, gambo e pettine.

    Si concentrò ancora di più.
    Ora veniva il passaggio finale, la parte più tosta. Focalizzare la modellazione sul pettine, la parte piatta sporgente della chiave, e intagliarvi fedelmente il disegno della mappa.
    Mentre passava il pollice sul calco nell'altra mano, per avere un riferimento tattile oltre che visivo, si mise d'impegno su quella micromanipolazione. Fu dura, parecchio, ma in un tempo ragionevole, lavorando di fino con una lima di chakra potremmo dire, il prodotto finito emerse impeccabile.
    Munisai confrontò la chiave che aveva plasmato con il calco della serratura, poi l'avvicinò al viso squadrandola da ogni angolazione.
    Ci siamo annunciò infine, brandendo tra pollice e indice il frutto del suo lavoro.
    Non c'era incertezza nelle sue parole, ma se il Senju o Tenma avessero voluto sincerarsi coi loro occhi della bontà della sua opera, il rosso li avrebbe accontentati. Nel mentre lo shinobi della Foglia aveva realizzato le chiavi per le manette ai piedi del Jonin, e magari aveva anche già liberato i suoi arti inferiori.
    Procediamo, Yato esortò il compagno incontrando il suo sguardo.
    Avrebbe introdotto la sua chiave nella serratura di uno dei due bracciali metallici per poi fermarsi, aspettando che il Senju lo imitasse.
    Al tre giriamo. Ci sei?
    Attese una parola o un cenno di assenso, poi avrebbe continuato, mantenendo il contatto visivo. Agire in contemporanea era fondamentale.
    Uno. Due. Tre!
    La chiave ruotò nella serratura.





    Chakra: 24,25/30
    Vitalità: 10/12
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 300
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fuuma Kunai × 1
    • Kunai × 1/4
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Occhiali × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    ///


     
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    Una rapida ispezione del corpo di Munisai escluse ferite esterne significative, ma il polso era più debole del previsto e verosimilmente il cuore non era in buono stato. Le metodiche otesi erano crudeli e lesive per il corpo, mi trovai a chiedermi se il potere che si guadagnava valesse un simile prezzo...ma fu questione di un solo istante: per compiere la mia Missione avrei felicemente rinunciato a entrambe le braccia e a un polmone. Si...non c'è molto di più che io possa fare, hai ragione. Concessi, rivolgendomi quindi al Kunai e alla spalla ferita, per sistemarli mentre con Kenzo stabilivamo il da farsi. Ho la capacità di trasmettere vibrazioni al metallo per ottenere informazioni...una sorta di sonar, se hai conoscenza delle capacità di delfini e pipistrelli. Quindi so che ci sono dei meccanismi e degli aghi all'interno, e una specie di magnete che si muove in sincrono con le altre manette, ma non sono un esperto e non saprei come disinnescarla senza usare la Manipolazione del Metallo, nè potrei spiegarvela...e servono capacità superiori alle basi che hai appena preso in mano per poterla usare a tua volta. Spiegò il caposquadra, mentre ci preparavamo per liberarlo. Cogliere anche quell'evento in cui la tensione era al massimo per allenare un suo sottoposto...a Konoha non avevamo persone così...era anche per quel motivo che avevo cercato altrove un Sensei.

    I minuti passavano mentre il ninja di Oto si concentrava per controllare il metallo e manipolare la sua chiave, con uno sforzo che, per un secondo, mi fece pensare al suo cuore malandato con un breve moto di preoccupazione. Lo scacciai rapidamente: spegnere le emozioni doveva diventare facile come respirare, ma avevo ancora molta strada da fare. Con notevole tempismo, la chiave fu pronta proprio quando lo Shimasu vicino al muro ci avvisò che qualcuno o qualcosa si stava avvicinando, e viste le sue doti musicali c'era decisamente da fidarsi del suo udito. Allora speriamo che funzioni.

