Ufficio Amministrativo[Amministrativo]

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    Sono Cannella

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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte I - Amministrazione di Oto


    Collegata alla giocata tra Haru e Hebiko


    Sarei curioso di sapere perché la porta ha una grossa crepa. Insomma, mi sarei aspettato qualcosa di un filo più curato per l'amministrazione di un Villaggio importante come quello del Suono. Questa porta, invece, è decisamente rovinata. Dovrebbero cambiarla, così fa passare gli spifferi.
    Ad ogni modo eccomi qua. Sono entrato in silenzio, nessuno mi ha fermato e questa porta mi ha incuriosito. È l'ufficio che cerco? Non ne ho idea, ovviamente.
    Da dentro sento una voce, però. Parla con un accento strano. Ed è straordinariamente profonda, come se provenisse da un petto smisurato. So che si chiama origliare, ma non posso fare a meno di ascoltare: la voce fa letteralmente tremare le pareti.

    Sta parlando di trovare un lavoro lì al Villaggio! Che se non sbaglio è quello che mi ha detto di fare il Guardiano ciuffoso alle Mura! Stavolta il destino mi ha davvero portato dove sarei dovuto essere! Non succede quasi mai, e l'entusiasmo ha la meglio. La vociona sta chiedendo qualcosa ad un probabile interlocutore, ma io ormai sono rapito dalla gioia per essere riuscito ad andare effettivamente dove volessi andare.
    Senza dare il tempo all'interlocutore di rispondere, spalanco la porta.

    Scusate l'interruzione, ma non ho potuto fare a meno di sentire che qui si tengono i colloqui di lavoro. In teoria dovrei cercarne uno anche io. Anzi, diciamo che in realtà io starei cercando una certa Hebiko! Mi hanno detto di rivolgermi a lei, che avrebbe potuto aiutarmi!

    Solo dopo aver parlato mi rendo conto di cosa ho interrotto. Nella stanza ci sono effettivamente due persone, e un bel po' di caos tutto intorno. Libri e pergamene sparse in giro. Alla scivania siede un qualcosa di grosso dalla forma vagamente umana. Un essere umano immenso, dalla pelle scura e dai capelli foltissimi. Dev'essere il proprietario della voce profonda. Vicino al colosso capelluto sta impettita una ragazza minuta, dai capelli rossi e piuttosto graziosa, anche se con qualcosa di affilato nei tratti, che le dà un aspetto severo e vagamente minaccioso. Non so perché, ma entrambi mi danno immediatamente l'impressione di potermi fare molto, ma molto male.

    Ehm...scusate ancora...io sarei Reiji, ehm, ecco...se volete ripasso più tardi...eh-eh...

    Bella figura di cacca che hai fatto, vecchio mio. Complimenti vivissimi.
    Però accidenti, è proprio carina la rossa!
     
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    Doppia accoglienza


    II



    La sonora risata lasciò perplessa la ragazza, e vagamente infastidita data l'espressione. Ritirò la mano con la quale aveva indicato dove accomodarsi alla gigantessa, tenendola a mezz'aria, indecisa sul dafarsi.

    Non è una qualità che ci tengo ad avere. Non dovresti giudicare le persone dalle loro dimensioni, miss... No no no, non la porta!!

    La kunoichi sembrò rabbrividire insieme alla porta, sentendo il potente scricchiolìo che anticipò la crepa che si formò subito dopo. Per una volta che Febh non era in ufficio, era stato comunque qualcun altro a demolire le prime cose. Magnifico. Dopo uno sbuffo infastidito, la donna sembrò accontentare la segretaria, sedendosi e fissandola con aria palesemente divertita. La Vipera la fissò con un sorrisetto fasullo, prima di voltarsi e dirigersi verso il primo scaffale iniziando a frugare tra i vari moduli, cercando quello giusto per Haru, borbottando sarcastica una risposta.

    Oh beh, sei nel posto giusto. Qua si spaccano grugni anche agli alleati, ti divertirai un sacco.

    La rossa si mostrò visibilmente spiazzata nel sentirsi fare quella domanda. Non tanto per il fatto che non la conoscesse (lavorare in amministrazione l'aveva sicuramente resa più famosa rispetto a quando era una teppista qualsiasi, tuttavia era ancora poco conosciuta da chi non fosse uno shinobi), ma per il tono utilizzato, estremamente amichevole rispetto a quanto fosse abituata. E anche un pochino strambo, a sentire dall'accento.

    Uh... Io...

    Hebiko sventolò la sua lingua biforcuta un paio di volte, visibilmente non a suo agio, prima di rispondere cercando di ricomporsi. Schiena dritta, modulo bene in mostra.

    Hebiko Dokujita. E come potrai intuire dal luogo, segretaria dell'Amministratore. O se preferisci, puoi chiamarmi "colei che ha domato Febh Yakushi". Poggiò il foglio davanti alla donna, toccandolo due volte e porgendole una penna, accompagnando il tutto con un grosso sorriso e sguardo tranquillo. Compila questo. E benvenuta tra gli shinobi del suono.

    Non aveva poi detto una bugia, Hebiko aveva a tutti gli effetti domato Febh, e sapeva come farlo. Negli ultimi tempi tendeva a dimenticarsene, il confine tra segretaria e allieva diventava sempre più sottile, e quando lo Yakushi passava al suo lato da sensei, c'era poco da fare per controllarlo. Farsi grossa però con un nome del genere poteva permetterle di guadagnare un certo rispetto.
    Passò solo qualche istante, ed una seconda figura fece capolino dalla porta. O meglio dire, la spalancò senza ritegno (e senza bussare, nessuno bussa mai). Sufficientemente irritata da tutti gli imprevisti della giornata, Hebiko allungò rapidamente entrambe le braccia verso la porta, con un acchiappando il ragazzo ed alzandolo di forza, mentre con l'altra sbattè la porta, chiudendola.

    MA IL RISPETTO!? Bussare!! Presente!? Quella cosa che si fa prima di entrare nella stanza di una persona importante!?

    Portò il ragazzo a pochi centimetri dalla sua faccia, sibilandogli nervosa addosso. Da come si era frettolosamente presentato, poteva essere un altro apprendista shinobi. Sembrava esserci un buon giro ad Oto, negli ultimi tempi. E questa era un'ottima cosa. Non che alla Vipera importasse poi molto del villaggio, dato che ancora vacillava dubbiosa sul restare e mantenere la protezione di Febh, o andarsene, guadagnare quella di Raizen in un villaggio decisamente più tranquillo, ma finendo col mettersi tutta Oto contro. Ecco perchè i nuovi le interessavano, voleva trovate gli individui più malleabili o che la vedessero come un esempio per portarli dalla loro parte, iniziando a crearsi un piccolo esercito di fedeli, o amici come piace chiamarli ai fogliosi, per iniziare a sentire Oto come casa vera e propria (oppure farsi un giorno aiutare nella sua fuga, perchè no).
    Posò il ragazzino sulla sedia affianco alla gigantessa:

    Non hai la faccia della gente del posto. E nemmeno gli abiti della gente ricca del posto. ...E puzzi un po' meno dell'otese medio. Da dove vieni, signorino? Nome e professione. E soprattutto, chi ti manda?

    Tornò nella sua posizione fiera, fissandoli dall'alto al basso. Non era semplice farlo, doveva ammetterlo, ma i suoi due ospiti era seduti. Certo, Haru continuava a vederla faccia a faccia, una bestia del genere non perdeva altezza nemmeno sedendosi.

