[Accesso] L'entrata di Suna

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    Y Danone
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    Gate Suna
    ..Andiamo da Lama Pazza Allora!..
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    Lo straniero sembrava essere giunto a Suna con uno scopo ben preciso. Sembrava infatti che possedesse informazioni sulla figlia del vecchiaccio che abitava a casa di Hoshi, cioè suo nonno. Il rosso rimase a guardare il ragazzo qualche istante facendo due calcoli mentali. Quel tizio diceva di avere informazioni sulla figlia di Furui, quindi questo faceva di lei la sorella di suo padre e di conseguenza sua zia. Il rosso era piuttosto confuso mentre ci pensava, non era mai stato bravo in questo genere di cose, tuttavia una cosa gli sembrava estremamente chiara. Quel ragazzo aveva viaggiato molto per incontrare suo nonno quindi meritava di essere accompagnato fino a casa sua.

    -Oh sua figlia dici?!.. ehm.. quindi stai parlando di mia zia.. woow.. non credevo di averne una!.. beh.. che ne dici se ti accompagno fino dal vecchio così potrai parlarci di persona!..-


    Il rosso si sarebbe voltato procedendo verso il gate che intanto era stato aperto per lasciarli passare. Il rosso aveva una strana sensazione, in cuor suo sentiva che le notizie che quel ragazzo era venuto a portare non dovevano essere affatto buone, o almeno questa era l’impressione che si era fatto. In silenzio si sarebbe diretto verso casa per incontrare Furui, detto anche “Lama Pazza”.






    Edited by Hoshi - 8/10/2012, 22:44
     
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  2. Manu ©
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    Hamano non si compose minimamente quando davanti al suo naso apparve il rosso con tanto di polverone annesso. Se l'aspettava un'entrata del genere, in fondo anche lui le faceva appena ne aveva l'occasione.
    Certo, si aspettava una certa felicità da parte dell'amico di rivederlo ma quella di Hoshi era un'agitazione che aveva dello strano persino per lui e questo voleva dire tanto.
    Non poté fare proprio nulla contro gli strattoni potenti dell'amico che lo conducevano verso l'entrata del villaggio.

    Hoshi, per la miseria, ma calmati, c'è lo straniero da controllare.

    Le sue proteste sembravano inutili contro il turbine rosso che senza tante cerimonie lo spinse oltre il portone. Il ragazzo rimase con una faccia allibita dal comportamento dell'amico ma in quel momento gli venne in mente che Hoshi aveva parlato di una sorpresa per lui. Forse gli era mancato così tanto che aveva deciso di fargli un regalo di bentornato, soltanto che conoscendo Hoshi il regalo non poteva di certo essere niente di molto tradizionale.
    Incuriosito da ciò che aveva detto l'amico Hamano decise di incamminarsi verso casa quando venne fermato da Hoshi. Sembrava ce ci fosse un altro visitatore e che toccasse ad Hamano occuparsene.
    Non aveva neanche fatto in tempo a ritornare dalle vacanze che già il dovere lo richiamava, ma in fondo era felice di essere tornato nel suo luogo di lavoro.
    Senza dire niente e con un gran sorriso il ragazzo andò incontro alla nuova figura che si rivelò essere una ragazza. Gettando un'occhiata di sbieco al rosso che stava parlando con lo straniero capì perché aveva deciso di mandare lui dalla ragazza. Il solito pervertito.
    Arrivato dalla ragazza scoprì che era qui per lezioni di architettura da parte di meccanici, e anche se ad Hamano sembrava una strana motivazione non aveva nulla da obiettare dal momento in cui lasciava tute le sue armi in sua custodia.

    Bhè, se cerchi dei meccanici a Suna sicuramente ti potrai rivolgere ai marionettisti. Dietro un qualche compenso credo che non si faranno problemi a darti qualche lezione, altrimenti proprio non saprei.

    Grattandosi la testa pensieroso il ragazzo cercò di trovare altre soluzioni ma adirla tutta proprio non glie ne venivano. Si fece da parte nel caso la ragazza volesse entrare approfittando del portone aperto, altrimenti l'avrebbe aiutata ulteriormente, tanto era appena tornato dalle vacanze, poteva ancora evitare di andare subito a fare i turni di guardia sulle mura.

     
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  3. Species 8472
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    La città Dove non c'è mai Niente.
    Sabbia.



    Beh, inavvertitamente mi era sembrato di udire il nome dell'uomo, o meglio del Jonin, da cui mi aveva indirizzata il Mizukage, ma vedendolo brutalmente impegnato e un pò troppo poco consono rispetto ai canoni a cui volevo aspirare, decisi di fare affidamento sul ragazzo che si era premurato di venirmi ad accogliere. - I Marionettisti.. molte grazie.. è la prima volta che vengo qua a Suna, immagino non ci siano molti posti come questa città in mezzo al deserto, la sua struttura deve essere eccezionalmente solida e ben realizzata per permettere la vita in tanta ostilità. - Era più una riflessione metafisica tra me e me che un vero dialogo con quel malcapitato che si era preso tanta pena per cercare di soddisfare la mia richiesta. - .. Credo che sapranno aiutarmi a superare i miei scogli tecnici in questo posto. - Sorrisi.

