[Accesso] L'entrata di Suna

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    Ristrutturare
    Mura di Suna


    Guardando il suo amico Iga, Hohenheim vide tanti sentimenti contrastanti. Da una parte, percepiva la voglia di Hamano di riprendere in mano la sua vita, e di essere al livello delle aspettative che il chunin stava creando intorno a lui. Dall'altra, percepiva che ancora gli mancava qualcosa. Forse per la sua condizione o forse per la vergogna di essersi ridotto all'ombra di sè stesso, Hamano sembrava mancare la forza necessaria a rimettersi definitivamente. Vederlo in quello stato lo faceva star male e lo faceva arrabbiare. Ma tutto quello che gli doveva dire era stato detto. Hamano gli avrebbe chiesto tempo e tempo avrebbe avuto. Questo, tuttavia, non lo avrebbe esentato dai suoi doveri. Le mura ed i guardiani erano di sua competenza, e quello era un incarico fin troppo importante all'interno del villaggio perchè qualcuno potesse fallire.Ma io ho fiducia in quello che puoi fare Hamano... pensò tra sè e sè l'artista dell'argilla esplosiva.

    La discussione non si protrasse a lungo ma fu molto proficua. Che se ne volesse dire, Hamano aveva fornito in pochi secondi i dati sufficienti e i luoghi più critici per la ricostruzione, quindi non ci era voluto molto a stabilire come agire. Avendo il denaro ed un buon piano in mente, Hohenheim non dubitava che tutta quella faccenda si sarebbe risolta in tempi brevi e nel migliore dei modi. A quanto pareva, furono proprio i soldi a dare una consistente spinta alla determinazione dell'Iga.Non l'avrei mai detto... Il chunin non sapeva esattamente come interpretare quella reazione, perchè dal momento che l'Iga posò i suoi occhi sul denaro, qualcosa dentro di lui si sciolse fino a portargli le lacrime agli occhi. Leggermente confuso, Hohenheim vide tornare la terminazione nelle parole del chunin suo compagno. Vedendo l'espressione del volto di Hamano, il suo viso si aprì in un sorriso bonario. In fin dei conti poco importava cosa avesse scatenato quella reazione. La cosa importante era che Hamano si stesse rimettendo in pista e che le mura sarebbero ritornate come nuove in poco tempo.

    Bene! Credo che qui abbiamo concluso. Hamano non ti voglio rubare altro tempo: sicuramente avrai molto da lavorare. Però quando hai finito perchè non passi da casa? Possiamo bere qualcosa e chiacchierare un po'..se ti va.Rivolgendosi a Ryoshi invece disse:Bel lavoro oggi Ryoshi, come sempre il tuo aiuto è stato importante! Mi aspetto di vederti ai corsi, mi raccomando. Detto questo salutò i suoi compagni di villaggio ed iniziò a scendere le scale che portavano nella parte interna di Suna. Questa volta nessuna creatura volante per il giovane chunin. Ogni tanto era bello sentirsi avvolgere dall'abbraccio di quello splendido villaggio camminando per le sue strade, invece di volarci sopra.
     
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    Dracarys

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    Per un istante le sembrò che lo shinobi fosse sorpreso quando nominò il nome di Haruki, ma probabilmente si trattava semplicemente della sua impressione: in realtà non sapeva molto del genin, se non che le sarebbe stato accanto per tutta la durata della missione. Per quanto avrebbe preferito sistemare quella situazione da sola senza esterni al clan si rendeva però conto di quanto in quel caso una guida le fosse indispensabile. Da sola nel deserto non sarebbe sopravvissuta più di qualche giorno probabilmente, assolutamente non abituata all'ambiente ed a quel tipo di clima. Ancora una volta si stupiva di come un villaggio potesse essere sorto in un ambiente così arido. Non si stupiva del fatto che Shinichi fosse venuto alla foglia in visita, il clima era decisamente più piacevole!

    Fortunatamente sembrava che l'amministrazione del villaggio avesse già sistemato ogni cosa, ed avesse anche avvisato i guardiani stessi del suo arrivo. Non aveebbe saputo come fare per convincere diversamente il ninja davanti a lei, e l'idea di dover tornare indietro per il deserto appena arrivata, da sola e con le scorte quasi finite la preoccupava non poco.
    Quando il ragazzo infine si presentò rispose con un sorriso alle sue parole E' un piacere conoscerti, Shunsui. E grazie per le indicazioni, è la prima volta che vengo a Suna ma non dovrebbe essere troppo difficile trovare il palazzo del Kazekage, immagino sia l'edificio più imponente della città, perlomeno da noi è così. Ecco a te le mie armi, tenetele con cura disse per poi depositare davanti a lui tutte le sue armi, perlopiù da lancio come kunai e shuriken, e la sua wakizashi. Si sentiva un po' a disagio senza, ma d'altronde la missione che doveva svolgere non era all'interno delle mura. Aspettò che il ragazzo fosse sicuro che non nascondesse nulla, e nel caso avrebbe permesso allo stesso di perquisirla per ulteriore sicurezza, anche se non avrebbe reagito di buon grado se avesse approfittato della sua posizione e del suo compito per andare a toccare punti che non era il caso di toccare.
    Quando tutto fu sistemato ed ebbe il via libera per passare fece un leggero inchino Grazie, ed a presto! esclamò, per poi avviarsi verso l'entrata del villaggio, curiosa come mai prima. Voleva davvero vedere come fosse organizzato un villaggio diverso dal suo!