    La chiave girò e Tenma fu nuovamente libero proprio mentre il nostro rapitore entrava con un ghigno soddisfatto. Ghigno che si tramutò presto in un'espressione sorpresa e che immediatamente dopo divenne dolore mentre le catene che avevano legato me e Tamao diventavano innumerevoli fili d'acciaio che avvolsero il nemico in una stretta fatale. Non fece nemmeno in tempo a parlare che già si trovava appeso con le carni sanguinanti, tagliate in più punti. Kenzo Tenma non era uomo da sottovalutare. Ken... Un cenno della mano e il collo del sedicente Formicaleone venne squarciato dall'acciaio. Non abbiamo tempo per lui. Usciamo. Ma la sua testa...c'è sicuramente una taglia! Lo Shimasu protestò, certo guidato anche dalla fatica e dalla tensione. No, dobbiamo muoversi, Toppu è sopra di noi. Toppu? L'amico di cui vi dicevo...abbiamo un legame...particolare. Se siamo separati troppo a lungo...beh, non sarebbe una cosa piacevole. Andiamo. E le nostre armi? Avevate qualcosa di insostituibile? Beh...no, in effetti no. Nemmeno io. Concessi, un pò colpito e forse preoccupato dall'urgenza che il caposquadra stava dimostrando. Allora forza.

    Ci aspettava un lungo corridoio scavato nella roccia, apparentemente senza guardie. Io avevo generato un flauto di legno per lo Shimasu con il Mokuton (niente di che, e il suono era pessimo, ma disse che poteva bastargli) mentre Kenzo cedette il kunai con cui era stato ferito a Munisai, casomai ci fossero guardie all'esterno. Lui tenne per sè alcuni fili d'acciaio.
    Il percorso sotterraneo era stretto e corremmo per non meno di cinque o sei minuti, con una luce lontana che si faceva sempre più marcata. Avanti! Ancora quel sospetto senso di urgenza nell'altrimento pacato caposquadra. Sbucammo all'esterno solo per trovarci nel capannone che avremmo dovuto assaltare secondo il piano originale, pieno di metallo e acciaio stoccato un pò alla rinfusa e con non meno di dodici balordi armati pesantemente con grosse spade e fuuma kunai pronti a fermarci. Posso prenderne almeno sei. Annunciò Tenma, partendo all'attacco senza attendere o pianificare. Io Due. Disse Tamao, evocando due dei suoi Oni. Io fissai Munisai, che in quell'ambiente aveva tutto l'acciaio che voleva a disposizione per mettere in pratica le sue abilità in un vero scontro, quindi annuii. Anche io due. Buona fortuna. Dobbiamo arrivare all'esterno e poi potremo scappare. Forza! Con un pò di Mokuton e un'illusione come diversivo avrei facilmente messo fuori gioco i miei avversari, mentre Munisai aveva i nemici a circa sei metri, e dell'acciaio più o meno alla stessa distanza sulla sinistra.

    CITAZIONE
    Ultimo post prima della conclusione, combatti pure come se avessi il Metallo livello 1. Sei Affaticato per questo scontro, con solo metà della riserva di chakra e


    Edited by Febh - 5/4/2019, 19:32
     
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    Acciaio di Contrabbando • Capitolo VI

    Il Jonin chiarì il metodo attraverso il quale era riuscito ad accorgersi della presenza del subdolo meccanismo di sicurezza all'interno delle manette che gli cingevano i polsi. Una sorta di sonar che sfruttava il metallo come medium, magari una tecnica che si avvaleva delle vibrazioni trasmesse attraverso la sostanza per ricevere indietro un'immagine dettagliata della sua conformazione, e magari anche di ciò che vi fosse adiacente o prossimo.
    Di certo non qualcosa che fosse alla portata di Munisai, e anche se lo fosse stato non c'era più tempo per farsi insegnare nuovi trucchi dal superiore. Forgiare una chiave attraverso quella nuova arte di cui il rosso si stava impadronendo, che combaciasse e facesse scattare la serratura in questione, era l'unica strada che valeva la pena percorrere. Impresa che fu portata a termine con successo, pur dopo svariati tentativi e con non indifferente impegno, anche per la natura quasi microscopica del lavoro, dovendo agire di precisione per plasmare accuratamente un oggetto così piccolo.