     
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    Haru esibì un sorrisetto soddisfatto nel vedere in difficoltà la sua interlocutrice, le era bastato poco per strapparle di dosso quel velo di austera serietà e scorgere un barlume della persona che aveva di fronte prima che tornasse sulla difensiva, presentandosi e definendosi orgogliosamente come domatrice di un certo Febh Yakushi, nome alquanto noto nell'Accademia e nel mondo ninja in generale, ma non di certo all'esterno dal quale lei veniva, ciò era probabilmente un segno positivo in quanto qualsiasi shinobi troppo noto non si potesse considerare granché competente nel proprio lavoro basandosi esso sulla segretezza.

    Hebiko si ricompose del tutto nel porgerle il modulo entrando nuovamente nella sua identità di burocrate distaccata, il donnone lo soppesò velocemente con aria annoiata prima di dire:

    "Speriamo non ci siano troppe scartoffie, non credo si adattino molto ad un ninja."

    Fortunatamente non ci volle molto tempo prima che le cose si ravvivassero dandole l'opportunità di distogliere l'attenzione dal pezzo di carta compilato nella sua interezza ed a ciò che stava avvenendo alle sue spalle.

    Nel trovarsi in mezzo alle braccia allungabili della burocrate, Haru commentò entusiasta con un semplice:

    "Oh, kinky!"

    Non aveva idea di come qualcuno potesse allungare le braccia a quel modo, ma questo era proprio un esempio lampante di quella magia ninja che voleva imparare presentandosi in quel villaggio di fenomeni da baraccone!

    Il nuovo arrivato le passò affianco dandole modo di vedere una capigliatura dal colore decisamente fuori del normale, un rosa ravanello che Haru non avrebbe utilizzato nemmeno per le mutande dopo essersi fatta suora, con tutta onestà non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che avesse posseduto un qualcosa di rosa ma non si poteva negare che il bimbo rispondente al nome di Reiji non avesse una qualcerta dose di coraggio per girare conciato a quella maniera.

    Tuttavia vi era un problema fondamentale, in questo momento la bimba allungabile stava dando retta al nuovo venuto invece di ritirare lo stupido modulo che le aveva fatto compilare e così la novella otese decise di prendere la situazione nelle sue grandi e massicce mani.

    Si sarebbe alzata in piedi ed avrebbe tentato di afferrare il povero Riuji per la collottola, strappandolo con la propria mostruosa forza alla presa delle dita di Hebiko e lanciandolo sul pavimento alle sue spalle, dicendo a voce alta e decisamente meno affabile di prima senza rivolgersi a nessuno in particolare:

    "Personalmente non me ne importa un fico secco della porta o di che cosa odorino certi tipi, ma c'è una fila da rispettare ed al momento ci sono io qui seduta a chiacchierare e non amo essere interrotta."

    Concluse sbattendo una manona sul tavolo in prossimità del documento, generando un sinistro scricchiolio su quello che per fortuna era una scrivania solida e robusta, sempre ammesso che Haru non decidesse di ripetere l'esperimento.

    Con aria meno amichevole, la donna chiese alla serpe otese:

    "Ecco qui il modulo, c'è altro che devo fare per essere dei vostri?"

    Poteva essere un gran brutto giorno per Riuji, ma se non altro se l'era cavata meglio di alcuni de precedenti incontri della donna.
     
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    Sono Cannella

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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte II - Amministrazione di Oto


    Cosa stavo dicendo, a proposito del fato che una volta mi aveva condotto nel posto giusto? Ritiro tutto. Cattivo fato. Cattivo.
    Non riesco neppure a terminare di scusarmi che la rossa allunga le braccia e mi afferra per il bavero del mantello. Proprio così. Allunga. Le. Cazzo. Di. Braccia!
    Uno strattone parecchio violento (ma quanto forte è questo uccellino di donna?) e mi ritrovo faccia a faccia con la proprietaria delle braccia eiettabili. Per un solo, stupidissimo istante, il mio cervello si immagina un bacio appassionato. Questo prima di notare che la ragazza ha le pupille verticali. Come quelle di un serpente. E la sua lingua, mentre mi fa la ramanzina, è stranament lunga e biforcuta. Come quella di un serpente. E le sue braccia si allungano, flessuose. Come un serpente.
    Ho trovato la Serpe di Oto, penso, prima di svenire e accasciarmi sulla sedia.
    Dio, quanto li odio i serpenti.

    [...]


    Quando riapro gli occhi, chissà come, sono sul pavimento, in un angolo della stanza vicino alla porta. Come diavolo ci sono arrivato? Mi pareva di essermi accasciato sulla sedia, non qui a terra. E perché sono tutto dolorante? Che quel colosso lì davanti mi abbia scaraventato quaggiù? Non è da escludere. Oppure è stata l'altra, con le sue braccia allungabili.
    La rossa (il mio cervello cerca in tutti i modi di dimenticare che quella tipa è eccessivamente simile ad un serpente) sta ancora parlando con il colosso. Guardando da sotto in su, da un lato, mi rendo conto di una cosa che sulle prime non avevo notato: quel bestione ha le tette! È una bestiona, non un bestione! Accanto alla figura minuta e graziosa della ragazza che deve essere Hebiko (serpente!), il contrasto non potrebbe essere più netto: grossa, sgraziata, muscolosa all'eccesso, con tratti grotteschi e denti appuntiti, una gran chioma selvaggia, ricoperta di cicatrici, posso definirla senza timore di sbagliare la donna più brutta che abbia mai visto. Fa paura, non come la Serpe, minacciosa e sottile: la paura che incute la gigantessa è primitiva, come quella che si potrebbe provare trovandosi, che so, una tigre nel tinello.
    In che diavolo di situazione mi sono cacciato?

    Per il mio benessere, decido di rimanere sul pavimento fino a che le due non hanno finito di parlare. Attendo tranquillo nel mio angolino che quella donna-mostro se ne vada, prima di tentare di rialzarmi. L'idea di ritrovarmi da solo con Hebiko, se davvero è lei, non mi alletta molto. Ma se non fa cose strane da serpente, mi spaventa meno dell'altra tipa. Mi sono preparato anche il discorso, da pronunciarsi con nonchalance mentre mi spolvero le vesti dopo essermi rimesso in piedi.

    Ehm, scusatemi Signorina. Potreste ripetere l'ultima parte? Temo di essere stato impegnato a svenire, e non ho sentito, ma mi pare mi aveste domandato qualcosa. Ad ogni buon conto, io sono Reiji Kanehisa, e voi, se non ho frainteso i segnali, dovete essere Hebiko, la Serpe di Oto, dico bene? Se è così, stavo cercando proprio oi, Hebiko-san. Il Guardiano del Cancello mi ha espressamente detto di non fidarmi di voi, e mi sono domandato perché. Anzi, lui vorrebbe che lavorassi per lui, o qualcosa del genere, ma sinceramente preferirei di no. Non mi ha fatto una bella impressione. Voi, invece, sembrate decisamente più interessante. Perché pensate che il Guardiamo mi abbia messo in guardia da voi?

    Bel discorsetto, vero? Spero di riuscire a dirlo per intero senza essere sballottato ancora in giro come un sacco di riso.
    Comincio ad avere i miei dubbi su questa cosa del venire ad Oto. Sembra tutto parecchio più pericoloso di quanto mi immaginassi.
    Mi sa che stavolta il fato mi vuole morto per davvero.
     
