[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. Shinodari
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    Di ritorno a Suna

    suna

    Narrato
    Pensato
    «Parlato di Miyori Uchiha»
    Parlato di Susumu Yamazaki


    Frammenti del mio passato: Villa Uchiha, qualche giorno prima

    Ero consapevole della sua silenziosa presenza sul limitare del mio campo visivo.
    Susumu era immobile accanto alla porta scorrevole e mi stava osservando con un'espressione che avevo imparato a conoscere.
    Solo quando ebbi terminato l'ultimo kata con Ninfea di Giada e rinfoderato la lama nella sua custodia, si avvicinò a me, attirando la mia attenzione.


    Miyo, tu sai come la penso su questo viaggio, vero? Esordì serio, il suo sguardo puntato sul mio volto.

    Annuii; ormai erano un paio di giorni che ne stavamo discutendo e per quanto lui non potesse realmente opporsi alla mia decisione di partire da sola, restava fermo sulle sue idee, cercando con un ultimo tentativo di farmi desistere, di farmi cambiare idea.


    «Non è più pericoloso di tanti altri viaggi. Sai quanto sia importante per me questa ricerca. La “Chiave dei Kami” è forse la sola speranza che Suiren abbia di tornare libera. Devo capire se in quel tempio esista un qualche collegamento con quell'antico rotolo...»

    … che per gli stessi abitanti di Suiren è una leggenda. Aggiunse, interrompendo il flusso delle mie parole.
    Gli scoccai un'occhiata gelida.


    Inoltre dovresti prima trovare il tempio, e, se ben ricordo, nel tuo primo viaggio a Suna non sei riuscita nell'impresa. Eppure anche quella volta avevi una mappa, eri convinta di poterlo trovare.

    Touchè!

    Il fallimento di quell'esplorazione dell'Anauroch ancora mi bruciava in petto.


    «Si trattava di un falso realizzato ad opera d'arte e...» distolsi lo sguardo, evitando di arrossire. Preferivo non ricordare di quei giorni trascorsi con Yuki kun nel deserto. Non che fosse successo qualcosa di sconveniente, ma la sola carezza in testa era un gesto che mi imbarazzava da morire, o per essere più corretti, era quello che aveva provato la mia vecchia “me”.

    ...Hakuya san?...

    «Hakuya... cosa?»

    Fissai Susumu con aria interrogativa.

    Lo vidi scrollare le spalle, emettendo un profondo sospiro.


    Non mi stavi ascoltando a quanto pare. Ti stavo suggerendo di attendere il ritorno di Hakuya san e farti accompagnare da lui. Non eri tu quella che negli ultimi tempi aveva la tendenza a indagare sul passato della tua guardia del corpo? Osservò con una punta di sarcasmo nel tono della voce. Che tra quei due non scorresse buon sangue era innegabile, ma per quieto vivere Susumu aveva in qualche modo accettato la sua presenza alla villa, come anche quella di Misaka san.

    Era difficile risollevare lo sguardo, spiegare quello che neanche io avevo ancora compreso, ma che faceva tanto male.


    «Ho compreso che ho sbagliato ad agire come una hime viziata. L'ho solo messo nei guai con la mia testardaggine, ignorando ogni volta i suoi consigli. E poi lui non può essere sempre la mia ombra, ha la sua vita, il suo destino da seguire. Sarei semplicemente un peso, non credi? Lo lascerò fuori da tutto questo... E' giusto così. Inoltre...» cominciai ad avviarmi verso l'uscita «...Anche standomi accanto, non può impedire che mi succeda qualcosa... In fondo non ero stata rapita quella volta ad Otafuku?»

    Non replicò; probabilmente le mie parole lo avevano lasciato spiazzato.
    Non credo si aspettasse questo mio cambio di atteggiamento nei confronti della mia Kitsune dono, ma era meglio così... Doveva essere meglio così, per il bene di entrambi.

    Poggiai la mano sulla porta di carta di riso, lasciandola scorrere sulla guida.


    «Abbi cura della casa e di Misaka san... Susumu...» mormorai, dandogli le spalle, senza che i nostri sguardi si incontrassero per un'ultima volta. E in un ripensamento, quasi mi voltai verso il giovane shinobi, le mie labbra quasi schiuse nel pronunciare che poche parole. Susumu, se Hakuya dovesse tornare... digli che vorrei che lui mi seguisse... ma quelle parole restano prigioniere nella mia mente, mai pronunciate, mai udite da nessun altro all'infuori della mia persona.