    Proprio mentre il ragazzone proclamava la sua riuscita, Tamao mise in guardia la squadra sul rumore di passi che preludeva all'arrivo di qualcuno. Il loro aguzzino probabilmente era di ritorno, e Munisai sperò solo che non si fosse portato dietro un drappello di sgherri stavolta. Non c'era tempo di esitare o di mettere in dubbio la qualità dell'opera di chicchessia.
    Il rosso subito si coordinò col ninja della Foglia, agendo tempestivamente. Un conto alla rovescia e la chiave lignea come la chiave metallica girarono nelle rispettive serrature in perfetto sincrono, liberando finalmente Tenma dalla sua prigionia.
    Giusto in tempo, perché la parete a cui il musicista aveva fatto la guardia fino a quel momento, e dal quale ora prudentemente si allontanava, si deformò fino a guadagnare un varco ampio abbastanza da permettere il passaggio a una persona. Da qui fece capolino la figura del traditore, in maniera del tutto analoga a quanto era già successo in precedenza. Ma stavolta il sorriso beffardo e trionfante si spense rapidamente sul volto del farabutto, non appena gli si parò davanti la scena dei suoi preziosi prigionieri ormai liberi dalle catene.
    Kenzo non gli diede neanche il tempo di reagire, bloccandolo e appendendolo subito con dei fili d'acciaio dall'aria parecchio affilata.
    Era Asami a trovarsi appeso come una scrofa sanguinante, stavolta. Quest'ultimo tentò anche di parlare, ma con impressionante rapidità e freddezza il loro caposquadra lo zittì, forse definitivamente, squarciandogli il collo con altri dei suoi fidati fili.

    Il suo allievo guardò la scena ammirato, realizzando con quanta facilità il Jonin fosse riuscito a mettere fuori gioco un nemico di quel calibro, pur col notevole vantaggio del fattore sorpresa. Neanche a dirlo, ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto ai ponti prima che il ragazzo potesse raggiungere il livello dell'uomo, e ne era consapevole.
    In qualche modo, però, il giovane si sentiva privilegiato nell'esser stato iniziato a quell'arte così rara e particolare da un individuo del genere. Già, in fondo era stata una fortuna finire in quella situazione di merda e rischiare la pelle per fare suo quel potere in una frazione della frazione del tempo che sarebbe stato necessario altrimenti.
    Non fa una piega, no?

    Le cose finalmente cominciavano a prendere una buona piega, non fosse che il capogruppo fu preso da un improvviso e veemente senso d'urgenza, invitando i suoi sottoposti a disinteressarsi del nemico ormai inerme e fuggire. A quanto sembrava Toppu, l'ignoto alleato che li aspettava all'esterno, era arrivato e non c'era più un minuto da perdere.
    Certo, che una persona pacata e impassibile come Tenma manifestasse d'un tratto una tale insofferenza, quasi un'inquietudine, neanche quel luogo dovesse saltare in aria da un momento all'altro, dava da pensare. Eppure al rosso non andava giù.
    Giacché il suo team era stato messo nel sacco e sequestrato come un branco di idioti, aveva nutrito il desiderio di potersi riscattare tornando a Oto sventolando la testa dello Shimasu disertore. Ma ora che le circostanze e le direttive del superiore ostacolavano quell'esito che sarebbe stato così gradito dal ragazzone, questi fu costretto ad abbassare il tiro e le pretese, ma voleva ancora dire la sua.
    Al diavolo i soldi della taglia e la gloria della cattura, lui voleva quell'uomo morto.
    Già una volta il sedicente Formicaleone si era rifugiato ad Ame dopo aver fatto credere a tutti di esser stato ucciso. Il giovane voleva assolutamente evitare che la canaglia ripetesse la prodezza. La ferita inferta da Kenzo sembrava letale e il tipo in breve si sarebbe dissanguato, salvo capacità rigenerative non meglio precisate, ma bastavano due o tre miseri secondi per lasciare quella prigione con qualcosa di molto simile ad una certezza.

