Una questione di maschere

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  1. leopolis
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    Una questione di maschere


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    - BIMBO? - urlò incazzato il ragazzo più grande che ormai da qualche tempo stava cercando di colpire, senza il minimo successo, Shin. Di certo, - doveva dire, - il tizio che aveva di fronte era molto agile e veloce. Riusciva a spostarsi bene, specialmente per qualcuno che si trovava ad Ame e che, proprio per questo, difficilmente sarebbe riuscito a sopravvivere molto. - Certo, sai combattere. O almeno sembra. Ma da qui è minacciarmi... - Disse questi rotolando il coltello nella mano. Fino a quel punto il buon Shin non aveva fatto nient'altro che difendersi, in un modo o nell'altro. Come diavolo osava criticarlo? Come diavolo osava minaccarlo? - Io parlo della fama così come mi pare. - Sentenziò il ragazzo guardando Shin con un'aria di superiorità. - Se voglio ne parlo bene, se voglio ne parlo male. Se voglio rido dei tuoi sogni bambineschi e immaturi. Se voglio picchio il mio fratello per aver creduto alle stupidità che racconti. E se voglio uccido qualcuno sperando vivere ancora un giorno o due. Non mi interessa la fama. Mi interessa la vita. - Concluse girandosi verso suo fratello, che era rimasto indietro, ancora in una pozzanghera. Si stava ormai rialzando; aveva il viso abbassato e se Shin avesse avuto una vista, avrebbe visto che c'erano delle lacrime che stavano scendendo lungo le sue guance. O forse... era solo della pioggia? Qualcosa che stava cadendo dal cielo? In ogni caso, non che avrebbe dovuto preoccuparsene: quel bambin sembrava in tutto e per tutto innocuo. Non aveva voglia di combattere ed era rimasto volutamente in disparte a osservare tutta la scena. Di contro, fu il suo fratello maggiore quello che rispose alle parole di Shin. - Se in una frase nomini il pane e la merda, significa che non sei mai stato affamato per davvero. Tu non sai cosa vuol dire vivere come dei topi in una fogna. Non sai cosa significa provare a sopravvivere, di giorno in giorno. Di mangiare schifezze. Di rubare il cibo. Di fare tutto pur di non essere schiacciati come, per l'appunto, degli inutili topi. Tu non sai niente ragazzo. Niente di niente. Tu sogni soltanto. - Nel vedere che il ragazzo aveva di nuovo evitato i suoi attacchi e l'arte illusoria non aveva avuto effetto, il ragazzo non si sorprese, ma non si scompose nemmeno più di tanto. Viveva ad Ame. Aveva già affrontato avversari davvero tosti: alcune volte aveva vinto, altre volte era scappato. In fin dei conti, dopotutto, era anche riuscito a sopravvivere e la sua presenza lì davanti, maschere ben legate alla cintura, lo testimoniavano.

    In ogni caso, continuò senza nemmeno muoversi ad ascoltare quello che Shin aveva da dirgli e il genin sputafuoco non avrebbe avuto molti problemi a vedere nei suoi occhi come una specie di luccicchio d'interessamento. Certo, non che fosse molto interessato a tutto ciò che riguardava il motivo per cui non era riuscito a colpirlo. - Non ti ho colpito perché io ti ho risparmiato. Questo villaggio ha già visto troppo sangue versato ovunque. - Rispose nascondendo comunque il coltello. - Vuoi che mi fermi e che ti ascolti? - Si guardò intorno e vide solo palazzi, palazzi, palazzi, torri, palazzi e pioggia. Tanta pioggia. - In questo inferno? - chiese di nuovo e si rivolse a Josuke: - Vieni qui. Questo signore ha qualcosa da dirci. - disse per poi fare un cenno verso Shin. - Allora? Cosa proponi? - Ascoltò quello che aveva da dire Shin in modo attento, salvo poi sorridere amaramente di nuovo. - Forse non hai campito che non sono solo e un pezzo di pane marcio e bagnato e fradicio per me è più importante di sogni di fama, gloria e speranza. Ho da badare a mio fratello; e c'è anche il nostro padre, che è malato e che non posso far restare da solo. - Dissi. - Alla fine dei conti, non capisco i tuoi vani sogni. Ma non li denigro. Tuttavia, mettiti anche tu nei miei panni: lasceresti un fratello minore e un padre malato per seguire un perfetto sconosciuto che blatera di cose assolutamente al di fuori dalla realtà di Ame? - chiese attendendo una risposta. Non sapeva mica se l'avrebbe avuta; d'altro canto, anche se cercava di aggrapparsi a quegli ultimi (forse) strascichi della vita ad Ame, era chiaro che il ragazzo aveva voglia di cambiare un po' aria. E, forse, anche un salto nel vuoto insieme a Shin era di molto migliore che la vita nella grigia pioggia di quel posto.

    [...]



