L'attacco dei Tengu

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    Attacco dei Tengu


    Post I°


    Sapete quando arriva uno di quei momenti di completo relax? Quando tutto ciò che si desidera di fare è solo stare nel proprio letto senza fare niente, magari tutta la giornata? Ecco, quello era uno di quei giorni. Non sarei stato a letto tutta la giornata, però. Nei miei piani rientrava ben altro: cucinare, pulire la casa in cui abitavo ancor prima di trasferirmi nella Villa di Diogene, stirare i panni e portare tutto il luogo in cui vivevo a uno stato di profonda brillantezza. Per fare tutto questo, però, ormai avevo una domestica di cui non sapevo nemmeno il nome. Era lei a occuparsi di tutto ciò che riguardava la pulizia della casa, motivo per cui a me non restava niente da fare. E con niente da fare intendo proprio niente: non potevo pulire i piatti, spazzare le stanze della casa, togliere la polvere dai mobili, lavare i miei vestiti o stirarli perché tutto questo lo faceva già lei. E non potevo nemmeno prepararmi il cibo in santa pace, perché lo faceva lei al posto mio. Da un canto si vedeva quanto ci tenesse a quell'opportunità che le avevo dato; d'altro canto la sua presenza, pur mettermi una certa pace nell'animo e portarmi a una maggiore calma di quella che già potevo manifestare, mi dava anche un certo fastidio proprio perché non potevo fare nulla da solo. Non avevo più il piacere di spazzolare per ora i vetri dei mobili portandoli a brillare perché già brillavano e mi dava anche fastidio non riuscire a farli brillare ancora di più. Insomma, quella donna che avevo salvato dai Vicoli di Oto era un po' la mia benedizione e maledizione al contempo. Una cosa decisamente insolita e strana, non potevo chiamare tutto quello altrimenti... Ecco, per questo fu una fortuna che quel mio giorno di fastidio in cui non dovevo far nulla osservando come faceva tutto Lei venne bruscamente interrotto da due (o anche di più, nemmeno me lo ricordo) suoni alla porta. Fu quando mi alzai mettendo le mani alle katane (almeno quelle riuscivo a pulirle ancora io, per fortuna), che sentii una voce dal corridoio. - Vado io! Vado io! - Ovviamente era la mia maledetta domestica che mi aveva anticipato anche in quella che sembrava un'azione oltremodo semplice. - Maledetto Kato e le sue avventure nei Vicoli... - Bisbigliai fra me e me, anche se sapevo bene che la mia incapacità di pulire quel posto era solo una mia colpa. Io l'avevo portata a casa e io dovevo pagarne le conseguenze. Non solo: mi ero tolto il piacere di fare io quel lavoro e persino la pagavo per fare quello che piaceva a me. E no, non potete nemmeno lontanamente capire la grandezza di quello che si poteva a tutti gli effetti considerare un vero e proprio disastro. In ogni caso, quando aprì la porta sentii la voce del solito postino accademico in un modo abbastanza forte e chiaro. Cosa diceva? Beh, che c'era una missiva per me da parte dell'Accademia e quando la Domestica chiuse la porta, quella missiva venne recapitata tra le mie mani. - "Finalmente" - pensai eccitato e voglioso di andarmene il prima possibile da quel posto che non era stato pulito da me in persona e per questo sicuramente sporco. La aprii di scatto rispondendo poi allo sguardo interrogatore della Domestica, che avrebbe potuto vedere sul mio volto una specie di sorrisetto strano. - In pratica l'Accademia m'invia nel Paese del Ferro, - iniziai a spiegare. - Perché hanno dei problemi con dei Tengu e a loro serve uno specialista come me che possa risolvere tutti i loro problemi con quella specie di uccelli. Devo partire subito per una locanda nel Paese del Ferro. - A quel punto, senza dire più niente, andai a fare il mio zaino in cui non mi dimenticai d'includere tutti i miei accessori da notte, compresa la mascherina per gli occhi senza la quale non riuscivo proprio ad addormentarmi. A quel punto scesi rapidamente al primo piano, abbracciai la signora e felice di aver trovato qualcosa da fare abbandonai Oto per andare in direzione del Paese del Ferro.

    Ora, se siete mai stati nel Paese del Ferro saprete sicuramente che a) non è molto lontano da Oto, motivo per cui il mio tragitto non era per niente lungo o faticoso; b) il Paese del Ferro è uno dei più freddi di tutto il Continente. E io, ovviamente, non mi ero per niente preparato per quel strano freddo, il che aveva reso il mio viaggio in quel posto ancora più duro e difficile. Arrivato, difatti, mi ritrovai in un clima che non era ancora propriamente gelido, ma di sicuro era molto freddo. Fu per quello che creai un mantello (comunque abbastanza sottile) in modo da ripararmi il più possibile da quelle temperature così rigide e avverse alla vita. Come facevano i samurai per viverci? Quello era un segreto non da poco persino per me, ma era anche una di quelle cose di cui difficilmente potevo preoccuparmi. A dirla breve, la loro vita m'interessava decisamente poco: l'unica cosa che m'interessava era affondare le mie spade nella carne e nel sangue dei Tengu che minacciavano quel Paese tanto che i nobili e valorosi Samurai avevano addirittura richiesto l'aiuto di coloro che tanto cercavano di evitare: noi, ninja. - "Devono essere proprio gravi questi attacchi, se i samurai non riescono a respingerli..." - pensai fra me e me superando i vari paesaggi innevati per giungere infine nel cuore del Paese del Ferro, nella città minacciata. Lì avrei trovato il luogo indicato dalla missiva: una specie di missiva. Un po' di caldo, forse del cibo e qualcosa da bere. Ma speravo che non fosse stato tropo sporco, altrimenti avrei odiato quel posto. La mia presentazione alla gente del posto sarebbe stata breve e coincisa, proprio come in molti si aspettavano da uno come me. - Buongiorno signori samurai. Sono Tasaki Moyo. Chunin di Oto e specialista delle pulizie, di tutti i generi. - A quel punto, sedendomi dietro a un tavolo con una candela, avrei chiesto a loro, con una voce molto calma: - Allora? Qual è il problema che non riuscite a risolvere tanto da aver chiamato persino uno specialista come me? - Alla fine dei conti quella era una domanda che faceva spesso il mio fratello più grande, quello che era rimasto a Kumo per fare la vita da mercante insieme a mio padre. Lui diceva che spesso bisognava sapersi vendere bene per ricavare qualche ryo in più rispetto a quello che meritavamo. Era quello che stavo facendo a quel punto, no? Stavo cercando di fare lo stesso, seguendo il consiglio del mio fratello maggiore. Se la cosa mi avesse portato qualche ryo? Non potevo saperlo, ma di certo se fossi riuscito ad aiutare quei maledetti samurai, qualcosa l'avrei pure avuta, no?


    Chakra: 60/60
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  550
    Resistenza: 400
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 525
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken Gigante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Katana × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 2

    Note
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    Monte Corvo


    -I-






    Tutto si poteva dire della vita da ninja, ed in particolare quella di Hokage, ma proprio quando aveva qualche minuto e riusciva ad affacciarsi alla finestra del suo studio riusciva ad apprezzare quei momenti di pace come un dono divino.
    Il sole invernale faticava a scaldare la via principale sulla quale dava la sua finestra, ma il cielo terso e il tepore dello studio davano l’impressione delle più terse giornate primaverili.
    A guardare i vecchi alberi, curati con sapienza e maestria in modo da sembrare giganteschi bonsai che crescevano tra le case senza disturbarle, e i bambini che ci giocavano sotto neanche sembrava che quella fosse una sottilissima bolla dentro ad un mondo in guerra.
    Aveva sempre l’impressione che distogliere lo sguardo da quell’immagine o muoversi di scatto l’avrebbe distrutta per sempre, per cui era raro che quando si soffermasse alla finestra non vi rimanesse meno di qualche minuto.
    Ma l’imprevisto era dietro l’angolo, precipitò, si schiantò sul vetro e rompendolo si adagiò sul pavimento: un tengu.

    Ma che cazzo!

    Aveva scattato indietro evitando di prendersi il pennuto in faccia ed aveva notato che il suo volo era si scattante ma incerto, dovuto probabilmente a qualche ferita nascosta tra le penne, a giudicare dal fiatone e dal becco intaccato di recente.
    Non ci fu bisogno di un medico, un buon mix di tonici aiutarono la creatura a riaversi, non lo aveva riconosciuto immediatamente ma non era un tengu qualsiasi, apparteneva al grande clan che aveva stretto un patto con Itai.

    Itai!
    Sta bene?!?


    Il tengu scosse la testa allontanando l’ultimo rimasuglio di intontimento per poi riprendere fiato.

    Non posso parlarti di lui.
    Ma non è per quello che sono qui.


    Un battito d’ali che scompigliò mezzo studio e l’umanoide fu nuovamente in piedi.

    Tsubasa Hagane è il mio nome.

    Si presentò con un inchino che Raizen ricambiò, presentandosi a sua volta.

    Raizen Ikigami.

    Si concesse poi uno sgarbo, dopotutto era luiquello a cui era stato sfondato il vetro.

    Ma prima di continuare.
    Perché non puoi darmi risposte riguardo Itai?


    Inspirò, contrito.

    Ci è stato espressamente proibito... da lui.

    L’Hokage annuì costringendosi a cedere.

    Dimmi allora, cosa ti porta qui.

    Il tengu non abbandonò la sua posizione, portando una mano al petto.

    Una richiesta d’aiuto nobile Hokage.
    Da tempo immemore siamo legati a questo villaggio, addirittura uno dei suoi clan fondatori secondo la leggenda ha un legame di sangue con noi.
    I nostri protettori però sono da tempo lontani dalla nostra voce e nessuno dei firmatari del contratto è raggiungibile dalla nostra voce.
    Non sapevamo chi scegliere, e abbiamo scelto le persone più vicine ai nostri storici alleati.


    La Montagna si sedette dietro la scrivania.

    Mettiti pure comodo e raccontami cosa succede.

    La creatura prese posto dinnanzi a lui, nella sedia solitamente utilizzata dagli ospiti, ma non si sedette normalmente, bensì ci si appollaiò, cosa che stupì Raizen solo inizialmente, dopotutto erano in parte volatili, sarebbe stato più strano vederlo sedersi normalmente.

    La nostra terra è presa di mira da un cospicuo numero di samurai, cercando di entrare nelle nostre terre già da qualche settimana, temo che qualcuno abbia rivelato loro alcuni dei segreti delle nostre terre.

    Ed immagino che siano li a cercare qualcosa ma tu non possa dirmi cosa sia.

    Il Tengu si fece pensieroso, ma la sua risposta tardò ad arrivare per questo fu Raizen stesso ad incalzare.

    Va bene, immagino che anche voi abbiate i vostri segreti, ma temo che più in là potrebbe essere necessario accennarmi qualcosa, per cui credo dovrai parlarne con chi di dovere e cercare di convincerlo.
    Proviamo a saltare questo punto e procediamo.


    Hagane annuì.

    Saprà certamente che raramente abitiamo luoghi facilmente raggiungibili e come la stragrande maggioranza delle creature anche noi non facciamo eccezione.
    Il Monte dei tengu è ben protetto… ma la sua valle no.
    Non possiamo infatti estendere una così forte influenza ad territorio così ampio, ciò non toglie che sia per noi un luogo sacro da sempre inaccessibile se non sotto nostra concessione.
    I samurai non lo accettano, vorrebbero conquistarlo e a noi non resta che difenderlo con ogni mezzo.


    Fissò Raizen per lunghissimi istanti.

    Persino richiedere aiuto.

    La Montagna si levò.

    Verrò io stesso allora.

    Il tengu trasalì.

    Lei Hokage?!?

    Si, esattamente.
    Il vostro non è solo un problema da combattere con la forza, si tratta di difendere dei confini, ed il modo migliore per farlo è la politica.
    Ed al momento non ho nessuno che possa esprimersi in mia vece riguardo simili temi.


    Indossò l’equipaggiamento da missione.

    Certo prima è sempre buona educazione riempire un vassoio con i denti degli invasori per una proficua trattativa.

    Il mezzo rapace annuì e dopo aver poggiato una mano sulla spalla di Raizen attivò un richiamo inverso ed i due si ritrovarono a Monte Corvo.
    Il richiamo li aveva portati in quella che sembrava una piccola piazzola a strapiombo sul nulla più assoluto.

    Oh, vero.
    Volate.


    Disse mentre si ritraeva.
    Monte corvo era ciò che erano i Tengu: una via di mezzo, i massicci picchi a strapiombo erano costellati di quelle che parevano essere piccole abitazioni, ma non somigliavano troppo alla tipica abitazione umana, erano circolari, somigliavano in un certo senso a Kumo nell’ideologia ma era palese che la necessità fosse quella di unire il comfort di un piccolo nido alle comodità che un abitazione umana poteva fornire.
    Fini rametti diventavano quindi grossi rami e travi e piccole pagliuzze diventavano fascine o tappeti d’erba che componevano tetti ben isolati contro le rigide temperature di un luogo sicuramente parecchio in alto vista la leggerezza dell’aria.
    Ma per quanto quella fosse la tipologia di abitazione principale si potevano notare case differenti, più elaborate in cui erano distinguibili tegole e finestre, per quanto non potessero mancare elementi dissonanti come l’ingresso composto da un trampolino nel vuoto.

    Incredibile.
    Ho stretto un alleanza con i draghi, ma essendo la differenza di stazza considerevole come anche la fisionomia è difficile stupirsi del loro modo di abitare.
    È tutto troppo diverso per essere anche solo accostato… qui invece è tutto così simile da essere tutto nuovo!
    Ah!


    L’Hokage sapeva essere ben più curioso di quanto potesse essere normalmente un adulto della sua età, e non faticava a mostrare l’entusiasmo.

    Dovrà saziare la sua curiosità più tardi temo, purtroppo non siamo qui in visita di cortesia.

    Certamente.

    Rispose senza remore.

    Fai pure strada, mi muoverò a salti quando possibile, ma se le guglie saranno troppo lontane temo dovrai offrirmi una zampa Hagane.

    Il Tengu annuì nonostante non ci sarebbe stato bisogno del suo aiuto, pochi misurati salti, a cui dopotutto Raizen era avvezzo essendo il modo più comodo per attraversare il villaggio quando si era di fretta, sarebbero giunti al punto più alto del lussureggiante villaggio.

    La dimora di Sojobo, immagino.



    Hagane annuì e gli fece un cenno indicando l’ingresso.

    Sojobo-Sama!
    Non crederà ai suoi occhi!


    Il saggio tengu distolse lo sguardo dalla finestra, voltandosi verso i due e lasciando intravedere l’intera vallata dall’imponente apertura.

    Raizen!

    Il tengu gli si avvicinò, stringendogli una mano.

    Ho sperato, ma non pensavo avresti risposto in prima persona!

    I due si conoscevano da tempo, grazie a Itai infatti avevano condiviso qualche battaglia, Sojobo non era mai stato troppo entusiasta di Raizen in realtà, lo reputava forse irruento, ma evidentemente la sua forza e la necessità adesso gli davano una nuova visione del kage.
    O magari lo reputava realmente maturato?

    La situazione non è tragica, ma potrebbe precipitare rapidamente.
    Hagane immagino ti abbia già illustrato grossolanamente quanto sta succedendo.
    Non abbiamo potuto indagare sui reali motivi degli attacchi dei samurai, ma abbiamo visto e provato che hanno ottime armi, antiche quanto l’arte necessaria a produrle, e temiamo che siano qui per la materia prima: l’acciaio gioiello.


    Il colosso parve dubbioso, lui stesso non sapeva dell’esistenza di tale materiale, il che era abbastanza strano visti gli anni di esperienza non solo nella costruzione ma anche nella ricerca di tali manufatti.
    Accanto a lui Hagane aveva la stessa espressione, contrariamente a lei il suo leader non aveva avuto dubbi ne esitazioni a rivelare quelle informazioni a Raizen.