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    L'Amministratore


    - II -

    Rise, quando il Kiriano specificò a quel modo il suo nome. Con l'acca? Ho tante amiche, che fanno lavori piuttosto onesti, benché forse assai peculiari, che hanno l'acca in fondo al nome. Deborah, Samantah ... l'AnalGore è un posto così accogliente. Poco dopo la presentazione dell'Anaga e del Kiriano, una figura in abiti informali e con evidenti - ma molto teneri - occhiali da vista finti si presentò davanti ai due, farneticando riguardo un circo. Eh? Fu la prima reazione del Pavus, iniziando a guardarsi intorno. Se ne sarebbe accorto se fosse arrivato il circo, aveva appena attraversato la città per arrivare in amministrazione. Si girò quindi verso Fudoh Sono per caso arrivati mentre ero svenuto? Domandò interdetto, ponendo il mento tra l'indice ed il pollice della mano destra. Lo stupore più grande sopraggiunse, però quando quel ragazzino si presentò come l'Amministratore e quindi il famoso Febh Yakushi! Certo, la fama lo precedeva, come ho appena detto, ma non sempre - eufemisticamente parlando - per motivi buoni, piuttosto spesso, invece per la sua catastrogena, se mi passate il neologismo, sbadataggine. Dorian lo guardava con uno sguardo sognante e piuttosto strano: era combattuto, infatti. Sebbene non amasse più di tanto gli uomini mingherlini ed apparentemente poco virili, lo sguardo perverso e, appunto, la suddetta fama, gli creavano fantasiose immagini di lui e lo Yakushi nella sua stanza rossa mentre subivano e vicendevolmente facevano subire più di un interessante giochetto. Ci mise un paio di secondi a realizzare che gli era appena stata posta una domanda. Io sono Dojin Riku Anaga ma ... nuovamente un vistoso occhiolino, questa volta però in direzione di Febh per gli amici Do-ri-an. Scandì bene la parola per far capire l'acronimo e la semplificazione geniale con cui usava appellarsi. Ovviamente era stato appena presentato da Fudoh ma lui neanche se ne era accorto. Attese poi che il simpatico - per quanto strano ma adesso almeno profumato - kiriano finisse il suo discorso per aggiungere poche altre parole, tra cui qualche offesa per la generosità non apprezzata. Prima di tutto ... mosse il dito e si atteggiò con faredva inequivocabile. ... quello è uno dei capi dell'ultima collezione della Gilda dei Sarti, vedi di non sputarci sopra. diede una schicchera rapida sulla spalla dell'Ospite, guardandolo piuttosto male. In secondo luogo ... si girò verso Febh Confermo quanto ha detto, esclusa la parte sul vestito, ovviamente. Avrà sentito parlare della maestosa festa che c'è stata per il genetliaco di Oto, no? Sa' la organizzavo io. Si aggiustò il colletto leggermente. Dopotutto, la festa era stata un successo, pestaggio dei suoi figuranti da parte di Fudoh escluso.

    Chakra: 8.5/10
    Vitalità:7/8
    En. Vitale: 29/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 100
    Velocità: 100
    Resistenza: 100
    Riflessi: 100
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 100
    Agilità: 100
    Intuito: 100
    Precisione: 100
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    Note
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Questioni di Costume

    Febh era un tipo strano, e su questo non ci pioveva, ma stavolta aveva trovato due elementi che lo facevano quasi sembrare lo straight man della situazione...e mai gioco di parole fu più efficace se consideriamo la presenza e le tendenze di Dorian. Un pò imbronciato nel sentirsi dire che quei tizi non erano gente del circo, lo Yakushi sembrava arrovellarsi su quale potesse essere la loro bislacca origine...e detto da uno che per passatempo indossava un becco di plastica ovviamente la cosa assumeva le tinte del paradossale. Uhm...quindi...Fudoh? Anche il mio nome finisce per H. Ma questo non spiega come mai sei vestito da cretino...inoltre, giusto per la cronaca...io Kiri la detesto cordialmente. E per cordialmente intendo che mi sono presentato a dorso di drago bombardando le loro mura qualche anno fa. Specificò mentre si avvicinava al barbone, con un sorriso tanto tirato quanto pericoloso. Gli impiegati si rifugiarono sotto la loro scrivania. Una scrivania blindata visto con chi avevano a che fare. Non che servisse a qualcosa...

    Quindi...è stato Baffetto a vestirti? L'altro tizio per qualche motivo gli creava un vago senso di inquietudine, un pò come quando aveva incontrato il Daimyo del Suono, vai a capire come mai. Dorian? Strano nome. Disse quello che si chiamava con una sillaba priva di significato, e a quel punto partì il delirio con quello che decantava la classe di quei quattro stracci da pagliaccio, che evidentemente aveva attirato per intero l'attenzione dell'amministratore, al punto da fargli omettere completamente il discorso sulla festa di Oto e sui guai che vi erano capitati (in cui lui una volta tanto non centrava, almeno a prima vista). Con questo piccolo scotoma cognitivo, Febh elaborò una teoria tutta sua sul perché quei due fossero arrivati davanti a lui vestiti a quel modo, una teoria che affondava le sue radici nelle origini del Villaggio del Suono e che nulla aveva a che vedere con la realtà. Poiché la sua mente era democratica, tutte le voci che puntavano sul fatto che la sua ipotesi fosse tarlata e impossibile vennero giustiziate fino a ottenere un voto unanime.

    Quindi annuì a sè stesso, ma forse quei due avrebbero capito che stava rispondendo a loro. Ho capito tutto. Non condivido granché la cosa ma in fondo è tradizione, almeno fino a quando non diventa un obbligo di qualche tipo. Squadrò a lungo i due. E in effetti Shinken e questo tizio hanno la stessa aria da morto di fame che vive sotto un ponte, capisco come mai lo hai scelto come modello. Parlava di Fudoh, rivolgendosi a Dorian. Discutibile, ma ho visto di peggio nei nostri archivi storici. Ebbe un brivido al ricordo dei fiocchi viola, ma lo scacciò rapidamente e si voltò indicando le scale. Saliamo di sopra nel mio ufficio, concluderemo la faccenda là.

    Nessuno dei tre era normale, salvo forse Dorian, a modo suo, ma le stranezze avrebbero portato verso assurdità crescenti, loro malgrado, tutto per la tendenza dell'Amministratore di darsi delle risposte senza che ci fosse alcun bisogno di fare delle domande. Risposte casuali, perdipiù. Salire le scale e raggiungere la porta del suo ufficio (piuttosto anonima a dirla tutta), permise loro di raggiungere una stanza abbastanza grande con scrivanie su entrambi i lati, una grande scrivania ingombra di fogli con una bella sedia in pelle di serpente, due sedie per i visitatori, un paio di poltroncine con tavolino e un'amaca sul lato opposto. Tutto immerso da carte gettate alla rinfusa, un cestino in cui palesemente qualcuno giocava a basket con documenti top-secret (Hebiko aveva la giornata libera, e bastavano due ore di assenza per precipitare l'ufficio nel caos indeterminato) e, nel mezzo di tutto, una pergamena che fluttuava a mezz'aria avvolta da una sinistra energia.

