Prigione di Kiri[Gestionale]

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  1. Manu ©
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    Se già a Kiri l'umidità era in grado di corrodere i metalli più resistenti dentro le prigioni era ancora peggio, tanto che Hamano temette ripercussioni sul suo braccio, ma era tutto un modo per discostare l'attenzione dall'ambiente non troppo allegro che lo circondava. Ovviamente non si aspettava una sala per il ricevimento ed un ambiente pulito e perfetto, solo che che nell'aria veleggiava un senso di depressione e desolazione che Hamano non trovava per niente piacevole.
    In sostanza erano delle prigioni perfette.
    Quando arrivò il Mizukage Hamano accennò un leggero inchino col capo. Anche se non era un suo diretto comandante Hamano comunque portava rispetto per la carica che portava. La cosa più curiosa era però il gigantesco geco che si portava appresso, mentre l'enorme falce che si portava dietro attirò l'attenzione di Meyio che vibrò vistosamente per qualche secondo. Sembrava ammaliata dalla fattura e dalla potenza di quell'arma.
    Mentre i kiriani discutevano del da farsi sul nukenin Hamano si avvicinò a Deidara, in una specie di tentativo di fare pace con la ragazza. Forse non era proprio il luogo adatto ma cominciava a non sopportare più il suo silenzio nei suoi confronti.

    Non so te ma questa umidità mi sta uccidendo.

    Avrebbe portato la mano davanti alla bocca per non farsi sentire, in fondo mica voleva che i presenti la considerassero come un'offesa nei confronti del loro paese.


     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Le prigioni


    Ero appena uscito dall’amministrazione e il mio umore si era decisamente modificato, le parole che avrei dovuto dire al Mizukage avrebbero decisamente modificato il punto di vista di Kiri in quella faccenda e ridotto le pretese degli sfacciati di Suna, anzi, della sfacciata di Suna. Era stata la fanciulla con arroganza a pretendere quello che alla fine non gli era affatto dovuto.
    Quando arrivai alle prigioni, in lontananza mi accorsi delle figure presenti all’esterno, indistinguibile la falce d’osso, segno della presenza del Kaguya. Un leggero ghigno e un sorriso si stamparono sul mio volto. Espressione che ritornò normale con l’avvicinarmi al gruppo.
    ° ma che allegro quadretto °
    Avrei pensato, mentre ora mi inchinavo prestando rispetto dovuto a Shiltar Sama.
    Permettetemi mizukage, sono messaggero amministrativo, desidero conferire con voi in privato, ho delle notizie importanti dall’amministrazione.
    Se Shiltar mi avesse concesso questo onore avrei spiegato per filo e per segno quello che aveva detto la signorina Fujiko e cioè che l’assenza dell’Akuma era si ingiustificata, ma non era stato a nessun titolo dichiarato traditore, ne era stata fissata su di lui una taglia, ragion per cui non si potevano accettare le pretese di quella squadra speciale. Ne a suo dire si poteva riservare un trattamento del genere ad un attuale cittadino di Kiri, trattato alla stregua di un criminale non conoscendo le ragioni di un simile comportamento.
    Per questo avevo proposto di portarlo in ospedale, dove l’avrei interrogato, in primis così facendo non avremmo dato adito alla squadra speciale di Suna di dar per scontato che si trattasse un traditore e la seconda ragione era la stessa che avrebbe potuto spingere qualsiasi ninja con urgenza ad abbandonare Kiri momentaneamente per ragioni di natura superiore ed è proprio per questo che a ogni cittadino di questo Villaggio e per questo non nemico, si concede il diritto di replica e non la tortura.
    Rivosi una occhiata ad Itai

     
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    « Quindi... »
    Tenne per un lungo istante la sua voce sospesa, sfiorandosi le labbra con espressione pensosa, falsa quanto la pietà di un'averla.
    In realtà, Deidara non stava affatto pensando, né riflettendo.
    « ... Mi state dicendo che vi rifiutate di pagare...? Anzi. »
    Stavolta sorrise, solare e gioiosa quanto un campo di fiori bianchi dipinti sulla cella di un pazzo omicida.
    « In pratica state dicendo che questo non è un traditore finché non è lui stesso a definirsi tale? »

    Cattura-59

    « Come scherzo non fa ridere neanche un po'. »
    Ci avrebbe messo poco a fare qualcosa di molto stupido e molto violento.
    Molto poco, una bomba ad orologeria settata male.

    « Questo idiota è stato trovato nei pressi di Ame durante una retata condotta dalla squadra speciale di Suna, in un luogo di raduno per traditori. Gli è stata intimata regolarmente la resa, ed ha scelto di tentare la fuga, cosa che non rientra negli schemi comportamentali di chi non ha niente da nascondere. Durante il successivo inseguimento, quando circostanze a lui favorevoli lo hanno portato in un uno contro uno con me, ha preferito attaccarmi inneggiando a stupidi ideali su presunte punizioni divine ed insulti rivolti a Suna. E non ultimo... »
    In un gesto repentino aprì un rotolo jutsu, che srotolò in faccia all'idiota appena ricomparso ed al Kage della nebbia. In uno sbuffo di polvere bianca comparve qualcosa che poteva essere un'arma, una bomba, una delle marionette assassine per cui Suna è celebre, o altro ancora di potenzialmente letale. Qualcosa che, in breve, si rivelò essere un coprifronte con il simbolo di kiri.
    Rigato.

    Deidara lo prese al volo e lo gettò non ad Etsuko, ma bensì a Shiltar, con un gesto che poteva essere
    interpretato come di sfida, "prova a darmi torto adesso, mentre stringi questo in mano".
    « ... Volevo tenermelo come trofeo, ma ve lo regalo se posso risparmiarvi il tedio di un ridicolo interrogatorio in cui chiedete ad un prigioniero se desidera essere imprigionato come traditore o meno. »
    Sussurrò una risata feroce, poco più di un ringhio, dunque dette le spalle al terzetto di shinobi sollevando una mano in uno svogliato cenno di saluto.

