Posts written by Roroo 2.0

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    Gli Otesi irrompono sulla scena - Salvare Dorian!


    Villaggio Sconosciuto - Chapter XIII



    Schioccò la lingua quando il Pan-ya gli concesse la possibilità di partecipare allo scambio di informazioni tra Kao e il membro degli Igashi.
    Molto bene. Esclamò, entusiasta come se avesse vinto la lotteria; agire in prima linea lo faceva sentire meno inetto, meno colpevole per ciò che era accaduto a sua figlia. Perderla senza rischiare la propria vita sarebbe stato imperdonabile.
    Con il cuore in lacrime, Namae sentì il bisogno di spendersi a favore di Tuya, imprigionata dal padre per essersi opposta a un suo ordine. A sorpresa, grazie all'enfasi con cui aveva pronunciato il suo discorso, il Pan-ya ammise l'errore e accettò il consiglio del Fiore, rivolgendosi ai suoi soldati per liberarla. La sua espressione dispiaciuta stonava con gli ordini impartiti ai suoi sudditi. Sembrava che volesse Tuya al suo fianco come kunoichi, e non come figlia. O forse era solo una sua impressione, a cui badò il necessario.
    All'improvviso alla loro destra, sul delimitare del bosco, si udirono dei passi in avvicinamento, accompagnati da un applauso.

    Una ragazza e un ragazzo.
    Namae impiegò pochi istanti per riconoscere il ninja di Ame. Aveva con sé le due katane che gli aveva visto utilizzare nella loro missione, avvenuta qualche anno prima. Dopo aver distrutto la Torre di Ichiro, non si erano più rivisti. Quando lo aveva conosciuto, egli era una Picca di Ru-Wai; in quel momento, a giudicare dallo sguardo accigliato che riservò a tutti i presenti, compreso allo stesso Namae, poco cambiato nell'aspetto dal giorno in cui si erano salutati, lo spadaccino sembrava aver preso altre strade.
    La ragazza che lo precedeva era un'altra faccia nota. Si erano incontrati anni prima, a Natale, in un fantastico quanto macabro Villaggio di Babbo Natale. Ciò che ricordava di lei non era il suo fascino adolescenziale, il suo sguardo magnetico o i suoi capelli ordinati, simili a come li aveva Hounko, bensì l'uomo che era stato al suo fianco per l'intera durata dell'avventura. Diogenes Mikawa. Garth di Oto e Kokage. A dire il vero l'ultima informazione gli mancava, ma Namae ricordava bene il suo carisma, il suo potere distruttivo e non si sarebbe sorpreso della sua proclamazione a Kage.

    Otesi Ringhiò, con il sangue in ebollizione per la loro alleanza con gli Igashi e per quell'applauso di scherno. Aveva pensato così tante volte a quei maledetti otesi, alleati degli Igashi, di coloro che avevano rapito sua figlia a Konoha, da aver già visualizzato i loro corpi mutilati. E ora li aveva davanti a sé, con una che aveva ben pensato di applaudirgli in faccia. Abbassò il baricentro, serrò tra le sue mani l'elsa della Doppia Lama e i suoi occhi divennero due fessure traboccanti di odio, astio e desiderio di combattere fino alla morte. Inclinò il busto in avanti, pronto a lanciarsi contro coloro che vedeva come sequestratori di sua figlia.
    Non lo fece.
    Nessuno saprà mai come Namae riuscì ad aggrapparsi al minuscolo briciolo di lucidità ancora presente dentro di sé. Ne fu scosso persino lui.
    Con il peso del corpo spostato in avanti, rischiò di "inciampare", incapace di incassare ciò che la Jinchuuriki aveva rivelato, perché le sue parole avevano distrutto le uniche certezze su cui Namae si era aggrappato per tentare la liberazione di sua figlia. Gli Igashi non avevano Dorian. Gli Igashi non avevano dalla loro i ninja di Oto.
    Basta...Mormorò. Prima gli Igashi come nemici, poi l'Aimedacca e gli Igashi alleati tra loro, la Nendo, i Perfetti...L'Antidoto. Con tutte quelle informazioni che gli piovevano addosso, si sentiva come un naufrago in mare aperto, senza un appiglio all'orizzonte e sballottato in ogni direzione da ogni singola onda.
    Harumi continuò il suo monologo, accusando entrambe le fazioni di utilizzare la Nendo per i propri scopi. E per quanto riguardava Dorian, il ninja sarto di Oto, secondo lei nessuno sapeva dove fosse finito.
    Ma a me non mi importa nulla del Sarto. Pensò, devastato all'idea di dover salvare qualcuno che non fosse Hounko. Davanti a sé, il Pan-ya ordinò al proprio esercito di attaccare gli otesi, ma Namae rimase immobile, sconfitto dalla confusione che albergava nella sua mente.
    Lei mi sembra sincera. Nella voce di Harumi aveva captato il suo stesso fastidio per quei inganni e tranelli. Con la coda dell'occhio lanciò uno sguardo a Kao. Sulla sua mano stringeva il martello con cui aveva ucciso la donna nella spiaggia.
    Non riesco più a fidarmi di lui, non se devo salvare Hounko. Erano trascorse troppo ore dalla scomparsa di Hounko. Strinse i denti, con il fruscio delle armi lanciate da Kao in sottofondo.
    Potrei abbandonarli tutti. Mettermi in viaggio da solo. Ricordava a grandi linee la mappa che gli era stata presentata dal capo di Kao, ma la sua mente non era affidabile come quella di un giovanotto. Un altro giorno e tutti quei dettagli utili per orientarsi in quella parte del mondo sarebbero scomparsi, lasciandolo solo, sperduto chissà dove.
    Posso... Lo ripeté tre volte ma non riuscì a proseguire la frase. Non aveva idee o alternative valide su cui fare affidamento.
    Sospirò, poi alzò lo sguardo e si accorse che il combattimento era cessato. Forse non del tutto, ma Namae sfruttò quella finestra temporale per raggiungere le spalle della ragazza di Oto.



