La fiducia che dà la guerra.[Free Kensei - Diogene - Youshi - Harumi]

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    Harumi portò la mano davanti la bocca a coprire un sorriso sincero di fronte al lieve imbarazzo mostrato da Youshi. Era così raro che l'assassino tanto composto rimanesse sorpreso da qualcosa che trovava adorabile il contrasto. Lo seguirono mentre faceva strada nel Palazzo fino a raggiungere una suntuosa tavola apparecchiata. Non si aspettava di meno dal Mizukage, che di certo teneva a non sfigurare davanti alla magnificenza dimostrata dal Capovillaggio del Suono durante la sua ultima visita. Cortesia che non mostrò nei suoi riguardi, ponendole una domanda a bruciapelo piuttosto insidiosa. La giovane non avrebbe battuto ciglio, riservandogli un sorriso molto più accennato rispetto al precedente e volgendo appena lo sguardo verso il Mikawa. La ringrazio per le gentili parole, Mizukage-sama. Nell'ultimo anno ho completato il mio addestramento sotto la supervisione del Kokage a Villa Mikawa. Purtroppo non proveniendo da una famiglia ninja mi mancavano, diciamo, le basi. Fortunatamente ho colpato le mie lacune. Quindi niente missioni di nota per me, anche se ho assistito in alcune faccende... interne. Ma non vorrei tediarla e far raffreddare le pietanze che ci ha così generosamente offerto. Avrebbe atteso dunque un cenno del padrone di casa per allungare le posate verso il piatto imbandito.


    La giovane fu rapita dal racconto del Mikawa. Non sapeva dire se per il tono, o per il contenuto, fatto sta che l'ascoltò avidamente, spalancando la bocca quando si interruppe per una breve pausa scenica e sospirando per la sorte del fedele Omoi. E quando Diogene afferrò la boccetta non poté che seguirne i movimenti, rimanendo incantata ad osservare il fluttuare del liquido scarlatto sebbene avrebbe dovuto essere ormai usa a tale spettacolo. Quando il Colosso la chiamò in causa si riscosse quasi frastornata e dovette battere un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco i commensali. Io... Avrei una teoria a riguardo, se vuole sentirla... Con una timidezza memoria di anni orsono, Harumi fece sentire la sua voce sottile, abbassando lo sguardo sulla tovaglia immacolata. Credo che i demoni codati siano... Simili a stelle. Probabilmente gli astanti le stavano rivolgendo uno sguardo perplesso a dir poco di fronte a quella metafora azzardata, ma la fanciulla evitò di confermarlo alzando lo sguardo ed affrettandosi a continuare. Le stelle si formano quando enormi ammassi di gas si riuniscono nel vuoto spaziale e si condensano fino a divenire globi brillanti ed incandescenti. Ecco, io credo che i demoni si siano in origine generati dalla condensazione del chakra presente in natura. Superata la massa critica hanno iniziato a risplendere, assumendo una coscienza propria. Si inumidì le labbra secche e proseguì. La loro apparentemente illimitata riserva di chakra e rigenerazione potrebbe essere collegata alla loro capacità di attrarre il chakra naturale in modalità simile alla Modalità Eremitica, ma su scala immensamente più grande. Avrebbe allargato le braccia per enfatizzare il concetto.

    Avrebbe timidamente alzato la testa per verificare come era stata accolta la sua idea, ma le rimaneva ancora qualcosa da fare. Entrambi i capovillaggio aspettavano qualcosa da lei e nonostante fosse in soggezione si fece coraggio e si rivolse al Colosso. Diogene-sama, se permette. Harumi prese un calice inutilizzato, visto che non aveva beveva vino, e un coltello da arrosto pulito piuttosto affilato. Senza battere ciglio, quasi fosse un gesto abituale, si fece un lungo taglio sul palmo della mano. La linfa vitale scivolò lungo il polso ed iniziò a gocciolare nel recipiente fino a riempirne una buona parte. A quel punto avrebbe spinto il bicchiere verso il Mizukage se il Capovillaggio del Suono non avesse avuto nulla da ridire. Tuttavia aveva ancora qualcosa da fare. Mentre l'attenzione del Kenchiki era presumibilmente rivolta verso il suo sangue la jinchuuriki avrebbe teso la mano a sfiorare il liquido sospeso dal potere del Mikawa. Contrasse la mano per riaprire la ferita che già si stava cicatrizzando e afferrò una goccia sferica separata dall'insieme. Il sangue sarebbe entrato in circolo, mescolandosi a quello misterioso della giovane che già conteneva al suo interno parte dell'essenza del Nibi e di Diogene. Una mossa piuttosto azzardata, ma quello era l'unico modo per interagirvi. Se l'avesse solo toccato o ingerito si sarebbe degradato o avrebbe dato esili risposte. Così invece poteva lasciare fluire il suo chakra e quello di Matatabi per integrare quel minuscolo frammento del Tetracode. E non aveva nulla da temere: in fondo Diogene era al suo fianco.

    Indipendentemente dalla reazione, la discussione avrebbe preso presto un'altra piega. Il Kokage parlò di Mumei, la Senza Nome. Harumi aveva custodito la spada durante l'assenza del Capoclan e la conosceva bene, ma poteva solo immaginare il tormento interiore dell'uomo. Era come se il Nekomata avesse smesso di farle sentire la sua voce. Fu però sorpresa dalla menzione della divinità oscura. Se quello era il motivo del suo mutismo forse qualcosa sarebbe potuto finalmente cambiare. Anime intrappolate in armi. Il concetto non la faceva impazzire, ma poteva accettarne la scelta se compiuta liberamente. Interessante il pensiero che fosse complementare a quella del portatore. Questo le fece turbinare in mente tutta una serie di ipotesi, ma la sua attenzione fu richiamata dal proseguire del racconto. In particolare la menzione agli Dei Mikawa. Lei ne aveva conosciuto uno solo ed era stato un incontro terribile. Ma apparentemente ne esistevano altri di benevoli. Qualcosa le risuonava nella mente a quell'idea, ma non sapeva perché. Altre cose dovevano essere discusse, ma non toccava a lei prendere la parola. I grandi del Continente stavano tirando i dadi sulla sua sorte.


     
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