Il Lago degli ImbattutiMissione per Shin, Kato ed Etsuko

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    Il lago del mistero


    Post 1 ~ Il peso delle proprie scelte

    Il Senju non avrebbe trovato l'uomo che stava cercando nella dimora di famiglia. Il portone d'ingresso era sbarrato e se avesse scavalcato il muro che circondava il giardino avrebbe potuto notare come tutte le finestre della tradizionale casa ad un piano fossero coperte da pesanti scuri di legno per proteggerle dalle intemperie. La vegetazione tuttavia era in ordine e il luogo non sembrava abbandonato, quasi attendesse il ritorno degli abitanti da un momento all'altro.

    Abbandonato il quartiere Kinryu, il neo chunin si sarebbe dovuto fare largo tra i vicoli affollati che conducevano ad una serie di fabbricati a più piani, costruiti negli anni a ridosso delle mura per ospitare la crescente popolazione del villaggio. File interminabili di piccoli appartamenti identici, distinguibili solamente per il numero sulla porta, ospitavano prevalentemente ninja con pochi mezzi e manovali che volevano risparmiare sull'affitto per avere più soldi da mettere da parte.

    Il trasferimento era avvenuto dopo il ritorno dall'isola dove non si poteva morire, ma aveva radici più profonde. Dopo la notte dell'attacco a Konoha Shin aveva insistito perché la famiglia si trasferisse in un luogo sicuro, noto a sole due persone, di cui una era scomparsa ormai da tempo. La casa per lui solo era troppo grande e faticosa da mantenere, considerando che trascorreva periodi sempre più lunghi fuori in missione, ed era stata solo questione di tempo prima che iniziasse a pensare ad una soluzione alternativa.

    Al clan non erano piaciute le sue scelte. Non perché avessero qualcosa da ridire sul piano strategico, non ne avevano le competenze, ma perché, in quanto mercanti, non volevano che la sua colpa, se così si poteva chiamare, potesse ripercuotersi negativamente sui loro affari. Gli avevano fatto capire, con le buone, come fosse meglio per lui cambiare aria per un po', almeno finché le acque non si fossero calmate, e lui aveva semplicemente colto la palla al balzo.

    Per quanto riguardava Shin, non era pentito delle sue azioni. Usciva di casa raramente di giorno, preferendo le strade deserte dell'ora che precedeva l'alba o seguiva il tramonto, ma a volte gli capitava di incrociare gruppi di bambini che lo additavano, dicevano qualcosa di divertente per atteggiarsi con i compagni e poi scappavano temendo chi sa quale sfuriata. Il ragazzo riservava a quella vista alcuni dei suoi ormai rari sorrisi, rivedendo sui loro visi spensierati lo sguardo allegro di Aruhina.

    Desiderava il potere, non fine a se stesso, ma per poter proteggere quell'innocenza. Perché non si ripetessero le atrocità commesse la notte dell'attacco alla Foglia. Se per ottenerlo erano richiesti dei sacrifici, li avrebbe fatti. Era un mondo semplice: i forti decidevano chi poteva vivere e chi moriva. I deboli non avevano diritto o scelte, il loro destino era di essere schiacciati dai forti. Potevano solo piegare la testa e sperare di essere risparmiati.

    Il Kinryu terminato il suo ciclo di esercizi aveva sfoderato Luglio e la stava lucidando e controllando il filo. Una volta, talmente tanto tempo prima da farlo sembrare una vita fa, aveva chiesto a Kairi se potesse considerarsi una persona buona. La ragazza non era riuscita a rispondere, ma gli aveva dato una lezione di freddo realismo. Erano ninja, una parte non indifferente del loro lavoro comprendeva uccidere e distruggere. E non sempre erano dalla parte della ragione o le vittime se lo meritavano.

    Ora il giovane capiva finalmente il vero senso delle sue parole. Aveva ragione, fino a quel momento era stato un ingenuo. Troppo semplice sistemarsi la coscienza dicendo di essere dalla parte dei buoni. Indipendentemente dal fine, avrebbe dovuto accettare il peso dei peccati commessi ed imparare a conviverci. Perciò la serie di decisioni prese nell'ultimo periodo non appariva sbagliata ai suoi occhi. Aveva semplicemente fatto ciò che andava fatto, per il bene di tutti.

    Il picchiettio alla porta giunse inatteso. Non aspettava ospiti, e in pochi avevano motivo di cercarlo. A meno che non fosse qualche incaricato dell'Accademia o del Villaggio, cui aveva avuto premura di comunicare il cambio di residenza. Ci aveva azzeccato, anche se solo in parte. Il faccione sorridente di una vecchia conoscenza fece capolino da oltre la soglia, e per mezzo secondo fu tentato di richiudere la porta. Yato dovette intuire il suo pensiero, o forse era semplicemente malfidente, perché mentre parlava fece comparire dal legno un blocco per impedirglielo.

