[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. Køn
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    F u g a d a S u na !



    Bello.
    Bellissimo.
    Che schifo.
    Una merda.
    Come avrei potuto rispondere alla domanda dei miei amici su come mi era apparso il Villaggio del Suono? Ad essere sinceri non ci sono proprio arrivato a quel cavolo di villaggio, mi sono reso conto che la mia conoscenza del mondo esterno è inversamente proporzionale alla conoscenza di Suna, quindi capirete che ciò che si trova al di fuori del villaggio della Sabbia per me è completamente tabula rasa, non conosco un "H" del mondo "esterno" ed infatti ho vagato per parecchi giorni, diciamo una decina, prima di ritrovare la strada che mi avrebbe riportato a Suna, visto che di tentare di arrivare al Suono non se ne parlava proprio.

    E quindi mi ritrovai ancora nell' assolato e afoso villaggio della Sabbia, sempre monotono e pieno di quell'unico colore che pian piano diventava sempre più insopportabile, il colore chiaro della sabbia che ci circonda oltre che nel villaggio anche all'esterno, visto che ci troviamo all'interno di un deserto, certamente non una delle cose più belle al mondo, ed infatti era anche per questo che avevo deciso di farmi un viaggetto. Ok ho mentito, quel viaggetto lo volevo fare per togliermi dalle palle il vecchio rompicoglioni che tutti i giorni mi riempie la vita di cose da fare... Sì, sto parlando di mio nonno!

    « Uff... eccolo che sta spazzando il vialetto... ma non c'ha un cazzo da fare... si andasse a fare una partitina a Shogi anzichè rompere le palle a me... Ora già so che mi chiederà di fare qualcosa. »



    Mi avviai lungo il vialetto fino a raggiungere il vecchio, gli diedi un'occhiata di sfuggita e gli feci un cenno di saluto col capo, ma passai oltre verso casa. Un "Dove vai?" si innalzò al cielo diretto a me, non lo calcolai minimamente e continuai il mio cammino, avevo bisogno di riposarmi dopo il lungo vagare nel deserto, tutto ciò di cui avevo bisogno era prendere una bottiglia d'acqua ghiacciata e gettarmi sul letto a riposare. Mi sgolai la piccola bottiglia d'acqua nel miglior tempo possibile, e poi a pancia in giù mi lanciai sul morbido oggetto che rapidamente mi attirò nel mondo di cupido, nel mondo dei sogni...

    Peccato che quel giorno non fu un sogno normale, fu un qualcosa di sovrannaturale, perchè mi apparvero in sogno i miei genitori... Dinnanzi ai miei occhi si palesarono due figure dal volto delicato e sorridente, dietro di esse una candida luce bianca che rendeva ancora più angelica la visione che stavo avendo. La figura alla mia sinistra, mio padre, mi rivolse la parola con la sua voce decisa che ancora risuona nella mia testa, anche se da parecchio tempo non giungeva alle mie orecchie.

    « Ikki, sono papà, come sei cresciuto da l'ultima volta, ormai sei un uomo... E forse è per questo che stai avendo questa visione, perchè forse hai finalmente raggiunto la maturità per capire cosa è successo. Ascoltami bene... Due anni fa noi siamo partiti per una missione pericolosissima, ricordi? Bene. Tu ora sei convinto che noi siamo ancora invischiati in quella missione, be... non è vero. Noi non apparteniamo più a questo mondo. Durante la nostra lontananza il nonno iniziò a farti fare tutto ciò che voleva, e tu nella speranza di un nostro ritorno iniziasti a farlo pazientemente, e i tuoi sforzi stavano per essere ripagati, perchè noi dopo due mesi facemmo ritorno a casa. Stavamo facendo ritorno al villaggio, quando siamo stati improvvisamente attaccati da quattro shinobi, che sfruttando la superiorità numerica, ci hanno facilmente sconfitti e uccidi. Quei quattro ninja sono stati mandati da mio padre... tuo nonno, Ikki. A lui faceva comodo averci fuori dai piedi perchè così tu saresti stato ai suoi ordini durante tutta la sua vecchiaia, ma ho visto che fortunatamente non lo assecondi più. Ikki, ora ti chiedo solo una cosa, no... uh? »



    Una mano prese il braccio di mio padre, era quella di mia madre, che gli chiedeva di cedergli la parola, aveva qualcosa da dirmi, la fissai mentre muoveva le sue dita delicate verso mio padre, era davvero bella mia madre, davvero un angelo, forse ora si trovava nel suo habitat naturale, lassù tra gli angeli...

    « Ikki, figlio mio, ti prego... Ti scongiuro... Non macchiare la tua anima con il peccato della vendetta, non ripagarlo con la sua stessa moneta, accetta ciò che ha fatto, anche se è qualcosa di dolorosissimo per te, ma ti chiedo di lasciare questa casa, perchè potrebbe riservare a te, ciò che ha fatto a noi, perciò abbandona questa dimora, e abbandona il villaggio... A Kiri dimora mia sorella, dirigiti lì... Lei ti accoglierà volentieri nella sua casa, ti prego segui il mio consiglio... Ti prego. »



    Quelle furono le sue ultime parole, le loro figure cominciarono lentamente a svanire, sentii flebilmente una frase pronunciata all'unisono:

    "Ti vogliamo bene"



    Mi svegliai, ma contenendo la rabbia, finsi di dormire, cercando un modo di uscire dal villaggio e raggiungere quindi Kiri.