    Febh ignorò tutto questo e andò a piazzarsi alla sua poltrona, invitando i due a sedersi. Allora, cominciamo da tre domande fondamentali:
    Quanto costerà?
    Hai pensato all'impatto che questo avrà sulle Squadre Speciali e gli altri Incarichi?

    E per finire: E perchè dovremmo lasciare che il Kiriano qui torni a casa vivo con queste informazioni?


    Ma cosa diavolo aveva capito?
     
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    Rats!


    III



    Probabilmente Hebiko sbagliava nel mostrare così apertamente il suo potere a due sconosciuti, nonostante Haru fosse lì per unirsi alle loro fila. La ragazza era confidente a sufficienza di essere più forte di entrambi, visto il suo passato e le sue attuali condizioni; da quando lavorava lì era migliorata giorno dopo giorno, Febh era un ottimo allenamento per il suo istinto di sopravvivenza e capacità di adattamento.
    Lo strattone della gigantessa le permise di capire che a forza erano probabilmente simili, forse in quel momento Hebiko era più forte solamente grazie ai trucchetti ninja che la donna voleva tanto imparare. Si limitò ad un sibilìo infastidito, rispettando la sua forza e il suo voler far rispettare le regole. Serviva una come lei, al villaggio. E il fatto che fosse donna la rendeva più simpatica, nonostante i toni burberi.
    Ripreso il modulo, la Vipera replicò con un tenero sorrisetto e gli occhi a mezz'asta, mostrandosi rilassata:

    Certo. Và fuori, ripulisci le strade. Cattura qualcuno che ha messo il naso dove non doveva, trova qualche informazione importante, quello che ti pare. Dimostraci che abbiamo bisogno di te, e sarai presto una kunoichi ufficiale.

    Che Haru se ne fosse andata o meno, ora era il turno del ragazzino, messo in disparte fino a quel momento. Dritta in piedi, dietro la scivania, indicò anche a lui la sedia, precedentemente occupata dalla gigantessa. Se non si fosse sbrigato nel sedersi, dopo uno sbuffo lo avrebbe nuovamente preso con il suo braccio allungabile, posizionandolo lei stessa, con una certa gentilezza nelle movenze. Doveva ancora darle delle risposte dopotutto.
    Reiji sembrava avere una buona parlantina, ed anche una parvenza di ingenuità nel rivelarle dettagli che chiarmente Kato non avrebbe voluto si venissero a sapere. In un primo momento il volto della razza sembrò farsi cupo. Dopo un borbottìo, portò una mano alla tempia, visibilmente infastidita.

    Ugh, Kato... Lo sapevo, lo sentivo che c'era qualcosa in lui che non mi convinceva. Con quella sua stupida storia di fidarsi solo dei propri alleati, come se non potessero pugnalarti alle spalle. Beh, eccone la prova. Che si cerchi pure degli alleati, quel maledetto ratto. La Serpe gli sta col fiato sul collo ormai.

    Parlo più che con sè stessa che con il ragazzo in rosa, camminando in tondo per l'ufficio. Alla fine del discorso si voltò verso di lui, squadrandolo dall'alto al basso.

    Beh? Sei venuto qui solo perchè te lo ha detto quel tizio? Se è così, sappi che sicuramente ti ha mandato per farti unire alle fila di Oto. E, a meno che non nascondi estremamente bene un tuo lato sadico, sono abbastanza sicura che tu qui non ci voglia stare un minuto di più. Avanti, parla. Non sei di queste parti, vero? Che sei venuto a fare nel nostro villaggio?

    Lo interrogò, facendo un cenno con la testa per invitarlo a parlare. Il suo tono era autoritario, ma non aggressivo, dopotutto se non fosse stato così schietto nel parlare non avrebbe saputo quei dettagli riguardo il guardiano.

     
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    Falce dei Kaguya


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    Otesi che odiano i kiriani


    E pergamene volanti...



    La prima cosa che capii? Dopo una serie di vaneggiamenti, finalmente capii che significava il nome di Baffetto.
    Voi direte: "Ma se fino a tre minuti fa nemmeno sapevi che era quello il suo nome!", sono piccolezze, quisquiglie che siete troppo pignoli e quindi le sottolineate!
    Infatti, l'amministra-amministrazione parlava di circhi e Baffetto si chiedeva di cosa stesse parlando, prima che io spiegassi al primo che quei vestiti erano dovuti alle fisime del secondo, questo finché Dorian non pronunciò quel suo assurdo e lunghissimo nome e poi scandì quel diminuitivo che era in realtà la combinazione delle sillabe del nome.
    Geniale! Usi un nome breve per non far perdere mezz'ora ai tuoi alleati! In missione deve essere comodo, in effetti a doverti chiamare Docoso Ricome Ancheno, usano Dorian!
    Ma allora ai tuoi avversari cosa fai, dici sempre il nome per esteso?
    , era una domanda valida, non credete anche voi? Certo che sì.
    Ad ogni modo, Baffetto disse pure lui la sua: erano abiti di una cosa chiamata gilda dei sarti e mi chiese di non sputarci sopra: Hey! Sono un senzatetto, mica un ubriacone sbavoso!, mi lamentai ed avevo anche ragione no? Mi potete dire che non ho una casa, ma ho un mio livello di dignità, non sbavo, mi lavo nelle fontane pubbliche almeno una volta a settimana e dormo sempre lontano dagli altri, senza disturbare nessuno! E che cavolo!
    La seconda cosa che ho capito? Che l'amministra-amministrazione, il cui nome finiva per H, non aveva in simpatia Kiri: lo aveva attaccato una volta con un qualche drago.
    Wow! Lei ha un drago? Devo dormire più spesso vicino alle Mura se ci sono anche draghi che vengono ad assalirle! Dev'essere una gran figata!, lo so, magari il fatto che i draghi assalissero le mura di Kiri poteva rendere rischioso andarci a dormire vicino, però, dai, un drago! Chi mai ha visto un drago? Io no!
    Comunque amministra-amministrazione e Baffetto parlarono ed il primo parve capire qualcosa, seppur non capii cos'era questa storia dei modelli e chi era questo "Shinken" e non mi piacque che mi dissero che dormivo sotto i ponti! Io non dormo sotto i ponti, ma vicino ai ristoranti!
    In compenso, ci invitò ad andare nel suo ufficio e così lo seguii, come Baffetto.