     
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    Le sue Visioni non sbagliavano mai. A volte capitava che Haruki interpretasse malamente i segni, ma quei brevi momenti in cui gli era concesso di guardare oltre al presente contenevano sempre importanti verità. Pertanto, sapeva che qualcosa stava arrivando e che avrebbe portato grandi rivelazioni, tuttavia non si aspettava che succedesse così presto. Una guerra? Un Demone in libertà? Di nuovo i Kijin? Cosa aveva portato Febh Yakushi, Amministratore di Oto, e Akira Hozuki, capo dei corpi speciali di Kiri, a visitare contemporaneamente Suna? Questo sfortunatamente gli era ancora ignoto, ma i presagi non lasciavano intendere nulla di buono. Inoltre, anche in assenza di quei doni divini, l'apparizione di quei due individui avrebbe fatto sospettare chiunque fosse dotato di buon senso. Conscio di tutto ciò, non appena l'attendente l'aveva avvisato di quanto era successo alle mura, Haruki si era immediatamente diretto verso l'ingresso principale, abbandonato i suoi doveri amministrativi. Il fatto che due personalità tanto influenti si fossero presentate a Suna senza alcun preavviso l'aveva irritato, poiché non avrebbe avuto il tempo per organizzare le formalità necessarie quando si ospitano alti funzionari stranieri. Quantomeno lo rincuorò il fatto che non fossero arrivati durante una delle sue sessioni di preghiera. Anche se la presenza del Rokubi aveva incredibilmente accelerato le sue capacità rigenerative, Haruki avrebbe comunque rischiato di doverli incontrare grondante di sangue. Infatti, per compensare quel potere, aveva preso a flagellarsi con intensità molto maggiore. Sfortunatamente, aveva dovuto arrendersi all'idea che niente sarebbe stato come prima: le nuove cicatrici sparivano in pochi giorni, privandolo di uno dei pochi piaceri che era solito concedersi. Il monaco rosso, infatti, provava grande gioia e orgoglio nel toccare i molti marchi presenti sulla sua pelle, ripercorrendo con la memoria le numerose prove che aveva affrontato e superato. Quel giorno, mentre percorreva le strade del Villaggio alla massima velocità, le sue dita avevano raggiunto un segno circolare presente poco sopra il polso destro. Piombo fuso. Anche se erano passati ormai molti anni da quando era stato sottoposto a quel supplizio, Haruki lo ricordava come se fosse successo il giorno prima.


    In lontananza, i presenti non avrebbero visto che una macchia rossa muoversi verso di loro. L'ampio abito monastico che indossava per l'occasione copriva totalmente il corpo di Haruki, lasciando scoperti solo mani, piedi e capo. Come sempre, il suo volto era nascosto da un drappo nero, su cui era ben visibile un simbolo rosso, che rappresentava il suo ruolo all'interno della gerarchia del Tempio. Giunto sulle mura, per prima cosa si rivolse a Hamano e Shunsui, che gli avevano fatto la cortesia di avvisarlo immediatamente. Vi ringrazio per il vostro servizio, Guardiani. Poi, si piegò in un breve inchino verso i due ospiti. Conclusa quella formalità, non restava che passare alle parole. Il tono della sua voce, lento ed inespressivo, unito alla rigidità dei suoi modi e alla sfarzosità delle sue vesti, avrebbe contribuito a dare l'impressione di trovarsi difronte ad un burocrate consumato. In qualità di membro del Consiglio di Suna, io, Haruki Miyazawa, monaco della Fiamma e rappresentante del clan Chikuma, vi do il benvenuto a Suna. Avresti dovuto aggiungere "Portatore dell'illustrissimo e nobilissimo Rokubi". Fa' sempre un grande effetto menzionare la nostra presenza ai mortali. Suggerì l'enorme lumaca dalle profondità della sua prigione. Il rosso, come spesso succedeva, si limitò ad ignorarla, procedendo con quanto doveva fare. Spero non ci biasimerete se non siete stati accolti con i dovuti onori, ma nessuno ci avvisati del vostro arrivo. Puntualizzò, sperando che i due capissero quanto fastidioso fosse quel comportamento. Ora, se vorrete seguirmi fino al Palazzo del Kazegake, sono disponibile ad ascoltare le ragioni della vostra visita e ad aiutarvi ad ottenere tutto ciò di cui avete bisogno. Sperava che nessuno dei due protestasse, ma considerate le sue precedenti esperienze con ninja di alto rango, il monaco era pronto a qualsiasi capriccio. Ovviamente, come immagino vi avranno già spiegato i Guardiani, è necessario che lasciate qui tutte le vostre armi prima di proseguire verso il villaggio. In silenzio, le mani raccolte in grembo, avrebbe atteso una risposta.
     
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    Mura di Suna


    Il piacere è mio, KairiRispose alla ragazza che adesso le rivolgeva un sorriso radioso. Il popolo di Suna era rinomato per la durezza della sua popolazione. Come ricordava la fontana priva di acqua al centro del Villaggio: il deserto è un posto aspro, e così lo sono i sunesi. Tuttavia, vedendo la reazione della ragazza, Shunsui era contento di non aver fatto passare lo stereotipo attraverso i suoi modi. Chiaramente, in un contesto lavorativo come quello in cui si trovava, non si poteva permettere di socializzare oltre quello che si sarebbe potuto ritenere semplice cordialità con la ragazza. Perciò, osservo in silenzio che Kairi depositasse tutte le sue armi di fronte a lui. Kunai, shuriken ed una wakizashi.... questa ragazza è un genin come me... Per un controllo finale, Shunsui chiamò un'attendente donna, che effettuò una breve ma precisa perquisizione corporale. Quando la donna si ritirò, con un cenno di assenso. Shunsui avrebbe finalmente dato il suo benestare a Kairi per entrare nel Villaggio.Ehehe più o meno è così anche qui... a presto! Così dicendo fece aprire il grande portone che divideva il deserto dell'Anauroch dal villaggio della Sabbia. Vedendo sfilare la ragazza attraverso le sue porte, Shunsui si congratulò mentalmente con sè stesso per la buona riuscita del suo compito. Sebbene l'incarico di per sè fosse banale, quella era la prima volta che garantiva l'accesso al Villaggio ad un ninja straniero senza supervisione. E le prime volte, come si sa, non si dimenticano.
     
