La ChiamataRiunione Segreta dei Kage

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    La Chiamata


    Riunione dei Kage [1]



    Nella storia sarebbe forse andato perduto come il figlio dei vecchi tempi andati fosse riuscito a scomparire dal luogo di impatto della furia di Masamune, per ricomparire tempo dopo alla riunione di Oto, quello che non sarebbe stato dimenticato invece, sebbene solo nel cuore dei pochi presenti, sarebbe stata la riunione dei Kage. La prima, vera riunione dei capovillaggio, che nell'anno 38 p.f. misero da parte le loro divergenze, o almeno provarono a farlo, per cercare di arginare le crescenti calamità che ammorbavano in quel periodo il mondo intero. Come unico reale super partes, ricadeva su di lui, il compito di prostrarsi e convincere ognuna delle grandi personalità, a recarsi in quel luogo remoto, per parlare. Per questa ragione, per limitare al massimo la diffusione della notizia, per essere certo che nessuno potesse interromperli, e perchè solo il dialogo sui temi più importanti, fosse argomento di discussione, non ci sarebbero state cene di gala, o invitati particolari, o feste, o messaggeri, nè camerieri o passanti. Il luogo sarebbe stato remoto, dimenticato, un vecchio maniero abbandonato da generazioni, con più polvere che danzatrici; il più spartano possibile, perchè niente potesse distrarre i presenti dal loro compito più importante, decidere.
    Nel Paese del Ferro, sulle vette delle montagne dove la neve regna in ogni momenti dell'anno, in mezzo ai forti abbandonati, utilizzati generazioni addietro dai minatori, uno era conservato in buono stato, almeno all'interno. Raggiungibile solo tramite un sentiero tra i massi, superando ghiaccio e tempeste di neve, chiunque lo avesse cercato, sarebbe giunto alla costruzione di legno e metallo, plasmata da sapienti costruttori ormai estinti, addentro alla nuda roccia gelata.

    M2NeLBe



    Non era così distante dal luogo in cui la follia del drago aveva spazzato via il villaggio del Gelo, nè così lontano dal regno dei ninja che avevano assaltato Oto, o distante dai luoghi stuprati dalla belligeranza di Shiro, eppure lì in mezzo al ghiaccio, forse, avrebbe potuto sbocciare il futuro. Oppure sarebbero stati tutti spazzati via.
    Per questo Jotaro aveva scelto quel luogo, perchè dalle innumerevoli finestre e loggiati del maniero, tutti i Kage potessero osservare il mondo che avevano giurato di proteggere e condurre, e ciò che ne restava. Era conscio però che sebbene il compito fosse elevato, i partecipanti erano comunque uomini, con le loro gioie e i loro dolori, le loro esperienze, la loro rabbia, il loro desiderio di vendetta. Per questo avrebbe dovuto prestare attenzione alla forma di quell'incontro. Per evitare che come in passato, altre riunioni si trasformassero in un circo di violenza, o in un nulla di fatto. Sarebbe stato tutto molto intimo. Quattro messaggi partirono, in forme diverse, chi come corvi, chi come ombre, alla volta di tutti e 4 i ninja più forti del mondo, o presunti tali. Ognuno di loro avrebbe avuto poche, semplici, ma impellenti istruzioni, consultabili solo dal diretto interessato, grazie ad un apposito sigillo, risalente alla fondazione stessa della figura dei Kage.


    A Suna

    CITAZIONE
    Sovrano della Sabbia, sebbene il mondo non conosca l'esito delle decisioni che hanno caratterizzato il villaggio degli ultimi tempi, la gravità della situazione richiede la presenza del vostro nuovo Kage alla riunione segreta che si svolgerà a queste coordinate (####) subito dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno. Il clima sarà severo, vi invitiamo a portare provviste per il viaggio. Data l'importanza della discrezione, e l'immediatezza della necessità, vi preghiamo di portare con voi un unico accompagnatore fidato dagli alti ranghi del villaggio.

    Speranzoso di ottenere una vostra risposta alla chiamata, il rappresentante accademico alla riunione,
    Jotaro

    A Kiri

    CITAZIONE
    Sovrano della Nebbia, l'ombra dei nemici dei popoli libri cresce di minuto in minuto alle spalle dell'Accademia e di chi ha scelto di farne parte. Le orde di nemici diventano sempre più numerose, e senza un'adeguata riunione dei Kage dei villaggi maggiori, temiamo il celere arrivo di una orribile disfatta. Affinchè orrori come l'invasione di Kiri non si ripetano, vi supplichiamo di prendere parte con un accompagnatore fidato, alla riunione segreta che si terrà a queste coordinate (####) un paio di giorni dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno.

    Speranzoso di vedervi a rappresentare il villaggio, il rappresentante accademico alla riunione,
    Jotaro

    A Konoha

    CITAZIONE
    A Raizen, non posso prometterti tutte le risposte, di una sono certo di essere arrivato a conclusione. Ho trovato Kurama. Vieni alla riunione segreta dei Kage che si terrà sui monti del Ferro a queste coordinate (####) un paio di giorni dopo il penultimo primo quarto di luna dell'anno. Porta un solo accompagnatore fidato. Ci sarà molto di cui parlare, con tutti.

    Jotaro

    A Oto
    CITAZIONE
    La chiamata è stata estesa a tutti i Kage. Porta con te un alleato del suono, a #### dopo che il penultimo primo quarto di luna sarà stato superato da 48 ore. Farà freddo.

    Jotaro

    Una ulteriore missiva sarebbe però partita dal maniero, alla volta non di un villaggio, ma di un singolo individuo. L'unico di cui Jotaro aveva bisogno come persona, per un compito futuro. Inoltre, voci erano giunte che dopo l'assalto di Masamune, tutta quella morte, tutta quella distruzione, lo avessero spinto a vagabondare lontano da casa in cerca di uno scopo. Forse erano voci infondate, ma se non lo fossero state, sarebbe stato un delitto far marcire per strada un simile shinobi.

    A ???

    CITAZIONE
    A queste coordinate #### nel Paese del Ferro, potrai ritrovare la strada. Sempre ammesso che il tuo coraggio non sia rimasto al Gelo. Scegli tu se mostrati o restare camuffato. Ci saranno tutti i grandi.
    Jotaro

    [...]



    Quando i presenti fossero giunti, avrebbero trovato un'accoglienza pressochè inesistente. Solo una persona, un messo accademico, completamente ammantato di bianco, con la maschera, privo di armi, avrebbe accolto i Kage uno ad uno, conducendoli ai propri alloggi. Per tutte le coppie era stata predisposta una stanza con il minimo indispensabile e un pasto caldo per il viaggio tra le intemperie quasi invernali. Una zuppa di manzo, riso, e qualche verdura bollita. Niente di eccezionale, ma fin troppo per l'assenza totale di personale. Tutto il maniero era in pessime condizioni, il segno dell'abbandono era evidente. Erano state vagamente pulite soltanto le zone adibite al passaggio dei presenti dal portone principale, che restava sempre socchiuso, fino alle stanze private, e dalle stanze alla sala del consiglio.
    Tutti i presenti avrebbero trovato nella propria stanza, un biglietto sul tavolo accanto al pasto, che li invitava a rifocillarsi e a riposare per qualche ora, dato che la riunione sarebbe iniziata la sera stessa. Data l'importanza dell'evento, si presumeva che chi avesse voluto partecipare, sarebbe arrivato per tempo, almeno appunto, si presumeva; quindi la riunione sarebbe iniziata a mezzanotte di quella sera.

    Nessun altro sembrava essere presente nel maniero, sebbene la sala del consiglio fosse stata mantenuta chiusa da un chiavistello piuttosto antico e malridotto. Quando la mezzanotte del 17 avrebbe portato avanti la data al 18, il messo accademico avrebbe aperto la sala del consiglio spalancando le porte, restando in attesa fuori dal salone, affinchè tutti i presenti fossero arrivati, restando a dare indicazioni a chi fosse sopraggiunto al portone.


    7a8b2MA



    La sala avrebbe riservato in realtà una sorpresa. Probabilmente non era la prima volta che quel luogo veniva scelto come sede per la riunione dei Kage. Il tavolo di forma ovale, aveva un paio di sedie nella zona più al vertice, e 5 sedie vuote, piuttosto rozze, dal lato opposto. Alle spalle delle 5 sedie, erano presenti 5 lastre di pietra incassate nel muro, ognuna con un ideogramma raffigurante il simbolo dei grandi paesi.
    La porta della sala avrebbe condotto i presenti su uno dei lati lunghi del tavolo, dal quale avrebbero potuto prendere posto. Per gli accompagnatori era presente una ulteriore sedia poco dietro quella del rispettivo capovillaggio.

    Il tavolo era praticamente vuoto. Non vi erano oggetti eccezion fatta per una piccola ciotola da alcolici e un calice di terracotta, probabilmente pieno di sakè caldo. Uno per ogni Kage. Sulle sedie, forse unica mobilia più vecchia del maniero stesso, erano stati posizionati dei cuscini, mentre non vi era alcun tipo di decorazione o reparto di cancelleria, ovunque nella sala.
    Dietro alle due sedie poste al vertice, si stagliava la piccola terrazza a colonnato, da cui era possibile vedere l'immensità della vale innevata.
    Lì, su una delle due sedie, i presenti avrebbero trovato un uomo mascherato ad accoglierli, con in testa un cappello simile a quello dei Kage, sebbene più ristretto, con disegnato il simbolo dell'accademia. Probabilmente colui che li aveva chiamati a raccolta.


    Nessuno avrebbe giurato loro la sicurezza, nessuno li avrebbe privati delle loro armi, nè li avrebbe sigillati. Erano i migliori di ogni villaggio, e avrebbero dovuto dimostrarlo da seduti. L'unica richiesta, al loro posarsi, sarebbe stata:

    Prego, il vostro copricapo come segno della vostra carica.

    OT
    CITAZIONE
    Benvenuti alla prima riunione da quando ogni villaggio ha un kage giocante.
    La riunione non sarà semplicemente una chiacchierata libera, ma avrà vari step relativi alle varie ambientazioni, e fungerà come caposaldo per una tradizione magari annuale, dove aggiornarsi in gioco su molte molte carinerie.
    Data l'importanza di salvare il mondo, e dal momento che siete tutti qui a rivelarvi o meno informazioni, per evitare un gargantuesco buco nero perchè il livello di figaggine dei presenti è oltre scala, cerchiamo di mantenere un ritmo di massimo 10-12 giorni prima che vada avanti con i miei post da arbitro.



    Edited by Jotaro Jaku - 17/11/2018, 17:21
     
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    La Fragile Alleanza


    - I -




    Solo, in tenebre così dense da essere inespugnabili, riusciva a vedere esclusivamente se stesso, chiaro e definito come se quell’oscurità non riuscisse a toccarlo, come se volesse lasciarlo lucido e cosciente della sua situazione.
    Non c’era altro li attorno se non quel continuo, fastidioso ed inquietante alito di vento che gli si insinuava nelle orecchie, intraducibile per lui, era come un mantice dalla pelle logora e scricchiolante ed andava avanti da che chiudeva gli occhi fino a quando qualcosa, forse un suono lo rilanciava nella realtà.
    Sogni sereni, qualcosa che il cervello di Raizen si premurava da parecchio tempo di evitargli, tanto che il suo corpo iniziava a risentirne, decorandogli il contorno occhi con occhiaie sempre più pesanti.
    Quando si tirò su dal letto la testa pesava come un macigno, e sfregare gli occhi non la rendeva affatto più leggera, ogni giorno passava qualche secondo in più, sul bordo del letto a riflettere, di fatto sul nulla, si appesantiva solamente il fardello che si portava appresso, probabilmente il suo era uno strano rituale che più che riflettere gli permetteva di mettersi ogni preoccupazione sulle spalle così da trasportarla facilmente durante la giornata.
    La casa dell’Hokage in quel periodo era diventata un tempio del silenzio, l’ordine era stranamente così preciso da far apparire la sua casa quasi disabitata, neppure a volersi concentrare si poteva udire uno scricchiolio da un mobile, o un vestito che si assestava cercando di recuperare una condizione di equilibrio, persino la luce, causa anche la stagione, entrava lieve, quasi chiedendo il permesso.
    Davanti allo specchio sempre una faccia diversa, qualche volta quella di Shiro, qualche volta quella della troia Uchiha, qualche volta del Daimyo, a volte quella di Sho.
    Ogni mattino si sbiancava le nocche a furia di stringerle sul lavello, ma il viso peggiore di tutti era proprio il suo.
    Il viso del Daimyo era la perdita dell’unica persona che sapeva aver realmente creduto in lui senza alcuna riserva, Shiro e l’Uchiha erano vendetta, Sho rimorso ma il suo volto… il suo era sconfitta, inadeguatezza, il suo era tutto meno che accettazione.
    Poi però faceva colazione, e qualche fantasma si faceva più leggero, mentre svuotava il piatto si accorgeva che per quanto si arrovellasse l’illuminazione non gli sarebbe giunta da dentro, o dal rielaborare qualche ricordo, tutto si alleggeriva, meno la consapevolezza di esser lui ad avere il dovere di trovare quella soluzione.

    O quantomeno di avere un minimo di talento nell’usare le mie mani per difendere il prossimo.

