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Konoha’s Lemonade
Stavo passeggiando stancamente sue giù per le strade del Villaggio, il pomeriggio era quasi sul finire, e non sapevo come spendere le due o tre ore prima della cena.
Certo, non che Konoha offrisse mirabolanti giochi di prestigio o saltimbanchi con cui distrarsi, però in un giorno qualunque della settimana la gente normale lavora ergo non può girare per le strade.
Avevo comperato alcuni fumetti che avrei avuto voglia di leggere ma non trovavo un luogo adatto.
Quando, infine, passai davanti al Konoha’s Drink, notai che aveva appena aperto i battenti, probabilmente per accogliere i primi lavoratori o i primi Ninja che finivano i propri turni.
Improvvisamente mi venne una sete impressionante, non che il Drink fosse un luogo adatto per una ragazza di soli sedici anni, ma sicuramente aveva delle vivande non alcoliche da poter offrire, o almeno così speravo.
Mi avvicinai lentamente all’ingresso, era particolarmente silenzioso, c’era solo un ragazzo al bancone, probabilmente non era il vero barman, ma solo un aiutante che smaltiva la clientela pomeridiana, pareva però a suo agio tra tutti quei bicchieri e le bottiglie di mezzo milione di diversi liquori e alcolici vari.
Mi guardò con una faccia a dir poco indignata, io avvampai brutalmente, appoggiando le manine sul bancone e provando ad abbozzare qualche parola.
-Ciao. – Venti secondi di pausa –Ciao, vorrei .. – almeno dieci secondi – Una ..limonata con ghiaccio – Vestivo ancora la casacca da studentessa, l’indomani sarei tornata all’accademia per proseguire i miei studi, quindi preferivo girovagare con quella addosso.
Il ragazzo parve turbato dalla scelta della bevanda, del resto aveva meno di centrotredicimilaseicentoventi gradi, quindi non era adatta al Konoha’s.
Mi servì il tutto in un bel bicchiere di plastica con due cannucce ed un ombrellino. Ne restai assai incantata, quindi pagai ed uscì dal locale.
Non sapevo ancora dove andare, il sole era ancora bello alto e la voglia di entrare a casa, dove mi aspettava una madre nervosa per motivi non meglio definiti, non era certo la mia prima scelta.
Avevo pur sempre i miei fumetti ed il Locale era quanto mai smorto a causa dell’orario, quindi mi sedetti su uno dei gradini di ingresso, distendendo le gambe per tutta la sua lunghezza, mettendomi in testa uno dei miei cappellini preferiti, estratto a sorte dagli altri nove che tenevo nello zaino da viaggio, ed iniziai a leggere.
Tenevo i fumetti all’interno dei libri perché non si sciupassero, inoltre la copertina dei volumi era rigida e quindi ideale per leggere in quella posizione. Vista da fuori sembravo proprio una giovane studentessa intenta a leggere.. il “Compendio delle Armi Convenzionali e Non che Ogni Ninja Dovrebbe Conoscere”.. -
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Fumetti
Ero quasi arrivata al momento culminante del fumetto, una specie di scena d’amore in cui due ragazze scoprivano di essere innamorate di due altri ragazzi e ovviamente una baciava l’altra, perché è logico che accada così, nei fumetti.
Magari se avessi avuto anche io qualche amica, avrei potuto sperimentare di persona l’effetto che fa condividere qualcosa con qualcuno.
Per il momento mi accontentavo dei miei fumetti, aspirando rumorosamente la limonata, rigorosamente priva di zucchero e quindi aspra come il peccato, con la cannuccia.
Non so bene quanto restai immersa nella lettura, indisturbata, ma ad un certo punto qualcosa mi tagliò appena la luce del sole. Immaginando che fosse un pedone di passaggio lasciai perdere, senza darvi troppo peso, ma la figura non accennava a spostarsi.
Quindi tossì volendo richiamare la mia attenzione e a quel punto era chiaro che stesse guardando proprio me, abbassai il libro piegandolo verso di me, cosi che non si vedesse l’interno, e quindi il fumetto, poi sollevai lo sguardo per incrociare quello dell’uomo che mi stava di fronte.