    Mentre gli altri stabilivano la non necessità di recuperare i rispettivi equipaggiamenti, il ragazzo si voltò verso il nemico appeso e immobilizzato in preda all'emorragia.
    Almeno assicuriamoci che crepi.

    SeLa metto come azione ipotetica. Munisai vuole assicurarsi che il nemico muoia assestando un colpo mortale, ma se Tenma lo ferma fisicamente o con un ordine diretto, lui desiste e l'attacco non avviene non fosse stato fermato con qualcosa di più di una esortazione, avrebbe fatto un ampio movimento diagonale e ascendente col braccio destro. Dal pavimento d'acciaio se ne sarebbe staccato un pezzo lungo circa un metro e piatto, a forma di mezza luna. Una lamaConsumo: Basso
    Unità: 2 /Pot: 20 /Vel: 325
    ricurva di metallo estremamente affilato che sarebbe volata verso la gola già tagliata di Asami cercando di falciare via la testa o quantomeno di aggravare ancor più lo squarcio già presente, al fine di uccidere il bersaglio.

    Comunque andasse, Munisai avrebbe imprecato a mezza voce mentre imboccava assieme agli altri il passaggio aperto dall'aguzzino.
    Un lungo tunnel gli si presentava davanti, poco illuminato e abbastanza angusto. I quattro corsero per qualche minuto per attraversarlo e, possibilmente, sbucare in superficie.

    La luce in fondo al corridoio che preannunciava l'arrivo e la salvezza era ormai vicina, ma il rosso quasi arrancava ormai. Stava avvertendo una fatica ben maggiore di quella che sarebbe stato lecito aspettarsi come conseguenza di una corsa di pochi minuti, anche se a velocità sostenuta. Il suo viso era pallido e imperlato di sudore, aveva fiato corto e sentiva il muscolo cardiaco battere violentemente contro il costato.
    Strinse una mano al petto, boccheggiando e sgranando gli occhi. Proprio come aveva paventato, il cuore gli stava dando dei problemi nel momento in cui era stato messo sotto sforzo, seppur non di chissà quale entità. Inevitabilmente perse terreno, ma si costrinse a continuare e, laddove qualcuno si fosse accorto della sua difficoltà, avrebbe assicurato di potercela fare tranquillamente. Era troppo vicino alla meta per lasciare che il suo stupido corpo gli mettesse i bastoni tra le ruote, quindi strinse i denti e continuò a correre.

    Sboccarono in un fabbricato non molto grande, fatto perlopiù di lamiere e molto alla buona. Che si trattasse della baracca che avevano preso di mira all'inizio di quella vicenda non era un'ipotesi così campata in aria, ma questo non era così rilevante. Ciò che lo era, piuttosto, era la dozzina di energumeni armati lì presenti, sicuramentre poco inclini a farli uscire vivi da quella topaia.
    Il Jonin subito si gettò nella mischia, sempre più impaziente di ricongiungersi al misterioso alleato. Prese in carico da solo la metà degli avversari, mentre i Genin si spartirono equamente i restanti.
    Io prendo quei due disse il rosso puntando gli occhi sui tirapiedi più vicini a lui e anche tra loro.
    Era un grosso azzardo combattere in quello stato, ma di certo non poteva fuggire e nascondersi. Sperò che il cuore gli reggesse per un ultimo exploit nel quale avrebbe cercato di sopraffare i nemici rapidamente e con tutta la sua forza, con l'aiuto di un po' del metallo accatastato lì a fianco.
    Non osare abbandonarmi sul più bello mormorò tra sé e sé il giovane, prima di lanciarsi contro i due sgherri.