    Lasciò cadere la forchetta nella ciotola e si alzò.
    Niente avrebbe rilasciato quell’illusione, niente avrebbe mai potuto infrangere quel vetro anti-biju che Shiro aveva messo tra lui e il resto del mondo.
    Solo quel fastidioso respiro riusciva a passare qualsiasi barriera torturandolo la notte.
    Ed era un giorno libero.
    Si fermò sulla soglia della cucina a guardare l’appartamento vuoto, silenzioso.
    Di Hebiko gli restava solo la sensazione del suo viso tra le mani e niente più, forse qualche maglia in meno.
    Persino le modifiche strutturali di Febh erano state annullate, e questa volta le pagò persino di tasca, senza mandare la ricevuta a villa Yakushi, l’unica cosa che ne rimaneva era l’odore di tinta nuova.
    Aveva già indossato la tuta da allenamento quando la sua ombra si allungò innaturalmente fino a raggiungere il primo ripiano orizzontale, il basso tavolo posto tra i divani dell’appartamento, ma non ne venne sorpreso, c’era un unica persona che comunicava con lui a quel modo ed il fatto che dall’ombra si levò uno sbuffo di fumo che fece comparire una lettera non fece altro che confermargli che Jotaro aveva qualcosa da comunicargli.
    Non divorò la lettera, ma la lesse con attenzione.

    Ah.

    Leggere di una riunione dei kage sollevava più di un emozione in lui, era combattuto su quale far prevalere, ma di sicuro se Jotaro si era mosso era evidente che qualcuno avesse in qualche modo palesato il bisogno di quella riunione, gli sembrava strano che Itai non gli avesse minimamente paventato la possibilità, quindi lo escluse, restavano in ballo solamente Oto e Suna, ma per quanto ne sapeva il misterioso ninja aveva ben pochi contatti alla Sabbia.

    Fa il primo passo, interessante.

    Scelse di essere sorpreso, ma avrebbe deciso successivamente se essere orgoglioso di quell’evento, dopotutto non sapeva se quella richiesta arrivasse effettivamente dal neo Kokage Diogene Mikawa o se venisse da Suna, e se arrivasse da Diogene se fosse effettivamente stato spinto dagli avvisi di Raizen a mettere la testa sulle spalle e concentrare le sue energie al di fuori dell’accademia più che a far guerra ai suoi stessi alleati.
    Di contro a quella sorpresa però faceva sorridere la situazione nella quale quell’alleanza versava, Oto non era vista di buon occhio, ed il fatto che proprio Diogene ne fosse al comando affossava ulteriormente il parere che si poteva avere su di essa, per quanto ci si impegnasse infatti era complesso non vedere nella sua figura un eccesso di patriottismo che non faceva sicuramente bene a quell’alleanza.
    Ma se c’era un modo per tranquillizzare le acque e permettere all’alleanza di veder chiari i propri obbiettivi era proprio quella riunione.
    A quanto pareva quel giorno si sarebbe comunque dovuto recare a lavoro.

    Grazie Kami.

    Non sarebbe rimasto solo con i suoi pensieri.
    In ufficio avrebbe fatto contattare Oda Saitama, chiedendo con urgenza la sua presenza, sapeva che non era occupato in alcuna missione quindi non avrebbe dovuto avere troppi problemi.
    Era inizialmente indeciso, in realtà, chi tra lui e Kunihiro convocare, ma riflettendo i temi da trattare e le informazioni da condividere e soprattutto con chi dialogare, si disse che Oda era meglio, aveva mente più fredda e meno sibillina del neo anbu, e l’aver toccato con mano la potenza delle armi di Iwa, in caso fosse stato necessario, avrebbe permesso un resoconto più puntuale rispetto a quello di un rapporto.

    Ciao Oda, scusa la fretta.
    Siediti, o se ti serve da bere serviti.


    Indicò un piccolo mobile che pareva assolvere alla funzione di mini bar, una comodità a cui Raizen non riusciva a rinunciare durante il lavoro.

    È arrivata una missiva.

    Gli porse la lettera, dopo aver rilasciato il sigillo, di modo che anche il chunin potesse leggerla.

    Lascia perdere il fatto che Jotaro si perda in descrizioni assurde pur di non usare i giorni dell’anno come tutte le persone normodotate del mondo, ma insomma, capirai che l’evento è epocale.

    Lasciatogli il tempo di leggere le poche righe avrebbe continuato a parlare.

    Sei tu la mia persona fidata.

    Poche, inequivocabili parole.

    Partiremo tra tre giorni.
    Fatti trovare fuori dall’amministrazione, porta qualcosa di adeguato.


    Richiesta che fatta da Raizen includeva ben più che dei semplici vestiti da cerimonia.
    Lui dal suo canto avrebbe evocato Kubomi, consegnandogli un piccolo rotolo, dandogli istruzioni di mettere al suo interno due oggetti particolari.
    Il giorno precedente alla partenza l’avrebbe passato decidendo come voleva presentarsi a quell’incontro, e nessun kimono riusciva ad allinearsi con l’idea che pensava un Hokage dovesse dare e se stesso.

    Ma se ne andassero a fanculo, loro, la pomposità, la portanza e i loro modi da falsi nobili.
    Siamo tutti cani randagi, mettersi addosso della stoffa ben tagliata ci renderà solamente dei cani ben vestiti.


    Ragione per la quale si limito a scegliere esclusivamente in base alla comodità dell’abito. Qualche sarto legato alla tradizione avrebbe ringraziato quella decisione.
    La mattina successiva, con il necessario stipato in dei rotoli, avrebbe atteso Oda davanti all’amministrazione.
    Al suo arrivo l’avrebbe salutato con un cenno della testa.

    Oda, i tuoi sigilli di comunicazione.
    Ne vorrei uno su un mio anbu e uno che faccia comunicare noi due, ci servirà poter scambiare informazioni senza aprire bocca.
    Kunihiro, uno dei tuoi sigilli di dislocazione remota.


    Nessuno al villaggio sapeva della loro partenza, esclusivamente Kunihiro ne sarebbe stato informato l’unico a cui l’informazione sarebbe potuta servire e risultare effettivamente utile.
    Ultimati i sigilli sarebbe stato il suo momento, certo, ora qualcuno si sarebbe accorto che l’Hokage si sarebbe allontanato dal villaggio, ma sapere la ragione sarebbe risultato parecchio difficile, il Re dell’Ovest non passava inosservato dopotutto.

    Hibachi.

    Salutò il drago battendo con la mano sulle sue scaglie coriacee.

    Raizen.

    Neanche un battito di ciglia che sarebbe comparso in groppa al rettile seduto con le gambe in posa meditativa.

    Bene, facciamolo.
    Oda.


    Quando il chunin si fosse sistemato il drago avrebbe preso rapidamente quota alla volta del paese del ferro.

    Sono stato indeciso fino all’ultimo, Oda.

    Interloquì senza preavviso.

    Questa riunione è probabilmente una delle più grandi pagliacciate che l’accademia organizzi da quando è nata.
    Lo schema è sempre il solito, vengono tutti a scambiare le informazioni a stringere alleanze, patti ma fuori dall’edificio restano sempre quattro villaggi separati l’uno dall’altro, in grado di nascondere persino il metodo per la creazione di un artefatto o equipaggiamento.
    Pensa, non so nemmeno quanto sia preciso il circolo di informazioni tra di noi.
    Il nostro orgoglio ci fa sempre dire che i panni sporchi si lavano al villaggio, ma gli unici a trarre vantaggi da questo comportamento sono i nostri nemici.
    Credo che l’unica cosa che mi muova verso questa riunione sia la curiosità.


    Non del tutto in realtà, ma non era certo sua intenzione sposarsi il Saitama, per cui gli evitò le sfumature del suo animo, tralasciando che portava con se importanti notizie, ma quella era la sua parte ligia al dovere che imbattibile dava sempre il suo contributo alle azioni della Montagna.
    Giunti a destinazione si sorprese leggermente, non si aspettava certamente danze, fiori o chissà quali luculliani banchetti, ma il triste palazzo era forse leggermente eccessivamente freddo.
    Alzò gli occhi per guardare la struttura dal basso, pensando che rispecchiasse fedelmente lo spirito della nazione del ferro.

    Grazie Hibachi.
    Vi farò avere notizie di questo incontro a conclusione, se le premesse verranno rispettate sarà importante sapere anche per voi.


    Non indossava ancora la sua uniforme da Hokage, aveva preferito viaggiare con abiti civili, e se qualcuno avesse voluto verificarne l’identità già quello sarebbe stato sufficiente a mettere un timbro sull’identità di Raizen Ikigami.
    Fece un inchino di cortesia al messo che li avrebbe accompagnati alle loro stanze, entrare in quella struttura gli appesantì terribilmente le spalle, ed il simbolo del fuoco davanti alla sua stanza non fu da meno.

    Sono certo che è stato Jotaro a cucinare.

    Disse mentre osservava il misero pasto, del tutto incapace di alleggerirgli la testa dai mille pensieri che l’affollavano, ma il peggio non era ancora arrivato, ed Oda poteva ben percepire che più di una volta Raizen avrebbe guardato all’unico piccolo rotolo che aveva portato con se come bagaglio, qualcosa di piccolo che di certo non meritava tutte le attenzioni che gli sguardi saettanti dell’Hokage gli dedicavano.
    Fu solo dopo una delle docce più lunghe della sua vita che il chunin capì cosa conteneva il piccolo rotolo: il vestito da cerimonia di Raizen.
    Ma contrariamente a ciò che ci si poteva aspettare, ogni parte del kimono indossata dalla Montagna ne rendeva più salde le fondamenta, liberando il suo animo dalle incertezze, il rosso, dopotutto, era il suo colore.
    Allo scoccare della mezzanotte la Prima Fiamma del Paese del Fuoco era pronta ad unirsi agli altri Kage nella riunione più importante che l’accademia ricordasse.


    Non avrebbe proferito parola, chiudendosi in un austero silenzio sin dal momento in cui avesse varcato la porta della propria stanza fino alla stanza della riunione, difficile dire se assorto nei propri pensieri, o concentrato o semplicemente teso.
    La prima parola quella volta non spettava di sicuro alla Foglia, Kiri, Oto e Suna, tutti e tre i villaggi avevano intere montagne ad ostacolare un reale dialogo, Raizen avrebbe taciuto fino a quando quelle montagne non si fossero appianate o per appianarle egli stesso.
    Alla richiesta di mostrare il proprio cappello, lo strano copricapo da sempre ritenuto ridicolo, lo sollevò dalla testa, posandolo davanti a se quasi fosse un cimelio, col kanji rivolto verso il moderatore di quel difficile evento.
    La riunione delle Ombre poteva definirsi aperta.
     
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    Erano un paio di sere che non riusciva a dormire. Più precisamente, i suoi sogni erano inquieti da quando gli era stato detto che sarebbe diventato il nono Kazekage. Quella era davvero l'ultima cosa che si sarebbe aspettato. Hoshi sarebbe dovuto essere il nuovo leader della Sabbia, non lui. Ma gli anziani avevano deciso, ed a poco erano servite le rimostranze del jonin, il quale, solo per spirito di servizio, aveva infine accettato. Era pronto a portarsi dietro quella responsabilità? Non davvero, o per lo meno non credeva di esserlo. Per questo la sera non dormiva. Come si poteva dormire quando così tante vite dipendevano dalle proprie decisioni? Certo, non era da solo. Daishin stava facendo un ottimo compito come amministratore. Ma alla fine sono i Kage che fanno la storia, ed Hohenheim, che lo volesse o meno, avrebbe anche lui plasmato il futuro del Paese del Vento e dell'Alleanza tutta.

    Quella sera, il jonin bambino era uscito dall'imponente Palazzo del Kazekage, la sua nuova casa, ed era salito in cima alla cinta di rocce che circondavano completamente il villaggio. Il deserto era freddo, svuotato rapidamente del calore che aveva accumulato durante il giorno. A quell'ora l'Anauroch mostrava la sua seconda natura che così spesso veniva dimenticata da coloro che non vivono in quei luoghi, ma vi passano solo di sfuggita. Una leggera brezza stava erodendo le dune a nord del villaggio, facendo salire nel cielo la sottile sabbia che a tratti brillava nel riflettere la luce della lune e le stelle. All'interno del villaggio non c'era quasi più nessuno per le strade e solo le guardie di ronda sulle mura davano l'impressione al jonin di non essere completamente solo.

    Chiuso nei suoi pensieri e nei suoi dubbi, il jonin tirò fuori un rotolo e ne fece fuoriuscire il contenuto. Era una piccola statua d'argilla: il busto incompleto di un personaggio immaginario che aveva sognato quando ancora la sua mente era sgombra da questioni più importanti. Aveva iniziato a lavorarvi in quelle sere, solo con le mani e pochi arnesi, non usando le arti ninja. Il lavoro manuale gli piaceva, lo calmava. Riuscì a lavorare in serenità solo una mezz'ora tuttavia, prima che un chunin del villaggio non gli si avvicinò con una busta sigillata. Il bambino prodigio la prese con un cenno di ringraziamene e l'aprì. Ne lesse rapidamente il contenuto ed aggrottò le sopracciglia. Anche quella sera probabilmente non sarebbe riuscito a riposare.

    [...]



    Daishin sarebbe stato convocato nell'ufficio del Kazekage il giorno successivo, di prima mattina. Il giovane volto di Hohenheim nascondeva bene le poche ore di sonno che era riuscito a dormire. Hohenheim stava cercando di aggiornarsi sui diversi affari del villaggio leggendo pesanti tomi e pergamene che il suo predecessore gli aveva lasciato, quando Daishin si fosse presentato. Buongiorno Daishin, accomodati. Mise da parte il volume che stava leggendo e tirò fuori la lettera che aveva ricevuto poche ore prima.L'ho ricevuta ieri notte, leggi. Cosa ne pensi?Avrebbe ascoltato l'opinione dell'amministratore.Sembra che avremo la possibilità di chiarire le cose con Oto e gli altri villaggi prima di quanto non ci aspettassimo, non trovi? Forse meglio così...la verità è che siamo in guerra, ed il nostro villaggio è stato fin troppo fortunato a non essere toccato dai nostri nemici, fino ad ora....ad ogni modo...vorrei che venissi con me alla riunione dei Kage come consigliere ed accompagnatore. Sono sicuro che sarà utile averti al mio fianco. Daishin non avrebbe detto di no, Hohenheim ne era certo.