    Non so chi li abbia messi al corrente, ma pare lo vogliano a tutti i costi.
    Abbiamo due problemi però.
    Non è qualcosa da affidare alle prime mani che capitano e l’unica zona ancora produttiva si trova nel cuore di un luogo per noi sacro.
    Ed in parte è sacro anche per le proprietà di quell’acciaio.
    Il monte è il punto più alto del territorio ma è l’unica parte realmente inaccessibile, il resto della valle è delimitata solamente dai Torii che usiamo per creare un perimetro in grado di informarci riguardo chi entra nella valle.


    Raizen si avvicinò alla finestra cercando di guardare al di sotto per trovare un punto di riferimento che potesse rendere le parole di Sojobo un po' più concrete, ma sotto di lui si stendeva unicamente un mare di nuvole.

    Si, noi possiamo vedere oltre di esse, ma da sopra, ne da sotto per qualcuno che non appartenga alla nostra razza è possibile farlo.
    È lei a proteggerci, cercare di camminare al suo interno farebbe perdere sempre e comunque l’orientamento.


    Capisco.

    Incrociò le mani dietro la schiena e rimase in silenzio qualche secondo.

    Mi servirà una mappa della zona delimitata dai torii, dobbiamo sapere se ci sono punti maggiormente accessibili per loro o passaggi che potrebbero essere sfruttati a nostra insaputa.

    Era ora di innalzare qualche difesa.




    [Paese del Ferro]

    Alla locanda per Tasaki non fu difficile identificare il suo uomo, per quanto quello fosse il paese dei samurai infatti erano ben pochi ad averne il nobile portamento, e l’unico uomo che non sbraitava e si dimenava era un uomo canuto, con più anni sui capelli che non sulle spalle a giudicare da quanto erano dritte e larghe.
    Sedeva da solo ad un tavolo ed aveva davanti a se solamente una bottiglietta di sakè fumante, due piccoli bicchierini e dello tsukemono di daiko.
    Appena Tasaki varcò la soglia fu l’unico a dedicargli attenzioni facendogli un posato cenno con la mano ed indicandogli il posto libero davanti a lui.

    Buongiorno, ninja.
    Il mio nome è Minamoto Takakage.


    Fece un leggero inchino.

    So che Oto non è distante da qui, ti ho fatto comunque preparare questo piccolo spuntino, a breve dovremmo rimetterci in viaggio.
    L’urgenza ha fatto mobilitare gran parte delle nostre forze.


    Quando Tasaki si fosse sistemato avrebbe continuato ad esporre le sue informazioni.

    Pensavamo che saremmo stati in grado di spostarci da qui tutti insieme, ma la scarsa rapidità di risposta dell’accademia ci ha obbligato a muoverci senza di te.
    La nostra destinazione è il paese del fuoco, purtroppo non abbiamo fatto in tempo a rettificare il punto d’incontro, mi dispiace.
    Quando sarai pronto ci metteremo in viaggio, col giusto passo dovremmo passare solamente questa notte all’esterno.


    Appena Tasaki avesse finito il suo modesto piatto, offerto da Minamoto come se campasse solo di quello, il samurai si sarebbe messo in piedi, aveva una postura particolare quanto stranamente maestosa.
    Non si poteva dire che fosse un uomo imponente, arrivava al metro e settanta a fatica, ma i suoi piedi erano così saldi a terra che nonostante lo si guardasse dall’alto era impossibile sovrastarlo con lo sguardo.
    Era un uomo potente, ma il suo chakra avrebbe rivelato ben poco, i suoi indumenti pare lo aiutassero non poco a mantenere i suoi segreti.
    Il viaggio fu semplice, riscendere verso sud avrebbe permesso a Tasaki di assaporare il tepore che mano a mano si dava il cambio col rigido clima del ferro, fino a lasciare spazio al mite inverno del paese del fuoco, cosa che comunque non gli avrebbe impedito di sentire il bisogno di una coperta per la notte, gentilmente offerta da Minamoto che la teneva in un grosso zaino che oltre a quella pareva contenere il necessario per non sentire i morsi della fame durante il viaggio.
    Certo non sarebbe stato semplice accorgersi quando avrebbero varcato il confine, anche perché il loro punto d’arrivo era poco oltre, ed in mezzo ad una selva di profonde vallate in grado di far perdere ogni riferimento ai novizi della zona.
    Nel bel mezzo di una piccola radura avrebbero trovato il loro punto d’arrivo: un accampamento di una decina di tende in cui si respirava un aria fin troppo strana, non c’era tensione o il classico clima di una guerra, ma serpeggiava, al contrario, la speranza.
    O almeno quello sembravano affermare i volti dei samurai.
    Nella più spaziosa delle tende era stato predisposto un tavolo a cui era stata appuntata una cartina della zona: una stretta vallata di cui erano stati evidenziati una decina di punti che parevano essere i passi d’accesso alla stessa, su di ognuno compariva il kanji di Torii i grandi accessi che delimitavano i luoghi sacri.

    Tasaki, giusto?

    Nella tenda erano presenti cinque uomini ma l’unico a parlare fu quello seduto e con l’armatura più rifinita tra tutti, un generale, o comunque un uomo di potere visto il ruolo centrale che aveva in quella scena.

    Si, mio signore, dal villaggio accademico di Oto.

    Abbiamo richiesto un ninja specializzato nelle incursioni, sai darci una mano?

    Indicò la mappa mentre poneva quella domanda a bruciapelo, indicando la mappa con un movimento della mano.


    (punto verde tu, punti rossi i torii)

     
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    Attacco dei Tengu


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    Per fortuna in quel posto ci fu una cosa che era calda: la locanda. E il cibo. Beh, il cibo mica tanto, ma che potevo aspettare dai samurai? Forse (anzi, sicuramente) in altre occasioni e in altre circostanze avrei inviato tutte le mie rimostranze direttamente al gestore di quella locanda. Ma andiamo per punti: il primo samurai che mi salutò, - il che era già strano considerando che i samurai tutto facevano, anziché collaborare con noi ninja, fu un anziano signore di nome Minamoto. A egli risposi con un inchino del capo, come voleva la tradizione, e il Galateo e tutto il resto. Non sapevo chi fosse e cosa rappresentasse nel Paese del Ferro, ma di certo meritava rispetto se era giunto sin lì. Una volta che finimmo tutti quei convenevoli e presentazioni (la mia fu un semplice, - Tasaki Moyo, ninja di Oto. - passammo subito al sodo di tutta quella faccenda piuttosto strana. La cosa che mi piacque, è che prima di parlare il signore mi propose di mangiare: io accettai di buon grado, ma, ovviamente, non potevo sapere che il cibo in quel posto era poco più che spazzatura: era riscaldato male, quasi non cotto, e nemmeno salato. Se c'era una parola per definire quella "cosa", che il termine giusto sia "disastroso". Tuttavia, non dissi nulla a nessuno, anche perché non volevo assolutamente alzare un polverone. Mangiai tutto con una faccia a metà tra fredda e metà tra "meh, mangiamo pure quest'altra schifezza". Il cuoco, quello vero, come me, non poteva fare altro che prestare la massima attenzione possibile anche a quei dettagli del piatto che a prima vista sembravano i meno importanti e i più difficili da comprendere. In ogni caso, il sunto del suo discorso era che l'Accademia era molto lenta negli spostamenti (ma che novità!), e che quindi la maggior parte dei samurai si era mossa senza di me. - Hmm. Capisco, allora non perdiamo tempo e raggiungiamoli subito, - dissi facendo le spallucce. A quel punto finii quel modesto e modico piazzo (la cacca) che mangiavano i samurai in pochissimo tempo, quasi in un slo boccone (tanto era decisamente poco) e quando Minamoto disse di andare, partimmo per il viaggio. Ovviamente, per un'avventura così pensai bene di prendere il mio mantello, quello che avevo già creato poco prima, in modo da diminuire il più possibile i danni di quel freddo... Vi era anche una notizia buona: andavamo a Sud, nel Paese del Fuoco, il che significava principalmente due cose: il caldo e, forse, il buon cibo. Durante il viaggio provai ad analizzare le capacità del signore che viaggiava con me, ma non riuscii a scoprire quasi nulla sul suo conto (il che era un po' un problema). In effetti volevo avere delle maggiori informazioni su colui che viaggiava con me, ma non gli chiesi direttamente nulla, come invece facevo spesso e volentieri con i miei compagni ninja. Cercai di avvicinarmi al sunto del discorso abbastanza da lontano: - Gentile signor Minamoto, - incominciai partendo da lontano. - Mi tolga una curiosità. Voi samurai siete rinomati per le vostre spade. Si dice che siate dei veri e propri maestri nell'Arte del Kenjutsu. La via della Spada richiede Sacrificio e Dedizione, come, penso, una qualsiasi altra. Tuttavia, è vero che le vostre spade sono particolari? E' vero che le sapete realizzate in un modo "esclusivo"? - Oltre a darmi il cibo, Minamoto mi diede anche una coperta niente male, di quelle che, al di fuori da ogni dubbio, le portava pure suo nonno e il suo bisnonno pure. Ma un gesto di cortesia e pur sempre un gesto di cortesia, motivo per cui non gli risposi assolutamente nulla. Per dormire, ovviamente, usavo sempre tutto il mio kit, anche se dormire per terra non era come dormire a Oto (sebbene le condizioni del mio letto a Oto erano più o meno le stesse di quella terra fredda e marcia). Il mio kit, ovviamente, componeva tutto il necessario per dormire bene: mascherina per gli occhi, tappaorecchie, pigiama a stelline, cappello da
    notte e scaldacalze. Nonostante tutto, andavamo anche abbastanza lenti considerando che il vecchio, - che forse sarebbe morto da lì a poco, - viaggiava lentamente. Infine, trovammo ciò che cercavamo: il nostro luogo d'incontro con gli altri prodi samurai del Paese del Ferro che, bisognava dirlo, si erano spinti un po' lontanuccio. - Tasaki Moyo, sì, - risposi facendo un altro inchino verso la persona che me lo aveva chiesto. Mi portarono presto in una tenda grande e spaziosa, nella quale trovammo una mappa di quella zona oltre a ben 5 uomini, anch'essi che sembravano abbastanza speranzosi. A parlarmi fu il loro capo. Da cosa capivo che era un capo? Semplicemente un tizio con un'armatura parecchio differente dalle altre. Mi disse che cercavano ninja specializzati nelle incursioni. Quasi volli girarmi e andarmene. - Incursioni... - Sbuffai nella mente capendo che prima o poi quella missione sarebbe finita male. Specialmente se qualcuno mi avesse chiesto di mentire. Quindi dissi quello che pensavo: - Signori, quando ero piccolo mia madre mi diceva sempre: Tasaki, non devi dire mai dire bugie perché le menzogne faranno di te una brutta persona, perché poi influiscono sull'anima e la peggiorano, - dopo quel breve, ma necessario, incipit, spiegai il vero sunto della questione: - Detto questo, sono un sensitivo e un esploratore. Le mie capacità mi permettono di scoprire molte informazioni sul nemico, ma definirmi addirittura un incursore... hmm... Di certo, se vi serve aiuto, ve lo darò volentieri senza molti problemi signori. Ma spiegatemi un po': perché siamo qui? Chi è il nostro nemico? Si tratta di una questione così importante da avervi spinti così lontano dal vostro Paese? Quali sono le nostre forze? - Insomma, prima di gettarmi a capofitto nella missione, volevo un po' capire qualli erano i pezzi sulla scacchiera, studiarmeli e solo dopo fare la mia mossa da vero e proprio incursore. Una volta che avrei avuto le mie risposte: - Va bene. Facciamo così. Grazie ai miei animaletti esploratori potremmo ottenere un paio d'informazioni sulla vallata, sulle difese e sulla forza nemica. Più riusciremo a scoprire e meglio sarà. Poi decideremo cosa fare. - - A quel punto, avrei trovato dei volatili, come la mio solito, sui quali avrei impresso il sigilloCompagno Esploratore
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può richiedere l'aiuto di un animale selvatico della zona esplorata, un compagno animale. L'animale diverrà pari energia l'utilizzatore e condividerà i suoi sensi con esso. Potrà allontanarsi di 15 chilometri, oltre i quali il legame verrà sciolto.Tipo: Fuuinjutsu -
    Sottotipo:
    (Consumo: Medioalto)
    [Richiede Specializzazione Esploratore]
    [Da chunin in su]
    . Avrei fatto un massimo di 3 compagni esploratori, che quindi avrei inviato nella vallata in 3 direzioni differenti: Nord, Nord-Est e Nord-Ovest. Avrebbero percorso un massimo di 15 chilometri dalla mia posizione trasmettendomi tutte le informazioni di cui potevo avere bisogno su quella vallata.



    Ovviamente, per aiutarli nella loro opera, mi sarei allontanano anche io dal mio accampamento, avvicinandomi a una distanza di sicurezza (massima circa 1 chilometro) al primo Torii. Una volta che avrei ottenuto le informazioni necessarie, sarei ritornato all'accampamento spiegando tutto quanto ai samurai. In base alle nostre forze avremmo poi deciso cosa fare.









    Chakra: 48/60
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  550
    Resistenza: 400
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 525
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
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    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
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    Novità dall'Alto


    -II-






    Visualizzata la mappa il Colosso annuì qualche volta, come se stesse soppesando il da farsi.

    Il picco su cui stiamo è il più alto della valle suppongo, giusto?

    Si, Raizen.
    Monte Corvo.


    Non avrebbe commentato il nome, solitamente si sarebbe dilungato sulla scarsa fantasia di chi l’aveva ideato, ma questa volta la concentrazione sul lavoro ebbe la meglio.

    Che poi in realtà non è un informazione così vitale, ma se non altro so che questa zona è libera dai guardoni, ci serve però capire con chi abbiamo a che fare, dalle condizioni di Hagane mi pare di aver capito che ci sono già stati degli scontri.

    Si, per ora li abbiamo tutti vinti per via della nostra abilità nell’uso del chakra e di conoscenza del territorio, ma si adatteranno rapidamente, conosceranno noi e il terreno e a quel punto potrebbero avere ragione di noi.

    Certo.
    Innanzitutto ci servono informazioni più precise, se stanno esplorando, e se già non l’hanno scoperto, scopriranno presto i torii, e se un ninja li sta aiutando potrebbero comprenderne la funzione.
    Ci serve uno di voi su nell’aria di ogni cancello, li voglio armati, voglio che attacchino a vista, meglio con armi da distanza, meglio prigionieri che morti, mi raccomando.
    Non mi serve sapere con precisione dove sta la cava del metallo ma dobbiamo disporre delle difese nella strada che porta ad essa.
    Immagino voi abbiate ranghi simili ai nostri, mi servirebbero dei chunin sia sui torii che per il campo base vicino alla cava.
    Se non ne abbiamo a sufficienza sui torii andranno bene anche dei genin, ma non in numero inferiore a due.


    Sojobo annuiva a tutte le richieste senza troppe discussioni.

    Tuttavia c’è un problema Raizen.
    Le loro corazze sono spesse.
    Molto spesse.
    Ed il loro numero è superiore al nostro.


    Oh bene, dammi qualche informazione.

    Si sono accampati a sud, hanno una quindicina di tende e pensiamo abbiano quasi duecento uomini.

    Mh, quindi di sicuro potrebbero cercare di sparpagliarsi per cercare più di un punto d’accesso.
    Immagino conosciate la vallata come le vostre tasche, no?


    Si, è corretto, inoltre la barriera è un mezzo efficace contro gli intrusi, tuttavia possono…

    ...sempre trovare un modo per varcarla, certo.

    Qualche secondo di pausa.

    Le corazze invece?
    Cosa mi dicevi su di loro?


    Il Tengu mise su un espressione preoccupata.

    Sono incredibili.
    Qui abbiamo buone armi, e sappiamo sfruttarle, ma loro… loro vanno oltre.
    Ti avevo accennato che credevamo fossero qui per l’acciaio, no?
    Beh, non l’hai potuto vedere ma siamo in una terra di confine qui, dall’altra parte c’è la nazione del ferro, e sembra che le loro corazze siano effettivamente in grado di fare qualcosa.
    Non abbiamo avuto modo di scontrarci al meglio con loro, ma sappiamo che le armi da lancio nemmeno li scalfiscono, e quando il chakra inizia a scarseggiare capirai che le loro qualità fisiche iniziano ad essere un problema bardati come sono.


