Il ritorno del Nono

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  1. ~Sekiro~
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    Il Ritorno del Nono


    ~I~



    Due opposte Metà



    Il mare era calmo. Dalle scogliere lontane, alte onde prendevano forma, sferzavano la superficie di quel profondo blu per poi, progressivamente, perdere di potenza nell’avvicinarsi ed infine scontrarsi contro il legno marcio di un lungo pontile. Lo stesso pontile. In meditazione sul ciglio di quello strano precipizio, il colore dell’acqua e del cielo si fondevano. Il celeste continuava insensibilmente con il blu tramite un azzurro sfumato. Sarebbe stato difficile dire dove iniziava l’uno e finiva l’altro. L’eterno sfrigolio veniva interrotto da saltuari schiamazzi di venditori e guardiani che provenivano dal mercato ittico rionale poco distante. Un grido più forte degli altri e… lo stato di profonda concentrazione venne meno. D’un tratto la mente non era più persa nella contemplazione delle sfumature che segnavano il confine tra due mondi, ma dal riflesso abbagliante che l’oceano gli faceva tornare addosso come in una partita di tennis tra i suoi occhi e quell'immagine distorta. Chi era costui? Il sigillo della tigre, eseguito con la sola mano rimasta, segnava il suo stato di preghiera. Il braccio artificiale donato dal Mizukage, ancora appeso come vessillo inutile alla sua veste, rimarcava il suo stato di completezza spezzata. La lama Kenkichi ritrovata, custodita gelosamente nel suo fodero, manifestava il ritorno del passato nel presente.
    E poi la calma di una giornata uggiosa venne improvvisamente interrotta. Un rombo. Un tuono. Un boato. Un ruggito. Quel rumore sordo si diffuse tra le nuvole come un’eco che si spande tra montagne innevate. L’eco smosse i picchi, fece vibrare la terra dall’interno e grandi masse di bianchi e soffici cristalli si trasformarono ben presto in una violenta valanga a caduta libera verso il terreno. Quella valanga non era altro che la folle folla che in un solo attimo si radunò nel porto di Kiri ed iniziò a spingere e spingersi verso l’enorme cancello del villaggio, attirata da qualcosa che proveniva, si muoveva e si intravedeva nell’alto soffitto. Lo shinobi solitario alzò gli occhi. Un colore estraneo era comparso lassù. Un colore che poco c’entrava con la calma del firmamento, foriero di tempesta e cambiamento. Il rosso. Una lunga lingua di fuoco che sferzava la porta dell'ultraterreno come una cicatrice ipertrofica su un viso leggiadro. Di forma serpentina, tale figura si librava veloce, emettendo versi spaventosi, e dirigendosi a velocità impressionante verso il centro del villaggio. Era ora di muoversi...

    […]



    Sebbene abitasse nella Nebbia ormai da parecchio tempo, il Lupo raramente aveva frequentato i luoghi più importanti del villaggio. I palazzi amministrativi svettavano sulle case dei comuni cittadini, coi loro tetti spioventi, quasi a simboleggiare, anche architettonicamente, l’Ordine che doveva regnare sovrano tra le strade, con la vita di un intero paese direzionata pedissequamente da un Solo ed Unico Governo Centrale. Quello di Kensei Hito, il Decimo Mizukage. Quell’Ordine e quella Disciplina, presto, si sarebbero diffusi ben oltre Kiri…
    Entrare nel villaggio faceva sempre uno strano effetto. Appena messo piede all’interno, ci si poteva accorgere dello stacco di atmosfera che la nebbia perenne infondeva alla Nebbia. Una sottile patina biancastra ricopriva ogni edificio, rendendoli in qualche modo sempre umidi. La foschia rendeva impalpabili le cose ed i loro confini, rendendo in qualche modo tutto confuso. Ai raggi del sole era impedito il completo ingresso da parte di una silenziosa guardiana: la bruma che aleggiava come una invisibile barriera oltre tutti i tetti, che si spandeva tra i vicoli come uno spirito senza voce, che permeava i cuori degli abitanti raffreddandoli.
    In questa situazione, è facile comprendere quanto la vista di quel dragone rosso ruggente che scendeva vorticando dai cieli fu una sorpresa per tutti. Mentre la creatura compiva una spirale avvolgente al centro della piazza, dalla sua groppa con un salto plastico scese un uomo. E di fronte a questo individuo letteralmente tutto il villaggio s’era radunato, quasi fosse stata una visione mistica, una visita regale, l’apparizione di un fantasma dimenticato, il riemergere di un viso morto dai fumi dell’oltretomba.

    Il Nono. È lui? È proprio lui?

    Non ci credo. Non era morto?

    Che i Kami siano benedetti. Itai-sama è tornato. Che ci liberi da quel dittatore mascherato!

    Ora che il Nono è tornato il Decimo dovrà farsi da parte!

    Kensei-sama ha stabilizzato e dato ordine a questo villaggio. Il Nono non potrà interferire con il suo operato…

    Ma siamo sicuri sia proprio lui? L’uomo che ricordo era bello, solare e sempre pronto alla collaborazione. Questo tizio invece ha l’aspetto rinsecchito di un ramo marcio...

    [Nota]Mi piacerebbe aggiungere un pizzico di scontento tra la popolazione per Kensei, se lo desiderate, innescato dal ritorno di Itai... oltre ovviamente ad una frangia invece che lo supporta a spada tratta.

    Un vociare intenso, un sottile brusio. I commenti si diffondevano a macchia d’olio. Sembrava che la venuta del Drago avesse fatto riemergere dissapori sepolti e gli scarsi consensi che Kensei godeva tra una fetta della popolazione da quando lo shinobi dagli occhi smeraldo e dai capelli d’oro era svanito nel nulla.
    Quel ronzio insopportabile di sussurri si acuì ancor di più, quando il Decimo avanzò verso il Nono, per poi spegnersi del tutto all’improvviso nell’attimo in cui il Ninja di Ferro proferì parola.

    Raccontami tutto.

    La tensione era palpabile. Un’intera nazione rischiava di dividersi da un momento all’altro. Il destino di intere schiere di persone poggiava sull’interazione che avrebbero avuto fra poco quei due individui così diversi. L’uno era la Luce. L’altro il Buio. L’uno la Cooperazione, l’altro il Dominio. L’uno l’Amore, l’altro l’Odio. L’uno mostrava il suo volto splendente di speranza alla piazza tutta, l’altro lo nascondeva dietro una maschera carica di segreti e cospirazioni.
    La Pantera ed il Ghepardo erano lì, altrettanto in tensione come tutti gli altri.
    Il Lupo, facendosi largo tra la calca, s’avvicinò, inchinandosi in segno di rispetto di fronte a quei due ninja straordinari.

    Miei Signori, sono qui per offrirvi il mio umile servizio come scorta personale, se lo desiderate.

     
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