La Nebbia e la BrumaQdV

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  1. ~Sekiro~
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    La Nebbia e la Bruma


    ~I~



    Quid est ergo Tempus?



    Cos'è, dunque, il Tempo? Il tempo, nel suo fluire, può sembrar lento, quando attendiamo che giorno dopo giorno arrivi una data tanto attesa, una svolta o che si realizzi un obiettivo, un sogno. Tuttavia, quando ci guardiamo indietro, quando ripercorriamo mentalmente il nostro lungo cammino, non è infrequente scoprirsi con un'espressione di stupore in volto, nell'accorgerci di quanto i nostri ricordi di “ieri” sembrino vicini e di quanto, in realtà, quei ricordi si riferiscano ad un passato ormai lontano. Il tempo, si sa, è relativo. Quanto può apparire lungo un periodo di almeno un anno? Beh... al Drago Divino, dispensatore di immortalità, o anche solo ad Hanbei l'Immortale, il senza morte che il Lupo aveva liberato dalla sua maledizione infinita dalle sembianze di un'infestazione di vermi, probabilmente molto poco... e, strano a dirsi, anche il ninja di Ashina aveva l'impressione che il tempo fosse volato via dalla fine della missione ad Azumaido in cui, assieme alla Pantera, aveva conosciuto il Mizukage in persona. Non solo... da quando aveva messo piede a Kiri, comparendo senza ancora alcuna spiegazione al porto del villaggio, i minuti, le ore, i giorni ed i mesi erano passati sotto i suoi occhi senza che quasi se ne fosse accorto. Aveva fatto tanto e conosciuto molti, il Lupo, in quell'anno di permanenza in terra straniera – anno? Più di un anno, visto che la missione ad Azumaido era avvenuta quando lo shinobi da un braccio solo risiedeva già da vari mesi nella Nebbia – eppure, nella sua mente, lui si trovava ancora nel Tempio in Rovina, a scolpire Buddha, là dove un tempo c'era lo Scultore, l'Orango da un braccio solo, che si era letteralmente fatto carbonizzare vivo dallo Shura in agguato dentro di sè. Uno Shura che, era stato avvertito, poteva crescere in silenzio anche nell'animo del Lupo, se solo avesse abbassato la guardia... un brusco rumore fece ritornare il ninja alla realtà. L'emissario che era stato inviato nella sua vecchia capanna ai confini di Kiri se n'era andato. Il Lupo abbassò di nuovo lo sguardo su ciò che era stato la causa che aveva suscitato in lui quella riflessione sul tempo: una lettera nera. Un ordine da parte del Ninja di Ferro rivolto a tutti i suoi migliori sottoposti... un ordine di presentarsi al porto del villaggio per partire verso una missione dalla priorità assoluta.

    […]



    Molti degli shinobi, con cui aveva condiviso un pezzo di storia di quell'anno, erano riuniti davanti ad un enorme galeone. Il Lupo avrebbe fatto un cenno di saluto a tutti, dopo essersi inchinato, rispettosamente, di fronte al Mizukage. Riguardando le loro facce, l'Ōkami poteva fare un riassunto o, meglio, un excursus mentale delle disavventure vissute assieme ad ognuno di loro. Tuttavia, solo uno, tra tutti, quel giorno, risaltò all'attenzione dello shinobi d'Ashina, sia per il modo con cui questi fece la propria apparizione, sia per il cambiamento, ben visibile, che i suoi occhi e il suo atteggiamento facevano risuonare nel molo. Stiamo parlando proprio del primo ninja che il Lupo aveva conosciuto, il primo che lo aveva accolto nel villaggio: Akira Hozuki. C'era qualcosa di diverso però. Dopo esser giunto in modo a dir poco spettacolare, chissà da dove, letteralmente volando con delle ali quasi inconsistenti, lo shinobi dal ciuffo albino appariva inquieto e brusco nei modi. Egli si rivolgeva al Mizukage... Mizukage che, una volta condotto il gruppo sotto coperta, dove era stato allestito un laboratorio che sembrava capace di creare qualsiasi arma o pozione potessero immaginare, e aver spiegato la situazione che avrebbe dovuto essere sbrogliata (una missione di recupero del precedente Mizukage e di una certa Meika Akuma), aveva chiesto a tutti di presentarsi velocemente al jonin. L'atmosfera, tuttavia, prima ancora che i giochi potessero ufficialmente iniziare, si stava già scaldando. L'Hozuki era troppo sconvolto per poter assicurare un buon lavoro di squadra con chiunque dei presenti. Voleva partire da solo. Dava un appuntamento, che suonava in realtà più che altro come un ultimatum, al resto dei suoi compatrioti: a due giorni da allora, il jonin avrebbe atteso l'arrivo degli altri sulla costa del Cielo. Chi c'era, c'era. Superato il termine, avrebbe agito per conto suo. Il Lupo avrebbe voluto dire qualcosa, salutare l'Hozuki, dirgli che non si era dimenticato di lui, né della capra di Sanjuro, lo Sciamano, né del ladro con cui aveva dovuto combattere tempo addietro. Avrebbe voluto informarlo che aveva ascoltato il suo “consiglio”: finalmente aveva smesso con quelle che l'Hozuki aveva definito "droghe" (che non erano droghe, ma confetti buddisti di potenziamento, introvabili al di fuori di Ashina). Ma non lo fece. Questo perchè quel ninja, là, sulla nave, con tutti loro, non era Akira Hozuki. O, per lo meno, non l'Akira Hozuki che aveva conosciuto il Lupo: il ninja sempre pronto alla battuta, allo scherzo, alla risata, alle maniere “gentili”, all'ascolto e all'aiuto, ma che sapeva diventare risoluto e spietato al momento del bisogno. Un flash improvviso attraversò la mente del Lupo: un ninja dal ciuffo albino fuoriusciva dall'enorme cancello, marchiato dalle tipiche quattro onde di Kiri, e scorgeva uno strambo pellegrino che dall'aspetto risultava del tutto fuori luogo.

    Carotina! Hai visto mica passare da qui una capra?

    Un altro lampo e la scena, improvvisamente, cambiò di nuovo. Completamente stravolto per la lotta all'ultimo sangue contro il ladro di capre, all'alba ormai di quello stesso giorno, lo shinobi d'Ashina si avviava, finalmente, a varcare l'imponente Porta della Nebbia, prima di svenire, di lì a poco, proprio davanti all'ingresso, per poi risvegliarsi all'ospedale. Con un sorriso, quasi da fratello maggiore, dopo avergli consigliato cosa fare per l'immediato futuro, Akira Hozuki salutava il Lupo che iniziava quella nuova parte di vita.

    Se guarirai, sono convinto che prima o poi ci rincontreremo. Fino ad allora, fai il bravo! E grazie per il divertiment... Volevo dire aiuto. Grazie per l'aiuto.

    Proprio come era successo nella sua capanna, quando aveva ricevuto la lettera del Mizukage, il rumore delle voci e dei passi dei suoi compagni riportarono di colpo lo shinobi da un braccio solo al presente. Era incredibile come quei ricordi sembrassero freschi e vividi come se fossero successi il giorno prima. Che strana cosa il tempo! Un attimo ed il jonin se n'era già andato. Chiunque fosse stato, quello non era di certo il ninja dal ciuffo albino che si ricordava. Anzi, probabilmente, dopo che il Lupo lo aveva lasciato alle porte del villaggio, quel giorno di così tanto/poco tempo fa, Akira Hozuki, quell'Akira Hozuki, non era più tornato...

     
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