La fiducia che dà la guerra.[Free Kensei - Diogene - Youshi - Harumi]

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    La teoria formulata dalla ragazza sull'origine dei Demoni e dei loro poteri riscosse timidi cenni di assenso, ma la questione venne accantonata per un secondo momento. Oto aveva promesso la massima collaborazione sull'argomento e avrebbe fornito personale e strumentazione. Quanto al Mizukage, anche attraverso la maschera si potevano percepire gli occhi dardeggianti di soddisfazione per il campione di sangue fornitogli dalla jinchuuriki col consenso del Kokage. Con quello e i resti dello Yonbi la ricerca avrebbe potuto proseguire ancora più speditamente. Mentre entrambi i capovillaggio non le prestavano attenzione Harumi allungò la mano verso il fluido dall'aria incandescente che fluttuava di fronte a lei, quasi ipnotizzata. Come scoprì ben presto, solo perché inerte non avrebbe dovuto sottovalutarne la pericolosità.

    La sensazione di calore atroce la investì non appena inglobato il liquido all'interno del suo palmo. Vene d'un rosso pulsante iniziarono a risalire dall'estremità lungo il braccio, lentamente ma inarrestabili come una colata lavica. Nonostante la quantità fosse minima, l'effetto era incommensurabile e l'avrebbe sicuramente consumata rapidamente se fosse stata un normale essere umano. Per fortuna lei era un po' speciale. La giovane aveva un istinto di sopravvivenza estremamente limitato, dettato dallo scarso valore che dava alla propria vita, ma non si sarebbe mai sognata di fare qualcosa di tanto stupido se non avesse portato dentro di sé il Nekomata, il Gatto infernale. Era sopravvissuta al rischioso rituale d'urgenza cui Eiatsu l'aveva sottoposta e da allora il suo corpo era cambiato, adattandosi a custodire l'enorme potere del Due Code.

    Il sangue del Quattro Code ardeva però nella profondità della sua carne e Harumi poteva percepire chiaramente il tentativo di rigetto verso quell'elemento estraneo per l'innato istinto di autopreservazione del suo organismo. I tessuti venivano infatti consumati ad una rapidità allarmante a cui perfino la rigenerazione demoniaca stentava a tenere dietro. La fanciulla si afferrò con la mano sana il braccio all'altezza del gomito, quasi a voler fermare la dilagazione dell'incendio. La fronte le si imperlò di sudore per l'aumento della temperatura interna e perfino chi le era vicino poteva percepire che la ragazza scottava come in preda ad una febbre innaturalmente alta. Anche il suo respiro si era fatto più affrettato, all'affannosa ricerca di ossigeno per raffreddare il sangue in circolo e rifornire le cellule dell'ossigeno consumato dal fuoco.

    Matatabi, per favore...

    Il demone sbuffò, ma non ci fu necessità di aggiungere altro. La ragazza e il gatto si capivano incredibilmente bene considerando che a lungo non erano stati in grado di comunicare l'un con l'altro, e che anche dopo i momenti di attrito non erano mancati. Solo l'ostinatezza della kunoichi nel voler convivere con lui e permettergli di realizzare, un giorno, il suo desiderio l'avevano alla fine convinto. Il Nibi lasciò che una piccola frazione del suo potere scorresse dal tantien attraverso i circuiti del suo ospite fino ad entrare in contatto con la parte sofferente. Agli astanti non sarebbe fuggita la lieve patina di chakra dalle sfumature azzurre e nere che ne avvolgeva la pelle, così come la fessura degli occhi che si era fatta più ferale, senza tuttavia che l'iride mutasse di colorazione, segno che la giovane non aveva perso il controllo. Non che nel caso sarebbe stato un problema, considerando chi era radunato intorno a quel tavolo.

