La Lancia Celeste[Paese dell'Orso]

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    La Lancia Celeste


    I


    Riemerso dal Bonshuno, Jotaro si ritrovò, a differenza di Akira, sulla scogliera del Paese delle Sorgenti Termali, sostanzialmente nello stesso luogo da dove era entrato nel mondo delle ombre.
    Ciò che era successo nel Bonshuno aveva, dopo tanti anni, illuminato la via, da sempre nebulosa, del Jaku.
    Aveva vissuto più vite, nel vero senso della parola, della maggior parte degli altri shinobi del continente, ma con ciò che adesso viveva in lui, non avrebbe mai più tornare indietro dalla morte. Forse.
    Ma questa, era un'altra storia.

    Per giorni rimuginò sui ricordi della mente di Mataza. Razziati dal suo vecchio compagno, immagini, conversazioni, esperienze ed emozioni attraversavano la mente del Cenobita.
    La sconfitta per mano di Ayato, la spirale di odio e vendetta che lo avevano condotto all'Artiglio e, quindi, all'Orso, dove aveva ritrovato le origini della sua famiglia e di quello che era conosciuto, in quella parte del continente, come il Kemono no Yari, lo Stile della Lancia della Bestia.
    La mente, forse turbata per quella immensa quantità di pensieri e ricordi, impiegò ore e ore per dare un ordine al caos. Ma, quando jotaro riuscì a ricollegare tutti i frammenti di una vita non sua, avrebbe potuto trarne delle informazioni importanti.

    Mataza era riuscito a sapere di una lancia, il tesoro ancestrale del suo clan, sepolta e nascosta in qualche luogo dell'Orso. Ero riuscito a recuperare informazioni importanti, su come la posizione di questo luogo di sepoltura si dovesse trovare verso il confine est, pericolosamente vicino a quello che adesso era il grande impero di Iwa, ma aveva mai avuto la possibilità di approfondire la questione. La vita con lui era stato crudele.

    Una cosa era certa: quelle informazioni provenivano da una persona e, nel particolare, da un archeologo. Un uomo già all'epoca anziano, che lo Tsumuji incontrò a Tsuya, piccolo paese tra Taki e Konoha recentemente divenuto famoso; era lì, infatti, che una squadra accademica aveva affrontato e distrutto il Gashadokuro, una delle Armi di Iwa.

    Fu così che il Jaku decise di incamminarsi per quel luogo, d'altronde, si trovava anche di passaggio se non avesse voluto avventurarsi in un paese ostile come la Roccia. Il destino, anche quella volta, fece rincontrare il Cenobita con uno dei suoi compagni più abitudinari di quella parte delle sue tante vite: Akira Hozuki.

    Arrivato a Tsuya due giorni prima per una questione prettamente Accademica [Note]Giocata "All'Ombra di Sareshigami" - In corso
    Ambientiamo la presente in data 15.07.40
    lo spadaccino della Nebbia, proprio mentre stava per lasciare il villaggio, ritrovò appena fuori il ronin, nei soliti abiti logori da pellegrino. Eh? Cosa ci fai te, qui? Ti devo ancora ringraziare per avermi rispedito a Kiri dal Bonshuno, eh. Mai un grazie, è stato un piacere, non avrei saputo come fare senza di te. Borbottai verso il Jaku.
    Jotaro avrebbe potuto spiegare, cosa e nei modi che lui avesse voluto, quella che era successo nel Bonshuno, in quei momenti dove Akira era stato disperso, impegnato da ombre e morti. Del suo incontro con Hayate, Mataza, e di tutte le motivazioni che lo avevano condotto lì; d'altronde l'Hozuki sapeva il perché erano discesi nell'inferno, ma non sapeva se il Jaku avesse ottenuto quello che cercava.