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    Dorian è un otese. Voi siete otesi. Credete che sia un individuo in grado di far perdere le proprie tracce? Oppure è plausibile che sia prigioniero?Chiese, serio in volto.
    Perché se gli Igashi pensano che l'Aimedacca abbia Dorian, l'Aimedacca il contrario, forse la verità è nel mezzo Si voltò verso Kao, poi verso il Pan-ya e infine verso l'alba, visibile a Est. Dorian è in mano a una terza fazione di cui fanno parte sia alcuni Igashi sia alcuni Aimedacca. Lui intendeva i Perfetti ma non si escludeva un altro terzo gruppo.
    A Konoha hanno rapito mia figlia. Gli Igashi, mi è stato detto. Voi l'avete vista? È una ragazza dai capelli rosa, bassa, magrolina, con occhi verdi In caso di risposta negativa, Namae avrebbe sospirato.
    Capisco. Ormai la mia missione è trovare Dorian e confidare sul fatto che questa ricerca mi possa condurre da lei. Non so se ci riuscirò. Era il solo modo di sopravvivere a una situazione come quella. E non aveva dimenticato che molti, compresi Tuya e Kao, avevano affermato che il ninja di Oto era la chiave di tutto, l'uomo in grado di risolvere quella intricata questione. E chi se non i ninja di Oto desideravano ritrovare Dorian?
    Se quel giorno eri con il Mikawa, devi essere una tipa sveglia. Lanciò uno sguardo anche a Ryugi, dimenticandosi per un momento di Tasaki. Dove credete che sia? Noi abbiamo perlustrato poche zone. Voi avete interrogato qualcuno degli Igashi e dell'Aimedacca? Avete una pista?



    Chakra: 89.25/100
    Vitalità: 18/18
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  600
    Resistenza: 600
    Riflessi: 600
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Lancia Spiedi × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 4 Dosi
    • Bende Rinforzate × 1
    • Antidoto Base × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 2
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Doppia Lama × 1
    • Proiettili Leggeri × 5
    • Spiedi × 9

    Note
    Allucinogeno 4 Dosi
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  2. .

    L'inizio di una collaborazione?


    Chapter II



    Quando le tre donne varcarono la soglia della stanza, guidate da una Hounko glaciale, Namae le osservò dal riflesso del bicchiere che stava maneggiando.
    La voce che aveva avvisato il Fiore del loro arrivo non aveva esagerato nel definirle "donne fuori dal comune". E non era la loro bellezza che stava elogiando, bensì il loro portamento, la sicurezza con cui riuscivano a riempire la stanza con i loro corpi e il loro profumo, così intenso da soffocare l'aroma di vaniglia emesso da una candela accesa vicino al letto.
    Non sono affatto deboli. Aveva fiuto per i criminali e, in quel caso, se avesse alzato lo sguardo su di loro, difficilmente sarebbe riuscito a staccargli gli occhi di dosso. Non concesse loro una soddisfazione di quel tipo.