    Comprendo.

    La Montagna tacque per qualche secondo

    Temo bisognerà andare oltre la tradizione.
    Ma loro… è strano.
    Capisco siano bravi e ben equipaggiati, potrei arrivare a pensare che abbiano un fabbro eccelso… ma perché venire qui da voi proprio adesso?
    Nel senso, quell’acciaio è qui da quando ci sta sopra la montagna.


    Pensi ad una talpa?

    Non lo so, ma di sicuro sarebbe meglio fare mente locale e pensare cosa è cambiato di recente.
    Intanto.


    Estrasse da dietro la schiena uno dei suoi spiedi sovradimensionati.

    Pensi questi possano essere efficaci?

    Mhhhh.
    Grossi, rozzi… pesanti e con una buona gittata in compenso.


    Disse il tengu mentre saggiava l’arma, pur non incontrando l’approvazione di Raizen, li aveva infatti appositamente richiesti con una linea pulita e semplice quasi come se fossero un raggio di luce, la punta andava affilandosi così dolcemente che quasi non si distingueva dal manico.

    Forse potrebbero tornare utili, ma non mi danno certezze.

    Non sono armi create con uno scopo preciso, ma potrebbero diventarlo.
    Qualche leggera modifica e potremmo aumentarne la penetrazione e volendo dovremmo riuscire a sfruttare il punto debole delle corazze.


    Intendi i lacci di ancoraggio?

    Esattamente.
    Per quanto si possa esser bravi sotto a quelle piastre ci sono dei lacci, se tiriamo abbastanza si staccheranno, certo sono in cuoio, ma vedremo di essere efficaci anche con quello.
    Ma come vedi questi non si adattano.


    Ripose il suo spiedo.

    Abbiamo ancora un po' di tempo, mi serve una fucina, e lo scalpellino più abile che hai.
    Intanto rinfrescami la memoria sui vostri numeri.


    Siamo un intero popolo, Hokage.
    E tutti sappiamo qualcosa, è nella nostra natura avvantaggiarci col chakra rispetto alle altre specie, ma non tutti sono bravi a sufficienza da combattere a livelli troppo elevati.
    Per fare il paragone con i vostri gradi… abbiamo un numero abbastanza alto di genin, intorno alla sessantina, chunin quaranta e una decina di jonin.


    Con simili numeri potrei conquistare l’accademia intera, me ne serviranno molti meno, SE serviranno.
    Non vorrei arrivare a dover versare del sangue.


    Il tengu annuì, rasserenato.

    Hagane, Indicagli la via per il becco d’acciaio.
    Si troverà a suo agio li.


    Sojobo sorrise e Raizen ricambiò mentre estraendo nella tasca interna toccava la Leggenda.




    [All’accampamento]

    Quando il vecchio samurai venne interpellato rispose dopo un sorriso di cortesia.

    La nostra unica via è la spada.
    Abbiamo una concezione ben diversa delle spade noi samurai, raramente ci comportiamo come voi ninja, per voi l’arma è un pezzo di metallo affilato, per noi è… tutto.
    Arte, poesia, ascensione… tutto si può raggiungere con la fede in essa.
    Ma forse è meglio osservare.


    Si mise dinnanzi ad un albero secco, un colosso abbattuto da un fulmine che necessitava di almeno tre uomini per essere cinto in un abbraccio, curvò le ginocchia acquattandosi leggermente.
    Una mano sul fodero ed una sull’elsa, movimenti precisi, misurati, lenti.
    Il pollice si distese e con un piccolo scatto la lama era pronta ad essere estratta.
    Un ultimo respiro, le gambe che premevano sul terreno ed un fascio di luce a mezzaluna si diresse verso l’albero.
    L’impatto parve non produrre alcun effetto inizialmente ma quando l’uomo si rimise in posizione eretta la parte superiore cominciò a scivolare mostrando un taglio a quarantacinque gradi così perfetto da essere innaturale.

    No, te lo dico io, non l’hai visto.
    Era una tecnica di estrazione, un colpo, una morte.
    Così rapido da pulire la lama prima che torni nel fodero.
    Come è potuto succedere?
    Io non ho estratto la lama, è la mia anima che l’ha spinta via.


    Era un movimento istantaneo sia l’estrazione che il rinfodero erano invisibili anche agli occhi dei più allenati.

    Voi usate il chakra, ma noi abbiamo solo l’anima.
    Una comunione che ci permette di spingerci oltre i limiti umani.
    Prendi in mano le tue lame, studiale, pesale, osservale, memorizzale, passerai interi anni ad esitare sull’uscio cercando di capire cosa esse cercano di insegnarti mentre noi avremmo già percorso tutte le strade della conoscenza.
    C’è qualcosa di più oltre il freddo metallo, qualcosa che si trova oltre la dedizione, oltre la costanza, oltre i gesti eseguiti allo sfinimento, oltre tutto ciò che vedi e percepisci… c’è sempre dell’altro.
    Tutti i samurai del ferro si creano la propria lama, possono crearne più di una se il loro talento evolve, se la loro anima cercherà una dimora più consona.
    Si, le creiamo in modo esclusivo, ma le parole non basterebbero.


    E con forse più domande di quelle a cui aveva dato risposta lasciò cadere il discorso, continuando il cammino.
    Dentro la tenda la situazione non era delle migliori, o meglio, Tasaki non aveva di certo impostato al meglio il suo ingresso, ma per il momento aveva solo infastidito i presenti.

    Vedi forse del The a questo tavolo Tasaki?

    Lo interruppe il generale.

    No, non c’è n’è, perché questo non è un salotto, è un tavolo da guerra, quindi lascia fuori la retorica da donnicciole, la cortesia non ci farà avere ciò che ci serve.

    Ascoltò quindi il sunto delle abilità del ninja annuendo di quando in quando.

    Bene.
    Se non altro hai qualcosa di utile, un esploratore che non necessita di cavalli può fare la sua parte.
    Comunque, veniamo alle informazioni.
    Innanzitutto io sono Masaharu Takakage.


    Il generale si alzò dalla sua piccola sedia curule alla romana, spartana ma decorata quanto bastava a far intendere chi comandava li.

    Sono il generale di questo piccolo ma potente contingente.
    I samurai vivono della qualità del loro equipaggiamento, giovane ninja.
    Un’armatura e il Daisho.
    Se sei curioso quanto sembri mio fratello avrà già avuto modo di illustrarti il legame che abbiamo con essi ed avrai quindi capito in che maniera ci leghiamo alle nostre armi.


    Disse indicando Minamoto.

    Il problema è che stiamo scomparendo giovane ninja.
    Nelle nostre terre scarseggiano i materiali adatti a forgiare le nostre armi, e se le anime non hanno dimore adatte è solo una questione di tempo prima che uno dei due muoia.
    In questa valle però c’è un luogo in cui riposa abbastanza metallo da garantire il prosperare delle nostre tradizioni ed usanze, e con esse il nostro modo di combattere, di vivere!
    Purtroppo non siamo gli unici interessati ad esso, delle fastidiose creature hanno deciso di nidificare nella vallata e ci impediscono l’ingresso, si sono mostrati aggressivi fin dal primo momento nonostante non li avessimo minimamente infastiditi.
    Contiamo duecentoventicinque unità totali, non siamo tutti esperti in egual modo.
    La maggioranza di noi, duecento unità sono paragonabili ai vostri genin, venti chunin e cinque jonin, quelli qui presenti, più mio fratello che ti ha accompagnato qui.
    Non sappiamo però usare il chakra e questo ci limita moltissimo nello scontro contro quelle creature.


    Poco dopo gli uccelli facevano il loro lavoro, poter sfruttare la loro prospettiva in quel frangente poteva quasi essere considerato barare.
    Grazie ai pennuti Tasaki potè constatare la presenza dei torii nei luoghi indicati dalla mappa, non avevano le sembianze di fortificazioni, erano infatti i tipici cancelli che segnalavano l’ingresso ad un luogo sacro e niente di più, sicuramente non potevano impedire a nessuno di entrare.
    Per il resto la vallata era una semplice vallata, certo molto scenica visto il monte che si ergeva al centro addirittura più alto di quelli che lo circondavano, ma pareva non esserci nulla che la cartina non riportasse.
    Aveva anche avuto la possibilità di vedere di sfuggita qualche creatura dalle dimensioni umanoidi, e l’incertezza sulla loro natura li categorizzava come Tengu, ma oltre qualche spostamento qua e la negli alberi sottostanti nulla di più.
    Dopo qualche ora di perlustrazione avrebbe però notato che qualcosa aveva iniziato a muoversi, non nella vallata, ma al di sopra.
    Grossi volatili erano scesi dalle nubi che attorniavano il monte centrale, e mentre alcuni si dirigevano nelle catene montuose circostanti altri compivano lunghi cerchi, perdendo gradualmente quota fino a lasciare delle vettovaglie all’ingresso di una zona particolarmente ostile, pietre scure, quasi nere, e da qualche strato sedimentario la pioggia aveva raccolto strisciate di ruggine.
    Ad un occhiata più attenta avrebbero compreso che avevano portato il necessario per un accampamento, ma da dove?
    Per gli uccelli la quota era troppo elevata, e trovare dei rapaci che potessero spingersi così in alto avrebbe richiesto parecchio tempo, senza contare che Tasaki sentiva il contatto mentale indebolirsi mano a mano che i suoi alleati si avvicinavano a quella coltre di nubi.
     
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    Una questione di acciaio


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    Di certo, sostando sul picco più alto di tutta quella vallata, chiamato Monte Corvo, Raizen Ikigami e i suoi compari pennuti avrebbero potuto godere di un'ottima vista su tutto il territorio circostante. La vallata, in effetti, sarebbe stata come se fosse sul palmo della sua mano: una vista magnifica e al contempo incredibile. Ma non concentriamoci ora sull'aspetto prettamente pittoresco e artistico di quel posto. Raizen, difatti, sembra essere tutto fuorché un animo di quelli artistici: non si fermava ad ammirare i panorami e probabilmente i suoi occhi scrutavano tutto quello che si poteva trovare in quel posto. Discutendo dei numeri e delle capacità dei Tengu, il signor Raizen sarebbe presto stato raggiunto da un altro pennuto che, tutto preoccupato, si sarebbe appoggiato vicino a lui sul Monte Corvo. - Raizen, informazioni vitali... - avrebbe iniziato questo con una voce un po' affannata, quasi come se fosse stata scossa da qualcosa. In effetti, era una voce di quelle preoccupate: probabilmente, se a Konoha fosse venuto l'esercito di Diogene per sottomettere il Paese del Fuoco, Raizen avrebbe ascoltato quella voce di nuovo. In ogni caso, se non avesse provato in nessun modo a interrompere il Tengu di dimensioni medie che gli era giunto vicino, Raizen avrebbe ascoltato che: - Abbiamo intravisto un ninja a circa un chilometro dal Torii situato più a Sud. Non possiamo dire cosa stesse facendo, né sappiamo chi fosse. Tuttavia, abbiamo avuto come se l'impressione, che stesse esplorando il territorio. Aveva il coprifronte con il simbolo del Villaggio del Suono e forse si stava preparando per l'invasione. - Forse era dunque il caso di prepararsi per l'invasione? Beh, questo al signor Raizenello non era dato saperlo, dato che quel ninja poteva essere di tutto: alleato, nemico, un Sho a caso capitato in quel posto, in quel momento per puro caso o altro ancora. D'altro canto, di fronte a un'azione così evidente da parte del nemico, restava decisamente poco tempo per darsi da fare in relazione alle armi: la Leggenda poteva aspettare, visto che c'era un conflitto da risolvere. Ovviamente, considerando che Tasaki avevo scelto per l'esplorazione il Torii situato più a Sud, quello meridionale, forse sarebbe stato anche ovvio che l'invasione a quel punto sarebbe giunta proprio da quel Torii. D'altro canto, un altro dei Tengu che era vicino a Raizen l'avrebbe guardato con un viso particolarmente interrogativo: - Allora, Hokage, cosa facciamo? - La domanda del Tengu, ovviamente, si riferiva alle possibili azioni da parte di Raizen: poteva andare a forgiare le sue armi, ma la cosa gli avrebbe portato via del tempo. D'altro canto, poteva posticipare quelle sue azioni per far fronte a un'incombente minaccia... o presunta tale.

    Indipendentemente dalla decisione di Raizen sul da farsi, io mi trovavo a quel punto nei pressi dell'accampamento con tutte le informazioni che desideravo avere sulle difese che i Tengu avevano allestito a protezione della vallata. Oltre alle informazioni che mi servivano, avevo anche molte altre conoscenze utili di cui quella più importante riguarda i Samurai stessi e la via della spada che avevano scelto. - Mi affascinate molto, - risposi al Samurai che mi aveva spiegato tutto ciò che riguardava l'acciaio e le spade che usavano. - Parole molto belle e penso che se non fossi diventato un ninja, sarei diventato un samurai. - Alla fine dei conti, però, non c'era tempo per quella specie di nostalgia strana, ma di sicuro le sue parole avrebbero influito su di me in un modo particolare. - "Forse diventerei un ninja-samurai al contempo..." - pensai sinceramente affascinato dal fatto che loro compensassero tutte le loro mancanze in fatto di chakra proprio con l'Anima. L'Anima. - Noi ninja abbiamo moltissimo da imparare da voi, soprattutto in fatto di determinato e di cura della nostra anima e forza dello spirito. Davanti a persona che riescono a vincere battaglie senza usare il chakra, ma con la sola forza della volontà, non posso che chinare il capo. - I movimenti di quei guerrieri, come potevo sospettare, erano precisi e veloce: arte pura. Un'arte di quelle che nei Paesi abitati dai ninja sarebbe stata riconosciuta e avvalorata, considerando che non erano tantissimi i ninja in grado di restare al passo con i samurai in fatto di Kenjutsu. Forse nessun ninja ci sarebbe riuscito, anche se il chakra era sicuramente un fattore di massima e totale importanza. Ma per i Samurai no, capite? Per i samurai ciò che era davvero importante era proprio l'anima. Era incredibile, anche quando mi fece vedere la sua tecnica Kenjutsu: era l'anima che la muoveva quella spada. L'anima. Durante il discorso del Samurai non proferii una sola parola. Certo, nella mia mente avevo già capito che volevo farmi insegnare proprio dai samurai tutti i segreti, ma difficilmente avrebbero permesso a un ninja, sebbene spiritualmente affine a loro per quanto riguarda la visione del mondo, di accedere a tutti i loro segreti. Per questo tacqui, ammettendo invece che: - Le mie katane sono del tutto normali. Purtroppo noi ninja non abbiamo conoscenza sulle spade e non le reputiamo come delle opere d'arte. Le nostre spade sono rozze e brutte in confronto alle vostre. - Poi m'interessai a un'altra cosa: - E per quanto riguarda le armi a distanza? Del resto, per quanto sembra il nostro nemico quest'oggi sarà difficilmente raggiungibile con le spade. Serviranno archi e frecce. - Nelle tende dei generali dopo aver fatto l'esplorazione spiegai loro tutto ciò che aveva a che fare con la missione e ricevetti anche le informazioni da loro. Il problema, sembrava, era legato al fatto che i materiali adatti a forgiare le armi dei samurai stavano rapidamente scomparendo. E proprio per questo si erano spinti in casa altrui, richiedendo persino il supporto dell'Accademia. Era in effetti vero quello che sospettavo: senza il Ferro i samurai non erano che dei semplici contadini. Certo, contadini con l'anima affinata e tutto, ma pur sempre contadini. - Se non sbaglio, questi territori non sono vostri signor Masharu Takakage. Capisco che avete la necessità di sopravvivenza e questo vi ha portato nel Paese del Fuoco, ma queste terre sono sotto il controllo del daimyo locale e dell'Hokage. - Dissi ribadendo quello che pensavo già da un sacco di tempo ormai: le guerre di aggressione, che fossero per il semplice piacere di fare guerra oppure per il controllo dei materiali, erano sempre sbagliati. C'erano sempre altre soluzioni. E la mia opinione si rafforzò dopo la mia perlustrazione (non mi spinsi a esplorare troppo in alto) e qui bisogna fare un piccolo discorso: non ero bravo nelle infiltrazioni. Mia mamma mi diceva sempre di non dire bugie agli altri e non avevo nemmeno le capacità per restare tanto nascosto. Mi muovevo come una specie di rinoceronte, seppure facendo un po' meno rumore. Per questo non avevo il minimo dubbio sul fatto che quei grossi volatili mi avrebbero visto e scoperto. D'altro canto, sebbene propendevo per una soluzione diplomatica, non potevo escludere la necessità d'invadere la Vallata, proprio come richiesto dall'Accademia. - Quei Tengu non sembrano pochi e per quanto ne sappia non si faranno da parte considerando che reputano quella Valle il loro territorio, - dissi per poi aggiungere: - Nel caso ci serviranno molte frecce e molti archi. Davvero tanti. - Alla fine dei conti, considerando che ogni samurai era un valido combattente con tanto di corazza e armatura, non potevo dire che non avevamo le forze necessarie per spingerci nel cuore della Valle e opzionalmente cacciare via quei Tengu. C'era però sempre un'altra opzione: - Se non vi dispiace, preferirei prima trovare una soluzione diplomatica al problema e solo dopo valutare una battaglia di aggressione. - Dissi guardando Minamoto e Masaharu. - I tengu sono intelligenti, anche se orgogliosi. Credo che nemmeno loro vogliano degli spargimenti di sangue. Perciò la mia proposta è quella di aprire un tavolo di negoziati in modo da raggiungere un possibile accordo tra le parti. Che ne dite? - Non potevo decidere autonomamente e considerando che loro erano i generali a capo dell'esercito dei samurai, l'ultima decisione spettava a loro. Alla fine dei conti, però, in un modo o nell'altro li avrei convinti ad aprire un altro round di trattative.