    Iniziai a portarmi verso le mura per poi rendermi conto che non sapevo dove fosse la zona riservata dei marionettisti. - Oh.. prima che mi perda, in che zona della città si trovano le botteghe dei Marionettisti? Ho il tempo relativamente contato fuori da Kiri e non posso permettermi il lusso di visitare la città.. questa volta. -

     
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    Il falco color cenere diretto verso Suna avrebbe consegnato il messaggio con leggero ritardo rispetto quanto stabilito; aveva incontrato una tempesta di sabbia durante il tragitto e questo lo aveva rallentato parecchio. Le guardie appostate sul caratteristico ingresso al villaggio avrebbero potuto osservare quel rapace marchiato Oto, in quanto portava il caratteristico coprifronte con la nota musicale attorno al collo, raggiungere spedito le alte mura.
    Aveva ricevuto l'ordine di consegnare la missiva ad un Sand Scorpion (dei quali conosceva le sembianze fisiche) o, se non ve ne fossero stati, al primo guardiano sunese che lo avesse avvistato. Consegnato il fardello, l'uccello avrebbe fatto dietrofront senza usufruire della consona accoglienza che generalmente un villaggio forniva al messaggeri alati di altri paesi.

    Il Suono stava chiedendo rinforzi! Non c'era tempo da perdere!

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    Hohenheim stava volando nei cieli limpidi e caldi della dorata Suna. Vista dall’alto, infatti, sembrava che la sabbia fosse effettivamente oro, per quanto brillava irradiata dei raggi del sole. La cavalcatura del bambino era un grosso falco in argilla, manipolato dal ragazzo solo una mezz’oretta prima, una volta finiti gli addestramenti.
    Erano passate due settimane dal suo rientro al villaggio e, sebbene la faccenda non fosse stata analizzata ancora dall’amministrazione, i suoi superiori non gli avevano mostrato alcuna rimostranza. Certo, il suo titolo di Sand Scorpion doveva ancora essere riconfermato, o comunque discusso, ma il chunin quella mattina era particolarmente ottimista e sperava di poter rientrare nella squadra il prima possibile. Intanto, si godeva i vantaggi di non avere più un impiego così oneroso. Per quello che ne sapeva, ora Hamano,il quale era anche lui da poco tornato al Villaggio, sorvegliava l’ingresso ( lavoro che prima aveva svolto l’artista), quindi i pensieri del bimbo erano rivolti per lo più alle cose che lo divertivano, come la sua arte e i suoi voli! Tuttavia, forse per una forma di abitudinarietà impossibile da estirpare, in quel momento, quasi istintivamente, le ali della sua creazione lo portarono a sorvolare proprio la stretta apertura rocciosa, controllata da molti ninja della Sabbia, che segnava l’inizio del villaggio segreto di Suna. In particolar modo, il suo occhio andò all’immenso cancello dove per giorni era stato di vedetta e che, per causa dello scontro contro un Mikawa, anzi il Mikawa, era stato distrutto dalle sue stesse esplosioni. Ora di quell’incontro non era rimasta straccia: tutto era stato risanato alla perfezione. Al contrario, l’orgoglio del ragazzo non era mai stato sanato dall’umiliazione che gli era stata inferta quella volta! Anzi il suo sdegno era ancora di più aumentato quando aveva saputo che, nonostante tutto questo tempo, Diogenes non era mai stato perseguito dall’Accademia: a quanto pareva era diventato un membro importante.
    Ad ogni modo, i suoi pensieri vennero velati solo per poco da questi brutti ricordi. Il tepore del sole sulla pelle lo faceva sentire sempre molto bene, quindi il chunin decise di rilassarsi. Si sdraiò sulla schiena del costrutto e, ridendo leggermente, lasciò che il sole gli irradiasse il volto scoperto. Rimase in quella posizione per svariato tempo, e forse a tratti dovette scappargli un po’ di sonno perché, ad un certo punto, un uccelletto con il simbolo del Suono lo raggiunge in volo , atterrando sulla sua pancia, senza che lui quasi se ne accorgesse.
    Il chunin battè gli occhi accecati dalla luce solare per identificare meglio l’animale e il suo mittente. Con fatica trovò il biglietto che quello portava con se, ma non fece in tempo a ringraziare il pennuto che quello era immediatamente ripartito.

    “ Andava proprio di fretta! Diamo un’occhiata!”



    Il foglio di carta che aveva in mano, riportava poche righe brutte, perché scritte di gran fretta. Il messaggio era una richiesta d’aiuto da parte di Oto: il villaggio doveva essere sotto attacco e richiedeva l’intervento di chunin e jonin da parte dei paesi dell’alleanza.

    “ Ma che diavolo sta succedendo?”



    La cosa stupì molto il bambino: non sapeva che Oto avesse problemi con i confini, ma soprattutto che questi fossero tanto gravi da costringerli a chiedere aiuto. Per antonomasia, Oto era quella che teneva meno all’alleanza, e questo lo si intravedeva anche dall’ultima parte della lettera: “ Oto non dimenticherà”, come se gli altri villaggi gli stessero facendo un favore ( come certamente era) piuttosto che rispondere alla richiesta di un alleato!
    Tuttavia la vera sorpresa arrivò all’ultima riga. Infatti la missiva era firmata da niente meno che dalla sua nemesi: Aloysius Diogenes Mikawa!! Un brivido freddo attraversò la schiena del ragazzo: quella situazione aveva raggiunto l’assurdo. Il bambino sentì rimontare la rabbia nel suo corpicino, alimentata dal ricordo della sua disfatta. Se fosse stato per lui, il chunin avrebbe bruciato quella lettera e lasciato che il Mikawa se la vedesse da solo! Ma rimaneva un ragazzo coscienzioso, per cui sapeva che la scelta di come agire spettava solo ai suoi superiori.
    Senza pensarci due volte, fece virare rapidamente il falco verso l’unica meta possibile: la Loggia dei Sand Scorpion.