Sorrisi amichevolmente, ritirando le gambe, ero in vena di fare nuove amicizie e nuovi propositi. Certo, visto dove stava andando probabilmente era un alcolizzato o un ubriacone, ma anche io ero andata li a prendere una limonata.-Più che ricordare le armi, dovresti ricordare che qualunque arma può ucciderti, quindi non ha molto senso stare attenti solo a quelle descritte nel libro...-
Lo guardai con l’aria più perplessa che avessi mai fatto. Mi resi conto solo in un secondo momento che si riferiva al libro che stavo usando come sostegno per il fumetto.
-Eh?- Lo guardai, alzando il cappellino dalla fronte – No! Nono, aspetti, guardi – girai il volume, mostrando la vignetta che raffigurava le due ragazze. - Sono fumetti, stavo leggendo i fumetti con l’ausilio della copertina rigida del libro – feci una specie di risatina nervosa.
-Comunque.. perché dice che dovrei fare attenzione alle armi che potrebbero uccidermi? – Questa volta le mie parole non uscirono col solito fare tremolante ed effimero dei miei precedenti incontri, stavo iniziando ad avere nuovi propositi, sebbene fosse palese quanta fatica facessi a istaurare un dialogo senza balbettare ogni tre parole. –Sono una studentessa! Queste cose ce le fanno studiare all’Accademia.. – Adesso il tono era tornato remissivo e pronto a giustificare ogni errore che mi avessero contestato.
Mi alzai in piedi, giusto per presentarmi in maniera più dignitosa.
-Shay, Shay Hyuga, molto piaceredifarelavostraconoscenza! – Ecco, lo avevo fatto di nuovo. C’era ancora molta strada prima che riuscissi realmente a completare un dialogo senza entrare in crisi.
Abbassai lo sguardo immediatamente dopo, mortificata.. -
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L’Uchiha
Mi rispose in modo tranquillo, quell’uomo, esprimendo le sue perplessità nei confronti di ciò che viene insegnato all’accademia.
Certo, non potevo saperlo, ne mi interessava approfondire l’argomento riguardante il tasso di mortalità nell’usare gli spiedi o le armi non convenzionali, per quanto mi riguardava anche una sedia tra capo e collo era più letale di una carta bomba. Varia in base alle situazioni.
Quell’uomo era indubbiamente più esperto di me, anche a colpo d’occhio lo si poteva intuire, soprattutto dal modo di atteggiarsi che aveva, tipico di chi è abituato a non mostrare alcun tipo di incertezza.
Mi ricordava vagamente una delle statuette che conservavo assieme alle bambole; possibile che ogni Ninja di alto grado, o anche solo superiore a quello di studente, sentisse l’impulso di ammantarsi di un qualche regime di stampo militare?
Tranne Ashura, si.
Abbandonando questi pensieri, leggermente deleterei per la mia fragile situazione mentale, mi concentrai sull’uomo davanti a me. Mi piaceva la sua camicia, ne avrei comperata una prima o dopo.-Si, respira un attimo...io mi chiamo Kaworu, Kaworu Uchiha, piacere.-
Disse, tendendomi la mano in segno di saluto. Immediatamente l’afferrai, scuotendola forte in alto ed in basso, con vigore non indifferente, mentre un sorriso leggermente scemo mi si dipingeva in volto.
Ero incredibilmente felice di fare la conoscenza di qualcuno che non sembrava un’alcolista o un omicida desideroso di usarmi come sacco per i colpi durante qualche genere di addestramento..
Ritirai la mano esclamando con voce squillante
-Accidenti! Che piacere conoscere un Uchiha, siete il primo che conosco di persona eh! – non ricordavo se prima avevo dato del tu o del lei, ma in quel momento mi parve opportuno usare un tono più cortese, alla fine avevo appena conosciuto qualcuno, non stava troppo bene dar del tu, sebbene io stessa nella sua situazione lo avessi apprezzato.
Riposi libro e fumetto nello zaino, tirandomelo sulle spalle. –Io ero venuta a prendere una Limonata – tirai su un sorso dalla cannuccia – Non hanno solo roba alcolica qua, è un bene che non facciano ubriacare la gente.. – Mi saltarono alla mente episodi dove mia madre aveva alzato un po’ il gomito. Li cancellai subito dalla mente.
-Credo di averla disturbata a sufficienza comunque, mi scusi l’intromissione – Aggiunsi prima di concludere con un piccolo cenno della testa. Se non mi avesse fermato o chiesto di restare, probabilmente mi sarei allontanata. Per quanto mi facesse piacere conversare con qualcuno, era palese quanto disagio provassi a interagire con Kaworu.. -
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[…]
Iniziavo giustappunto a calmarmi, per non dire a smettere di pensare, quando l’uomo alzò una mano come a volermi tranquillizzare e domandare qualcosa.