    « Hoshi, Hamano: muoviamoci. Sono stufa di sentire discorsi idioti quando è evidente che Kiri non vuole scucire i suoi soldi.
    In più mi sono stufata di questa topaia, Hamano ha ragione: è umida e puzza di muffa.
    Ah: la prossima volta che trovo un nukenin della nebbia lo uccido senza mezzi termini.
    »
    Mise le mani in tasca, con fare strafottente. Si tengano pure il loro traditore, pensava.
    « La strada la conosco, non scomodatevi. »

     
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    Avventura
    ..Deidara Show!!!..
    Free GDR


    Alla fine Itai accettò la versione del rosso e decise di portare il prigioniero verso le prigioni. Mentre si muovevano il rosso sembrava piuttosto rilassato e interessato più alla struttura del villaggio che a qualsiasi altra cosa, era davvero diverso il villaggio della Nebbia, sembrava quasi diviso in quartieri ben distinti, un modo davvero pittoresco di costruire. Giunti infine alle prigioni il gruppo si sarebbe fermato in attesa dell’arrivo del grande Shiltar Kaguya, inutile dire che la reazione del rosso al suo arrivo sarebbe stata quanto meno rilassata e quella più consona a chi ritrova un amico che un reggente e sovrano di un villaggio ninja.

    -YOOOO!!! SHILTAR!!!.. abbiamo un regalo per te ed il villaggio!!!..-


    Il rosso avrebbe agitato le mani urlando a gran voce mentre questi si avvicinava con fare regale, la sua presenza sembrava riuscire a sovrastare da sola quella di tutti i restanti shinobi li presenti. Il Mizukage ascoltò da prima la versione di Itai che poco prima il rosso aveva riportato allo stesso per poi liquidare la faccenda con un semplice, ok mettetelo in gattabuia, a lui penseremo poi. Hoshi non si aspettava nulla di diverso dal Kaguya che sempre aveva dimostrato di essere capace di prendere decisioni anche fondamentali nel giro di pochi millesimi di secondi.

    -Ecco fatto.. uuufff.. ehi a me è venuta una gran fame.. non è che a Kiri avete qualche posto dove mangiare roba tipica della regione.. mi andrebbe tanto del pesce.. si del tonno.. mmh.. o del sushi!!!.. waaah.. ditemi che esiste un posto del genere..-


    Il rosso era già partito con la mente verso lidi diversi e si era pure spostato dal resto del gruppo un po’ sognante. Certo non poteva immaginare che il ninja che li aveva accolti e poi lasciati al gate era tornato per conferire con il Mizukage, sembrava che quel tizio non fosse mai stato registrato come nukenin e che quindi ai Sunesi non spettasse alcuna ricompensa. Il sangue del rosso raggelò nel giro di pochi istanti, con la coda dell’occhio già era riuscito ad intravvedere l’aura demoniaca che si stava per scatenare dal corpicino della piccola Deidi, ma che diavolo non potevano farla contenta e basta?

    Il rosso aveva già fatto qualche passo in velocità ritornando nel gruppo quando la biondina prese a sfottere un po’ tutti gratuitamente supportando tuttavia le sue critiche con prove accattivanti anche se forse un po’ esagerate, ma in fondo chi diavolo era lui per rinfacciargli una cosa del genere, uno che durante ad un torneo mondiale era letteralmente piovuto addosso ad un intero stadio creando caos e distruzione per pochi dolcetti e altro.

    Deidi ci stava dando dentro alla grande ed il rosso ormai aveva deciso di lasciarla sfogare, in fondo non stava facendo nulla di male e stava esponendo il suo punto di vista in maniera quasi civile, anche se con eufenismi forse un po’ troppo esagerati. Quando questa si fosse voltata per andarsene il rosso l’avrebbe guardata a bocca aperta per qualche secondo prima di voltarsi nuovamente verso i kiriani e prendere a ridere imbarazzato, accidenti a Deidi e alla sua boccaccia.

    -Ahahahah.. dovete scusarla.. la mia amica è stanca per il lungo viaggio e la missione che abbiamo da poco concluso.. sono sicuro che un bel bagno alle terme la calmerà.. ehehe..-


    Il rosso quindi si sarebbe avvicinato al gruppetto ponendo una mano a lato della bocca per non farsi sentire dalla bestia dai capelli color grano e avrebbe bisbigliato in maniera decisa poche parole.

    -.. credo sia in quel periodo li.. si insomma.. ci siamo capiti!..-


    Il rosso quindi si sarebbe congedato facendo un gran inchino salutando Shiltar e gli altri con un gran sorriso. Dopo essere corso verso la ragazzina gli si sarebbe parato davanti per tentare di addolcirla almeno un po’, non aveva alcuna intenzione di farsi tutta la strada di ritorno con quella tigre dai denti a sciabola irritata.

    -Ehi ehi.. Deidi aspetta!!!.. aspetta accidenti.. senti siamo tutti stanchi.. e io ho una fame da lupi.. che ne dici se ci fermiamo qui per una notte.. guarda anche Hamano è stanco..-


    In realtà l’Iga sembrava sprizzare energia da tutti i pori, tranne da quelli del braccio ,metallico.

    -Allora?.. ci facciamo un bel bagno alle terme.. una mangiata.. una bella dormita.. e poi filiamo dritti a Suna!!!.. tu che ne dici Hamano?!.. ah.. pago io..-


    Il rosso voleva davvero passare qualche ora in più a Kiri, fin che se ne stava lontano da Suna non era costretto a sottostare alle missioni folli che Gin continuava ad affibbiargli. Kiri in fondo non era poi così male.



     
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    Il pensiero ricorrente di Hamano era: stai zitto.
    Stai zitto, non cercare di far tacere immediatamente Deidara per il suo atteggiamento coi Kiriani.
    Stai zitto, non urlarle in faccia come avevi fatto quando ha picchiato il nukenin in punto di morte.
    Stai semplicemente zitto.
    Era dura riuscire a tenere un'espressione pacata mentre la biondina cercava di minare senza possibilità di rimedio i rapporti tra Kiri e Suna, oltre a mettere in bocca parole che Hamano non aveva detto.
    Grazie al cielo c'era Hoshi che aveva imparato molto più di Hamano come comportarsi con le improvvise sfuriate dell'amica.
    Mentre il rosso cercava di scusarsi con i kiriani Hamano attese qualche secondo in maniera da riacquistare la sua consueta calma per poi fare un ultimo leggero inchino verso il Mizukage.

