Un nuovo arrivo

Sorella!?

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  1. Ledah
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    Una ragazza dai lunghi capelli rossi e dal petto prosperoso si affacciò alla porta squadrando la nuova arrivata dall'alto al basso con aria dubbiosa, ignara del significato che quell'incontro avrebbe avuto per quest'ultima.

    Infatti era la prima volta che aveva un contatto diretto con qualcuno che non fosse Ledah, il quale si poteva definire a fatica come umano, senza contare che le era stato finalmente concesso di lasciare quegli umidi cunicoli per avventurarsi nel mondo all'esterno del suo luogo di nascita!

    Tuttavia doveva fare attenzione, i pericoli si potevano celare ovunque ed il suo creatore si era raccomandato di non farsi notare e di assicurarsi sempre di non aver destato l'interesse di qualcuno di sospetto, se non altro questa sua attenzione la tenne impegnata dato che la sua interlocutrice era rimasta assorbita interamente dalla lettera, missione compiuta probabilmente se doveva render conto a Ledah.

    I loro sguardi s'incrociarono nuovamente dopo che Hebiko finì di leggere, poi tornò alla lettera, poi a lei e così via mentre la postina misteriosa cominciava a chiedersi se non ci fosse qualcosa di sbagliato, forse aveva confuso l'indirizzo oppure quella davanti a lei aveva bisogno di una messa a punto al cervello.

    Forse una parte della lettera non era leggibile ed avrebbe dovuto affidarsi ad una di quelle di riserva datele come precauzione... ed all'improvviso si ritrovò sola di fronte ad una porta sbattutale con forza di fronte al viso.

    Ok, adesso cosa avrebbe dovuto fare?
    Andarsene via con la coda tra le gambe oppure piantare radici di fronte alla porta per ricevere una risposta chiara a quella lettera?



    Mentre ci pensava si ritrovò a tenere in mano la lettera di riserva e si accorse solo all'arrivo dello schiaffo sulla mano che la porta si fosse riaperta prima di ritrovarsi trascinata dentro la casa, ancora avvolta nel braccio di Hebiko, cercando di divincolarsi dalla stretta la ragazzina cercò di esprimere il proprio dissenso all'essere trattata come un pacco:

    ”Hey, ma che diamineaarghh!”

    Non le riuscì di finire la frase prima che l'amministratrice di Oto cominciasse ad esaminarla, tirandole le guance, mettendole le mani in bocca neanche si trattasse di un cavallo al mercato, divincolandosi le riuscì di ribellarsi dicendo:

    ”Argh!
    Insomma, cosa fai!?”


    Finalmente le vennero rivolte delle domande sensate e forse, avrebbe finalmente potuto completare la sua missione senza ulteriori intoppi, così rispose ancora stizzita:

    ”Potevi chiederlo subito!
    Non sono né una marionetta né un clone, il mio codice genetico è originale e non replicato da un singolo individuo, quando Ledah me lo ha spiegato ha detto che la differenza è che il processo è più efficiente e sicuro del metodo consueto essendo io stata concepita in una vasca di coltivazione, in pratica sono superiore sotto ogni aspetto a chi è stato creato alla vecchia maniera.”


    Concluse il concetto con una certa dose di arroganza, giustificata se anche il resto dell'umanità si comportava come questa sciocca ragazza... ed all'improvviso si ritrovò nuovamente in un altra stanza cercando di processare il susseguirsi degli avvenimenti mentre le veniva spiegato dove trovare tutto il necessario per darsi una rinfrescata e cambiarsi.

    ”Eh!?
    Che sia necessario per l'esito della missione?”


    Si chiese stupefatta mentre la porta le si chiudeva alle spalle, forse le toccava abituarsi a quelle stranezze, sicuramente vivere con un essere freddo, insensibile ed estremamente prevedibile doveva aver distorto la sua percezione delle persone che avrebbe incontrato.
    Se non altro quella bizzarra ragazza non sembrava pericolosa e le sue istruzioni le dicevano di darle retta fintanto che la cosa non rappresentasse un pericolo per Ledah o per sé stessa... con priorità per il suo creatore ovviamente.

    Non poteva dire che l'ambiente non fosse gradevole, quel semplice bagno e la casa in generale le trasmettevano un calore che gli ambienti asettici dell'ospedale non riuscivano a darle, in qualche modo poteva notare istantaneamente le differenze tra le personalità del suo “genitore” e della sua “sorella maggiore”, come se questi termini potessero avere senso per qualcuno nato e cresciuto in un laboratorio sotterraneo.

    Il sapone ed i vestiti datele dalla rossa in ogni caso emanavano un buon odore e gli abiti al tatto erano estremamente più morbidi di quelli ai quali era abituata e le calzavano a pennello, persino attorno al petto.
    Quando riemerse dal bagno notò finalmente lo strano animale che si trovava in casa, un disfunzionale miscuglio di altre bestie e le venne da chiedersi se non fosse stato il prodotto di qualche vecchio esperimento di Ledah, in ogni caso sembrava tranquillo e questo le consentì di sedersi di fronte alla bizzarra scatola di carta fumante disposta di fronte alla sua interlocutrice che le fece varie domande mentre la giovane esaminava lo strano oggetto posto di fronte a lei, al tatto era estremamente caldo e per qualche motivo l'odore che emanava sembrava attivarle un aumento nella salivazione, che cosa misteriosa:

    ”Beh, non è che Ledah mi abbia dato molte spiegazioni, mi ha allenato come kunoichi per poi dirmi che ero pronta ad affrontare il mondo esterno ed espletare la mia funzione, con più probabilità tu hai un'idea migliore di ciò che posso fare per te di quante ne possa avere io.”

    C'erano anche dei bizzarri bastoncini di fianco alla scatola, la ragazzina li punzecchiò diffidente con le dita mentre proseguiva:

    ”Le sue istruzioni esatte sono state quelle di farmi un'idea di come sia la situazione al villaggio e di rendermi utile mettendomi alle tue dipendenze, diceva che avrei anche avuto bisogno del tuo supporto per vivere al di fuori dell'ospedale ed integrarmi al villaggio.”

    Quello che non poteva dirle era che doveva anche riferire tutto ciò che riteneva degno di nota a lui in quanto non poteva muoversi dalla sua posizione attuale e che sarebbe stata i suoi occhi ed orecchie in superficie, altro motivo per il quale sulla lettera l'aveva descritta al livello di un chunin, uno studente o un genin sarebbero stati estremamente meno utili dal punto di vista della raccolta d'informazioni.

    Ricordandosi all'improvviso aggiunse:

    ”Ah, mi aveva detto anche di comunicarti il mio nome, io mi chiamo Sayuri, immagino ti possa far comodo saperlo.”

    A quel punto era il caso di studiare più da vicino il contenuto della scatola mentre la sua interlocutrice rimaneva ad elaborare le informazioni ricevute.
     
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