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F e n i x.
Carità
Annuì alle parole del…
Genin?
Chunin?
Come devo chiamarti?
Mica sarebbe male presentarsi.
Chiese con naturalezza, senza mostrare alcun tipo di fastidio.
Si che a suna non hanno nulla, poveracci, magari risparmiano sull’anagrafe e di volta in volta si chiamano per segni distintivi.
Però Hoshi ha un nome.
Beh, lui è anche ricco, magari il suo clan aveva soldi a sufficienza per appuntarsi i nomi.
Pensò tra se e se.
Si, direi che è meglio andare a ripararsi.
Non è un problema consegnarti le armi, però per evitarti la trafila ti direi di lasciarmele, non devo entrare nel villaggio, sono giusto di passaggio e mi fermerò in qualsiasi luogo delle mura abbia un po’ di ombra.
Mi interessa solo Hoshi per oggi.
Dio mi scampi dalla cucina sunese, sicuro passano mezza giornata a cercare l’unica cosa vagamente commestibile in questa desolazione, probabilmente orribili insetti, per poi cucinarli con l’unica fonte di energia che hanno: il sole.
Il che probabilmente vuol dire che li inchiodano ad essiccare, con un po’ di fortuna li bruciacchiano con una lente.
Furono questi pensieri che portarono Raizen a mettersi le mani in tasca ed estrarne un pezzo di ottimo prosciutto, constatabile dal grasso rosato presente fin dentro la carne, del pane fragrante e dell’acqua frizzante mista a limone e un tocco di bicarbonato, col sorriso di chi sta facendo l’azione più giusta a questo mondo.
Tieni ragazzo, io oggi non ho fame.
Mangia qualcosa.
Disse una volta giunti all’ufficio o in qualsiasi posto il ragazzo ritenesse opportuno ospitare il kage.
Accettato o meno il dono avrebbe atteso Hoshi.
Allora?
Come ve la cavate qui?
Chiese per ingannare il tempo.
Ho sentito tempo fa che il quattro code vi è sfuggito.
Che fine ha fatto non lo sapete?
Un modo come l’altro per fare conversazione con l’ultima informazione pubblica che si sapeva riguardo il paese del vento..