    Nel frattempo le cellule del braccio iniziarono a scindersi più velocemente, sovrastando il consumo da parte della goccia di lava che si incuneava dentro la jinchuuriki. Lentamente, le venature si ritraevano man mano che i tessuti si rigeneravano, fin quando non rimase che il nucleo pulsante. A quel punto, simile alle zampe di un gatto che giocavano con un insetto, il chakra del Bakeneko si chiusero sull'intruso, isolandola dal resto del corpo per poi trascinarla con loro fino alla tana del Demone. Lì nelle successive ore ci avrebbe giocato, finendo per digerirla poco per volta. Fortuna nella fortuna, i due esseri codati condividevano in parte lo stesso elemento, il fuoco, ed erano perciò compatibili. Se avesse appreso qualcosa di utile o meno, solo il tempo l'avrebbe detto. Per il momento, repentina come era giunta, la crisi terminò lasciando Harumi decisamente provata, intera, ma prosciugata delle proprie forze. Decisamente disidratata, Harumi allungò la mano verso il suo bicchiere, pentendosi della sua bravata, grata della temporanea assenza di Youshi e augurandosi che il Colosso dei Mikawa e l'Inquisitore della Nebbia non si facessero beffe di lei, al contrario di qualcun altro.

    Tsk, così impari, idiota.

    Harumi chiese permesso e si congedò momentaneamente dal tavolo, dove rimasero a terminare il banchetto solamente i due kage, sebbene solo quello del Suono stesse godendo effettivamente delle prelibatezze preparate per loro. Kensei infatti non si era mai levato l'elmo che lo contraddistingueva, né aveva ingurgitato una singola goccia d'acqua. La giovane non poteva fare a meno di chiedersi se fosse effettivamente vivo e che tipo di persona ci fosse oltre quella spessa corazza d'acciaio che lo isolava dagli altri e dal mondo intero. Distraendosi con simili pensieri la fanciulla uscì dal lussuoso bagno del palazzo dopo essersi data una rinfrescata e cambiata d'abito. Le era bastato chiedere ad un inserviente perché le fosse portata la sua borsa, dentro cui aveva preparato l'occorrente per la lunga gita fuori porta. Decisamente rinfrancate e più comoda, Harumi si incamminò per tornare nel salone principale, ma svoltato l'angolo si imbatte nel Tokugawa che rientrava dopo essersi schiarito la mente ottenebrata dai fumi dell'alcol. Gli si avvicinò con un sorriso e percorsero la strada rimanente insieme senza parlare. Così come lei si era sentita stupida poco prima, immaginava che anche per il ragazzo l'idea di mostrarsi debole, per quanto non fosse colpa sua, lo mettesse a disagio, quindi evitò di fare riferimento all'accaduto o di chiedergli come stava. Inoltre era stata sola così a lungo che i silenzi non la mettevano a disagio, anzi al contrario. Parlava ancora poco, quando interpellata o se sentiva di dover assolutamente far sentire la sua opinione. Forse Youshi le stava simpatico anche per quello, uno spirito affine abituato a non fare rumore, sfiorando appena le vita degli altri.

    La riunione dopo cena si spostò su elementi di ben altra caratura. Linee vennero tracciate sulla mappa, cancellate e disegnate di nuovo in un commercio sull'esistenza di centinaia di migliaia di persone non inviate alla discussione sul proprio destino. La giovane pupilla del Mikawa ricopiò le suddivisioni territoriali che apparivano di fronte ai suoi occhi su un'agenda dall'aria vetusta e già compilata per tre quarti, nonostante in realtà fosse quasi nuova. Entrambe le proposte suonavano ai suoi occhi sbilanciate. Quella del Kokage era semplicistica e rispecchiava il suo modo di vedere il mondo. Bianco e nero. Con me o contro di me. Quella del Mizukage era eccessivamente complicata e testimoniava il suo modo di fare. Machiavellico e macchinoso. Harumi appoggiò il retro della penna sulle labbra con fare pensieroso ed iniziò a tracciare un terzo disegno mentre le contrattazione proseguivano. A Diogene sarebbe bastato spostare appena lo sguardo per studiarne i contorni, considerando la notevole differenza di altezza con la kunoichi al suo fianco.