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  6. Asgharel
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    In Cerca di un Meccanico parte I - Viaggio Verso Suna


    ~Intro - Arti Meccaniche~


    Era ormai da qualche tempo che Atasuke lavorava per drake alla sua armeria, oltre che alle mura quale suo sottoposto guardiano. Tuttavia, per quanto la lunghezza di quel rapporto di lavoro e di conoscenza potesse essere breve, Atasuke sentiva di potersi fidare del suo maestro e sapeva di poter chiedere a lui informazioni in tutta tranquillità. Un giorno infatti Atasuke prede Drake da parte nell'armeria alcuni minuti parlandogli in breve di un progetto, un progetto che aveva iniziato a ronzargli in mente. Un progetto che per il momento non sapeva come realizzare ma che poco alla volta, più migliorava come fabbro più si faceva vivido e dettagliato. Un progetto che sentiva suo e che sentiva di poter portare a termine un giorno o l'altro.
    Mentre parlavano, tuttavia, Drake mise in luce un problema a cui Atasuke non aveva posto particolare attenzione. Secondo il suo progetto infatti, quell'arma necessitava di un meccanismo, meccanismo che drake non sapeva creare e che probabilmente ben pochi a Konoha potevano saper realizzare con la dovuta maestria e precisione.
    La disquisizione tra maestro ed allievo proseguì a lungo, discutendo del progetto in se per definirne qualche dettaglio in più e per cercare di inquadrare chi o cosa poteva tornare utile ad Atasuke per poter portare a compimento quell'idea.
    Alla fine, Atasuke comprese una cosa. Se voleva portare a termine quel suo progetto, aveva bisogno di un meccanico che gli installasse un meccanismo, oppure aveva bisogno di imparare anche le arti meccaniche, e la seconda opzione era quella che lo intrigava maggiormente.

    [...]


    Giunta la sera e la fine della giornata lavorativa, Atasuke prese quindi la propria decisione organizzando il viaggio che lo avrebbe impegnato nei giorni a seguire fino nei territori di suna, luogo inospitale che non vedeva ormai da un'anno, tempo in cui vi si dovette recare per portare a termine il suo folle corso genin. Al solo pensiero si sentì riluttante a tornarvici, tuttavia quella era la via che doveva percorrere se voleva acquisire quell'altra abilità di cui aveva bisogno...

    [...]


    ~In Viaggio Verso Suna~


    Il giorno della partenza era infine giunto. Alle mura aveva avvisato dei suoi giorni di assenza mentre all'armeria si era preso qualche giorno di ferie nella speranza che quel tempo gli fosse sufficente per portare a termine il suo compito. Le razioni di cibo erano pronte e le sue armi lucide ed infoderate. Orami non gli restava che prendere la strada verso suna nella speranza che una volta giunto li riuscisse a trovare un sensei disposto ad addestrarlo come Drake era stato disposto ad insegnargli l'arte della forgiatura.

    [...]


    Passo dopo passo, Atasuke si era incamminato lungo la lunga via che collegava i due villaggi accademici. Ora dopo ora vedeva lentamente il boscoso paesaggio di Konoha, ormai ingiallito dall'autunno che già aveva preso piede, divenire sempre più giallo e rado man mano che si allontanava dal villaggio.
    Coscente dei rischi Atasuke si muoveva rapido nella speranza di coprire quelle distanze nel minor tempo possibile in modo da poter evitare eventuali imboscate da parte di nukenin o briganti. Non che i secondi lo intimidissero, tuttavia non aveva ne la voglia ne tempo da perdere in incontri di quel tipo.

    [...]


    Il tempo trascorreva lento mentre invece il paesaggio scorreva rapido sotto i passi leggeri e cadenzati del giovane genin solitario che si dirigeva a suna nella speranza di acquisire una nuova abilità. Il nero mantello che lo avvolgeva svolazzava attorno a lui sferzando nel vento e schioccando di tanto in tanto mentre lo stemma della sua casata si mostrava tonante sulla sua schiena. Gli ci sarebbero voluti circa due giorni di viaggio per raggiungere Suna con un passo normale, tuttavia decise di risparmiare quanto più tempo possibile mantenendo quel passo nettamente più sostenuto almeno fin quando non avesse incontrato il torrido caldo del deserto.

    [...]


    Era ormai calata la notte quando Atasuke raggiunse il deserto. L'orario era di certo quello migliore per poter attraversare quella landa desolata per uno come lui assolutamente non abituato a quel torrido caldo, tuttavia la tetra oscurità della notta in un ambiente a lui così ostile era una considerevole fonte di rischio.
    Il passo rallentò di molto, mentre con ancora maggior attenzione Atasuke si guardava attorno per evitare di finire preda di qualche imboscata nel deserto. Li non sapeva come muoversi e non aveva la più pallida idea di come sfruttare quell'ambiente ostile a suo vantaggio. In un certo senso si sentiva come un pesce fuor d'acqua.

    [...]


    Il suo passo comunque rimase costante per praticamente tutta la nottata, finchè alla fin fine al mattino non vide in lontananza sorgere le mura di Suna, le quali troneggiavano come montagne in quel mare sterminato di sabbia mentre alla sua sinistra spuntava un rosso sole, un caldo e rosso sole che avrebbe reso torridi i suoi successivi passi.

    [...]