    Ora.
    Io sono un senzatetto, lo ripeto spesso, lo sapete, e vivo per strada, dormo per strada da almeno tre anni, o almeno mi pare che siano tanti, e dormire per strada implica anche cercare qualche volta il cibo nei cassonetti della spazzatura, vicino ai ristoranti, appunto.
    Ebbene, amici miei, vi posso dire che ho visto dei cassonetti più ordinati ed organizzati di quell'ufficio!
    Sia chiaro: era bello grande, aveva delle poltroncine, un'amaca, una bella sediona dietro un tavolo, ma c'erano fogli buttati alla rinfusa e persino un rotolo che svolazzava a mezz'aria!
    E così ero lì che battevo le palpebre in mezzo a tutto quel caos quando captai la terza domanda.
    Kiriano tornare vivo con queste informazioni?
    Di che informazioni parlate? Sono venuto qui per dirvi che ho dato una mano alla festa e che informazioni avrei?, fu la prima domanda.
    Che c'è un tipo di nome Shinken che dorme sotto i ponti e soffre la fame? Prima di tutto, io non vivo sotto i ponti! Io dormo sempre nei pressi dei ristoranti, al più in estate vado a dormire nei pressi della fontana della piazza centrale di Kiri, non prendetemi per un mezzo disperato senza un minimo di intelletto per capire che nei pressi dei ristoranti si trova il cibo migliore! E che cavolo!, sbottai.
    Che altre informazioni potevo avere? Che l'amministra-amministrazione aveva attaccato Kiri? Bé, se se ne vantava si vede che lo sapevano già.
    Io sono venuto qui solo per segnalare il mio aiuto e riceverne qualche... non so nemmeno io cosa, cibo, denaro... di certo non vedermi togliere la mia cotta di maglia della salute e vestirmi con abiti bagnati nell'acqua del villaggio di Colonia! e fu allora che capii!
    E per i vostri rapporti con il villaggio di Colonia? Non si preoccupi amministra-amministrazione-san, mi vergognerei anche solo a dire in giro che mi sono ritrovato vestito così!, lo rassicurai.
    Ammetto, comunque, che mentre parlavo mi muovevo, avvicinandomi a quel rotolo svolazzante, che adesso avevo a meno di una dozzina di passi da me.
    Vedete se mi dovevo far ammazzare per un brutto vestito!
     
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    Il sibilo infastidito di Hebiko sembrò sottolineare il fatto che la kunoichi non credesse di poter essere battuta così facilmente in quella specie di tiro della fune con al centro il povero ragazzo dal capello rosato.

    Haru era riuscita a ristabilire per un poco la propria autorità sulla situazione in virtù della forza che la contraddistingueva, nel corso degli anni non aveva mai avuto nulla da temere una volta sviluppati quei poderosi muscoli e ne andava molto orgogliosa, ad altri poteva sembrare orrenda e quasi sfiorare il mascolino ma a lei non importava di certo cosa pensassero di lei fintanto che fosse stato ben chiaro nelle loro menti che scherzare con la donna fosse una mossa poco raccomandabile.

    Riottenuta tutta l'attenzione di Hebiko, anche se con un mood decisamente meno rilassato, le venne detto di andare a darsi da fare come se ripulire le strade dalla feccia di bassa categoria o raccogliere informazioni costituissero un uso adeguato dei muscoli che aveva lavorato tanto per ottenere, tuttavia, si trattava di avvicinarsi alle conoscenze che bramava ed un modo per farsi notare l'avrebbe sicuramente notato in un villaggio tanto malfamato.

    Ottenuto più o meno ciò che voleva, la donna disse alla kunoichi:

    "Ok, vediamo cosa posso fare qui attorno, keep one of those metal things ready for me, see ya later!"

    Detto questo, Haru raccolse il proprio sacco e passò sopra al corpo privo di sensi del ragazzo alla sue spalle, evitando accuratamente di calpestarlo.

    Burocrazia sbrigata, si trattava di trovare un posto economico nel quale andare a dormire e qualche locale in cui spendere qualche soldo in bevande alcoliche.
     
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    Parte III - Amministrazione di Oto


    Il mio discorsetto deve aver fatto effetto sulla rossa. Con un filo in più di gentilezza, mi invita ad accomodarmi sulla sedia prima occupata dalla gigantessa. Lo faccio, anche perché, per quanto abbia provato a fare lo spavaldo poco fa, il pensiero che Hebiko abbia un nome fin troppo appropriato continua a fare capolino nella mia mente. Se proprio devo svenire di nuovo, voglio farlo da seduto.
    Lei, nel mentre, parlotta tra sé. Senti, senti. Allora davvero questi due hanno il dente avvelenato l'uno con l'altra! Rabbrvidisco e sudo freddo per la stupida immagine delle zanne di Hebiko grondanti veleno. Devo smetterla di fare paragoni serpentini. Comunque, non è questo l'importante! Questi due palesemente non si sopportano. La domanda, ora, è: e a me che me ne frega? Confuso dal bizzarro corso degli eventi che mi ha portato ad agire così a questo momento, lascio la domanda in sospeso, per concentrarmi su Hebiko, che ora si sta rivolgendo di nuovo a me.

    Allora aveva ragione papà, gli otesi sono davvero fuori di cervello. Devi essere sadico? Ma davvero? Così, di base? Se uno non è un sadico lo mandano via a pedate nel culo? Ci dispiace, signor aspirante ninja, lei ha rifiutato di torturare i cuccioli, non può lavorare per noi! Ma alla fine, il mondo è bello perché è vario. E lei ha ragione, io qui preferirei non starci ancora per molto. Che sia stata una pessima idea venirci ormai mi sembra sia chiaro per tutti. Quello che mi preoccupa è riuscire ad andarmene. Tutta questa fissazione per farmi entrare tra le fila di Oto mi preoccupa un po'. E se vogliono tenermi qui con loro a vita? No no no. Forse Hebiko mi sta offrendo una scappatoia? Ma a che prezzo?

    Ehm, in realtà sì, sono venuto qui perché per l'ha detto...Kato, vero? E sì, ho avuto la sensazione che volesse arruolarmi. Cioè, di fatto credo che per lui io ormai sia arruolato, e alle sue dipendenze, o qualcosa del genere. Il fatto è che io non voglio diventare uno shinobi di Oto, o di nessun altro Villaggio, per quel che conta. Io vengo da Kiri, ma sono anni ormai che non ci metto piede. Sono, diciamo, in esilio volontario. Più o meno volontario. E più o meno esilio, anche. Non ho mai riflettuto molto sul nome da dare alla mia condizione. Non importa. Quello che conta è che da cinque anni a questa parte vivo da girovago, andando dove mi portano le gambe. Mi hanni portato a Oto. Mi sono detto: "Ehi, perché no, è un sacco che non vedo altri ninja!" Pessima idea, col senno di poi. Ma le mia gambe hanno un senso dell'umorismo un po' perverso.

    Riprendo fiato. Per la prima volta da quando sono entrato, mi viene in mente che forse Kato potrebbe avere ragione, e non dovrei fidarmi di questa sibilante rossa. Come sempre, il pensiero giusto al momento sbagliato. Pazienza, ormai è fatta.

    Quindi, considerato che preferirei ripartire alla svelta, potete aiutarmi, Hebiko-san? Ho come la sensazione che senza un po' di supporto esterno, Kato non mi lascerebbe ripartire.

    È andata. Stiamo a vedere come va a finire. Non la vedo benissimo.
    Fato, per una volta, per favore, stai dalla mia parte.
     
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    Alleanza improvvisata


    IV



    Terminati gli affari con Haru, era ora del piccoletto in rosa. Non che Hebiko fosse molto più grande, intendiamoci, ma per come si poneva era chiaramente lei a dominare in quel momento. E Reiji sembrava poco disposto alla ribellione.
    Più ascoltava il discorso del ragazzo, più si massaggiava la fronte, domandandosi quanto una persona potesse volersi male per cadere in una trappola così banale. Ogni villaggio poteva incastrarti se voleva, ma ad Oto era una certezza. Era fortunato che Kato lo volesse tra le sue fila e non stuprarlo, da quello non lo avrebbe sicuramente salvato. Rispose sarcastica alla sua ultima affermazione, abbandonandosi sulla poltrona:

    Ma davvero? E chi lo pensava, che Oto fosse un posto da evitare. Ha un sacco di buona pubblicità.