    Li raggiunse in un batter d'occhio, estraendo il Kunai affidatogli dal caposquadra solo quando fu a due metri da loro e levandolo alto sopra la testa con impugnatura rovesciata, come a voler caricare una vigorosa pugnalata. Ma era solo fumo negli occhi, aveva reso se stesso e il suo gesto di minaccia un mero diversivo per attrarre l'attenzione dei marrani.
    Infatti, appena azzerata la distanza tra lui e i tirapiedi e mentre stava vibrando la sua coltellata verso uno dei due salvo poi bloccarsi, dal cumulo d'acciaio accatastato lì accanto sarebbero partiti due costrutti di metallo dalla forma di massicce punte di lancia, chiaramente molto acuminati, che avrebbero cercato di trafiggere ognuno il cranio di uno degli avversari, possibilmente dopo averli colti di sorpresa.[ST1,ST2]Consumo: Basso x2
    Unità: 2 e 2 /Pot: 20 e 20 /Vel: 325

    A prescindere dall'esito dei singoli attacchi, il metallo appena manipolato si sarebbe a quel punto avvicinato a Munisai perdendo la propria forma e assumendo quella rudimentale ma assolutamente efficace di due Wakizashi, che il giovane avrebbe afferrato al volo, una per mano, dopo aver lasciato cadere il non più necessario Kunai.[SA1]Consumo: 1/2Basso
    Unità: 2 /Creazione: Wakizashi x2



    Creazione: L'utilizzatore può creare equipaggiamento di metallo dandogli qualsiasi forma tramite uno slot azione/tecnica: un'Unità permette di creare fino a 60 crediti equipaggiamento. Il mantenimento non richiede chakra o unità da manipolare. L'utilizzatore può modellare gli oggetti metallici toccati, aumentandone o diminuendo la potenzialità. Modellare richiede 1 Unità ogni variazione di 5 di potenza; la variazione massima è pari alla metà della potenza massima. Ogni azione richiede un consumo ¼ Basso ogni Unità impiegata.

    Con un unico movimento fluido l'otese fece calare le lame diagonalmente da sinistra verso destra, parallele tra loro, sull'avversario alla sua sinistra, tentando di tranciargli mezza testa con una spada e la base destra del collo con l'altra.[SA2]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    For: 350 /Vel: 400 /Pot (Wakizashi): 20+20

    Con le due lame ora all'altezza del proprio fianco destro, il rosso avrebbe deviato la sua attenzione sul tizio alla sua destra, subito accanto all'altro. Incalzando col piede destro in avanti e ponendovi sopra il grosso del suo peso, il ragazzo si sarebbe proteso verso il nuovo bersaglio facendo scattare come molle le braccia verso di lui, esibendosi in un doppio affondo parallelo e contemporaneo che avrebbe cercato di trapassare sia il pettorale sinistro che la gola del malcapitato.[SA3]Attacco Doppio
    Impasto: Basso
    For: 350 /Vel: 400 /Pot (Wakizashi): 20+20


    Il ragazzone sentì un paio di gocce di sudore tuffarsi giù dal viso mentre il respiro si faceva sempre più affannoso. Poteva cadere vittima di un capogiro da un momento all'altro, per non parlare del possibile contrattacco a opera dei nemici, in caso la sua offensiva non si fosse rivelata abbastanza incisiva da chiudere subito la partita. Forse i suoi compagni sarebbero dovuti persino intervenire per aiutarlo, in quella eventualità, ma una cosa sarebbe apparsa cristallina a chiunque in quel momento stesse guardando i suoi occhi e la guardia alta e serrata, solida malgrado tutto.
    Ci voleva ben altro che un cuore malandato e un paio di stronzi per fermarlo.





    Chakra: 9,5/30 15
    Vitalità: 6/12 6
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 375
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: Creazione
    2: Attacco doppio
    3: Attacco doppio
    Slot Tecnica
    1: Att Costrutto
    2: Att Costrutto
    Equipaggiamento
    • Kunai × 1
    • Occhiali × 1
    • Fuuma Kunai × 1
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

    Note
    Status: Affaticato


     
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    Feci un cenno di assenso mentre Munisai metteva in atto la sua decapitazione, giusto per essere sicuri. Avevo visto il Flagello Immortale in azione e sapevo che non c'era da fidarsi troppo del dissanguamento come forma di omicidio...inoltre una piccola e debole parte di me gradiva quella giusta retribuzione. Lo Shimasu nostro alleato non parlò ma guardò verso Tenma, che pur non fermando il suo conterraneo ebbe un breve gesto di stizza, quasi fosse irritato da quello sviluppo, ma non si soffermò a recriminare mentre scappavamo.