    ~Sotto le Mura~


    L'alba era ormai giunta da qualche ora quando quel figuro incappucciato fece la sua comparsa in quel luogo. Una figura longilinea avvolta in quel nero mantello avanzava con passo ormai lento ed esausto. Nulla gli avrebbe evitato qualche ora di riposo al di la delle mura, tuttavia ora era giunto e dinnanzi a lui vi era solo più la lunga insenatura tra quelle montagne che creavano quella specie di difesa naturale del villaggio. I suoi passi erano silenziosi mentre le sue mani frugavano già nei suoi indumenti per recuperare al volo i documenti necessari per poter entrare nel villaggio.

    [...]


    Giunto infine dinnanzi alle possenti porte in legno del villaggio, Atasuke bussò non notando nessuno ad attenderlo o a vigilare sul cunicolo.

    «Ve ne prego, aprite, sono Atasuke Uchiha di Konoha e sono qui per questioni impellenti»


    Detto ciò Attese quindi che qualcuno dall'interno rispondesse o che qualcuno facesse la propria comparsa a controllarne le documentazioni.
     
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  7. Manu ©
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    Finalmente dopo tanto tempo Hamano era tornato sul suo trono, ovvero le mura del villaggio. Gli erano mancati i suoi uomini e le ora passate a fissare l'implacabile deserto davanti a sé. Era talmente felice da non accorgersi subito dell'arrivo di uno straniero incappucciato. Notò la persona arrivare solo quando era ormai davanti al massiccio portone del villaggio, dove disse di venire da Konoha.
    Felice come una pasqua Hamano si buttò dalle mura e con abili capriole atterrò davanti al visitatore perfettamente dritto, senza alzare neanche troppa polvere. Dalle mura si sentì qualche piccolo applauso.
    Rapidamente strappò di mano i documenti dell'uomo controllando che fossero in regola e che vi fossero tutte le firme del caso.

    Uhm, mi sembra tutto a posto. Per entrare le basterà lasciare qui qualunque arma lei possieda e poi potrà girare liberamente per il villaggio.

    Detto ciò fece un fischio, segnale per i suoi uomini di aprire il portone. Dopo qualche secondo si udì un leggero stridio metallico e poi il portone si aprì lentamente lasciando scorgere l'entrata di Suna.
    Il guardiano si fece da parte per far entrare il visitatore, tenendolo d'occhio comunque per evitare che potesse fare qualcosa di pericoloso.

     
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  8. Asgharel
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    ~Ingresso alle Mura~


    Alle parole di Atasuke rispose un giovane, il quale scese giù piroettando ed atterrando pochi metri dinnanzi a lui. Una scena certamente spettacolare, tuttavia ai suoi occhi estremamente futile, anche se qualcuno dalle mura parve apprezzare il gesto.

    °A konoha non abbiamo l'abitudine di perdere tempo i sciocchezze simili alle mura quando siamo di servizio... Ma c'è anche da dire che qui siamo a suna... ed in effetti... Quando mai ho trovato un sano di mente a suna?°


    Mentre egli pensava tra se e se, il guardiano gli strappò dalle mani i documenti per controllarli, ed infine, notando che tutto era a posto, gli chiese semplicemente di depositare tutte le armi che aveva con se.
    Atasuke fece un rapido cenno di assenso con il capo e con rapidi gesti estrasse, unda ad una, tutte le armi che aveva con se, anche quelle che generalmente tendeva a nascondere per gli attacchi a sorpresa. Per quanto non si sentisse sicuro a vagare in un luogo tanto simile ad un manicomio, quale era Suna disarmato, non aveva ne il tempo, ne la voglia di tentare di infrangere le regole, anche perchè non poteva in alcun modo sapere come venisse punita tale infrazione da quelle parti.

    [...]


    Consegnata l'ultima arma, con tono pacato chiese delle informazioni alla guardia prima di proseguire all'interno varcando i cancelli legnosi che nel frattempo si erano spalancati.

    «E questa è l'ultima... Ma prima di andare, vorrei chiedervi cortesemente un informazione... Tra le varie cose, sto cercando un meccanico, un meccanico abile disposto ad insegnare la sua arte... Tu sapresti qualcuno da indicarmi o anche solo da dove cominciare le ricerche per un meccanico? Ah, e poi se gentilmente potresti dirmi dove posso trovare una camera per riposare mi faresti un grande favore...»


    Attese quindi una risposta prima di ringraziare e proseguire oltre le mura entrando finalmente nel villaggio della sabbia.


    OT - Piccola nota tecnica: Tecnicamente io sono già in accordi in merito con Hoshi, tuttavia il mio PG tutt'ora non ha un nome, ne un volto riconosciuto come meccanico verso cui andare XD - /OT
     
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    Suna
    ..Yo!.. ATA ATA CHAN!!!..
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    Hoshi ed Haru erano tornati rapidamente dal viaggio in mezzo al deserto. Il rosso anche se poteva fare un po’ quel che voleva a Suna aveva deciso di passare per il gate per dare un saluto ad Hameno e poi accompagnare la ragazza ai suoi alloggi per salutarla prima del rientro a kiri. Giunti in prossimità delle gigantesche mura il rosso avrebbe decelerato abbassandosi di quota.

    -Oh?!.. ehi ma quello io lo conosco!!!..-


    Il rosso aveva intravvisto al gate una figura conosciuta, un suo vecchio allievo e compagno di avventura, Atasuke Uchiha il genio di Konoha, o almeno così il rosso lo aveva catalogato nella sua strana mente. Il rosso giunti a terra avrebbe sciolto la tecnica alzando un gran polverone, Haru avrebbe ritrovato subito la sabbia sotto ai piedi mentre Kigeki saltava giù assieme alla sorella per riprendere a rincorrersi. Restare li fermi a fare i caschi li aveva intorpiditi e non c’era modo migliore per sgranchirsi un po’.

