Un Grido nel Freddo

[Cambio di Equilibri ad Azumaido]

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  1. Ade Geist
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    Un Grido nel Freddo

    Capitolo Unico

    Atto VIII
    Legame reciso



    Lo sguardo di Shimo passò dal sofferente al soddisfatto mentre vedeva come il Tokugawa non poté alcunché contro il suo assalto; ma tale sensazione di piacere, di estrema sicurezza, si sgretolò immediatamente nel notare che l'impotenza dell'Hidarite era volontaria e ponderata: Youshi non era stato colpito - si era fatto colpire. Le mani del Figlio delle Ombre si cinsero rapide intorno al braccio del monaco canuto e lo afferrarono con forza. La spinta generata dal suo taijutsu fece sollevare i piedi di Youshi dalla testa del Drago e il chakra adesivo, unito alla salda presa del kiriano, si trascinarono dietro l'Araldo Gemello. Entrambi volarono in aria alcuni metri, nel silenzio tombale che quella situazione sembrava generare alle orecchie dei due combattenti soligni. Si erano emarginati dalla lotta corale, si erano rannicchiati sulla cima di una gargantuesca bestia per tagliare immediatamente la testa della mitologica idra - ma come la leggenda insegna, reciderne il capo genera soltanto altre teste. Mano a mano che il Tokugawa feriva il monaco, questi evocava altre bestie. Ognuna di esse mostrava un dettaglio, una caratteristica unica, che nei secoli pochissimi avevano potuto vantare: delle creature, delle evocazioni, per usare i nostri termini da shinobi, mostravano il Rinnegan del Saggio delle Sei Vie. Nessuno si era chiesto come fosse possibile. Nessuno aveva davvero capito cosa avevano davanti.
    Ed era completamente normale.
    Nel giro di poche ore si erano ritrovati catapultati in un mondo più o meno inedito fatto di tribù, di tuskur, di leggende, di divinità, di araldi e di fine dei giorni. Il Rinnegan, probabilmente, era l'ultimo degli strani dettagli di quella strana giornata. Ma da lì a qualche minuto tutto sarebbe stato più chiaro.
    Questa volta ho cominciato dall'alto. Parlò Shimo, ancora una volta senza che l'eco del suo tono riverberasse in alcun luogo - parlò con la voce degli incubi del Tokugawa. Ti ricordi? Ti ricordi qual è il mio unico scopo su questo mondo? Mentre diceva quelle parole, Shimo o chi per lui, strinse la mano che, col palmo, aveva compito Youshi, andando a cingere tra le dita le vesti del Tokugawa. Cristallizzare l'eterna perfezione del primo sentimento della vita ... Il braccio sprigionò a quel punto una forza devastante, tentando di muovere, per aria, l'Hidarite verso il monaco. ... LA PAURA! Il braccio destro si mosse, per quanto inutilizzabile, andando a cercare di serrare il giovane mentre la parabola discendente della spinta iniziava la sua corsa. [S&M][Note] Date le condizioni del braccio ciò era molto difficile ma anche solo il gettare parte del suo corpo sul corpo avversario impediva un facile congiungimento delle mani e, quindi, la possibilità di eseguire posizioni magiche. Il circolo eterno perfetto. Dare la vita per esaltare la vita. Sussurrò all'orecchio del Tokugawa. No, no, questo mondo mi serve, mi serve! Senza un legame col Freddo non possiamo compiere la profezia degli Araldi Gemelli! La voce di Shimo era cambiata, ancora, tornando quella che era stata percepita in precedenza. Perché vi siete dovuti intromettere!? Avrei salvato questo posto, l'avrei liberato da Momin, avrei salvato i Kamui! Ci avete condanati tutti ... tutti. Shimo strinse i denti e quasi tentò, in un ultimo gesto estremo di vendetta, di rannicchiarsi in avanti come a voler accelerare la caduta. Avrebbe ucciso se stesso e Youshi, cadendo da quell'altezza ma poco gli importava: il suo destino non si sarebbe compiuto. La sua vita era stata vana. Eppure, in quegli ultimi istanti prima dell'impatto, Youshi forse si sarebbe accorto del contenuto delle ultime parole del canuto e gelido suo avversario. Come era possibile?
    Ma prima di domandarsi alcunché, forse, doveva domandarsi come uscire vivo da quella caduta - e darsi una risposta rapida ed efficace! [Note]