    Ovunque fosse stato Raizen Ikigami in quel momento sarebbe stato raggiunto da un altro Tengu probabilmente sceso da chissà dove. Era differente da tutti gli altri Tengu che Raizen aveva già visto prima... Un po', come dire, grassuccio e paffutello, per dirla in termini umani: forse mangiava un po' troppo per i gusti dei Tengu, ma alla fine dei conti sembrava un altro rapace nobile e curioso. Dopo una breve occhiata di puro interesse lanciata all'Hokage, avrebbe tossito leggermente, quasi come se volesse togliersi qualcosa dalla gola, poi poi parlare. - Raizen, ci sono 3 persone davanti al Torii a Sud. Hanno con loro una bandiera delle trattative e dietro di loro, a un chilometro circa, c'è un esercito pronto al combattimento. - Dopo un'altra piccola pausa, il Tengu continuò: - Tra di loro c'è il ninja di Oto che aveva prima esplorato la zona e due samurai in pieno assetto di combattimento. L'otese dice di voler evitare gli spargimenti di sangue se possibile parlando con un nostro superiore. Ci andrete tu e Sojobo? - A quel punto Raizen avrebbe potuto scegliere con chi venire all'incontro proposto da Tasaki e soprattutto se venirci. Certo, poteva comunque gettarsi a capofitto in attacco, magari provando a eliminare Tasaki e i due generali subito. Tuttavia, a quel punto i samurai si sarebbero fatti valere e una desolazione di morti e feriti non l'avrebbe più evitata nessuno.

    Se Raizen avesse abbandonato i suoi affari al becco d'acciaio o altroveTra la prima comunica sull'esplorazione e la successiva sulle trattative passa un'ora circa e fosse andato al Torii meridionale, vi avrebbe trovato 3 persone in attesa, in ordine da sinistra a destra: Masaharu Takakage, con la spada legata alla cintura; Tasaki Moyo, uguale a quello dell'isola strana su cui non si muoriva, ma con il coprifronte di Oto in fronte; Minamoto Takakage, con lo stesso sguardo e le stesse intenzioni di suo fratello. - Restate un attimo qui, - avrei detto guardando Raizen rivolgendomi a quel punto ai due samurai. - Se non sbaglio quello è l'Hokage. - A quel punto, mi sarei avvicinato all'Hokage, che come sempre era una montagna, abbassando leggermente il capo in segno di rispetto e chiamandolo leggermente verso il lato, lontano da Sojobo o da altri eventuali accompagnatori che Raizen si sarebbe portato dietro. - Senti, l'Accademia mi ha inviato qui in supporto di samurai che si sono rivolti a noi ninja per ottenere il nostro aiuto e sinceramente vorrei evitare il più possibile lo spargimento di sangue sia di questi Tengu che dei samurai stessi. La mia proposta è quella di evitare la battaglia per la Valle dei Tengu, magari sedendoci al tavolo delle trattative per cercare una soluzione diplomatica. Che ne dici? - Avrei chiesto a Raizen, specificando poi che c'erano comunque abbastanza samurai per fare un gran casino lì e che difficilmente quelli avrebbe rinunciato ai loro propositi se non avessero ottenuto ciò che desideravano. La parola, quindi, sarebbe passata a Raizen stesso che avrebbe dovuto chiarire le sue intenzioni così come lo avevo appena fatto io: era d'accordo? Oppure era meglio prepararsi alla battaglia? Di certo speravo che l'Hokage, - che tra l'altro era nel Paese del Fuoco, un po' la sua terra e quindi la sua di responsabilità, - capisse le ragioni dei samurai. Alla fine dei conti, potevamo vincere entrambi senza morire, soffrire e versare sangue altrui inutilmente. Come per spingerlo verso i negoziati, in quella che era una mera questione diplomatica e politica, aggiunsi: - Accetta Raizen, altrimenti oggi moriranno molti da entrambi i schieramenti. -




    Chakra: 60/60
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  550
    Resistenza: 400
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 525
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
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    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
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    Incontro


    -III-






    Raizen guardò un po' sorpreso il tengu affannato.

    Calmo, calmo!
    Sta solo esplorando la zona, non sanno ancora niente, è impossibile che sappiano qualcosa che non stiamo facendo.
    Certo, adesso avranno un idea leggermente più chiara di ciò che c’è qui, ma sanno esattamente ciò che sapevano prima, magari che ci stiamo accampando a valle, toh.
    Inoltre la nostra posizione li è pulita, siamo all’ingresso dei calanchi, se si inoltrassero li in mezzo alla ricerca delle miniere saranno fortunati a tornare indietro.
    Mi raccomando, teniamo ben nascosti i sorveglianti dei torii, saprete meglio di me come tenervi lontani da occhi indiscreti che osservano dall’altro.


    Si era già diretto all’esterno della dimora di Sojobo, seguito da quest’ultimo.

    Quindi passi a me la gestione dell’affare immagino.

    Per quanto io abbia avuto a che fare con voi umani su alcuni campi temo di dover cedere il passo.
    La vostra malizia e ingegno non sono propri di creature in armonia con il creato come noi.
    Non voglio essere irrispettoso… ma l’avere già un posto nel ciclo naturale delle cose non ci ha reso competitivi e macchinatori come voi.


    Lo prenderò come un complimento.

    Stava per lanciarsi da un posatoio quando si fermò.

    Ah, sarà meglio che metti le mani vicino alla faccia, avrai bisogno di tenerti gli occhi nelle orbite.

    Una banalissima trasformazione e una copia identica di Sojobo stava solcando i cieli, sicuramente non con la medesima maestria, ma con un innegabile confidenza nel volo. [ST]Henge Dōbutsu
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche: Uccello, Drago, Scimmia (3)
    L’utilizzatore può effettuare una Trasformazione Avanzata. Potrà volare se trasformato in creature alate dotate di tale capacità e se dotato di arti appositi potrà sfruttare l'Arte della Terra senza limitazioni o intralci dovuti a materiali particolari purchè non irrorati di chakra. Dovrà emergere per respirare.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo:
    (Consumo: Medio / Mantenimento: Basso)
    [Da chunin in su]


    Mi ci devo impegnare un po' ma sarà difficile che non se la bevano.
    Forza ultimate l’avamposto a valle!


    Lui, come da programmi, si sarebbe diretto alle fucine, forgiare un prototipo e mettere a fondere l’acciaio per creare gli arpioni avrebbe richiesto un po' di tempo, mai cloni sarebbero stati in grado di rendere il processo mostruosamente più veloce.

    Non interferite assolutamente con l’esploratore, non deve immaginare che noi ne sappiamo quanto e più di lui, se interagirete vi scoprirete.
    L’avamposto sta ad una ventina di chilometri dal torii più vicino, seppure volesse approfondire, quale che sia il metodo da utilizzare ci si dovrà impegnare ed in quel caso sapremmo comunque che lo sta facendo se invece passerà oltre le porte ne sapremmo vita morte e miracoli.
    Ma per il resto sta vedendo solamente un accampamento, non sa nemmeno chi ci starà dentro.


    Con un sorriso acuto si voltò, proseguendo per la sua strada, verso la fucina.






    [Tasaki]

    Il samurai rispose con un leggero sospiro compassionevole.

    Mi dispiace giovane Tasaki, ma l’ammirazione è il sentimento più lontano che esista dalla comprensione.
    Il destino ti voleva ninja, e ninja sei diventato.
    Anima e Chakra potrebbero benissimo essere la medesima cosa, l’importante non è nel come, ma nel perché.
    Perchè impugnate i Kunai?
    Perchè imparate a sputare fuoco?
    Probabilmente per la stessa ragione per cui noi affiliamo le nostre anime.
    Cerca le similitudini, non le differenze, puoi sempre lavorare in qualcosa che conosci, ma ti sarà sempre preclusa la possibilità di evolvere qualcosa che ignori.


    Ed a quel punto avrebbe teso la mano, un gesto lento, misurato, come lo era qualsiasi movimento di quell’uomo, ad osservarlo sembrava dotato di quella pace interiore che una volta focalizzata poteva diventare inarrestabile.

    Dammi la tua katana.

    Una volta ricevuta l’arma l’avrebbe studiata, qualche colpetto sulla lama, una prova di bilanciamento e qualche scossone per saggiare la tenuta degli incastri, la sua espressione non mutò, impossibile comprendere come l’avesse valutata, ma quando si alzò, l’unico gesto che fece per saggiarne il filo tagliò dapprima l’aria e poi impattando sul terreno ne sollevò una cresta alta un metro e lunga tre.

    Le armi sono armi, giovane Tasaki.

    Era sicuramente meno potente del fendente usato per abbattere l’albero secco, ma era innegabile la sua potenza, eppure non conosceva l’arma, e tantomeno era speciale come quella che impugnava lui.

    Probabilmente la mia prima katana aveva più difetti di questa.
    L’arma è uno strumento.
    Se l’arma deve tagliare taglierà, se dovrà infilzare infilzerà, questo vuol dire che un oggetto nato con uno scopo lo porterà sempre a termine.
    Ma prima di pensare che quello strumento non sia all’altezza delle tue capacità, che con uno strumento differente potresti migliorare devi chiederti se saresti TU all’altezza di quello strumento.


    Gli porse nuovamente la lama.

    L’arma è al tuo servizio, ma se continuerai a pensare che è una katana più affilata la soluzione ai tuoi problemi non sarai altro che un supporto per la tua spada.
    E col tempo ne diverrai uno schiavo.


    E dai suoi occhi era palese che gli schiavi delle armi non fossero ben visti.

    Quale è la chiave?
    La certezza di essere sempre superiori alla propria arma.
    Come?
    Diventando grandi prima di essa.
    E tale certezza puoi averla soltanto quando se la tua arma verrà Dopo il tuo nome.
    I samurai più anziani probabilmente riterrebbero un’ offesa così grande ricevere prima un complimento sulle proprie armi che non sulle loro forme che ti sfiderebbero a duello per avere la certezza che questa memoria ti si imprima indelebilmente sulla pelle.


    Quando poi l’argomento virò sulle armi a distanza annuì.

    Certamente, abbiamo una buona percentuale di arceri tra i nostri ranghi, alcuni in realtà non disdegnano apprendere entrambe le arti, persino tra i nostri generale c’è un esperto arcere.

    Riuniti nella tenda dopo l’esplorazione i dubbi di Tasaki sorpresero Masaharu e non solo.

    Non ti sembra un po' tardi per questo genere di dettagli?
    È comunque una zona di confine la cui appartenenza non è mai stata pienamente stabilita, essendo un luogo sacro a quelle bestiacce nessuno ha mai fatto particolari pressioni.
    Siamo venuti ben forniti comunque, ma dai primi scontri abbiamo potuto appurare che l’efficacia degli archi è limitata, non sono normali volatili, sono in grado di deviare i proiettili facilmente o di pararli.
    Ho visto alcuni di loro turbinare creando attorno al corpo vortici di vento impenetrabili.


    La successiva proposta venne accolta da qualche smorfia poco convinta, ma non da Masaharu.

    Possiamo fare un tentativo se lo ritieni opportuno, ma non penso te la daranno vinta facile.
    Ci sono già stati degli scontri, non ci hanno chiesto qualcosa di impossibile da dargli in cambio, ci hanno negato qualsiasi tipo di accesso!


    Ma tenendo fede alle sue stesse parole fecce preparare una minuta scorta per il chunin, ed approntati gli stendardi li mandarono al torii più vicino, allertando il volatile grassoccio.
    La sua vista divertì Raizen, era più che certo di non aver mai visto alcun pennuto in sovrappeso e quella prima esperienza, nonostante la situazione lo incuriosiva assai.
    All’arrivo il Tengu potè vedere che a lavoro nella fucina c’erano ben cinque Raizen, chi ai mantici e chi al carbone, ma ognuno di loro aveva un compito in cui si adoperava meticolosamente intanto che l’originale estrapolava dalla pergamena le nozioni mancanti allo sviluppo della nuova arte.
    Le armi da lancio, ammise a se stesso non necessitavano di chissà quale sforzo metallurgico, anzi, si ottenevano eccellenti risultati anche con la semplice riproduzione in serie mediante metallo fuso, il difficile veniva quando bisognava creare qualcosa in grado di imprimere maggiore forza al lancio dell’arma.
    Nuovi materiali, elasticità, compressione, trazione, ben più di una manciata di informazioni iniziavano a trovare forma nelle pagine della Leggenda.
    Solo quando il tengu si schiarì la voce Raizen alzò la testa dal libro.

    Mh?

    Il rapido resoconto lo lasciò interdetto, a metà tra la risata e la preoccupazione.

    Hanno ricevuto rinforzi, se così possiamo chiamarli, a malapena un giorno fa e sono già pronti a dar battaglia?
    Non sono nemmeno in grado di stabilire i nostri numeri, tantomeno le nostre abilità… e hanno già mobilitato il tutto per un attacco di queste dimensioni?
    Ma chi cazzo li guida?


    Si accorse che per le risate non era decisamente il momento, se la situazione era quella con molta probabilità qualcuno ci avrebbe rimesso le penne, ed era probabile che gli unici a rimettercele avrebbero perso quelle metaforiche.

    Portami il sakè da battaglia, anzi, risparmiamo tempo, dammi il tuo ed intanto fai approntare tutte le scorte.

    Ottenuto il piccolo contenitore dalla caratteristica forma ne prese due sorsate, una la calò dritta in gola, mentre la seconda la sputò verso la fucina, generandone una fiamma abbastanza intensa da poterne percepire il calore ad una decina di metri.

    AH!
    QUESTA ROBA E’ FORTE COME SEMPRE!


    Raizen, opportunamente trasformato da Sojobo, partì ad accogliere il piccolo gruppo, accanto a lui due esemplari ugualmente imponenti armati di lunghe lance argentate.
    Il trio atterrò a a dieci metri dalla piccola ambasciata di samurai, esattamente sotto all’imponente ingresso.
    Tasaki non si sarebbe trovato dinnanzi l’Hokage bensì il boss dei tengu, impossibile accertarsi della sua identità mediante l’utilizzo di percezioni chakriche, pareva infatti non possederne alcuno [ST]Passo Perfetto
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può occultarsi del tutto dalle conoscenze che percepiscono il chakra; non può essere percepito il chakra dell'utilizzatore finché attiva questa tecnica. L'utilizzatore non può utilizzare il chakra altrimenti la tecnica si scioglierà e potrà essere percepito.
    Tipo: Taijutsu -
    Sottotipo: Potenziamento
    (Consumo: Basso)
    [Da chunin in su]

    +

    Veste dell'Assassino
    Abile: L’utilizzatore durante l'utilizzo del Passo Perfetto potrà attivare ulteriori tecniche che abbiano come finalità l'occultamento, mimetizzazione od una maggiore furtività
    [Da genin in su]

    Come avrebbe scelto di comunicare?
     