    [...]



    Per l'occasione, il jonin bambino indossava un elegante kimono del color chiaro della sabbia che lambiva le coste a sud del Paese del Vento. Una serie di vortici stilizzati da semplici linee squadrate decoravano i bordi del suo indumento e richiamavano i bordi del cappello da Kazekage che portava per la seconda volta da quando gli era stato dato.

    Volavano rapidi su un enorme drago di argilla che il bambino aveva plasmato per se stesso e per l'amministratore, così da affrontare il viaggio verso il Paese del Ferro. Se c'era qualcosa che davvero lo incuriosiva in tutta quella storia era il coinvolgimento di Jotaro. C'era il suo nome in calce alla lettera che aveva ricevuto. Ma qual'era il suo ruolo in tutto quello? Esternò il suo dubbio al suo accompagnatore, ma le parole vennero risucchiate dalle forti e gelide folate di vento che dominavano quella quota.

    Il monastero, luogo dell'incontro tra i massimi vertici militari dell'Accademica, giaceva su un'altura difficilmente raggiungibile, tra i monti innevati del Ferro. Il gelo era penetrante, ma non riusciva a tangere il corpo minuto del Kazekage, schermato com'era dal chakra repulsivo. Ad accoglierli c'era un solo messo accademico. Nessuna cerimonia o calorosa accoglienza. Al jonin piacque quell'approccio spartano, che era così simile allo stile sunese. Entrando nell'edificio, la vista di Hohenheim si soffermò sulle vallate che si susseguivano infinite sotto i suoi occhi. Così dissimile da quelle di casa sua eppure ugualmente bellissime.

    L'accomodamento che gli avevano dato era semplice e minimalista. Mentre mangiavano quello che era stato loro offerto, Hohenheim avrebbe detto a Daishin: Qualche aggiunta finale prima che la riunione inizi? Finito l'aggiornamento, avrebbe detto:Andrò a meditare per qualche ora, quando tornerò ci potrai collegare con la comunicazione mentale, dovessi aver bisogno di informazioni durante l'incontro. Grazie Daishin. Si sarebbe quindi diretto nella sua stanza. Ignorando il letto, il Kazekage si sarebbe seduto a gambe incrociate a terra. Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente vagasse nei meandri della sua coscienza, così come gli avevano insegnato nel Monastero del Giglio molti anni prima.

    [...]


    Entrando nella sala dell'Alto consiglio, Hohenheim sarebbe stato colpito dalla magnificenza di quella sala. Nella sua semplicità, i simboli dei quattro Paesi sopra un unico tavolo era un simbolo tanto potente da togliergli il fiato. A dispetto di tutti gli egoismi, era per quello che combattevano ed in quell'idea erano riposte tutte le loro speranze per un futuro migliore. ...vale davvero la pena perdere la vita per questo...

    Si sedette alla destra dell'Hokage, dove il simbolo del Paese del Vento gli indicava il suo posto. Una bella sera per cambiare le sorti del mondo ninja, non trovi Hokage Raizen? La sua voce era calma e rilassata, la sua mentre era sgombra, ed il suo chakra silente.

     
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    Cosa puoi fare durante un incubo?
    Vedi le tue paure, tu sei lì, davanti ad esse, eppure sai che in qualche modo, alla fine, ne uscirai.
    Tu non sei mai veramente lì.
    Vedi te stesso, protagonista e spettatore allo stesso tempo, e sai che quello che sta accadendo, alla fin fine, si limiterà ad essere poco più di un brusco risveglio nel tuo stesso letto.
    La mente può avere paura.
    Perfino il tuo cuore può avere paura, in certe circostanze.
    Ma hai una certezza a cui puoi afferrarti, con tutte le tue forze, ed è che, alla fin fine, in un modo o nell'altro, quel momento finirà. Tu ti sveglierai, e ti accorgerai che era stato tutto un brutto sogno.
    E' questo quello che ti fa andare avanti...


    ... No... Non era possibile.
    Lui era morto.
    Una trappola?
    Ma chi poteva fare una cosa del genere? Perché a me? Perché ora?
    Strappai la lettera. La gettai nel vento, e questa si disperse in un moltitudine di briciole di carta.
    Ma se ero sicuro di quello, perché mi stavo già dirigendo lì?
    Dopo tanto tempo, avevo forse una meta?

    Ma se l'incubo non avesse fine?
    Come potresti sopportare tutta quell'oscurità? Come potresti anche solo tentare di andare avanti?
    Non avresti un appiglio. Non avresti un approdo sicuro.
    Nessuna ancora, nessuna salvezza.

    Che immagine vedresti riflessa nello specchio?


    Vedo solo un uomo che indossa la sua faccia ogni mattina.

    La modella come plastilina.

    Un rumore che lo riempie.

    Un dolore nelle tempie che non passa con una medicina.

    Ero lontano da casa.
    Da quanto tempo mancavo?
    Giorni? No... Settimane? Forse.
    Ero tornato lì dopo il Gelo... Ma non sapevo dire quanto tempo era passato da quel giorno.
    Ma lui era lì ad attendermi. Nei miei sogni.
    Nei miei incubi.
    Lo sapevo.

    Un cielo nero, da cui piove fuoco.

    Non potevo più dormire.
    Non potevo più sognare.

    La mattina tremo quando dormo poco.


    Non avevo detto nulla a nessuno.
    Nessun messaggio, nessun addio.
    Di me, alla Nebbia, nessuno avrebbe saputo più niente.
    Neanche Lei...

    La vita è diventata il mio incubo.

    Che mi congela come brina. Che arriva come pioggia novembrina.
    Che mi lacera la pelle, fino alla stiva della mia autostima.

    Immagina di andare sempre avanti sulla tua strada, nella tua vita, finché alla fine non trovi la gioia che cercavi.

    Una gioia che che ti sorprende, come una brezza leggera che ti sorregge.

    Io l'avevo trovata, ora mi rimangono le schegge.

    L'ho persa dopo un battito di ciglia.

    E quando perdi la brezza che ti sorregge precipiti nel vuoto, ma non sai per quante miglia.

    Scusami...

    Il problema non è mica l'atterraggio, è la caduta.

    Dovrei trovare quel coraggio per rincorrere una cosa giù perduta.

    Io non l'ho mai rincorsa.

    Il lusso di potermene scappare dalla morsa, restarmene alla porta.


    Ero sommerso dalla neve, con un mantello fatto di stracci.
    Avevo varcato la sera prima il confine del Ferro. Quel giorno avrei raggiunto il luogo dove avrei scoperto la verità.
    Mi fermai, solo per un istante, a mirare qualcosa tra il freddo e il gelo.
    Mi accovacciai sulle ginocchia, sfiorai quel bellissimo fiore scuro.
    In altri tempi avrei sorriso.
    Per il fiore, per quello che rappresentava - per me - o in quel posto, in quel preciso momento.
    Mi alzai, andai avanti.

    Si fotta quel che sento.


    Uscivo dal mio cuore... Lasciavo le chiavi dentro.


    Spalancai le porte dell'austera struttura.
    Vento e neve accompagnarono il mio ingresso.
    Mi fermai nel centro della stanza, come se fossi congelato, mentre guardavo in volto l'uomo dinanzi a me.
    No... Non è possibile. Mi tolsi il cappuccio del mantello, mostrando il mio volto.
    Il mio viso era scavato, malandato. I capelli lunghi, sporchi di giorni di viaggio.
    Tu... Tu sei morto quel giorno.
    z6ooNnk


    [...]

    Sei sicuro che è una buona idea? Conosco la maggior parte di loro... Ho paura che si rivelerà essere un fallimento. Chiesi a Jotaro, sedendomi accanto a lui al grande tavolo.
    Erano passate poco più di ventiquattrore.
    Mi ero spogliato degli indumenti oramai stracci che indossavo, lavandomi e mangiando.
    Ero riuscito perfino a dare una leggera sistemata ai capelli.
    Avevo indossato una lunga tunica bianca, anonima.
    Nessuna maschera.
    E ora sedevo all'apice della tavola, al fianco di Jotaro.
    Potevi fare un cappello in più anche per me... Abbozzai, mentre il lucchetto che ci separava dal mondo esterno veniva aperto.
    Chiusi gli occhi.
    L'oscurità provò a prendere di nuovo il sopravvento.
    La porta si spalancò, insieme ai miei occhi.
    Aveva inizio.


     
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    Sho era tornato, ma ciò mi aveva riempito di gioia per quanto? Fors neanche una giornata intera.
    Solo io sapevo ciò che avevo visto, Sho corrotto da Cantha. Posseduto da un'energia oscura, come quella che aveva preso il controllo del demone.
    Mio fratello non aveva più il demone, la creatura gli era stata rimossa dopo il fallimento di una missione in terre non accademiche. Sho era tornato, ma non era più lo stesso.
    Pensavo che l'avergli tolto il demone, fosse una cosa positiva, soprattutto per lui. Nessuna responsabilità, nessuno che cercasse di catturarlo ogni tre per due. Forse mio fratello poteva finalmente, riposarsi.
    Quanto ero stato illuso, l'aver perso il demone aveva avuto un effetto tremendo su di lui. Mangiava pochissimo, parlava ancora meno e dormiva, o più correttamente faceva finta di dormire, per tutto il giorno.

    Mio fratello, l'eroe, era a pezzi e le mie parole o i gesti di affetto di mia madre, non sembravano rimetterlo in sesto. Cercavo di non lasciarlo da solo praticamente mai, ma non per consolarlo, ma perchè ero terrorizzato di non sapere dove fosse. Anche se, le mie costanti analisi sul suo chakra mi davano come il presetimento che la corruzione della visione, fosse collegata al demone.
    Forse le cose sembravano migliorare, certo era un trauma perdere un demone, Raizen ne era la prova, ma anche Sho sarebbe "guarito". Mentre le giornate si susseguivano io iniziavo a farmi un po' più ottimista, ma questo, di solito, è un brutto segno.

    [...]



    Mi trovavo nell'ufficio di Raizen, ero stato convocato con la massima urgenza. Non bevvi niente, iniziando a leggere dopo un piccolo saluto.
    Salve Hokage, prenderò un bel bicchiere di niente, già vedo cose che non esistono da sobrio... Una missiva? Per me?

    Leggendo quelle poche righe, strabuzzai gli occhi.Sorpreso.
    Oh. Roba grossa. Hai già deciso chi portare?
    L'affermazione di Raizen lo colse ancora più di sorpresa, per fortuna che non stava bevendo.
    Che... io? Come? Cosa? Ok
    Ancora una volta dimostravo la mia completa inettitudine nei rapporti interpersonali, cercai di riavermi un attimo, quando mi spiegò il da farsi.
    Cercherò di essere all'altezza delle aspettative.

    Dopo tre giorni, Oda giunse puntuale all'appuntamento. Era vestito in abiti comodi e con il suo equipaggiamento al completo. Un rotolo conteneva la Naginata, per facilitarne il trasporto. La cosa era stata resa necessaria da uno zaino stipato alla morte, contenendo diversi vestiti scelti per l'occasione dalla madre.
    Pronto, salve... Kunihiro?
    Utilizzai la tecnica, attuando una mia piccola modifica in modo da creare due canali diversi, due stanze. Una tra me e Raizen, ed una che connetteva tutti e tre. [Note]

    Una volta in volo, avrei risposto al mio Kage, cercando di non apparire offensivo
    Sai che se venissero scoperti i miei sigilli o quelli di Kunihiro potremmo scatenare una guerra, vero? Comunque credo che essere separati faccia solo il bene dei nostri nemici, come hai detto tu. Forse dovremmo essere i primi a dare un po' di fiducia agli altri?

    [...]



    Giunti all'alloggio ne rimasi colpito, sicuramente un posto così antico conteneva un sacco di spiriti. Annotai la posizione per future ricerche. Quindi scofanai tutto ciò che ci fu servito, anche le verdure, avevo fame. Poco prima della riunione scelsi tra gli abiti che mi aveva dato mia madre. Scelsi l'abito più semplice. Scuro, nessun riferimento al clan. Alla fne era un semplice Kimono, con alcuni lacci sul davanti per mantenerlo chiuso, o un Gi particolarmente sontuoso. Dopotutto eravamo soldati. Sotto la casacca indossavo sempre il corpetto di cuoio, al mio fianco si trovava la maschera del Cinghiale, probabilmente non sarebbe stato scortese indossarla, data l'accoglienza che avevamo ricevuto, mi premunii solo di cambiarne l'aspetto, rendendola una semplice maschera bianca, con un cerchio rosso al centro del volto ed il simbolo di Konoha, del medesimo colore, sulla fronte. [Note] Consumo : Medio per Efficacia 70 (Risparmio 50% più Impronta
    Quindi seguii Raizen all'interno della stanza, conscio dell'enorme peso che quella riunione avrebbe avuto. Nel bene o nel male.
    Mentre i kage si facevano riconoscre, il mio piede destro avrebbe cominciato a picchiettare rapidamente al suolo, chiaro segnale della mia tensione.
     