    Quando le Matrone si presentarono al Fante, Namae annuì a ognuna di loro, inchinando il capo in segno di rispetto. Poco importava se fossero kunoichi o bagascie: lui stesso era stato un servo, lo schiavo di un maiale che aveva minacciato di morte sua figlia; ora era diventato ufficialmente un Fante, con concrete possibilità di scalare la gerarchia del Seme, nutrendosi della rabbia che ogni giorno alimentava contro l'uomo che aveva immaginato Hounko tra le sue sporche braccia. Ma quella era un'altra storia.
    Quello che Namae aveva appreso era semplice: Ame concedeva possibilità anche a chiunque, dalle prostitute ai senzatetto, e uno su mille, per talenti nascosti o chissà quale motivazione, forse riusciva a diventare qualcuno. Per questo si ricordava di trattare bene ogni brigante con cui scambiava qualche parola.
    La prova lampante era Toshiro Umezawa. Chi avrebbe scommesso su di lui? Rispetto al massiccio e aggressivo Goemon, Toshiro era un vecchio poeta, effemminato e quasi sempre ubriaco; tuttavia il divin codino rivestiva un ruolo importante nel Seme dei Fiori.
    Piacere mio. Rispose, mostrando loro un sorriso.
    A chiudere il cerchio della presentazioni fu la donna dai capelli neri corvino, con delle curiose ciocche rosse sul lato destro del capo. Il suo nome era Yuri Zanhard, proprietaria della Lacrima d'Argento, un nuovo locale che aveva aperto i battenti con il consenso dei Fiori. A quella notizia, Namae sollevò le sopracciglia, sorpreso di trovarsi davanti a una nuova ninja dei Fiori. Concesse alla donna solo pochi istanti per captare il suo stupore. L'istante successivo, il volto appariva serio e freddo come lo era stato fino a quel momento.
    È qui per minacciarmi? Perché presentarsi in tre? Si domandò, chiedendosi se non avesse dovuto far scendere Hounko di sotto. Altri Fiori si sarebbe sentiti minacciati dalle parole della donna, ma Namae non era un uomo paranoico e prima di lasciarsi andare a giudizi affrettati verso qualcuno che era agli inizi, lasciò che l'incontro continuasse. Yuri rispose subito alla sua domanda interiore, dichiarando di essere lì solo per una presentazione a un Fante del suo stesso seme, gestore di un locale simile al suo. La motivazione era plausibile, pensò Namae, tranquillo di essere stato nominato con il suo soprannome. Era il nome che usava più spesso nelle introduzione o per rivendicare le sue azioni, sia dentro sia fuori i confini di Amegakure, ma per quanto riguardava il suo rango nella gerarchia del Seme, il Fiore provò un certo fastidio.
    Lei continuò nel suo monologo lungo e senza soste, rivelando poche altre informazioni utili, ad eccezione dell'ultima frase da lei pronunciata.
    Un lavoro? Le labbra si inarcarono in un sorriso.
    Alzò lo sguardo verso le ospiti e quando vide la Matrona testare il suo cocktail prima di porgerlo a Yuri, l'Oleandro non si sentì offeso ma si limitò a mantenere quel sorriso inalterato e dare inizio ai preparativi di un secondo cocktail. Prese un bicchiere con la mano destra e iniziò a versare della vodka secca.

    Una decisione mica da niente...unirsi ai Fiori Appoggiò la vodka e prese un contenitore ad ampolla dal vetro oscurato, con all'interno chissà quale contenuto.
    I soldi qui ad Amegakure sono tutto. Un principio ormai conosciuto da tutti e ovunque. Ma c'era un però. Così importanti da mettere Amegakure in secondo piano. Per me non è così. La Pioggia è la mia casa. Spero che con gli anni lo sarà anche per te. Aggiunse del succo di ananas e delle erbe aromatiche.
    Posso chiederle da dove proviene? E se avesse risposto di no, Namae avrebbe fatto spallucce, indifferente.
    Mescolò il cocktail e ne bevve un sorso.

    Ti ringrazio per gli sconti, ma nei miei trent'anni sono un uomo vecchio stile. Tuttavia verrò sicuramente a portare i miei saluti al locale, a cui auguro il meglio. I Fiori sono una grande famiglia. Gli scappò una piccola risata. Le ho sentito parlare di un lavoro. Sono curioso. Come posso aiutarti Yuri Zanhard? Chiese, indicando alle due Matrone le bottiglie davanti a sé, come ad invitarle a scegliere un cocktail.
    Nessuno doveva uscire dal Nettare delle Orchidee con la gola secca.