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    Una questione d'acciaio


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    Alla fine dei conti, la lezioncina che il samurai mi stava dando su tutto quello che riguardava il mondo delle loro spade, della loro arte, aveva preso una piega molto interessante. Non potevo certamente che la mia era un'arte: spade come spade, oggetti come oggetti: tagliavano, infilzavano. Modestamente, ero io troppo bravo a usarle quelle spade ed ero di sicuro migliore nel loro uso di molti ninja, anche del grado pari al mio (come Kato, per esempio. D'altro canto, pur restando incredibilmente affascinato da quanto il samurai stava spiegando sull'arte delle spade, non potevo negare che ero un po', come dire, perplesso sul non essermi interessato al mondo dei samurai prima e ormai c'era anche un'altra sicurezza dentro di me: avrei fatto loro una visita, magari se tutta quella storia fosse finita bene per tutte le parti in gioco. - Apparteniamo a due mondi troppo diversi, - dissi semplicemente. - Potrei cercare di affinare la mia anima come affino la mia katana, ma è la mente il problema. Sin da quando eravamo bambini ci hanno insegnato delle cose diverse. Ci hanno fatto vedere il mondo da una prospettiva differente. - Gli avrei concesso la mia katana senza molti problema (e questa, ahimé, è una cosa che facevo realmente con pochissime persone) e questi mi avrebbe infine detto quello che sapevo già: le armi erano armi. Ma c'erano armi di qualità differenti: dei semplici pezzi di metallo contro delle opere d'arte realizzate da abili artigiani con una grande esperienza alle spalle. Di certo usava le sue capacità con non poca maestria, roteando anche una delle mie due katane nel suo pugno con una certa finezza. - Sicuramente sono uno dei migliori spadaccini sul Continente, - gli dissi con la voce seria e la faccia seria. - Ma non ho comunque ancora abbastanza capacità per usare le katane al livello di veri e propri Maestri. Cosa che richiede studio e ammetto che piacerebbe molto imparare diventando il miglior spadaccino in assoluto su questo Continente. - Decisi comunque di chiudere quel discorso sulle katane (non perché non mi piacesse, anzi), virando su un argomento del tutto e completamente differente: le armi a distanza. Ma non ero un appassionato delle armi a distanza; tutt'altro, non posso dire che mi facevano del tutto schifo, ma sicuramente preferivo le armi per il combattimento stretto in corpo a corpo. - Se non riusciremo a trovare un accordo, ci serviranno tantissime armi a distanza e tantissimi samurai in grado di usarli. Alla fine dei conti, inutile andare con le spade contro creature che con il 100% di probabilità hanno conoscenze e capacità utili per tenere i propri nemici a una certa distanza. - E anche quella era la solita questione a cui molto tempo prima si era appassionata mia sorella: arco Vs spada, chi vincerebbe? Di certo sarebbe tutto una questione di distanza, ma in linea di base ero propenso a dire che un ottimo arciere fosse sempre avvantaggiato contro un ottimo spadaccino e in quel caso ci trovavamo in una situazione simile: ci avrebbero bersagliato dall'alto, in ogni modo possibile, ferendoci e uccidendoci prima che fossimo stati in grado di raggiungerli. E non era nemmeno detto che fossimo stati in grado di arrivare in combattimento a corpo a corpo, dato che loro sapevano volare e noi no. Il che ci riportava lentamente alla questione precedente: come agire? Per giunta, anche le informazioni che mi vennero date dall'altro generale non erano molto rassicuranti: efficacia degli archi limitata e creature in grado di deviare le frecce e contrattaccare usando il chakra, cosa che i samurai non sapevano fare. - Tanto vale provare a fare i negoziati, - dissi infine. - Se non riuscissimo a trovare un accordo che soddisfi tutte le parti in questa terra di confine, allora torneremo qui, studieremo tutti insieme un piano d'invasione e invadiamo: per farlo non abbiamo alcuna fretta e possiamo fare noi la prima mossa. Per come la penso siamo in svantaggio tattico, ma probabilmente non numerico... In ogni caso proviamoci. - Dissi infine mentre i miei occhi posavano sul Torii meridionale. La vallata era ampia e i Torii non erano pochi. Ma chi aveva detto che dovevamo per forza invadere attraverso i Torii? - Se arriverà alle armi dovrò prima andare in avanscoperta da solo... - pensai fra me e me preferendo comunque non rifletterci ancora: sarebbe stato meglio pensare al da farsi se fossimo arrivati al punto della guerra.

    Mentre le coppie di Raizen sudavano e si davano da fare come potevano nelle fucine, la Sua Maestà l'Hokage si diede da fare anch'egli di persona e dopo aver assunto la forma del volatile e nascosto bene il suo chakra, si presentò all'incontro accompagnato da due altri Tengu che, però, non avevano nascosto il loro chakra. In quel stesso momento, quando vidi quel gruppo composto da 3 Tengu, li analizzai Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    con il mio sguardo, scoprendoci tutto ciò che potevo scoprire, ma non scoprendo nulla su di uno dei 3. - Tutti hanno del chakra, eppure da questo Tengu non riesco percepire proprio nulla, - pensai riflettendoci fra me e me. - D'altro canto, riesco a percepire il chakra degli altri due... Ma cos... Sta nascondendo il suo chakra? E perché? Forse non vuole solo darmi delle informazioni prima della battaglia? Intelligente. - In ogni caso, mi sarei avvicinato al trio in testa al gruppo composto da 3 persone. Raizen mi avrebbe subito riconosciuto, anche grazie a quel mio sguardo troppo annoiato per essere vero. Io, però, avrei solo fatto un inchino in segno di rispetto e i miei occhi si sarebbero poggiati un attimo sulle lance argentee che stringevano i pennuti. - Più lunghe delle katane, - pensai in ogni caso prima di presentare me e la mia compagnia: - Gentili Tengu. Io sono Tasaki Moyo, chunin del Villaggio Militare del Suono. Lui è Masaharu Takakage, generale dell'esercito dei samurai; mentre il signore qui è Minamoto Takakage, anch'egli generale. Con chi abbiamo l'onore di negoziare? - Avrei infine chiesto attendendo una risposta. Se mi fosse stata data o no, avrei continuato. - Come potete vedere, siamo venuti qui con la Pace, non con la Spada. Non sarebbe nelle nostre intenzioni scatenare una guerra, anche se siamo sicuri di vincerla. Veniamo qui soprattutto per la possibilità di aprire un dialogo e far sì che entrambe le parti coinvolte fossero soddisfatte. - A questo punto vale la pena aprire una piccola parentesi sul mio passato. Certo, lo so che non vi piacciono i flashback, ma quello che segue è quantomai calzante con la situazione. Come ben sapete, sono nato a Taki, nel Paese delle Cascate, nella famiglia di un commerciante. Come sapete, ho un fratello maggiore e una sorella minore, Yuki. Il mio fratello, così come mio padre, è rimasto a Kumo dopo che quand'ero piccolo siamo fuggiti da Taki in cerca di una vita migliore e più piena. La nostra famiglia ha sempre fatto delle negoziazioni il proprio lato forte, riuscendo a guadagnare proprio grazie alla capacità di usare la Parola e non la Spada. Io, ovviamente, in famiglia sono sempre stato una specie di Corvo Bianco: non ero mai stato bravo con le parole, preferendo dire quello che pensavo, nel modo più diretto possibile, senza giri di parole. Questo mi aveva portato a essere decisamente poco diplomatico in tantissimi casi e mi aveva anche procurato non pochi problemi con vari ninja importanti. D'altro canto, però, ero anche abbastanza cosciente del fatto che non potevo essere sempre tagliente e diretto cercando di risolvere i problemi di Oto o del mondo. Ciò che potevo fare era semplicemente usare le mie capacità (e le negoziazioni non era fra queste) nel miglior modo possibile per rendere il mondo un posto un po' più buono rispetto al suo stato normale. Ed ero quello che ero intenzionato a fare. Se ci fossi riuscito? Se avevo almeno un pizzico di talento delle negoziazioni di mio fratello e mio padre? Beh, non potevo affatto saperlo, ma valeva la pena provarci. - Mi manda l'Accademia e sinceramente vorrei evitare di spargere il sangue quest'oggi. Ciò che ci interessa è il Ferro che si può trovare in questa vallata, elemento fondamentale e necessario per le armature e le armi di questi signori. Si tratta di una necessità profonda: nel Paese il materiale manca e come ben sapete, il ferro per i samurai è come il cibo per tutti gli altri. -



    A quel punto mi sarei fermato un attimo, cercando di osservare il volto (o il becco, c'era un modo per leggere le emozioni di quei pennuti, o no) dei Tengu. Quale emozione ci avrei potuto scorgere? Cosa ci avrei visto? Che emozioni avrei sentito? Dopo una breve pausa e forse anche una loro risposta a quel mio primo monologo, avrei continuato. - Nelle nostre negoziazioni partiamo da alcune fondamentali capisaldi della questione 1) Ci serve il Ferro della Valle dei Tengu; 2) Anche se abbiamo un esercito sufficiente e ben addestrato, vogliamo evitare inutili spargimenti di sangue: cosa di cui non beneficerà nessuno. La mia prima proposta è quella di avere il permesso di estrarre il ferro presente in questa Valle restando amici e cooperando, eventualmente dando ai Tengu una percentuale sulle future compravendite realizzate con le armi forgiate usando l'acciaio della Valle. Che ne dite? - Chiesi infine. Sapevo bene che i Samurai erano persone d'onore: i soldi per loro non contavano molto. E sapevo anche che forgiando le loro armi, una parte delle stesse veniva venduta. Una soluzione al caso diplomatico che si era creato, dunque, poteva essere proprio nei soldi: i Tengu, che forse non ne guadagnavano proprio, potevano finalmente avere dei ryo da spendere come volevano. - Ma cosa vogliono i Tengu? - Mi chiesi capendo di non sapere nulla di quelle creature. Certo, se quelli non fossero stati Tengu ma, per esempio, dei cani, avrei potuto offrire loro un sacco di ossa in cambio del permesso di estrapolare il ferro in quella vallata. Ma non erano cani; erano Tengu. E non sapevo cosa volevano. - In alternativa, devo chiedervi cosa volete da noi in cambio del permesso di estrapolare e usare il ferro di questa Valle. Entro limiti ragionevoli, ovviamente. - Fu più o meno in quel momento che sentii un tocco sulla mia spalla sinistra e mi girai verso Masaharu, che intanto ebbe da ridire su quelle mie proposte: - I soldi? - disse questi. - Non ne abbiamo molti con noi e dubito che a loro servano quelli... - Io rimasi comunque in silenzio. Anche se i samurai non avessero accettato le mie condizioni di pace per mancanza di denaro, che a quanto mi pareva di capire veniva disprezzato da loro, forse trovare dei ryo per i Tengu non sarebbe stato così difficile come poteva sembrare a prima vista. Specialmente per un daimyo che non voleva guerre nel proprio territorio... E io, sì, mi sarei abbassato tanto da sorpassare i miei ideali di uguaglianza, progresso, umanesimo e democrazia per andare a chiedere un finanziamento a qualcuno che detestavo, così come detestavo tutti gli altri daimyo che avevano avuto tutti i piaceri della vita senza nemmeno dover fare qualcosa, mentre gli altri dovevano essere uccisi, o feriti e soffrire in continuazione... Con lui potevo parlare anche di un'altra cosa: "Bisogna rendere questa valle a statuto speciale, territorio condiviso tra Fuoco e Ferro... Facendo sì che i due popoli lo abitino in sintonia e pace aiutandosi gli uni con gli altri."

    Ascoltando la mia proposta, Raizen avrebbe potuto pensare che fossi un pazzo o qualcosa del genere, ma mentre le sue coppie lavoravano in lontananza, avrebbe chiaramente sentito la voce di un pennuto vicino a lui. - E ora? Possiamo proporgli la cooperazione? Ma i soldi... A te la scelta Sojobo... - Toccava, quindi, al falso Sojobo fare la sua mossa: i negoziati erano appena stati avviati e di certo Tasaki non voleva che finissero presto, anche se l'idea di una guerra, di un'invasione e della possibilità di misurare le proprie forze con Tengu lo alliettava. La Pace, il Progresso e il Benessere, però, venivano prima di tutto.
    Quella, del resto, era una Questione d'Acciaio.





    Chakra: 48/60
    Vitalità: 14/14
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  550
    Resistenza: 400
    Riflessi: 525
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 575
    Intuito: 525
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Shuriken Gigante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Katana × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 2

    Note
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    -IV-






    Minamoto scosse la testa, gli bastò una singola affermazione dello shinobi per fargli capire che sarebbe stato meglio non sprecare altre parole e lasciarlo a riflettere su quelle già spese.

    Sei molto lontano dalla via dei samurai, ragazzo.
    C’è un solo problema, la tua mentalità.
    Lo risolverai quando ammetterai di poter cambiare senza cercare la scusa del tuo passato.


    Detto quello si sarebbe alzato, chiudendo il discorso.




    [Durante i negoziati]

    Il massiccio tengu fece un cenno della testa quando Tasaki si presentò, ricambiando a sua volta, e con una voce completamente diversa da quella di Raizen che di certo non aveva problemi a simularneUso Recitazione una seconda

    Nessun Gentili, Tasaki-san.
    Non siamo gentili con gli invasori.


    Mise subito in chiaro che quelle trattative non potevano chiudersi alla pari, qualcuno tra loro era nel torto.

    Io sono Sojobo, il leader dei Tengu di Monte Corvo.
    Le mie guardie personali: Yoru e Seikakuna.


    L’aria non era buona e le parole di Tasaki non fecero esattamente breccia nei cuori delle leggendarie creature, una di loro fece addirittura schioccare il becco, un avvertimento forse, o un commento comprensibile solo ai suoi simili.

    Porti la pace e la prima cosa che fai è intimorirmi con la tua presunta forza militare?

    Sojobo si mise braccia conserte, osservando i presenti dall’alto facilitato dalla sua altezza.

    In questa valle non entrerà nessuno.
    Nessuno ha il diritto di farlo, tantomeno se prima ha tentato di farlo.
    Volete contrattare?
    Bene.
    Ma i vostri attacchi e la mancanza di rispetto verso chi abitava queste terre prima di voi non vi metterà di certo in condizione di vantaggio.
    Volete del ferro?
    La zona è ricca, lo condivideremo con voi.


    Si sbilanciò leggermente alle sue spalle, in modo da poter arrivare a sussurrare ad uno dei suoi sottoposti che subito dopo partì in volo.
    Pochi istanti ed una nuvola di fumo l’avrebbe fatto ricomparire li con un piccolo sacchetto tra le mani.

    Il miglior ferro che si possa trovare.
    E dal miglior ferro deriva solo il miglior acciaio, che è ciò che cercate, giusto?


    Passò il sacchetto al piccolo gruppo, era poco più piccolo di un pugno ma al suo interno era contenuta la preziosa sabbia nera da cui i samurai estraevano l’acciaio grazie alle loro gigantesche fornaci con cui vi infondevano il carbonio.

    Possiamo accordarci per il prezzo, ma il denaro non ci serve, siamo totalmente estranei ai sistemi di commercio degli umani.
    Ci pagherete in riso, le nostre terre non sono adatte alla sua coltivazione.
    Niente inganni sulla qualità, lo useremo per il sakè quindi deve essere di prima scelta.
    Decideremo in base alle nostre riserve dello stesso quando metallo inviarvi, e ce lo ripagherete con quantità di riso trentuplicata.
    Un kan di sabbia, trenta di riso.
    A nostra discrezione l’interruzione del rapporto commerciale se la qualità del riso dovesse calare o se non dovesse servirci più, previo avviso con anticipo di tre forniture.


