Il ritorno del Nono

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    Il Ritorno del Nono


    ~II~



    Il Male del Mondo



    Cos’era un ninja? Ad Ashina era un guerriero senza nome, legato indissolubilmente al proprio Signore, senza possibilità di emozioni o pensieri propri, se non quelli esclusivamente atti a portare a termine la volontà terza che lo muoveva. Viveva e moriva sul campo di battaglia, nell’assoluto anonimato. Spirare nel silenzio, in modo che il resto del mondo fosse all’oscuro della sua stessa esistenza, sarebbe stata la morte che ogni shinobi avrebbe desiderato… in quella antica terra di spadaccini. Qui, però, eravamo a Kiri ed il concetto di ninja era assai variabile, a seconda di chi fosse stato l’interlocutore con cui affrontare il dibattito. E di fronte al Lupo, in quel momento così concitato, in cui l’aria stessa veniva caricata da una tensione insostenibile alimentata dai fendenti verbali di DUE singoli individui, non c’erano solo DUE kage a confronto. C’erano DUE contrastanti modi di vedere il mondo. DUE pensieri assolutamente totalizzanti che prorompevano in sfere d’influenza facenti attrito tra loro. Tutto, letteralmente tutto, tra Nono e Decimo, era agli antipodi. Lo si poteva notare già dalle reazioni che provocarono nel Lupo.

    Scortare chi? Al massimo puoi reggere le spade di questi due.

    L’offerta dello shinobi del Drago fu prontamente declinata in tono astioso dalla creatura che accompagnava il Nono, risposta che fu subito calmierata dall’intervento del biondo kage stesso che si scusò per il comportamento dell’animale.

    Ignora Yogan, sa essere pungente e poco delicata. Ma devo parlare con il Mizukage.

    Alle parole del Nono però qualcosa scattò nella mente del ninja di Ashina. Una rabbia ed un odio estranei che gli infettarono di colpo la mente e che si palesarono assieme ad una voce interiore ormai ben nota.

    Ignorare Yogan? Quella bestia troppo cresciuta non mi preoccupa affatto. È TE… CHE NON RIESCO AD IGNORARE, MALEDETTO TRADITORE DEL VILLAGGIO! KENSEI DOVREBBE APRIRTI IN DUE E TIRARE FUORI L’UNICO VALORE CHE HAI MAI AVUTO NELLA TUA SQUALLIDA VITA: L’IMMOMNDA CREATURA CHE NASCONDI!

    Il Lupo si sentì mancare. Con la sua unica mano si toccò la tempia destra, mentre il ginocchio sinistro reggeva tremolante il suo peso a terra per non cadere. Il consiglio del Decimo, seppur laconico, giunse provvidenziale.

    Per il momento vi consiglio di stare in disparte. Osservate ed ascoltate.

    In qualche modo fece calmare l’Oscurità che albergava sotto forma di Drago nel cuore del ninja da un braccio solo, quel tanto per consentirgli di riprendersi, accennare ad un inchino rivolto ad entrambi i suoi superiori, ed allontanarsi, confondendosi tra la folla.
    Fu proprio tra la folla che lentamente egli apparve. Quegli occhi rossi e quello sguardo freddo presero forma ed all’improvviso risaltarono tra tutti gli astanti, proprio come quella notte in mezzo alle nevi perenni di Genosha. La micidiale Pantera era appena sopraggiunta per assistere a quel confronto memorabile.

    Ero uno studente all'accademia quando il Nono scomparve, sapevo fosse una persona dal grande cuore ma non pensavo si accompagnasse con un drago così scontroso. Cosa ne pensi della situazione? Non mi piacerebbe trovarmi in mezzo a quei due se decidessero di scontrarsi...