    Vi ringrazio per la vostra ospitalità. Nel caso voleste mandare un qualche messaggio all'amministratrice Shaina Otori sarei volentieri disponibile a portarglielo.

    Avrebbe atteso nel caso ci fosse stato un qualche effettivo messaggio per l'amministratrice per poi congedarsi facendo qualche passo all'indietro prima di dare definitivamente le spalle ai kiriani.
    Ora aveva proprio bisogno di rilassarsi, perciò l'offerta di Hoshi era più che ben accetta.

    Grazie mille Hoshi, da quando mi sono fatto fare il braccio meccanico ho un qualche problema di soldi con quello che mi è costato.

    Si grattò la nuca arrossendo leggermente. Lo imbarazzava ammettere che era al rosso.
    In realtà sperava di racimolare qualcosa dal consegnare il nukenin ma a quanto pareva doveva continuare coi doppi turni alle mura per ripagare il suo debito.

     
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    Falce dei Kaguya


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    L'arrivo di Etsuko portò ad una rapida discesa della situazione, dovuta, a quanto pareva al collimare di tre grossi eghi: da una parte quello dell'Akuma, che sapeva essere considerevole (d'altronde chi se non un uomo dall'ampio ego più arrivare a giocare a Dio tanto da cambiare di sesso il povero Godsan...), poi c'era quello di Itai (il cui ego, sospettava Shiltar, fosse ingigantito dalla creatura nel suo stomaco...) che, a quanto pareva dalle parole di Etsuko, aveva deciso di portare Seiji in prigione accompagnato dai sunesi, il che non era proprio il massimo in effetti, tanto meglio lasciarli alle Mura, in effetti.
    Ultimo l'ego dell'allieva di Shaina, che stupì Shiltar per le sue sproporzionate dimensioni, inversamente proporzionali a quelle della kunochi, mentre spiegava la storia dal suo punto di vista e poi sottolineava altri piccoli particolari, non ultimo che avrebbe ucciso il prossimo traditore kiriano incontrato.
    "Lo gradirei di più, infatti, se me li portaste morti, grazie.", fu il primo commento del Kaguya, che aveva preso al volo ciò che la ragazza aveva fatto uscire da un rotolo di richiamo, un coprifronte kiriano rigato, quando quella già gli voltava le spalle.

    Fortuna che c'era Hoshikuzu a Suna, e lì: fu il Rosso a scherzare sul temperamento dell'altra, "Non ti preoccupare, anzi la piccoletta di certo è capace... l'Akuma qui è più uno sbruffone che un ninja d'alta qualità, ma di certo per ridurlo così la bimbetta ci saprà fare", replicò il Kaguya sorridente e sottolineando volutamente i commenti sulla ragazzina che in modo tanto sbruffone s'era rivolto a lui.
    L'altro di Suna, poi, gli rivolse un inchino di saluto e delle parole molto più "rigide" di quelle dell'amico dai capelli Rossi, "Ringraziala per l'efficenza dei suoi ninja, malgrado i risultati, a quanto pare potreste aver fatto un favore al villaggio.", replicò cordiale.

    Quindi, in modo meno cordiale e più diretto, si rivolse ad Etsuko: "Capisco che è un tuo compagno di clan, ma se è un probabile traditore, non va in ospedale, ma in prigione. Ti occuperai tu di interrogarlo, certo, ma qui dentro e con le guardie, ed il geco qui presente, come supporto.
    Se ci sono alte probabilità che sia un traditore e conoscendolo è probabile, per quanto un coprifronte rigato di per se stesso non è una prova. Cavagli gli occhi e lascialo in cella. E parlo letteralmente."
    , sentenziò.
    Shiltar non aveva problemi che si occupasse Etsuko di interrogarlo, comunque aveva intenzione di contattarlo in seguito, essendo l'unico altro Akuma veramente attivo come shinobi alla Nebbia, ma di certo un presunto traditore già fuggito una volta non sarebbe stato portato tranquillamente ad essere curato in ospedale prima di essere certo che non fosse un traditore e se fosse stato tale, allora avrebbe dovuto imparare a vivere senza gli occhi (ed era fortunato che Shiltar non lo disossasse da vivo).

    "Voglio sapere se è effettivamente un traditore, in tal caso dovremo di certo dei ryo a quelli di Suna, malgrado tutto.", avrebbe concluso verso Etsuko, volgendo lo sguardo a Tok'ra, il suo geco, "Sì, dominatore, supervisionerò tutto l'interrogatorio.", affermò, il che implicava (per quanto nessuno lo sapesse) che in qualsiasi momento il Mizukage avrebbe potuto interagire mentalmente con lo stesso.
    Quindi Shiltar si sarebbe voltato verso il Jinchuuriki di Kiri, "Itai, buon lavoro come sempre, anche se, personalmente, non avrei fatto entrare i tre sunesi fino alle prigioni senza prima ispezionarli e disarmarli, malgrado il fatto che avevano un prigioniero traditore, o presunto tale.", disse all'altro jonin.

    Fatto ciò, il Mizukage si sarebbe diretto verso i tre sunesi: Hoshikuzu aveva accennato alle terme di Kiri e lo aveva in parte sentito dire ancora qualcosa in tal senso ai due compagni, "Se posso, almeno la visita alle terme ve la offro io, assieme alla cena... poi, se si dimostrerà effettivamente un traditore, allora vi manderò dall'amministratrice di Kiri per essere pagati.
    E poi, Hoshi, prima o poi ti volevo offrire una giornata a palazzo."
    , affermò cordialmente verso i tre... in fondo il Rosso era un buon amico, il tizio con un braccio solo sembrava uno shinobi di una certa serietà e la ragazzetta gli era sembrata simpatica ad Oto, quando punzecchiava Shinodari.
    Certo che per Shiltar il palazzo del Mizukage fosse un posto da visitare, malgrado i mobili fossero fatti con ossa dei nemici, era poi un discorso a parte.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Normale amministrazione, dopotutto



