Il ritorno del Nono

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Nono e Decimo


    Capitolo Uno


    Atto II
    La flebile voce del passato †



    Non mi aspettavo niente di diverso. Itai era sempre stato una persona diretta, schietta, pragmatica. Molle, certamente, ma non per questo meno incline alla sostanza.
    Nel giro di pochi istanti, mentre la Hakushaku mi posava a terra e si dileguava, là, nella piazza centrale di Kiri, nella famigerata piazza della Settima Riunione, convergerono moltissime persone: il brusio di fondo che immediatamente si venne a creare era disturbante ed irritante ma l'inespressivo volto dietro cui ero nascosto non faceva trapelare alcuna mia indisposizione. Da lontano riuscii a scorgere Hideo, il guardiano che custodiva parte dei segreti del Rinnegan, e, che spiccavano e navigavano tra la folla sussurrante, Sekiro ed Etsuko. Si presentarono entrambi ricevendo ben poca considerazione dal mio predecessore. Per il momento vi consiglio di stare in disparte. Dissi, privo di aggressività ma senza dubbio non gentilmente. Osservate ed ascoltate. Continuai, indicando poi con lo sguardo e la testa, il margine della folla, come a voler loro suggerire di prendere posto tra gli spettatori attoniti. Il mio era un reale consiglio, più che un ordine: erano rare le situazioni come quella ed avere, per loro, la possibilità di apprendere come spugne da due dei più capaci shinobi del continente l'arte del combattere senza scontrarsi era un'occasione che non potevano lasciarsi sfuggire. L'osservazione, a volte, concede più insegnamenti di mille parole di un maestro. E, allontanandosi, proprio dalle parole sarebbero stati sommersi. Le persone sopraggiunte, rapidamente dispostesi ad una debita distanza, smaniose d'osservare ma anche saggiamente caute, si scambiavano ogni tipo di pensiero ed esternazione, quasi convinti che la straordinarietà di quell'evento gettasse su di loro un'aura d'intoccabilità estraniante. Quando Itai prese parola, la folla si era già divisa: c'erano quelli a sostegno del lugubre salvatore, portatore d'equilibrio duraturo e rigida pace, e c'erano quelli che rivolevano nostalgicamente l'era d'oro dell'altruismo del Kage Buono. Lo scontro era iniziato prima ancora che noi decidessimo di combattere: e veniva combattuto per noi e non da noi. [Note]Insider, divertiti come meglio credi col pubblico! ; )
    Mizukage-sama. Ho molto da raccontare. Ma ti basti sapere questo: sono stato attaccato, mi sono difeso, ho difeso il Sette Code e ne sono uscito vivo. Tuttavia in me ho covato qualcosa... una malattia del chakra, un virus creato per cercare di indebolire il mio legame col Nanabi. Su quel versante si è rivelato inutile, ma ha infettato due dei miei tre figli, uccidendoli. Disse Itai, parlando con la leggerezza nel cuore di chi, nel cuore, non aveva più niente. Le sue parole mi sembravano estranee, vuote, scevre, vacue della verve che talvolta il Biondo originario di Konoha mi aveva trasmesso e - lo dico senza nascondermi - ispirato. Potevo capirlo, sotto alcuni punti di vista: anche io avevo provato qualcosa di simile, seppur momentaneamente, anche io ero stato accecato dalla profondità di quel sentimento - io che dei sentimenti laceranti avevo fatto un vessillo e li avevo resi fonte di vita - ed avevo agito di stomaco, quasi irrazionalmente, seguendo di fare qualsiasi cosa pur di alleviare il dolore, pur di scoprire come poter fare qualcosa. Avevo picchiato, mutilato, annichilito e avvilito - anche se soltanto spiritualmente - la persona più importante per mio figlio in un gesto estremo di egoismo. Mi pentivo di quelle mie azioni? No, affatto. Perché erano necessarie. Ma ciò che portavo dentro, quel ... vuoto, incolmabile anche per la rabbia, rimaneva indelebile nei miei gesti finché, come un dio calato dall'alto grazie alle macchine del teatro occidentale, mio figlio non ritorna sulle sue gambe, vivo ma ... abbandonato.
    Vedevo in Itai lo stesso vuoto che io avevo percepito ma che ero riuscito a ghermire e assoggettare. Lui, evidentemente, non c'era riuscito. La cosa mi ha devastato Kensei. Mi ha ridotto a meno di un uomo e non ne sono ancora guarito... Ma ho ritrovato la forza di tornare a Kiri. Ed ora, sono qui. Concluse, facendo una piccola pausa. Sapevo che non aveva finito, per questo non lo interruppi e mi limitai a mantenere il mio sguardo sui suoi occhi. Ed infatti, dopo un breve scambio con Yogan ed Etsuko, Itai riprese la sua arringa, soltanto inizialmente mascherata dai buoni propositi. Kensei, non prendiamoci in giro. Mi conosci troppo bene. Mi sono giunte voci di come le cose sono cambiate qui a Kiri. E sai che non posso accettarlo. Ma non sono qui per reclamare un posto che ho abbandonato, e che non ho le forze per ricoprire come un tempo. Tuttavia.. io so di essere un problema per te Kensei. Fece seguire queste parole indirizzandomi un indice inquisitorio. E quello fu il gesto che fece crollare ogni mio intento non belligerante. Itai era partito col piede sbagliato: innanzitutto, parlava con una certa cognizione - direi troppa cognizione per essere qualcuno che si stava riprendendo da un lutto. Dovevo capire quali fossero queste voci cui si riferiva: il mio legame con Diogene? Il nuovo sistema educativo ed il Liceo di Genosha? L'embargo a Konoha? Le minacce antiaccademiche e l'alleanza con Oto?