    Qualsiasi samurai analizzando il sacchetto anche solo dal peso si sarebbe potuto accorgere che il contenuto ferroso di quella sabbia era elevato, ed analizzandola era inequivocabile la sua qualità.
    Non era però l’acciaio gioiello, e loro erano li proprio per via di quel metallo leggendario, potevano ammettere di essere in quel luogo per qualcosa che nessuno doveva sapere essere li?




    CITAZIONE
    Bene leo, da questo punto in poi tu puoi organizzare tutte le tue truppe e le tue azioni come più ti aggrada, licenzia tutti i samurai, mandali all’attacco… come preferisci, io farò lo stesso con i tengu, hai anche avuto un assaggio dei loro caratteri, ma se hai dubbi riguardo loro chiedi pure.
    Entrambi abbiamo gradi di riferimento, in base a quelli dai le energie, come se fossero evocazioni, quindi non esagerare con le conoscenze.
    I ranghi più bassi (genin e chunin) li gestiremo come gregari semplici, quindi occhio.
    Via via interverremo ognuno nella trama dell’altro per assicurarci la sportività di tutte le azioni.
     
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    Una questione d'acciaio


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    - Suvvia, - risposi a quell'"invasori": - Tutti sono gli invasori di qualche territorio. Anche voi lo siete, visto che probabilmente prima di voi qui viveva un'altra specie animale o umana che avete scacciato. Per giunta, non c'è scritto da nessuna parte che siete voi i padroni di questa valle. Quasi si può dire che vi abitate in modo abusivo, senza permessi e questo, come ben saprete, è anche un territorio conteso. D'altro canto,- proseguii in modo calmo e con la faccia di chi di certo non voleva intromettersi nei guai o, come direbbe qualcuno, mostrare una vena diplomatica decisamente troppo piccola, - nessuno vuole togliere a voi questa valle. Nessuno vi minaccia. Nessuno vuole spargere sangue laddove non c'è n'è bisogno. Nessuno vuole esservi nemico e nessuno vuole iniziare guerre con voi o con qualcun'altro se c'è una possibilità di soluzione diplomatica. Il mondo è già di per sé pieno di guerre e atrocità. Perché alimentare il fuoco dell'odio? - A quella mia domanda susseguirono i negoziati diplomatici, da cui però il Tengu volle partire da una posizione di vantaggio che poteva permettersi, considerando che in quel momento lui era il difensore che aveva l'acciaio e noi eravamo i possibili attaccanti che volevano il suo acciaio. In ogni caso, dovete sapere che la prima fase di quelle negoziazioni proseguì in modo distinto, in un modo che potevo attendermi anche io. Sojobo, o com'che disse di chiamarsi quell'uccello, impose le sue condizioni: voleva il riso, che avrebbero usato per il sakè. - Cosa? - Mi chiesi mantenendo la faccia inerme, ma restando comunque parecchio interessato alla cosa. - Cosa siete? Degli ubriaconi? - A quel punto, forse, sarebbe stato addirittura meglio partire con uno spiegone rivolto verso il principale Tengu. - E così volete il riso per il sakè? Nessun problema, ma dovete sapere che mia mamma dice che gli alcolici fanno male al fegato. Poi fate voi. In ogni caso, non ci dovrebbero essere problemi a darvi il riso al posto dell'acciaio, ma c'è un piccolo problema, - dissi dando il sacchetto in mano al samurai che avrebbe potuto soppesarlo accertandosi così della sua qualità. - Quello che noi vi diamo è un prodotto pronto, che vi sarà portato direttamente dal Paese del Riso e che potrete usare subito, senza alcun altro lavoro da parte vostra. Come sapete, nel Paese del Riso il riso non solo si trova in abbondanza, ma è anche di una qualità eccelsa per via delle condizioni meteo del posto che favoriscono la crescita di specie esclusive e buonissime. Per darvi il riso sarà impiegata anche la nostra forza lavoro, che cercherà d'inviarvi solo il miglior prodotto come stabilito dai patti. Di contro, voi non ci inviate un prodotto pronto, bensì della sabbia con l'acciaio. Questo significa che quando la sabbia giungerà da noi, nel Paese del Ferro, la forza di lavoro locale dovrà preoccuparsi di separare la sabbia dalla materia prima utile ai samurai... E il lavoro va pagato, sempre, il che comporta per noi altre spese. Noi, signor Sojobo-dono, non vogliamo la sabbia, vogliamo l'acciaio. La sabbia non ci serve a niente. Perciò eccoLe la mia controproposta: 15 kan di riso, 1 kan della sua sabbia. Oppure 30 kan di riso, ma solo l'acciaio puro, senza la sabbia. Altrimenti, - pensai per un attimo al sakè che avrei potuto proporre loro. Dove avevo bevuto l'ultima volta il sakè? Forse a Oto? In ogni caso era sicuro che mi aveva fatto molto male e che alla fine dei conti mia madre aveva ragione: quello era il veleno. - Sono piuttosto sicuro che potrei anche portarvi direttamente il sakè. Un sakè di un'ottima qualità per dell'acciaio di ottima qualità. Il sakè vi verrà portato comunque dal Paese del Riso e sarà un prodotto pronto: non dovrete fare assolutamente nulla, se non riceverlo e usarlo. Se non vorrete più il sakè di un particolare brand oppure vorrete un sakè più leggero o pesante, o ancora se la smetterete di bere proprio, il che è consigliabile non solo per voi ma per tutte le creature del mondo, potete interrompere il commercio, come potranno farlo anche i samurai. Che ne dite? - Chiesi e intanto, mentre Sojobo avrebbe ascoltato le mie proposte o riflettuto sulle eventuali avances da fare a me, gli avrei chiesto un 5 minuti di tempo per allontanarmi un attimo e parlare con i due samurai generali.

    Ora, come sapete, Oto è nel Paese del Riso. Inviare il riso dal Paese del Riso a quella Valle non era un problema: i due Paesi erano molto vicini. Di contro, fintanto che il Paese del Riso dava il suo riso ai Tengu che quindi davano il loro ferro ai Samurai, ognuna delle due parti qualcosa dava e qualcosa otteneva, a parte Oto e i Samurai. Oto, difatti, dava unicamente (il riso), mentre i samurai ricevevano solamente (il ferro). Ciò che bisognava fare se Sojobo avesse accettato, come sembrava fosse incline a fare mettendo quindi fine all'idea di una possibile disputa tipica del passato, era mettere d'accordo il Paese del Ferro con quello del Riso: uno ci guadagnava soltanto e uno ci perdeva soltanto. Era questo il dilemma da risolvere. - Dunque, come vedete, onorevoli Samurai, le negoziazioni sembrano aver preso una buona strada. A loro sarà fornito il riso dal nostro Paese, dal Paese del Riso. Voi riceverete l'acciaio o la sabbia. Mentre noi non avremo nulla. Di contro, vorremmo qualcosa dal Paese del Ferro. Che ne dite se in cambio del riso che diamo ai Tengu perché voi otteniate l'acciaio, ci dareste uno sconto sulle armi che venderete? - Insomma, in quel modo Diogene avrebbe persino potuto comprare delle armi direttamente nel Paese del Ferro, - armi di ottima qualità, - a un prezzo scontato. Non male, no? Certo, se avessero accettato tutte le parti in gioco le rispettive proposte, il che non era scontato e non era facile. [XQua lascio a te la trollata e il piacere d'informare o NON informare Tasaki sul fatto che serve l'acciaio gioiello e non l'acciaio semplice]

    Infine, sarei tornato da Sojobo con le rispettive informazioni, sperando di concludere l'accordo in santa pace in modo che tutti lo accettassero e senza che ci fosse alcun minimo spargimento di sangue. Ci sarei riuscito? Questo non lo potevo sapere. - Voglio evitare lo spargimento di sangue, - gli avrei detto solo.

    Intanto, nel Becco d'Acciaio, con le informazioni della Leggenda sotto mano, Raizen e le sue coppie facevano il loro lavoro nel sudore e nella fatica mentre l'originale trattava con Tasaki al fine di evitare una possibile guerra. Anche qui: le coppie di Raizen non avrebbero avuto assolutamente alcun problema a seguire le informazioni della Leggenda nel fare il loro lavoro. Certo, forgiare delle armi con l'acciaio gioiello non sarebbe stato così semplice come con quello normale, ma in linea generale, le coppie dell'Hokage e anche gli esperti Tengu di quei posti non avrebbero avuto problemi a riuscirci.





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    -V-






    Sojobo alzò un sopracciglio, diversamente da alcuni dei suoi simili possedeva un volto dalle fattezze umane escluso il grande naso, e quell’unico gesto di stizza bastò alle due guardie a far abbassare le lance, affusolate e di un argento così chiaro che pareva fossero in grado di tagliare anche lo sguardo.

    Tasaki di Oto.
    Taci.


    Un consiglio laconico che suonava come un avvertimento.

    La logica non ti si addice.
    Questo territorio non è conteso, questo territorio appartiene alla mia gente prima che voi umani iniziaste a battere il ferro per farci delle armi.
    E gli è sempre appartenuto, e le uniche creature che lo popolavano, e lo popolano, possono viverci come più gli aggrada, se qualcuno pensa che sia conteso è perché non accetta che il nostro popolo possa esercitare su di esso dei diritti ed è in torto.
    Konoha però non ci ha mai chiesto niente, ne mai ci ha puntato armi contro, tantomeno un intero esercito.
    Non siamo esseri umani, non abbiamo ucciso nessuno per prenderci questo posto, ma uccideremo per proteggerlo.


    Intanto i samurai avevano aperto il loro piccolo sacchetto e pur constatando l’effettiva qualità della materia prima non era ciò per cui erano li, il loro contatto gli aveva ben descritto l’aspetto del metallo e quello non corrispondeva, Masaharu imprecò, masticando ben più di un insulto dedicato all’otese.

    Ho accettato di contrattare la vostra ritirata, me l’avete offerta, e ho anche accettato di aiutarvi alle condizioni che vi ho esposto.
    Ma non sono un mendicante, non mi occorre nulla e non mi occorre contrattare.
    Non accetto, specialmente da un poppante saccente, la revisione al ribasso di ciò che ho generosamente concesso.


    Mentre ancora quello si prodigava in proposte che coinvolgevano addirittura un altro stato nei trattati Masaharu l’avrebbe strattonato per un braccio ed allontanato dal suo personalissimo momento di fama.

    Maledetto incapace ma cosa stai facendo?!?
    Non ci hai nemmeno dato il tempo di dare un parere!
    Minamoto!
    L’hai raccattato in mezzo ad un branco di scimmie?!?


    Il generale era evidentemente su tutte le furie, il volto duro e scolpito era paonazzo e contratto in un broncio tutt’altro che amichevole.

    E tu staresti contrattando?!?
    Ma lo sai cosa ti stanno chiedendo almeno?
    Un kan a trenta è… non lo so nemmeno quanto sia sbilanciato!
    Lo sai quanta sabbia ci vuole a produrre dell’acciaio che sia buono a forgiare una lama?
    Maledetto asino!


    Se gli fossero state chieste spiegazioni il suo viso avrebbe riguadagnato una temperatura accettabile, ingentilito dalla volontà di capire.

    Uno a otto.
    Questa è la proporzione.
    Tu metti nel forno la sabbia e dopo tre giorni di calore incessante ottieni un ottavo di materiale accettabile di tutto quello che hai introdotto.
    Metti in conto la lavorazione particolare delle nostre lame che meritano materiali ben selezionati e lo sai cosa ottieni?
    Uno scambio penoso.
    Mentre invece calarlo alla metà in un singolo colpo è a dir poco un insulto!


    Ma non si sarebbe fermato, puntandogli più volte le dita al petto con una forza sufficiente a punzecchiarlo nel corpo oltre che nell’orgoglio.

    E poi chi ti ha dato l’ordine di muovere quella quantità di materiale?
    Di chiederlo lavorato?
    Cosa ne sai delle nostre riserve di riso?
    Perchè dovremmo chiederlo al paese del Riso?
    E poi come paghiamo loro?
    CHI DIAVOLO TI HA AUTORIZZATO A PRENDERE DECISIONI?!?


    Non c’era niente da fare, al momento Masaharu era decisamente intrattabile, ed anzi ci sarebbe stato da chiedersi chi aveva trattenuto il guanto ferrato dal muoversi verso la mascella di Tasaki.

    Ti rendi conto che trasportare merci, lavorarle e scambiarle ci mette per forza in perdita?
    Non posso fare uno scambio e ridurmi ad essere un intermediario!
    In quattro minuti mi hai trasformato in un mercante straccione senza neanche essere riuscito ad ingraziarteli muovendoti tra un insulto a loro ed un insulto a noi.
    Te ne sei accorto vero?


    E senza dare ulteriori spiegazioni lo piantò in asso, voltandogli le spalle.
    Sojobo ghignò.

    Sappiamo che avete dei feriti.
    Vi daremo sette giorni in modo che possiate organizzarvi e sparire dalle nostre terre senza troppi patimenti.
    Ogni singolo passo entro i nostri territori sarà preso come un attacco e risponderemo in massa, stessa cosa se vi attarderete in questo luogo.


    I tre con un balzo ed un battito d’ali s’allontanarono rapidamente, senza pronunciarsi oltre.
    Se l’Hokage non fosse stato immerso nel suo ruolo avrebbe detto a Tasaki che in pochi secondi era riuscito a creare un tavolo per le negoziazioni, posizionarci un centrotavola di feci e saltarci sopra schizzando ed insultando tutti i presenti.
    Buttato all’aria il tavolo delle trattative, passata qualche ora necessaria a Masaharu per schiarirsi le idee, lo avrebbe ritrovato nella tenda principale, intento a discutere un piano di invasione tutto suo che non si era preoccupato di esporre a Tasaki.
    Appena lo vide entrare un bagliore rosso gli attraversò gli occhi.

    Altre brillanti idee?

    Doveva obbligatoriamente riprendere la situazione in mano e forse conoscere meglio la situazione l’avrebbe aiutato non poco.



    [Alle fucine]

    Ritornato alle fucine Raizen si sarebbe potuto rimettere all’opera sulle armi e constatando che il corpo principale dell’arpione era pronto.

    Bene.

    Osservò lo stelo cercando di immaginare come facilitare il compito all’arma: doveva essere in grado di forare e poi arpionare l’armatura, e mentre il primo compito poteva facilmente essere portato a termine lo stesso non valeva per l’arpionatura.

    Dobbiamo fare in modo che sia in grado di ancorarsi li dove ci serve

    Ed a ben pensarci già un coltello a seghetto od un semplice amo assolvevano in maniera soddisfacente al compito, ma dovendo utilizzare molta più forza non poteva fare affidamento su metodi così precari.

    L’arma dovrebbe ruotare innanzitutto, gli permetterebbe una maggiore penetrazione.
    Dovrà avere un impennaggio particolare, ogni deflettore dovrà avere l’estremità piegata verso destra, sembrerà una sciocchezza ma l’aria passandoci permetterà al dardo di ruotare.
    Ovviamente avremmo una gittata minima di quindici metri sotto la quale l’effetto non sarà apprezzabile.
    La punta invece…


    Considerato l’impennaggio per le armi a distanza la forma della punta non diventava più un problema troppo importante, sarebbe stato sufficiente inserire un piccolo perno a cui ancorare una levetta in modo che non potesse disturbare troppo l’aerodinamica del dardo durante la rotazione.
    Avrebbe dovuto avere una forma a J di modo che venisse tenuta apposto dall’aria stessa che gli scorreva sopra ma che una volta infilata nell’armatura fosse in grado di posizionarsi da sola in caso di estrazione.
    Il prossimo passo sarebbe stato l’arco, o il suo equivalente vista la dimensione del proiettile, ma sarebbe stato necessario in quanto capace di ridurre la distanza minima di efficacia.
    Doveva inoltre riuscire a sfruttare un interessante vantaggio: mentre i tengu volavano avevano due zampe abbastanza abili da impugnare e caricare armi, ma non potevano scagliare in autonomia i dardi vista la loro anatomia.

    Sfida interessante.