    Per certi versi era più simile alla sua idea, ma la diagonale era inclinata diversamente e molto più ondulata a seguire rilievi naturali che potevano fungere da delimitazione. La linea passava appena a est dell'Aunaroch, punto su cui il Kokage non avrebbe sentito ragioni, assegnando quindi gran parte delle coste del Vento a Kiri. All'altezza di Suna si interrompeva, quasi che la ragazza fosse indecisa su quale lato far cadere la demarcazione. Ricominciava poco sopra, tagliando in due il Paese del Fuoco. Qui due diversi tratteggi indicavano delle alternative, uno tra Konoha e Otafuko e uno a sud della località commerciale. In ogni caso poi curvava riservando l'interezza della parte settentrionale del Continente a Oto. Oltre il mare, rimanevano assegnate al Suono le isole disabitate a sud di Kumo e un'unica porzione delle terre orientali con funzione di avamposto, ossia il Paese del Cielo. Successivamente era stato aggiunto un cerchio a riconoscere le pretese di Kiri sull'enclave della Zanna e in modo simile la punta meridionale del The dove si trovava la base navale del Colosso con l'isola Jiro, occupata fin dai tempi di Orochimaru, erano punti isolati in mano ad Oto. Sulla carta la distribuzione sembrava ancora sbilanciata a favore del Kokage, ma la realtà era ben differente. La maggior parte del territorio acquisito era infatti costituito da sabbia, montagne e ghiaccio. Sterile, e abitato per di più da popolazioni bellicose e contrarie ad ogni politica di integrazione. Il Mizukage al contrario guadagnava il controllo sulla quasi interezza delle coste, compresi gli sbocchi commerciali meridionali, e su territori densamente popolati e produttivi nel Paese del Fuoco e del The. Nessuno dei due sarebbe stato contento di quell'accordo, e questo era prova della sua bontà.

    La jinchuuriki tuttavia tenne tutte quelle riflessioni per sé, a meno che non fosse il Capovillaggio in persona a chiederle di dargli corpo. Proprio allora sarebbe stata chiamata in causa, ma per un motivo diverso. Con tono sprezzante, che però forse voleva essere solo scherzoso, avrebbe chiesto al Mikawa se sarebbe stata proprio lei la terza vittima sacrificale, un'arma vivente da scagliare contro il cuore dello schieramento avversario. Prima ancora che l'uomo potesse replicare, Harumi si sarebbe alzata in piedi, portando la mano aperta sul voluminoso petto e guardando il Kensei dritto negli occhi, priva di qualsiasi remora o timore per quanto stava per dire o per il suo interlocutore.

    Se Diogene-sama me lo chiedesse,
    sarei pronta a mettere la mia vita nelle sue mani in questo stesso istante.

    Non potevano saperlo, ma questo era effettivamente già successo. Entrambi erano stati sommersi e salvati, ciascuno per la mano dell'altro. Il legame che gli univa andava al di là della mera ubbidienza e sottomissione. Ad unirli era un filo rosso del destino, un filo composto da sangue scarlatto, che solo gli dei -oscuri o benigni che fossero- sapevano dove li avrebbe condotti. Ma per il momento il debito nei suoi confronti era tale che la ragazza dubitava sarebbe mai riuscita a restituire in misura pari a quanto aveva ricevuto. Un luogo da chiamare casa e una famiglia. Che avrebbe protetto ad ogni costo.

    Lo giuro sul Gatto.

    Lo sguardo serio della ragazza durò un paio di secondi prima che chinasse la testa chiedendo perdono per l'interruzione e tornasse a sedersi. In quanto a durezza però l'Inquisitore della Nebbia la batteva ancora di gran lunga, e la richiesta di un patto di sangue al Colosso dei Mikawa ne fu la riprova. Prima che quest'ultimo potesse replicare fu però il Tokugawa a prendere la parola. Senza esimersi espose con chiarezza i suoi dubbi e le strategie che avrebbe adottato se fosse stato lui al comando. La jinchuuriki voltò pagina e prese appunti sul suo quadernino, annuendo su alcuni passaggi e sollevando la penna perplessa su altri. I ragionamenti del braccio destro del Mizukage avevano senso, ovviamente, ma probabilmente mancavano il punto della questione. Non appena ebbe terminato e nella stanza fu calato il silenzio, Harumi alzò timidamente la testa e cercò con lo sguardo il proprio Capovillaggio.