    Alla richiesta di aiuto si massaggiò la testa. Doveva ragionarci bene. Insomma, togliere a Kato un potenziale alleato doveva essere una motivazione sufficiente per convincere la Vipera ad aiutare quello sconosciuto, ma se le conseguenze fossero state peggiori della soddisfazione personale sarebbe stato meglio evitarlo. Però forse c'era un modo per usare un ragazzino che si era spinto un po' troppo in là. Si rialzò, poggiando entrambe le mani sulla scrivania, e fissando Reiji intensamente.

    Va bene. Ti aiuterò. Ma solo se tu aiuterai me.

    Prima che potesse aprir bocca per dire qualsiasi cosa, la ragazza lo interruppe, proseguendo:

    Ho un piano che ti permetterà di uscire di qui in sicurezza. Certo, se ti farai rivedere al villaggio potresti passare dei guai con Kato, ma l'unico modo per non inimicarti lui e la sua piccola cerchia di seguaci è restare ad Oto. Ed uno come te non resisterebbe cinque minuti in questo postaccio. Quindi, da retta a Viperella, e andrà tutto bene, intesi zuccherino?

    In religioso silenzio, aprì un cassetto, estraendo una busta ed un pezzo di carta, dove scrisse una breve lettera.
    CITAZIONE
    Ciao sacco di pulci!
    Spero che tu ti sia allenato per bene dopo il nostro ultimo addestramento. Pensavo di passare a trovarti uno di questi giorni, giusto per vedere i progressi. Prepara una stanza per me e per Hebiko!

    Il fantastico e bellissimo Febh Yakushi


    Lettera particolare, ma doveva sembrar dettata dallo Yakushi stesso. Ormai gli gironzolava intorno da così tanto da sapere come far passare qualcosa per suo. All'esterno della busta, scrisse il destinatario, "Hokage". Chiuse la lettera con un timbro ufficiale, posandola poi sulla scrivania. FInalmente, aprì bocca di nuovo.

    La tua "prima missione da shinobi otese" sarà semplice. Dovrai consegnare questa lettera all'Hokage. Non lasciarla alle mura, dì che ti è stato chiesto di consegnarla a lui stesso da Febh Yakushi in persona. Chiaro? Una volta a Konoha, vai dall'Hokage, e digli che la lettera è una farsa, scritta da Hebiko Dokujita. Aggiungi che ho motivo di credere che ci sia qualcuno che complotta alle mie spalle, ma non ho prove a sufficienza, e che voglio vederlo al più presto. Pensi di potercela fare?

    Se il ragazzo avesse esitato, la kunoichi avrebbe tantato di calmarlo con tranquillità:

    Quella lettera ti serve per passare oltre a Kato senza sospetti. Tu digli pure che l'Amministratore ha chiesto che la busta non venisse aperta, e che devi andare tu per forza per dimostrare la tua fedeltà al villaggio. E' un guardiano, se lascia il posto per consegnare lui la lettera, vieni ad avvisarmi e lo faccio liceziare su due piedi. Inoltre, se anche dovesse leggere la lettera, è innocua, non può sospettare nulla. Sa che sono la sua segretaria, e sa che lo Yakushi è sufficientemente pigro da far scrivere a me una lettera del genere. Il dover andare a Konoha dall'Hokage è il favore che ti chiedo per averti liberato da questo postaccio.

    Uno sguardo speranzoso si posò sul ragazzo. Gli porse la lettera, aspettando che la prendesse, confermando il loro accordo. Ritirò la lettera per un istante, aggiungendo una postilla alla sua richiesta:

    Ah. Naturalmente io non ho modo di controllarti, quindi c'è la possibilità che tu decida di dire tutto a Kato tradendomi. Così facendo io potrei passare dei guai... E tu diventeresti ufficialmente uno shinobi di Oto, salutando così la possibilità di uscire da qui senza diventare un traditore. Pensa bene a chi dare la tua fiducia.


     
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    La Serpe, la Bestia ed Io


    Parte IV – Amministrazione di Oto


    La sensazione che i miei passi mi portino sempre nella direzione giusta si fa più forte, mentre ascolto Hebiko parlare. La direzione giusta, certo, ma non vuol dire che mi piaccia. Questa storia improvvisamente sta diventando molto più grossa di quanto avessi preventivato. Speravo davvero di venire ad Oto per ripararmi un po', per riposare. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, siamo chiari. Le cose hanno questa spiacevole tendenza, per me, ad andare esattamente dove devono andare, ed esattamente dove non vorrei che andassero.
    Rimango in silenzio mentre mi propone un modo per uscire dal Villaggio, la osservo mentre scrive una lettera che, mi spiega, dovrà servire a depistare il Guardiano. Il vero messaggio, quello che dovrebbe aiutarla, è diretto nientemeno che all'Hokage stesso. La direzione giusta. Il piano non è complicato, ma questa volta forse il destino mi sta spingendo un po' troppo in là.
    Osservo la sua mano tesa, quando mi porge la lettera. Esito, indeciso se prenderla o no.
    Devo assecondare il Fato, anche questa volta?
    Un memoria mi si affaccia alla mente.


    […]


    Due anni prima – Da qualche parte, in una stanza



    L'uomo, a gambe incrociate davanti a me, ha il volto coperto da un ventaglio, come sempre.

    Il Fato, Reiji, è ciò che guida tutti noi. Nei suoi continui flussi e riflussi è come la marea. Forze esterne a noi lo muovono, eppure ci influenza e ci dirige. Sapevi che senza la luna, e le maree che provoca, probabilmente la vita non esisterebbe? Rifletti su ciò che una forza invisibile può fare.

    Comprendo, Maestro. Noi siamo come i flutti mossi dalla marea?

    C'è un motivo per cui, anticamente, eravamo chiamati Uomini Onda, Reiji.

    Ma allora, Maestro, c'è un modo per controllare lo scorrere del Fato? È questo che dovete insegnarmi?

    Sciocco è colui che prova ad imbrigliare il Fato. Lascia l'illusione di poterlo controllare agli stolti che affollano il mondo. No, Reiji, tu, noi, non tentiamo di comandare lo scorrere delle cose. Noi ci abbandoniamo ad esso.

    Che è più o meno il modo in cui sono arrivato qui.

    Perché pensi che ti abbia accolto, figliolo? Tu hai il potenziale per diventare un Uomo Onda, un Agente del Fato.

    Il nome suona bene, Maestro, ma di preciso cos'è che dovrei fare?

    Niente, Reiji, è questo il punto. Devi abbandonarti al flusso. La grande scogliera resiste al mare solo quando diventa sabbia. Non resistere. Lascia che le cose vadano dove devono andare.

    Ma non è rischioso? Cioè, non ci tengo particolarmente a farmi ammazzare prematuramente.

    Non succederà. Sulle prime potrà sembrarti che il Fato ti spinga dove non vorresti andare, ma è proprio là che devi andare. Piegati alla corrente, e arriverai esattamente dov'è scritto che devi arrivare.

    Ci proverò, Maestro. Messa così sembra che io debba solo assecondare il momento. Non mi pare difficile.

    Sembra, in effetti. Non è detto che non lo sia davvero. Ma non è semplice come credi.

    Me la immaginavo una risposta del genere.

    Imparerai, non temere. Ti addestrerò io.

    Mi inchino, fino a toccare il pavimento freddo con la fronte. Si è alzato, mi tende una mano. La afferro, ed inizio la mia nuova vita.