    Ero certo che Etsuko non stesse parlando davvero. Io ero rimasto vicino al Mizukage e comunque, grazie a mio udito, riuscii a sentire tutto ciò che gli diceva. Dovetti ingoiare parecchia rabbia per rimanere calmo e compassato anche quando la ragazzetta sunese sbottò in modo a dir poco irrispettoso. Lei fece per allontanarsi, o almeno quelle erano le sue intenzioni. Ma glie lo impedii. Non era ancora arrivato quel momento
    Non fare un altro passo dissi alla ninja di Suna Se fin'ora hai camminato per Kiri con tutte le tue armi addosso è solo perché stavamo trasportando un prigioniero. Se intendi andartene, ti accompgnerò io alle mura



    Il mio tono non era di quelli che ammettevano repliche. Shiltar poi, fortunatamente, convenne con me che i traditori o presunti tali dovrebbero stare in prigione non in ospedale. Dunque si rivolse a me e come sempre, quasi ci fosse sempre qualcosa da rimproverare in ciò che facevo, mi disse che i sunesi non avrebbero dovuto arrivare fin lì armati. Trattenni la voglia di alzare gli occhi al cielo e mi limitai a spiegare il perché delle mie semplici - e oneste - azioni.
    I ninja stavano scortando un prigioniero dalle mura dissi semplicemente. In realtà era stata la presenza di Hoshikuzu a farmi abbassare appena la guardia, ma di quanto dopotutto? Sapevo cosa potevano fare gli Akuma, non era mio interesse lasciarmi sfuggire una preda da sotto il naso. E la mia più grande debolezza rimanevano ancora i genjutsu, dopotutto.



    Dunque ripresi a parlare con il trio di ospiti, da quel momento svincolati dalla custiodia del prigioniero Se avete intenzione di continuare a restare a Kiri lasciate qui tutte le vostre armi, le ritroverete all'uscita dalle mura a volte mi chiedevo se servisse realmente a qualcosa. Dopotutto tutti i ninja facevano i danni peggiori senza utilizzare una spada o un coltello. Eppure, non potendo negare certe cose, togliere quante più cose possibile era la cosa migliore che potessimo fare.






    Edited by -Max - 25/2/2012, 19:43
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    L’interrogatorio
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    tamahome171Non aspettavo altro e le parole di Shiltar Sama confermarono quelli che erano i miei presupposti. Il Mizukage da buon politico aveva preferito intermediare tra i tre presenti, d’altra parte come dargli torto io per primo avrei fatto ugualmente e per di più avevo raggiunto il mio scopo, ossia quello di interrogare il povero Seinji, le prossime ore sarebbero state parecchio dure per lui.
    Macchiare il nome del clan, quale disonore, quale onta avrei dovuto sopportare? Perché il mio più che un presentimento era una certezza, quel ragazzo ne aveva fatte tante di stronzate, ma culminare così la sua avventura a Kiri… dovevo arginare quanto potevo il suo disonore, ma come? Privarlo del suo potere sarebbe stato il male minore per lui.
    Così salutai i presenti volgendo un inchino beffardo ad Itai, in aperto atteggiamento di sfida e mi spinsi sin dentro le prigioni seguito dal geco che sicuro, mi avrebbe seguito.
    Mi trovai così di fronte alle guardie a cui chiesi di esser condotto immediatamente dal prigioniero, ordinando loro di portar con se un secchio di acqua e ghiaccio. Un brusco risveglio era solo l’inizio.
    I corridoi bui e dal tanfo aspro di muffa, si susseguirono veloci sino ad arrivare alla cella dove l’Akuma traditore era stato sbattuto, con un cenno ordinai ad una guardia di svuotare il secchio d’acqua sul capo di quello, l’intento era svegliarlo.
    non appena avrebbe aperto gli occhi avrei estratto uno spiedo, lasciandolo ruotare tra le dita della mano destra, posto innanzi al povero malcapitato, legato al muro con dei bracciali ad impedirgli la composizione di sigilli.

    Bene, bene, guarda un po’ chi abbiamo da queste parti, sai Seinji non ti hanno insegnato che prima di fare gite lontano da casa bisogna avvertire la mammina?

    Mi sarei avvicinato al prigioniero, inginocchiandomi davanti a lui.

    Adesso ti do una opportunità… dammi una sola ragione plausibile a finche io non debba conficcare questo spiedo il quella faccia merdosa e privarti di quegli occhi che non meriti neppure lontanamente di possedere.
    Come hai potuto tradire il tuo stesso villaggio, Il tuo stesso nome, il tuo stesso Clan?


    Sottolineai appositamente l’ultima parola pronunciata a lasciar intendere il peso che per me aveva la casata Akuma.


     
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    Traditore?
    ...IO?!...



    × Off-Game ×


    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Il buio dentro cui vagava la mia coscienza, forse in cerca di una via d'uscita o forse di altro. Ero morto? Era troppo difficile il poterlo dire. D'altronde, se fossi morto non l'avrei capito. Oh, che pensieri sciocchi che m'importunavano la mente, annebbiata dal suo stesso dolore. Un dolore reale, che vagava tra le ombre e il silenzio per giungere a una spiegazione; anch'essa reale. Il primo mio pensiero, quando riuscii a percepire il freddo gelido che mi scorreva lungo i capelli e le guance, riguardò il mio Demone. Il secondo fu il suo, e fu chiaro.

    °Ho fame.°


    Provai conforto e soddisfazione nel sentire che almeno egli era vivo e vegeto dentro di me. Era l'idea che mi nutriva, l'idea di cui ero solo l'umile servo, un strumento volto alla realizzazione della sola idea. Era lui a bruciare dentro. Sentivo ardere la sua forza da qualche parte a livello del ventre, come una fiamma che non voleva spegnersi.

    °Anche io°


    La fame che avevo non era poca. Era da quei eventi, in parte sfortunati e in parte tragici, che nessuno mi aveva messo del cibo in bocca; era quindi vuoto il mio stomaco, e debole il mio corpo. Non mi ci volle molto per sentire il bruciante dolore delle cicatrici a fior di cute. Oh, ma non era forse il dolore a rendere forte un grande uomo?