    [...]



    Erano passati due giorni, avevo studiato per il meglio come avrei svolto la fuga, come mi sarei mosso per sfuggire dal villaggio, cosa avrei fatto per uscire da quella che ormai per me era diventata una prigione di sabbia, e da cui dovevo scappare, il solo pensiero di rimanere un secondo in più con il killer dei miei genitori mi faceva venire il voltastomaco, e puntualmente mi veniva voglia di farlo fuori. Avevo vissuto due giorni di esterna totale indifferenza, ma di una sofferenza interna indescrivibile, e mentre soffrivo preparavo minuziosamente i particolari della fuga, cercando di non sbagliare nulla, cercando di riuscire nel mio intento, e di andare da colei che aveva gli stessi geni di mia madre, sua sorella.

    Erano le undici, l'ora della partenza. L'equipaggiamento lo lasciai a casa non potevo certo destare sospetti, ciò che avrei dovuto suscitare nelle persone era l'impressione che fossi solo intenzionato a fare una passeggiata, niente di diverso. Camminai tra le strade del villaggio mostrando indifferenza, ma nonostante tutto cercando di non farmi vedere, meno persone mi avrebbero visto quel giorno e meglio sarebbe stato, siccome non volevo creare casini, giunsi quindi al magazzino merci del villaggio, era da lì che avevo deciso di abbandonare il villaggio.

    Quel giorno sarebbe partito da lì un carico di merci diretto fuori dal villaggio. Non mi interessava la direzione, mi interessava superare le mura nemiche, le mura di Suna. Non bussai. Aprii silenziosamente il portone e una volta dentro notai che non vi era nessuno, sicuramente il proprietario era sul retro a preparare il carro, afferrai l'unica arma che avevo con un me, ovvero un Kunai, e mi preparai a puntarlo alla gola dell'individuo. Eccolo. Era un uomo sulla cinquantina, che sorridente stava sistemando le ultime cose, il carico non era ancora stato preparato. Ero giusto in tempo, con passi felpati mi avvicinai al vecchio e prendendolo in controtempo gli tappai la bocca, e nello stesso momento gli puntai il Kunai alla gola. Attimi di lotta silenziosa per bloccarlo, una volta fermo gli parlai.

    « So che lei oggi deve portare un carico fuori da Suna. Bene, mi nasconda nel carro e mi porti fin fuori il Paese del Vento, superato il confine può lasciarmi andare, se fa tutto come le dico non le torcerò un solo capello. »



    L' uomo spaventato acconsentì e subito mi fece adagiare sul fondo del carro nascosto da tutto il resto degli scatoloni. L'uomo dopo avermi sistemato continuò a posizionare gli altri scatoloni che avrebbero riempito il carico in altezza e in larghezza, così da permettere la visione solo di ciò che c'era davanti a tutto, ed impedire quindi alle guardie la visione di ciò che c'era dietro. L' accordo era semplice, se le guardie presenti alle mura avrebbero chiesto di esaminare tutto il carico presente sul carro, lui avrebbe dovuto compiere una serie di colpi di tosse, il segnale che mi avrebbe annunciato di dover utilizzare la tecnica della trasformazione: mi sarei trasformato in uno scatolone identico a tutti gli altri, con tanto di materiale interno, e sarei quindi rimasto in quelle condizioni durante il passaggio alle mura e anche dopo.

    Alle mura l'uomo dovette fermarsi per mostrare il permesso datogli dall'amministrazione del villaggio per trasportare fuori dal villaggio la merce. I guardiani lo lasciarono passare e in quei secondi qualcosa mi scosse completamente, sentii un brivido lungo la schiena, sentivo che avevo superato le mura, sentivo che stavo per crearmi una nuova vita. Lì lasciavo il mio passato, ma soprattutto quello era un saluto ai miei genitori, perchè era lì che avevo vissuto tutta la mia vita con loro, tranne gli ultimi due anni, rovinati dal mostro che si era rivelato mio nonno.

    « Addio Papà, Addio Mamma. »



    Mi lasciai andare alle lacrime.



    SPOILER (click to view)
    OT:
    1) Come prima cosa vorrei scusarmi per il cambiamento di dalla terza persona alla prima, rispetto al mio ultimo post.
    2) Nella fuga ho messo come motivazione il dialogo di Ikki con i suoi genitori, non vorrei che questo fosse concepito come un miracolo, ma in realtà Ikki nel suo subconscio è già convinto che sia stato il nonno ad uccidere i suoi genitori e in che modo l'abbia fatto, e quindi tutto ciò si è manifestato durante il sonno in questo modo, quindi spero non ci siano problemi
    3) Ultima cosa, non trovando nessun luogo dove fosse specificato se la fuga dovesse essere autoconclusiva o meno, ho fatto in modo che lo sia, spero di non aver sbagliato.
     
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674 replies since 9/5/2006, 20:29   18799 views
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