Il recupero di Haru Harada[Comasterata]

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    Il recupero di Haru Harada


    ~I~



    Pōru Han'ei



    La sabbia in bocca aveva un sapore amaro. I granelli si infiltravano in ogni fessura: tra i denti, sotto la lingua, tra gengiva e guancia e fino in fondo alla gola. Una forte tosse. Fu questo che infine lo destò. Lui aprì gli occhi lentamente sotto il sole cocente della spiaggia su cui era svenuto. Le immagini che provennero ai suoi occhi formavano un tutt'uno sfocato, mentre con un impulso irrefrenabile il Tokugawa senza nome si piegava in avanti, sputando al suolo una pioggia dorata fatta di rena e saliva. Ansimava. In tutta la sua vita mai era andato così vicino alla fine. In tutta la sua vita mai una preda gli era sfuggita. Quella ragazza... quel profumo... non sarebbe stato facile scordarli, ma soprattutto dimenticare l'umiliazione subita. Maledetta sgualdrina! Era ora di finirla!
    Con ira la spia si alzò in piedi. Fu un'azione avventata. I raggi di quel sole pomeridiano, indifferente alle sofferenze dell'umanità, sebbene ormai scevro della potenza accecante di mezzodì, lo privarono della vista, ma solo per un attimo... il tempo di rendersi conto che la sua avversaria, poco prima stesa al suolo, inerme come un fiore colto e gettato tra le erbacce, era sparita.

    TANAKA! CHE TU SIA MALEDETTO! NON ERANO QUESTI I PATTI!

    Si girò di scatto, Lui, verso il mare sconfinato, per controllare se l'imbarcazione con la quale era arrivato fosse ancora lì dove l'aveva lasciata. La scena che ebbe di fronte gli fece cambiare di colpo umore. In fin dei conti era stato un bene venir lasciato lì a marcire su quell'isola dimenticata da quel traditore di un capitano infetto. La nave di Tanaka era stata letteralmente spezzata in due. Prua e poppa erano capovolte e pian piano stavano affondando nell'oceano. Non solo, sembrava che l'essere ributtante che quel pazzo teneva rinchiuso nella stiva fosse stato liberato: Kagome stava assumendo la sua forma originaria ed un mostro alto quanto un intero edificio svettava all'orizzonte, scatenando un piccolo maremoto.
    Bene. Ha avuto quel che meritava. Così pensò il Tokugawa. E pensando così il nukenin trovò all'improvviso un'altra ragione di esistere: un'altra potenziale missione pronta a riempire il vuoto di cui era colma la sua vita insensata.
    Il pirata grassone era ancora lì, sepolto in un cumulo di sabbia, apparentemente invisibile nel mezzo del frastuono che era scoppiato su quella costa. Nel frattempo una pallida luna s'era levata alta nel cielo. Pioggia, lampi e tuoni avevano iniziato a sferzare la terra lieve. Fu in quella tempesta che anche il danzatore reietto riprese conoscenza: degli occhi completamente bianchi ed una faccia inespressiva lo fissavano a pochi centimetri di distanza dal suo volto. Delle mani fredde, cadaveriche, lo tenevano per il colletto, mozzandogli il fiato e sollevandolo leggermente da terra.

    Ora tu mi porterai dai tuoi sporchi compari...

    […]



    Questi sono i miei appunti. Gli appunti di un caso a dir poco particolare. Un caso che non mi ha mai condotto per mano, ma anzi ha minato profondamente tutto ciò in cui credevo.
    Haru Harada, non lo conoscevo, ma lui sapeva chi fossi io. Quando la polizia non ti aiuta ed i preti non ti credono, chiami Pōru Han'ei, chiami me. Se sei un ragazzo come Haru, scrivi. E fu proprio quello che fece. La lettera di Haru iniziava come qualsiasi altra lettera di un ammiratore, ma poi accennava a cose che un ragazzino non dovrebbe sapere. Esistono posti che pochissime persone possono vedere. Haru ne avrebbe potuto disegnare una mappa. Non avevo ancora messo piede su quell'isola sperduta in mezzo all'Oceano di Nanmen, ma già avvertivo la sua oscurità penetrare dentro di me. Sempre se l'avessi trovata. Per scovare Haru Harada non sarebbe bastato bussare alla sua porta. Ero arrivato troppo tardi. Per trovare Haru, avrei dovuto innanzitutto capire chi e cosa stesse cercando di nascondermi quel posto. La lettera di Haru indicava due shinobi, uno spadaccino di Oto ed uno di Kiri, privato del braccio sinistro, che avrebbero saputo condurmi su quell'isola. Sarei partito da loro.