In primo luogo disse che non recavo disturbo, e già questo era strano visto che alla maggior parte dei Ninja maturi faccio l’effetto di due poli magnetici con la stessa carica, li respingo.
sembrava essersi accorto del mio disagio, altra cosa abbastanza facile da notare, ma a cui molti non prestano la minima attenzione, anzi..-Aspetta un attimo...Shay, giusto?...Sei sicura che vada tutto bene?-
Sospira un attimo. –Si, si, mi dovete scusare – ritrovai un po’ di compostezza – ho qualche piccolo problema relazionale, come ha potuto notare – abbozzai un sorrisetto ironico ma sincero – E a volte faccio fatica a dialogare in modo sereno, almeno di primo impatto.. – mi sentivo a disagio, era vero, tuttavia i trascorsi che avevo passato, mi avevano fatto capire quanto fosse importante riuscire a superare anche questi piccoli problemi. Alla fine potevo conoscere una persona nuova, ed è sempre un bene, a prescindere dalla situazione.
Mi affrettai a sistemarmi per bene i capelli qua e la , dove il cappellino li aveva scompigliati.
-Spero di non essere sembrata ancora più sciocca dopo aver detto questo.. nel senso.. vado all’accademia anche per superare certi problemi, sapete? – alludendo al libro che poco prima avevo riposto.
Avrei voluto chiedergli ancora un paio di cose, sembrava un uomo tanto serio, anche se si era mostrato molto più rassicurante di quanto pensassi all’inizio. Direi che era stato ..gentile.. -
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Infanzie
Kaworu mi rimaneva particolarmente simpatico, era uno dei pochi adulti che avesse davvero desiderio di ascoltarmi, di ascoltare il prossimo.
le sue parole mi fecero comprendere un poco di più quanto, nonostante tutto quello che pensavo, non fossi la sola in quelle condizioni e che molti altri ragazzi, con atteggiamenti a volte anche aggressivi, fossero in realtà semplici creature impaurite alla mia stregua.
Sorrisi inconsciamente, contenta di quella meravigliosa visione che mi riportava nel mondo delle persone normali, con problemi normali.
-La ringrazio, sono parole molto belle da dire ad una studentessa anonima incontrata così sul tardo pomeriggio, ammetto! – piccola risatina di intramezzo – Davvero è stato molto gentile. Grazie – Feci un piccolissimo inchino in sua direzione.CITAZIONE-E poi certo, aiuta anche ad avere migliori rapporti interpersonali, quando altre cause non li negano...-
Sospirai debolmente a quelle parole, come se la magia di quanto detto poco prima fosse svanita nel nulla.
-Anche io preferirei coltivare lo spirito, l’anima, le amicizie più concrete e sentite anziché studiare come sgozzare il prossimo. Però è uno stile di vita il nostro a volte sfortunato, altre volte meno, ma sempre e comunque solitario. Per questo quando non sono in accademia o in presenza Ufficiale di qualcuno, preferisco tentare in ogni modo di fare nuove conoscenze.. – buttai uno sguardo all’interno –invece di venire qua al tramonto, con un cappuccio sulla testa, a tracannare sakè cercando di detergere le mani dal sangue- In quel momento sembravo avere almeno trent’anni di più, in realtà era solo una profonda empatia che avevo sviluppato dagli animali, o dalla solitudine, che mi lanciava sempre nelle prospettive più Alte o più Basse auspicabili.
-Scusate – scossi la testa tornando a sorridere –digressione inutile e autodistruttiva. Da quanto siete un Ninja, se posso chiedervelo? Sapete a breve terrò l’esame per diventare Genin.. – dissi come in cerca di consiglio, attendendo una risposta.. -
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Un Lungo Servizio al Volere di Konoha.
Secondo Kaworu l’esame Genin era una passeggiata. Non posso dire che fosse la prima volta che qualcuno mi diceva di non preoccuparmi, che era tutto facile e bello, che il difficile ed il brutto veniva dopo, durante i futuri addestramenti e nelle missioni. Ebbene io avevo paura di quell’esame teorico, mi spaventava più di un combattimento contro duecento persone, legata ad un palo. Non riuscivo bene a farmene una ragione, non ero capace di paragonarmi agli altri Ninja, che fossero stati Sensei o altri studenti, o veterani come quelli incontrati di rado nelle festicciole a casa di Mamma.