    °E allora trova qualcosa°


    Sapevo che aveva fame, era comprensibile; ma nulla potevo offrirgli. Avevo le mani legate, le dita spezzare e il corpo debole. Inoltre, i miei occhi dal colore rosso-fiamma cominciarono a frugare sù e giù per la stanza, in cerca di qualcosa, o di qualcuno. In fondo vi dev'essere stato qualcuno a gettarmi quel secchio in faccia; che questi fosse un possibile alleato?

    °Resisti Asmodeus.°


    Un volto comparve dinnanzi al mio volto, e quel volto mi spiegò il tutto. La mia situazione si stava rivelando molto più fallimentare di quel che avrei potuto mai immaginare, poiché il volto sui cui si posò il mio sguardo, era il volto di Etsuko Akuma. Ci eravamo incontrati mesi addietro, anzi. Forse addirittura anni. La mia concezione del tempo terreno era andata persa durante la mia totale fusione con Asmodeus, o forse fondendomi soltanto con l'idea che egli rappresentava per me.
    Le parole di quel di Etsuko mi erano chiare. Riuscivo a percepirle, e comprendere la loro gravità, ma il mio sguardo continuava ad essere vuoto. Non m'importava quel che sarebbe stato di me, avrebbe dovuto capirlo.

    °Quante parole! I Kiriani son sempre stati bravi solo a parlare.°


    Un ghigno strano comparve sul mio volto, quando egli mi minacciò con quel spiedo. Mi parlò di tradimento, di Kiri... del Clan. Quante cose che egli ancora non comprendeva nelle dinamiche della politica! Il mio sguardo tornò ad essere vivo, e come un macigno cadde sul volto di Etsuko inginocchiato dinnanzi a me, con quel spiedo in mano. Passarono degli istanti, forse ore, prima che la mia bocca si riaprì assaporando nuovamente la capacitò di parlare.

    «Etsuko... sai chi fra di noi è il vero traditore?»


    Un compiaciuto sorriso si stampò sul mio volto, che poco dopo tornò a essere serio come prima. Lo sguardo osservava la fredda pietra delle prigioni. Un po' mi sconcertava l'esserci rinchiuso, un po' mi divertiva; ma non volevo che Etsuko capisse quanto poco me ne importava della mia vita stessa. L'unica cosa di cui m'importava era l'idea, e quella era immortale per l'eternità.

    792371-light2_super



    «Tu Etsuko. E sai perché? Perché sei schiavo di un Kage che le ha prese pure contro un Nara. E sei schiavo di un Nara che venendo a Kiri si è appropriato di ciò che è kiriano per principio. Sei servo della paura che quel Nara incute. Non hai abbastanza coraggio per ribellarti a un Kage capace solo di evocare stormi di creaturine da 4 soldi, e di un Nara scaduto che a Kiri non ci può stare, ma di cui tutti hanno paura... Ma ti capisco: in fondo è la paura di quei due che regna nella maggior parte degli abitanti di questo posto.»



    La mia voce risuonò calma e tranquilla, senza preoccupazioni riguardanti il mio futuro e il mio presente. Una voce rilassata e quieta, sicura di sé e al contempo determinata. Un po' come un richiamo, un po' come la voce che voleva far comprendere a Etsuko la grandezza dell'idea di cui ero solo lo strumento. Sapevo l'avrebbe compresa, ma non sapevo se l'avesse interpretata a dovere.

    «Sai chi tra noi due è quello che tiene di più a Kiri e al Clan, Etsuko? Io. Io sono fuggito per ricostruire questo villaggio dall'esterno, poiché dall'interno era impossibile farlo. Ci son troppe mele marce in questo posto, Etsuko. Troppi kiriani muoiono per l'Accademia. Troppi figli di Kiri hanno già trovato morte per qualcosa che non gli apparteneva, e troppo pochi hanno il coraggo di ribellarsi al sistema creatosi. Io l'ho fatto, e non me ne pentirò di certo.»



    La mia voce si ridusse a un sussurro piuttosto deciso.

    «Perciò fai ciò che devi fare, non sono di certo un vigliacco. Pagherò con i miei occhi e il mio sangue il mio tentativo di rendere grande questo villaggio, e sono pronto a farlo poiché il villaggio conta per me più di ogni altra cosa. Ma ricordati Etsuko: non sarà di certo l'assenza del mio potere a fermarmi. Finché il cuore continuerà a battere nel mio corpo, farò di tutto per giungere al compimento dell'Idea, poiché la sua grandezza supera persino la paura della morte e mi spinge in avanti superando ogni ostacolo. La vostra unica speranza di sbarazzarsi del pericolo che io porto è uccidermi, ma anche in quel caso mi duole avvisarti che l'Idea di cui sono il contenitore è già radicata nei cuori di molti kiriani.»



    Mi fermai un attimo, osservando quel meraviglioso posto. Da bambino non ci avrei mai pensato di poterci finire come prigioniero. La prigione di Kiri mi aveva da sempre attratto, era un posto affascinante che m'incuriosiva non poco, ma mai avrei pensato di trovare lì la fine del mio potere. Tra tanti luoghi a cui pensavo, la prigione di Kiri era quello che mi affascinava di meno, ma non potevo contrastare il volere stesso del Fato.
    Quegli istanti stavano diventando lunghi e insopportabili; quasi me ne stancai.


    «Agisci, Fratello, non aspettare, il Nara si potrebbe arrabbiare.»



    Scandii ciò quasi facendola somigliare a una strana rima, ma il messaggio era chiaro: meglio che si fosse sbrigato a cavarmi gli occhi. Odiavo aspettare.
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    L’Akuma Traditore


    Le parole che egli pronunciò rimbombarono forti in quelle quattro mura, scuotendo quelle che erano le prigioni di Kiri, mai mi sarei aspettato tanta fermezza e tanta decisione.
    I suoi occhi erano vacui, di chi ha perso completamente le speranze o di chi le speranze non le ha mai riposte in nulla di diverso da se stesso, non è forse questo che rende un uomo, un ninja e non è forse questo che sarebbe in grado di rendere un uomo, un folle?

    Tu vaneggi Akuma… o forse non dovrei neppure più chiamarti così?