    Pōru Han'ei



    […]



    Il Corvo, nel sonno, avrebbe sentito una voce profonda e calma rimbombare nella sua testa, voce che recitava con cadenza lenta e seria gli appunti che un investigatore privato stava prendendo sull'ostico caso di un ragazzo scomparso dal nome di Haru Harada. Sarebbe infine apparsa sinuosamente una visione: un piccolo porto al confine sud del Paese del Vento, nelle vicinanze di una minuta oasi dispersa in mezzo ad un'infinità desertica, che si affacciava proprio sull'Oceano di Nanmen. Al suo risveglio una mappa ed un biglietto che indicava l'itinerario da seguire e la descrizione sommaria di chi l'avrebbe aiutato a raggiungere il posto.
    Al cancello Ovest di Oto, Moyo avrebbe trovato uno strano tizio col turbante, dalla pelle scura, con una carrozza a cupola, trascinata da due cavalli, che lo avrebbe trasportato fino al confine orientale del Paese del Vento, tagliando per la parte nord-occidentale del Paese del Fuoco. Salito a bordo, il Corvo sarebbe stato completamente invisibile dall'esterno. Il viaggio sarebbe durato tre ore buone. Il misterioso cocchiere non avrebbe mai aperto bocca. La carrozza si sarebbe fermata davanti ad una grande prateria, una distesa enorme di erba che si estendeva a perdita d'occhio verso Konoha senza nemmeno un albero frapposto, mentre verso Suna quella landa diveniva gradualmente steppa ed infine deserto. Il Corvo sarebbe stato invitato a scendere, solo a gesti, mai con parole, e gli sarebbe stato consegnato il modellino di una barca. In quella terra di mezzo, la carrozza avrebbe ceduto il passo ad una carovana.

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    Un altro tizio col turbante, ma stavolta con lunghi baffi che spuntavano da entrambi i lati del suo viso, si sarebbe fermato davanti allo spadaccino, sarebbe sceso da un cammello e, lasciando che il resto della carovana continuasse per la sua strada, avrebbe osservato il curioso modellino. Avrebbe fatto cenno di assenso con la testa e avrebbe invitato Moyo a salire sulla gobba dell'animale.

    […]



    Il deserto sarebbe stato il solo compagno dello spadaccino e del beduino per tre interi giorni. Il sole infuocato avrebbe messo a dura prova la resistenza del ninja di Oto durante le ore diurne, il freddo glaciale avrebbe temprato le sue membra di notte. Non ci sarebbe stato cibo né acqua, se non quella che il Corvo avesse portato previdentemente con sé [Nota]Per ogni giorno passato nel deserto, due tacche in meno a Resistenza e Riflessi.. Alla fine del primo giorno, sarebbero iniziate le stranezze. Dapprima solo un leggero rimbombo in lontananza, disperso tra le dune del deserto illuminato dalla luna. Poi il rumore si sarebbe fatto più forte e la terra avrebbe cominciato a tremare. Urli e schiamazzi di predoni al culmine della frenesia. Una vera e propria mandria di fantasmi delle sabbie sarebbe giunta a cavallo dall'oscurità estrema della notte, con facce sostituite da teschi segnati da profondi solchi scavati nelle ossa. Dietro di loro, li avrebbe seguiti un fuoco infernale che avrebbe bruciato tutto ciò che avesse incontrato. Sembrava quasi che le fiamme divampassero dai demoni stessi.