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    Prologo


    Atto I
    Essere la Mano Sinistra



    Avevo capito qualche giorno prima che accadesse che qualcosa non andava; quando ti passava accanto ne percepivi la tensione, l'aria si faceva estremamente pesante quando ti trovavi nella stanza con lui ed il silenzio, quello che solitamente non lo accompagnava mai, era adesso il suo più fidato seguace. Avevo capito che prima o poi avrebbe ceduto, che proprio lui che non poteva essere spezzato ... si sarebbe spezzato. Fui il primo ad accorgersene: andai a bussare al suo ufficio ma la porta non era neanche chiusa. Sul tavolo una pila di fogli da firmare, una risma di rapporti da siglare: non aveva neanche più la forza o la volontà di scaricarmeli. Era diventato apatico, distaccato. Tutto ciò che sapevo era che la sua ultima missione era stata un disastro. Erano morte molte persone. Se lui era sopravvissuto, però, dovevano essere morti soltanto i più deboli, quindi non riuscivo a capire il perché di tanto rammarico: non c'è da compatire una perdita, se ciò che si è perso non era di valore. Anzi, spesso la perdita è inutile patirla del tutto. Ciò che è stato non potrà mai essere perché, appunto è stato.
    Quando avvertii il Mizukage la sua reazione non mi sorprese. Nessuna azione nei confronti di Akira: sarebbe tornato, prima o poi, né io né Itai avevamo dubbi al riguardo. Si era comunque comportato come un irresponsabile - era pur sempre il capo delle squadre speciali ed uno dei dententori sia delle vecchie che delle nuove Sette, non poteva permettersi di abbandonare il villaggio senza dare notizie di sé.
    Fui incaricato di sostituirlo in sua assenza e così feci. Neanche Meika sembrava sapere niente di quella faccenda: ho sfocati ricordi di Keiji Kagome riguardo la riunione di Kiri; il suo ardore nel voler andare a salvare la sua amata, la testardaggine con la quale sfidò il neo-mizukage ed al quale mi unii erano così in contrasto con il suo coevo comportamento che non riuscivo a trovare una soluzione razionale. Forse perché di razionale c'era ben poco. Ero spesso in ospedale dalla Akuma per via dei miei antidolorifici o - placebo che dir si voglia - ed ogni giorno il suo colorito sbiadiva come quello di una rosa bianca che stava morendo; ogni giorno sembrava sempre più trasparente invisibile. Mi ricordava ancora una volta la degenza per la malattia contratta a Shulva.
    Quel giorno però, mentre andavo in ufficio sgranocchiando un tonico, fu diverso. Fu inaspettato. Trovai una lettera del Mizukage di convocazione sulla scrivania. Inutile negare che il mio primo pensiero fu una missione di salvataggio o ricerca di Akira Hozuki - erano passati troppi giorni! Quando entrai Itai fu piuttosto breve. Si percepiva ancora tensione nell'aria, anche lui, probabilmente, iniziava ad essere molto preoccupato e l'assentarsi dal villaggio lo turbava ma non poteva in nessun modo. Era stata indetta una riunione dei Kage. Itai voleva che lo accompagnassi. Se ci fosse stato Akira quello sarebbe stato compito suo. Va bene. Dissi, grave. Ma non possiamo continuare a fare finta di nulla.

    Ci ritrovammo davanti alle mura del villaggio come avevamo stabilito. Yogan ed il Mizukage erano già li nonostante non fossi in ritardo. Quel giorno avevo dei colori che non mi si addicevano: un lungo drappo grigio molto chiaro, quasi bianco, scendeva dal collo fino a più o meno metà gambe, fermato alla vita artificiale da una spessa fascia nera in cui era riposta la Yakusoku. Un cappuccio collegato ad un mantello dello stesso colore del drappo mi cingeva la testa e delle spesse fasciature grigie, questa volta più scure rispetto al drappo, tenevano caldi i miei arti. Sul volto, già di per sé molto coperto dal cappuccio, giaceva una maschera nera decorata in oro.
    Non ci era stato chiesto di andare disarmati quindi avevo portato con me ogni singolo oggetto del mio arsenale. Quando volete partire, io sono pronto.

    Non fu un viaggio pieno di parole, come potete immaginare. C'erano molti più motivi per tacere che per discorrere. Inoltre la presenza prolungata di Itai e de suo drago mi destavano un certo fermento interno dovuto forse all'agitarsi del Drago Nero. Non forzai alcuna discussione, non ce n'era motivo. Mi limitai a meditare, in attesa.
    Più ci avvicinavamo al luogo stabilito, più ci rendevamo conto che il clima non ci era così inospitale anche se forse era più simile a quello di Genosha o Azumaido che a quello del Villaggio Segreto. Una volta atterrati il mastodontico edificio che ci trovammo dinnanzi mi ricordò il palazzo Kenkichi, almeno nello stile architettonico. Squadrato, spartano, imponente. Una vera architettura del potere, c'era poco da dire. Nonostante mancasse di fronzoli e tipiche scene volte ad accrescere l'immaginario sulle persone raffigurate, quell'edificio trasmetteva sicurezza, fermezza e austerità. Ad attenderci c'era soltanto un messo accademico, disarmato. I Mizukage mi precedeva: fummo accompagnati nella nostra stanza e lasciati accomodare. Vi era un pasto caldo ed una lettera che invitava a riposarci dato che la riunione si sarebbe tenuta la sera. Ogni minuto era buono per meditare quando non si è più avvezzi al dormire - sebbene non disponessi dei complessi sistemi di sospensione che mi ero installato a casa per poter potenziare quella sensazione di riposo. Per quanto riguarda il cibo invece, declinai semplicemente col gesto di una mano. Non mi sarei certamente tolto la maschera, nemmeno davanti al Mizukage, avrei piuttosto aspettato un momento di tranquillità per ingerire uno dei miei tonici supernutrienti.

    Quando si fece l'ora fummo accompagnati alla sala della riunione. Avevo osservato poco il palazzo in cui ci trovavamo quel pomeriggio: solo in quel momento, infatti, mi rendevo conto di quanto fosse sporco e malmesso. Probabilmente quel posto era abbandonato da anni e fu racimolato all'ultimo istante per indire quella riunione straordinaria: davvero era necessaria tanta furia?
    Quando le porte della sala principale si spalancarono le sorprese furono molte, troppe. Prima di tutto, quel luogo non era vergine alla presenza di tutti e quattro i grandi Kage. Le enormi pietre raffiguranti i vari kanji del villaggio lo dimostravano. Inoltre il kanji centrale, quello dell'accademia, suggeriva un utilizzo non troppo remoto. Erano già arrivati due dei quattro Kage: Raizen Ikigami e ... Hohenheim Kakita! Il giovanissimo Jonin della Sabbia si era dimostrato il ninja più forte ed affidabile del suo villaggio. Avevo avuto la fortuna di testare le sue capacità in più di una occasione e devo ammettere che lo ritenevo perfettamente all'altezza di quel titolo. Ad accompagnarlo c'era Daishin Iga, altro ninja con cui avevo avuto modo di fare conoscenza. La sua formalità era un ottimo biglietto da visita per una rionione di quel tipo.
    Sul Kage della foglia invece avevo poche notizie, se non qualche ricordo sbiadito di Keiji Kagome. Il cuore però saltò un battito in un momento di lucidità non mio. Mi appoggiai con una mano alla spalla di Itai. Un eterno dolore mi afflisse mentre sentivo perdere il controllo su quel corpo: il ninja di Taki aveva per un attimo così intensamente cercato suo figlio da farmi annebbiare la mente. Possibile che ad accompagnarlo fosse Sho? I due successivi passi mi confermarono che si trattasse la sagoma di un Saitama ma di quello sbagliato: era Oda. Gli lanciai una occhiata per poi rivolgere la mia attenzione al centro del tavolo. Una sagoma incappucciata che non conoscevo era affiancata da ParlatoAkira. dissi, bisbigliando. Ecco dove si era rintanato quel bastardo. Aveva più di una cosa da raccontare a me ed al Mizukage.
    Con compostezza ci dirigemmo verso quella porzione di tavolo che recava il simbolo della nebbia. Porsi la sedia al Mizukage e mi sedetti in quella a me adibita subito dietro la sua.
    Il destino del mondo era rinchiuso in quattro mura nel gelo di una fredda montagna ed io, insieme ad altre nove persone, ero lì per tesserne i fili.




    Chakra:
    Vitalità:
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 750
    Velocità: 550
    Resistenza: 600
    Riflessi: 600
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    Equipaggiamento
    • Tonico Coagulante Medio × 3
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Base × 2
    • Filo di Nylon [10m] × 1
    • Spiedi Potenziati × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Unagi × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1

    Note




    Parlato
    Citato
    Koutsu
    Kyofu
    Yakusoku

     
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    Jotaro si era mosso in fretta, più di quanto Aloysius si aspettasse. La missiva arrivò nello stesso inverno di quell'anno e il Colosso gioì come un bimbo a Natale per il suo tanto sperato presente...i preparativi erano pronti ed era giunto il tempo di destare l'Accademia dal suo letargo.
    Dopo tre mesi dalla Riunione ad Oto diverse cose erano cambiate e la nuova rotta tracciata dal Mikawa iniziava a conferire nuovi connotati a coloro che erano considerati tra i più spregevoli e inaffidabili ninja dell'Alleanza. Parlo di questo poiché per motivare la scelta che aveva portato il Kokage a scegliere il suo accompagnatore è necessario un minimo di contorno: le casse del Villaggio e di quelli vicini erano state prosciugate nell'investimento sulle maggiori forme di guadagno del Paese ma non era da bordelli, servizi e banche che il Riso stava ricostruendo la sua fortuna...bensì dal primario.
    Avevano praticamente raddoppiato il loro prodotto interno lordo con una semplice operazione, l'unica che Diogene non aveva largamente pianificato fino al giorno della sua elezione...

    Mettere Febh nei campi, lontano da Oto e dalla vita dei ninja, era stata la svolta del villaggio: da solo era in grado di fare il lavoro di tutti gli agricoltori delle pianure e aveva bonificato ettari di terreno in brevissimo tempo, sgravando il villaggio di costi esorbitanti. Non solo, così facendo non vi era più alcun incidente a rallentare le operazioni burocratiche e nessun ritardo nell'attuazione dei medio/piccoli problemi organizzativi che una capitale militare viveva nel quotidiano....Quanto alla malavita poi, Aloysius aveva praticamente confinato ogni forma di vizio all'interno delle mura del quartiere dei piaceri. Per le via del villaggio non vi erano barboni, spacciatori, donnine o bancarelle di contrabbando. Come? Soldi per pagare tutti non ce ne erano e la politica del terrore non poteva piagare i più radicati malavitosi...cosa ne avesse fatto di quelle persone non era dato sapere. Qualcuno diceva di aver visto persone condotte con la forza nel cunicoli del villaggio, alcuni affermano che le fiere del bosco dei sussurri non avessero più appetito, altri ancora di navi prendere il largo senza mai fare ritorno o addirittura di una qualche creatura custodita nel profondo di un cratere non molto distante da un villaggio. Insomma...in qualche modo le cose sembravano funzionare ad Oto.


    Direi che è giunto il momento di appendere guanti e scarponi al chiodo e riprendere da dove eravamo rimasti. Domani all'alba, al South Gate, i 4 Villaggi si riuniscono. Ah, porta il Gorillotto...è giunto il momento che Suna se lo riprenda.


    Se lo Yakushi non si fosse presentato o se fosse arrivato a mani vuote Aloysius avrebbe intrapreso quel viaggio da solo, senza nessuno dei marmocchi del Suono a stargli tra i piedi...in caso contrario, rientrando dalla vita nei campi cui era stato rilegato, il ragazzo sarebbe stato accolto da una pesante pacca sulla spalla e dalle consuete parole dolci del Mikawa:

    " Spero tu non ti sia scordato come fare il ninja, Febh. Andiamo? "


    Probabilmente non era ancora il momento giusto per chiedergli se avesse risolto i suoi problemi...già, davvero pensavate che Aloysius avesse allontanato Febh solo per raccogliere riso? Ad ogni modo, i due mostri avrebbero raggiunto il Ferro procedendo a passo sostenuto; non portavano con loro un simpatico animaletto di compagnia e vi erano ancora nel continente diverse persone che avrebbero voluto metterci sopra le mani. Rintracciare però il messaggio di sangue recapitato all'ex amministratore sarebbe stato complicato poiché il corvo del becco rosso era stato monitorato durante l'intero tragitto e tutti i consoni meccanismi di protezione di sangue erano stati applicati su quel semplice foglietto di carta. Nessuno sapeva della scelta del Kokage.

    " Oggi è il mio compleanno...Jotaro non poteva scegliere un giorno migliore per questo regalo. Sai che non avrei potuto portare nessun altro con me: questo genere di riunioni finiscono in un modo o nell'altro sempre male e negli anni mi sono fatto più nemici che amici. Spero solo che ad Oto sappiano badare a loro stessi qualora il nemico si presenti in nostra assenza."

    Chiaramente Ogre avrebbe vegliato su Oto in sua assenza e tutte le giovani leve del villaggio avevano vissuto mesi di terrore nel tentativo di sopravvivere agli allenamenti del nuovo Kokage. Diventare più forti era stato il primo ordine impartito da Aloysius dopotutto.
    Le preoccupazioni del Colosso svanirono però quando vide il Palazzo incastonato nella montagna, tra il ghiaccio del Ferro. In quel momento il chakra repulsivo poteva anche non servire perché il calore nel suo petto sarebbe bastato a tenerlo caldo.