    Il geco del mizukage aveva udito tutto quello che aveva detto Seinji e questo quello che più di tutto mi preoccupava.
    Potevo pur comprendere parte del discorso del traditore, eppur io avevo scelto una strada differente, non con il tradimento avrei potuto aiutare Kiri, ma con la mia presenza in quella terra, per combattere contro i soprusi di un Nara in cerca della sua vanagloria. Non la pensava forse come me pure l’amministratrice stessa di Kiri?
    Possibile che il Mizukage non riuscisse a comprendere tutto ciò?
    Non era il tempo di esitare questo, non mi era concesso, nessuna remora, il geco di Shiltar osservava e registrava tutto quanto.
    Mi rimisi in piedi, stringendo il pugno sul mio stesso spiedo

    Io, traditore?
    Tu non sai nulla sul mio conto …
    Sei solo un debole Seinji, ti nascondo dietro i tuoi falsi ideali,
    il bene ultimo per la patria, la lealtà al Clan.
    Ti elevi al di sopra delle leggi e delle autorità a quale titolo?
    La tua è solo debolezza, paura di lottare…
    Fuggire di fronte alle difficoltà!


    tamahome050Mi rivoltai e fui subito su di lui, afferrando e stringendo il collo, in una parvenza di un gesto d’ira. Esatto parvenza perché il mio gesto aveva pure un altro significato.

    Sei un bastardo traditore, avresti potuto combattere, ribellarti al sistema senza passare dalla parte del torto.

    Avvicinai le labbra al suo orecchio, in modo che solo egli potesse sentirmi
    E sussurrai delle semplici parole

    Mi dispiace, fratello …
    Ma sono costretto!


    Non persi che pochi istanti e mi riallontanai dal suo viso.

    Tu non sei che la feccia di Kiri


    Le mie parole furono accompagnate da un gesto che da sempre avevo ritenuto il più umiliante per un uomo, ma non potevo dare nell’occhio per quelli che erano ormai i miei futuri intenti.
    Chi ero io per poter giudicare l’operato di un uomo?
    Come potevo condannare chi, perseguiva il mio stesso scopo con mezzi diversi?
    Gli sputai contro…

    Pentiti Akuma e forse ti risparmierò la fini che spetta ad un traditore, come puoi non comprendere il tuo errore?
    Come puoi essere così fermo sulle tue errate idee?
    Pentiti o questo spiedo ti sarà quieto e silente compagno degli ultimi istanti della tua vista.


     
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    CITAZIONE (leopolis @ 27/2/2012, 17:48) 

    Che fine sia.
    ...senza pietà...



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    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Il mio cuore accelerò il suo battito,ma nulla comparve sul mio volto. Esso rimase impassibile, immobile, insignificante e quasi privo di vita. Di qual vita si poteva parlare, quando un mio fratello mi minacciava? Lo stesso sangue scorreva nelle sue vene, come nelle mie. Possibile che egli non capisse?.. No. La mia speranza continuava ad ardere nel mio corpo, nella mia anima, ma nulla essa aveva a che fare con i miei occhi, con il mio potere. Soltanto l'Idea poteva risollevare gli animi dei guerrieri perduti, guidati dalla sua luce e dalla speranza ch'ella stessa portava. Mi disse Etsuko che non poteva più chiamarmi Akuma, e la cosa mi colpì. Il mio sangue, la mia mente e le mie azioni erano volte solo per il loro bene, per il bene del Clan, del Villaggio. Per il bene degli Akuma e di tutta Kiri.
    Un sorriso beffardo si stampò sul mio volto, ma come il mio volto stesso egli non sapeva di nulla. Non era un sorriso né di scherno, né di soddisfazione. Probabilmente Etsuko si sarebbe sorpreso, probabilmente soltanto confuso. Non potevo saperlo, ma ciò che sapevo di certo era che non avrei fatto passi indietro. Non sarei tornato sui miei passi; non mi sarei nascosto tra le mura di Kiri, la cui ombra stessa mi costringeva ad obbedire a persone di cui la mia considerazione era troppo bassa per essere vera. Qualcosa, bruciava dentro di me e di certo non sarebbe stato uno spiedo a spegnerla.

    °Sei finito Seinji°


    Perché?! Perché la sua fredda voce risuonava nella mia mente ponendo fine alla cosa; perché mi obbligava a osservare impassibile i tratti arrabbiati del volto di Etsuko, e perché memorie di lontane terre e speranze di un villaggio di Luce risplendevano nella mia mente? Per quanto la fine potesse sembrare tragica e inevitabile, qualcosa mi suggeriva che fosse soltanto un inizio. La morte che egli mi proponeva di certo non mi spaventava; la morte per il clan e per il villaggio era da sempre il mio sogno, che quel giorno si sarebbe realizzato.
    Eppure m'inquietava il dover dire addio alla luce del sole in quel sotterraneo. Mi premeva contro il petto come un peso invisibile, sottraendomi ciò che di più caro avevo, ma dandomi la possibilità di morire per ciò che amavo.
    Parte del torto! Nel torto era chi viveva piegandosi al volere altrui, non di certo io che vivevo pensando al villaggio, dormivo pensando al villaggio e a come renderlo brillante. Un Grande Villaggio era l'unico oggetto dei miei desideri e sogni più intimi. Io era nella ragione! Ero fra coloro che avevano trovato la forza per cambiare le cose, e se i miei occhi, o la mia vita, erano il prezzo da pagare ben mi andava! Ben mi andava di subire scherni e insulti da parte di persone che consideravo fratelli, e ben mi andava morire per mano loro, ma morire per qualcosa. Morire per ciò che ero, morire per gli ideali che portavo!
    Osservai il suo viso venire vicino, e sussurrarmi poche e semplici parole. E allora il tutto divenne chiaro, il tutto cambiò. Se era la sola idea che lo spingeva a farlo, mi andava bene che lo facesse! Oppure... eravamo degli Akuma. Un semplice inganno sarebbe bastato per aggirare quel stupido Geco, e renderlo inutile dinnanzi alla potenza delle nostre menti. Mai avrebbe scoperto un simil-inganno... se non ci fosse quel chakra a scorrere lungo le pareti e renderci inutili dinnanzi al suo potere.