Kaworu era un Ninja da oltre diciassette lunghi anni, era persino più della mia stessa vita. Non credevo nemmeno di arrivarci a un simile stato di servizio, io. Probabilmente mi sarei ammazzata da sola in qualche addestramento o in qualche missione, senza poter nemmeno raggiungere chissà quali strani desideri che mi ero prefissata, ma che non ricordavo al momento.CITAZIONE-E a quanto dicono, in percentuale è un bel risultato...-
Annuì appena –Io ho sedici anni, arrivare ad un venerabile stato di servizio come il vostro sarebbe davvero una grande cosa per me.. – sospirai appena –ma conosco fin troppo bene i rischi di questa professione, della nostra professione, e non nutro mai troppe speranze sul futuro, preferisco concentrarmi sul momento, su quello che viene e che và ..- sorrisi appena, mi confortava parlare dei miei dubbi da studentessa con un veterano –però è bello essere parte di tutto questo. Quando sono in accademia, per quanto sia timida.. mi sento parte di qualcosa di più grande, qualcosa di entusiasmante.- ridacchiai.
Era un bella sensazione parlare tranquillamente con il prossimo di questioni normali, senza dover per forza fare strani preamboli discorsivi ufficiosi o ufficiali. Semplicemente imparare da chi ha visto di più.
-Se avete uno stato di servizio tanto elevato, probabilmente sarete un.. Jonin? – mi passai una mano sul collo un po’ imbarazzata. Vivere sedici anni tra le mura di casa mia, evitando la vita sociale non era il massimo.. -
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Lo Straniero.
Quell’uomo era davvero cortese, nonostante i miei turpiloqui incessanti, mi stava ancora ascoltando. Certo, non capivo perché uno della sua importanza e del suo grado, potesse conversare con una studentessa di bassa lega, ma forse era anche questo il mondo Ninja, non solo fare la gara a chi è più forte o corre più veloce.CITAZIONE-Non hai proprio idea di chi io sia eh?...D'accordo...-
-No, Kaworu-Sama, mi dispiace, non esco molto da.. casa. – improvvisamente mi sentì gelare il sangue, come quando si ha la netta sensazione che da li a poco arrivi un infarto fulminante. Presi un sorso di limonata mentre l’uomo continuava a parlare.
E se fosse stato il Kage? Ed io nella mia infinita stupidità non lo avessi riconosciuto? Ero davvero così asociale da non riconoscere nemmeno i membri più influenti del nostro villaggio? No, non poteva essere il Kage, ero sicura di averlo visto in qualche immagine in giro per le case degli altri Hyuga. No, sicuramente era un Jonin di alto rango..CITAZIONE
-Io sono Kaworu Uchiha, Sannin di Konoha e Capoclan degli Uchiha.-
Ah! – E io che mi preoccupavo di avere fatto una gaffe imperdonabile! Ahahah … - Era solo un Sannin di Konoha, capoclan degli uchiha, chissà perché pensavo che fosse L’Hokage!..
Tre secondi dopo ero distesa in modo informe sui gradini, svenuta per la deficienza del mio essere, che mi aveva permesso di fare persino una battuta sulla bella esperienza, prima di collassare.
Quando mi fossi ripresa, qualche istante dopo, mi sarei tirata in piedi. – Credo.. di.. essere svenuta. – sanguinavo da un gomito, colpa di una abrasione da gradino – Immagino di si. Io.. sono Shay Hyuga Molto .. – fissai Kaworu. Lo sguardo perduto, nel modo più assoluto. Guardando nei miei occhi, si sarebbe potuto tranquillamente vedere un veliero che solcava mari incontaminati Lontano da ogni forma di vita esistente, e laggiù, in mezzo al mare, un isolotto. Il Cervello atrofizzato dalla Vergogna.
-Mi dispiace. ..- sul punto di scoppiare a piangere, mi rimisi nella commiserazione dell’Uchiha perché non mi disintegrasse dalla faccia della terra. – Io non lo sapevo.. Mi dispiace. – Trattenevo a stento le lacrime. – Non volevo farle perdere tempo.. – ripresi lo zainetto tirandomelo in spalla. – Forse è meglio che torni a casa a studiare per l’esame, Kaworu–Sama, lieta di aver fatto.. la vostra conoscenza .. – Se mi avesse lasciato andare, sarei corsa via veloce come il vento, scoppiando a piangere una volta arrivata a casa.
