Il Mostro che dorme nel profondo

[Rise - Capitolo III]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Il Mostro che Dorme nel Profondo


    II - Il Mondo in Fiamme


    Kensei era arrivato preparato a quell'appuntamento così pericoloso, ma non ero certo di quanto fosse consapevole del pericolo che stava correndo. Estrarre un Bijuu era un'operazione lunga e complicata, soprattutto quando si decideva di sigillarla contestualmente in una reliquia. Il Sanbi aveva dichiarato con assoluta certezza di non avere alcuna intenzione di facilitare il processo e questo, ovviamente, amplificava esponenzialmente i rischi: non solo la difficoltà intrinseca dell'atto di gestire quell'assurda quantità di chakra, ma anche l'opposizione attiva dello stesso.
    Kensei si trafisse con la spada per prelevare il sangue dalle sue carni. Non mi sorprese, ma qualcosa di gelido mi attraversò la spina dorale. Il sangue mi ricordava l'uomo che avevo giurato, fallendo, di contrastare. Ascoltai il Kage con attenzione, parte di me compiaciuto del fatto che non ritenesse del tutto la vita di Ryuu totalmente da gettare senza riguardo, ma la facilità con cui affrontava la cosa era pericolosa.
    Se il Sanbi forza una trasformazione, non sarà il Genin che affronterai. Vorrei tanto che fosse così semplice, ma purtroppo la realtà è che se dovesse perdere il controllo, sarà molto peggio di quanto tu creda. Dissi quelle parole con il tono di chi sapeva fin troppo bene di cosa parlava. Purtroppo era qualcosa che avevo già visto accadere, più volte. Diversi anni fa, addestrai un Genin di Oto, Jyazu Yama, era il Jinchuuriki dell'Hachibi. Non era un vero e proprio mio allievo, ma riuscii a spiegargli qualcosa su come utilizzare il potere del Demone. Era, tuttavia, un sociopatico che dopo qualche anno scappò e prese in ostaggio un intero piccolo villaggio, stuprando ed uccidendo quanto più possibile. Io ed altri tre Shinobi di Oto riuscimmo a localizzarlo e lo sopraffeci abbastanza facilmente, ma l'Hachibi, pur di non essere nuovamente imprigionato nella reliquia che ci portammo dietro distrusse il suo Jinchuuriki e si liberò. Morirono due persone per riuscire a sigillarlo nella nuova Jinchuuriki. Il racconto, forse, era la cosa migliore per fargli comprendere il pericolo a cui andavamo incontro. Ma sei ben preparato, Mizukage. Per cui altro non possiamo fare che procedere.
    Lanciai uno sguardo a Ryuu, che giaceva immobile. Volevo bene al ragazzo, ma Kensei aveva ragione: non poteva essere il Jinchuuriki del Sanbi. Lo era diventato per caso, ed avevo tentato di addestrarlo, ma i suoi limiti caratteriali erano evidenti. Non dissi nulla, né contraddicendo né confermando le parole del Kage su Ryuu, ma la mia collaborazione era eloquente: libero dal Sanbi quel ragazzo avrebbe potuto vivere una vita ben più normale rispetto a quella che, purtroppo, era stato costretto a condurre fino a quel momento.
    Estrarre il Bijuu sarà faticoso, Kensei. Dobbiamo fare in modo che il chakra del Sanbi venga indirizzato verso la reliquia con precisione. In genere sarebbe stato meglio avere almeno un altro paio di Jonin a disposizione. Ma per fortuna, hai me. Socchiusi gli occhi, cercando il potere sopito dentro di me, rompendo la barriera del mio stesso chakra per lasciarlo fluire dentro e fuori me, consentendo a quell'energia di raggiungere altri. [Tecnica - Jishin no Jutsu III]. Posai una mano sulla fronte di Ryuu e gli diedi una piccola quantità di chakra, così da stabilire un contatto. Mi avvicinai a Kensei, posando una mano sulla sua spalla, lasciando che ricevesse tutto il chakra in più che avevo estratto dal mio corpo nell'attivare la Jishin no Jutsu. Poi, mi immersi nel mio mondo interiore, per parlare con Chomei.


    Il vento roboante in quel vasto cielo senza terra a porne un limite verso il basso non impedì alla voce del Settecode di giungere alle mie orecchie chiara e limpida. Si poteva dire che parlavamo sfruttando le nostre corde vocali ma, in realtà, era solo un costrutto che il nostro cervello adottava per dare senso ad una situazione per la quale non si era evoluto. Quel mondo era un'illusione creata da un inconscio che necessitava di libertà, ma era una prigione. Una in cui Chomei aveva scelto di rimanere, ma pur sempre una prigione. I cancelli del Sanbi erano costrutti metafisici di manifestazioni esterne all'inconscio del Sanbi stesso e, per questo motivo, intrusi in una dimensione che non prevedeva la loro esistenza e, come tali, percepiti come dolorosi e fastidiosi. Nella reliquia sarebbe stato infinitamente peggio.
    Sono passati molti anni da quando sono stato rinchiuso in una Reliquia, Itai. Non è un'esperienza piacevole. Le ultime parole del Bijuu avevano un che di sarcastico che lasciava intendere quanto in realtà quello fosse una reale tortura. Nessun Jinchuuriki ha mai vissuto il mondo nella Reliquia. Sono costruite in maniera tale da sopprimerci, distruggerci così da non ribellarci. C'è un motivo per cui aprirne è sempre pericoloso. Nelle Reliquie tutto è il contrario di ciò che desideriamo. Per me, Itai, era come essere intrappolato sotto terra, senza potermi muovere. Per Isobu... immagino sia un deserto.

