[Accesso] L'entrata di Suna

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  1. DioGeNe
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    Erano più di tre anni che non vedeva quell'immensa fessura nella roccia, l'accesso al villaggio segreto di Suna. E pensare che una volta lui, combattendo con Hohenheim, aveva letteralmente fatto a brandelli quel gate costringendo le casse del villaggio a dover attingere alle sue casse per ricostruire. Era però da quando era tornato a salutare suo padre, scoperto ancora vivo, che non oltrepassava quella porta: probabilmente i ninja della Sabbia avrebbero pagato oro per scoprire che i genitori di Aloysius Diogenes Mikawa erano ancora vivi e vegeti in una delle tante case in terra rossa del quartiere più povero. Shaina aveva mantenuto il segreto e di Simoaru erano sparite le tracce, così come il passato turbolento dell'ora jonin di Oto.

    Shunsui, il guardiano, lo avrebbe riconosciuto già da distanza considerevole: il Mikawa era grosso e di certo il chunin non aveva dimenticato quel volto rude e segnato da mille avventure. Nelle terre innevate del Nord i due si erano conosciuti, o per meglio dire avevano combattuto insieme per un po di tempo contro il giocattolo meccanizzato di Santa, il folle costruttore del Paese della Neve. Il Garth sapeva che avrebbe trovato lui ad accoglierlo; la prima ragione era che Hohenheim da tempo era salito di grado e si occupava di faccende più delicate della protezione del Villaggio (per quanto fondamentale, soprattutto di quei tempi) e Hoshikuzu, il Rosso attendente al titolo di Kage, era impegnato altrove...in una faccenda che probabilmente gli era costata la vita. Quanto allo shinobi dagli occhi bianchi era cosa pubblica che fosse divenuto amministratore di Suna.

    " Devo parlare con l'argilloso...stai tranquillo ragazzino, non sono qui per far danni. Anzi, vengo con un regalo da farvi scartare, in nome dell'alleanza Accademica che unisce i nostri due Paesi. Preferirei parlare dentro. "


    Il suo tono era ambiguo, un misto tra l'ironico e il serio, di difficile interpretazione anche per un intelletto fine come quello del marionettista. L'unica cosa certa era che far attendere troppo l'otese non sarebbe stata una scelta saggia; il ragazzo avrebbe dovuto prendere rapidamente una decisione e optare per far entrare l'ospite nel villaggio o meno. Ovviamente Diogene avrebbe ritenuto un insulto dover lasciare le armi all'ingresso.
    Qualora la sua richiesta fosse stata accolta, quello avrebbe seguito il ninja verso il luogo dell'incontro, limitandosi a rispondere ad eventuali domande e speranzoso di trovare il jonin di Suna ad aspettarlo. Solo vedendolo camminare da vicino, però, Shunsui si sarebbe accorto che il Colosso sembrava muoversi in maniera strana: zoppicava leggermente sul lato sinistro e il mantello copriva un braccio che sembrava essere tenuto fermo da fasce. Non sembrava proprio in perfette condizioni. Il sabbioso non poteva saperlo ma uno scontro a dir poco epico si era concluso da poco più di un giorno e nemmeno il corpo perfetto del Mikawa era riuscito ad debellare a pieno i postumi della battaglia.

    Camminare per le strade del villaggio, però, avrebbe fatto rivivere molti ricordi e antiche sensazioni dimenticate dal Garth; già gli era capitato ed in realtà era giunto fin lì di persona proprio per rivivere quell'esperienza che gli permetteva di accedere ad una parte di ricordi assopita. Avrebbe tardato il suo arrivo ad Oto, lasciando i suoi fidati corvi nelle gabbie, ma essere lì di persona aveva tutto un altro significato, sia per lui che probabilmente per i ninja della sua terra natia. Di contro, lasciarlo attendere al gate privandolo di quella panacea per il suo animo, lo avrebbe reso tremendamente di cattivo umore.

     
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