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    Il Villaggio delle Vedove


    Per qualche misteriosa congiuntura cosmica nessuno maleinterpretò le parole di Febh Yakushi, evento che sarebbe anche potuto finire negli annali se non fosse che l'otese non aveva mai realmente compreso che la gente fraintendeva le sue pessime scelte di termini. Ad ogni modo il Kiriano sembrava conoscerlo, mentre evidentemente a Febh non era rimasto particolarmente impresso l'accompagnatore del Mizukage nel loro precedente incontro, mesi prima, a Villa Yakushi. Err...tu sei...Bakira? Si divincolò dalla mano dell'altro senza grossi problemi, guardandolo abbastanza storto. Non so se siamo abbastanza in confidenza da vederti stramazzare ubriaco in un bar, sai? Disse con cautela, mentre qualcuno si avvicinava al posto del Guardiano, forse avvisato da Hamano, che in effetti conosceva lo Yakushi e probabilmente lo aveva identificato dalla voce. E comunque se c'è un nuovo nato dovrò mandargli qualcosa...magari una bella culla coi Kunai appesi sopra il pupo! Battè le mani. Così se qualcuno prova a rapirlo ci sono armi pronte all'uso e il bambino intanto si diverte a guardarli...potrei farli tutti colorati e sbrilluccicosi. Non aveva contemplato l'idea che appendere con un filo delle armi potenzialmente letali sopra un neonato poteva essere lievemente pericoloso.

    L'arrivo della macchia rossa, veloce per gli standard di un genin ma decisamente standard per uno del calibro dell'Amministratore di Oto, interruppe quei pensieri idilliaci, atterrando davanti all'ingresso mentre i Guardiani si facevano indietro. Doveva essere un pezzo grosso, anche se decisamente era un volto mai visto...anche perchè era coperto da una specie di velo. Diede loro il benvenuto a Suna, ma ottenne solo un sopracciglio inarcato da parte di Febh. Ehm...grazie e....ehm...condoglianze? Intendo...non vorrei fare una figuraccia ma tra abito elegante e velo da vedova immagino che fossi a un funerale, giusto, signor Haruki Miyazawa? Direi che possiamo darci del tu essendo entrambi Amministratori. Decise di sua sponte, incrociando le braccia e guardando ancora incuriosito le strane vesti dell'altro. E comunque non servono onori o fanfara, sono qui per questioni squisitamente personali: una visita a un vecchio amico, un incarico per un'altro e qualche sparring partner per finire di sviluppare uno stile di lotta...non ci sono veri e propri spadaccini dalle mie parti. Fece spallucce, tralasciando il fatto che avrebbe potuto andare dal bestione di Konoha per tirare qualche colpo di spada, ma probabilmente la avrebbero finita per darsele di santa ragione invece che approfondire i dettagli della questione.

    Quindi di andare dal Kazekage me ne frega poco, vado direttamente da Hoshi, non penso lo abbiate eletto, no? Poi la questione delle armi alla quale alzò gli occhi al cielo. Certo, come no...ma perchè avete tutti questa fissazione? Cioè, sto entrando per imparare a usare meglio le mie armi e secondo te dovrei consegnarle? Che poi sono di fattura otese e non penso sia il caso di lasciarle a chicchessìa. Senza offesa, Hamano. Fece un cenno di mano al Guardiano. Inoltre...ok, io e te non ci conosciamo, Haruki, ma Hoshi sa benissimo che anche da disarmato posso radere al suolo mezzo villaggio in pochi minuti, quindi a che pro fare tutte queste storie? Per inciso, le due armi più preziose (Kaiten-to e la Snake Sword) non erano visibili, avendole stoccate con cautela nei tatuaggi da richiamo sui polsi, coperti dalle lunghe maniche, e di visibile aveva solo dei Kunai, quindi poteva comunque contrabbandarle all'interno senza troppi problemi, ma voleva principalmente far presente il suo punto.

    Quindi che dici? Lasciamo perdere la faccenda armi? Allargò le braccia con quello che nella sua testa doveva essere un sorriso conciliante.
     
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    Monaci Cercasi

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    Non so cosa stava accadendo a Suna, ma lo strampalato arrivo dei due ninja stranieri sembrava essere diventato quasi un caso di villaggio.
    Avevo appena lasciato la mia katana al povero guardiano di turno quando, dalle retrovie, apparve l'uomo meno simpatico al mondo: Haruki.
    Lasciai cascare le braccia lungo i fianchi. Bakira mi ci chiama Meika: basta Akira! Parlai, senza troppo entusiasmo. Che ansia, mamma mia... Parlai, neanche troppo a bassa voce, quando il monaco cieco incominciò ad avviarsi verso me e Febh. Non avevo niente contro il ninja di Suna, ma di sicuro non era uno di quelli con cui mi sarei avventurato per una serata di baldoria e festeggiamenti.
    Sempre se questo si fosse mai divertito in vita sua.
    O che avesse mai bevuta una birra.
    Dubitai perfino del fatto che mangiasse, di tanto in tanto.
    Pss... Diedi un piccolo colpo di gomito a Febh, sussurrandogli. Questo è di una noia disumana! Stai attento! Cercai di avvertire l'amministratore di Oto del pericolo imminente.
    E questo si dimostrò tale, iniziando un, per l'appunto, noiosissimo discorso introduttivo su quanto fosse fantastica la sua figura di tuttofare all'interno del villaggio e di quanto la sua persona potesse, o volesse, fare da tramite per i nostri affari personali. Per mia fortuna, ci pensò il buon Febh a rispondere al genin di Suna, di quanto una visita al palazzo dell'amministrazione potesse essere, completamente, inutile.
    Sempre per mia fortuna mi resi conto di non essere l'unico ad aver fatto pessime figure con il monaco cieco. Mi venne naturale abbozzare ad un sorriso, ma stroncai sul nascere la risatina per non rievocare più spiacevoli ricordi.
    Non è che ha tutti i torti, eh... Haruki... Dopo essermi ricomposto ed aver ascoltato tutte le parole di Febh, incominciai a parlare. Per quanto mi riguarda le armi, già consegnate tutte. Per quel che riguarda gli affari, bè, di sicuro no ha niente a che fare con quell'enorme vaso in argilla secca che avete al centro del villaggio. Feci spallucce. Devo parlare con Hoshi, questo è quanto basta... Anzi, se proprio vuoi essere utile sai dove posso trovarlo? Senza offesa eh! Allargai le braccia. Se abbiamo finito con tutte queste questioni burocratiche, io andrei. La mia presenza in questo forno non si prolungherà troppo, non temete. Spero di poter ripartire già domani, quindi ho già perso abbastanza tempo qui davanti. Incrociai le braccia, quasi infastidito per tutte quelle inutili storie.
     