    Whothehellwouldbedumbenoughtotracekenpachi_4ab9957ebca831d1645185e77ca5f40a

    " Qualunque cosa accada oggi sappi che sei l'unica persona con la quale potrei vivere questa esperienza. "

    Fin troppo melodrammatico per gli standard di Diogene ma era vero e vista la posta in gioco e l'incertezza sul futuro trattenere quelle parole sarebbe stato semplicemente sciocco. Qui i ricordi si fanno confusi: il sapore insipido del manzo, il letto troppo morbido, una ragnatela enorme nell'angolo in alto della stanza...Aveva chiuso gli occhi un minuto, per svuotare la mente dei pensieri superflui, e un istante dopo si ritrovò in quella sala spoglia ma al contempo così carica di importanza. Vi erano volti nuovi e non ma tra tutti quella di Itai era l'assenza che più gli pesava...si convinse che sarebbe arrivato, prima o poi. Erano gli ultimi ma senza affrettare troppo il passo si incamminò verso la sedia vuota fissando con il suo solito sguardo indecifrabile e quel ghigno terrificante prima Raizen e poi Hohenheim. Quindi si sedette posando il cappello sgualcito sul tavolo.

    Quello era l'unico posto dove voleva essere.



    Edited by DioGeNe - 1/12/2018, 23:29
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Come si può riassumere in poche parole uno statoo di continua preoccupazione verso un futuro catastrofico? Ansia? Terrore? Avevo provato quelle sensazioni in passato e negli anni, avevo imparato a gestirle, a non lasciarmi sopraffare.
    Quella volta non era così.
    Dormivo poco e si vedeva. Ciò che avevo vissuto in prima persona era un'esperienza che andava ben oltre la semplice comprensione umana. Avevo visto l'essenza del tempo, avevo vissuto in uno spazio dove questo non avevo significato. E da lì ne ero uscito con una sola certezza: guerra.
    I Cremisi avrebbero marciato su ogni cosa, avrebbero bagnato di sangue la erra ed il Veterano era un nemico troppo forte e troppo furbo per essere sconfitto, almeno attualmente.
    C'era bisogno di unità, c'era bisogno di un'Accademia forte ed in quel momento l'unica cosa forte erano le divisioni tra i quattro villaggi che componevano detta "alleanza".
    Raizen era un animale ferito. Privato di Kurama, privato del Daimyo e probabilmente, del suo orgoglio.
    Avevo saputo delle elezioni del Kazekage e del Koage. Una buona ed una pessima - ma scontata - notizia. Il Kakita era una scelta migliore di Hoshi, se non per forza, per il semplice fatto che non era compromesso con il Mikawa.
    Diogene invece era una pessima notizia. Qualcosa a cui però ero mentalmente preparato. Affrontare il Mikawa per difendere la mia patria non mi spaventava.
    Ma se avessi dovuto combattere Oto ed i Cremisi, pur con l'aiuto di Konoha e Suna... che speranze avremmo avuto? Non ero certo che i quattro Kage assieme avrebbero potuto uccidere il Veterano, figurarsi tre. Figurarsi se avessero dovuto combattere su due fronti o peggio, se i loro nemici si fossero alleati.

    Anche quella notte erano le tre quando aprii gli occhi. Sapevo che il sonno non sarebbe arrivato, il suono del mio cuore che batteva forte non mi avrebbe lasciato tregua. Mi alzai a sedere silenziosamente, mi girai verso Ayame che dormiva placidamente al mio fianco. Non la svegliai, con cautela scesi dal letto, uscendo dalla camera. La porta di quella di Natsu era aperta: il bambino era troppo piccolo per dormire in un letto vero, avevo ancora una culla. Ci entrai e mi avvicinai alla struttura di legno, posando le mani sul bordo.
    Natsu aveva preso parecchio da me. A differenza delle sorelle maggiori aveva i capelli biondi, biondissimi, simili ai miei quando avevo la sua età. Si sarebbero scuriti nel tempo. Forse la carnagione era più simile a quella di Ayame. Era un bambino attivo, curioso, impavido. Aveva tutta la vita davanti, una vita che doveva essere felice e libera.
    Io ero suo padre.
    Era compito mio far sì che ciò accadesse.
    Ero suo padre e non ero più sicuro di poterci riuscire.

    Un lieve rumore di passi mi svegliò. Mi voltai e nella penombra vidi una piccola figura in piedi davanti la porta aperta. Si strofinava gli occhi e sbadigliava. Potevano essere Jukyu o Nana, non ne avevo idea, senza luce erano praticamente impossibili da distinguere.
    Papà? La voce, assonnata, era quella di Jukyu. Mi voltai ed andai da lei, accarezzandole piano i capelli, piegandomi sulle ginocchia.
    Ehi piccola, perché sei sveglia?
    Dovevo andare in bagno, mi rispose sbadigliando. E tu perché sei sveglio?
    Avevo sentito qualcosa dalla stanza di Natsu e sono venuto a controllare, mentii, non potevo dirle che il peso e la paura mi stavano schiacciando. Direi che tu devi tornare a letto.
    Va bene, disse semplicemente la bambina. Vieni con me?
    A quella domanda sorrisi, il cuore colmo di quell'immensa tenerezza ed amore paterno che solo un figlio può suscitare. Misi le mani sotto le sue braccia e la sollevai. Andiamo.
    Ce la dovevo fare.
    Per loro.
    Solo per loro.



    Più tardi quella notte un corvo beccò la finestra del mio studio privato in casa. Era seduto dietro la scrivania, leggevo documenti ufficiali, cercavo di trovare una soluzione che sapevo non avrei trovato rimanendo lì.
    L'unico modo era incontrarci tutti. Definire le alleanze. Ma avevo timore, timore di non essere pronto all'estrema prova che mi attendeva. Timore che tutto ciò che avevo creduto fosse inutile. Mai prima la guerra. Mai prima la vendetta. Mai prima la rabbia.
    Ma sarebbe stato così di fronte al Mikawa?
    Il corvo beccò ancora.
    Non era un animale comune: mi alzai ed aprii la finestra. L'uccello balzò dentro ma non scappò, mi guardo con aria misteriosa, attendendo. Alla zampa portava legato un rotolo. Lo presi ed in quel momento il corvo gracchiò, uscendo dalla finestra aperta. La richiusi per bloccare l'aria gelida e tornai alla scrivania con il piccolo messaggio in mano.
    Mentre lo leggevo sentivo prudere vecchie cicatrici, precisamente, vecchie cicatrici dietro le gambe. Speravo che a Jotaro facesse male l'orecchio almeno.

    Sospirai, bruciando il biglietto subito dopo. Una riunione dei Kage. Era ciò che ci voleva... e dunque, era giunto il momento.
    Il momento della verità.
    Il momento di capire se questa Alleanza poteva essere ancora definita come tale



    Il messaggio per Kensei giunse il mattino dopo seguente. Mi trovai il tetro spadaccino nel mio studio. Avrei chiamato Akira. Era stato promosso a Jonin, sarebbe stato quello il suo posto. Ma Akira non c'era. Dopo la missione nel Paese del Gelo, qualcosa in lui si era rotto. Non era ancora tornato al villaggio ed io avevo deciso di dargli tempo.
    Però aveva responsabilità. Verso il Villaggio, verso le persone che stava lasciando lì. Aveva le responsabilità della spada che i portava dietro.
    Ma c'era Kensei. Quando la mano destra non era amputata, la sinistra sarebbe rimasta lì, pronto a sostituirla. Per qualche motivo Kensei mi inquietava, come se qualcosa in lui fosse del tutto opposta a me. Ma ciò non mi impediva di fidarmi completamente di lui.
    Una riunione segreta tra i quattro Kage, Kensei. Io, Raizen Ikigami, Hohenheim Kakita e Diogenes Mikawa. Saprai cosa significa. Voglio che tu venga con me come mia scorta... non mi aspetto combattimenti, ma la fiducia è una merce rara ultimamente. Spiegai al Kenkichi, che poi mi ricordò di Akira. Lo so. Diamogli tempo, almeno un altro po'. A volte, quando le cose vanno tremendamente male, serve. Scostai lo sguardo dallo spadaccino, sospirando. Parlo per esperienza personale.



    Eravamo a circa trenta chilometri dal luogo prestabilito quando dissi a Yogan di atterrare. Proseguiremo a piedi, spiegai. La riunione è segreta ed un drago è un ottimo segnaposto. Torna pure Yogan, dobbiamo essere solo io e Kensei. Dissi alla dragonessa la quale fece un verso di disappunto, ma scomparve. Andiamo.

    Un luogo freddo, spartano. Cibo pessimo. Nessuna comodità. Nessuna guardia. Nessuna richiesta di cedere le armi. Eravamo lì, con i nostri capelli, con le nostre armi e tutte le migliori intenzioni che potevamo mostrare verso gli altri. Mi trattenni forse troppo a lungo nella mia stanza, racchiuso in una forzata meditazione. Quando ne uscii, cappello in testa, camminai fino ad entrare nella stanza. La mano di Kensei mi toccò la spalla, ma non mi voltai. La mia attenzione fu catturata dai due che entrarono: Jotaro ed... Akira.
    Sentii Kensei sussurrai il nome dell'Hozuki, io, invece, non dissi nulla.
    Ci fu solo uno sguardo, lanciai al ninja di Kiri, severo.


    Presi posto, silenziosamente, dove mi spettava, poggiando il capello di Mizukage sul tavolo, unendolo a quello degli altri. Solo allora guardai i presenti, fermamente.
    Lì non c'era più Itai Nara.
    Non c'era più un uomo. Non c'erano più sentimentalismi o personalismi. Non c'era spazio per null'altro che non fosse Kiri.
    Ero l'incarnazione del Villaggio. Solo e nient'altro che il Mizukage, l'idea astratta di esso fatta carne.
    Quella riunione poteva iniziare.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    La Riunione Noiosa


    Viaggio verso il Ferro



    Febh non si era presentato a mani vuote, ma non aveva affatto quello che Diogene si aspettava in mano. Dopo qualche mese passato in assoluto relax a poltrire tutto il giorno mentre i suoi cloni e le lucertole radevano al suolo i territori più dissestati, intervallandosi ogni tanto con dei momenti di pura e semplice distruzione indiscriminata per passare il tempo, lo Yakushi aveva ricevuto la chiamata del suo Kage dopo parecchio tempo, escluse alcune missioni di poco conto come quella nel mare congelato...e il suo incarico più pressante di cui si parlerà in separata sede.

    Febh non arrivò con l'urna contenente lo Yonbi, conquistato con tanti sacrifici, ma con un rotolo di pergamena sigillato. L'accordo con Hoshi è che lui ha la chiave e io l'urna. Se arrivo con l'urna lui saprà che in realtà anche io ho una copia della chiave e non sarebbe carino, anche se ora ho sentito che il Kazekage è un altro tizio. Porse la pergamena al Mikawa. Ma là ci sono tutte le indicazioni per raggiungere lo Yonbi in sicurezza, lo ho fatto spostare dopo l'attacco a Oto...in un posto consono, guardata a vista dalle mie lucertole. Leggendo il rotolo si viene teletrasportati davanti alla porta, è un Richiamo Inverso. E no, non ho scordato come si fa il ninja...per esempio so che bisogna sempre fare quello che ti pare e non quello che gli altri si aspettano. Una frecciatina per non aver portato effettivamente il gorilla, ma sapeva che quel tanto sarebbe bastato al Colosso. Ah, se la caveranno, hanno i Sigilli ora, no? E male che vada terranno duro fino al nostro ritorno. Aggiunse facendo spallucce. E poi è solo una barbosa riunione tra Kage...cosa potrebbe mai andare storto?
    [...]

    La stanza fa schifo...questi samurai sono dei morti di fame al limite dell'essere pezzenti! Commentava Febh davanti ai samurai di guardia alle stanze, deputati come elementi neutrali di quel meeting. La diplomazia sarebbe stata il suo punto di forza se fosse diventato Kage, ma grazie a tutti i Kami non aveva velleità in tal senso o la terza guerra mondiale dei ninja sarebbe stata una scaramuccia tra ragazzini di quartiere al confronto.

    Vennero comunque lasciati da soli, e quando presero posto nella grande sala lo Yakushi stava dietro al suo neoeletto Kage, in silenzio e palesemente mezzo addormentato mentre altri facevano il loro ingresso. Il pivello con il tizio che mi deve un favore...Itai con quel coso in armatura del Paese dei Demoni...Hohecoso con uno che non ho mai visto...Jotaro...e che ci fa quell'altro Kiriano qui? Punzecchiò il Kokage con un dito. Non si era detto massimo un accompagnatore? Ma sei sicuro di aver fatto organizzare le cose per bene? Diversi guardavano Akira in maniera irritata, ma era Diogene a catturare l'attenzione e l'ostilità di tuttu, come prevedibile. Era lui la persona che nessuno avrebbe voluto come Kage del Suono, ma di contro anche Febh sarebbe stata una pessima scelta, sia come leader che come suo accompagnatore viste le uscite tutt'altro che benefiche per l'umore comune che gli venivano di tanto in tanto.

    Febh Yakushi era la persona peggiore da portare a eventi simili. Ma se per caso fosse successo qualche casino....allora era la persona peggiore in assoluto da portare a eventi simili. Ma tutti là dentro lo conoscevano, e forse avrebbero fatto la cosa più saggia: prestargli un minimo di attenzione per non farlo uscire di testa ma ignorare tutti i suoi manierismi.

