Ero in attesa da tempo. E sapevo che sarebbe bene o male arrivato il momento giusto per agire. L’Accademia mi aveva spedito direttamente in quella zona sperduta per preparami all’evento. Già perché grazie ad un infiltrato in quella prigione nemica sapevamo che prima o dopo saremmo riusciti a liberare la giovane Ninja intrappolata all’interno.

E quando vidi il segnale luminoso in lontananza (una banale candela accesa sul margine di una finestra) compresi che il nostro infiltrato aveva giocato sporco ed era riuscito a mantenere il doppio gioco. Farsi fregare la chiave della Ninja e permetterle così di fuggire. Ora toccava a me l’ingrato compito di recuperarla.

Purtroppo non eravamo a conoscenza delle zone sotto la prigione, ovvero quelle che di sicuro la donna avrebbe imboccato per scappare e dunque quando mi ritrovai all’ingresso delle stesse acuii al massimo i miei sensi, per cercare di cogliere ogni rumore o movimento nell’ombra di quelle gallerie e seguire dunque l'origine dei suoni.

E nel caso in cui avrei avuto alcun modo per recepire alcun indizio decisi di dividermi in copie fisiche, nella fattispecie avrei creato tre Kage. Io, l’originale con una copia, avrei seguito la strada verosimilmente più probabile mentre le altre due Kage si sarebbero dirette in quella vicina o opposta nel caso. [Kage Bushin + Tecnica Economica 50%]

Sapevo che era una questione di tempo, un tempo che nel mio caso risultava alquanto tiranno!

I percorsi iniziarono a farsi decisamente numerosi e mi ritrovai dunque a decidere l’approccio migliore per continuare il mio tragitto verso la fuggitiva accademica. Con il me originale e la mia copia arrivammo ad un punto in cui la strada si dipanava in tre direzioni. Esclusi per prima quella nella quale non si udiva alcun rumore, del resto era inverosimile che qualcuno provenisse da quella direzione. Un Ninja in fuga per quanto abile non poteva non farsi udire durante una fuga, senza considerare la conformazione del tunnel nella quale i rumori venivano amplificati!

Perciò decisi di assumermi un rischio. Le due direzioni restanti potevano rappresentare entrambe dei punti di fuga e di conseguenza non potevo di certo escluderle. Dunque mi divisi un'altra volta, il me originale con una quarta copia. Di fatto riducendo in una maniera estrema la mia riserva di chakra. Due copie dunque si sarebbero dirette nel tunnel dove erano presenti le incisioni, mentre io e l’altra copia avremmo imboccato l’ultima via.

Infine per le altre due copie divise dal me originale non sarebbe rimasta altra che la possibilità di continuare il percorso.

In ogni caso se una qualunque delle mie copie avesse individuato la fuggitiva avrei dato inizio al piano. Una delle due Kage della coppia sarebbe scomparsa, portandosi con sé le informazioni e condividendole praticamente all’istante al resto delle copie e al me originale. A quel punto appresa la notizia avrei fatto scomparire tutto il resto delle copie, lasciando in piedi ovviamente quella che si era approcciata con l’Accademica, e con il me originale mi sarei diretto nella direzione dell’Accademica nel modo più veloce possibile. Mentre con la copia stessa avrei cercato di gestire la situazione al meglio delle possibilità.

L’infiltrazione nel giro di un secondo prese una piega tremendamente negativa. L’idea di seguire il rumore, ne ero convinto, non poteva essere sbagliata. Del resto questa logica presupponeva che il fuggitivo fosse in anticipo, in vantaggio rispetto al proprio inseguitore e verosimilmente in fuga. Ma così quella notte, evidentemente, non lo era.

Infatti quando la coppia delle mie Kage, così come il resto del mio gruppo di cloni, incrociò il nemico ci rendemmo tutti conto di come la studentessa di fatto era già spacciata. Non solo, quando il duo di avversari reagì in maniera altrettanto singolare, facendo scomparire uno dei due, realizzammo che aveva davanti un avversario quantomeno abile e navigato per sfruttare una tecnica del genere.

L’allarme generale poi fu solo la ciliegina sulla torta. Tutti ormai erano allertati almeno della mia presenza. In poche parole la prigioniera era spacciata, a meno che non lo fosse già da tempo e semplicemente agendo in quel modo ero finito io stesso in una trappola calcolata per catturarmi.

Dunque l’azione che intrapresi fu l’unica sensata. Fuggire. Combattere e affrontare un nemico in un terreno sconosciuto e privo di informazioni era pari ad un suicidio e francamente avevo ben altre priorità da affrontare. Così richiamando tutte le copie mi sarei ripreso il chakra diviso e alla massima velocità consentita sarei fuggito esattamente dalla stessa direzione nella quale ero entrato in quel complicato sistema fognario.