    «Fai ciò che devi, fratello.»



    Gli dissi con un lento sussurro, quasi senza aprir la bocca, in modo che solo egli mi potesse udire. Pentirsi? Mai l'avrei fatto, e seppure l'intelligenza diceva che forse sarebbe stato meglio, l'idea non ammetteva scuse. Non mi servivano di certo degli occhi per coltivarla in eterno all'interno del mio corpo.

    «Non esistono idee errate e quelle giuste, Etsuko. Esistono solo Idee, e cosa le persone sono disposte a dare in cambio per realizzarle Etsuko.»



    Lo fissai negli occhi con sguardo carico di forza e rabbia.

    «E io sono disposto a dare la mia vita in cambio della mia idea, nella fervida speranza che possiate risorgere come uomini e come guerrieri.»



    Sorrisi amaramente, ma alquanto deciso.

    «E ora agisci fratello. Fai ciò che devi; purché sia fatto per il Clan e per il Villaggio io sono disposto a perdere tutto. »


     
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    Insperato Epilogo
    La fine di un Akuma


    Come temevo, tutte le mie più oscure congetture, presto si sarebbero rilevate, avrei così dovuto trasformare quella stanza in un ben più macabro scenario?
    Come avrei potuto evitarlo?
    No, non vi era alcun modo. Utilizzare la mia innata per ingannare quel geco, forse ci sarei pure riuscito, ma a quale caro prezzo avrei dovuto pagare il mio gesto?
    Tradimento…
    Quella parola ora rimbombava nella mia mente, pulsavano le vene alle tempie, si sarebbe trattato di un gesto oltraggioso nei confronti del Mizukage in persona, no io Etsuko Akuma ero un abitante di Kiri e come tale sarei uscito da quelle prigioni.
    Una pedina in mano ad altri?
    Si forse ero diventato quello, ma ci sarebbe stato modo e tempo per riscattarmi e quello non lo era.
    L’Akuma non si sarebbe mai smosso dalle sue posizione, ne io ormai tentavo di dissuaderlo, presto se tutto fosse andato come preventivato gli avrei concesso una seconda possibilità.
    Ora però era giunto l’inevitabile.
    Deglutì e non appena egli finì di parlare dovetti intervenire.

    E allora saranno le tue idee a condurti lì dove il fato ha predestinato che tu fossi posto, l’oblio della dimenticanza, non la morte, non è così lieve la pena di un traditore. La condanna al buio eterno a marcire in queste prigioni.

    Quante parole, recitavo quella parte come un attore recita il suo monologo finale di fronte ad una attenta platea sommessa in penitente silenzio, tutti attendevano l’evolversi di quella faccenda, presenti e non.
    Sentivo gravare il peso di quella situazione sulle mie mani
    Una goccia di sudore scese sulla fronte.

    E allora è giunta l’ora, fatti coraggio…

    Non una parola avrei aggiunto, avrei aperto il rotolo contenente il Kit Medico.
    Fissavo gli occhi di Seinji come una vittima osserva il carnefice, eppur cercavo di trasmettere quanta più calma e compassione potessi. Presto ci saremmo rivisti, ora era giunto per lui il tempo di smetter di osservare.
    Afferrai 2 piccoli flaconi e prima che potesse accorgersene, erano conficcati tramite l’ago che vi si trovava alle estremità, appena sotto le tempie, proprio ai lati degli occhi inespressivi dell’Akuma.
    Si trattava di una sostanza anestetizzante, così non avrebbe sentito nulla, ma avrebbe invece assistito a tutto.
    Il bisturì si avvicino inclemente al bulbo oculare destro, incise la carne, si imbrattò del sangue Akuma, che scivolò a rivoli sulla guancia e pareva che piangesse.
    Quella immagine rimase impressa nella mente e mi tormentò per giorni successivi.
    Venne reciso il nervo ottico, spostato l’occhio dal bulbo oculare e riposto in una ampolla sigillata, ma non era tutto, vi era ancora posto. Così operai sull’altro la medesima procedura.
    Bastarono 30 minuti, 30 minuti in cui Seinji passò dalla luce e dal mio volto, al buio più totale. Ero rispettoso e con rispetto l’avrei trattato, nessuna sofferenza.
    Poggiai le mani sul volto e impastai il chakra curativo, avrei rimarginato le ferite e bloccato il sanguinamento.
    Poi afferrata una benda, avrei ripulito il sangue sul volto, quando tutto era in ordine ne avrei afferrata un’altra e posta lì dove una volta vi erano gli occhi, per coprire lo spazio ormai vacante.
    Poteva Sentirmi, gli erano rimasti gli altri sensi, ma sacrificato uno per i suoi ideali.

    Come ti senti Seinji?

    La mia era una domanda forse inopportuna, forse no, ma a livello medico era importante, ormai avrebbe cominciato a sentire un leggero dolore, l’effetto dell’anestetico ormai stava svanendo.


     
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    Dolore...
    ...e amore.



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    A qual prezzo sopportavo il peso di quelle parole sulla mia pelle? le sentivo scivolare lungo i vestiti, attaccarsi sulla cute; scavare ancor più infondo, fino all'anima. Sancivano una fine imminente, un triste epilogo che meritava un Akuma. Una fine tragica, scandita, ma una fine voluta dal Fato e dall'idea, una fine che condivisa e che per questo risuonava dolce nella mia anima. Davvero pensavano che togliermi lo sguardo mi avrebbe... annientato? Non immaginavano nemmeno l'immensità dell'infinito che si prostrava al mio interno. Oh, non sarebbe di certo stata la mano di un fratello a scrivere la mia fine; al massimo la suddetta mano mi avrebbe solo aiutato a scrivere un nuovo inizio.

    «Che sia la dimenticanza il prezzo che pagherò.»