    -YOOOO!!!.. EHI ATASUKE!!!.. EHI SONO QUI!!!..-


    Il Chikuma si era messo ad urlare per cogliere l’attenzione del’amico come se non ne avesse già colta molta arrivando in volo. Il rosso aveva preso Haru per la mano trascinandola con se, sembrava che le sue energie fossero infinite.

    -AHAHAHAH.. ehi Atasuke da quanto tempo?!.. che ci fai da queste parti?!..-


    Il rosso era tutto un sorriso. Appena raggiunto l’amico non si era risparmiato in qualche pacca sulla spalla, sembrava euforico come sempre. I due avevano condiviso solo una missione eppure per sembrava quasi che il rosso avesse ritrovato un amico di sempre, era semplicemente il suo modo di fare di tutti i giorni.

    -Oh che sbadato!.. le è Haru.. viene da Kiri.. pensa ha viaggiato fino a qui per apprendere l’arte della meccanica.. è un vero e proprio portento.. un genio oserei dire!..-


    Il rosso non sapeva starsene zitto, di certo il lavoro del ninja non gli si addiceva. Una nuova amicizia forse stava per nascere, di certo se falliva come ninja poteva sempre pensare di aprire una agenzia di appuntamenti per anime solitarie.



     
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  10. Asgharel
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    ~Un incontro inaspettato~


    Mentre ancora attendeva una risposta dal guardiano, le orecchie di Atasuke poterono chiaramente udire come un tonfo alle sue spalle leggermente in lontananza unito ad un soffio di vento che alzò un interessante polverone. Attratto dalla cosa Atasuke si voltò per guardarsi alle spalle incuriosito peer poi sentire una voce che non udiva ormai da quanto, un anno?

    "YOOOO!!!.. EHI ATASUKE!!!.. EHI SONO QUI!!!.. "

    °Quella voce... l'ho già sentita da qualche parte diverso tempo fa... che sia... nah, era diversa la sua voce°


    Egli meditava tra se e se su chi potesse essere quel particolare figuro, intanto l'ombra si faceva largo tra le sabbie che poco alla volta andavano diradandosi svelando infine chi fosse colui che con tanto fervore lo salutava da lontano.

    "AHAHAHAH.. ehi Atasuke da quanto tempo?!.. che ci fai da queste parti?!.. "


    Riprese l'ombra che parve trascinarsi dietro un'altra figura dai lineament almeno in apparenza più fini, forse una donna prima di divenire visibile e riconoscibile ai suoi occhi.

    °Eh? Hoshi? Cavolo, è almeno un'anno che non lo vedo in giro... E pensare che ci siam visti solo una volta... Non oso immaginare che accoglienza riserba per i grandi amici di vecchia data...°

    «Buondì Hoshi, si in effetti è da circa un'anno che non ci si vede, da quella quest con Zacaria ed Igoru, se non sbaglio... ed in effe...»

    "Oh che sbadato!.. le è Haru.. viene da Kiri.. pensa ha viaggiato fino a qui per apprendere l’arte della meccanica.. è un vero e proprio portento.. un genio oserei dire!.."


    Non ebbe tempo di terminare la sua risposta che il sunese riprese a parlare con il suo classico fervore sovralimentato presentandogli in maniera alquanto particolare la giovane ragazza che viaggiava con lui e che evidentemente era venuta a suna per lo stesso motivo.

    «Beh, che dire... Lieto di fare la tua conoscenza Haru... è interessante vedere quanto il mondo sia piccolo... In effetti anche io sono giunto pochi minuti fa qui a suna in cerca di un meccanico disposto ad insegnarmi l'arte della meccanica...»


    Disse con tono compiaciuto voltandosi completamente e proferendosi in un lieve inchino di saluto verso la giovane prima di rivolgersi nuovamente ad Hoshi.

    «Bene Hoshi... Debbo dunque dedurre che tu sappia chi possa insegnarmi l'arte della meccanica... Potresti gentilmente indicarmi la via ed un luogo dove possa riposarmi? sai com'è per arrivare stamattina presto ho marciato per il deserto tutta la notte ed ho bisogno di farmi una dormita di almeno qualche ora per riprendere un po le forze»


     
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  11. Species 8472
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    Scelte Discutibili
    .. ...


    La voce di Hoshi, dalle volte, poteva elevarsi a dei livelli irritanti, specialmente in luoghi pubblici. Era forse a causa del Bon Ton che mi piaceva tanto rispettare che non amavo alzare la voce a quel modo ma, dovendolo ammettere, era difficile che qualcuno passasse inosservato.. se Hoshi lo voleva chiamare.

    Avevo addosso ancora gli occhiali da aviatrice mezzi distrutti dall'uso improprio, pantaloni e canottiera devastante dal combattimento sulle Dune e la mia giacca sembrava un groviera dove avevano ballato la rumba settantatremila pantegane. Però mi presentai nel modo più completo possibile al giovane che Hoshi aveva salutato con tanto affetto e di cui, ammetto, mi ero praticamente disinteressa all'inizio. - Salve.. piacere mio di conoscere altri amici di Hoshi. - Una frase un pò di circostanza, ma del resto non avrei saputo fare troppi giri di parole, specie con quel torrente del rosso a farmi da sottofondo radiofonico.