    Nel frattempo, sulla neve, Hideo, Fudoh e Minarai collaborarono in modo eccelso: il controllo che il Guardiano dimostrò di avere del suo Dono del Saggio delle Sei Vie fu profondo, per quanto sfrontato e, forse, incosciente. Senza il suo contributo tutta la tattica sarebbe stata probabilmente fallimentare. Una scommessa rischiosa quella di cedere al potere di Momin per esercitare egli stesso un potere sui suoi Mondi, ma una scommessa vincente. Da una parte il ninja dell'antico Ciliegio d'Acciaio non era avvezzo a controllare lo shinobi cui aveva donato una parte di sé, pur conoscendolo bene, dato il continuo scrutare che poteva fare della sua persona grazie al ricevitore che questi teneva in sé, dall'altra il non aver mai davvero interagito col suo corpo, ancora del tutto capace di regolare il proprio tantien e di pensare autonomamente, gli aveva impedito di formulare fin da subito pensieri complessi e agire con una certa efficacia. Dunque, scegliere di fare una piccola quanto semplice azione per far sì che l'evocazione fosse alla completa mercé di Minarai fu l'intuizione giusta al giusto prezzo.
    Fudoh, al contempo, si dimostrò un esperto stratega: ebbe l'intuizione giusta al momento giusto, salvando tutti da morte certa e dimostrò di aver padroneggiato quel lieve retaggio sciamanico che Munkeke vedeva in lui. Quale fosse questo retaggio, tra l'altro, non era affatto chiaro. L'esperienza, poi, e le vicissitudini già trascorse in quell'isola surreale, gli permisero di guidare Yato nei suoi intenti. La mano medica si mosse esperta per canalizzare un chakra tanto mortale ed insidioso quanto potente. Il Freddo dentro Minarai non fu estirpato ma la maggior parte di esso fu veicolato all'arma, permettendo al ragazzo di mantenere non solo i sensi, ma anche salda la sua presa sulla vita stessa - oltre che sulla spada.
    Nel mio allievo, invece, percepii qualcosa di nuovo. La Stella ci univa armonicamente in un'unica entità: eravamo sempre enti distinti ma, come i pianeti del nostro sistema solare, ruotavamo insieme in un'unica orbita, influenzandoci l'un l'altro più o meno consciamente. Riuscivo a percepire i suoi sentimenti: riuscivo a percepire il suo tribolare. Proprio come quando gli insegnai a tagliare i ninjutsu con la spada, sentivo come la sua mente fosse focalizzata sull'atto stesso del tagliare e non sul fine ultimo di quell'azione. Lo vedevo prendersela con sé prima ancora che prendersela con l'avversario: lo vedevo crucciarsi contro il ninjutsu prima ancora che contro il mondo intero. Ma poi il suo tremare cacofonico, il suo vorticare indistinto parve come riuscire a trovare una quadra: nel disagio più totale dell'emozione dello sconforto e della rabbia, un'armonia profonda si instaurò tra il suo soffrire ed il mio, ancora imperfetto ma completo, passionale patire. Yato vedeva più chiaramente: Yato, finalmente, tentava d'essere Odio Incarnato. E per un singolo attimo ci riuscì.
    Quando la sua Katana discese sopra il jutsu del drago, questo lo tranciò in due, annientandolo. L'influsso dei poteri della Stella avevano indubbiamente aiutato ma l'attitudine fu tutta di Minarai. Il primo, vero passo verso una consapevolezza più profonda ed un potere più alto era appena stato fatto.
    Quell'unione di menti si concretizzò con proficuo successo anche nel resto delle difese dagli assalti delle evocazioni-Kamui avversarie ma raggiunse il suo vertice nella strategia finale d'assalto. Forti del mio jutsu, idearono un particolare sigilli che doveva agire non tanto sull'avversario, quanto sul Freddo stesso che le animava. Un'idea che in altre circostanze si sarebbe rivelata del tutto fallimentare ma che, anche grazie ai contro-intuitivi poteri dell'apocrifo Tesoro del Lucchetto, in quella peculiare congiunzione d'eventi, si rivelò perfetta. Nel momento in cui Minarai sferrò il suo colpo, infatti, il legame tra l'Evocatore e la creatura era reciso, in favore del controllo di Hideo; l'unico legame dunque tra il mondo terreno e i Kamui era quello concesso dal varco che congiungeva il Nostro mondo al Freddo. La Katana di Yato, dunque, colpì sicura ed inarrestabile con la creatura che dapprima riuscì solo a osservarsi la parte offesa, e poi svanì nel nulla. Occhi attenti si sarebbero immediatamente accorti che non era stata pareggiata. Nessuna nuvola di fumo, nessun effetto scenico aveva seguito tale evento. La creatura era semplicemente scomparsa. Fudoh, forse, avrebbe ricordato un evento simile.
    Contemporaneamente, un sordo tonfo e un tetro luccichio avrebbe colto l'attenzione di Hideo. Sulla neve accanto a lui, infatti, era caduto uno strano oggetto. Sembrava evidentemente una oscura e complessa siringa. Si trattava quasi più di un oggetto d'arte che di un vero e proprio utensile medico, probabilmente, tanto erano sofisticati i dettagli di cui era dotato. Tuttavia, se avesse prestato un briciolo di attenzione a quell'oggetto, si sarebbe accorto che era perfettamente funzionante.