    Pantera, amico mio. È un piacere rivederti. Mi conosci. Sono solo uno strumento nelle mani del Mizukage-sama. Farò quello che egli mi ordinerà di fare, qualunque cosa ciò comporti, anche, se costretto, dover affrontare un ninja di un altro livello come il Nono stesso…

    La gran parte del villaggio era radunata nella piazza. C’erano stati mormorii, sussulti, imprecazioni e manifestazioni d’incredulità. Tuttavia, dal momento in cui il confronto di quei due era iniziato, confronto capace di influenzare non solo la Nebbia, ma l'intero Continente, un religioso silenzio era calato su tutti i presenti…

    […]



    Il controllo di un capo sui suoi sottoposti dovrebbe essere totale. Non un singolo pensiero di dissenso dovrebbe prendere forma nella mente del guerriero realmente votato alla causa. Non un segno di vacillamento. Non un’ombra di dubbio nel suo sguardo. Quando però il Destino gioca uno scherzo per cui i ruoli si ribaltano, e colui che un tempo era il Signore diventa d’un tratto il sottoposto, allora la situazione si complica. All’improvviso hai un individuo difficile da manipolare a tuo piacimento, una scheggia impazzita che potrebbe, come non potrebbe, seguire il tuo volere, una scheggia che potrebbe lentamente frantumare il tuo dominio, anche senza una reale intenzionalità, tanto da dividerlo e formarne uno assestante. Il Mizukage probabilmente era ben conscio di questi rischi nel far rimanere il Nara nel villaggio. Sapeva anche però che liberarsi di lui non era così facile, per via dell’arma segreta che custodiva nel suo essere. L’unica alternativa era convincerlo a rimanere e sottostare alla volontà di Kiri, cioè alla volontà del Mizukage. Ma era davvero così? La volontà di Kiri corrispondeva realmente a quella del Mizukage?
    In effetti attorno a Lupo era possibile notare molto malcontento tra gli astanti. Alcuni, i più fedeli, avrebbero voluto una mossa più decisa da parte di Kensei Hito: sottomettere quel ninja vagabondo prima che la stabilità conquistata dopo anni fosse di nuovo minacciata. Altri, invece, inizialmente esultanti alla vista di un leader che credevano ormai perduto per sempre, erano rimasti piuttosto delusi nel constatare che questi non era ritornato per una rivoluzione, ed anzi si mostrava in qualche modo remissivo nei confronti di Hito. Insomma, la piega che quella riunione stava prendendo non aveva soddisfatto nessuno. Così, quando il Nono mostrò un minimo d’iniziativa, nel rifiutare apertamente di consegnare il Demone che nascondeva, il brusio ricominciò, diffondendosi a macchia d’olio per tutta la piazza.
    Fu allora che intervenne la Pantera.

    Se volete osservare questo evento vi prego di farlo in silenzio. Non è il momento di inutili sproloqui su cosa è stato e cosa sarà. Godetevi la vista delle due cariche più importanti del villaggio e imparate da loro cosa vuol dire essere dei grandi leader.

    Sei solo un ragazzo. Non sai quello che dici. Sei un ninja accademico che pensa solo ad allenarsi e ad eseguire le missioni che gli vengono assegnate. Non hai mai dovuto patire la fame nè la sofferenza di essere completamente ignorato, abbandonato dalle figure e dalle istituzioni su cui riponevi completa fiducia.

    Un uomo… un uomo con una folta barba bianca, la parte superiore del viso sferzata da innumerevoli cicatrici ed un bastone spoglio ed anonimo che lo aiutava a reggersi in piedi, si fece largo, pronto a sfidare e ribattere verbalmente le parole della Pantera, inconsapevole dell’esperienza passata che egli portava con sè. Era vestito solo di una sinuosa tunica bianca, che gli avvolgeva il corpo nudo a spirale. L’abbigliamento sarebbe risultato alquanto strano, spiccando tra i vestiti grigi degli abitanti raccoltisi lì attorno.

    Ma oggi tutto cambierà. Stai a vedere. Non perderti lo spettacolo…

    […]