    Diogene-sama, permette?

    Se il Mikawa avesse fatto un cenno di assenso la giovane avrebbe posato l'agenda e si sarebbe alzata in piedi, pur dando l'impressione di essere ancora minuscola a fianco di giganti di quella levatura. Ispirò ed espirò profondamente per regolarizzare il battito del suo cuore e mettere ordine nei suoi pensieri, poi iniziò a spiegare il suo punta di vista sulla questione con voce calma e cortese, ma al contempo ferma e decisa. Mi rendo conto di non avere nessuna voce in capitolo e di essere la persona con meno esperienza qui dentro, ma vi prego di ascoltarmi lo stesso. Vi ruberò solo pochi minuti. Lasciò scorrere gli occhi sugli astanti, accertandosi di avere la loro attenzione, fermandosi per ultimo sul giovane kiriano. Youshi-san, approfitto del tuo intervento per partire da lì. La tua idea è ben ragionata e in un'altra situazione sarebbe un buon piano d'azione. Tuttavia ci sono due elementi fondamentali che non hai preso in considerazione. La ragazza alzò un dito. Primo: il tempo. La tua strategia, in assenza di una rete di spie già profondamente infiltrate, richiederebbe mesi, se non anni per portare la popolazione ad un punto tale da vedere con favore un possibile intervento esterno. Tempo che non abbiamo, visto che siamo già in fase di mobilitazione. Inoltre cercare di corrompere la persona sbagliata potrebbe mettere la pulce nell'orecchio ai vertici militari di Kumo. Stessa cosa dicasi per le azioni di disturbo. Anche se compiute con la massima cura, non possiamo essere sicuri che qualcuno non ci scopra o qualche mente particolarmente brillante unisca i puntini. Quello a cui il Kokage-sama punta è approfittare del loro momentaneo indebolimento e di portare un colpo inaspettato quando meno se lo aspettano. Per questo l'effetto sorpresa è fondamentale. La giovane si inumidì appena le labbra con la punta della lingua e proseguì, alzando un altro dito. Secondo: il nemico che abbiamo di fronte. E a ben guardare è lo stesso motivo per cui il tuo piano potrebbe funzionare in astratto, ma non in questo caso. Il Paese del Fulmine è controllato da una dittatura militare, la cui giunta è guidata dai Cremisi. Non possiamo fare affidamento su un'opposizione interna strutturata. Inoltre è proprio la tua premessa errata. Non stiamo progettando di invadere un paese per rubarne le risorse. Stiamo pianificando un affondo mortale ad un nemico che ha dimostrato di poterci colpire a casa nostra come e quando vuole. Se dovessimo lasciarci alle spalle una landa desolata, sarebbe comunque una nostra vittoria. Ci saremmo tolti una spina dal fianco, assicurandoci di avere un fronte in meno di cui occuparci in futuro.

