[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. Deidara
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    Giocata riservata a Chihou Bei Li, Deidara e Hattori Hanzo, cronologicamente ambientata in un tempo diverso rispetto alla fuga di Kon. Pertanto, in essa non si considerano i post di quest'ultimo e di Hoheneim.

    « Non. Dire. Una. Parola. »
    Si voltò sollevando un dito indice per ammonire Guardone Uno dallo spiccicare una parola che fosse una. Tenne il dito sollevato e vibrante di accusa per qualche istante, poi si voltò di nuovo e riprese la sua avanzata inferocita verso i portali.
    « Io non lo volevo fare questa cosa. »
    Probabilmente sarà stata la trentesima volta che Tatsumaru la sentiva dire quella frase.
    « Il sole mi da fastidio! Poi è una noia! Spreco tempo! Quel posto è uno schifo! Non c'è un bagno!! C'è sempre sabbia dappertutto! Uff. Ma perché la sensei deve occuparsi di quel che devo fare? Io non ho voglia. Me ne torno a casa. Lo faccio davvero... »
    Frattanto proseguiva, stringendo i pugni ed ignorando quanto le rispondeva il porco di Iwa dietro di lei.
    « Dovrebbero almeno regalarmi un ombrellino. O quanto meno, darmi i soldi per comprarmelo... Buh, sono qui da dieci minuti e guarda qui... »
    Si toccò la pelle alla base del collo con aria sofferente.
    « Mi si rovinerò tutta la pelle... »
    Sospirò in tono lamentoso ricordando improvvisamente perché gli altri guardiani usavano sempre i mantelli bianchi che fanno parte della divisa dei custodi dei cancelli, quel tipo di abito però è esteticamente orribile e scomodo, oltre ad accentuare il caldo asfissiante di suna a cui Deidara è abituata, sebbene originaria di quel clima. Aveva sempre vissuto praticamente chiusa in casa ed anche da quando si era trasferita nel bel mezzo del villaggio le volte che era uscita erano state poche, giusto quelle necessarie a comprare quanto le serviva, recarsi in palestra o dalla sensei. Chissà che non fosse proprio quello uno dei motivi che aveva spinto la giovane amministratrice di suna a costringere l'allieva a fare quel lavoro ingrato che consisteva grosso modo in osservare l'orizzonte tutto il giorno sotto il sole cocente ed accogliere i rari ed occasionali aspiranti shinobi che arrivano. Deidara era quasi sicura che in realtà il motivo che ha spinto Shaina a spedirla in quell'inferno formato cancello era stato molto semplicemente la carenza di fondi che impediva all'amministrazione di stipendiare adeguatamente nuovi guardiani, tant'è che in pratica Deidara lavorava gratis...
    Beh, almeno la biondina aveva buone ragioni per lamentarsi...

    « Voglio tornare a casa... »
    Sospirò. Il porco era ancora dietro di lei, la tallonava senza pietà. L'aveva tirata giù dal letto perché aveva marinato sia il suo primo che il suo secondo giorno di lavoro. Evidentemente, ora che era giunto il terzo la sensei si era premunita da ulteriori assenteismi inviando il suo assistente.
    Peccato che Deidara non lo sopportasse minimamente.
    « Ma devi seguirmi fino alla fine dei miei giorni?? »
    Sbottò con un gesto di stizza. Fin dal primo giorno in cui si erano conosciuti la sola cosa che si era susseguita erano stati guai, casini, insulti e pestaggi, questi ultimi sempre aventi Tatsumaru come vittima e Deidara come carnefice. La bionda, però, si sentiva ugualmente poco persecutrice e molto perseguitata, forse perché le situazioni imbarazzanti non erano state poche...

    « Sono arrivata. Vedi che ci sono? »
    Disse lui in tono fortemente ironico, superando i cancelli aperti del villaggio nascosto della sabbia e ritrovandosi di fronte il mare di sabbia.
    « Sono ai dannati cancelli che guardo il dannato orizzonte in cui non c'è mai un cane. Vedi?? Contento?? Non c'è niente, come sempre, non c'è mai niente. Chi diavolo vuoi che venga in uno scatolone di sabbia frequentato da porci maniaci sessuali come t... »
    Si bloccò interdetta.
    Erano state le ultime parole famose...
    « Oh mio Dio... »
    Vide la figura sdraiata a terra sulle sabbie ardenti e scattò in avanti raggiungendola e chinandosi su di lei. Oddio, ma da quanto era lì??
    Le prese delicatamente la testa fra le mani rendendosi conto che aveva perso i sensi. Poteva essere lì da ore come da pochi minuti. Il cambio non c'era stato perché Deidara era in ritardo, e se non l'avessero tirata giù dal letto e costretta ad andare al suo posto di lavoro, a causa della sua negligenza quella ragazzina probabilmente sarebbe morta.

    « Ehi? Ehi??? Oddio... »
    Rischiò una crisi di panico realizzando quanto aveva rischiato di fare. Si voltò verso Tatsumaru implorando aiuto, senza sapere nemmeno lei con esattezza che fare. Acqua... e... un medico. Ecco che ci voleva. Acqua, acqua...
    « Svelto, vai a prendere dell'acqua!! E' disidratata!!! »

     
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