     
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    Jotty2Hotty

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    Tutti in cerchio


    Riunione dei Kage [2]



    Lentamente, ma con una certa dose di sorpresa da parte dell'organizzatore, tutti i kage avrebbero riposto alla chiamata. Avere quelle personalità tutte in una singola stanza era già di per sè un'impresa complicata, riuscire a farli stare calmi evitando discussioni che si sarebbero trasformate in rappresaglie, lo sarebbe stato ancora di più, ma valeva la pena tentare. I primi ad arrivare furono i ninja della Foglia. L'Hokage era stato accompagnato dal fratello di Sho, con il quale Jotaro non aveva mai avuto molto a che fare, ma del quale conosceva molto, grazie ai racconti del jinchuuriki, che aveva trascorso molto tempo con il ronin. Jotaro rimuginò su quella scelta: in una situazione di sfoggio di potere, Raizen aveva scelto un altro ninja rispetto a Sho, probabilmente il ragazzo non si era ripreso dall'ultima volta, un peccato. I due si sistemarono sotto all'emblema della Foglia e restarono in attesa, senza dire una parola. Successivamente fece la sua entrata la coppia di Suna. Vedendo non altri che Hohenheim in possesso del copricapo del Vento, il ronin non potè che sentirsi per un attimo orgoglioso di quella vista, proprio lui tra tutti era divenuto il capovillaggio della sabbia; da qualche parte del cuore rancido del clone, era rimasto un posto speciale, riservato alla Sabbia e a quel ragazzo che a causa sua aveva sofferto grandemente, e ora proprio lui si stagliava sopra le dune. Fantastico.
    Assieme al Kazekage c'era un altro ninja che Jotaro non aveva mai visto; la Sabbia era senza dubbio il villaggio dove aveva trascorso meno tempo negli ultimi decenni, e nel quale non aveva alcuna spia, gli fu quindi impossibile anche provare a indovinare chi fosse quell'individuo al seguito di Hohe.
    Quindi fu la volta del gruppo della Nebbia. A meno che Diogene non lo avesse evocato come cadavere davanti a Itai, il ronin non aveva ricordo di aver mai più incontrato quello che un tempo era la guardia del corpo di Shiltar, dopo quel piccolo malinteso che per poco non rischiò di causare un vero macello diplomatico, molti anni prima. Il giovane ninja che aveva portato via un orecchio a Jotaro era decisamente cambiato per il meglio, e non solo per l'età, sembrava decisamente più sicuro di sè. Ad accompagnarlo, quello che sembrava uno scaldabagno, almeno a giudicare dal suono di ferraglia che si portava dietro. Un set up estremamente singolare, che Jotaro non aveva mai visto, ma che attirò la sua curiosità; non immaginava che simili equipaggiamenti fossero presenti in seno a Kiri. Entrambi, entrando, vibrarono attenzioni ostili verso chi era presente accanto a me, così evidenti da poter essere percepite da chiunque. Poi, però, si accomodarono al loro posto.
    Quindi fu la volta dell'ultimo gruppo, che per un momento rischiò di far preoccupare l'organizzatore, dal momento che proprio il neoeletto Kage di Oto aveva richiesto la riunione. Quando entrarono, l'aria nella sala sembrò gelarsi. Non tanto per Febh, tutti amavano l'amministratore di Oto, assieme a covare per lui una giusta paura, quanto piuttosto per chi lo precedeva. Seppur contenendo la sua solita presenza di spirito, il Mikawa era stavolta forte di un titolo che gli dava il diritto di parlare per Oto. Cosa che prima, seppur pochi erano stati in grado di comprendere, era uno dei pochi collari che ancora trattenevano Diogenes.
    Quando furono sulla porta, Jotaro sembrò per un momento cadere dalle nuvole, e, raggiunto dal messo accademico, il ronin sussurrò alcune parole all'indirizzo del personaggio vestito di bianco, il quale, componendo alcuni sigilli di Terra, fece sgretolare i due simboli della Nuvola e della Roccia, generando al posto di quest'ultima, il simbolo del Paese del Riso.
    Trasformando la sala a 5 posti, in una rinnovata sala a 4 posti. Rimuovendo l'unica sedia rimasta vacante. A quel punto, il Kage del Suono avrebbe potuto sedere al suo posto.


    Questo posto ha visto giorni migliori

    Quando tutti fossero stati al loro posto, coi copricapi sul tavolo, Jotaro si sarebbe alzato in piedi, inchinandosi ai presenti e dando il benvenuto a tutti. Che mondo strano, quello in cui quello che un tempo era il ribelle più ricercato, ora accoglieva le colonne portanti del mondo.

    Benvenuti tutti, grazie di aver risposto a una chiamata così particolare in così poco tempo. Sono sicuro che le presentazioni tra di voi non siano, purtroppo, necessarie, ma vi chiederei unicamente di abbandonare i vostri sentimenti verso chi vi siede accanto, fuori da questa sala, per quanto possibile.

    Voleva evitare le chiacchiere inutili, quell'incontro era molto più propenso a scatenare un parapiglia che a generare una vera alleanza, quindi era meglio gestire subito gli elefanti nella stanza, per evitare che screzi appena accennati iniziassero a uscire fuori controllo. Mentre era ancora in piedi, Jotaro aggiunse.

    Dal momento che io sono solo un rappresentante di qualcosa che so bene molti di voi non apprezzano, non starò a chiedervi di fare qualcosa in nome dell'Accademia, questo incontro ha lo scopo di mettervi tutti sullo stesso piano e condividere le informazioni di cui siamo in possesso perchè siate a conoscenza della situazione.

    Quindi si sedette rivolgendosi nuovamente ai presenti.

    Non vi mentirò, i funzionari, o meglio, i pigri panzoni che risiedono in Accademia hanno pausa di un nuovo incidente come quello che anni fa portò alla distruzione di quell'edificio, e alla morte di molti di loro. Temono che i villaggi siano così astiosi tra loro da non passarsi nemmeno le informazioni sulle minacce che incontrano. Sebbene io ritenga ridicolo preoccuparsi solo quando i nemici sono alle porte, non può essere una cattiva idea aggiornarsi su quelli che sono i principali nemici che attendono alle vostre porte. Inizierò io per dare il buon esempio e passare poi a voi la discussione, sono qui solo come moderatore, e non per rubarvi informazioni, dirvi come gestire i vostri villaggi, non avendone alcun diritto, o criticarvi facendovi notare che arrivare a una riunione segreta a cavallo di bestie giganti, non sia un ottimo inizio per evitare di essere bombardati dai nostri nemici.

    Quindi Jotaro pose la mano destra sospesa verso il messo accademico, che tirò fuori dal bianco mantello un rotolo di pergamena, che Jotaro distese sul tavolo davanti a sè. Era una grossa mappa del mondo conosciuto, compresa la terra Canthiana a sud-est. Quindi estraendo alcuni oggetti simili ai pezzi degli scacchi, ma terminanti in ideogrammi invece che nei classici simboli, il ronin pose una figura in piedi su ognuno dei grandi villaggi accademici, rappresentati quel giorno, per poi posizionare una figurina su Cantha.

    Uno di questi è l'Imperatore di Giada, autoproclamatosi tale, Shiro Tagachi. Sono state le sue forze ad invadere Kiri ed assassinare il Daimyo del Fuoco. Le informazioni in possesso dell'Accademia sono relativamente esili, dal momento che le comunicazioni con l'isola sono interrotte, e dopo gli attacchi vostri villaggi, poco è diventato di dominio pubblico. Sappiamo che hanno un esercito regolare sconfinato, ma formato da fanti privi di arti ninja, rendendo di fatto temibili solo i generali di spalla a Shiro.

    Quindi posizionò un'ulteriore figurina di legno con l'ideogramma del Fulmine, sulle terre della Nuvola.

    Quando ero bambino, Kumo sedeva in questa stanza. Oggi chi vive là sembra interessato ad altro.

    Un pezzo venne poggiato sulle terre di Iwa. Qualcosa è in agguato a Iwa. Ho girato molti paesi, ma non vi ho mai messo piede, a differenza di molti di voi. Alcune delle fazioni che osteggiano questa alleanza hanno dimora nella Terra.

    Quindi un ultimo pezzo venne posizionato quasi al centro del continente, sulle terre della Pioggia.

    Era un tempo tradizione di questo evento, il condividere a vicenda le maggiori taglie presenti nei villaggi, per far coincidere gli sforzi di tutti per dare la caccia non agli stranieri, ma a coloro dei villaggi che hanno scelto una strada diversa. Una strada che intende minare la certezza rappresentata da questa stanza.

    Alla fine il ronin tornò a sedersi, per concludere il suo intervento.

    Abbiamo una grande fortuna a differenza dei nostri predecessori. Molti di voi hanno avuto a che fare con questi nemici. Alcuni di voi sono persino stati a Cantha, anni fa, alcuni hanno incontrato Shiro, altri conosco i Cremisi, altri la Zanna. Vi prego, non come accademico, ma come vecchio maestro di alcuni tra voi, e come amico di altri, create un ponte, o non rimarrà nulla.


    [ In Precedenza ]

    Senza dubbio fu strano per Akira scoprire chi lo aveva invitato alla festa.

    Ti assicuro che era quello che pensavo anche io. A quanto pare ho incontrato un inatteso alleato la sera prima di quell'inferno. Uno strano individuo deve avermi passato non solo informazioni ma anche dei sigilli. Quando ho ripreso coscienza erano passate settimane e io mi trovavo sotto terra, sotto molta terra, in una sacca tra le macerie, senza un graffio. Non so spiegarti nemmeno io che arte fosse, ma mi ha salvato la pelle. Ne riparleremo comunque, sistemati e riscaldati, tra poco inizieranno ad arrivare, fatti trovare decente per quando inizieranno a guardarti storto per aver lasciato il villaggio.

    [ Il giorno dopo]

    La riunione stava per iniziare, e Akira si era posizionato vicino al ronin in attesa dell'inizio di quell'incontro.

    Credimi, se li conoscessi come li conosco io, saresti venuto imbottito di gomma. Mi preoccupa più averli riuniti tutti in una stanza che avere una divinità drago impazzita sopra la testa...Noto che hai messo una tunica neutra. Ci sarà sempre posto per te in accademia, ma temo che le tue qualità andrebbero sprecate dietro una scrivania.

    Quindi il ronin fissò per un momento la tunica di Akira, in prossimità del bacino. Prima di voltarsi verso la porta, attirato dal suono di alcuni passi.

    Sono contento che tu abbia portato quella, dal villaggio del Gelo, sarà utile durante la spiegazione. Non immagini neanche cosa hai portato via da quell'inferno.

    Offgame
    CITAZIONE
    Lo scopo principale come avete intuito, è quello di rendere più semplice la diffusione delle conoscenze in-game dei vostri pg su nemici o ambientazioni che altrimenti sarebbero ancora ignote. Per rendere più semplice lo svolgimento della giocata, daremo per appurato il termine delle elezioni a Oto e a Suna, così da non perdere troppo tempo. Per risolvere la questione di "che fine ha fatto sho pg", dal momento che Gene lo ha fatto imprigionare, si determina che il personaggio, privo del 5 code è tornato alla foglia, e da lì ha svolto in seguito la giocata con me a Cantha, fornendo di fatto la Bussola di Giada al villaggio della Foglia.
    Altre eventuali incongruenze di timeline faranno puff :rew:



    Limite al prossimo giro: 20/12
     
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    II



    Uno ad uno, i kage di Kiri ed Oto con il loro seguito non si fecero aspettare. Non era passato molto tempo da quando aveva parlato con Itai, e si erano lasciati in buoni rapporti e si erano passati molte informazioni importanti. Molte di queste riguardavano l'individuo che lo seguiva, Diogenes. Vedere che il Mikawa era stata eletto kage era stata una notizia non molto piacevole, ma non completamente inaspettata. Le dita del kazekage batterono distrattamente sul tavolo mentre le sue capacità da sensitivo si estendevano nella stanza. ...mmm.... Non percepiva nessun demone a parte quello che risiedeva nel corpo del Mizukage. Quello non era un buon inizio. Avere indietro il Gorilla era fondamentale affinché Suna collaborasse appieno, e questo doveva saperlo anche Diogenes. Il fatto che si ostinasse a non portarlo era un vero e proprio affronto.

    Fu l'uomo mascherato che li aveva invitati ad accodarsi che avrebbe ripreso la parola. Hohenheim era stato distratto dall'atmosfera che li circondava e, quando costui aveva parlato la prima volta, non aveva prestato attenzione alla sua voce. Ma adesso la riconosceva: dietro la maschera c'era Jotaro, colui che li aveva invitati. Il kazekage sorrise leggermente, soprattutto quando il suo sensei li ammonì per aver utilizzato dei mezzi di avvicinamento un po' appariscenti. ...un sensei è sempre un sensei.... Hohenheim ascoltò interessato quanto il suo ex maestro aveva da dire. Conosceva poco, in effetti, di Shiro e di Cantha. Immaginava, ad ogni modo, che Itai e Raizen avrebbero potuto colmare qualche lacune in merito. Kumo invece era un nemico che conosceva di più.

    Jotaro concluse il suo discorso con un nuovo incitamento alla collaborazione, ma dopo le sue parole nessuno ancora parlò. Fu così che il Kazekage, colui che rappresentava il villaggio più colpito a causa della divisione interna con Oto, ed allo stesso tempo colui che forse più credeva in quello che stavano facendo quel giorno, si decise ad aprire le danze e condividere quello che sapeva.