    Chi mi conosce sa bene che quando faccio qualcosa, penso sempre a mia madre e a ciò che lei avrebbe fatto in una determina occasione. Beh, forse sapete anche che mia mamma era una di quelle che diceva sempre cose come: Tasaki, devi salutare sempre; Tasaki, devi essere gentile; Tasaki devi cercare sempre una strada pacifica; Tasaki non devi mai insultare le persone; Tasaki, non devi dire bugie se non vuoi andare all'inferno; Tasaki, difendi sempre i più deboli e così via. - "Mia madre diceva sempre un sacco di cose..." - pensai guardando il tizio che ora era diventato più tranquillo e voleva persino intavolare una trattiva con me. - "Da un lato devo trovare una strada pacifica. Dall'altro lato devo difendere i più deboli. E qui mi pare che ci sia un cortocircuito." - In effetti, mentre il sangue iniziava ad affluire maggiormente al mio cervello in quanto ero, letteralmente, con la testa in giù, capii che il tizio che stavo cercando (e che in quell'occasione era la parte "debole") si trovava dietro la porta e per motivi che non conoscevo veniva torturato. Di contro, il tizio che mi stava parlando sembrava volenteroso d'intraprendere quella specie di strada della pace a cui molto tempo prima aveva accennato mia madre. E, quindi, mi ero ritrovato in una situazione definire difficile era persino un eufemismo. - Cosa diavolo devo fare? - chiesi a me stesso prima ancora di chiunque altri. Sintomo anche che la situazione in cui mi ero a tutti gli effetti cacciato non era di quelle in cui avrei voluto cacciarmi in una situazione di normalità. In ogni caso, cercai di prendere un respiro e di ricordarmi tutte le altre cazzate che mia madre mi diceva di volta in volta per migliorarmi (ma in realtà peggiorarmi) la vita. Solo dopo che ebbi preso abbastanza aria (o almeno speravo di averne preso abbastanza), di nuovo i miei pensieri andarono verso la Mamma e solo dopo risposi. - Per iniziare... Non credo che si possa definire "amico" qualcuno che viene torturato. - Beh, logico, no? - Altresì, sempre per iniziare, bisogna salutare e dire il proprio nome. Io il mio l'ho detto. Non è che uno prima mi lancia contro delle carte e poi, senza salutarmi e dire il suo nome, si mette a dettare le condizioni. - Chiarito anche quel punto, passai a rispondere a tutte le condizioni che erano state chieste dal tizio ignoto. - Detto questo, sono interessato a Daisuro perché vende degli ottimi tonici e sinceramente vorrei capire come fa. Un semplice rapporto tra cliente e venditore, nient'altro. - Dissi portandomi la mano con la spada verso la bocca per coprire l'evidente sbadiglio: era un gesto di educazione. Mamma diceva che chi sbadigliava senza coprirsi bene la bocca, almeno con la parte posteriore della mano, si poteva a tutti gli effetti reputare alla pari di un scostumato. Quando ebbi finalmente sbadigliato (la situazione con tutte quelle trattative stava diventando noiosa, un po' come molto tempo prima con i samurai), risposi alla seconda condizione: - Sono piuttosto sicuro delle mie capacità signor Incognito. E sono sicuro che le mie capacità di taglio si addicano perfettamente alla sua carta. Per lei sono un avversario scomodo e se dovessi puntare 3000 ryo su qualcuno di noi due, punterei sicuramente sul sottoscritto. Questo per dirLe, con tutto il rispetto, che... No. Non sono disposto a farmi mettere addosso un sigillo da un individuo strano che non si è nemmeno presentato. - - Insomma, per essere buoni si poteva dire che le trattative erano a tutti gli effetti saltate già alla seconda fase. Tuttavia, quella mia risposta sarebbe stata incompleta se non avessi avanzato una controproposta. - Facciamo così: Lei libera subito il mio amico dalle torture e me lo porta qui. In cambio potrà uscire con tutti gli arti al loro posto e io le dò la mia parola d'onore che nessuno mai, nemmeno il Kokage, saprà che vi ho trovati qui a fare questi atti illeciti. A lei la vita e le informazioni; a me i tonici; a Daisuro la salvaguardia. Mi sembra un buon compromesso, non crede? - chiesi volgendo lo sguardo verso la porta precedentemente sfondata. - E poi voglio anche sapere per quale motivo state torturando un povero negoziante. - E anche su quel punto la mia voce non lasciava presagire niente di buono. Anzi. Faceva comprendere che ero parecchio serio e la violenza gratuita su della gente a caso non mi piaceva di sicuro.



    Chakra: 67,5/80
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 675
    Velocità:  650
    Resistenza: 500
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 675
    Intuito: 625
    Precisione: 600
    Slot Difesa
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    Slot Azione
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    Slot Tecnica
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    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tonico di Recupero Medio × 2
    • Shuriken Gigante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 2
    • Katana × 2

    Note
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29 replies since 18/4/2020, 21:42   465 views
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