    Questa è la storia di quando i draghi volavano alti nel cielo. È la storia di due persone. Di un sogno. Di un amore. Di me.
    Sono nata al tempo in cui le nuvole di Kiri erano circondate dal solito ed anonimo blu di sempre. Le grandi fiammate rossastre, le mirabolanti cicatrici serpentine, ancora non sferzavano l'azzurro della mia casa. Il Mizukage governava il villaggio, tesseva le trame che avrebbero dipanato il futuro di tutti noi, intratteneva rapporti di amicizia sempre sull'orlo della rottura con le altre nazioni. La Nebbia, dal canto suo, non brillava di prosperità. Una strana epidemia aveva colpito il villaggio ed i rapporti con la Foglia s'erano deteriorati dopo che un folle, mio compaesano, s'era fatto esplodere alle mura di Oto. Ma queste questioni politiche non mi hanno mai attratta. Non mi interessano. Non sono mai state me...
    Mio padre, Kyoshiro, venne dai mari del sud. Mia madre non mi ha mai rivelato precisamente da dove. Un'isola remota, lontana, nel misterioso Oceano dei Kaijuu. Sbarcò sulle bianche coste delle isole meridionali del Paese dell'Acqua e lì, per la prima volta, i suoi occhi incrociarono quelli di lei. Kimiko. Kimiko Shinretsu. Lei era l'ultima foglia nata da un albero con una lunga storia di gioielleria alle sue radici. Fin da bambina mia madre Kimiko fu addestrata a far diventare oro ciò che toccava. Nelle sue mani il rude metallo si plasmava, prendeva vita, si ravvivava.
    Scintillii, bagliori, riflessi. La pietra, intagliata delicatamente, assumeva forme e colori sempre nuovi negli occhi dei clienti che giorno dopo giorno, attirati dalle magie di quella donna, accorrevano nel negozio di famiglia a Suiminami. In poco tempo mia madre riuscì a mettere da parte una piccola fortuna. Quella mattina di tanto tempo fa, però, non furono le sue creazioni ad attirare Kyoshiro. Non furono i monili che era così brava a plasmare. Fu il suo sguardo: due gemme nere incastonate in un mare di sclere dal fulgido azzurro. Non furono le sue ricchezze. Furono i suoi capelli: sprazzi di onde scure che scendevano dal suo capo come fili lucenti ed eterei, avvolgendola in un abbraccio di seta che avrebbe reso geloso ogni uomo. Non fu il lusso dei suoi vestiti. Fu il suo portamento: una creatura fine, delicata, aggraziata nei movimenti che con un kimono floreale si inginocchiava lentamente per raccogliere dell'acqua in un’urna. Erano i preparativi per la Festa dell'Acqua che la famiglia di mia madre amava festeggiare in quel periodo dell'anno. L'uomo, Kyoshiro, ne fu stregato in un solo attimo. Quel pescatore, anonimo e rude, vide in quella donna tutto ciò che avrebbe voluto essere, tutto ciò che mai era stato. Si avvicinò a lei. Un sorriso, uno sguardo. Il cuore si sciolse. Era la fine di Kyoshiro. Era l'inizio dell'ossessione che portò mio padre a sparire per sempre. Del motivo per cui sarei stata costretta a fare ciò che sto per fare. L'origine del mio odio per una sola ed unica persona che ormai mi tormenta da 23 mesi, 47 giorni e 15 ore: Itai Nara. Del motivo per cui sto scrivendo tutto questo: le mie memorie.
    Due anni dopo venni alla luce. Non c'è bisogno che riveli il mio nome. Se quello che sto per fare andrà in porto, probabilmente saprete già chi sono. Vivemmo felici per molto tempo. Mio padre si era trasferito definitivamente a Suiminami. Aveva iniziato a lavorare assieme a mia madre nell'attività di oreficeria. L'influenza di lei lo aveva cambiato. Inizialmente in meglio, ma poi, qualcosa nella sua mente si era rotto. Era diventato impeccabile. Forse era diventato anche più bravo della moglie nella manipolazione dei preziosi. Cercava la perfezione in ogni cosa. Era ossessionato dall'idea di ricreare con le sue mani quelle gemme pregiate che per lui erano gli occhi di madre. Si ritirava spesso e volentieri per giorni interi da ogni contatto umano. Lì, solo, sulla sua barca, collezionava perle, conchiglie, sassi, smeraldi, incensi, allori e fiori rari. Cercava di unire tutti questi elementi e quando, alla fine, stremato, pensava di esser arrivato ad una soluzione, al ritorno a casa il confronto delle sue creazioni con gli occhi della donna che amava lo rendevano consapevole di un'amara verità: nulla poteva esserne minimamente paragonato.