    A prescindere dalla quantità di informazioni che avrebbe ottenuto Akira dalle parole di Jotaro, avrebbe di certo saputo che il ronin era in cerca di una pista per un'antica arma nel paese dell'Orso, appartenuta al clan Tsumuji. Se si trovava a Tsuya, in quel momento, era per cercare un'anziano archeologo. Ma stai parlando del vecchio Sanji per caso? Non che ci fossero molti anziani archeologi ubriaconi a Tsuya. Per tutti i kami, non vorrai chiedere informazioni a Sanji, proprio ora?! Quel poveretto finisce veramente che si impicca, se mi rivede così presto... D'altronde, si era - di nuovo - ritrovato devastato dalla combo HoshikuzoxAkira, dopo 5 anni dagli eventi dello Spettro dei Miracoli.
    Posso... Sconsigliarlo? Magari troviamo un'altra maniera per avere qualche informazioni... Com'è che si chiamava il Daimyo dell'Orso... Dōkotso, Dōkutsu? Una cosa del genere, insomma. Akira conosceva quel nome dalla missione accademica triplice; il capo dell'Orso, infatti, prima degli eventi del Gelo, aveva ottenuto un ruolo cardine nell'alleanza accademica e, in cambio del suo appoggio, aveva ottenuto dall'Accademia stessa un certo numero di ninja per difendere le sue miniere di ferro dalle incursioni dei ninja di Iwa. E' un alleato dell'Accademia, io non lo conosco, ma magari può esserci utile...
    Guardai negli occhi ii ronin, prima di continuare. Senti, io ti accompagno, ma se anche questa volta mi fai sparire, o sparisci te, la prossima volta che ti vedo, ti gonfio di botte.
    Adesso stava al Jaku scegliere se provare a contattare l'archeologo o prendere immediatamente la via per l'Orso.



    Edited by -Hidan - 19/7/2020, 20:02
     
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    La Lancia Celeste


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    Quando il Bonshuno vomitò Jotaro a Oto, si trattava solo di un ricordo che non gli apparteneva. Si trovava infatti nel paese delle Sorgenti, non lontano da dove era "sceso" ma per svariati minuti si era creduto Mataza, e stava vivendo un suo ricordo; quando riprese coscienza di se stesso, ebbe un forte scossone e la testa prese a girare, cadde sulle ginocchia e iniziò a vomitare, tenendosi la testa sollevata dal suolo puntando le mani a terra, a gattoni. La testa faceva malissimo, e i flash di Mataza, o meglio, dei ricordi di Mataza, apparivano assieme ai suoi, senza controllo. Jotaro non si rese conto di quanto tempo fosse passato, solo che non riusciva a dominare la sua mente; probabilmente era dovuto a quello che era successo nel Bonshuno, aver assorbito la mente dello Tsumuji, senza alcuna preparazione, e senza averlo mai fatto prima, non gli aveva causato alcun riscontro in quel "posto", ma nel mondo reale, il suo corpo era come sovraccaricato da esperienze non sue, un po' come una spugna dove viene inserito più liquido di quello che può trattenere. Facendo ricorso a tutte le energie che gli erano rimaste dopo il viaggio, riuscì a malapena a muoversi, posizionandosi in ginocchio, in posizione di meditazione; non sarebbe riuscito nemmeno a mettersi in piedi, non ancora. Aspettò.
    Per lunghi interminabili minuti, gli sembrò di vivere due vite differenti, con l'occhio sinistro vedeva il presente, il promontorio dove aveva aperto la pergamena, assieme ad Akira, che al momento non era presente, e con il destro stava rivivendo immagini che non gli appartenavano; vedeva Ayato, come se fosse in lotta contro di lui, e quando la mano di sangue di suo padre gli si conficcò nel suo stomaco, sentì come se il suo tantien fosse stato sbriciolato, per un istante, nonostante questo non solo non fosse reale, ma nemmeno era mai avvenuto.
    Rilassandosi, ed evitando di cedere al panico, le immagini iniziarono a scorrere più rapidamente, e su tutto il campo visivo. Gli sembrava ora di vedere la vita di Mataza da dentro il suo corpo, non riusciva ad impedirlo, quindi tanto valeva cedere e ascoltare la voce dei ricordi del suo vecchio amico.


    [...]