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    Avrebbero vibrato colpi di frusta e scagliato frecce da ogni direzione. Moyo, in qualche modo, avrebbe dovuto evitare di essere preso, ma soprattutto avrebbe dovuto evitare di venire carbonizzato dall'inferno che li seguiva. Dopodichè avrebbero sorpassato il cammello, per sparire nuovamente inghiottiti nelle dune dalle quali erano provenuti. Stranamente il suo compagno di viaggio sarebbe rimasto tranquillo per tutto il tempo, senza la minima preoccupazione che quel trambusto potesse nuocergli [Nota] Gli scheletri fantasma sono equivalenti a energia Nera. Le frecce hanno potenza 20 e le fruste potenza 30. Subisci, contemporaneamente, 3 colpi di frusta e 2 di feccia, seguiti, immediatamente dopo, da 2 colpi di frusta e 3 di freccia. Fanno danno alla sola vitalità. Puoi provare a difenderti da ogni colpo singolarmente, o cercare un modo per proteggerti da tutti i colpi in una volta sola...
    Per quanto riguarda i danni dovuti al fuoco, subisci una leggera diffusa da ustione per ogni slot difesa che usi per difenderti dall'attacco degli scheletri, oltre all'eventuale DnT che deciderò alla fine del turno. Il fuoco causa danno solo alla vitalità.
    ...

    […]



    All'inizio del terzo giorno, un'oasi sarebbe spuntata all'orizzonte. Il carovaniere avrebbe depositato lo spadaccino sotto una palma, ricca di noci di cocco, avrebbe consegnato stavolta un cannocchiale ed una bussola malfunzionante, tracciato a terra, con un semplice ramo secco, due cerchi imperfetti disposti uno davanti all'altro e, come il suo collega precedente, se ne sarebbe tornato sui suoi passi. Tuttavia, del porto che era apparso in visione al Corvo, non ci sarebbe stata nemmeno l'ombra, sebbene a qualche centinaio di metri fosse effettivamente visibile l'Oceano di Nanmen. Se Moyo avesse usato le sue capacità di percezione avrebbe notato che quegli oggetti sprigionavano chakra, se toccati in un preciso ordine: il cannocchiale, la bussola e poi il modellino di barca. Inoltre la bussola tendeva ad orientarsi nella direzione in cui era puntato il cannocchiale. Magari il cannocchiale serviva per scrutare la posizione di qualcosa verso cui orientare la bussola...
    Qualunque segreto si nascondesse dietro quegli oggetti, il Corvo avrebbe dovuto far presto. La sabbia, di lì a poco, avrebbe preso a ribollire, come acqua in una pentola a cento gradi. La terra avrebbe tremato ancora, per poi aprirsi letteralmente in due. Dei tentacoli giganteschi sarebbero emersi dal terreno a precedere una piovra dalle dimensioni colossali che avrebbe oscurato il cielo per sempre [Nota] Sarebbe inutile attaccare la piovra in questo frangente, concentrati invece sul capire come funziona la disposizione degli oggetti nei cerchi e cosa devi cercare col cannocchiale....

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    CITAZIONE
    Benvenuto nel continuo della quest il recupero della nave di Tasaki Moyo. Come vedi, ho deciso di iniziare subito con l'azione. Per quanto riguarda il coinvolgimento del Lupo nella vicenda, essendo anche stavolta una comasterata, lascio decidere a te come egli entrerà a far parte della missione e quello che gli aspetterà prima di riunirsi al Corvo.