    Disse mentre cercava di capire meglio come muovevano le estremità
     
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    La guerra dei Tengu


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    Dunque, come si dimostrò il mio talento di negoziatore? Beh, di male in peggio: dopo essersi aperti alle trattative, i Tengu ritirarono borbottando qualcosa sul fatto che non erano mercanti e che era il loro territorio dall'albore dei tempi e così via. Insomma un monologo che mi stufò in due secondi netti. In cosa consisteva tutto il discorso di quel tengu che diceva di chiamarsi Sojobo? Beh, cavolate patriottiche, penso sia quello il termine meglio adatto. Lo ascoltai tutto poi sbadigliai. - Proprio come mi aspettavo, - dissi. - Volete la pace, ma non volete contrattare e se avreste un cervello, avreste visto che la mia revisione non era poi così tanto al ribasso. Volete morire per un paio di kan in meno della vostra sabbia? Cavoli vostri. Tanto le vite le perderete voi e questi altri, mica io. Buona fortuna nella battaglia che verrà. - Dissi infine stando per andarmene, ma dovendo ascoltarmi anche la predica dei samurai. Anch'essi però erano incazzati con me, al che dovetti sorbirmi un altro monologo lungo e noioso dei samurai. Stetti là ad ascoltare e vedere come mi puntavano le dita contro e sborbottavano qualcosa e mi facevano salire la voglia di prenderli a schiaffi tutti e due. Dopo di che quel tizio ebbe finito, semplicemente sbadigliai nuovamente. E una volta che ebbe finito, gli sorrisi in faccia - Lo vedi che non hai capito niente? - chiesi serio. - Non ho ridotto la proporzione alla metà: ho proposto di ricevere il materiale puro. Il che è sintomo di quello che avete capito tutti e due. Se volevate contrattare, contrattavate invece di stare lì come due massi inermi. E per il riso me ne sarei occupato io. Del resto vengo dal Paese del Riso. Ma se proprio non volete e volete invadere, - mi spostai facendo il cenno di mano invitandoli a farlo. - L'accademia mi ha inviato qui in qualità di ninja d'incursione. Vi ho fornito le informazioni di cui avevate bisogno. Considero la mia missione compiuta e non invaderò niente. Del resto quei Tengu non mi hanno fatto niente di male. Le informazioni da me le avete avute, poi se volete morire invece di scendere a compromessi, beh, non sono affari miei. Considero inoltre che mi abbiate mancato di rispetto in maniera evidente, al che vi lascio da soli. Buona fortuna nella battaglia che verrà. - Con quelle parole mi sarei girato e me ne sarei andato lasciandoli tutti quanti lì, compreso il Tengu e non avrei nemmeno ascoltato le sue ultime parole relative all'avvertimento sui 7 giorni. Entrambe le parti in gioco avrebbero visto solo le mie spalle mentre dirigevo a Est, verso Oto, lasciando quella Valle a quella guerra, che di sicuro non era una mia guerra, alle spalle.
    Avevo fatto tutto il possibile.








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    -III-






    Quando Tasaki sbadigliò di fronte a Sojobo questo si fece, se possibile, ancora più imponente visti i sue due metri abbondanti di statura.

    Se fossi un amante della guerra ti avrei ucciso in questo stesso istante.

    Affermò con un tono fermo e sicuro.

    E senza nemmeno faticare.

    Chiuse il discorso, lanciando una sfida solamente a metà visto che non avrebbe dato tempo di replicare, allontanandosi insieme ai suoi guardiani e lasciando l’otese adottato ai samurai.

    CONTRATTARE NOI?!?
    NON CI HAI DATO NEMMENO IL TEMPO STUPIDO VANITOSO!
    Guarda il tuo talento di negoziatore che splendidi risultati ha dato!


    Indicò con veemenza i Tengu che volavano ormai lontani.
    Masaharu, mostratosi sin da subito come il più esuberante dei due fratelli si sarebbe sbilanciato arrivando ad urlare, cosa inusuale per dei samurai, ed ancora più inusuale lo era quell’insulto per quanto in ambienti più popolari fosse ben poca cosa.
    Sarebbe stato Minamoto ad intervenire, poggiando una mano sulla spalla del fratello, molto più posato nelle reazioni non nascondeva anche lui una decisa avversione verso il ninja.

    Un individuo come te, Tasaki san, sarebbe in grado di riaccendere gli antichi conflitti con il nostro popolo.

    Ma forse il suo tono fermo e tranquillo era anche peggiore di quello di Masaharu, parlava come un sensei profondamente deluso, e dopotutto Tasaki non lo vedeva un po' così?

    Vieni qui, ci dai una manciata di informazioni che avremmo potuto scoprire anche da soli, pretendi di insegnarci a fare politica e dopo essere riuscito ad insultare chiunque nel raggio di una ventina di chilometri , fallendo nelle tue negoziazioni, pretendi di andartene con la ragione in tasca?

    Una leggera risata di scherno lo scosse.

    Mh!
    Vuoi andare?
    Prego, vai pure, dove potrebbe portarti il tuo cammino se non lontano dal campo di battaglia?
    Codardo.


    Gli avrebbe indicato con disprezzo un punto qualsiasi lontano dall’esercito.

    E volevi pure apprendere le nostre usanze… puah!
    Ma non sperare di potertene andare a cuor leggero, assumerti ci è costato, l’accademia dovrà renderci i soldi per i servigi a cui non hai adempiuto.
    [Nota][3000 ryo, che verranno prelevati dal tuo conto, o qualcosa di egual valore]

    Se Tasaki avesse imboccato la via del ritorno però niente avrebbe impedito ai samurai di prendere il lordume fangoso che avevano ai piedi e bersagliarlo con lo stesso, un unico grido li univa: codardo.
    Una parola che l’avrebbe accompagnato fino a che non si fosse allontanato dall’accampamento.




    [...]


    Intanto alle fucine Raizen era passato a studiare un rimpiazzo ai flettenti degli archi, le due parti di bamboo infatti erano ingombranti e difficilmente manovrabili, rispondeva meglio alle sue esigenze una potente banda elastica, ma come ricavarne una delle giuste dimensioni e potenzialità?
    Teoricamente era una buona soluzione, ma raggiungere la potenza di un arco lungo non sarebbe stato semplice, non senza il giusto materiale.
    Il migliore sarebbe stato la gomma, con cui realizzare potenti elastici, ma era ben poco probabile che i tengu ne avessero in quantità sufficiente per lavorare così tanti elementi in una volta sola.
    Gli sarebbe servito qualcosa di differente, pensò quindi ad un piccolo arco in grado di aggirare i limiti di un arco lungo, e l’unico modo per farlo era affidarsi a più di un materiale, ciò che aveva in mente era tutto di facile reperibilità.

    Tendini, pelle di animale, ossa, corna e bamboo.

    L’idea era semplice un piccolo arco da braccio estremamente efficiente con dei flettenti intorno alla quarantina di centimetri, a seconda delle dimensioni dell'arciere.
    La possibilità di poter ripiegare i due bracci avrebbe potuto trasformare la parte vicina all’impugnatura, quando chiuso, in delle efficaci punte acuminate adatte all’aggressione fisica.
    I flettenti avrebbero avuto come corpo di base il bamboo a cui nella parte interna sarebbe stato applicato il corno, in grado di reagire bene alla compressione, mentre a quella esterna i tendini appropriatamente lavorati.
    Già per sua natura il bamboo aveva una buona elasticità ed al contempo una compattezza invidiabile, elementi che ne facevano un buon materiale anche per un arco monomaterico, ma i tempi di produzione erano difficili da velocizzare al contrario dell’arco composito.
    Una volta ottenuti i materiali sarebbe passato alla lavorazione, mettendo all’opera ogni singolo clone in passaggi produttivi differenti, dopo aver prodotto i primi proiettili infatti aveva commissionato allo scalpellino degli stampi adatti a poterne forgiare una buona quantità in tempi brevi mentre lui si sarebbe dedicato ad istruire gli altri nella produzione degli archi.

    Iniziamo dal bamboo.
    Produrre le aste non è complesso, sarè necessario ottenere dalle canne prima delle bacchette a sezione quadrata, dovranno avere uno spessore inferiore ai tre millimetri, una volta ottenuta un’asticella è necessario accorparle per ottenere una sottile asse dalla larghezza di tre centimetri, la superficie deve essere ruvida in modo che la colla preparata grazie alla bollitura di pelle ed ossa possa aderire bene.


    Mentre parlava faceva muovere rapidamente le mani eseguendo ciò che descriveva minuziosamente e al contempo selezionando il materiale.
    Essendo il bamboo naturalmente predisposto alla scheggiatura non era difficile produrre le bacchette, era sufficiente infatti incuneare una lama per dare il via alla filatura e aiutandola con le mani farla procedere per tutto il pezzo.

    Lo spessore della canna però è elevato, quindi è bene ridurlo scegliendo la parte più esterna che è la più tenace.

    Il procedimento era il medesimo, ma andava effettuato anziché sul raggio sulla tangente.
    Il risultato era una lunga e flessibile bacchetta leggermente ondulata.

    È ovviamente da rifinire in modo che risulti un perfetto, o quasi, parallelepipedo a base quadrata, un lavoro per cui sarà meglio utilizzare direttamente delle semplici pialle senza supporto.

    Poggio entrambe le mani su una lama rettangolare, affilata nel lato lungo, facendola scorrere eliminava da sola le imperfezioni, levigandole via.

    Le corna dovranno essere sezionate in modo da essere certi di assicurarsi sezioni sufficientemente ampie da rivestire le assi di bamboo, quindi almeno tre centimetri, richiederanno qualche minuto di vapore ed una pressata per essere raddrizzate.

    Era un processo meno laborioso di quello dedicato al bamboo, ma più fastidioso, tagliare e scaldare il corno infatti gli faceva produrre un odore abbastanza sgradevole che sensi acuti come quelli del Colosso non gradivano.
    Ultimata la fase di raddrizzamento avrebbero dovuto uguagliare lo spessore, ma qualche piallata sarebbe stata sufficiente.

    I tendini essiccati invece andranno sfilati o sfibrati, come preferite, qualche buona martellata sarà in grado di scioglierli a sufficienza da permetterlo, ci servono ovviamente solo i fili, eventuali rimasugli possono essere scartati.
    Non servivano infatti particolari attrezzi, ma solo buona pazienza, i tendini infatti non erano che fasci di fibre e già dopo la prima martellata avrebbero rivelato la loro natura rendendo facile separare le une da le altre come se fossero fili. Un lavoro in cui gli artigli dei tengu avrebbero eccelso a differenza delle inutili unghie umane di Raizen.
    Queste sono tutte le materie prime, non ho citato la colla ottenuta dalle pelli perché semplice ed immagino già sappiate farla.


    Spiegava col fare di un maestro attento, per quanto ne sapesse riguardo i materiali però, era la prima volta che costruiva uno strumento simile, stava infatti apprendendo insieme a loro e probabilmente il risultato finale sarebbe giunto solo dopo qualche piccola incertezza ed esperimento andato a male, anche se la sapienza dei tengu sicuramente l’avrebbe aiutato.

    Una volta prodotte le assi di bamboo e quelle di corno andranno incollate, quindi una faccia va resa opportunamente ruvida in modo che la colla faccia il suo dovere.
    Dopo averle sagomate ed inciso l’alloggio per la corda sarà ora di metterle nella forma, il comodo di questo tipo di arco è che è il tempo di asciugatura a scandire i tempi di produzione, ed il tempo in cui deve stare nella forma equivale a quello di asciugatura della colla.
    Parlo ovviamente della colla da applicare insieme ai tendini sfibrati.
    Le fibre vanno bagnate ed allineate e prima di essere applicate opportunamente asciugate, ma non completamente, altrimenti ne verrebbe meno l’allineamento, è quindi un passaggio che va fatto raggruppandole in piccoli mazzetti.
    L’applicazione sull’arco non è complessa, è necessario applicare per primo uno strato di colla a cui sovrapporre le fibre precedentemente immerse nella colla.
    Una volta disposte sarà necessario attendere l’asciugatura e rivestire il tutto con una copertura impermeabile, va bene anche della comune pelle.
    Forse sarà necessario più di uno strato, ma valuteremo via via.


    Una volta completata l’asciugatura, che grazie alla forma aveva originato le due metà di una C era ora dell’elemento a cui andavano fissate: un bracciale con un meccanismo in grado di allineare i flettenti trasformandoli in un arco quando necessario, mentre quando allineati all’avambraccio avrebbero esposto solamente le punte metalliche.
    L’arma conclusa non era semplice da tendere.

    L’arco è in grado di produrre parecchia potenza, ma tenderlo è un azione che solo un tengu può eseguire rapidamente: è necessario incoccare il proiettile e poi spingerlo con forza verso terra in modo che lui stesso tiri indietro la corda caricando l’arma, e grazie al volo voi potete farlo con una piccola picchiata che vi permetterà di scaricare il peso dell’intero corpo sull’arma.
    Si, i proiettili sono ovviamente stati dotati di un incocco robusto e delle guide lo manterranno al suo posto durante il processo.
    Una volta caricato l’arco, fino al rilascio resterà carico, è stato dotato di un piccolo blocco.


    Un gioiello interessante la cui complessità gli aveva fatto attingere alle sue conoscenze di meccanico oltre che a quelle di armiere che stava apprendendo.
    La freccia infatti non poteva avere una sezione circolare se doveva resistere alla pressione generata dalla ricarica dell’arma, sarebbe stata molto più adatta una sezione a cruciforme, tediosa in fase di prototipizzazione ma eccellente nell’assolvere al suo scopo.
    Il modello finale della freccia misurava un metro per un peso fuori scala rispetto ad una freccia normale, ma era anche vero che l’arco sviluppava una potenza troppo elevata per quelle.
    Lui stesso avrebbe indossato il prototipo per saggiarne solidità, precisione ed efficacia.

    Mh.

    Fu l’unico commento dubbioso nel vedere la freccia sforare di oltre la metà della sua lunghezza dopo l’incocco.

    Mi aspettavo un effetto strano viste le misure, ma è abbastanza lunghetta.

    La freccia era infatti stata progettata partendo dai suoi spiedi, simili a giavellotti, la cui dimensione ne aveva contaminato l’apparenza finale, ma in fin dei conti necessitava di qualcosa di così ingombrante?

    Riduciamole.
    Sessanta centimetri saranno sufficienti.
    E non dimenticate di agganciare i cavi, altrimenti non potrete strattonare le armature.


    I tengu erano pronti a quella battaglia.
     
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    Tengu


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    Alle parole del Tengu sorrisi allargando le mie labbra. Aveva toccato un punto neuralgico del mio essere: la convinzione dell'essere il più forte sul Continente. Perciò ciò che feci fu semplicemente girarmi verso il Tengu con un'espressione divertita stampata sul volto, quasi come se avessi appena sentito la più divertente delle barzellette. - A parole siete tutti forti, stupida gallina, - lo provocai con una sola intenzione: vedere se avrebbe ingoiato quell'offesa o no. - Ma in uno scontro tra di noi, saresti tu quella che morirebbe e... ti ucciderei senza nemmeno faticare troppo. - A quel punto la sfida era stata lanciata e considerando il tutto era inutile aspettarsi il riprendere delle trattative. Certo, non sarei mai stato come mio fratello o padre anche per colpa del mio stesso carattere, che non era per niente buono o magnanimo. E quando aveva detto che era in grado di uccidermi senza faticare, non potei proprio fare a meno di divertirmi all'idea. Alla fine dei conti, cosa avevo da perdere? Se fosse stato troppo forte per me, avrei di nuovo provato a superare il mio limite. E se, invece, avessi vinto io (ed ero sicuro che avrei vinto, dopotutto), l'avrei risparmiato in cambio dell'acciaio che cercavano quei dannati samurai. Mi sembrava un buon accordo, no? Tutto quello che dovevo fare continuando quella strana storia era solo recitare. - Tu minacci solo a vuoto. Parli a vanvera, gallina. Preferisci la guerra a un paio di kan e mi minacci? Che comportamento disonorevole. Come sei caduta in basso, gallina. Ma sai, almeno io ci tengono all'umanesimo, alla democrazia, al salvare le vite innocenti. Al progresso. - Insomma, a tutte le cose positive contro quelle negative ed ero anche uno di quelli che pensava ai bambini mentre tutti gli altri non lo facevano mica. - D'altro canto, considero che tu, gallina, mi abbia appena offeso e credo che non ci sia alcun bisogno di andare li a nasconderti dietro a un esercito. Vuoi il sangue? Lo avrai. Ma sarà il tuo stesso. Ti sfido, qui e ora, - dissi piantandomi su due piedi davanti al Tengu. Non sapevo se avesse accettato o no; dubitavo comunque che l'avrebbe fatto considerando che poteva andare benissimo a nascondersi dove sapeva lui, optando quindi per una battaglia completa su vasta scala invece che su "quello".