  3. .

    Il Lupo e l'Oleandro


    Chapter I



    Pioveva a dirotto. Da giorni, senza alcuna sosta.
    Le strade si erano trasformate in piccoli laghi colmi di sporcizia, per i liquami risaliti dalle fogne, in cui si celavano molti dei segreti di quel villaggio maledetto, e per il sangue dei cadaveri ammassati da giorni laddove pochi osavano mettere piede. Uno spettacolo raccapricciante, a cui tutti si erano abituati.
    Sarebbe stato lo stesso per Yuri? L'odore emanato da tale degrado era nauseante, orrido, in grado di impregnare anche il più sottile e nascosto filo di lana. Per fortuna, le continue sferzate di vento gelido che flagellavano Amegakure aiutavano a render tollerabile quel disagio olfattivo.

    Nel Secondo Livello di Ame, lungo la strada che conduceva in una delle piazze di spaccio più attive di Ame, fasci di luce di diverso colore, in perenne movimento, fuoriuscivano dai vetri bagnati di un locale che, da come si vociferava in giro, aveva aperto i battenti da poco. E in una via per lo più oscura, con quello spettacolo illuminotecnico a squarciare le tenebre, pochi individui la superavano senza donarle uno sguardo incuriosito.
    Namae aveva organizzato una serata diversa.
    La musica rilassante con cui si accompagnavano i soliti cocktail del Nettare dell'Orchidea era stata sostituita con la musica dance, di quella commerciale, perfetta per incrementare la clientela di un certo tipo. Aveva bisogno di giovani, di forze fresche, di cavallini, soldati e persino corpi forti da distruggere negli anni a venire, con la mercanzia che stava perfezionando da diversi mesi. Per l'occasione aveva cambiato la sua drink list, approvata persino dal suo Principe, esperto di alcool.
    L'idea di una serata diversa, più giovanile, aveva funzionato, perché all'interno del locale dovevano esserci almeno settanta persone, trenta di loro al centro di una pista improvvisata, mentre il resto sgomitava davanti al banco di lavoro di Namae, in attesa di una bevuta che sembrava non arrivare mai.
    Eri abituato a lavorare con il tuo ritmo ahahah Tra le urla dei giovani che avevano preso d'assedio il bancone, la voce di un cliente lo raggiunse.
    Questi ragazzi hanno sete ahahah Namae si limitò a sorridere. Aveva ragione. In una serata classica, con le comande appese sul banco da lavoro, l'Oleandro avrebbe lavorato con calma, misurando bene gli ingredienti e senza subire gli insulti e gli incitamenti sputati di chi ignorava la natura dell'uomo che li serviva, perché quel barman con uno strano tatuaggio su un occhio non era un barista qualsiasi. Ma quella sera l'età media si era abbassata. Si viaggiava sui trenta, trentacinque ad occhio e croce, ma non mancavano individui maturi e adolescenti, figli di uomini ricchi che approfittavano della loro fortuna per godersela.
    Bisogna mantenersi giovani in qualche modo. Rispose l'Oleandro, sorridendo.
    In realtà, il Fante stava lavorando celermente, preparando un cocktail dopo l'altro, senza curare il loro sapore. non ce ne sarebbe stato bisogno: qualunque liquido il Fiore avrebbe servito, l'interazione tra esso e le loro papille gustative avrebbe generato un gusto perfetto, seppur alterato. Avete capito bene. Le bottiglie davanti all'Oleandro avevano nomi altisonanti, ma il loro contenuto era stato sostituito con alcool di scarsa qualità. Immondizia. §
    Quando sarebbe stato il momento, a una kunoichi esperta come Yuri non sarebbe sfuggito il ruolo di quel signorino seduto dietro i bodyguard, con un paio di occhiali spesso un centimetro, che timbrava gli avambracci dei clienti con un timbro raffigurante un fiore di Oleandro.

    All'improvviso, una seconda voce giunse sul ricevitore che indossava regolarmente nel proprio locale.
    Si avvicinano delle ragazze sospette. Non hanno nulla a che vedere con gli altri clienti. Posso giocarci tutto. Il Fiore si arrestò per qualche secondo, come colpito da uno schiaffo improvviso, poi annuì e con un cenno del capo chiamò a sé due barman.
    Sostituitemi. Non furono necessari spiegazioni.