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    Primi confronti





    Forse Hamano se lo meritava.
    In fondo aveva praticamente abbandonato tutto il suo lavoro a causa dei suoi problemi, quindi ci poteva stare che al suo ritorno non fosse tutto rose e fiori.
    Oppure era incredibilmente sfortunato.
    Anche perché come si potrebbe definire quella situazione? Un tizio scende da un drago per entrare nel villaggio, in più ci si aggiunge un altro tizio, a cavallo di un camaleonte gigante, che arriva parla, a raffica, dice cose che Hamano non era sicuro di aver interpretato bene e pretende di entrare nel villaggio per fare cose non chiare.
    Incredibile come il sole del deserto potesse far impazzire persone a quel livello.
    Insieme ad Hamano c'era Sunshui, tecnicamente un suo sottoposto ma che l'Iga non poteva fare a meno di considerare un suo pari, anche perché prese rapidamente il polso della situazione mentre Hamano cercava ancora di raccapezzarsi in mezzo a quella strana situazione dove due tizi a lui sconosciuti cercavano di entrare a Suna.
    Il ragazzo mandò a chiamare il consigliere di Suna che non tardò molto ad arrivare e subito continuò quello che Hamano aveva iniziato, ovvero, con fare diplomatico, chiedere agli stranieri che diavolo ci facevano qui e che se proprio volevano passare l'ingresso di Suna dovevano per forza lasciare le loro armi all'ingresso perché se no finisce tutto a mani in faccia.
    Gran bella cosa la diplomazia.
    Durante il colloquio tra il consigliere e gli stranieri Hamano scoprì alcune cose, ovvero che uno degli stranieri era amministratore di Oto, di conseguenza una figura di certo spicco, e scoprì che entrambi cercavano il suo amico Hoshi.
    Il fatto che il turbine rosso fosse cercato da persone di altri villaggi che lo consideravano suo amico non stupì Hamano, in fondo Hoshi era uno incredibilmente carismatico, però lo sorprendeva il peso delle amicizie che era riuscito a farsi.
    Hamano continuava ad osservare la discussione stando all'erta, tenendo la sua unica mano nelle vicinanze della sua nodaichi pronto ad intervenire al minimo segnale di pericolo, anche se sembrava che nessuno fosse intenzionato a creare effettivamente dei problemi. Volevano solo rompere le balle.
    Vedendo l'andazzo della situazione Hamano si avvicinò all'amministratore di Suna.
    - Possiamo giungere ad un accordo. Signor Yakushi, lei può consegnarmi le sue armi nel tragitto dove la accompagnerò ad incontrare Hoshi. Ho idea di dove si possa trovare in questo momento, in questo modo, la lascerò in sua custodia. Se Hoshi reputa che non ci siano problemi a lasciarle le sue armi non obietterò e gliele riconsegnerò senza fiatare.- poi si rivolse all'altro richiedente ingresso - Ovviamente questo discorso vale anche per lei, se lei è amico di Hoshi non ho problemi a portarvi da lui e vedere cosa ne pensa.-
    Finito il suo discorso guardò l'amministratore sunese. - Le può andare questa soluzione? Giuro che farò in modo che non ci siano problemi di alcun tipo durante il tempo in cui li avrò in custodia.-

     
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    Come previsto, Haruki avrebbe dovuto affrontare i capricci di quelle persone. A turbarlo fu solamente il rifiuto a seguire il protocollo espresso dall'Amministratore di Oto, non lo sciocco commento sul suo vestiario. La sua mancanza di senso dell'umorismo e la sua capacità di prendere tutto decisamente troppo l'avevano infatti spinto a pensare che si trattasse di un vero tentativo di mostrare rispetto, fallito a causa delle differenze culturali che separavano i loro villaggi. La ringrazio, ma non sono vestito a lutto. Questi abiti simboleggiano l'Ordine a cui appartengo. Il velo è necessario per coprire i miei occhi. Il tono della sua voce, esattamente come la sua postura, non avrebbero tradito alcun sentimento, risultando del tutto invariati rispetto a quando era comparso sulle mura. Difronte alla richiesta di abbandonare le formalità, Haruki dovette rispondere con un diniego. Temo non sia possibile, tuttavia, in virtù dell'amicizia che la lega al mio Sensei, potrà riferirsi a me come le compiace.