    Ma poi aveva commesso un errore che il vecchio Itai, probabilmente, non si sarebbe mai sognato di fare: aveva insinuato cose di cui non poteva avere prove. Lui ... credeva di essere un problema per me? Non sapetti, sul momento, se catalogare quella frase come inopportuno narcisismo o lucida allucinazione. Sai, questa situazione che si è creata è davvero... un grosso guaio. I Kage scelgono i loro successori, o muoiono prima di poterlo fare. Scegliendo i loro successori, si assicurano uno Shinobi in grado di portare avanti una visione condivisa. Ma io non ti ho scelto e francamente, Kensei, non lo avrei mai fatto. Eri la mia Mano Sinistra e avrei affidato a te la mia vita, ma c'è troppa... oscurità in te. C'era un motivo se ero la Mano Sinistra e non la Destra. E c'era un motivo se il ninja che lui aveva scelto come suo successore era proprio la Migite. Ma il fato ha avuto altro nei suoi piani ed ora, davanti a lui, sullo scranno più alto della Nebbia c'ero io e non Akira. Per volontà dello stesso Hozuki, tra l'altro. Ma ora tutto questo che importanza ha? Rimane solo una realtà, Kensei. Tu vorrai controllarmi. Controllare il Sette Code, e me, con tutto il mio potere. E tu non sai se potresti farlo. O vorresti tentare? I miei occhi si chiusero leggermente in una smorfia di rabbia controllata, risplendendo ancor più, dietro le lenti del mio elmo, nella loro sinistra corona giallastra. L'aria si sarebbe fatta pesante, fredda. Tutti, probabilmente se ne sarebbero resi conto: quella sensazione, Itai, la conosceva bene. Era stato il primo a sentirla, insieme a Meika e, probabilmente, non l'aveva mai dimenticata. Dunque, Kensei, hai uno Shinobi che non puoi controllare come tutti gli altri del Villaggio, che non crede nella tua visione nella misura in cui l'ha compresa dalle voci, e questo Shinobi è anche il precedente Mizukage. Come possiamo risolvere questa situazione? Disse infine, concludendo il suo borioso discorso il ninja che, più di tutti, mai mi sarei aspettato si comportasse in quel modo. Lasciai che il vento muovesse il mio mantello alcuni istanti, mostrando a tutti le insegne cangianti della nebbia di cui ero interamente ricoperto. I miei occhi, carichi di rabbia e, sì, odio, non accennavano a voler lasciare il volto del mio predecessore. Ero indispettito, furente, adirato ma, soprattutto, deluso. La voce uscì dura, tagliente e distaccata dal mio elmo. Ti porgo le mie condoglianze per le tue perdite. Erano parole sincere ma erano parole contaminate. Contaminate da qualcosa che scalpitava, nel profondo della mia gola, di uscire fuori.
    Sai, tutto questo mi ricorda il giorno del mio insediamento. Abbassai la testa, gettando sui miei occhi, grazie al mio elmo, un'oscura e tetra ombra. Era un giorno di grande giubilio a Kiri. Dopo anni rimarcai con una certa enfasi quella parola finalmente Kiri poteva godersi un briciolo di stabilità. Akira, lo shinobi che avevi scelto come tuo successore, se ne era andato delegando a me, esattamente come faceva quando entrambi eravamo nella Mano Nera, le sue responsabilità. In un certo senso, quindi, è vero, non mi hai scelto tu ma sono comunque stato scelto da qualcuno. Forse l'ultima persona che avrei ritenuto avere un briciolo di senno ma che, nel momento del bisogno, si è rivelata lungimirante. Avresti dovuto vedere che festa c'era per le strade. La gente aveva ancora in testa i volti martoriati dalle esplosioni di Cantha ed il cuore gonfio dalla scomparsa del suo kage ma nel profondo dei loro occhi, nel riflesso della mia armatura bianca e d'oro - sì, indossai un'armatura cerimoniale quel giorno -, io vedevo speranza, sicurezza, gioia. Ma non sono questi i motivi per cui oggi mi ricorda quel giorno, no. Poggiai le mani sui fianchi, assumendo una posizione marziale. Quel giorno, col paese in festa, ricevetti la visita di Raizen Ikigami. Dietro i suoi falsi complimenti per la mia nomina a Kage si nascondevano - ma non sono rimaste nascoste a lungo - delle infondate insinuazioni. E tu, oggi, qui, stai facendo la stessa cosa. Feci una piccola pausa. Dimmi, Itai, quali sono le voci che avresti sentito che tanto ti preoccupano? E dove le avresti sentite, per curiosità? Le mie parole erano cariche d'astio. Anche Itai avrebbe potuto percepire le insinuazioni che si annidavano dietro di esse. Ma la cosa che più di tutte mi addolora, Itai, non è la tua assurda mancanza di rispetto e fiducia nei miei confronti o le tue pusillanimi accuse che giungono, sfacciate dopo un tempo infinito d'assenza che non ti ha fatto neanche degnare di prenderti cura dell'unica cosa rimastati di caro al mondo, no ... Quella frase avrebbe potuto bruciare nel cuore del Nara come mille tizzoni ardenti: l'avevo volutamente pronunciata in modo ambiguo cosicché lui potesse intendere sia un eventuale riferimento a Kiri, come la mia carica suggeriva, sia un più evidente riferimento a sua figlia Jukyu e al suo inadempimento del ruolo genitoriale. ... ciò che mi fa più male, Itai è il fatto che tu possa davvero credere che tu sia un problema per me. Ed anche questa frase era ambigua. Perché non era un problema? Per il nostro trascorso o perché ritenevo di poterlo schiacchiare in qualunque istante? Io ero la tua Mano Sinistra. Tu sai di cosa sono capace. Sai ciò che sono disposto a fare per Kiri. Rialzai nuovamente gli occhi, fissandolo.