    Nel frattempo gli anni passarono ed i draghi avevano cominciato a solcare il cielo sopra le nostre teste. La calma del mondo in cui risiedevano le nuvole nei giorni sereni era finita. Forme prolungate e violente scatenavano tutta la loro scalpitante e rabbiosa forza vitale tra un nembo e l'altro. Ma era quando pioveva... che potevi sentire tutta la loro energia cadere su di te, come se questa fosse stata passata alle gocce stesse e ti venisse trasmessa dal loro contatto. All'epoca mi piaceva correre fuori casa durante i temporali e vederli volare lì in alto tra i fulmini. Con in groppa ovviamente lui: colui che è stato il mio idolo fin da bambina e che ha sempre rappresentato la mia àncora di salvezza. Il Nono Mizukage. Itai Nara. Il biondo coraggio e la forza rossa che sfidavano la tempesta contrapponendosi al manto triste e nero delle nuvole. Il ruggito riscaldante del drago che competeva col frastuono terrifico dei tuoni. Magnifico. Già, perchè nel mentre Itai Nara era stato nominato come nuovo Mizukage. Mio padre aveva inoltre sentito parlare del fatto che facesse parte di un gruppo di guerrieri detti Ryuukishi. Guerrieri che cercavano l'armonia e la pace, interna ed esterna, ma, prima di tutto, la riappacificazione con sé stessi. S'era informato, Kyoshiro, aveva tenuto d'occhio il Nono e la sua influenza aveva in qualche modo placato il suo animo inquieto. Finchè una notte, tornando a casa, strappò gli occhi di mia madre. Il tortuoso sentiero che conduce alla pace è sempre meritevole, indipendentemente dal numero di svolte che comporta. Fu l’unica cosa che disse, in tono quasi robotico, asettico, dopo aver compiuto il suo gesto inspiegabile. Silenzio. La sua ossessione era finalmente finita. La sua brama di perfezione era stata raggiunta: stringeva nelle mani ciò che non era riuscito a ricreare in tutti quegli anni. Poi scappò via, lasciando un biglietto con scritto che avrebbe seguito le orme del Mizukage, che sarebbe partito per diventare un Ryuukishi ed espiare il terribile peccato che aveva appena commesso. Seguire le orme del Mizukage? Cosa significava?
    Mia madre, ormai cieca e non più in grado di lavorare, ed io, poco più che una ragazzina, rimanemmo del tutto inermi di fronte alla brusca piega che avevano preso gli avvenimenti. Ben presto le riserve in negozio si esaurirono, così come i risparmi. La nostra piccola fortuna si trasformò in miseria e fummo costrette a trasferirci da Suiminami ad uno sperduto angolo del villaggio nell'entroterra. Non eravamo però le sole in questa condizione. Un recente, quanto inaspettato, attacco a Kiri aveva seminato caos, distruzione e povertà per tutto il paese. Cercammo l'aiuto dell'amministrazione. Volevo assolutamente rivolgermi di persona ad Itai Nara, il nostro salvatore, ma costui non c'era. L'amministrazione era in subbuglio. Era alla ricerca disperata di un nuovo Mizukage. Itai all'improvviso aveva fatto baracca e burattini e aveva lasciato il villaggio. Così. Senza dire nulla. Così. Senza avvisare. Ci trovavamo senza un capo ed una guida. Per di più, Kiri si stava ancora riprendendo dalle esplosioni di Cantha.
    Per colpa di Itai Nara io avevo perso il mio idolo, avevo perso la mia casa, avevo perso mio padre e, di lì a poco, avrei perso anche mia madre. I Ryuukishi mi avevano portato via tutto.
    Dopo il Nono ci fu il Decimo. Un individuo oscuro, sempre e solo interessato alle questioni politiche, al dominio e al rafforzamento militare anziché al benessere dei suoi cittadini. Un certo Kensei Hito. Mi ricordo ancora il giorno del suo insediamento. Portavo a braccetto mia madre, speranzosa, fiduciosa ancora che una nuova guida avrebbe significato nuova speranza e nuova vita per tutti noi. Mi resi conto subito che non sarebbe stato così. La sua armatura, indossata specificatamente per l’occasione mentre egli sfilava compiaciuto e pomposo per i vicoli, mandava luccichii abbaglianti d’oro massiccio, risaltando in mezzo alla nebbia ovattata di Kiri. Risaltando di opulenza e di sfarzo in mezzo alla miseria fangosa in cui eravamo tutti noi. Mia madre cadde d’un tratto per terra mentre la carrozza del Mizukage ci passava accanto. Del sangue fuoriuscì dalla sua bocca, macchiando la strada di un rosso scarlatto. Il rosso dell’odio più profondo che avevo per tutti loro. Il Mizukage, troppo impegnato nell’autoesaltazione, non ci degnò nemmeno di uno sguardo. Eravamo invisibili.
    Con Hito le cose andarono di male in peggio. Egli diede il via ad una direttiva espansionistica che portò il villaggio a tagliare ingentemente i fondi per la sussistenza dei meno abbienti. Il mio odio per lui è appena al di sotto di quello per Itai Nara. Così come per tutti i maledetti Mizukage che si sono susseguiti al comando di questo sporco villaggio. Da allora vivo alla giornata. Piccoli furti e... il sostegno della mia nuova famiglia: un gruppo sovversivo pronto a rovesciare per sempre gli equilibri ingiusti di potere che hanno rovinato Kiri. Ed oggi... oggi che finalmente Itai Nara e Kensei Hito si sono riuniti, uno di fronte all'altro, il mio sacrificio sarà ricordato nei secoli. Il mio sacrificio eliminerà gli individui che hanno rovinato la vita... la mia e quella di tutti i miei compagni mischiati tra la folla. Scintillii, bagliori, riflessi. Io stessa diventerò un gioiello, identico a quelli che creava mia madre…