    - Ehm.. cioè mi stai dicendo che sei stato così sciocco da camminare di notte in mezzo al deserto.. invece di usare una delle comodissime carovane che passano tipo ogni dieci minuti?. - Inarcai un sopracciglio lievemente sorpresa dalla demenza del gesto. - ..Senza offesa ma mi pare una cosa un po' cretina da fare. - Finsi un colpo di tosse abbastanza divertita dall'idea che qualcuno si fosse fatto il deserto come un barbone avvolto in una mantella pregando iddio per arrivare prima che sopraggiungesse la morte. - .. Ehm.. bhe c'è l'ostello dove alloggio io, costa poco e dubito che ci siano molti alberghi di lusso per le finanze dei Ninja.. -

     
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    Suna
    ..Ci pensa Haru!!!..
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    Haru era stata gentile con Atasuke anche se a modo suo, il rosso adorava quel suo modo di fare gentile e allo stesso tempo saccente. Il foglioso dal canto sue sembrava stanca e spossato almeno quanto i due che erano appena rientrati da un gita senza eguali nel bel mezzo del deserto, viaggiare per il deserto senza l’adeguata preparazione era una faticaccia e Hoshi che viveva li da sempre lo sapeva bene. Il ragazzo aveva fatto tutta quella strada perché interessato all’arte della meccanica, sembrava che i villaggi ninja si fossero messi d’accordo sul mandare i giovani genin e studenti a studiare a Suna. Il rosso in fondo ne era felice, scambiare idee e informazioni era la cosa migliore da fare per diventare sempre più forti.

    -Oh ma dai!.. anche tu sei qui per imparare a lavorare come meccanico?!.. ahahah.. che storia!..-


    Il rosso era euforico, ma non aveva tempo da dedicare anche all’amico. Molte missioni lo aspettavano e fare l’insegnante non era proprio il suo forte, aveva insegnato ad Haru per sdebitarsi delle innumerevoli volte che Shiltar gli aveva salvato la vita, ma ora proprio doveva lasciare anche se.

    -Ehi mi è venuta un’idea grandiosa!..-


    Il rosso aveva rivolto lo sguardo verso la ragazza di kiri prendendole le mani stando attento a non infastidirla dove si era fatta male. I suoi occhi verdi ora fissavano quelli della ragazza con profonda determinazione.

    -Haru ti andrebbe di insegnare tu ad Atasuke l’arte della meccanica?!.. sei un vero e proprio genio in questo mestiere e sono sicuro che Atasuke possa imparare moltissimo da te!..-


    Hoshi sembrava davvero sicuro di quello che stava dicendo. Stava dando il permesso a due sconosciuti di entrare a Suna per apprendere abilità e conoscenze uniche del suo villaggio, era quello il concetto di Accademia che il rosso aveva in testa da sempre.

    -Sentite.. mi occuperò io di tutto!.. potete venire a casa mia.. li c’è l’officina che usava mia madre per costruire e sistemare le sue marionette.. la uso io ogni tanto ma ormai è abbandonata!.. ci sono attrezzi e tutto il necessario per imparare.. che ne dite?!..-


    Se i due avessero accettato il rosso avrebbe preso la mano della ragazza imprimendo su di essa un fuuijutus con su scritto il suo indirizzo. Haru non doveva preoccuparsi la scritta sarebbe scomparsa dopo qualche ora. I due avrebbero avuto il tempo di conoscersi, darsi una sistemata e poi ricominciare a lavorare. La casa di Hoshi era aperta a tutti per quel che gli importava, se poteva essere di aiuto lo faceva ben volentieri.

    -Ok.. io vado avanti allora!.. a casa mia.. tra.. mmh.. diciamo due ore?!.. andate all’indirizzo scritto li e dite pure che vi ho mandato io.. ecco portatevi dietro loro così capiranno che sono stato io!!!..-


    Il rosso avrebbe agguantato le due pesti di fennec appoggiandole in testa ad Atasuke e Haru, i due volpini erano stremati e non avrebbero fatto resistenza restando li a rilassarsi tra i capelli dei due. Il rosso fatto un gran sorriso li avrebbe quindi salutati scatenando una potente folata di vento che lo avrebbe fatto schizzare via a velocità pazzesca verso il villaggio.

    -DITE AD HAMANO DI LASCIARVI PASSARE AL GATE!!!.. CIAOOOOOO!!!-


    Andato. Il rosso sarebbe sparito lasciando i due al loro destino con i suoi amati fennec pestiferi al seguito.


     
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  13. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Abbiamo trovato un maestro, pardon una Maestra~


    Come di consueto, Hoshi reagì con euforia alle parole di Atasuke. Per qaunto si fossero conosciuti un'anno fa vedendosi solo una volta lungo una missione, in cui il relativo rapporto di conoscenza era durato complessivamente nemmeno metà giornata, Atasuke pareva quasi conoscerlo alla perfezione nel suo modo di fare a dir poco eccentrico ed esagerato.
    D'altro canto, la fredda kiriana si era dimostrata molto meno amichevole, ma di certo molto più saccente ed Atasuke non potè non rispondere alle opinioni della stessa anticipando le parole con un cenno di stizza del sopracciglio ed uno sbuffo quasi annoiato.

    «In effetti può parerti sciocco, tuttavia le carovane sono troppo lente per i miei gusti, inoltre è la fretta ad avermi spinto a giungere a suna a piedi, dacchè ho impellente necessità di apprendere l'arte della meccanica e visto che potevo risparmiare almeno un giorno di marcia muovendomi a piedi, ho preferito farlo»


    Di li in poi, tutto parve quasi degenerare nel folle, come d'altronde era solito fare Hoshi in qualunque situazione lo avesse incontrato. Dapprima decise che la Kiriana sarebbe stata la sua sensei, ed Atasuke, per quanto non fosse estremamente gioioso della cosa dato il "non ottimo inizio" non potè in alcun modo rifiutare quell'offerta. In fondo, apprendere quell'abilità aveva un importanza ben superiore ad eventuali attriti con la kiriana.