    Harumi fece una piccola pausa, chiedendo con gli occhi scusa a Youshi per averlo contraddetto di fronte al suo superiore. Quando riprese a parlare si sarebbe questa volta rivolta al Mikawa in particolare, e a Kensei di riflesso. Anche se non sono a conoscenza dei dettagli del piano, capisco che vuole puntare tutto su una battaglia decisiva Diogene-sama, a costo di utilizzare tutte le nostre risorse in un unico attacco mirato. Lo comprendeva, è vero, ma non lo condivideva fino in fondo. Sotto la guida di Ukitake, anche se poteva scommetterci con sotto lo zampino del capoclan, aveva ampliato i suoi studi fino a comprendere le biografie di grandi condottieri e manuali sull'arte della guerra. A livello tattico non ho nulla da eccepire, né ho l'esperienza per darle suggerimenti, ma a livello strategico vorrei comunque che mi ascoltasse. Le battaglie si vincono con la forza, ma le guerre si vincono con la logistica. Piegandosi sul mappa ancora distesa sul tavolo, allungò un dito ad indicare il Paese delle Sorgenti Termali. Questo territorio per noi è di fondamentale importanza. Possiamo già contarvi come base d'appoggio essendo nella sfera d'influenza dell'Accademia, ma credo che sia meglio portarlo al più presto sotto il nostro controllo. Nonostante non sia una grande potenza militare, ha sicuramente una popolazione maggiore a quella di Oto. Con i nostri uomini impegnati in guerra, contare sulla loro forza lavoro ci assicurerebbe un rifornimento continuo di generi alimentari e prodotti di consumo. La giovane spostò l'indice facendolo scorrere verso il mare e poi fino a Kiri. Inoltre è la via più breve per collegare il Suono con la Nebbia, senza dover passare da territori controllati da altre potenze come il Fuoco. La kunoichi non aveva ancora finito. Del resto il suo taccuino era ricolmo di appunti che riguardavano proprio quel punto nevralgico. Consideriamo poi l'ipotesi remota, ma non trascurabile, che la spedizione vada male. Volendo credere che rispetteranno la neutralità del Paese del Gelo, cosa tutt'altro che scontata, si lanceranno in una controffensiva inseguendo le nostre forze al di là dello stretto, sempre che la loro flotta ne sia in grado. Ma anche passassero via terra, prima di arrivare ad Oto dovranno attraversarlo, perciò controllando il Paese delle Sorgenti Termali potremmo organizzare una più efficace resistenza per rallentarli. Meglio combattere in casa altrui, ma meglio ancora se in quella casa abbiamo già piazzato le nostre trappole.

    La fanciulla si fermò un poco a riflettere, per poi tornare a rivolgersi verso il Tokugawa. Youshi-san, in questo caso il tuo piano potrebbe funzionare: ci sono già tutte le precondizioni. Sia Kiri che Oto hanno degli agenti sul territorio, e inoltre la loro presenza non preoccuperebbe nessuno, né il potere centrale è tanto forte da poter sopprimere tutte le voci dissidenti. Sono abituati alla pace, perciò con i soldi potremmo effettivamente convincere parte dei nobili a cambiare schieramento. Mi chiedo se... Harumi rimase meditabonda, per poi chiedere a Kokage. In che rapporti siamo con i loro vertici? Potremmo puntare a sostituirli con qualcuno a noi fedele? Oppure in caso contrario potremmo eliminarli e gettare il paese nel caos. La tranquillità con cui quella ragazzina tanto carina ed educata parlava di argomenti tanto truci faceva raggelare il sangue ed era completamente incomprensibile da chi non ne conoscesse il passato. Fomentando due diverse fazioni potremmo ottenere una guerra civile... e così una scusa per intervenire militarmente nel Paese. Oto da ovest e Kiri da est. Ci divideremmo il territorio, affidandolo poi a nobili locali sotto la nostra ala. Così la presenza delle nostre truppe ad un balzo dal Fulmine desterebbe meno sospetti. Ovviamente agiremmo in nome dell'Accademia, per preservare la popolazione locale. Un sorriso per nulla rassicurante si formò sul viso della kunoichi, ma sparì un istante dopo quando chinò il capo imbarazzata per l'escalation che avevano avuto i suoi pensieri. Mi scusi Diogene-sama, mi sono lasciata trasportare dai ragionamenti, la prego non prenda in considerazione tutto ciò che ho detto... Harumi si risedette, nascondendosi il viso arrossato con le mani. Aveva lasciato correre troppo la lingua, dilungandosi nonostante fosse una mera accompagnatrice. Cosa avrebbe pensato Diogene di lei?


     
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