    Per quanto riguardava i samurai, invece, si mostrarono, come al loro solito, degli inutili testardi. Uno si mise a gridare, al che gli indicai di nuovo la strada per l'invasione, ma lasciai un commento: - Se il tuo talento nel gridare cose a caso fosse uguale al tuo talento nel combattere, non avremmo problemi nel sconfiggere i Tengu. - Era, ovviamente, un commento che giunse prima della risposta del suo fratello, che si dimostrò più diplomatico, ma toccò un altro punto neuralgico: la Codardia. Già in procinto di andare, nel sentire la parola "Codardo" mi girai velocemente verso quel tipo. - Come siete mercantili e disonorevoli... I soldi! E voi sareste dei samurai? Uomini d'onore? Forse ne siete l'ombra. Un lontano richiamo, degli spettri che pensano ai soldi e alla ricchezza. Siete dei mercanti, politici schifosi. Nient'altro. L'onore non sapete nemmeno cosa sia. Volete invadere quella valle? E mi avete assunto per farlo perché siete incapaci a farlo da soli? Ebbene, visto che io ho dato la mia Parola nel aiutarvi, vi aiuterò. Da questo momento in poi voi assumete il comando e date gli ordini. Se volete trattare, trattate. Se volete invadere, invadete. Se volete esplorare, vi aiuterò. Ma non sono un assassino che viene pagato; non uccido la gente per soldi. Non ucciderò quei Tengu, perché non mi hanno fatto nulla. L'unico che potrei uccidere è quello lì, - indicai Sojobo, - dato che mi ha arrecato offesa. Non toccherò nessun altro. Se vi va bene ascolto gli ordini. - A quel punto, insomma, le cose leggermente cambiavano e se da un lato non vedevo l'ora di piantarli tutti quanti in asso, portarmi a casa la testa di quel Tengu fastidiosa sarebbe stata un'ottima missione per me.

    [...]



    Uno dei pochi ninja sul Continente a poter al contempo studiare le cose, produrre le cose e far incazzare Tasaki Moyo se la stava passando abbastanza benone, bisogna dire. Gli archi ai quali pensava per poter fermare l'avvento dei samurai, sempre che quella battaglia fosse avvenuta stavano prendendo sempre di più una forma precisa. Ciò che fu, in realtà, era un lavoro di perfezionamento dovuto anche alle sue conoscenze in materia, oltre che alla possibilità di consultare la sua permanera indrese. - Che bell'idea, - commentò uno dei tengu li presenti restando parecchio curioso di vedere come l'Hokage avrebbe sviluppato il resto del suo lavoro. Sorrise quando questi si mise a elencare una serie di materiali tutti differenti tra loro. - Sì, e poi magari anche sangue della vergine e pelle di capra, - commentò questi senza però intromettersi nell'opera svolta da Raizen e, anzi, restando a debita distanza dallo stesso. Infatti, non voleva assolutamente interferire in quell'opera di realizzazione svolta dall'Hokage. Bisogna dire che tutta quella roba che stava facendo Raizen era molto bella da vedersi. Quella montagna lì, concentrata su sé stessa, nel mentre si muoveva abbastanza rapidamente e con una certa precisione, cercando di dare una forma a quei suoi pensieri e idee. - Aha, giusto, - commentò il Tengu alla vista delle altre azioni svolte dalla montagna. Alla fine dei conti, dopo tanti procedimenti svolti e vari passaggi completati, alla vista della freccia che veniva tesa sull'arco appena creato dal Kage di Konoha, il Tengu non poté che fare un sorriso. - L'arco che hai creato mi sembra perfetto, - disse semplicemente dopo averlo impugnato. - E sicuramente supera molte delle creazioni che ho visto sino ad ora. Un gioiello divino, così lo definirei. Ma è solo un arco. Servono molti archi per una battaglia. E per fare molti archi servono due cose: tempo e materiali. I materiali vanno raccolti e quindi serve altro tempo. - In pratica gli stava dicendo che no, non erano per niente pronti per la battaglia. Tuttavia, considerando anche che l'arco era stato completati ed era un Signor Arco, restava a Raizen decidere cosa fare: poteva farne altri ed era una buona idea, oppure provare quell'arco su qualche samurai...





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    L'Esca


    -VII-






    Tasaki parlò al vento, solo quello gli avrebbe lasciato la dipartita di Sojobo, probabilmente risparmiandogli la morte che tanto sembrava agognare.
    Raizen aveva ben intuito con chi aveva a che fare, ed avrebbe lasciato la patata bollente ai samurai, in quella situazione tentava di mantenere la sua presenza nascosta, agendo nell’ombra in modo da non entrare in conflitto con l’accademia.
    Certo, essendo parte integrante dell’accademia e agendo per proteggere un alleato non lo faceva comunque, ma i limiti in questi casi erano sempre sfumati ed era meglio non stuzzicare la pignoleria di nessuno dando troppo nell’occhio.
    Intanto Tasaki continuava a mettere a dura prova la pazienza dei samurai.

    Mercantili?
    Intendi forse dire “avidi” ?


    Chiese con una punta di pungente ironia Masaharu.

    Ma guardati.
    Dai a noi di avidi e disonorevoli quando tu, accusato di codardia, ribatti unicamente sui soldi che rivogliamo indietro per un servizio che non abbiamo ricevuto, dimenticandoti che l’unica cosa da difendere dovrebbe proprio essere il tuo onore leso dalla mia accusa.
    Il tuo primo pensiero è stato assicurarti che il malloppo non ti venisse sottratto, l’orgoglio per te è come uno sciatto e voluminoso orecchino, un orpello per nascondere un collo deforme.
    Per quello anziché tenere fede alle tue parole hai messo la coda tra le gambe e ti sei ben guardato di muovere anche un solo singolo passo.


    Qualche risata serpeggiò tra i più vicini.

    Dici che non ucciderai nessuno perché sono innocenti, ma non esiti a tirare fuori le lame quando ti sembra di venir insultato per la tua lacunosa preparazione.
    Sei un moccioso viziato e permaloso.
    Niente di più, niente di meno.
    La tua missione è aiutarci, e aiutarci comporta uccidere, ma non vuoi farlo.
    Come pensavi di vincere la guerra?
    Uccidere un leader potrebbe togliere di mezzo un potente guerriero, ma resterebbe uno soltanto, e probabilmente non l’unico così forte, e verrebbe molto probabilmente rimpiazzato in poco tempo.
    Non mi pronuncerò oltre, la ricerca di informazioni da parte tua si è limitata all’utilizzo di quattro passerotti.
    Sei inutile.
    O forse…


    Si fece pensieroso.

    Potresti fare l’esca.
    Hai detto di voler uccidere Sojobo, no?
    Bene.
    Vai pure, è la tua missione, uccidilo se lo troverai, ma dovrai farlo di notte.
    Farai abbastanza rumore da permetterci da passare inosservati durante la notte, dopotutto non siamo troppo numerosi, riusciremmo ad introdurci nella valle anche senza la luce del sole.


    Tasaki ora aveva una missione, ma l’avrebbe accettata?
    I samurai non l’avevano certo detto apertamente visto che necessitavano di quel diversivo, ma se Tasaki li aveva compresi un decimo di quanto aveva affermato, sarebbe stato chiaro che gli avevano assegnato il ruolo del Verme, sono loro dopotutto a fare da esca nell’onorevole dottrina dei guerrieri di ferro.



    [Alla Forgia]

    Intanto Raizen si confrontava alle fucine con uno dei tengu.

    Ho usato questi materiali per una ragione.
    Sono facilmente reperibili.
    Qualsiasi montone ha delle corna, qualsiasi mucca, bue e capra, e tutte le bestie del creato hanno tendini.
    Praticamente ogni giorno che qualcuno mangia qualcosa scarta materiali che servono a noi.
    Queste risorse sono il meglio che si possa trovare rapidamente, non vanno stagionate come il legno ne curvate, persino un bambino potrebbe procurarsele, ragione per la quale chiunque può essere impiegato nella loro ricerca.
    Ci vorrà magari un po' di tempo, ma non così tanto.
    Ah, e inoltre le capre hanno la pelle, non è che perché hanno il pelo sopra allora non è più pelle.


    Lo guardò dritto negli occhi.

    Quindi perdi meno del nostro prezioso tempo e sbatti di più le ali.
    Sai cosa trovare, caccia, elemosina, ruba o compra, ma ci servono quei materiali.
    Io preparerò tutto al meglio per farmi trovare pronto quando li troverai.
    Dobbiamo costruire intorno alla cinquantina d’archi, quindi ci servono un egual numero di corna di montone ed i tendini delle sei zampe di mucca per ogni arco, qualsiasi macellaio avrebbe piacere se gliele buttassi, loro non ci fanno nulla.
    Da corna più grandi potremmo ricavare più di un arco.
    Andate.


    Si rimboccò le maniche ed iniziò ad esporre gli essiccatoi sopra la forgia, niente più che dei fili su quale appendere i tendini ad una debita distanza tale che asciugassero rapidamente ma senza cuocersi.
    La vaporiera necessitò di un po' più di ingegno in quando non costruì nulla di apposito ma si limitò a mettere delle taniche d’acqua vicino al calore in modo da portarle ad ebollizione collegandole poi ad un baule con delle griglie munito di coperchio semplicemente con dei tubi.
    Un ventilatore avrebbe poi fatto circolare un po' d’aria, cosa che avrebbe aiutato l'essiccazione ed avrebbe allontanato gli spiacevoli odori derivanti dalla lavorazione del materiale organico.
    A quel punto era giunto il momento della creazione degli stampi, aveva infine rinunciato allo scalpellino, ripiegando sugli stampi in sabbia.

    Dobbiamo organizzare anche gli stampi.
    Servono tre semplici cose, sabbia fine, non questa ferrosa, non importa che sia eccessivamente pulita ma deve essere di grana abbastanza fine, tipo sale da cucina.
    Oltre quella dell'argilla.
    Dovresti trovare entrambi in qualche cava, entrambi materiali di scarto, altrimenti sarà necessario recarsi ad un fiume muniti di setaccio.
    Ma non ne serve troppa, due sacchi di sabbia sono sufficienti.


    Non menzionò l'acqua in quanto ne aveva già a disposizione.
    La creazione della sabbia da fonderia non era difficile, bisognava esclusivamente conoscere le proporzioni in modo che fosse in grado di aggregarsi e tornare al suo stato granuloso senza particolari passaggi, era fortunatamente un lavoro che poteva essere fatto a tentativi casomai si sbagliasse qualcosa, ma non era la prima volta che Raizen miscelava i tre ingredienti.
    Era tutto impostato per una piccola catena di montaggio.
     
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    Attacco ai Tengu


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    - Mercantili o avidi, non importa, il concetto l'avete capito. Diventare uno di voi? Preferirei tagliarmi le palle, grazie. Non sia mai. - Da quella mia risposta avrebbero capito quello che avevo da dire a loro e, ovviamente, i toni difficilmente sarebbero piaciuti a quei ragazzacci. Poi ascoltai la risposta di quell'altro coglione. - Accusato di codardia da chi? - arrivai vicino al samurai, tanto da parlarci a 5 cm. di distanza dal suo volto. - Da un gruppo di coglioni chiuso in un Paese di Ferro senza più ferro, a quanto pare, che va in giro a raccontare stronzate con la parola "onore" sulle labbra? Per quanto mi riguarda siete 4 figli di puttana destinati a morire, niente di più. Ma porca Izanagi...- E anche in quel caso ero stato abbastanza chiaro in quello che avevo detto. - Se sono venuto sin qui è per GUADAGNARE soldi e non di certo perdere tempo con 4 cretini con le varie protezioni montate su per il CULO. Ma guardatevi... non vi fate pena voi stessi? - Allungai la mano verso di loro quasi come se volessi far vedere loro quanto erano "piccoli": - No, perché se fossi in voi mi farei pena da sola e forse mi butterei da una montagna per non dover più respirare la stessa aria delle persone che l'Onore sanno davvero cosa sia. E quando parli del mio Orgoglio, devi tapparti la bocca brutto coglione. - Quei ritardati comunque non avevano ancora capito niente di quello che volevo fare, al che glie lo feci notare: - Lo vedi che non hai ancora capito niente? Santi Kami! Ma tutti i samurai sono così ritardati come voi? Siete voi che siete inutili, abitanti del Paese del Ferro senza il Ferro. O forse...- Mi fermai un attimo sorridendo maliziosamente. - Se la mia preparazione è lacunosa, la vostra testa è piena di merda. - Poi ascoltai l'ultima cosa che avevano da dire. - Quindi devo andare lì, - indicai la vallata, - e uccidere il Capo dei Tengu mentre voi volete usarmi come esca. Ok. Lo farò. Farò da esca. Ma i miei soldi non li tocca nessuno, nemmeno dei stracci datati con le cazzate alla bocca come voi. - Insomma ero stato chiaro e se non avessero avuto nient'altro da dire, avrei confermato quella mia voglia di fare da esca, cosa che avevo già fatto molte volte prima. L'avrei fatto a modo mio, però, come sempre. - Bene, io vado a prendere Sojobo. Voi vedete di creparare in modo onorevole, come sempre. - A quel punto mi sarei allontanato entrando nella vallata da solo e una volta che sarei stato a una distanza sufficiente da quei 4 coglioni avrei cercato di vedere se ci fosse stato un qualche Tengu nelle vicinanze. Se l'avessi trovato, gli avrei parlato: - Mi scusi gentile signore Tengu. Sono Tasaki Moyo, chunin di Oto. Vorrei parlare con Sojobo, il Capo dei Tengu, se possibile. La ringrazierei per la cortesia se mi portasse da lui: vengo con intenzioni "quasi" pacifiche. La ringrazio per l'attezione e spero in una fruttuosa collaborazione futura. - A quel punto le cose si potevano evolvere in diversi modi e non era da esclusidere che sarei stato attaccato direttamente da uno dei tengu a caso, o che mi avrebbero detto di abbandonare le armi o qualcosa del genere.

    [...]



    Quando Raizen spiegò per primo le cose al Tengu, questi sorrise. - Tutto questo è vero Hokage, ma noi siamo Tengu. Dobbiamo pur sempre rifornici di questi materiali oppure creare un allevamento vero e proprio. Per produrre tanti archi, serviranno tanti materiali. - Sorrise di più sulle capre. - Beh, tutti gli animali hanno la pelle. Pure i cani. Comunque a noi va bene che per produrre degli archi migliori serva più tempo. Come vede, noi dobbiamo sempre difenderci. - Infine partirono gli ordini da parte di Raizen, il quale disse al Tengu di lavorare cercando tutti i materiali necessari per la costruzione degli archi. Questi immediatamente mise di sorridere: si vedeva che non gli andava proprio di sbattersi il culo per lavorare. E in ogni caso guardò Raizen: - Va bene, affiderò il lavoro a un gruppo di Tengu: si occuperanno di tutto loro. - Infine arrivò anche la volta degli stampini, che era una delle cose che maggiormente preoccupava la creatura. - Dunque, sabbia fine e artilla... ho capito bene? - richiese nuovamente. Se Raizen avesse confermato, presto si sarebbe ritrovato da solo in quelle fucine, in quanto il Tengu si sarebbe semplicemente allontanato.

    In quel caso, SE Tasaki fosse entrato nella Valle e avesse trovato un Tengu, questi avrebbe subito comunicato quanto sentito dal ninja di Oto a un altro Tengu, che quindi avrebbe recapitato un messaggio a Raizen: - Hokage, c'è quel ninja di Oto, Tasaki, che sta cercando Sojobo da solo... Ma non ho capito bene perché. Per caso a Oto hanno problemi con i ninja suicidi? -
    A quel punto sarebbe spettato a Raizenuccio stesso decidere come agire.





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