    Giunti all'esterno venne il momento dello scontro. Ebbi facilmente la meglio su quei due scagnozzi poco addestrati, mentre lo stesso Tenma li liquidò in pochi istanti. Tamao ebbe qualche difficoltà aggiuntiva visto che le creature da lui evocate non rispondevano benissimo ai suoni sghembi della mia ocarina improvvisata, ma alla fine, gettandosi in mischia con un paio di calci più adatti a un teppista che a uno shinobi, riuscì a metterli fuori gioco. Munisai era, al pari di Tenma, nel suo elemento naturale con tutto quell'acciaio pronto per essere manipolato, e mi trovai ad ammirare la rapidità con cui si era adattato alle capacità appena acquisite...ricordando la mia incapacità e impotenza quando ero rimasto per ore e ore a fissare un seme nel disperato tentativo di farlo germogliare.

    Un nemico cadde al primo attacco a sorpresa, mentre l'altro fu abbastanza rapido da evitare il colpo, trovandosi però davanti all'otese, che lasciato andare il Kunai, era pronto a colpire con due wakizashi affilate nate praticamente dal nulla. Non ebbe scampo. Stavamo per raggrupparci quando improvvisamente sentii il corpo diventare incredibilmente leggero, quasi come se una forza esterna lo stesse trascinando mentre una brezza leggera cominciava ad agitare l'aria nel capannone. Presto, all'esterno! Annunciò Tenma, e fummo rapidi nel seguirlo...solo per trovarci improvvisamente a fluttuare per aria come privi di peso. Sopra di noi un lungo drago serpentino, del diametro di almeno un metro si stava precipitando verso di noi, avvolgendosi rapidamente intorno al caposquadra che, invece che reagire, sospirò come sollevato. Finalmente...mi spiace per la separazione, ma non riuscivo a richiamarti là dentro. Se la creatura parlava, noi non potevamo sentirla.

    Il potere di Toppu ci permetterà di volare per un'ora circa. Sufficiente per ritirarci al punto di rendez-vous e poi tornare ai rispettivi villaggi. Io e Munisai proseguiremoin volo verso Oto, ha bisogno di essere valutato al più presto dall'ospedale. Ora via da qui. Indipendentemente dalla nostra volontà, sospinti dal vento di quel drago bianco ci trovammo a scorgere il mare degli alberi lasciandoci indietro il luogo della nostra cattura. Toppu è il mio alleato. Abbiamo un legame che va oltre i contratti da richiamo, e se siamo separati troppo a lungo la sopravvivenza di entrambi è messa alla prova. Poi verso Munisai. Spero potrai perdonarmi se sono sembrato affrettato, ma il tempo stava scadendo e non sareste riusciti a battere il mio vecchio amico se io fossi stato fuori combattimento.

    Quanto alla mia irritazione poco fa...semplicemente avevo trasmesso parte del mio chakra medico nei fili mentre gli squarciavo la gola: lo avrebbe mantenuto in vita fino all'ultimo, accentuando le sue percezioni così che soffrisse in maniera indicibile il più a lungo possibile...e con il mio chakra nella ferita non avrebbero potuto guarirla con altre arti mediche, a meno di qualcuno eccezionalmente dotato.
    Ammutolii...anche il pacato Tenma teneva viva la fama di sadismo che Oto aveva nel mondo. Di fatto gli hai garantito una fine più rapida e clemente...dopo tutto qullo che aveva fatto avrei preferito che soffrisse, ma non importa, quello che è fatto è fatto. Ora dobbiamo tornare a casa.