    Prima che Hideo, Fudoh e Minarai si potessero porre il problema del Drago, un tonfo sordo seguito da un acuto grido tranciò l'aria. A prescindere dalle sorti di Youshi, Shimo avrebbe trovato il freddo abbraccio della neve al suolo. Il Drago aveva smesso di muoversi e, dopo alcuni istanti, le sclere dei suoi occhi non mostravano più il rinnegan. Un momento dopo e una nuvola di fumo seguì, congedando la creatura e annunciando, quindi, il pareggio. Il silenzio che era nuovamente sceso nella piana fu amplificato dal diradarsi della nebbia. La tempesta era conclusa e, finalmente, la visibilità migliorò. Munkeke, Yusica, Samui, il sottoscritto e i sunesi guardammo i Kiriani dalla distanza. Ce l'abbiamo fatta. YOOOSH? disse lo sciamano con tono interrogativo. Forse. Risposi io. State tutti bene? Avrei dapprima chiesto al gruppo di ninja. Perché ho l'impressione che non sia cambiato niente? Perché sei una brutta musona? Yusica alzò la mano, manipolando un piccolo costrutto di neve a forma della stessa che tirò un nocchino a Munkeke. Hey! Ahia! si toccò la testa, strofinandosela con la mano. yoosh. Accertiamoci, intanto che sia tutto tranquillo. Dissi, mentre mi muovevo in direzione del luogo dove mi sarebbe stato indicato che il combattimento tra Youshi e Shimo era finito.
    A terra c'era l'impronta del corpo dell'uomo, del sangue, e segni di rotolamento. Poi, al termine di quella scia di movimenti, i suoi vestiti. Il corpo non era presente. Uhm. Commentai, mentre mi chinavo per osservare più da vicino la neve. Lasciai che il D-Visor facesse il suo lavoro, scrutando più in dettaglio ogni singolo solco lasciato su quella candida distesa di bianco. Poi vidi un dettaglio. Quello è ... dissi, indicando col dito un minuscolo foro poco distante da quel che rimaneva del soprabito del monaco. un buco!? e mentre Yusica finiva la mia frase, un finissimo ricevitore nero sbucava all'improvviso dalla neve, estremamente furtivo, andandosi a conficcare nell'addome di Samui. No, no, no, no, no!! Gridò Munkeke mentre, protendendo le braccia verso il ragazzo, cercò di saltare per afferrarlo.
    Samui, dal canto suo, guardò prima il ricevitore conficcato nell'addome poi, alzando la testa, osservò noi. Non riuscì a proferire parola. Gli occhi sbarrati mostravano come il gelo di cui era composto si era forse leggermente sciolto per far spazio ad un po' di quel sentimento che qualcuno, alcuni minuti prima, aveva definito il primo sentimento della vita: la paura. Prima che le mani di Munkeke, rivestite da un sottile strato di chakra azzurro, potessero raggiungerlo, una ennesima nuvoletta di fumo preannunciò la scomparsa ed il richiamo del ragazzo. Lo Sciamano di Azumaido cadde di faccia nella neve, cingendo goffamente l'aria con entrambe le braccia. Maledizione. Commentò Yusica. Se quello che ha detto Samuiyoake è vero ... ... Samui è il secondo Araldo Gemello. Siamo punto e a capo. Avrei concluso, continuando le parole di Munkeke. Forse, però c'era qualcosa che a noi era sfuggito. Forse a noi, che eravamo giunti sul posto in un secondo momento, mancavano informazioni. Con quanto raccolto, sentito e osservato durante il combattimento, forse Hideo, Fudoh, Minarai e Youshi potevano fare altre supposizioni sulla questione.
    Quello era il momento per tentare nuove indagini e porre domande. Ancora il potere della Stella ci circondava e amplificava le nostre capacità: una qualche commistione di intenti e potenzialità oltre l'ordinario era dunque ancora, limitatamente, possibile.
    Quello era il momento delle domande e delle prese di coscienza. [Note]
     
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