Le Parole del TradimentoGrossi Eventi a Kiri

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  1. -< Etsuko >-
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    LE PAROLE DEL TRADIMENTO


    I SEGRETI DELLA PROZIA




    Lasciai che il mio chakra operasse sulla cute dell’otese, avrei stimolato la rigenerazione cellulare per creare uno strato nuovo di epidermide che avrebbe ricoperto quello danneggiato dal sigillo impresso dalla vecchia Unagiri. Non avrebbe richiesto troppo tempo quell’operazione e l’avrei portata a compimento nel mentre il Kage pronunciava parole di elogio nei miei confronti.
    Era una tecnica in cui mi ero specializzato, utile persino sui cadaveri. S’intende quelli in cui la vita aveva da poco lasciato il posto alla morte, lasciando un semplice guscio vuoto, di cui il sottoscritto avrebbe potuto fare molteplici usi. Volevo specializzarmi nella MORTE, comprenderne ogni processo, svelare l’ignoto. Volevo che la Signora, così la chiamavo io, non avesse con me più segreti. Chissà un giorno forse avrei potuto rendere quel processo reversibile o perlomeno mi avrebbe condotto ad un passo dall’immortalità. Ma questa è un’altra storia…

    Non appena non fosse rimasta traccia del sigillo, mi sarei spostato, dando finalmente l’attenzione che meritavano le parole del primo cittadino di Kiri. Avevo ancora dei dubbi, sebbene nel suo modo d’agire vi avevo scorto finalmente una coerenza che inizialmente non gli avevo riconosciuto. Forse e dico forse, bisognava semplicemente conoscerlo per, non dico apprezzarlo ma quantomeno comprenderlo.
    Poi perché quella proposta?

    “gli amici tienili stretti ma i nemici ancor di più”

    L’osservai per capire cosa stesse tramando se la sua era una proposta sincera o se ancora mi stesse mettendo alla prova. Tuttavia valutai quella del ruolo di Torturatore e sebbene fossi lusingato che Kensei mi considerasse un sadico sociopatico, caratterizzazione che ci vedevo bene nel ruolo. Ritenni di non essere all’altezza dell’incarico, non avevo gli strumenti giusti e probabilmente non ero interessato ad averli. Ma se quello era il ruolo che Kensei aveva scelto per me, non vi avrei rinunciato.

    Mi lusingate Kensei Sama… vi ringrazio per le parole di stima e son felice che abbiate ritrovato in me un valido alleato nella difesa di Kiri.
    Riguardo la proposta, mi preparai… vede non credo di avere la predisposizione ideale nel torturare la gente. Non fraintendetemi, ci tenni subito a precisare. Quando la situazione lo richiede, lo faccio. Ma trovarmi quotidianamente in questa situazione… non dimenticate che in passato ero un medico… sottolineai la professione che avevo deciso di abbandonare e che evidentemente cozzava eticamente con il ruolo che mi veniva proposto.
    Ma se è li che mi credete più utile, aggiunsi, vorrà dire che mi adeguerò nel farlo.
    Dopotutto non era falsa la mia volontà di essere utile a Kiri era anche quello il motivo del mio ritorno.

    Ero sicuro che Kensei avrebbe fatto la scelta migliore se riteneva di fare una scelta e non avrei aggiunto altro perché non era mia pretesa avanzare richieste. Ritenevo che i ruoli, qualunque essi fossero andavano guadagnati e non richiesti. Questo dalle mie parole sull’accettare qualsiasi ruolo, il kage, avrebbe potuto comprenderle.