    Ignorò totalmente il giudizio espresso dall'Hozuki sul Palazzo del Kazegake, limitandosi a registrare il fatto che aveva seguito le leggi vigenti a Suna. Ottimo, sarò lieto di indicarle la strada per la residenza del clan Chikuma. Sono sicuro che è là che potremmo trovare Hoshikuzu. Era già a conoscenza dei suoi modi da zotico, quindi, vedere che una persona con un ruolo tanto importante parlasse in modo così volgare non fu per lui una sorpresa. Inoltre, le sue esperienza passate, in particolare il suo incontro con la "Principessa" Kobayashi, gli avevano reso evidente quanto inutile fosse cercare di correggere quei vizi con le sole parole e la forza degli argomenti. Il dolore era l'unica lingua che persone del genere potevano comprendere, ma non era né nella posizione né nelle condizioni di esprimersi in tale linguaggio. Dopo aver risposto al Kiriano, Haruki tornò a rivolgersi all'amministratore del Villaggio del Suono. Aveva trovato estremamente inopportuno il suo voler insistere a non consegnare tutto il suo equipaggiamento e, se Hamano non fosse intervenuto, avrebbe sicuramente insistito perché obbedisse. Non gli interessava sapere quanto fosse forte o quanti danni potesse fare: nemmeno Febh Yakushi di Oto era al disopra della Legge. Se possibile, preferirei che lasciasse tutte le sue armi qui. Né il suo rango né il suo rapporto con Hoshikuzu la esulano dall'obbedire alle norme di questo Villaggio. Tuttavia, se ritiene necessario averle per le commissioni che l'hanno portata a Suna, in nome dell'alleanza che lega i nostri villaggi, le sarà concesso il privilegio di poter usufruire del compromesso propostole da Hamano. Ovviamente, non avrebbe lasciato che il Guardiano li accompagnasse da solo fino all'abitazione del suo sensei. Il fatto che entrambi avessero qualcosa di cui discutere con il Turbine Rosso lo rendeva sospettoso, quindi aveva tutta l'intenzione di capire che cosa avessero intenzione di fare. Desiderava anche usare le sue doti per esaminare l'equipaggiamento di quei due, così da riuscire a carpire un frammento del loro passato, ma, aveva deciso di attendere la sera. Entrambi si sarebbero fermati almeno fino al giorno seguente al villaggio, quindi non aveva alcun motivo per mettersi all'opera e lasciare che Hamano facesse gli onori di casa. Ora, se non ci sono altre questioni, possiamo andare. Sarò lieto di accompagnarvi fino alla residenza del clan Chikuma. È un grande onore per me poter aiutare gli amici del mio Maestro. Ormai ai due stranieri sarebbe stato evidente che non si sarebbero liberati di lui molto facilmente.


    Edited by Bartok. - 22/8/2016, 10:45
     
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    Appartieni a un ordine di vedove? Replicò lo Yakushi con tutta innocenza mentre l'altro spiegava la natura dei suoi strani abiti...non aveva mai avuto a che fare con la religione o quasi (salvo qualche sporadica demolizione di templi e luoghi sacri) e dunque tutto ciò che era mistico o esoterico lo trovava decisamente impreparato, soprattutto nel non sapersi dare un limite nelle interpretazioni dell'effettiva portata di dogmi e affini. Non che si limitasse particolarmente nell'interpretare le cose in generale. Ok, ma se ti copri gli occhi non rischi di andare a sbattere? Anche se a ben pensarci non è che ci sia nulla di più duro della sabbia compressa, da queste parti. E ridacchiò, era sempre bello fare battute su Suna, a dispetto delle effettive condizioni in cui vivevano i suoi abitanti...certo farle a un sunese era come raccontare una barzelletta sui samurai a un samurai di tetsu (quanti samurai servono a cambiare una lampadina? Nessuno, non hanno ancora l'elettricità!). E comunque non è molto sensato, siamo pari quanto a carica pubblica, è ridicolo continuare a parlare formale! Spalancò le braccia, casomai non fosse evidente, non gli andavano a genio le formalità...come parecchie altre cose.

    Incrociò le braccia davanti al petto. Suvvia se fai tutto l'impettito poi mi trovo a disagio a darti del tu. Potrei anche decidere di punirti e chiamarti Hankachi (Fazzoletto), visto che posso chiamarti come mi pare. E mise il broncio. In ogni caso Hamano si fece avanti a quel punto, anche lui in vena di formalismi, tanto che l'Amministratore di Oto fimì per sbuffare. Oh, andiamo! "Signor Yakushi". Senti, ci sono solo due alternative al mondo, o mi si chiama Febh, o ci si deve riferire a me come "Sua eccellenza eminentissima davanti a cui non sono degno nemmeno di respirare". E mentre lo diceva alzò i palmi delle mani verso il cielo, nemmeno stesse pronunciando un salmo. Poi si accigliò. La terza alternativa è chi mi chiama "Pietà" mentre piange in ginocchio, ma non sono ancora del tutto convinto di cosa intendano...

    Lasciò la faccenda in sospeso, tornando al guardiano. Comunque, pivello, mi ricordo benissimo quella volta che ti ho insegnato a usare il chakra adesivo assieme a quel caprone dell'Hokage, quindi piantala. In quell'occasione il suo addestramento aveva quasi ucciso i due neogenin, a ben pensarci. Comunque la tua idea mi piace! E schioccò le dita, tornando a voltarsi verso Haruki, che sembrava particolarmente irritato da quella possibilità. E non fare il muso, Hankachi! Se andiamo da Hoshi è per divertirsi, mica per cose strane...sarà anche il tuo maestro ma mi sa che non hai imparato granchè...a meno che quelle vesti non servano a nascondere quando fai aria. Hoshi è bravissimo a fare aria, una volta con un rutto ha quasi scoperchiato una taverna mentre tornavamo dal fur... coff coff...dall'ultima missione a Kusa, intendo. Si, erano finiti a parlare di rutti e aria corporea davanti all'ingresso di Suna. E uno vestito da beduino stava sindacando sugli abiti strani di un cieco.

    E in tutto questo una lucertola imbavagliata e legata a un frigobar continuava suo malgrado a fare da gruppo elettrogeno mentre cercava disperatamente di liberarsi.

    Comunque Febh avrebbe consegnato le sue sacche porta armi e, in segno di buona volontà, anche gli spiedi che nascondeva nella manica. Inutile dire che i tatuaggi da richiamo sui polsi sarebbero rimasti là dove erano, col loro contenuto saldamente in suo possesso. Dopotutto mica potevano fargli strappare la pelle, no? E pochissimi ninja sapevano dell'esistenza di quel particolare metodo di stoccaggio.
     
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    Viaggio imprevisto

    I



    Qualche giorno prima Urahara-san ricevette una lettera da un suo vecchio grande amico, ninja di Suna che conoscendolo i legami tra Urahara, Kitori e il padre di quest'ultimo. Nella lettera si diceva che il mukenin Hirohito Kenchiki, amico fraterno del padre del danshi di Kiri, era stato avvistato nel territorio Sunense e che presto sarebbe partita una missione per scovarlo ed eliminarlo.
    L'uomo dopo qualche tentennamento informò il ragazzo che immediatamente partì alla volta del villaggio della sabbia. Quella era un occasione unica per trovare informazioni sul proprio padre.