    Non ne ebbi il coraggio, dovevo seguire la mia strada.



    Frammenti del mio passato: In viaggio verso Suna

    Memore dell'esperienza passata nel deserto di Suna, avevo optato per un abbigliamento più adeguato, alleggerendo lo spessore di abiti che di solito indossavo.
    Prima di mettermi in viaggio ero passata negli uffici amministrativi a consegnare il mio permesso di uscita dal villaggio, attendendo per ore in un ufficio deserto che un qualche impiegato arrivasse coi timbri.
    La burocrazia a Konoha agiva, da quanto avevo compreso, su un vecchio lascito di una qualche precedente amministrazione.
    E le attese erano qualcosa con cui si doveva venire a patti se si voleva evitare di finire con una taglia sulla propria testa per non aver compilato il modulo 34/b da portare all'ufficio 15Q, dopo aver vergato in quadruplice copia una serie di scartoffie rispettivamente negli uffici 6W, 9E, 0R, 4T ed 1Y.
    Naturalmente se si era fortunati e si veniva ricevuti da uno dei due amministratori in persona le cose in qualche modo si velocizzavano, ma non era facile ottenere la loro attenzione, per cui avevo trascorso un'intera giornata negli uffici del villaggio... o forse ero semplicemente io troppo ligia nel fare le cose correttamente?


    miyosunaaprile2012ridottacol
    Per raggiungere Suna avevo preso accordi con una carovana di mercanti di the e spezie che si stava dirigendo in quella regione.
    Pagai come un comune viaggiatore, preferendo assumere un basso profilo, nascondendo il mio equipaggiamento all'interno di uno zaino e avvolgendo Ninfea di Giada in una voluminosa stoffa
    .

    Cercai di dimenticare in quei giorni trascorsi con quelle persone chi fossi, i pensieri che altrimenti sarebbero volati verso qualcuno. Non me lo potevo permettere. Per quanto sembrassi una ragazzina in gita, avevo un obiettivo da portare a termine. Dovevo solo sperare che Shaina sama mi avrebbe potuto aiutare a portarlo a compimento.
    Questa volta non era ammesso il fallimento.


    Lasciai la carovana in un villaggio vicino, preferendo fare l'ultima parte del viaggio fruttando le capacità che avevo affinato vivendo in un mondo di ninja.
    Sfruttai quello che veniva chiamato Chakra, facendo attenzione a non abusarne. Giusto qualche “burst” ogni tanto per velocizzare i movimenti
    Ricordavo perfettamente gli avvertimenti di Susumu i primi tempi in cui mi aveva insegnato a “risvegliarlo”.


    L'immensa parete di roccia che proteggeva il villaggio alla fine si stagliò alla mia vista.
    Prima di procedere, mostrandomi nel campo visivo dei guardiani, preferii dare una sistemata al mio look.
    In qualche modo la scelta dell'abito non era stata esattamente dettata da una profonda saggezza.
    Per quanto fosse un completo leggero, il viola non era una tonalità di colore in grado di riflettere in buona parte i raggi del sole, per non parlare delle scarpe. Avevo la sabbia anche all'interno delle calze.
    Cercai una roccia in quella vastità di granelli di sabbia, accontentandomi di una stentato arbusto.
    Mi sfilai una dopo l'altra le calzature, cercando di ripulirle.


    «Sabbia alla sabbia...» mormorai, stupendomi io stessa della capienza delle scarpe.
    Un altro po' e mi potevano arrestare per aver cercato di contrabbandare l'Anauroch.

    Stoicamente mi rinfilai le scarpe, stavolta facendo attenzione a non imbarcare troppa sabbia. Mi sistemai il capellino in modo che per qualche miracolo dei Kami mi proteggesse dal sole, cosa che ormai avevo compreso fosse un'utopia e zaino in spalla e Ninfea di Giada, avvolta nel tessuto, nella mano destra, mi incamminai verso Suna.


    E come in una sorta di deja vu a pochi metri dalla parte rocciosa sollevai lo sguardo verso l'altro, riparandomi con la mano libera gli occhi dal sole a picco.

    «Salve a voi, guardiani di Suna. Mi chiamo Miyori Uchiha, provengo da Konoha e desidererei conferire con la vostra amministratrice Shaina sama.» Stavolta niente trucchetti e meno formalità.
    Per un po' mi sarei dimenticata del mio retaggio di hime samurai.



    Suna, ora...
     
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