    [All'esterno]


    La voce non aveva mentito.
    Sotto la tettoia verniciata di rosso, costruita per proteggere i clienti dai lunghi temporali che si abbattevano sul villaggio, erano comparse tre giovani signorine.
    Con il loro charme, la loro bellezza e i loro profumi, superare l'intera fila fu un gioco da ragazzi.
    Nessuno osò affrontarle. Nessuno pensò di farlo. Le donzelle avevano catturato gli sguardi di ogni maschio e femmina presente nel raggio di un chilometro. Fissavano quello spettacolo indescrivibile di forme e sensualità con un'insistenza tale da superare la decenza. In pochi secondi, avevano trasformato la folla di clienti in un mucchio di servi bavosi. Consci di non essere alla loro altezza, tutti pensavano solo a memorizzare ogni piccolo dettaglio di quelle muse per poterlo richiamare in futuro. E festeggiarono quando, con l'entrata a pochi metri, le donne vennero fermate dai due bodyguard.
    Dove pensate...di andare?
    CITAZIONE
    Possiamo entrare, tesoro? Stasera abbiamo proprio voglia di un buon drink, io e le mie servitrici.

    Per quanto esperti, sotto ai loro muscoli e la loro espressione da macho, i due addetti alla sicurezza erano solo giganti dai piedi di argilla; sarebbe stato offensivo paragonarli a dei Genin freschi di accademica. Così, davanti ai loro occhi, attirati dalla mercanzia offerta dalle servitrici del Fiore Lupo, la loro arroganza si sciolse come neve al sole, rivelando ciò che erano realmente: briganti della peggior specie. Se la prima parola che dissero fu un severo "no, non siete in lista", pian piano i loro sguardi truci si ammorbidirono in sorrisi maliziosi e accondiscenii.
    Le ragazze avrebbero potuto assaporare la debolezza dell'animo maschile. Ma cantare vittoria sarebbe stato un grosso errore.
    Pensare che la sicurezza del Nettare dell'Orchidea fosse nelle mani di quei due scagnozzi di bassa lega sarebbe stato un grosso errore.
    Alle spalle degli energumeni, ora trasformati in piccoli bambini desiderosi di coccole e attenzione, era comparsa (quasi dal nulla) una ragazzina con lunghi capelli rosa, alta un metro e sessanta, gracile come uno stuzzicadenti, ma con un portamento e un carisma fuori dal comune, frutto degli insegnamenti della vecchia Umezawa.
    Yuri ne aveva sentito parlare. Era proprio lei. La figlia adottiva di Namae Taiyo. Una piccola fanciulla che stava seguendo un addestramento speciale con la Rigattiera di Ame.
    Sostava affianco all'ingresso, con le mani dietro la schiena, e i suoi occhi verdi fissi su ciascuna delle ragazze.

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    L'Oleandro vi aspetta al piano superiore. Seguitemi. Con una sola frase, una ragazzina di appena tredici anni aveva oscurato i due possenti bodyguard, riducendoli in due macchie senza importanza.
    Aprì l'ingresso del locale e senza percorrere il corridoio centrale che conduceva nel vivo della festa, Hounko svoltò verso destra, proprio laddove sembrava esserci solo una semplice parete in vetro. In realtà, vi era una porta e la ragazzina l'aprì. Salirono al piano superiore, con la musica e le urla che rimbombavano tra le pareti strette. In un corridoio molto simile a quello sottostante, che avevano percorso solo per qualche metro, Hounko aprì la prima porta a sinistra, invitando le giovani ad entrare.
    Davanti a loro si apriva una stanza privé, destinata a chi, oltre a bere e a divertirsi, contribuiva alle reali finanze del locale. Vi era tutti gli accessori per mandare in estasi qualsiasi uomo: un palo di lap dance, divanetti di pelle nera e persino un letto circolare, con lenzuola dorate. Tutto era immerso in una luce rossa soffusa. Nell'aria vi era un forte profumo di vaniglia. Davanti all'entrata vi era un piccolo open bar e oltre il carrozzone, con bottiglie, bicchieri, ghiaccio e frutta fresca, si ergeva l'Oleandro, concentrato a preparare uno dei suoi cocktail. Hounko lo raggiunse, posizionandosi al suo fianco, indifferente a quel luogo che avrebbe dovuto solleticarle la curiosità.
    Accomodatevi
    Non so chi siete, ma so chi non siete. Esordì l'Oleandro, per nulla intimorito di essere in inferiorità numerica.
    Semplici donne che amano girovagare per Amegakure conciate in quel modo. Shackerò il primo cocktail, versandone poi il contenuto in un bicchiere pasabache.
    Perciò...parlate. Per la prima volta, i suoi occhi si posarono sulle ospiti.

