[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. - Hohenheim -
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    RITORNO A SUNA




    Il caldo era insopportabile quel giorno. In effetti come sempre nel caldo deserto che circondava il villaggio segreto di Suna. Il calore saliva feroce dal terreno facendo vibrare l’aria quando la si osservava in contro luce , oppure sul crinale di una duna in lontananza. Giallo ed oro in un mare infinito di piccoli grani di silice e sali.
    Hohnehim camminava lentamente in quell’inferno bollente, completamente avvolto da un drappo verde. Sentire il tepore di quel luogo gli risvegliava sensazioni che conosceva molto bene, e che pure gli sembravano molto lontane. Era disorientato e disidratato, e i suoi piedi camminavano verso luoghi conosciuti solo per una sorta di memoria motoria sostanzialmente impossibile da perdere. Non pensava a nulla, anzi era impossibile pensare a qualcosa; perché se solo ci si fosse applicato, le domande sarebbero nate con talmente tanta violenza nella sua mente da farlo svenire in mezzo al nulla: quello sì che sarebbe stato un problema.
    Per cui continuava a camminare, in questo tacito accordo che aveva fatto con la sua mente. Percepiva che non mancava molto a Sunagakure, sebbene non fosse in grado di dire da quale luogo avesse iniziato a camminare: di fatto ormai le sue orme andavano ben oltre la sua vista.
    L’ultima immagine nella sua mente apparteneva ad un monastero, e ad una notte che sembrava essere trascorsa solo il giorno prima, eppure il chunin aveva la strana sensazione che fosse passato molto tempo da allora. Ma quanto tempo? Una fitta alle tempie gli fece capire che stava rompendo il patto con il suo cervello, quindi decise di non proseguire su quei pensieri.
    La spessa cinta muraria naturale di Suna già si stagliava all’orizzonte. In quel momento non era possibile distinguerla, ma Hohenheim sapeva bene che, esattamente al centro di quell’ammasso roccioso, sorgeva l’ingresso al suo villaggio custodito dall’elitè di Suna; un gruppo di cui lui aveva fatto parte, ma chissà cosa sarebbe successo al suo ritorno …
    Le forze erano ormai svanite del tutto quando arrivò sufficientemente vicino all’ingresso perché le guardie gli ponessero le domande di rito. Lui tentò di rispondere, ma la voce gli morì in gola per via della bocca eccessivamente secca. Sentì poi le gambe cedere, mentre uno stato di incoscienza gli annichilì i sensi.
    Cadde, pancia a terra, con il mantello verde che gli copriva tutto il corpo e il capo. Solo un braccio spuntava dagli indumenti pesanti e sporchi di sabbia, mentre la mano da bambino volgeva il palmo in maniera quasi innaturale verso l’alto. Su di esso, una bocca semiaperta apriva uno squarcio inquietante nella carne tenera del bambino, rivolgendo un ghigno stanco ai presenti.

     
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