    […]


    La mano del Maestro si sovrappone a quella di Hebiko, mentre prendo la lettera. Anche stavolta non ho ostacolato la marea, ma non è stato facile. Stavolta temo davvero che finirà male. Devo avere fiducia nel Fato, però. È questo che mi è stato insegnato. Ogni tanto mi viene il sospetto che il Maestro non mi abbia insegnato altro che cavolate, eppure continuo a comportarmi come sempre. Credo che sia così che dev'essere. Sono fatto così, non posso farci nulla. Sono un Uomo Onda, un rōnin dei tempi andati.

    Sorrido a Hebiko, cercando di non far trapelare il dubbio che mi ha assalito nell'accettare il suo incarico. Mi ficco la lettera sotto la mantella. Improvvisamente so che è di lei che mi devo fidare, anche se è un serpente.

    Oh, non temete, Hebiko-san, non ho intenzione di giocarvi un brutto tiro. Mi sembrate davvero preoccupata, e anche se non ho idea di quali problemi abbiate. A me interessa soltanto uscire da questo posto, ma non mi costa nulla compiere questo piccolo incarico per voi. Porterò la lettera e il vostro messaggio all'Hokage. Anche se non ho idea di come riuscirò ad arrivare a lui. Insomma, un modo lo troverò. Intanto spero di riuscire a passare il controllo di Kato. Ditemi un po', questo Febh Yakushi che tipo è? Potete descrivermelo, fisicamente e caratterialmente, nel caso il Guardiano decida di interrogarmi?

    Ormai è fatta. Anche questa volta il Fato ha mi ha indirizzato sulla giusta via, e non c'è modo di tornare indietro adesso.
    Sospiro, grattandomi il capo.

    Se tutta questa storia andrà per il meglio mi piacerebbe rivedervi, Hebiko-san.

    E questa, da dove mi è uscita?
     
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    V



    Riuji sembrò esitare. Comprensibile, nonostante avesse poche scelte. Se davvero voleva uscire da quel villaggio, quella era un'occasione d'oro. Hebiko non sperava nemmeno troppo nella consegna di quella lettera, per quanto potesse farle comodo; in fondo era solo una scusa per farlo uscire, avrebbe poi potuto bruciarla e svignarsela. Ma dalle parole del ragazzo, sembrava crescere la speranza che avrebbe davvero portato il messaggio a destinazione.
    Hebiko si lasciò scappare una risatina, rispondendo al "dubbio" del ragazzo:

    E' questo villaggio che è una fonte di problemi. O forse sono solo io che cerco di addossare le mie colpe a qualcosa. Non preoccupartene, non voglio farti finire in mezzo a due fuochi. Meno cose sai, più sarai al sicuro. Con l'Hokage ti basterà fare il mio nome, o quello dello Yakushi. Là sono decisamente più disponibili.

    Il ragazzo in rosa le fece notare un dettaglio molto importante: l'aspetto dello Yakushi. In effetti non poteva averlo mai visto prima. Hebiko ci ragionò sopra, poteva essere un ottima idea, così come pessima. In fondo la lettera l'aveva scritta lei a nome di Febh. No, doveva dargli anche la sua descrizione, era necessaria.

    E' più alto di me, ma nella media, sarà sul metro e ottanta. Ha un taglio di capelli piuttosto comune, corti e neri. Per la maggiore indossa una felpa arancione e dei pantaloni a taglio occidentale. La cosa più importante è che porta degli occhiali, ma senza lenti. Ti prego non chiedermi il perchè. E' un tipo decisamente fuori dagli schemi. Ah, ha sempre con sè una lucertola blu che maltratta spesso e volentieri. Si chiama Ssalar. Non so quanto di tutto questo ti potrà servire, ma insomma... la sicurezza prima di tutto. Buona fortuna!

    Prima di uscire dalla porta Riuji si voltò, facendole un ultima richiesta. Hebiko lo fissò sorpresa, distogliendo lo sguardo imbarazzata quando si incrociarono:

    Uhm... Sì, perchè no. Mandami una lettera magari, vengo io a trovarti. Si insomma per... Per discutere di com'è andata. Hm. ...Beh!? Che aspetti?? Vai, su su!

    Visibilmente a disagio, mise fretta al ragazzo, ordinandogli di uscire dalla stanza. Le era ancora difficile abituarsi ai comportamenti sinceramente gentili delle persone, doveva ancora prenderci la mano. Uscito, non avrebbe fatto altro che tornare al suo lavoro, lasciando perdere le ricerche sulla piccola palletta nera. Per oggi aveva studiato abbastanza.


     
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    Parte V – Amministrazione di Oto


    Mi sa che l'ho messa in difficoltà. Per un attimo, uno soltanto, la sua freddezza mi sembra abbia lievemente vacillato. Chissà se la vedrò di nuovo. Di sicuro è molto carina, e rivederla non mi dispiacerebbe davvero.
    Ad ogni modo, mi ha detto ciò che mi serviva. Spero di non dover arrivare al punto di parlare di qualcuno che non conosco affatto. Dovrò inventarmi qualcosa, rimanere vago. Non ho idea dei guai che potrebbe farmi passare Kato se mi scoprisse. Ma, alla fine, che cosa cambia? Forze più grandi di me mi guidano. Sarà quel che sarà.

    Grazie mille, Hebiko-san. Apprezzo molto quello che state facendo per me, che alla fine sono uno sconosciuto. Spero di non tradire la vostra fiducia. A preso, allora, e possano i nostri cammini incrociarsi di nuovo. Chi può dirlo? Di sicuro mi ricorderò del mio seppur breve soggiorno a Oto!

    Nel dire questo, mi rendo conto che non ho ancora fatto quello per cui, in fondo, ero venuto qui. Lo stomaco mi brontola, e di botto la stanchezza mi piomba addosso. Le palpebre iniziano a calarmi. Sbadiglio, in maniera molto poco formale, prima di riuscire a fermarmi.
    Stropicciandomi gli occhi, mi alzo e mi avvio alla porta.

    Scusatemi, Hebiko-san. Sono veramente distrutto, e avrei bisogno di riposare un po', prima di ritornare da dove sono venuto. Se non vi dispiace, vorrei dormire almeno qualche ora, e mangiare qualcosa magari. Credo che mi troverò un posticino tranquillo, e partirò non appena sarò un po' più in forze. Sono abituato a muovermi costantemente, ma sono davvero al limite. Io vado allora...ehm...arrivederci Hebiko-san.

    Varco la porta schiantata dalla colossale donna uscita poco fa. Sembra passato un secolo.
    Esco dall'Amministrazione e mi dirigo in città, in cerca di un posto dove riposare.
    Ha smesso di piovere, almeno.
     
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    Uno spiacevole inconveniente


    I




    [Antefatto]



    Sopra di me, nella gerarchia di Oto, potevo effettivamente contare tre persone. Tre Ninja ai quali, almeno secondo il nostro codice militare, dovevo obbedienza e rispetto. Questi erano anche tre mostri e sfidarli sarebbe stato un gesto sconsiderato, se non pazzo. Per quello dovevo ragionare con attenzione.

