Prigione di Kiri

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  1. -< Etsuko >-
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Insperato Epilogo
    La fine di un Akuma


    Come temevo, tutte le mie più oscure congetture, presto si sarebbero rilevate, avrei così dovuto trasformare quella stanza in un ben più macabro scenario?
    Come avrei potuto evitarlo?
    No, non vi era alcun modo. Utilizzare la mia innata per ingannare quel geco, forse ci sarei pure riuscito, ma a quale caro prezzo avrei dovuto pagare il mio gesto?
    Tradimento…
    Quella parola ora rimbombava nella mia mente, pulsavano le vene alle tempie, si sarebbe trattato di un gesto oltraggioso nei confronti del Mizukage in persona, no io Etsuko Akuma ero un abitante di Kiri e come tale sarei uscito da quelle prigioni.
    Una pedina in mano ad altri?
    Si forse ero diventato quello, ma ci sarebbe stato modo e tempo per riscattarmi e quello non lo era.
    L’Akuma non si sarebbe mai smosso dalle sue posizione, ne io ormai tentavo di dissuaderlo, presto se tutto fosse andato come preventivato gli avrei concesso una seconda possibilità.
    Ora però era giunto l’inevitabile.
    Deglutì e non appena egli finì di parlare dovetti intervenire.

    E allora saranno le tue idee a condurti lì dove il fato ha predestinato che tu fossi posto, l’oblio della dimenticanza, non la morte, non è così lieve la pena di un traditore. La condanna al buio eterno a marcire in queste prigioni.

    Quante parole, recitavo quella parte come un attore recita il suo monologo finale di fronte ad una attenta platea sommessa in penitente silenzio, tutti attendevano l’evolversi di quella faccenda, presenti e non.
    Sentivo gravare il peso di quella situazione sulle mie mani
    Una goccia di sudore scese sulla fronte.

    E allora è giunta l’ora, fatti coraggio…

    Non una parola avrei aggiunto, avrei aperto il rotolo contenente il Kit Medico.
    Fissavo gli occhi di Seinji come una vittima osserva il carnefice, eppur cercavo di trasmettere quanta più calma e compassione potessi. Presto ci saremmo rivisti, ora era giunto per lui il tempo di smetter di osservare.
    Afferrai 2 piccoli flaconi e prima che potesse accorgersene, erano conficcati tramite l’ago che vi si trovava alle estremità, appena sotto le tempie, proprio ai lati degli occhi inespressivi dell’Akuma.
    Si trattava di una sostanza anestetizzante, così non avrebbe sentito nulla, ma avrebbe invece assistito a tutto.
    Il bisturì si avvicino inclemente al bulbo oculare destro, incise la carne, si imbrattò del sangue Akuma, che scivolò a rivoli sulla guancia e pareva che piangesse.
    Quella immagine rimase impressa nella mente e mi tormentò per giorni successivi.
    Venne reciso il nervo ottico, spostato l’occhio dal bulbo oculare e riposto in una ampolla sigillata, ma non era tutto, vi era ancora posto. Così operai sull’altro la medesima procedura.
    Bastarono 30 minuti, 30 minuti in cui Seinji passò dalla luce e dal mio volto, al buio più totale. Ero rispettoso e con rispetto l’avrei trattato, nessuna sofferenza.
    Poggiai le mani sul volto e impastai il chakra curativo, avrei rimarginato le ferite e bloccato il sanguinamento.
    Poi afferrata una benda, avrei ripulito il sangue sul volto, quando tutto era in ordine ne avrei afferrata un’altra e posta lì dove una volta vi erano gli occhi, per coprire lo spazio ormai vacante.
    Poteva Sentirmi, gli erano rimasti gli altri sensi, ma sacrificato uno per i suoi ideali.

    Come ti senti Seinji?

    La mia era una domanda forse inopportuna, forse no, ma a livello medico era importante, ormai avrebbe cominciato a sentire un leggero dolore, l’effetto dell’anestetico ormai stava svanendo.


     
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