    Il viaggio già difficile a causa del caldo terribile lo era ancora di più per i ricordi e i sentimenti assopiti nel profondo di se, che tornavano a galla.
    Dopo vari giorni il kiriano protetto da un mantello bianco, che lo copriva interamente, giunse nei pressi delle mura di Suna. Seguendo una carovana distante si trovò davanti l'entrata costituita da due ante di legno massiccio e ferro, sorvegliata da due torrette di osservazione.
    Il giovane scoprendosi la testa urlò:
    Sono Kitori Kuro Kenkichi vengo da Kiri, chiedo il permetto di entrare
    mettendosi in fremente e ansiosa attesa di risposta.
    Spero di essere ancora in tempo...Hirohito saprà qualcosa?




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    Edited by -RexDraco- - 30/8/2016, 17:15
     
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    Doveri da guardiano







    [giocata per -RexDraco-]

    Hamano si era riscoperto contabile.
    Da quando era tornato sulle mura in veste di guardiano, e da quando Hohe gli aveva affidato un'ingente somma di denaro per sistemarle, l'Iga aveva preso l'abitudine a tenere conto di ogni minima spesa fatta per controllare che non venisse sprecato nemmeno un Ryo di troppo. Dato il suo passato (ma anche presente) da barbone senza un becco di quattrino al ragazzo creava un forte disagio l'avere tutti quei soldi perché non era per nulla abituato, perciò per tutto ciò che non era utile alla ristrutturazione delle mura Hamano andava al risparmio più selvaggio per non intaccare le finanze.
    Attualmente stava facendo l'inventario di ciò che era presente sulle mura per lui e i gli altri guardiani: armi, prime cure, razioni di emergenza, ma anche sedie, tavoli e scaffali, tutto veniva segnato meticolosamente dall'Iga, che pur di completare alla perfezione questo compito stava nuovamente ignorando alcuni bisogni necessari, come quello di farsi una doccia.
    In quel momento Hamano stava trasportando un paio di scrivanie, una sopra l'altra, trovate in uno dei punti di guardia lungo le mura. Erano troppo grosse per quella semplice stanza, e magari se non erano troppo in pessimo stato una poteva finire dritto nel suo ufficio.
    - Parola d'ordine: risparmio! - Il ragazzo canticchiava allegro mentre raggiungeva il suo ufficio, felice che pian piano le cose stessero tornando a come erano un tempo.
    In quel momento una guardia gli si avvicinò spiegandogli dell'arrivo di uno straniero - Dice di essere di Kiri - . Hamano si fermò un attimo, indeciso. Il suo ufficio non distava molto, ma per poter controllare il nuovo arrivato doveva andare lì, appoggiare la roba e poi controllare dall'alto delle mura che si fosse presentato. Faceva prima a controllare con le scrivanie in braccio.
    Tanto, cosa poteva succedere?
    Insomma, lui era uno shinobi si Suna.
    Il guardiano.
    Hamano il guardiano.

    Ah bè... bel guardiano...

    Ad un metro dalla sporgenza delle mura Hamano inciampò. Il cielo solo sa su cosa, ma sta di fatto che un attimo prima Hamano aveva in braccio due scrivanie impilate una sopra l'altra, l'attimo dopo non c'erano più e Hamano si trovava a terra con lo sguardo colmo di terrore.
    In pochi istanti però Hamano era già in piedi e una frazione di secondo dopo era già anche lui in aria, all'inseguimento disperato dei mobili, ma era già troppo tardi.
    Le due scrivanie si sfracellarono al suolo, e se uno non fosse stato attento avrebbe anche rischiato di trovarsele addosso. Anche perché, chi diavolo si aspettava che due scrivanie cadessero dal cielo?
    Hamano atterrò qualche attimo dopo. Dopo aver assistito alla distruzione dei suoi importanti oggetti si era fatto scivolare lungo la parete delle mura con l'ausilio di un po' di chakra.
    Per un attimo ignorò il visitatore. Aveva occhi solo per i suoi 40 Ryo persi li per terra. Non poteva fare più nulla per loro. Persi per sempre nella sabbia del deserto.
    In quel momento Hamano poteva sembrare un pazzo, l'unica cosa che lo salvava era la divisa ufficiale da guardiano delle mura, bella linda e pinta. L'unica cosa che di lui sembrava seria in quel momento.
    Passato qualche altro secondo in quello stato Hamano fissò il visitatore con gli occhi di uno che aveva appena perso un caro amico e intonò con voce quasi minacciosa - Chi sei? Perché sei qui? Cerchi qualcuno? Rispondi. -
    Non era molto tempo che l'Iga era tornato a fare il guardiano ma aveva già bisogno di una vacanza.

    [...]

    [giocata per gli altri]

    Probabilmente l'amministratore ancora non si fidava completamente di Hamano.
    C'era da dire che nemmeno Hamano si fidava completamente di lui stesso.
    Sta di fatto che la sua idea di fare da supervisore e scorta ai visitatori per portarli da Hoshi non era stata pienamente apprezzata. Aveva comunque giurato sul suo onore, e si dice che l'onore di un Iga abbia un grande valore, ma forse era meglio così. Fosse successo qualcosa sarebbe stato il colpo di grazia per la sua carriera ninja, e probabilmente anche per la sua vita.
    Ascoltò l'amministratore di Oto, e dopo le sue parole si ricordò che effettivamente l'aveva già incontrato. Cielo, ai tempi era appena diventato genin, era così pieno di vita e voglia di dimostrare di essere qualcuno. Praticamente adesso era nientemeno che l'ombra del suo passato.
    Si sentì quasi in imbarazzo davanti al suo ex-maestro, e la sua depressione che stava imparando a combattere fece un attimo capolino. Rispose con un timido e stridulo - Oh, è vero... - mentre nella sua testa si stava combattendo una lotta tra istinti suicidi e voglia di vivere il domani che probabilmente gli altri avrebbero ignorato, non fosse per il fatto che per qualche secondo l'Iga rimase con lo sguardo imbambolato, perso nel vuoto.
    Lo schioccare delle dita di Febh sembrò quasi un trucco magico perché fecero rinsavire Hamano dal torpore in cui si era cacciato. Sembrava gli fosse piaciuta la sua idea di scorta. Seguì poi a parlare con l'altro visitatore su Hoshi, discorsi che Hamano sembravano ovattati in quanto satava cercando di recuperare un minimo di compostezza. Per lui era stato difficile riuscire ad affrontare il suo problema, e l'ultima cosa che voleva era ritornare in quello stato pietoso.
    Si avvicinò al suo ex-maestro e prese in consegna le sue sacche d'armi e il ragazzo non poté non notare quanto l'amministratore di Oto fosse bene armato per un semplice viaggio a Suna per sbrigare delle consegne. O era uno molto spaventato o era uno molto piantagrane. Da come si era presentato molto probabilmente la seconda. Dopo aver preso in consegna le armi fece un leggero inchino in segno di ringraziamento - La ringrazio per la sua collaborazione - poi si sporse un po' di lato per guardare dietro i visitatori - Ecco, non è che potrebbe fare qualcosa per... quella - ed nel dirlo indicò la lucertola imbavagliata - Sarebbe un problema portarcela dietro nel villaggio, credo che attireremmo troppo l'attenzione... e poi sembra stia soffrendo.