    […]



    Hideo Nishimura. La Pantera. Era stato il primo vero avversario mai affrontato dal Lupo in solitaria... nell'isola sperduta di Genosha. Un avversario capace di trovare sempre una mossa adatta a salvarlo dalla situazione, in grado di nascondere un asso nella manica laddove nessuno possa aspettarselo. Ricordava ancora la sensazione di essere sotto scacco, di essere solo una preda di un felino nascosto nel buio. Il tutto reso ancora più tragico dal non sapere minimamente che luogo fosse quello. Il Lupo credeva di essere ritornato nella Forra, sul procinto di essere trapassato da parte a parte, in ogni momento, da un supersonico proiettile di una degli Occhi di Serpente. Foschia. Oscurità… che si illuminò solo per un attimo quando un fulmine partì dalle mani di Nishimura trasferendosi a terra in direzione del Lupo…
    Il rumore sordo di un ricevitore trascinato per terra fece riprendere il ninja di Ashina dai suoi ricordi. La Pantera si stava allontanando dalla folla per dirigersi verso i due kage. Il Nono aveva del tutto male interpretato il significato recondito nascosto dietro il nuovo rituale della Nebbia di Sangue ed il ragazzo dagli occhi rossi, colpito nel profondo da quelle parole accusatorie, s’intromise nella conversazione per rettificare quell’incomprensione.

    Io e Sekiro, il ninja che avete conosciuto poco fa, siamo figli della Nuova Nebbia di Sangue di Kiri. Le sue preoccupazioni hanno solido fondamento. In molti avevano paura che Kiri potesse tornare al quel rito barbaro in cui si obbligava i ninja e gli studenti del nostro amato villaggio a uccidere per sopravvivere. Le assicuro però che non è più quello che è stato deciso di perseguire.

    La Pantera fece una pausa e guardò negli occhi il Lupo. Un felino ed un segugio. Insieme avevano fatto coppia in molte missioni, supportando l’uno le debolezze dell’altro. Era vero. Quel rituale, iniziato quasi con la forza dopo essere stati entrambi rapiti dall’Ombra, Youshi Tokugawa, aveva sancito definitivamente il loro ingresso nella grande famiglia dei ninja di Kiri.

    Quando vidi davanti quel ninja pensai davvero che fosse uno scontro all'ultimo sangue, uno scontro per provare a Kiri la mia superiorità, la mia fedeltà! Ma come può vedere siamo entrambi qui, anche se le nostre spade si sono scontrate con l'intento di ucciderci, un intento che ci ha permesso di capire con chi avevamo a che fare e di creare un legame che da quel giorno non si è mai reciso. Non oserei mai paragonare questo legame a quello di un Jinchuuriki e del suo bijuu.. Ma devo dire che la fiducia che provo verso di lui è all'altezza di quella che provo per il mio stesso Kage.