    Tornare a casa.

    Non sembrava poi una brutta idea, anche se l'ebbrezza di volare sulle ali del vento era qualcosa che avrei ricordato con una strana euforia negli anni a venire. Una goccia di reale divertimento dopo aver rischiato la vita, e che tuttavia avrei dovuto annegare quanto prima nella concentrazione e dedizione necessaria alla Missione.

    Considera Acquisito il livello I della Manipolazione dell'Acciaio.
     
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    Acciaio di Contrabbando • Capitolo VII

    Nel giro di pochi secondi entrambi gli energumeni attaccati dal rosso furono sopraffatti, con grande sollievo da parte di quest'ultimo che non era così convinto di poter durare molto in un combattimento serrato nelle sue attuali condizioni fisiche.
    Ebbe giusto il tempo di tirare il fiato e di asciugarsi il sudore mentre osservava lo Shimasu, l'unico ancora alle prese con i propri avversari, porre fine alle ostilità con due o tre calcioni ben piazzati. Fortunatamente i nemici si erano dimostrati delle mezze calzette, e tutti e dodici ora erano riversi a terra, alcuni morti altri semplicemente incapacitati.

    Il team si ricongiunse al centro del locale, ma i loro corpi furono improvvisamente pervasi da una strana sensazione di leggerezza, come se la forza di gravità avesse allentato la morsa che esercitava perennemente sugli stessi.
    La prima reazione di Munisai fu la meraviglia. Successivamente, si guardò intorno piuttosto allarmato, temendo che si trattasse di una tecnica nemica, ma il caposquadra non sembrava affatto preoccupato dal singolare fenomeno, limitandosi solo a spronare con crescente impazienza i propri sottoposti ad uscire dal capanno. Così fecero e non appena misero piede fuori dalla catapecchia, i quattro si staccarono dal suolo del tutto privi di peso, galleggiando a mezz'aria come bolle di sapone.
    Ancora una volta il ragazzone si guardò intorno, chiedendosi se non fosse lo stesso Jonin l'artefice di quel prodigio. Poi, levando in alto lo sguardo, la vide. Un'enorme creatura serpentiforme con letali denti aguzzi e dalle minacciose spire squamate si stagliava contro i cielo.
    Il rosso la fissò con una certa apprensione e grande stupore, stringendo forte le else delle wakizashi plasmate in precedenza dall'acciaio. Il giovane non aveva mai visto un drago in carne e ossa, e per quanto la sua apertura mentale non l'avesse mai portato a dubitare dell'esistenza di un simile essere, quella che gli si parava davanti era ugualmente una scena da lasciare a bocca aperta.
    Dimmi che quel bestione è dalla nostra parte! esclamò rivolgendosi a Tenma, verso il quale la creatura si era scagliato a gran velocità.
    Per loro fortuna, era così.
    Quello che poi fu confermato essere Toppu, il famigerato alleato di cui il caposquadra aveva parlato, e Kenzo si strinsero in una sorta di abbraccio, o roba del genere dato che uno dei due era una biscia troppo cresciuta. A quel punto il piano di fuga fu finalmente svelato. I ninja avrebbero sfruttato i poteri del mitico compagno per volare via da lì.

    Fu così che, senza troppi preamboli, Toppu cominciò a volare nella direzione da cui erano partiti all'inizio di quella benedetta avventura, e i quattro che era venuto a salvare volarono accanto a lui, come sospinti da una sovrannaturale corrente d'aria.
    Dopo l'iniziale cautela, Munisai ci prese decisamente gusto, godendosi l'esperienza pressoché irripetibile nonché un panorama mozzafiato. Sfrecciare con il vento in faccia sovrastando alberi e alture, violando il territorio degli uccelli o forse persino degli Dèi, osservando il mondo dall'alto, e rammentando quanto fosse tutto così grande e piccolo allo stesso tempo.
    Un gran ghigno si allargò sul volto del giovane. Sarebbe stato decisamente un viaggio memorabile.