     
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    Viaggio imprevisto

    II



    Mentre il danshi di Kiri aspettava davanti l'entrata della mura, assillato da vecchi e dolorosi ricordi, udì un sibilo ed istintivamente fece un balzo allontanandosi di un paio di metri dalla struttura difensiva. A circa 2 metri dalla sua precedente posizione un qualcosa si sfracellò al suolo alzando un gran polverone di sabbia, il Kenkichi non capì esattamente di cosa si trattava notò solo dei frammenti di legno sul terreno sabbioso.
    Che cazzo?! stavo per essere colpito!! ma che combinano su queste mura?? così si accolgono i visitatori?!
    Subito dopo un tipo scivolò lungo la parete delle mura, sembrava molto più interessato a quei resti che a qualunque altra cosa, pareva proprio un pazzo completamente suonato. Il Kiriano non sapeva se scoppiare a ridere o prenderlo a pugni ma evitò qualsiasi reazione anche notando la divisa ufficiale da guardiano delle mura che il tizio indossava, non voleva certo presentarsi con un litigio quel viaggio era troppo importante per lui.
    Poi lo strano guardiano fisso il Kenkichi negli occhi con sguardo sofferente e con un tono quasi minaccioso esclamò:
    Chi sei? Perché sei qui? Cerchi qualcuno? Rispondi.
    Prima di rispondere Kitori pensò:
    Questi di Suna sono tutti strani? questo caldo deve dargli alla testa ?!
    Poi rispose con calma e sguardo freddo e distaccato:
    Sono Kitori Kuro Kenkichi di Kiri, ho bisogno di parlare con l'amministrazione del villaggio! E' importante!
    restando in attesa di risposta.


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    Prova di passaggio




    Subito dopo le prime parole del ragazzo Hamano si riprese dallo stato di rabbia e frustrazione causato dalla perdita delle scrivanie e di conseguenza dei soldi che potevano valere.
    Sentì della richiesta del ragazzo, del suo bisogno di entrare nel villaggio per sbrigare qualche affare in amministrazione.
    - Bhe, innanzitutto scusa per lo spavento - e fece un piccolo inchino - come puoi vedere mi è rimasto un solo braccio e di certo portare in giro oggetti pesanti è molto più difficile - tirò su le manica della giacca sinistra per far vedere che non c'era niente a riempirla - insomma, menomale che non ti sei fatto male con le due scrivanie, anche perché se avessi provato a denunciarmi e a chiedere un risarcimento saresti rimasto a bocca asciutta perché non ho un becco di un quattrino - e scoppiò in una fragorosa risata. I sbalzi d'umore di Hamano cominciavano a farlo sospettare di avere qualche problema mentale, oltre a quelli più evidenti, però tutto sommato preferiva essere così che di nuovo nello stato comatoso e depressivo del suo ultimo periodo.
    - Comunque non è abbastanza, ragazzo mio - disse il guardiano facendo gesto di no con la sua unica mano con uno stupido sorriso in faccia - per poter entrare nel villaggio devi dirmi un po' di più, oltre a consegnare tutte le tue armi all'ingresso. Capisci che far girare gente armata per Suna non sia proprio il massimo. Te le riconsegneremo quando te ne andrai. -
    Solitamente questa era la prassi. Non stava scritto da nessuna parte che spiegare il motivo del viaggio a Suna fosse uno dei requisiti per entrare, ma Hamano ormai aveva preso l'abitudine di chiederla. Però questa volta forse c'era un altro modo, rimase qualche secondo con espressione pensierosa, con la mano destra a grattare il mento, come se stesse spremendo i suoi due neuroni andati a male.
    - Oppure facciamo così, le armi le lasci comunque, e questo è categorico - si avvicinò al kiriano andando quasi a pochi centimetri da suo volto - però posso lasciar stare le tue motivazioni solo se mi fai un piccolo - di nuovo con uno stupido sorriso in faccia, Hamano si allontanò dal ragazzo. S posizionò a qualche metro da lui, allargò gambe e braccio, mettendosi in posizione - Vedi, devo testare una cosa che è da molto che non provo, e per farlo ho bisogno che mi spari addosso un tuo ninjutsu -.
    Hamano non era ancora impazzito, almeno non del tutto. L'incidente di prima gli aveva fatto ricordare che era da molto che non metteva alla prova le sue capacità. Nel suo periodo d'oro non sarebbe mai inciampato come uno stupido solo perché stava portando della roba con un solo braccio, e aveva già notato come la sua abilità con la sua amata nodaichi si fosse un po' arrugginita. Una cosa che non aveva ancora testato era la sua abilità unica, il suo Occhio dell'Annullamento. Era da molto che non lo attivava ed era da ancor più tempo che non provava ad annullare qualcosa, e il kiriano capitava al momento giusto. - Vai tranquillo, non è che verrai accusato di robe come "assalto a pubblico ufficiale" o cose simili, te lo giuro sul mio onore - e poi Hamano non poteva mentire data la sua natura di Iga, ma questo lo sfortunato kiriano non poteva saperlo. Dai, spara il tuo colpo migliore, non trattenerti, anche se non sembra sono uno molto coriaceo -