    Nishimura abbassò il colletto della divisa della Mano Grigia, donata dal Ninja di Ferro ai due compagni della Nebbia di Sangue. Mostrò una lunga ferita. Una grossa cicatrice che si estendeva su gran parte del collo.

    Anche se la sua lama è riuscita a lasciarmi impresso questo segno.

    Alla sua vista, il Lupo deglutì amaramente. Ricordava ancora cos’era successo. L’Estrazione Mortale del ninja di Ashina era stata schivata prontamente con un rapido balzo dalla Pantera, ma poi ricadendo egli si trovò del tutto inerme all’affondo di wakizashi del Lupo proprio sul suo collo. In compenso Nishimura fece penetrare, contemporaneamente, la sua lama nella spalla destra dell’Ōkami. Mentre il suo compagno mostrava a tutti, fiero, quella cicatrice, Il Lupo portò la sua unica mano proprio sulla sua spalla, massaggiandosi il punto in cui la Pantera lo aveva ferito.

    La Nuova Nebbia di Sangue ora si è trasformata in una prova, una prova che permette a due ninja di instaurare un legame di estrema fiducia, di crescere imparando dai propri errori e perfezionare i propri punti di forza in un ambiente pericoloso, questo è certo, ma assolutamente controllato e sicuro per i ninja che vengono sottoposti al rito. Spero che le mie parole, le parole di un semplice ninja del suo villaggio, siano per lei una fonte attendibile per queste informazioni. Il mio nome è Hideo, è un onore finalmente conoscerla.

    È così, signori Kage.

    Il Lupo prese parola, spinto dalla spiegazione della Pantera e dal suo coraggio. Si tolse il suo solito mantello arancio, per scoprire al di sotto non più le logore vesti cineree rafforzate dalle protezioni che portava ad Ashina, ma, come il suo compagno, la divisa al tempo scintillante e fioca della Mano Grigia.

    Io provengo da una terra lontana, Ashina. In quel posto uno shinobi è un’arma solitaria. Agisce da solo ed è incapace di collaborare con altri. Io ero così. Quando sono arrivato qui mi sentivo perso. Non sapevo cosa fossi e cosa avrei dovuto fare del resto della mia vita. Poi ho incontrato la Pantera. Abbiamo combattuto alla morte. Ho imparato il suo modo di agire, il suo modo di pensare. Egli, contemporaneamente, ha imparato i miei punti deboli ed i miei punti di forza. Da allora abbiamo fatto squadra innumerevoli volte e, come il Mizukage potrà testimoniare, il nostro gioco di squadra ci permette di cooperare prima ancora di sapere le intenzioni dell’altro.

    Il Lupo tossì leggermente, come se qualcosa, uno strato di polvere, gli fosse penetrato nelle vie aeree. Che fosse stato, inaspettatamente, il primo segno, in una vita di emozioni represse, di un certo qual grado di commozione?

    Per me la Nebbia di Sangue è stato l’inizio di una nuova vita. Mi ha dato nuovi scopi e un nuovo motivo di esistere. È stata l’accoglienza di una famiglia ad un figlio disperso.

    Un’ultima pausa. Guardò il Mizukage, il Decimo, aspettando il suo consenso, per poi terminare il suo discorso con un inchino.

    Nono Mizukage, dragone rosso. Vengo chiamato Lupo.

    Lupo e Pantera si ritirarono nelle retrovie, lasciando nuovamente quei due da soli nei loro soliloqui.
    Una violenta ondata di rabbia salì dalle viscere dalle shinobi senza un braccio, ma fu immediatamente falciata sul nascere. Questa volta non avrebbe vinto lui…

    COSA FAI, LUPO? INFILZA SUBITO QUEL BASTARDO ED IL SUO DRAGO CON LA TUA LAM…

    Basta così. Almeno per quel giorno, il Lupo era riuscito a ricacciare Koutsu nelle nubi nere da cui era provenuto. Per qualche ora, forse, il Sancta Sancotrum del suo Mondo Interiore avrebbe visto rischiarirsi di nuovo il solito sole che lo riscaldava…

    […]