    Il Jonin spiegò come il legame che lo univa all'animale fosse ben più forte del vincolo tra un evocatore e una creatura con la quale era stato stipulato un contratto. Al punto che, a suo dire, se i due rimanevano separati troppo a lungo ciò poteva minacciare l'incolumità di entrambi, e quello era anche il motivo per cui l'uomo aveva dovuto precipitare a quel modo la fuga lasciandosi indietro il loro aguzzino.
    Anche se la spiegazione non fu particolarmente chiara rispetto al rapporto di dipendenza reciproca che intercorreva tra le due entità, il ragazzone si limitò ad annuire, spiegandosi finalmente il senso d'urgenza manifestato.

    Le parole successive del superiore, però, spiazzarono completamente il giovane, che nemmeno si preoccupò di celare la sua sorpresa. Ancora una volta Tenma si dimostrava un individuo decisamente difficile da decifrare. Il ragazzo non avrebbe mai detto che l'altro avesse un'indole sadica, tutto di lui suggeriva altrimenti. Ma era anche probabile che Asami fosse un'eccezione alla regola per Kenzo e che il traditore si fosse guadagnato il disprezzo e il risentimento del vecchio amico con le sue deplorevoli azioni nei confronti del suo Villaggio, del suo vecchio maestro e chissà cos'altro, a parte aver cercato di fare la festa a lui e ai suoi sottoposti in quella ultima vicenda.
    A conti fatti, Munisai non poteva affatto biasimare il suo mentore per aver cercato di elargire una morte lenta e penosa al Formicaleone. Purtroppo il giovane non era riuscito a percepirne le più profonde intenzioni e, messo di fronte alla anche remota possibilità che il nemico si potesse salvare, aveva deciso di agire recidendo in un solo, netto colpo il suo collo. E la sua vita.
    Considerando le informazioni a sua disposizione al momento, il rosso riteneva comunque di non aver sbagliato. Anche il fatto che il bastardo patisse le pene dell'inferno prima di spirare non gli interessava poi molto. Certo, poteva essere un di più, ma la certezza immediata di essersene sbarazzati era molto più importante ai suoi occhi, anche se mettendosi nei panni del manipolatore di fili metallici poteva comprendere il desiderio di riservare una fine più crudelmente creativa al rivale.
    Ammetto che non avevo assolutamente intuito i tuoi reali intenti.
    Mi dispiace se ti ho privato della giusta soddisfazione che forse cercavi dalla morte di quell'uomo, Kenzo
    disse il ragazzo con sincerità, voltandosi a guardare il superiore e dandogli del tu per la prima volta. Dopo quello che avevano passato e gli insegnamenti ricevuti, era certo di potersi permettere un po' di confidenza.
    Ho agito nella maniera che ritenevo migliore e non posso dire di esserne pentito.
    Mi basta sapere che abbiamo tolto quel verme dalla faccia della terra.


    Una volta arrivati al locale dove avevano mangiato nikuman e si erano conosciuti, Yato si congedò dal gruppo per fare ritorno a piedi a Konoha. Munisai salutò con un cenno della mano e un sorrisetto quel ragazzo dall'animo complesso e imperscrutabile, pensando che sarebbe stato interessante incrociare nuovamente la sua strada, in futuro.
    Gli otesi proseguirono in volata verso il Suono dove Tenma avrebbe personalmente accompagnato in ospedale il suo discepolo, illustrando la sua situazione clinica ai medici e assicurandosi che ricevesse tutte le cure necessarie.





    Chakra: 9,5/30 15
    Vitalità: 6/12 6
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 300
    Velocità: 375
    Resistenza: 300
    Riflessi: 300
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 300
    Agilità: 300
    Intuito: 300
    Precisione: 300
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 1
    • Occhiali × 1
    • Fuuma Kunai × 1
    • Coltelli da Lancio × 3
    • Cartabomba I Distruttiva × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Cuoio × 1
    • Filo in Acciaio [10m] × 1
    • Corda di Canapa [10m] × 1
    • Rotolo da Richiamo × 1

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