     
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    Viaggio imprevisto

    III


    Lo strano tipo si scusò per l'incidente mancato tirando in ballo l'assenza del suo arto superiore destro. Facendo una stramba battuta su scrivanie e soldi seguita da una fragorosa risata solitaria evidentemente era il solo ad averla capita. Sembrava sembra più suonato; Kitori decise di comportarsi di conseguenza, infondo aveva abbastanza esperienza con i pazzi, avrebbe quindi assecondato il tipo anche per fare più in fretta.
    Il guardiano cominciò a fare un lungo discorso contenente alcune richieste che cambiò un paio di volte. Alla fine si auto convinse di ritirare le armi del danshi e di scagliargli contro un ninjutsu, per un non precisato motivo aggiungendo anche:
    Vai tranquillo, non è che verrai accusato di robe come "assalto a pubblico ufficiale" o cose simili, te lo giuro sul mio onore. Dai, spara il tuo colpo migliore, non trattenerti, anche se non sembra sono uno molto coriaceo
    Il Kiriano lo guadò negli occhi e con il suo solito sorriso inespressivo e grattandosi la nuca con la mano destra disse:
    I ninjutsu non sono il mio forte ma...
    Si tolse il porta armi la dadao e il tanto mostrandoli al guardiano per poi riporli su una sorta di mensola vicino il portone...
    Se prometti sull'onore del tuo clan di di non farmi perdere altro tempo ti accontento
    ma senza aspettare risposta si concentrò per un buon tempo equivalente alla composizione di circa 5 sigilli
    Vento Affilato
    Il Kiriano generò tra le mani una sfera di circa 25 cm di diametro e la lanciò alla massima velocità che poteva verso il busto del guardiano. [Tecnica A]Vento Affilato
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna ( 5)
    L'utilizzatore può creare una semisfera di vento con diametro pari a 25 centimetri che potrà essere indirizzata contro un avversario; ha una gittata di 15 metri. La potenza è pari a 15 e oltrepassa ogni ostacolo colpito, proseguendo per la propria traiettoria finché esaurita la gittata. Ogni lancio richiede uno slot azione/tecnica; la Velocità è pari alla Concentrazione dell'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Fuuton
    (Livello: 5 / Consumo: Mediobasso ogni semisfera)
    [ Semisfere Massime: 1 per Grado]
    [Da studente in su]
    [Slot Azione I]


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    Cattivi Presagi

    III


    A quanto pare Suna non è l'unico villaggio ad avere un folle come Amministratore. L'enorme lumaca sigillata dentro Haruki esplose in una fragorosa risata. Sai, quando abbiamo scoperto che Hoshikuzu ti aveva scelto come consigliere abbiamo pensato che fosse impazzito. Come si fa a lasciare il potere nelle mani di uno sciocco verginello che crede di parlare con Dio? Protese le lunghe code verso le pareti della gabbia, tentando di forzarla. Non credeva veramente di riuscire a rompere il sigillo, tuttavia quello era l'unico modo per attirare l'attenzione del monaco. È una fortuna che noi siamo stati scelti per farti da mentore. Senza la nostra guida illuminata trasformeresti il villaggio in un patetico circo di flagellanti e suore frigide. La creatura aveva pronunciato solo poche parole, ma il monaco ne aveva già abbastanza. Taci, Demone. Non ho tempo per le tue stupidaggini. Non avrebbe degnato la bestia di altre attenzioni, poiché era totalmente concentrato sull'amministratore di Oto. Ad ogni modo, fu costretto ad ammettere che il Rokubi aveva ragione su un punto. Febh Yakushi era davvero una persona stramba. Non riusciva a capire se lo facesse apposta, oppure era davvero ritardato. D'altronde, se avevano permesso ad un debosciato come Akira Hozuki di diventare Capo dei corpi speciali, non era impossibile che Oto si fosse scelto quel guitto come amministratore. Il rosso si confortò pensando che, quantomeno, dovessero essere entrambi ottimi combattenti.


    Nonostante avesse trovato fastidioso tutto quel chiasso, Haruki sarebbe rimasto immobile e calmo. Glissò sui commenti in merito alle capacità di Hoshikuzu e alle sue peculiari abitudini, sforzandosi di concentrarsi sulle questioni pratiche. Con la sua voce lenta e monotona avrebbe preso a rispondere a Febh, cercando di chiudere la faccenda il prima possibile. Sono un monaco, non una vedova. Appartengo al Culto della Fiamma. Un Ordine di modeste dimensioni originario di queste terre. Non avrebbe potuto essere più chiaro di così, quindi passo a specificare il resto. Indosso una benda perché sono cieco. Ormai mi sono abituato a questa condizione; non c'è rischio che io vada a sbattere da nessuna parte. La ringrazio per la premura. Terzo punto, il linguaggio. Niente avrebbe fatto desistere il monaco dal rispettare l'etichetta. Probabilmente, nemmeno difronte un ordine del Kazekage stesso avrebbe rinunciato a quella sua abitudine. D'altronde, oltre ad essere un maniaco del controllo, era anche estremamente testardo. Temo di doverla deludere nuovamente. La invito a usare il linguaggio che più considera consono, ma io continuerò a rispettare le dovute formalità. Non me ne voglia, ma lo richiedono la situazione e il nostro dovere. Quando Febh ebbe finalmente abbandonato tutto il proprio equipaggiamento, il Jinchuuriki avrebbe rinunciato a imporre altre richieste. Ottimo, ora la prego di seguirci. Prenderemo la strada più rapida per raggiungere la residenza del clan Chikuma. Disse, prima di incamminarsi verso la porta d'accesso al Villaggio.
     
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