    Cosa potremmo fare, Chomei? Non posso liberare Isobu del tutto. Sarebbe un disastro. E se non è libero, avremmo bisogno di un altro Jinchuuriki. La soluzione, ovvia, non la stavo nemmeno prendendo in reale considerazione. Ma Chomei, che si era visto minacciare dello stesso destino di Isobu qualche settimana prima, aveva un certo dente avvelenato verso Kensei. Potevo percepirlo con chiarezza e la realizzazione mi colpì come un pugno nello stomaco.

    Già, Itai. La soluzione è proprio quella. Abbiamo bisogno di un nuovo Jinchuuriki. Ma non temere, lascia a me il compito di rovinare la vita del Decimo Mizukage. Qualcosa nel tono di voce di Chomei mi fece riflettere. Era una certezza che non poteva avere, io, del resto, ero un Jinchuuriki da molto tempo, la mia vita era stata rovinata da ben altre cose, non da Chomei. Compresi ciò che intendeva dire il Bijuu. In un essere così carico d'odio come Kensei la vita come Forza Portante sarebbe potuta essere intollerabile. Io però, non ne ero così sicuro. Ma, tuttavia, c'era una parte di me che preferiva quel destino alla prigionia nella Reliquia per Isobu.

    Condanneresti tuo fratello ad altri anni di vita miserabile. Immagino che dentro Kensei non sia rimasto altro che rabbia, odio ed orgoglio.

    Oh Itai, non conosci Isobu bene come lo conosco io... Una risata proruppe nella mia testa, con la voce del Settecode che cancellò il roboare del ventro. Ci sguazzerà... eccome...


    Quando riaprii gli occhi erano passati solo pochi secondi ed avevo richiamato anche il chakra di Chomei. Nuovamente mi immersi nel mondo interiore di Ryuu, ritrovandomi, con Chomei, dinanzi a quei cancelli. Ryuu, ancora svenuto, era lì, inginocchiato dinanzi al Sanbi, Non si vedeva nulla oltre le spesse sbarre di metallo, Isobu aveva deciso di congedarsi; tuttavia, Chomei avrebbe sicuramente richiamato la sua attenzione.
    Ehi, Isobu, vieni fuori. Ho un'idea. Poi Chomei si rivolse a me. Torna su, ma non interrompere il contatto. Tieniti pronto.

    Tenni ancora gli occhi chiusi, quasi fingendo di essere ancora immerso nel mondo dei Bijuu, finché il corpo di Ryuu non fu scosso da un profondo tremito prima, per poi muoversi con uno scatto. I muscoli di gambe, tronco e braccia si contrassero, probabilmente con dolore, e busto e gambe si inarcarono verso l'alto. Ryuu gridò, un urlo di dolore strozzato ed il sigillo inciso sul suo ventre divenne dapprima ben evidente e poi iniziò ad emettere una sinistra luce azzurrina. Fu allora che mi allontanai, interponendomi quasi tra il Sanbi e Kensei, allungano una mano in maniera quasi afinalistica come se, con quel gesto, avessi potuto fermare la furia del Sanbi che era in arrivo. Un ribollente chakra quasi solido emerse da Ryuu, accumulandosi in una sfera sopra il corpo del giovane per diversi, interminabili secondi, prima di scattare.
    Non andò verso la giara.
    Mi si scagliò verso Kensei ad una velocità folle, tanto folle che persino i nostri cervelli abituai a registrare movimenti estremamente rapidi giunsero alla conclusione che il movimento era avvenuto quando ormai era concluso. Il vischioso chakra blu si avvinghiò attorno a Kensei, stringendoglisi attorno. Se avesse cercato però di afferrarlo per rimuoverlo avrebbe notato che le mani sarebbero affondate in quella sostanza come se non esistesse. Poi, l'avrebbe notato: una sensazione di intrusione mentale, come se all'improvviso nel suo essere ci fosse un'altra identità che prese a controllare i suoi pensieri che, non più sotto il rigido controllo della sua volontà, presero a divagare sempre più rapidi e sconessi in un turbinio sempre più rapido, e si sentì trascinare dentro di sé, come se il suo essere fosse risucchiato dal nero pozzo profondo che era la sua anima.




    UN MONDO IN FIAMME



    Quando Kensei si riebbe era solo in un mondo tossico. Era su alcune rocce bollenti ed avrebbe respirato a fatica un'aria bollente e sulfurea. Il cielo era inesistente, completamente inondato da ceneri vulcaniche e tutto intorno fiumi di magma avevano sostituito ciò che, in un piena vivibile, sarebbe potuta essere acqua in un clima rigoglioso. Forse Kensei si sarebbe domandato se non fosse finito all'inferno, quando una voce famigliare giunse alle sue orecchie. Dall'alto scese una nera figura serpentiforme di grandi dimensioni, eppure eterea, come se non fosse corporea.
    TU... La voce del Drago del Tormento raggiunse Kensei. L'ombra di ciò che era stato un tempo alleggiava in quel luoghi. Non più lì, ma legato al Kensei per via di ciò che il suo potere gli aveva trasmesso, il fantasma di Koutsu scese dai cieli tossici fino a trovarsi di fronte dal Kenkichi. Cosa hai fatto... Cosa hai portato qui... C'era qualcosa di simile a timore nella voce del drago.

    Poi quel mondo si ruppe. Le nubi cineree si fecero più spesse e dal cielo iniziò a cadere, scrosciante, l'acqua. Poco dopo un vero e proprio temporale investì quel mondo dove la pioggia sembrava essere stata bandita da sempre ed una minacciosa voce raggiunse Kensei dall'alto, dal punto in cui un chiaro baluginio azzurro comparve.

    ADESSO, MIZUKAGE, CI DIVERTIREMO.


    Era il Sanbi.



     
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