    Vedi di non rovinarla, non voglio problemi con il padrone di casa. Se hai qualcosa da dire entra, altrimenti ti auguro una buona giornata.

    Il Senju non gli stava veramente antipatico, semplicemente lo considerava una gran scocciatura. Ciò nonostante fece gli onori di casa, offrendogli una delle due sedie presenti nel cucinino, subito oltre l'ingresso. Il neo chunin, promozione per cui si congratulò pro forma, aveva una proposta per lui, ma contrariamente a quanto suggerito avrebbe potuto benissimo rifiutarla se non fosse stata di suo gradimento. Non doveva dimostrare niente a nessuno, di sicuro non a lui.

    Per conto di chi è la missione?

    Una volta rassicurato che il mandante fosse l'Accademia e non qualcun altro, Shin si rilassò un poco ed ascoltò quanto aveva da dirgli, che in realtà non era molto. Il mondo era sempre stato popolato da tutti quei misteri, o era una sua diversa percezione dopo i fatti dell'Abete? In ogni caso non aveva veramente motivo di rifiutare, tanto più che il confinamento forzato dentro il Villaggio non gli aveva ancora permesso di adempiere a delle promesse lasciate in sospeso.

    Come dici te, le indagini non sono il mio forte, ma sono sicuro che qualcosa ci inventeremo. Allora, quando si parte?


    La squadra messa insieme per la missione era composta in modo peculiare, ma almeno poteva contare sulla presenza di Kato. Sembrava quasi che a qualcuno piacesse giocare con i loro destini, umano o kami che fosse. L'autoproclamato caposquadra dava l'impressione di essere tutto fuorché affidabile. Si era dimostrato ostile con chiunque fin dal momento delle presentazioni, assumendo un atteggiamento di superiorità tutta da dimostrare. Anche Mugen, inviato da Kiri, ne era palesemente irritato, nonostante continuasse a rivolgersi a lui con familiarità.

    Shin Kinryu, chunin dell'Accademia, vengo da Konoha. Sono specializzato nel combattimento ravvicinato. Piacere.

    Una volta si sarebbe dilungato di più, ma il Kinryu aveva iniziato a richiudersi in se stesso, l'unico su cui poteva fare veramente affidamento. La presenza di un diavolo della Nebbia, a lui tanto complementare quanto a caratteristiche per la sua specializzazione sul supporto, lo sollevò, ma venne immediatamente scornato dalla divisione delle squadre. Sembrava quasi che tanto gli otesi quanto i kiriani avessero già in mente qualcosa e non ci fu margine per lui di intromettersi.

    A quanto pare siamo rimasti di nuovo soli. Pazienza. Allora che si fa, capo?

    L'ironia era palpabile, ma non del tutto ingiustificata. In fin dei conti la missione era stata assegnata al Senju e lui era lì solo come rinforzo. Inoltre era stato proprio il ragazzo a sottolineare come la sua specialità fosse correre via, non investigare. Offrì comunque la sua opinione, per quanto non richiesta.

    Ci hanno già preso la casa infestata. Peccato sembrava promettente. E il duo Yotsuki andrà dai commercianti, ammesso che gli aprano. Andiamo a dare un'occhiata al lago? A volte l'acqua nasconde dei segreti.

    Un commento incomprensibile per chiunque non avesse partecipato alla spedizione nell'isola a largo di Kiri. Se il suo suggerimento fosse stato accolto avrebbero percorso la sponda dello specchio lacustre, scrutandone le profondità per quanto fosse possibile e camminandovi sopra grazie al chakra se qualcosa avesse attirato la loro attenzione, per poi soffermarsi tra le banchine del molo da cui salpavano i pescatori che a quanto pareva sfamavano quel minuscolo villaggio.

    Magari sarebbero stati tanto fortunati da trovarne qualcuno a cui rivolgere delle domande, prima del coprifuoco. Shin avrebbe lasciato che fosse Yato a parlare, ma se quello non si fosse opposto avrebbe integrato, ponendo delle domande all'apparenza sconnesse al fine di raccogliere più informazioni e non destare preoccupazioni, quasi fosse un semplice controllo di routine.

    Cose banali, come la qualità del pescato quell'anno, o se le nebbie si erano fatte più frequenti rendendo pericoloso il lavoro, o se qualche collega fosse sparito in circostanze misteriose o incidenti a largo. Tutti quesiti a cui anche l'ultimo degli apprendisti avrebbe saputo rispondere insomma, giusto per farsi un'idea. Nominare direttamente il coprifuoco non gli sembrava saggio al momento. Se fossero stati lieti di parlarne il team di ninja non sarebbe stato lì in quel momento, no?
     
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