    Edited by ~Sekiro~ - 19/9/2021, 04:01
     
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    Recupero della mia nave


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    Ne ho viste di tante, nella mia vita non breve e non lunga, ma quello che visto per raccontare era una delle più straordinarie. Non per altro, ma perché le premesse erano fuori dal comune. Non per altro, ma perché io spesso sentivo cose nel sonno: certe volte mi immaginavo la mia bellissima moglie Harumi, altre volte parlavo con me stesso dopo aver indossato il mio cappello notturno decorato con tantissime stelline luminose e fosforescenti. Per questo, quando ascoltai una strana voce nella mia testa, non ci badai molto: alla fine dei conti nella mia testa ne succedevano di cose e pertanto, che qualcuno stesse parlando lì dentro non era né una sorpresa, né un fatto ignoto agli altri. Il punto era che solitamente questo tipo di voci che sentivo parlavano un po', ma poi scomparivano e quella invece no: si mise a recitare una qualche specie di ritornello strano dentro al mio capo. Quella roba mi rimbombava nel cervello, per giunta non molto tempo dopo la mia sonora sconfitta per mano di Kensei Hita, il Mizukage. Nel sonno, comunque, non ci badai molto limitandomi a vedere delle strane immagini relative a un ragazzo che non conoscevo (e per cui, forse, sarebbe stato meglio non conoscermi affatto). Si chiamava Haru Harada ed era un tizio in qualche modo legato a una specie di piccolissimo porto situato tra le sabbie del Paese del Vento (che odiavo, tra l'altro, perché odiavo la sabbia): esso si affacciava sull'immenso oceano del Sud, chiamato "Nanmen" (nel quale avevo perso pure la mia nave... anzi: mi era stata rubata la mia nave, altroché). La cosa più strana però successe quando aprii gli occhi. Perché i sogni vabbè, come vi ho detto, ne vedevo realmente di tutti i colori. Quello che non mi sarei mai potuto aspettare era trovare un bigliettino sul comodino vicino al mio letto, nella Villa di Diogene Mikawa. Quando aprii gli occhi, presto la mattina, non volli mica uscire da sotto la mia coperta e mi limitai ad afferrare il bigliettino con la mano sinistro per leggerlo. Pensai che fosse un qualche regalino che Diogene mi aveva lasciato e invece si tratta di un biglietto con una specie di mappa che mi avrebbe guidato fino al porto. A tutto questo si aggiungevano anche le descrizione dei tizi che mi avrebbero guidato fino a quel posto (quasi come se l'avessi chiesto, io!). In ogni caso, quella poteva essere sia un'altra missione affidatami da Diogene, sia un bigliettino lasciatomi da chissà chi: questo manco lo potevo sapere, ma dovevo controllarlo. Quindi, presi il biglietto, mi vestii (non lo volevo farlo, considerando le temperature a Oto: avrei preferito restare sotto la coperta) e andai al West Gate di Oto, dove vidi un uomo con il turbante, dalla pelle nera (abbronzata, nel senso) e una specie di carrozza trainata da 2 cavalli. - Mhh. - Esclamai a quel punto cercando di capire cosa sarebbe successo se fossi entrato in quella carrozza. Comunque fosse, il Destino dava delle occasioni e poi stava a me riuscire a sfruttarle in maniera tale da ottenere dei vantaggi. Per questo non mi persi d'animo, feci un cenno con la testa al tipo, sbuffai di nuovo perché alla fine dei conti non mi avevano dato la possibilità di restare sotto le coperte ed entrai nella carrozza. Il suo interno era ben decorato e sperai che la carrozza stessa appartenesse a un qualche nobile, altrimenti il mio viaggio sarebbe stato, quanto meno, non confortevole. Tuttavia, non potevo lamentarmi: i cavalli partirono subito portandomi via da Oto verso il confine Est del Paese del Vento (che odiavo per via della sabbia, ricordo); il viaggio non durò molto e durante lo stesso cercai di capirne di più provando a parlare con il tizio nel turbante (se fosse stato possibile): le 3 ore mi sarebbero comunque bastate per fare delle domande come:
    - Chi sei? Dove andiamo? Perché sono stato scelto io? - Tutte domande a cui sarei stato felice di ricevere una risposta. Comunque, se non avessi ottenuto ciò che cercavo (e sarebbe stato abbastanza frustrante per me), sarei comunque sceso dalla carrozza osservando la grandissima distesa d'erba che davanti ai miei occhi diveniva via-via più simile a una specie di deserto. Il tizio non parlava, - era chiaro, - ed era utile come una ruota quadrata o come Febh Yakushi che ricopriva il ruolo d'amministratore. Per giunta mi diede pure un piccolo modellino di una specie di barca.