    Inizierò io. La mia elezione a questa carica è recente, ma condividerò tutte le informazioni in mio possesso con voi. Come anche l'Hokage vi potrà confermare, ci siamo infiltrati a Kumo qualche tempo fa. E' successo quando i confini del Paese sono stati chiusi. Siamo entrati per capire cosa fosse successo. In realtà non siamo andati molto avanti, perchè siamo stati intercettati da un gruppo di elitè di Kumo. Le immagini di quei giovani ninja riaffiorarono nella mente del jonin bambino. Li descrisse per come se li ricordava, incluse le loro capacità. Il colpo di stato dei Cremisi a Kumo era stato da lungo tempo preparato. La cosa interessante è che hanno fatto le cose per bene. Il capo di questo gruppo di elitè, Akahiro Kaihei, è stato molto chiaro a riguardo: Kumo non è stata conquistata dai Cremisi, è semplicemente cambiata. A, il Raikage, ci è stato detto di essere in possesso del doujutsu proprio di questo clan, ed è un maestro dei Fulmini Neri. Hohenheim non poteva certo sapere che ad Oto se l'erano dovuta vedere direttamente contro questo tipo. Ci è stato anche detto che è sempre accompagnato da una traditrice di Konoha, che è in possesso di uno sharingan, Bara Kireina, da un uomo dai lunghi capelli rossi, soprannominato "C" e da Daiki Kiden, o D...che sembra essere un vero e proprio bastardo. Penso sia odiato dai suoi stessi commilitoni. Dire che questi personaggi erano estremamente potenti era probabilmente banale, ma Hohenheim volle aggiungere qualcos'altro: Il Raikage ci è stato presentato come una delle Colonne dei Cremisi, qualsiasi cosa significhi. Inoltre sembra poter teletrasportarsi ovunque venga chiamato...una capacità senza dubbio utile....

    Questo era quello che poteva dire dalla sua parte sui grandi nemici dell'accademia:Suna non è stata ancora attaccata direttamente, quindi non abbiamo altri dettagli sulla forza militare dei Cremisi. Differentemente ho partecipato alla grande riunione tra i villaggi ninja che si è tenuta all'Erba qualche mese fa... anche Akira era stato coinvolto in quella missione, ma su un diverso fronte. Lui era l'unico in quella stanza che aveva potuto parlare ai rappresentanti di diversi paesi del continente: tutti voi sapete cosa sia accaduta Gelo, ma questo è solo il risultato finale. Le cause di tale attacco giacciono nell'insoddisfazione di paesi come l'Erba e la Cascata che sono state escluse dal panorama del potere degli ultimi quarant'anni. II loro tradimento ed il loro unirsi ad Ame sono la conseguenza di questa frustrazione. A dire il vero, le mie indagini hanno mostrato che nemmeno la lealtà della Neve può essere considerata cosa certa. D'altra parte, abbiamo scoperto di avere grandi alleati nei Paesi della Montagna e persino nel Ferro. Non mi dilungherò troppo oltre nel parlare di Ame, visto che questo recente avvenimento è noto a tutti voi.

    Ad ogni modo, anche se non abbiamo ricevuto attacchi nè da Ame nè dai Cremisi, Il Paese del Vento è stato recentemente oggetto di attacchi da parte di Kurotempi. Un gruppo di loro affiliati è stato coinvolto nella distruzione della Corte suprema ad Himotara. Tuttavia, l'atto in sè è stato perpetrato dal Flagello, un nukenin di cui sicuramente avete sentito parlare. Di lui credo dovremmo discutere prima o poi per unire i nostri sforzi e riuscire a catturarlo. Io stesso ho raccolto diverse informazioni sul suo conto e vi posso già dire che servirà tutto l'aiuto possibile per catturarlo.

    Poggiò le braccia sul tavolo, concludendo così il suo intervento.


     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Chiamata


    II


    I problemi erano tanti, ed io ero a conoscenza di molti di essi. Le notizie oltre a viaggiare rapidamente per i canali normali, giungevano - come ad ogni altro Kage - in forma di rapporti dettagliati delle missioni che venivano svolte. Sapevo cosa stava succedendo nel mondo. Ma avevo anche assistito in prima persona ad alcuni di questi eventi: nel Mondo Senza Tempo i Cremisi avevano dichiarato guerra al mondo con le loro azioni e ben presto questa avrebbe arso tutto il mondo.
    Un'altra guerra.
    Forse trentotto anni di pace erano stati davvero troppi.
    Ma al di la del fraterno spirito che poteva unire i presenti, aiutato da un certo istinto di sopravvivenza che richiedeva che noi fossimo uniti per affrontare chi voleva distruggerci, c'erano questioni intestine all'Accademia che dovevano essere risolte immediatamente. Non si poteva sperare in un clima di collaborazione se non c'era sincerità ed unità d'intenti. E mentre per qualche ragione il Kazekage condivise immediatamente tutte le informazioni, quando ebbe terminato, presi parola.
    Grazie Kazekage, dissi con sincerità. Avevo appreso diverse cose, ma il punto primo della mia agenda non erano informazioni. Non ho intenzione di tenere nulla per me. Detto senza mezzi termini, siamo nella merda.
    Conoscevo tutti lì dentro, era una riunione ufficiale ma poteva essere tranquillamente una tavolata di vecchie conoscenze. Prima di ogni altra cosa, però, nello spirito che la collaborazione richiede vorrei domandare al Kokage una cosa. Il mio sguardo lentamente si spostò su di lui. I miei occhi incrociarono i suoi e sostenni lo sguardo senza difficoltà.
    Lo avevo temuto, un tempo. Lo temevo ancora, solo un folle avrebbe finto di non avere paura del Mikawa. Ma adesso sapevo che anche lui doveva temere me. Adesso eravamo pari.
    Cosa ti è passato per la testa negli ultimi anni? Sia chiaro, nessuno di noi è esente da colpe. Se l'Accademia è un coacervo di persone che non fanno altro che sospettare le une delle altre anziché chiamarsi alleati, questa non è solo colpa tua. Ma nessuno, nessuno, si è prodigato quanto te nel tentativo di distruggere questa alleanza. Le parole erano dure e dirette. Dammi una ragione, Aloysius. Una ragione per cui dovrei fidarmi di te. Un nemico comune? Chi mi dice che tu non ci tradisca, alleandoti con quel nemico. Una ragione per cui io dovrei credere a te dopo tutto ciò che hai fatto e ciò che progettavi di fare. Basta con i rancori, e basta con le stronzate. Dobbiamo sopravvivere e se dobbiamo farlo, la prima cosa da fare è avere uno straccio di vera fiducia l'uno nell'altro.
    C'erano questioni irrisolte che non potevano essere ignorate. Avrebbero logorato quell'alleanza fino ad ucciderla. Quello era il momento giusto. Il momento di chiarire, prima di condividere e decidere.




     
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    Finalmente anche Itai arrivò e la riunione ebbe inizio.
    Jotaro aprì le danze facendo un rapido sunto della situazione che ora i quattro Paesi "alleati" erano tenuti ad affrontare; parlò di Cantha e di Iwa proferendo parola di eventi noti ad Aloysius, anzi, tali da fargli passare non poche notti insonni. Shiro era nei suoi pensieri, così come quei dannati bifolchi di Kumo.
    Hohenheim sembrava il più incline al dialogo e non trattenne la lingua dal fornire dettagli sui Cremisi, sulla sua esperienza nell'Erba e sui Kurotempi che avevano di recente sconfinato nei territori del Vento...già c'erano anche loro nel calderone dei nemici da tenere in considerazione.
    In realtà Diogene non aveva ancora capito quanto le sue parole durante l'incontro preliminare con il neo Kazekage avessero attecchito; Febh d'altro canto non aveva portato lo Yonbi, bensì un tassello per arrivarci e questo indeboliva la posizione del Mikawa nei confronti di Suna. Ad ogni modo, la questione sarebbe emersa solo dopo, quando dal computo dei fatti si sarebbero tirate le somme e iniziato a progettare il contrattacco.

    Il Mizukage, giustamente, volle prima togliersi qualche sassolino dalla scarpa: era pacato, sembrava aver trovato un certo equilibrio, qualcosa di che di certo Aloysius non aveva visto durante l'ultima missione che si erano trovati a compiere insieme per contro dell'Accademia. Dalle sue parole trapelava il concetto di essere intenzionato a chiudere con il passato a patto di fornire una prova della lealtà che avrebbe dovuto contraddistinguere le azioni dell'Otese in questa nuova avventura.

    " Non c'è un bene di Kiri che sia stato danneggiato da queste mani. Le uniche attestazioni concrete riguardo il mio legame con Kiri sono le missioni portate a casa da leale compagno e, se vogliamo dirla tutta, di aver salvato anche la tua vita e quella del precedente Mizukage dalle follie di un certo Jashinista...coff coff. Riguardo Konoha non vi è mai stato alcun astio mentre per Suna l'unica persona che avrebbe potuto dire qualcosa sul mio operato mi ha già perdonato. Il resto sono solo parole. Quanto all'Accademia, alla quale ho solo dato e mai ricevuto nulla nel corso di questi anni, come Jotaro ha già detto non siamo qui riuniti in suo nome quindi la lascerei nel baratro cui è destinata. "

    Pausa. Avrebbe scrutato lo sguardo di tutti e tre gli altri leader per essere sicuro che nessuno avesse da obiettare...in quel caso avrebbe invitato l'insofferente a sputare il rospo. Quindi avrebbe continuato:

    " Godo del sostegno del mio villaggio perché ho fatto una promessa a Febh, che è qui presente come garante delle mie parole: Kumo è il primo della lista ma non darò adito a nessuna mio capriccio prima che ogni invasore o nemico esterno non sia sconfitto. Non c'è garanzia migliore di questo Yakushi per farti dormire sogni tranquilli, Itai. Non so cosa hai sentito sul mio conto ma non mangio bambini né stupro donne. "

    Avrebbe quindi tirato fuori dalla sacca che aveva con se dei fascicoli e con un colpi di dita li avrebbe lanciati agli altri 7 al tavolo.

    " Detto ciò, se vogliamo iniziare...spero che vi siate portati gente che ne capisce di guerra e non semplici scaldaposto.
    Questi li ha preparati Hebiko, una kunoichi del Suono; dentro trovate ogni tipo di informazione riguardo le risorse belliche di Oto. C'è uno storico sugli attacchi che abbiamo ricevuto in questi anni, i danni inflitti e le informazioni recuperate. Ogni brutto ceffo che si è presentato ai nostri Gathe o di cui abbiamo recuperato dettagli sono nelle carte ninja in allegato. Gli edifici del Suono sono stati distrutti più e più volte e non sempre a causa della sbadataggine del suo vecchio Amministratore. Il budget che possiamo mettere in campo per questa guerra è in grassetto. Accanto ad ogni ninja c'è la mansione, il grado, il numero di missioni svolte e le principali attitudini...i dati che aveva l'Accademia erano vecchi di anni e comunque l'organizzazione attuale di Oto è cosa recente. Oltre i ninja contiamo una trentina di abili combattenti, privi di conoscenze ninja ma addestrati finemente come spie. 9 navi da guerra e altrettanti macchinari da assedio...Sono numeri esigui rispetto all'esercito Canthiano ma è quello che sono riuscito a fare negli ultimi anni.

    Vista la nostra vicinanza con il Fulmine sono loro il nostro problema più urgente. Kamine, la Jinkurichi nell’Hacibi, potrebbe essere stata contaminata in qualche modo e il tuo aiuto Itai potrebbe scacciare una possibile minaccia nascosta. Sono forti, ci hanno messo alle strette durante l'ultimo assalto, ma è un nemico che in quattro possiamo schiacciare una volta per tutte. Non hanno i numeri di Cantha, né le ombre di Ame di cui ancora conosciamo poco. Abbiamo delle mappe sulle zone di confine ma dai rapporti accademici so che altri in questa stanza sono riusciti a penetrare fin dentro la capitale.
    Chi è stato in missione con me sa come lavoro e sa che non ho mai perso un duello, che sia a scacchi o sul campo vero di battaglia. Datemi tutte le informazioni in vostro possesso e vi tirerò tutti fuori dalla merda di cui siamo sommersi.


    s0mdTiT



    CITAZIONE
    OT/ Se riesco aggiungerò un sunto dei bei fascicoletti con rilegatura rosa che Gene vi ha dato. Post veloce ma tanto abbiamo tempo per dire tutto ;) /OT


    Edited by DioGeNe - 9/12/2018, 23:06
     
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    La Prima Testa a Crollare


    - II -




    Sorrise al Kazekage, ma senza troppa enfasi.

    Una bella serata, kazekage?
    A Suna conoscete bene il concetto di “occhio del ciclone” immagino.
    Ora ci siamo comodamente seduti in mezzo, persino respirare impudentemente potrebbe spostarlo.
    Non alzi troppo la voce.


    Il suo tono, come quello di Hohe era tranquillo, ma non per questo poco serio, era realmente ciò che pensava, per quanto i presupposti fossero buoni infatti tra quelle quattro persone non era certo buon sangue che scorreva.
    Salutò con un cenno della testa l’ingresso di ogni singola persona in quella sala, conosceva tutti tranne l’individuo che scortava Itai, a cui tuttavia concesse il medesimo saluto per pura formalità.
    Jotaro prese subito la parola imbastendo gli argomenti da trattare durante la riunione più pericolosa di sempre, facendo un appunto sui draghi a cui Raizen rispose solamente col pensiero.

    Fossero in grado di ucciderci tutti in una volta sola di certo non sarebbe la segretezza dell’incontro a salvarci.

    Ma per il bene della riunione tacque, sorprendendo perfino se stesso, si concesse solo un cenno di diniego.
    Il resoconto fu abbastanza generico, atto a far sputare ai protagonisti di quella riunione qualsiasi informazione in loro possesso, sorprendentemente, e ben oltre ogni sua più assurda immaginazione il Kazekage parlò senza accennare minimamente ai dissapori che intercorrevano tra loro e il Kokage.
    Ma prima di prendere parola, tenendo fede a ciò che aveva anticipato a se stesso, avrebbe taciuto fino a quando anche Itai non avesse parlato, fortunatamente riportando la ragione a quel tavolo, anche se solamente per pochi minuti.
    Quando la voce del Colosso si spense fu Raizen ad inspirare, mai in maniera così grave in vita sua.