    Un aquilone volava in alto nel cielo. Dal retro di una delle torri più maestose di Kiri, affacciata proprio sulla piazza centrale, una figura romboidale si sarebbe alzata sempre più verso l'immensità. Si sarebbe potuto notare un sottile bagliore intermittente, che competeva saltuariamente con gli abbaglianti raggi del sole, provenire da quel punto. Nel mentre c'era stato un forte scambio di battute tra il Decimo ed il Bijuu del Nono, parecchia tensione s'era sviluppata per qualche momento; tuttavia, i due kage erano riusciti ad arrivare ad un compromesso: il Nono sarebbe rimasto a Kiri, al servizio del Decimo, e questi lo avrebbe proposto come Sannin di Kiri al consiglio dei quattro Kage. La stretta di mano dei due, al centro della piazza, sanciva forse il termine di quella riunione inattesa.
    D’improvviso un suono. Un fischio. Un grido. Un acuto che mano mano che s’avvicinava alla piazza e alla folla sarebbe salito sempre più di intensità e di frequenza, distorto com’era dall’effetto Doppler. Un’ombra bluastra trasportava quel suono, che sfrecciò in picchiata dall’incredibile altezza dell’aquilone proprio verso il piccolo spazio che separava i due kage in confronto. Poi un’esplosione. Una grande e terribile esplosione che sarebbe partita dal punto in cui il Nono ed il Decimo s’erano stretti la mano. Avrebbe coinvolto tutti quanti i presenti in quello spiazzo, colpevoli ed innocenti. Ninja, uomini, donne, bambini, case e strade. L’esplosione, se non fermata, avrebbe potuto espandersi per centinaia di metri. I due kage, in qualche modo, sarebbero stati capaci di sopravvivere a quella detonazione e, soprattutto, di difendere e proteggere le persone ignare lì radunate?

    [Nota]La distanza alla quale si trova l'attentatrice (Energia Nera) è di 200 metri in linea d'aria. Ciò equivale ad una velocità finale di Nera + 10 tacche e ad una forza d'impatto di Nera + 20 tacche. La potenza dell'esplosione sarà dunque di 200 e la sua estensione di 400 metri di raggio.
    Equip e tecnica non rispettano precisamente i limiti imposti dal regolamento per il materiale personale, ma è un PNG e i miei PNG non hanno limiti di sorta. Spero di non essere stato eccessivamente violento. Se questo attacco dovesse essere insostenibile o fuori portata, parliamone ed eventualmente modifico.


    Aquilone Shinobi [Vario]

    Un aquilone che permette all’utilizzatore di venire trasportato per aria e rimanervi in sospensione, se collegato con l’apposito filo corredato ad una struttura salda. Finchè immobile, l’utilizzatore legato all’aquilone risulta essere Occultato. L’aquilone è corredato di un meccanismo a molla di precisione che può lanciare l’utilizzatore a grande velocità verso un obiettivo distante, sfruttando anche l’accelerazione di gravità. Maggiore è la distanza, maggiore sarà la velocità raggiunta. Maggiore la velocità finale raggiunta, maggiore sarà la forza d’impatto. Per ogni venti metri di distanza dall’obiettivo, la velocità aumenta di 1 tacca. Per ogni tacca di aumento di velocità, la forza di impatto aumenta di 2 tacche. La distanza massima al quale usare l’aquilone dipende dalla lunghezza del filo con cui esso viene collegato alla struttura d’aggancio, dal grado dell’utilizzatore e dal contesto ambientale in cui questo viene utilizzato.
    Tipo: Speciale - Supporto
    Dimensione: Grande
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 60)
    [Da chunin in su]



    Kamikaze Corvino
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L’utilizzatore sacrifica sé stesso, facendosi esplodere in mille pezzi, per provocare una gigantesca deflagrazione. La potenza e l’estensione della deflagrazione dipendono dalla distanza da cui viene effettuato l’assalto e, dunque, dalla velocità e forza d’impatto finali. Per ogni tacca di aumento della forza d’impatto, la potenza della deflagrazione aumenta di 10 e l’estensione di 20 metri di raggio. La tecnica provoca la morte dell’utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    Sottotipo: Emissione
    (Consumo: l’intera riserva di chakra dell’utilizzatore)
    [Questa tecnica può essere utilizzata solo in combinazione con un attacco in picchiata proveniente da un Aquilone Shinobi.]
    [Da jonin in su]



    maxresdefault





    Edited by ~Sekiro~ - 30/12/2021, 16:31
     
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