    «Beh, se tu proprio non puoi ed anche lei è d'accordo, per me va bene»


    Si voltò quindi a fissare la giovane in attesa di una sua risposta, poi come un lampo Hoshi scomparve correndo via, sospinto da una folata di vento al di là dei cancelli già aperti in precedenza dalla guardia mentre i due volpini erano rimasti con loro a sonnecchiare sulle loro teste.

    °Ma che diavolo... Come diavolo è andata a finire in questo modo questa storia? Suvvia, ok che Hoshi è fuori, ma...°


    Atasuke cercò di giustificare la serie di eventi per alcuni attimi prima di riprendersi.

    «Bene Haru... Vogliamo andare? Intanto mi indicheresti la strada verso l'ostello di cui parlavi? dato che abbiamo due ore pensavo che farmi almeno un'oretta di sonno poteva essere utile prima di iniziare con l'addestramento»


    Seguì quindi la giovane oltre i cancelli salutando la guardia che era rimasta a vedere quella scena e che Hoshi evidentemente neppure aveva notato in tutto quel trambusto...

    [...]

    La giocata prosegue Qui!




    Edited by Asgharel - 30/10/2012, 22:52
     
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  14. § Shu §
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    La morte di Sakura

    { Villaggio di Suna
    Due Mesi dopo la conclusione del corso genin }


    Ero quasi arrivato alle mura. Ci avevo messo molto a decidermi, ma in effetti era la scelta migliore. Sakura era morta da ormai quasi un mese e dovevo reagire. Tutto a Suna mi ricordava quella piccola e dolce bambina. Tutto a Suna mi ricordava il maledetto sorriso di Agashi quando mi aveva dato la notizia. Dovevo lasciare momentaneamente il villaggio, recuperare le mie forze mentali. Mi ero sfogato negli allenamenti, sfruttando la rabbia per cercare di dimenticare. Ma non ci ero riuscito. Avevo creato una sola opera in tutto questo tempo. Un'opera che avevo promesso di consegnare ad una persona speciale. Una scusa come un'altra per lasciare il villaggio per qualche tempo.

    Non avevo intenzione di abbandonare Suna per sempre, avevo solo bisogno di una pausa di riflessione.

    Ma cosa mi aveva trasformato da uno dei ninja più sorridenti e solari di sempre in quest'essere di tristezza e rassegnazione?

    [... Due mesi prima, di ritorno dal corso genin in accademia ...]



    Entrai a casa ed accesi la luce. Non mi sorpresi di trovare in quel luogo una figura umana, seduta sul tavolo della cucina. Sapevo già che si trattava di Agashi.

    Allora?

    per tutta risposta gli scagliai addosso un oggetto, che sarebbe finito sul tavolo. Si trattava di un coprifronte del villaggio della sabbia.

    Quindi ce l'hai fatta, sei diventato genin. Com'è stato? Quella lettera mi aveva fatto preoccupare.

    - Non parlo coi pupazzi. Se ti va di discutere vieni fuori. -



    L'uomo sarebbe uscito da dietro un muro, mentre la marionetta seduta sul tavolo si sarebbe dissolta in una nuvola di fumo.

    Meglio così? Allora, raccontami un po' di questo corso genin...

    - Niente di interessante, a parte la ragazza che si è cavata gli occhi. Giusto una scampagnata in un bosco in compagnia di tre fogliosi.

    Piuttosto parlami di Sakura. Siete riusciti a combinare qualcosa... -



    Già Sakura... la piccolina che ti sta tanto a cuore... vedi... abbiamo provato una cura sperimentale, e non ha funzionato

    Uno sguardo di terrore avrebbe colpito Agashi

    - Non sarà... -



    Non ancora... ma si parla di giorni.

    Mi misi a piangere. Non era giusto. Dannata cura. Ma...

    - Aspetta un attimo. Hai detto una cura sperimentale... che cosa le hai dato? -



    Ma niente, un composto di mia invenzione... doveva trovare la parte malata ed ucciderla. Tutto apposto, ha funzionato. Peccato che avesse tessuto malato in metà dei suoi organi interni e quindi...

    - Quindi l'hai uccisa, bastardo! -



    Mi sarei scagliato addosso a lui, colpendolo con un possente pugno al volto. Non ero più uno scricciolo di artista. Ero uno shinobi, un guerriero. Il pugno avrebbe fatto crollare la maschera. Era un'altra marionetta che nuovamente si sarebbe dissolta in una nuvola.

    - Maledetto assassino! Te la farò pagare! Per tutto quanto! E scordati che io venga da te ad imparare le tue tecniche! La tua arte morirà con te, Agashi! Mi hai sentito? Vattene! -



    Quanta emozione per una ragazzina. Non hai capito che ti ho fatto un favore? Quella bambina era un punto debole... le emozioni ti rendono più debole, più vulnerabile. Devi essere senza emozioni per diventare un vero ninja. Dovresti ringraziarmi, e lo farai non appena capirai. Resta pure in questa casa, è tua. Prima o poi verrai da me, figliolo. Fosse anche per uccidermi. E allora i miei piani giungeranno a compimento.