    Arrivò allora la volta di un altro tipo con il turbante e dai lunghi baffi; egli si fermò proprio davanti allo spadaccino e scese da un cammello. A quel punto guardò la barca e mi invitò a salire sul cammello. - Ma che cazzo... - Comunque salii sulla gobba del cammello e cercai di fare al tizio con il turbante le stesse domande che avevo già fatto al precedente. Il viaggio sul cammello, cribbio, durò tantissimo: 3 giorni di viaggio sotto il sole, che mi portarono via tantissime energie-2 tacche a riflessi e -2 a resistenza, -4 in totale, il primo giorno. Come se ciò non fosse bastato, già dal primo giorno iniziarono le stranezze: rimbombi, fantasmi, tremore della terra... Per un bel po' pensai che mi fossi preso il mal di sole: di cose del genere non ne avevo visto manco agli Inferi. Guardai tutte queste cose con un fare stranito: finché non mi minacciavano, non avrei avuto chissà quali problemi per evitarli. Il problema fu che tali fantasmi iniziarono ad attaccarmi, realmente. Senza che me lo aspettassi molto (anche a causa del calore del deserto, la peggior missione di sempre, che mi aveva ormai reso un coglione più di quanto già non fossi): per lo più, la reazione del mio compagno di viaggio silente mi fece riflettere. Egli non vedeva il pericolo? Oppure vedeva il pericolo, ma non se ne curava? - Ma fai qualcosa, no? - domandai guardando le frecce arrivare. Di scatto saltai - SD1Riflessi: 525 + 4 (MedioBasso) = 675 dal cammello evitando le prime fruste e le frecce, che invece colpirono il cammello al posto mio. A quel punto mi ritrovai a 5 metri dalla mia posizione precedente e vidi arrivare altre frustate e altri colpi di freccia: erano lontani, motivo per cui dovetti nuovamente impastareMedioBasso nei riflessi per migliorarli il quanto possibile al fine di saltare - SD2 Riflessi 650 nuovamente quanto bastasse per evitare quel genere di attacchi, dopo di che i fantasmi, gli spiriti e quant'altro sparirono andandosene e lasciandomi con la bocca aperta, perché in effetti non avevo capito di cosa si era trattato.

    Infine arrivò l'ultimo, grazie ai Kami, 3° giorno, in cui arrivò la minaccia e il pericolo più "leggero" di tutti quelli vissuti fino a quel momento: prima di tutto arrivò la volta di una specie di oasi e il carovaniere mi mise, letteralmente, sotto a una specie di palma ricoperta delle noci di cocco, - il materiale della mia nave, - e dopo mi diede una bussola che non funzionava, un cannocchiale, un ramo secco, e disegnò dei cerchi imperfetti uno davanti all'altro (ma che cazzo?). E poi se ne andò, al che io roteai questi oggetti tra le mani e mi chiese che cazzo stesse succedendo in quel posto. Per quanto mi ricordassi del sogno che avevo visto, il porto che dovevo trovare era proprio lì da qualche parte, ma non si vedeva. Che gli oggetti dovessero essere messi in una posizione particolare? Che dovessero essere usati in qualche modo? Notai subito che la bussola rotta si orientava verso la direzione in cui era puntato il cannochiale... Tutto questo mi suggeriva che il porto fosse stato nascosto in qualche modo, ma che comunque avrei potuto raggiungerlo se avessi usato bene gli oggetti che mi erano stati dati. Notai anche che quando toccavo tali oggetti alcuni di questi sprigionavano un po' di chakra, mentre gli altri no.
    - Ooooooh... - Dissi comprendendo che io ero più bravo nel muovere le spade piuttosto che risolvere gli enigmi di vario genere, come ben sapeva Etsuko Akuma. Forse il segreto stava nel capire in che ordine utilizzare quegli oggetti?
    Pensai comunque che il cannocchiale e la bussola fossero quei cerchi. Che bisognasse in qualche modo sovrapporli? Allora avrei proceduto così, sperando che i miei sforzi avrebbero dato qualche risultato: prima di tutto avrei orientato il cannocchiale verso il punto in cui si sarebbe dovuto trovare il porto, cercando, appunto, di vederlo attraverso quel genere di cannocchiale. Poi avrei provato anche a usare la bussola in maniera tale da orientarla verso il punto in cui, probabilmente, si sarebbe dovuta trovare la base portuale. A tal proposito, rivolgendo il cannocchiale nella direzione in cui avevo visto il porto nel mio sogno, avrei messo dinnanzi all'oggetto anche il modellino della nave che mi era stato dato dal primo tizio con il turbante. Agendo così, prima con il cannocchiale, poi con la bussola e poi ancora con il modellino, avrei ottenuto qualche risultato?

    [...]