    Quando la registrazione ebbe fine, era sopraggiunto il tramonto. Anni sembravano essere passati, eppure da quando era riemerso dagli Inferi erano trascorse solo alcune ore. Nella sua mente però, la vita di Mataza dal combattimento con Ayato era trascorsa in un tempo diverso, in tempo reale; con alcuni salti, ad esempio i momenti in cui lo Tsumuji dormiva, o pochi altri, obbligando Jotaro a rivivere un pezzo dell'esistenza di Mataza. Non sapeva bene se quello che era avvenuto fosse il risultato di un effetto secondario del suo controllo su Indra, o se si trattava dell'influsso di quest'ultimo, o se l'aver tramutato la propria persona in una delle Pergamene, aveva in qualche modo generato un "difetto", quello che gli era chiaro in quel momento, era che doveva recarsi in un luogo, nel paese dell'Orso, e recuperare una lancia. Non sapeva perchè, dato che non solo non aveva mai utilizzato quel tipo di arma, nè aveva mai sentito parlare di quell'oggetto appartenente al clan Tsumuji, nè tantomeno aveva avuto mai a che fare con questo archeologo. In qualche modo parte dei ricordi di Mataza aveva generato in lui un bisogno, un bisogno che non riusciva a trattenere. 

    Jotaro sbuffò. Non era convinto di questo viaggio improvviso e decisamente non pianificato, principalmente perchè il paese dell'Orso si trovava estremamente vicino ad un luogo che il Jaku aveva evitato come un virus mortale, per tutta la sua vita: il paese della Roccia. Non si era mai avventurato da quelle parti; non solo ad Iwa, ma nemmeno nelle sue vicinanze, aveva sempre mantenuto una certa distanza tra lui e il paese della Roccia; orribili racconti venivano da quel posto, ninja estremamente più potenti di lui avevano incontrato una fine prematura in quel paese, e non era mai riuscito a stringere alcun rapporto con gli abitanti di quel luogo. Sperava che quel viaggio non avrebbe cambiato lo stato delle cose.


    [...]

    Tralasciando inutili annotazioni riguardo al viaggio, tranne forse che in abiti logori da pellegrina era solita girovagare la genitrice di Akira, e nessun altro, Jotaro incrociò il proprio cammino, nuovamente, con Akira. Nemmeno troppo lontano dalla loro destinazione, il quale sembrò con offeso di come si era concluso il loro ultimo incontro.

    ...Davvero hai di che lamentarti per essere entrato e uscito dal Bonshuno? Il ronin concluse sbattendosi da solo una mano in faccia e scuotendo la testa. Poi però continuò: Mi spiace per non aver salutato, che vuoi che ti dica. Alzò le spalle ...ma nemmeno io ho tutte le risposte, anzi, dopo la nostra gitarella, ho più domande di quelle che vorrei. Ad esempio...

    Quindi Jotaro rispose ad Akira, chiarendogli che non sapeva bene nemmeno lui perchè si trovasse lì, l'ultima gita gli aveva decisamente scombussolato i ricordi, ma sapeva di doversi recare del paese dell'Orso a cercare una lancia, o qualcuno che gli potesse indicare la via. Non conosco il suo nome, ma non penso ci siano così tanti anziani archeologi da quelle parti. Devo trovare quest'oggetto, penso possa aiutarmi con il casino che ho in testa. Quanto alla richiesta finale di Akira, Jotaro gli avrebbe fatto notare che anche volendo, non sarebbe riuscito a sfuggirgli, in caso il Kiriano avesse deciso di gonfiarlo di botte, quindi una strada valeva l'altra, però...

    Uhm no non penso sparirò, e non ho certo i mezzi nè la volontà di far sparire te. Vada per questo Daimyo, anche se l'ultima volta che ne ho incontrato uno, sono finito incenerito da un drago. Fai strada Akira.

    Chakra: 30/30
    Vitalità: 13.5/13.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 425
    Velocità:  375
    Resistenza: 375
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 475
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
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    Slot Azione
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    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Tirapugni con Lama × 2
    • Accendino × 1
    • Kunai × 10
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Cartabomba II × 1
    • Mantello × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1

    Note
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