Un giorno non sarei stata così stupida. Un giorno sarebbe stato diverso, per me. Ma purtroppo non era quello, il giorno. E sarei rimasta sveglia tutta la notte, digiuna, a pensare a quanto male mi aveva fatto la solitudine di un’intera infanzia.. -
S h a y.
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Il primo posto dove portare un ragazzino giovane e scapestrato, di solito, è quello dove servono la maggiore quantità di Alcolici immaginabili. Nella fattispecie c'era il Konoha's Drink dove non andavo oramai da un sacco di tempo, pronto per l'evenienza. Certo, non che si potesse mangiare chissà cosa la dentro, forse qualche stuzzichino per togliere la fame chimica ai drogati e agli alcolizzati che frequentavano abitualmente il locale in notturna, ma poco altro. Almeno c'era un ambiente adatto a conoscere altra gente, volevo che Kheichii facesse nuove amicizie per evitare uscite infelici come tempo addietro, con Ippei, all'accademia.
- Ecco.. questo è il Konoha's Drink.. qua vengono i beoni a prendersi un bicchiere prima di andare a casa dopo i turni, è frequentato solitamente da Ninja visto la loro necessità di svagarsi.. è divertente però, c'è la musica la sera e fanno anche spettacolini di ballo dal vivo. - Aprì la porta, lasciando che Kheichii entrasse prima di me, per poi dirigermi al bancone ed Ordinare una Limonata ghiacciata. - Prendi quello che vuoi, offro io. - Detto fatto mi sistemai comodamente in un tavolino poco distante. Era abbastanza appartato per non avere gli occhi di tutta la sala addosso ma non troppo da essere interpretato come un qualcosa di romantico. Anche perchè non è che a metà mattino ci fossero tanti avventori dentro al locale!
- Allora.. raccontami un poco qualcosa.. non voglio parlare di ieri notte, è andate bene e sono contenta così.. oggi godiamoci qualche momento di santa pace.. prima che io debba tornamene a fare i turni all'ospedale! -
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Kikko-kun.
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Da diverso tempo oramai eravamo entrati a Konoha. Il villaggio era molto simile a quello di Kiri, certo non tutto era uguale, gli edifici erano diversi e anche gli usi e i costumi non erano gli stessi. Ma non mi sentivo completamente spaesato anzi, era quasi come un ritorno a casa. D'un tratto ci fermammo davanti ad un curioso locale, il “Konoha's Drink”, già dal nome potevo intuire che si tratasse di un locale per assidui bevitori. Mi era già capitato di frequentare un simile luogo e l'ultima volta non era andata molto bene. Non volevo però essere scortese con la mia amica, così con un piccolo sorriso entrai assieme a lei.
Come avevo previsto, la situazione si presentava tale e quale a Kiri, ma dato che il sole era ancora alto nel cielo ed avevamo raggiunto si e no metà giornata, ci si poteva fermare a bere qualcosa senza troppi problemi. Al bancone Shay ordinò una limonata, con un piccolo cenno dissi al barista di portarne due. Successivamente mi sedetti assieme a lei ad uno dei tanti tavoli liberi sorseggiando allegramente la mia bevanda. - Raccontarti qualcosa? Bhè non ho fatto molto ultimamente, anzi per la maggior parte del tempo ho girovagato a destra e manca in cerca di informazioni per...i miei amici, ma con scarsi risultati. Ho avuto anche una piacevole conversazione con il mio maestro, te ne avevo parlato ricordi? Houyoku! Anche se alla fine siamo finiti a parlare dei nostri problemi eh eh- giravo la cannuccia nel bicchiere senza un motivo preciso, solo per vedere il ghiaccio sciogliersi. Ripresi dopo qualche minuto a parlare -inoltre, contro ogni aspettativa, vorrei apprendere la tecnica speciale del mio Clan. Dopo gli avvenimenti di ieri sera ho capito di essere ancora troppo debole...devo diventare più forte- le ultime parole uscite dalla mia bocca erano molto più fredde e dure del solito, rimasi in silenzio per diverso tempo senza proferire parola. Forse Shay mi avrebbe dato un consiglio o avrebbe semplicemente annuito, qualunque fosse stata la sua scelta poco dopo avrei cambiato improvvisamente discorso -Comunque...chi è che volevi presentarmi?-..