    La distanza tra Kiri e Suna era gigantesca: migliaia di chilometri, se non di più. Per il Lupo arrivare sino nel Paese del Vento sarebbe stato molto difficile, specialmente considerando che era privato del braccio sinistro. Ciononostante, avrebbe dovuto farlo: era la sua strada ninja. Il suo viaggio e la sua avventura intera sarebbe stata di molto diversa rispetto a quella di Tasaki: niente cose strane per lui, niente sogni proibiti o voci nella testa. Per sua fortuna, o sfortunata, Kiri era così lontana e isolata che nessuno ci avrebbe mandato una carrozza a prenderlo. E nessuno gli avrebbe inviato dei strani sogni nella testa. No. L'approccio sarebbe stato più diretto: appena il nostro buon ninja avrebbe aperto gli occhi dopo una dormita, avrebbe visto un bigliettino simile a quello che era stato inviato a Tasaki. Anche lui, che gli piacesse o no, era destinato ad andare a cercare un tizio scomparso di nome Haru Harada, ma non avrebbe avuto visioni di alcun genere. Niente oasi, niente porti, niente palme: solo il bigliettino. Per giunta, sullo stesso non avrebbe visto segni di riconoscimento di alcun genere. Un bigliettino come tantissimi altri, che però gli diceva di recarsi al porto, percorrere una decina di chilometri a ovest dal porto seguendo la costa e trovare una piccola baia a forma di mezzaluna. - Per conto del tuo Padrone... -
    recitava la strana lettera: evidentemente, chi l'aveva inviata ben conosceva le usanze e le particolarità di Sekiro. Pertanto, per il nostro eroe kiriano quel viaggio verso la baia si poteva considerare una specie di salto nel buio: non poteva conoscere la destinazione, ma poteva sapere qual'era l'inizio dell'avventura.

    Per giungerci, - preferibilmente con tutte le proprie armi, - il buon Sekiro avrebbe impiegato qualche ora e considerando che la lettera gli era stata consegnata di mattina presto (quando i primi raggi del Sole avrebbero filtrato attraverso le finestre), egli sarebbe giunto sul posto di prima mattina circa. Lì avrebbe trovato il vuoto totale: era una baia lontano dal villaggio e completamente disabitata. Non c'era niente presso la stessa, a parte un pesce abbastanza grandicello: non era una balena, no. Più una specie di un pesce dorato di quelli che nessuno conosceva, simile a una carpa, ma non proprio uguale alla stessa. Avvicinandosi alla stessa, il Lupo avrebbe visto che si trattava di un animale di stazza piuttosto grande per le proprie dimensioni. La sua pelle, oltre a essere leggermente dorata, sembrava persino "corazzata", nel vero senso di questa parola, come se qualcuno avesse rivestito quel pesce con dell'armatura di ferro dorata. Comunque fosse, alla vista di Sekiro, il pesce avrebbe aperto la bocca invitando l'handicappato a entrare nello stesso. Se Sekiro non avesse capito cosa diavolo stesse accadendo, il pesce sarebbe rimasto in quella posizione per molto tempo, quanto necessario affinché il ninja di Kiri capisse cosa desiderava quella strana creatura. "Comportamento strano," - direste voi. Beh sì, nessun sano di mente sarebbe mai entrato nella bocca di una grande carpa, ma quanto poteva essere mentalmente sano un ninja di Kiri?

    Comunque fosse, non appena Sekiro fosse entrato nella bocca della grande carpa dorata, la sua bocca si sarebbe chiusa dietro lasciandolo, istantaneamente, in un luogo del tutto oscuro. Tuttavia, poco dopo vari piccoli fuochi verdastri si sarebbero illuminati intorno a lui: erano delle lucciole marine, di quelle che talvolta illuminavano le coste di notte. Grazie alle stesse egli avrebbe visto che non si trattava per niente di un pesce normale: direttamente sopra la sua testa si apriva una specie di botola con tanto di una scala in metallo. Sembrava quasi che qualcuno tanto tempo avesse preso quel pesce e l'avesse iniziato a modificare dall'interno, dando vita a una creatura biologico-meccanica, come un umano-robot, di quelli che piacevano al Mizukage. Salendo la botola Sekiro si sarebbe trovato in una specie di sala di comando: una sedia vuota davanti alla quale c'erano alcune manopole, fili, bottoni e quant'altro. Inoltre vi erano due specchi, attraverso i quali Sekiro poteva letteralmente capire cosa stava guardando il pesce. Lui, però, non avrebbe dovuto fare quasi niente: poco dopo che sarebbe giunto in sala del comando, la botola si sarebbe chiusa automaticamente lasciandolo intrappolato in quel posto. Se avesse provato a schiacciare dei bottoni o fare qualcosa, non sarebbe servito a niente: sembrava che il pesce fosse stato guidato in maniera automatica e che, quindi, non rispondesse ai comandi impartiti dal Lupo.

