La Seconda riunione di Konoha

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    VIII




    Raizen però non rispose alle domande di Youkai, come se lui stesso fosse rapito da quella visione e cercasse di comprenderne la natura.
    Al villaggio invece il bambino restò totalmente immobile, nel suo sguardo non c’era nemmeno spazio per il terrore, era ad un passo dallo stato catatonico ed il fatto che sotto a lui ci fosse una pozza giallognola non lasciava alcun dubbio sull’incapacità di eseguire quel consiglio.
    Quando Youkai si presentò la volpe affilò lo sguardo ma non sembrava guardare lui, i suoi occhi erano focalizzati alle sue spalle dove, un germoglio dopo l’altro la foresta aveva iniziato a crescere, crescere e spostarsi per fare spazio al grosso cervo che ora si ergeva dinnanzi ai suoi adoratori come a quelli della volpe.

    Sei giunto dunque.

    Ed il silenzio fu la sua risposta e la sua decisione e senza proferir parola avrebbe grattato il terreno con le unghie una singola volta prima di partire con una poderosa carica che avrebbe fatto desistere qualsiasi cittadino dall’ostacolarlo e… passando attraverso Youkai se questo si fosse tentato di frapporre.
    La volpe non si tirò indietro, sollevandosi sulle zampe posteriori e prendendo di petto quell’impatto, facendosi trascinare distante in uno scontro lungo giorni che avrebbe ucciso entrambi.
    Solo dopo qualche tempo un sacerdote, o forse qualcosa di più simile ad un artigiano, ma che Youkai non ebbe modo di distinguere poiché confuso dalle percezioni di quello che era ormai uno spirito su un piano dell’esistenza troppo particolare per limitarsi a trapassare, venne a raccogliere il risultato di quella battaglia preservandolo dentro un tempio dedicato al suo culto.
    La volpe, paradossalmente subì lo stesso trattamento, grande era la saggezza in quell’individuo nell’accorgersi che nonostante la crudeltà lo yokai non aveva espresso niente che esulasse dall’istinto di conservazione, dal desiderio di sopravvivenza, poteva questo essere un errore?
    Ci sarebbe voluto molto tempo prima che quegli spiriti divenissero un dono per rendere potente la giovane alleanza che andava formandosi in quelle terre.

    L’hai visto Youkai?
    Hai visto quanto il bene di qualcuno sia il male di qualcun altro e a volte di molti?


    Perchè Raizen era ancora lì?
    Perchè lui era già lì?
    La risposta era superflua in realtà, sia a quelle domande ormai scontate, sia a quella di Raizen, se la maschera gli aveva mostrato le sue origini voleva dire che in cuor suo sapeva, anche se si rifiutava di accettarlo.
    Ma il cuore è mutevole, e le maschere avrebbero sempre saputo, gli spiriti protettori del fuoco non dimenticavano.

    Credo che tu possa prenderla a questo punto.

    Si sarebbe quindi allontanato, forse lasciandolo a chiedersi chi era la volpe, forse a domandarsi se la maschera un tempo appartenuta a Shin conservasse proprio quello spirito, forse a valutare ancora la sua idea di bene e male.
    Sicuramente a crescere.
     
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    VIII




    Youkai era teso come una corda di violino, in attesa di una reazione. Non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di sostenere il potere di una simile creatura, sentiva solo di doverci provare. Cosa avrebbero fatto tutte quelle persone indifese? Sentiva il dovere di fare qualcosa per loro.

    Ma non sarebbe stato solo. La volpe lo ignorò, facendolo rabbrividire. Il dubbio che si portava dietro dal suo arrivo sembrava farsi sempre più plausibile. Si era concentrata alle sue spalle, dove il Cervo si era risvegliato, portando l'intera foresta con sè. La volpe era chiaramente pronta per partire alla carica. Il chunin, sempre più disperato, si preparava alla difesa, con quel dubbio martellante che non voleva ascoltare. No, no no no! Parliamone! Se solo mi dessi ascolto...! La creatura iniziò a caricare, violenta, proprio nella sua direzione, e mentre lui componeva i sigilli necessari per la sua tecnica... Lo trapassò, senza effetti. Youkai rilasciò la tensione con un sospiro, voltandosi ad osservare i due demoni combattere, frustrato da quella realtà. Era solo uno spettro di passaggio, una figura esterna in una visione, o un ricordo non suo. Non apparteneva a quel mondo, e non aveva il potere di proteggerlo. Poteva solo osservare, inerme, il combattimento infuriare. Tutto prese a scorrere come fosse stato velocizzato, permettendogli di vedere solo frammenti della battaglia in corso. Battaglia che si concluse solo dopo giorni, con la morte di entrambe le creature. Ed il suo spirito che le sovrastava, osservando la scena in lacrime. Impotente.

    Non sarebbero stati dimenticati. Un sacerdote era arrivato, quando ormai tutto era calmo, a dare pace a quelle creature, e far sì che la loro battaglia venisse ricordata. Eppure Youkai si sentiva sconfitto. Non aveva potere, non aveva responsabilità, era solo uno spettatore di un evento ancor più vecchio di Konoha stessa. Ma ne sentiva comunque il peso.

    Il ritorno alla realtà non fu troppo brusco. Raizen fu il primo ad apparire, ritrovandosi di fronte al suo allievo, distrutto mentalmente. Non sapeva darsi risposte, era stato vittima di quella visione. Le parole dell'Hokage non erano ciò che avrebbe voluto sentire, ma di certo qualcosa di cui aveva bisogno. Sarebbe stato molto meglio per lui sapere che una cosa simile era più comune di quanto non volesse credere. Che pochi individui erano realmente cattivi. Che molti di loro agivano per necessità. Ognuno era protagonista della propria storia, ed il proprio antagonista, dal suo punto di vista, probabilmente stava solamente facendo il necessario per la sua sopravvivenza e quella del suo popolo. Era da ingenui voler puntare il dito contro un paio di cause, contro un paio di nemici, e pensare che liberarsi di quei problemi avrebbe risolto tutto. Persino dentro Konoha stessa poteva esserci chi faceva del male ad altri, solamente come conseguenza della salvaguardia del proprio clan, della propria famiglia, o di se stessi. Chi avrebbe scelto lui, in una simile situazione? Chi avrebbe avuto la priorità? Come avrebbe fatto ad imporsi come giudice, decidendo quale vita fosse più o meno importante di un'altra?

    Il suo sguardo vitreo incrociava quello della maschera del Cervo, che sembrava più viva di quanto non fosse lui. La raccolse, stringendola a sè, percependo una comunione con lo spirito all'interno. Prese anche la maschera della volpe, posandovi la fronte addosso, quasi a volerla salutare, posandola poi nuovamente al suo posto, ancora in attesa. Non era il suo momento. Non lascerò che veniate dimenticati. Non poteva ancora dire cosa avrebbe fatto in una situazione simile. Non poteva saperlo. Ogni situazione in cui fosse capitato avrebbe richiesto una scelta, ad un certo punto. Poteva solo seguire le sue morali, e dare il meglio di sè in ogni situazione. Sarebbe rimasto solo nella stanza, a modo suo a meditare, a riflettere. La realtà poteva essere molto più dura di come pretendeva fosse. E presto lo avrebbero messo alla prova.
     
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