    Tu sei un ninja di Kirigakure no Sato ed a Kiri ci sarà sempre un posto per te. La tua speciale condizione ti rende anche degno di alcuni speciali privilegi: potrei, per esempio, concederti la possibilità di scegliere le missioni cui partecipare e di declinare mie eventuali richieste se queste non ti aggradano - ma fino ad un certo punto. Non posso cederti, ad esempio, in nessun caso, la libertà di disubbidire ai miei ordini se questi mirano al benessere del villaggio, qualsiasi siano i tuoi pensieri a riguardo - non posso, cioè, Itai, concederti di metterti di traverso nelle mie decisioni. Da questo punto di vista sei uguale a tutti gli altri. Com'è giusto che sia, e lo sai bene. Rallentai fino a tacere in quelle ultime parole. Ma c'era dell'altro, era evidente. Talmente evidente che Itai sapeva già cosa stavo per dire. Non è l'unica alternativa che ti concedo. Fu in questo momento che la tensione salì davvero alle stelle. Ti conosco, Itai, lo hai detto tu stesso. Queste condizioni non ti piacciono. E quindi, in un gesto di estrema magnanimità, potrei concederti di lasciare liberamente il villaggio. Ma ad una condizione ... una piccola pausa per rimarcare le parole che sarebbero venute dopo e, in realtà, a tendere i nervi nel caso la situazione fosse degenerata. Il fatto che non fossi lì per combattere non significava che non avrei fatto qualsiasi cosa per rimarcare la mia autorità. Non mi sarei certo fatto condizionare da una flebile voce proveniente dal passato. ... deve rimanere a Kiri tutto ciò che è di Kiri. Un'altra breve pausa. Tutto.




    Chakra:
    Vitalità:
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 850
    Velocità: 650
    Resistenza: 700
    Riflessi: 700
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 700
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    4: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    4: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Equipaggiamento
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Spiedi Potenziati × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Superiore × 2
    • D-Visor dell'Elmo da Inquisitore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Telescopica × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Fotocromatica × 1
    • Tonico Coagulante Superiore × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1
    • Simbolo della Stella × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Gakutensoku × 1
    • Equipaggiamento Debilitante × 1
    • Unagi × 1

    Note
    Combattere con Handicap Attivo.

    Assetto Gakutensoku: Nessuno.


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    Citato
    Pipistrelli
    Yakusoku

     
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20 replies since 1/11/2021, 12:23   629 views
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