    Oda.

    Chiamò mentalmente.

    Preparati a comunicare con Kunihiro, non si sa mai.

    Tornò quindi sui presenti, stringendo le labbra.

    Temo di dovermi scusare Jotaro, ma dovrò scendere nel personale, esimermi dal farlo renderebbe questa riunione ancor più ridicola dell’accademia.

    Avrebbe passato lo sguardo su tutti i presenti, ma senza restare in silenzio a sufficienza da cedere la parola.

    Credo che l’inizio di questa riunione non debbano essere sporche menzogne, ne tantomeno parziali verità.

    Guardò verso Diogene.

    È giunta l’ora di finirla con questi giochetti da poppanti.

    Si orientò nuovamente verso Jotaro, in assenza di una figura imparziale da osservare mentre si apprestava a parlare di argomenti che interessavano tutti.

    Sono l’Hokage, e come i miei predecessori uno dei sostenitori più convinti dell’alleanza a cui abbiamo dato il nome di accademia.
    È un traguardo raggiunto con enormi sacrifici che non andrebbe mantenuto esclusivamente per inerzia, ma perché ogni villaggio singolarmente non è che uno sputo di fronte ad ogni singolo pericolo finora elencato.
    Ed è per questa precisa ragione che oggi siedo a questo tavolo.
    Io stesso in passato non vedevo alcun vantaggio nell’alleanza chiamata Accademia, io stesso facevo parte di quel gruppo di sovversivi capitanati da Diogene che verso la stessa ed i villaggi ad essa appartenenti non avevano che intendi distruttivi.
    Suna e Kiri non erano che terre da spartire nei patti fatti tra me e il non-ancora-kokage.
    Non è vero che Kiri non è stata danneggiata dalle tue mani, possedevi e temo tu possegga ancora le precedenti katane o wakizashi della nebbia.
    Lo so bene perché usandole come merce di scambio avrei dovuto utilizzarle per attirare il precedente mizukage ed ucciderlo.


    Inspirò nuovamente, era un informazione che meritava un minimo di riposo, per chi la sentiva la prima volta e per chi pensava non fosse mai venuta a galla.

    Ma il tempo e le esperienze cambiano tutte le persone, o quasi.

    Si voltò nuovamente verso Diogene.

    Ho trovato un tuo diretto sottoposto, Eiatsu, che durante la festa per la mia elezione a Prima Fiamma del paese del fuoco progettava ben due attentati ed ha avuto la pessima idea di confessarmeli proprio quel giorno.
    È stato catturato ed interrogato riguardo la tua persona e l’operato della tua associazione, di cui Yashimata faceva parte.
    Kiri e Konoha sono state danneggiate, o ci sono andate parecchio vicino.
    Di Suna siamo tutti ben al corrente, non mi dilungherò oltre.
    Non possiamo stringerci la mano ed accontentarci di quattro parole, persino mal combinate, e procedere come se nulla fosse accaduto.
    Io so con chi sto parlando, ma non fatico a comprendere la posizione del Mizukage o del Kazekage.
    Per quanto io possa fidarmi di Febh anche lui ha dei limiti, l’essere solamente UN uomo e non un kage che dispone di un intero villaggio.
    Mediante le informazioni ottenute mi sono impegnato a sedare gli animi, cedendo di quando in quando scoperte anche vecchie di mesi, ma utili a far apparire la situazione in costante movimento e sotto controllo, facendo da cuscinetto tra Kiri e Oto, mentre rendevo a Suna uno shinobi che non mi stupisce non sia seduto al posto di Hohenheim.


    Chinò leggermente il capo in segno di rispetto.

    Non è per i miei sforzi che chiedo onestà, ma per dare prova della volontà di mettere un piede davanti all’altro, accettando che il passato dei quattro villaggi sia impossibile da riscrivere per quanto disastroso, ma sufficientemente piccolo rispetto alle volontà dei quattro kage riuniti perché questi possano metterci una pietra sopra, se le eventuali divergenze verranno appianate.

    Allungò la mano verso il suo cappello indicandolo.

    È la fedeltà alla mia nazione che guida le mie azioni, ed è per essa che sostengo l’alleanza.
    Se vogliamo che questa riunione porti dei benefici, a prescindere da chi eravamo, dobbiamo credere in essa, con tutto ciò che questo comporta.
    Fino a quel momento condivideremo informazioni col timore che ci vengano in qualche modo ritorte contro, in un circolo vizioso in cui ogni informazione è un arma data a coloro che ancora non reputiamo Veri alleati e ci accontentiamo di riceverne a nostra volta perché sicure di poterle usare eventualmente come difesa.
    Questa non è un alleanza, è un armistizio, una guerra fredda.
    Dobbiamo interromperlo, è l’unico modo perché ciò che diremmo da ora in avanti possa essere produttivo.


    Di sicuro era strano sentire quelle parole proprio da Raizen Ikigami, meritevole dell’appellativo di montagna del fuoco, se non per la sua stazza per la passione e l’ardore che lo contraddistinguevano nell’agire, spesso, in solitaria.

    Per quanto possa valere vi chiedo scusa per le azioni da me compiute o programmate in passato, e per la mancanza di onestà nelle mie azioni.

    Si sarebbe alzato in piedi per poi piegarsi, ma senza inchinarsi, la lieve inclinazione della sua schiena suggeriva rispetto verso i tre paesi, ma non sottomissione, era un gesto che chiedeva di essere emulato più che semplicemente accettato.
    Nonostante tutte le parole, nonostante tutte le azioni, nella sua mente ancora torreggiava un unica parola, indelebile, come marchiata a fuoco: Indegno.
    Forse, nemmeno quel giorno se ne sarebbe liberato.
    Se il vento del cambiamento avesse iniziato a soffiare con un sorriso sincero si sarebbe seduto al suo posto.

    Direi che possiamo realmente cominciare, scusa Jotaro, non potevo davvero evitarlo.

    Disse riferendosi al discorso appena sciorinato per poi compiere cinque sigilli e far comparire Kubomi, portava con se un rotolo.

    Grazie, puoi andare adesso.

    Difficile descrivere l’espressione e l’emozione del drago nel ritrovarsi davanti a tutte quelle personalità, ma fino a quando non avesse rilasciato il richiamo l’avrebbe mantenuta, come se pietrificato.

    Iniziamo da queste.

    Disse indicando l’innocuo rotolino di carta.

    Al suo interno sono contenuti due oggetti, il primo ha mostrato di essere in grado di trasmettere la propria posizione, mentre il secondo potrebbe farlo, quindi vorrei estrarli solo se estremamente necessario.
    La prima è una grande tentazione che ancora oggi guardo con sfiducia.
    Un mio shinobi l’ha portata da cantha, e ad essa è in grado di riportarci, ma non ho mai smesso di pensare che il suo ago non punti che la morte.
    La seconda… forse Febh può riconoscerla.
    Qualche tempo fa ci fu un emergenza a Kawakin, e tra un indagine e l’altra trovammo un guanto particolare, per i cremisi pareva essere importante, ma ne scoprii il reale potenziale solo successivamente.
    Il guanto in cui era incastonato come le altre pietre non erano che uno specchietto per le allodole, quest’unica pietra è infatti un… cristallo di chakra?
    Non saprei come definirlo al meglio, ma in esso è sigillato un mondo interiore simile a quello dei jinchuriki in cui si trova il chakra del Veterano.
    Dai recenti rapporti pare che la sua mancanza non sia stato in grado di fermarlo, ma al suo interno è costituito comunque un grande potere e se è vero che fuoco mangia fuoco un arma utile contro un nemico che si prospetta ben più ostico di quanto mostrato.


    Spiegato dei due artefatti sarebbe passato alle altre informazioni in suo possesso.

    Riguardo Iwa e delle armi che vi furono create, Kumo e Cantha mi sembra di non aver omesso nulla dei rapporti che mi sono giunti dai miei ninja, ma se necessario mi occuperò di far fare un lavoro similare ai fascicoli di Diogene.
    Ci sono però importanti novità riguardo alle armi, una di loro pare sia nascosta nei dintorni del paese della Zanna, nelle porzioni più orientali, e sembra si stia attivando.
    L’arma in se è una donna immortale che potrebbe aver dato alla luce una figlia a cui ha passato sia i suoi poteri che la natura di arma.
    Non chiedetemi come, sono tecniche vecchie di millenni.
    Tecniche scritte nelle pergamene di Indra.
    C’è più di un filo che connette più di un evento alle stesse e pare che di persè non siano gran cosa, ma gli appunti riportati sono importanti indizi per la creazione di nuove arti ninja.
    Grazie ad una è stata creata un arma in grado di disperdere le anime delle persone, un altra poteva dare vita a cose inanimate, è stata applicata all’arma ad esempio… penso ce ne siano di tutti i tipi, non mi stupirebbe scoprire che le hijutsu dei villaggi derivino da esse.


    Ripensò poi alle parole di Diogene con un mezzo sorriso.

    Per quanto ho capito dei cremisi, sperare che le armi convenzionali siano in qualche modo utili è mera fantasia, noi siamo ninja, abbiamo armi ben più efficaci di archi e frecce leggermente evoluti.
    La guerra in campo aperto non ci appartiene, e per lo stile che abbiamo probabilmente non ci apparterrà mai.
    La nostra vittoria sta nel lavoro di squadra che i nostri shinobi possono fare tra di loro.
    Dal mio punto di vista, quantomeno.


    A quel punto avrebbe passato la parola a chiunque volesse aggiungere qualcosa.

    Ah, e auguri Diogene.

    Un sorriso onesto, alleggerire la tensione era un obbligo a quel punto.
     
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    II


    Non era possibile, eppure era reale.
    Jotaro Jaku era vivo e vegeto.
    Sopravvissuto grazie a qualche misteriosa arte ninja, donatagli come protezione da un misterioso individuo prima ancora che lo salvassi dalla prigionia di ghiaccio eterno che Tensai-ji, nel Gelo, gli aveva donato...
    Non ci credo... Esclamai, abbassandomi il cappuccio, ed avvicinandomi al ronin.
    Mi avvicinai sempre più, fino a mettere le mie mani sulle sue spalle. Quasi che il contatto potesse distinguere realtà e fantasia. Non... Non sapevo che dire, cosa fare. Non... Una lacrima scese giù dal mio occhio destro, posandosi leggera sulla guancia.
    Qualcuno era sopravvissuto.
    Non ero l'unico. Non lo sarei più stato.
    E seppure una sola vita salvata equivaleva a un nulla nel mezzo di tutta quella morte e devastazione che era avvenuta, il pensiero mi scrollò dall'animo, anche se solo per qualche istante, tutto l'alone oscuro che mi circondava l'esistenza da quel giorno.
    Una vita nella morte come una goccia in un oceano; ma era una goccia dalla quale partire.
    Come la mia lacrima.
    Annuii, ancora devastato, ma con un evidente sorriso in volto. Si... Ho bisogno di una doccia e di darmi una sistemata... Ma... Tutti chi? Chiesi al ronin.
    Ero stato lontano dalla civiltà per diverso tempo, e il messaggio era stato molto criptico.

    [...]

    Mi riposai qualche ora, sistemandomi come potevo nella fredda stanza di quel gelido palazzo nel Ferro.
    Quella stanza mi sembrava però essere una regia rispetto ai posti dove avevo dormito nei giorni precedenti.
    Non fu difficile sistemarmi alla meno peggio i capelli e indossare una tunica neutra donatami dal messo accademico.
    La cena fu frugale, ma sarebbe bastata rispetto al pane rinsecchito che avevo ancora nella mia bisaccia.
    Fu dopo cena che mi recai nella stanza di Jotaro.
    Bussai lievemente. Posso entrare? Chiesi al ronin, prima di superare la soglia. Scusa per la mia reazione ma... Ero convinto di essere l'unico sopravvissuto a quell'inferno e... Nulla, ero felice. Sono felice. Precisai, mentre mi sedevo su una sedia di legno. Ancora faccio fatica a crederci... Sbuffai, ridacchiando, quasi a trovare quella situazione comica. Quel giorno... Non so se hai... Se hai visto visto... Quel posto... Dopo che è... Le parole uscivano fuori a singhiozzi. Successo... Sospirai, quasi tremando.
    Non... Non... Io ci ho provato... Ho provato a... Salvarli. Non riuscii a terminare la frase. Ma non ci sono riuscito, Jotaro... Ho fallito... E' colpa mia...
    Incominciai a piangere.
    ... E' solo colpa mia.

    [...]

    Certo che li conosco, ed è per questo che te l'ho detto: questa riunione rischia di essere un immenso fallimento. Poggiai i gomiti sul tavolo, incrociando le dita delle mani e tenendo il mento sopra di esse. Non viviamo più nel mondo in cui probabilmente sei vissuto te... Qui sono troppo impegnati a tirare l'acqua al loro mulino. E tutti vogliono un mulino più grande. Esclamai, sconsolato.
    Sai bene che non ho intenzione di stare dietro ad una scrivania... E per quanto riguarda quella... La porto sempre con me.
    Sospirai, mentre le porte si aprivano. Sai... Devo ancora capire bene cosa hai in mente... Sorrisi.

    Evitai di rispondere alle ostili occhiate di Itai. E non proferii parola, anche a riunione iniziata.
    Non era arrivato ancora il momento di parlare.

     
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