    … SULLA VIA DI CASA …

    Il passo lento solcava la polverosa via di Kiri che dall’amministrazione attraversando ina buona parte del villaggio, portava al quartiere del clan, ove era ubicata casa Akuma. La serata era piacevole, l’umidità così consueta a Kiri era scesa con il calar del sole e iniziavano a sentirsi nelle viuzze esterne al limite delle campagne, il tipico canto dei grilli. La temperatura era calata vistosamente al tramonto, avvisaglia della sopraggiunta primavera. Pensavo ancora a quello appena successo. Avevo scoperto tante cose in quella giornata. L’esistenza d’Hayate… o meglio, quanto il gruppo che si definiva criminale, fosse così radicato nella normale vita accademica.
    Ma ad una cosa pensavo principalmente:
    quale potesse essere la motivazione che spingeva un ninja accademico a sposare la causa degli Hayate? Cosa aveva spinto Kensei a cercarlo e adesso a ricercarlo ancora una volta?
    Visto le evidenze venute fuori nel confronto appena avvenuto, Che Hayate fosse in grado di promettere qualcosa, beh era fuori discussione. Ma Cosa?
    Chiunque conosceva quel nome e le cose di cui fosse capace. Poi, di quanto il mito si confondesse con la realtà, questo era tutto da verificare. In certe spiegazioni Kensei era stato lacunoso e Kato invece provocatorio. Che ognuno avesse ragione a proprio modo?
    Gl’interrogativi erano molteplici e la perplessità che mi provocavano era del tutto insufficiente a prepararmi a ciò che di lì a poco avrei visto.
    Sull’uscio di casa Akuma vi era una piccola anima innocente, una bimba. Giocava quella con annoiata accuratezza, rimbalzando una pallina per terra con fare lento. Il volto coperto da una maschera raffigurante una volpe e di tutto vestita come una Miko. Chissà per quale strana ragione quella presenza mi inquietava. Tanto quanto il fatto che la porta di casa era stata aperta e lasciare un ospite al di fuori insorvegliata, sempre che lei fosse un ospite, non era da Auron. Dov’era finito il maggiordomo di casa?
    E chi era quella bambina?
    Etsuko-nii-san! Fratellone! Sei tornato finalmente! disse… era chiaro, qualcosa non andava. non poteva essere di certo un caso. Avrei potuto pensare ad un errore se solo non mi avesse chiamato per nome utilizzando quel tono tanto vezzeggiativo che solo i bimbi sapevano utilizzare senza sfociare nel ridicolo.
    Ti stai sbagliando bambina… sussurrai mantenendo una espressione facciale il più rilassata possibile e mantenendo un tono di voce accondiscendente. Tutto ciò mentre attivandol’innata abilità e le doti da sensitivo, analizzavo la situazione.
    Ecco… doveva esserci qualcosa di strano…
    Sussurrai mentre analizzavo la strana impronta di chakra ma la cosa che mi lasciava perplesso era l’energia vitale che quella creatura, si, così doveva essere definita, emanava. Non sembrava l’aura di una persona viva ma di certo non si poteva definirla morta. Che fosse una strana forma di evocazione? Tuttavia questo aspetto sarebbe bastato a mantenere il più alto livello di allerta.
    Finalmente hai tagliato quei baffetti, erano ridicoli! Sono Kana, ti ricordi di me?
    Sfiorai il viso con la mancina, quasi a ricercare i baffi di cui parlava che sicuro, non avevo mai avuto. In realtà pensavo…
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     KANA… l’avevo già sentito… ma dove?
    Non ci volle tanto a focalizzare l’immagine di quel nome nell’albero genealogico del salone di casa Akuma. Non era facile ricordare tutti i nomi, l’arbusto era ricco di ramificazioni ma soprattutto di rami tranciati, potati dal credo ninja.
    una volta suo padre gli aveva parlato di lei, della zia persa e ad un tratto si era dipinto sul suo viso un alone di tristezza o rimpianto, all’epoca non capì di cosa si trattasse… oggi forse avrei potuto scalfire la protezione della reticenza umana al mostrarsi fragile.

    No Kana… temo di doverti dare un dispiacere… attesi che la bimba assimilasse quelle parole dandomi l’attenzione che meritavo.
    L’Etsuko di cui parli… purtroppo ci ha lasciati tanto tempo fa. Sottolineai il purtroppo con l’amarezza che davvero il ricordo, accompagnava. E se ti sta ingannando la somiglianza… vedi, è il rapporto di parentela che t’inganna… io sono Etsuko, Nipote.

    I segnali che quella bimba emanava erano preoccupanti, tanto quanto la riserva di chakra se quella fosse stata un nemico, di sicuro avrebbe potuto mettermi in estrema difficoltà. Così decisi di affrontare la situazione con franchezza. Anche perché, volevo capire DOVE, dove quella situazione paradossale ci avrebbe condotto…
    Ma...ma...allora è vero che non mi vuoi più bene...che mi hai gettata via? Ma io...io volevo solo aiutarti. Ho fatto tutto per aiutarti! Anche mettere la maschera della nonnina. Anche prendere il Segno.
    La reazione non fu quella lucida che mi sarei aspettato, evidentemente l’essere manteneva persino l’intelletto da bambina. In quali circostanze era morta e perché manteneva il volto coperto da quella maschera? Soprattutto era davvero lei? E se così fosse come poteva spiegarsi il perché la potessi vedere e parlarci.
    Mi dispiace Kana, io non posso sapere di cosa parli ma forse possiamo esserci utili a vicende… io son qui, son qui ad ascoltarti, ad ascoltare quello che fu. Vorrei sapere se per te va bene. MA soprattutto potrei raccontarti ciò che da lì in poi è stato… non sei curiosa, Vogliamo fare questo gioco?
    Il percorso intrapreso era irto e pieno di ostacoli chissà dove ci avrebbe condotto.






    Edited by -< Etsuko >- - 10/4/2021, 00:04
     
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