    In ogni caso, dopo la chiusura della botola il pesce avrebbe iniziato la sommersione, un processo che sarebbe durato 2-3 minuti. Sekiro avrebbe anche percepito come dell'ossigeno unito a un gas dall'aroma più lieve venisse inviato in quella sala da comando, anch'essa illuminata da tutt'una serie di lucciole verdi, a cui però si aggiungevano anche alcuni esemplari blu, rossi, gialli e azzurri. Dopo l'immersione sarebbe iniziato il suo viaggio: la Grande Carpa Dorata si sarebbe diretta sin da subito verso Ovest, ma questo Sekiro non poteva saperlo.

    Ora potreste pensare che il suo viaggio sarebbe stato noioso e silenzioso come il mio, ma no. La Carpa, difatti, poteva parlare: - Signor Sekiro, - avrebbe sentito il Lupo, quasi come se quelli fossero i pensieri espressi da una voce metallica, ma non stridente, bensì docile, quasi come se appartenesse a una donna di 25 anni circa. - Benvenuto a bordo della Ōkina kogane no koi, la Grande Carpa Dorata... - Successivamente la voce gli avrebbe spiegato che era capitato dentro a un pesce modificato con varie tecnologie e ora era molto più che un pesce, quasi un sommergibile. Uno di quelli che poteva nuotare anche a profondità piuttosto elevate senza curarsi della pressione dell'acqua (le pareti della "macchina" erano difatti incredibilmente rinforzate) e poteva farlo per tempi molto lunghi, ma dipendenti soprattutto dalla quantità di ossigeno presente nei contenitori interni al pesce. - Preferisce visionare qualcosa nel mentre? -
    Avrebbe domandato il pesce a una profondità di circa 25 metri. Se Sekiro non avesse capito, il pesce gli avrebbe fatto vedere: gli specchi attraverso i quali guardava il mare con gli occhi del pesce si sarebbero rivestiti con una specie di alone scurastro. A quel punto, sullo stesso sarebbero iniziati a comparire i kanji: un vero e proprio libro, o qualcosa del genere. Il pesce gli avrebbe chiesto cosa avrebbe preferito leggere nel mentre del viaggio e gli avrebbe dato modo di leggerlo.

    Inoltre, Sekiro avrebbe scoperto che a bordo di quella carpa ci fosse anche diverso cibo. Principalmente, qualcuno aveva preparato per lui 3 cose: tanta acqua potabile, non salata, ma leggermente effervescente; dei panini con il salame e il formaggio; bastoncini di liquirizia un po' particolari.

    I problemi, ahimé, però, non avrebbero tardato ad arrivare. Il secondo giorno di viaggio, difatti, il pesce gli avrebbe detto di doversi fermare nei pressi di un'isola nell'oceano per poter ripristinare le riserve di ossigeno, altrimenti Sekiro sarebbe morto senz'aria. Tuttavia, il pesce non sapeva che su quell'isola si fermavano spesso e volentieri anche dei pirati: pertanto, mentre il pesce cercava di ripristinare l'ossigeno, avrebbe chiesto a Sekiro di abbandonare il bordo per una decina di minuti. Uscito fuori dal pesce, Sekiro avrebbe visto che non era capitato lontanissimo da una nave non molto grande che navigava sotto una bandiera con un teschio e delle ossa. Dopo 3 minuti dalla fermata il nostro buon eroe avrebbe visto 3 uomini venire verso il pesce; uno di questi era privato di un occhio, mentre un altro non aveva un braccio, quello sinistro per precisione. - Hey amico! - Avrebbe iniziato quello più sano dei 3. - Sei capitato sulla nostra isola! Sei sul nostro territorio! -
    Avrebbe aggiunto il pirata senza l'occhio. Non ci voleva una laurea per capire cosa volessero i 3: Sekiro stesso era l'oggetto dei loro desideri. - Bel pesce! - - Ora è nostro! - avrebbero detto i due tirando fuori delle wakizashi. A quel punto erano cazzi amari. Il primo dei nemici si sarebbe gettato verso Sekiro cercando di tagliargli - SA1Velocità/Forza: 325, Potenza: 25 il tendine d'Achille del piede destro. Un colpo, ahimé, molto basso: che serviva per immobilizzare Sekiro e renderlo schiavo dei pirati. Tuttavia, quello era un diversivo, perché il colpo del primo pirata sarebbe stato seguito dal secondo: quest'ultimo era un affondo che mirava alla bocca della pancia del nostro amico. Se l'avesse colpito - SA2Velocità: 350, Forza 300, forse gli avrebbe aperto la pancia. Quindi il nostro amico sarebbe dovuto starsene attento per non morire. Dopo i due colpi di spada sarebbe arrivato anche un terzo: proveniva dal tizio senza un braccio ed era portato con una spada un po' insolita, affilata su due lati e un po' più lunga della Wakizashi, di nome Fuuma Kunai. Con essoo il nemico mirava - SA3Velocità: 300, Forza: 350 a fare a Sekiro un lungo taglio diagonale sul petto.