    L’Amministratore Febh Yakushi, il Capoclan Mikawa e il Jonin Shinken-sama, ex Guardiano delle Mura di Oto erano quelle tre persone. Guardai la lettera, che tenevo con la mano. Quella lettera siglata con il sigillo di Oto e indirizzata all’Hogake poteva essere stata scritta da uno di loro tre. Come no, del resto, ma poiché era rivolta alla massima autorità del Villaggio della Foglia le possibilità erano alquanto elevate.

    Eppure Hebiko era la chiave in questa storia. Perché consegnarla a Kane? Quel ragazzo era stato chiaro, era stata la Vipera a dargli in mano la missiva, con un ordine specifico. Non aprirla. La logica mi imponeva di pensarla come il viandante che si era presentato alle mura. Non poteva effettivamente trattarsi di qualcosa di importante. Per quanto uno non poteva fidarsi di una persona lei era sempre una Otese e non avrebbe di certo mai dato in mano qualcosa di sensibile ad un tizio che nemmeno apparteneva all’Accademia.

    Mi stavo sempre più convincendo che Kane l’aveva vista lunga. Era forse una prova, un tentativo di arruolare il ragazzo tramite una sorta di compito. Ma se fosse stato veramente così lì stava l’errore di Hebiko. Non aveva senso come compito! Come si sarebbe mai potuta aspettare che avrei lasciato passare dal Gate un tizio qualunque con un lettera rivolta all’Hogake. Sarebbe stato normale bloccarla e indagare. Poteva essere eccesso di zelo, scrupolo o paranoia… ma gli eventi di Kumo. Quel mostro che devastò Oto e i miei trascorsi personali ad Iwa mi avevano cambiato e reso decisamente più sospettoso.

    Già, indagare. Quello era il punto. Le ipotesi dunque erano due, la meno probabile (o almeno era quello che speravo) era che si fosse trattato di un clamoroso sbaglio. Un lettera consegnata da Hebiko in mani non affidabili. Ma non volevo nemmeno pensarlo. Il secondo invece, molto più concreto, era che il suo contenuto era privo di valore. Così mi decisi.

    Ero un Chunin e avrei aperto quella lettera, la curiosità e la voglia di chiudere quella storia il prima possibile predominavano sul resto. Certo, me ne sarei assunto la responsabilità. Se la lettera fosse stata scritta da Hebiko sarei andato da lei a spiegarle la situazione. A farle capire che in quel modo aveva creato più problemi che altro. Mentre… bhè se fosse stata scritta da qualcuno altro avrei reagito di conseguenza.


    Ciao sacco di pulci!
    Spero che tu ti sia allenato per bene dopo il nostro ultimo addestramento. Pensavo di passare a trovarti uno di questi giorni, giusto per vedere i progressi. Prepara una stanza per me e per Hebiko!
    Il fantastico e bellissimo Febh Yakushi


    Mandai giù a fatica la saliva. Per un attimo tentennai. Quello a quanto sembrava era un vero e proprio messaggio rivolto all’Hogake scritto nientepopodimeno che da l’Amministratore in persona! Tralasciando tutti i vari ragionamenti che potevo formulare riguardo al rapporto decisamente insolito tra Febh-sama, Hebiko e l’Hogake il punto della situazione era ben più grave. Perché Hebiko aveva consegnato una lettera del genere a Kane? Un errore? Una pazzia? Ma tutto ciò ormai non aveva più senso.

    Dovevo scusarmi direttamente con Febh. Con quel mio gesto avevo bloccato una missiva dell'Amministratore e sarebbe stato solo questione di tempo prima che Febh lo sarebbe venuto a scoprire. I passaggi sarebbero stati semplici: Hebiko aveva dato la lettera a Kane, Kane è andato via dal Villaggio, nessuno ha più risposto a Febh e la colpa sarebbe stato per induzione del Guardiano. O comunque sarebbe stato il primo sospettato. Prima avrei spiegato la situazione al Jonin prima avrei risolto quel grattacapo, e avrei evitato forse gravi conseguenze.

    Generai una copia fisica di me stesso, lasciandola alla mura, e così mi diressi verso il Palazzo dell’Amministrazione. Una volta giunto chiesi direttamente di Febh-sama – Chunin Kato Yotsuki, massima urgenza. Voglio parlare con l'Amministratore in privato. O ditemi dove posso trovarlo. - Non aveva alcun senso passare per Hebiko. Lei, per quanto, sicuramente coinvolta in tutto questa storia oramai era passata in secondo piano. Prima mi sarei spiegato con lo Yakushi e poi forse avrei inteso con la Serpe. Per prima cosa dovevo pensare alla mia incolumità, l’immagine del braccio di Shinken non mi era ancora passata di mente.

    Se Kato riesce ad ottenere un incontro direttamente con Febh…

    Sarei entrato nella sua stanza, con riverenza, e senza dire una parola mi sarei avvicinato verso di lui:

    - Febh-sama. Sono qui ufficialmente per porle le mie scuse. Sincere. - avrei inchinato la testa verso il basso - Non volevo assolutamente mancarle di rispetto quando ho aperto questa lettera! Addirittura di mettere in discussione la vostra personale relazione, privata, con l'Hogake. Non avrei mai detto che questa lettera è stata scritta da lei e quando me ne sono accorto sono corso qui... consapevole del gesto. - avrei a quel punto allungato la mano verso l'Amministratore - Prego, la prenda. E' sua. Anzi, vostra. - avrei atteso così qualche secondo, affinché Febh-sama avrebbe avuto modo di realizzare le mie parole e raccogliere la missiva.

    - Tuttavia mi permetta di giustificare il mio gesto. Nella giornata di ieri alla mura si è presentato un tizio sconosciuto, un certo Kanehisa. Si è presentato come viandante scappato dai propri doveri di Ninja da Kiri, ma non essendo ufficialmente ricercato, gli ho concesso un’opportunità per redimersi e magari accettare la causa di Oto. Per questo motivo lo indirizzai qui in Amministrazione, da Hebiko. – attesi un secondo – All'alba di questa mattina tuttavia questo Kanehisa si ripresentato riportandomi diverse cose. In primo luogo gli era stato affidato un compito da Hebiko direttamente, stando alle sue parole. Quello di portare questa missiva all’Hogake, come era precisamente indicato dal destinatario. Inoltre gli era stato detto di non aprirla o consegnarla per nessun motivo. Naturalmente ho ritenuto subito sospetta la situazione. Perché l’Amministrazione di Oto aveva consegnato una lettera siglata con il sigillo di Oto e indirizzata all’Hogake al primo sconosciuto? Perché Hebiko aveva affidato questo compito a Kanehisa? Banalmente ho compiuto il mio lavoro di Guardiano. Ho cercato di capire per filo e per segno che cosa è effetivamente successo e dopo averlo interrogato, senza troppe conseguenze, ho ritenuto che si trattasse di un errore o un gesto effettivamente voluto. Magari una sorta di prova, per quanto assurda visto che si stava dando in mano a nemmeno un Ninja di Oto una missiva di Oto. Così decisi di aprire la lettera e scoprire che in realtà era un messaggio scritto da lei in persona. – rimasi di nuovo in silenzio – Per questo… Febh-sama mi scuso. E le chiedo di spiegarmi la ragione di tutto questo. Se è una procedura particolare, un accordo con Hebiko o qualunque altra cosa ritengo di doverla sapere per evitare situazioni… spiacevoli come questa.– Non avrei avuto altro da aggiungere. Avrei spiegato le mie motivazioni, ora sarebbe toccato allo Yakushi decidere il da farsi.


     
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