    Perché era così teso? Perché giocava quella parte da cui non traeva onore alcuno? Era un Akuma per Dio! Come poteva fingere lui stesso, se come me era portatore del segreto della realtà? Il peso dei suoi occhi e della tensione che mostrava mi gravava sull'anima e sulle spalle, incastrandosi nella mia essenze come un chiodo nella roccia. Non volevo attendere, non volevo aspettare. Non volevo vedere gli occhi di un fratello lacrimare per la sua stessa opera.
    Non ero io ad aver bisogno di qualsiasi forma di coraggio, era lui. Quel che facevo non richiedeva coraggio, poiché era volto al fin di bene, di Kiri e del Clan. Ma poteva egli dire altrettanto per la sua opera?
    Per un istante mi passò una richiesta stramba per la mente: fu quella di vedere il sole sorgere per l'ultima volta, ma svanì non appena comparve. Era meglio sbrigarsi, finirla con le ridicole richieste e strani vittimismi. Avrei assaporato ancora la dolcezza del tramonto e il bagliore rossastro in cui nasce il sole all'orizzonte.
    Chiusi gli occhi. Il suo bisturi danzava sulla mia pelle, come una ballerina su un carìon. Fu delicato, questo non potevo negarlo; ma con la sua delicatezza, era anche enormemente letale. Non seppi dire quanto gli ci volle, ma in quelli che mi sembrarono pochi istanti passai dalla vista al buio totale. La visione dei muscoli tesi del suo viso fu l'ultima immagine che mi rimanette nella mente, mentre rivoli di sangue caldo scorrevano lungo le guance bagnando il suolo.
    Mai avrei pensato di perdere tutto per le mani di un fratello. Era una di quelle ipotesi che la mia mente non riusciva a concepire. Una di quelle che non potevano esistere nel mio mondo, che non trovava né un fine, né un inizio. Era un ipotesi troppo bizzarra per potersi rivelare esatta... eppure. Eccomi appeso a un muro, ridotto in fin di vita, con la fonte del mio potere nelle mani di un Akuma.
    Come se non bastasse mi chiese pure come mi sentivo. Pensai stesse scherzando, ma capii che probabilmente mi stava soltanto deridendo. Come voleva che si sentisse un Akuma senza gli occhi se non rinchiuso, isolato, tradito, crocifisso, inutile, indifeso e morente? Non sarebbero bastati 1000 aggettivi di sofferenza e di dolore per descrivere il mio stato d'animo.


    «Vattene.»



    Gli sbraitai contro con tono aggressivo. Ai miei dolori ci avrei pensato io, non era di certo un suo problema.
     
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    Akuma
    Il dolore di un Clan


    Non aveva capito, d’altra parte come avrebbe potuto, ero stato spietato, nessun indugio, solo insulti e addirittura una sputo.
    Gli occhi di quello che ritenevo un fratello, le mani imbrattate del suo sangue, avevo agito per Kiri, per il mizukage, ero dalla parte del bene, allora perché quel macigno sullo stomaco? Cos’era quel fastidioso e opprimente senso di colpa.
    Le sue parole, come lame taglienti mi raggiunsero, avrei voluto aiutarlo, spiegare le mie ragioni, tirarlo su. Ma nulla di tutto ciò mi era concesso
    Lo lasciai.
    Lì, a marcire in quella stanza, con i suoi dubbi sul suo futuro, senza vista e con la vita appesa ad un filo o meglio dire a delle manette, in una fetida stanza di una cittadina che non lo riconosceva più come suo abitante.
    Aveva pagato, per torti forse non suoi, per ideali che nascevano da ira e odio,
    verso qualcuno che non poteva restare impunito. Se è vero che il fato riequilibra l’impunità, allora il piatto della bilancia sarebbe caduto inclemente sulla testa di taluni, prima o poi.
    Ero calmo in volto, mi allontanai da quel corpo, cogliendo il suo invito, mi portai davanti al geco e con voce sprezzante

    Non c’è più nulla da guardare qui, potrai andare dal tuo padrone a spiegare quelle che son state le pene di un Akuma e di come un guerriero coraggioso di Kiri, sia andato incontro al suo destino con tanta fermezza, irremovibile nei suoi ideali, proprio come si confà ad un vero Kiriano.
    Estirpai quello che custodiva del nostro clan, gli donai il buio eterno…
    Adesso gli spetta la quiete che merita.
    Cosi come io mi prenderò quella che spetta a me.
    Addio


    tamahome14Lasciai la stanza di quella prigione, avevo bisogno di aria pura, sentivo ancora l’aspro del suo sangue sin dentro le narici. Salutai le 2 guardie poste a protezione dell’alcatraz Kiriana e spostai il pesante portone, non vi era più nessuno fuori, l’aria era fredda, ma piacevole, pioveva.
    Era il cielo attinente al mio stato d’animo, piangeva il mio cuore, lacrimava, fermo il mio viso, raccolse le lacrime del cielo, ora finalmente ero libero…
    Si inzuppo il volto di acqua, non solo le lacrime del cielo, ora anche le mie si mischiavano, nessuno avrebbe potuto notarle, eppure urlavano, urlavano il malessere che avevo dentro di me.
    Questa era la tragedia, l’epilogo di un uomo, di un Kiriano, di un intero clan
    Akuma
    Che fosse giunta la Fine?



    Così Seinji perde la vista.

     
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    Falce dei Kaguya


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    Y Danone
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    Il geco non disse niente per tutto il tempo in cui i due Akuma interagirono: Tok'ra non era lì come "giudice", ma come semplice ed imparziale spettatore dell'interazione fra i due, il suo unico compito era accertarsi che nessuno lì usasse dei genjutsu.

    Non era compito del geco asceta giudicare se il prigioniero avesse ragione o torto, se il suo inquisitore dovesse o meno cavargli gli occhi, anzi, ad essere precisi, Shiltar nemmeno lo aveva richiesto fin da subito: il Mizukage al momento voleva solo la verità sui fatti che riguardavano Seinji, dei suoi occhi avrebbe trattato dopo in caso, o almeno questa era l'idea prima che Etsuko agisse autonomamente.

    Tok'ra, nel momento in cui l'Akuma inquisitore gli rivolse la parola, mosse leggermente il capo, "Molto bene, shinobi, ciò che dovevo fare, l'ho fatto. Arrivederci. Ti auguro la quiete che cerchi.", concluse, voltandosi ed allontanandosi nei corridoi della cella, puntando ad uscirne.
     
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