    Comunque, Sekiro avrebbe avuto qualche secondo per contrattaccare, ma poi sarebbe stato avvisato dal pesce che il processo era a metà, ma bisognava ripartire per ripristinare l'ossigeno in un altro posto. Quindi, Sekiro sarebbe potuto letteralmente saltare nella bocca del pesce godendo di qualche attimo di pausa dovuto al proprio contrattacco, che avrebbe rallentato i pirati. Una volta chiusa la bocca, Sekiro avrebbe goduto di un'ottima protezione: i colpi di spada e di freccia non potevano scalfire la protezione del pesce. A un certo punto, quando il pesce era per metà immerso, anche una piccola bomba avrebbe colpito l'occhio del pesce senza causare allo stesso praticamente alcun danno. - Ci fermeremo in un altro posto, - avrebbe comunicato il pesce. E così fu: si fermarono in mezzo all'oceano, direttamente, per recuperare l'aria lì (Sekiro avrebbe aspettato sul dorso del pesce, quasi come un marinaio sul sottomarino) e poi si sarebbe riemersi di nuovo.

    Il Lupo avrebbe quindi potuto ammirare i bellissimi paesaggi marini e persino una specie di squalo avrebbe provato ad attaccare la Carpa, senza alcun risultato ovviamente. Comunque, avrebbe viaggiato per altri 2 giorni, ma poco prima di arrivare a destinazione, - la stessa costa di Tasaki, - il pesce si sarebbe arenato, quasi come se fosse stato colpito da qualcosa. Egli, quindi, avrebbe sentito una voce: - Signor Sekiro, - - avrebbe sentito il Lupo, - sono il capitano di questa nave. Siete quasi giunti a destinazione e presto scoprirete il motivo della vostra visita. Prima, però, e chiederei un favore: ho dimenticato a bordo della Grande Carpa Dorata le mie pillole e un paio di armi. Sono nascoste nello sgabuzzino. Potrebbe portamele? - Se Sekiro si fosse diretto verso lo sgabuzzino, situato in fondo al pesce (il Lupo sarebbe dovuto passare vicino al cuore battente a cui erano collegati alcuni elettrodi), avrebbe trovato una porta chiusa a chiave. Sulla stessa c'era uno specchio con una domanda: - Quali sassi ci sono nel mare? - E un piccolo pannello con delle lettere: era chiaro che la porta non si sarebbe aperta se Sekiro non avesse risposto positivamente all'enigma. Ad aiutarlo sarebbe stato il pesce, ma non il capitano: - Tutti i sassi nel mare lo sono. - Sarebbe stato in grado, il nostro eroe, di aprire la porta dello sgabuzzino in coda al pesce?













    Chakra: 80/80
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 675
    Velocità:  650
    Resistenza: 500
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 675
    Intuito: 625
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
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    Slot Tecnica
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    Equipaggiamento
    • Katana × 2
    • Tonico di Ripristino Inferiore × 2
    • Tonico di Recupero Inferiore × 2
    • Tonico di Ripristino Intermedio × 1
    • Tonico di Recupero Intermedio × 1
    • Tonico Elementale Inferiore × 2

    Note
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