    Non sentii più nulla. Corsi fuori, nel buio, diretto all'ospedale. Non poteva essere vero. Non ci credevo. Non appena entrai il portinaio del turno di notte, che mi conosceva mi fermò. E mi disse che gli dispiaceva. Che non potevano fare nulla, e che sarei dovuto tornare l'indomani. Era troppo tardi per le visite, e Sakura stava già dormendo.

    Mi aspettava un periodo di inferno in terra.


    [... oggi ...]



    Dovevo staccare. Non mi sentivo più me stesso. Giunto alle mura mi sarei registrato e avrei dichiarato la mia destinazione: Konoha.

    Tutti gli altri ninja che conoscevo erano di konoha. Forse avrei incontrato Emiko, Shizuka o Zacaria. Avevo bisogno di un amico, e di aria nuova.

    Suna mi stava diventando insopportabile. Vedevo quei due volti ovunque. Erano due mesi che non avevo pace. Sakura ci mise quasi un mese ad andarsene, a riprova che il suo corpicino conteneva uno spirito degno del miglior guerriero. La seppellii nel cimitero di Suna, in una piccola tomba che visitavo quasi ogni giorno, quando la rabbia e la depressione me lo permettevano.

    Tornerò Suna, per mantenere la mia promessa. Ti proteggerò Suna. E non permetterò che quel bastardo di Agashi possa continuare con queste mostruosità. L'avrei fermato.

    Questo non è un addio, Suna, ma un arrivederci.



    OT

    Data la mancanza dei topic appositi posto qui per dire che viaggerò verso Konoha, per cercare i membri del team 35.

    E' possibile che dopo Konoha io viaggi in altri villaggi, in particolare ad Oto.

    /OT
     
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    L'arrivo del Rosso



    Quel giorno non infuriava nessuna tempesta di sabbia, ma c'era molto vento. Il deserto ardeva come al solito, anche se erano passate solo due ore dall'alba. Si poteva scorgere in lontananza una figura dirigersi verso l'entrata del villaggio. Camminava con molta tranquillità, sembrava non avere per nulla fretta. La guardia aveva visto questa figura che si stava avvicinando e l'attendeva. Era lì per fare il suo lavoro. Nel villaggio della sabbia la diffidenza era all'ordine del giorno, e delle guardie messe a lì dove c'era l'unica entrata era forse la cosa più palese che potesse accadere. La persona che stava arrivando era tutta coperta, e teneva le testa bassa, in modo tale che non gli si potessero vedere neanche gli occhi dall'unico spazio non protetto dai suoi vestiti. Venne fermato dalla guardia.

    Altolà. Dichiara chi sei e perché sei qui.


    Guardandolo bene quella figurava sembrava avere la corporatura di un ragazzo abbastanza giovane, ma il fatto che fosse tutto coperto portava il guardiano a esaltare la diffidenza tipica nel villaggio. Quel giovane non proferì parola, infilò una mano in tasca e consegnò un foglietto ripiegato al guardiano, che lo prese rapidamente, lo aprì e gli diede una rapida occhiata.

    Qui dice che sei Akarai Kiiro, vieni dal villaggio che sta sulle montagne qui vicino. E' un permesso per venire ad abitare qui e iscriverti all'accademia. Quindi sei un aspirante shinobi eh?


    Intanto si avvicinò un'altra guardia.

    Mostrati e fa vedere chi sei veramente.


    Il piano di Akarai era letteralmente andato a puttane. Non ci contava molto, ma almeno ci aveva sperato. La sua intenzione era quella di essere una figura che passa inosservata, non voleva disturbare nessuno e soprattutto essere etichettato. Con molta calma si tolse tutto quello che aveva a coprire la testa: i suoi rossi capelli furono la prima cosa a vedere la luce, un raro tratto distintivo di alcuni abitanti del paese del vento. Una volta tolto tutto alzò lo sguardo e i suoi occhi di colore diverso fecero subito scalpore. La prima guardia, quella che l'aveva fermato, si mise in posizione e tirò fuori un kunai.

    Cosa sei un demone? Che razza di occhi sono quelli?


    Ancora una volta era stato etichettato come diverso. Oltre al colore, quello che faceva più scalpore era la pupilla molto simile a quella di una bestia, di un rettile. E questo aveva da sempre creato la diceria che fosse posseduto da un demone. L'altra guardia che era sopraggiunta da pochi secondi rimase abbastanza stupita, ma non ebbe la stessa reazione del collega, anzi cercò di fermare il collega agitato facendo un gesto con la mano. Poi prese il foglio che Akarai aveva consegnato.

    Interessante. Possiamo stare tranquilli, mia madre che vive in quel villaggio mi aveva parlato di un ragazzo con degli occhi stranissimi e che mettevano paura. Da quello che so non ha mai portato guai.


    A sentire questo il giovane shinobi si sentì subito meglio e più rilassato. Tirò un sospiro di sollievo, ma non era ancora finita.

    Ragazzo, però sappi che ti teniamo d'occhio. Se sei una spia, un posseduto o qualsiasi altra cosa verrai ucciso e lasciato a marcire.


    Lo sguardo di Akarai palesava il suo stato d'animo. Si poteva capire che quel che stava pensando era “siamo alle solite”. Si ricoprì il volto abbastanza velocemente, e poi riprese il foglietto con i suoi permessi.

    Posso andare adesso?


    I guardiani fecero cenno di aprire il grande portone di legno e lo fecero passare, guardandolo come se fosse un furfante. Una sensazione di oppressione era calata sul giovane che, mentre attraversava la porta, sottovoce commentò:

    ovunque vado non cambia mai niente.





    CITAZIONE
    OT Poi concludo nella sezione delle residenze, se non oggi domani o al massimo martedì. /OT
     
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