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  4. .



    Kurotempi VS Guerrieri del Vuoto - Mizuhiro vs Masayoshi


    Chapter XII




    Fuori dalla galleria in cui il ragno d’inchiostro bramava di infilarsi, battendo sul vetro come un ossesso, il gruppo iniziò ad allestire le varie trappole.
    Per amore del vero, ad occuparsene fu Yato.
    Doveva essere un esperto, perché se Masayoshi pensava a qualcosa di semplice e poco letale, in breve tempo il ninja della Foglia realizzò un fosso pieno di lame e una “ghigliottina”, dove al posto della lama, a rompere la testa del nemico sarebbe stato un grosso tronco di albero. E questo si sarebbe realizzato solo all’esterno, a pochi passi dall’uscita della galleria. Nel tunnel, Yato diede libero sfogo alla sua creatività, tra meccanismi, vicoli cieci e muri che sarebbero apparsi al momento giusto grazie alla sua Percezione Falsata, tecnica che aveva descritto in precedenza a un Masayoshi piuttosto passivo, stranamente chiuso in se stesso. Era ritornato ad essere il Masayoshi di qualche ora prima.
    Sarò in grado? Quando Yato espresse la necessità di avere qualcosa per disorientare i nemici durante la fuga, lo Shokuto aveva realizzato di poter usare la sua Declinazione del Vuoto. Il Vuoto di Direzione.
    Rivelare la mia incapacità di usare il Vuoto prima del combattimento potrebbe essere un grave errore. Il suo addestramento era agli inizi e solo una piccola parte di essa si era conclusa qualche ora prima. Insicuro per natura, coraggioso per scelta, non si sentiva né pronto né in grado di maneggiare quel potere arcano. Avrebbe potuto attivare il sigillo, quello sapeva farlo, ma a che scopo?

    Lo Shokuto avanzò al fianco di Akira e Yato, alle spalle dei tre Kage Bushin, che a loro volta seguivano il piccolo Koinu, conscio del suo ruolo di esca. Il coraggio della piccola creatura era encomiabile. Piccolo quanto il ragno d’inchiostro, il mammifero del deserto si muoveva abilmente tra le rocce umide senza emettere alcun rumore, mantenendo la coda bassa e con le orecchie nere che spuntavano dal manto marrone come antenne. Con il suo udito sopraffino avrebbe potuto anticipare al gruppo ogni onda sonora in arrivo. [Koinu]

    All’improvviso il ragno accelerò e le pareti laterali si spalancarono verso l’esterno, sprofondando nell’oscurità della stanza.
    Il suricato avanzò ancora, con passi corti e misurati, pronto ad agitare la coda come segnale di avvertimento per il gruppo che lo seguiva. Non fu necessario.
    La sagoma che emerse dall’oscurità fu visibile a tutti. Era alta, robusta e appena il volto dell'uomo incrociò il tenue bagliore proveniente dai lati, tutti poterono osservare quanta malvagità trasudasse dalla sua espressione. Il suricato sbiancò, arrestandosi. Qualche metro indietro, la schiena di Masayoshi venne percorsa da brividi di freddo misti a paura. Nessuno dei due riuscì a pronunciare una singola parola. Il mammifero indietreggiò verso il gruppo, puntando a ricongiungersi con il suo evocatore. Il clone di Yato lo aveva già superato, con una decina di piccoli Shuriken serrati tra le dita.
    Nel velo di silenzio che anticipò la tempesta, a riempire la stanza furono i fischi prodotti dalle armi lanciate dal clone di legno, seguiti da un clangore metallico.
    Lo Shokuto non rimase a osservare l’esito del lancio. Riprese Koinu sulla spalla e scappò come previsto, insieme ad Akira, Yato e gli altri cloni. Alle loro spalle, oltre il muro di oscurità che li avevano separati dal ragno e da Robai, venne emesso l'ordine di cattura.

    L’ìnseguimento era iniziato.

    Quanti di loro sarebbero caduti nelle trappole di Yato?
    Cosa avrebbe fatto i Kurotempi per arrestare la loro fuga?
    Con il cuore martellante in petto, Masayoshi pensò a correre al massimo della sua velocità e a ripetersi l’intero piano d’azione come un mantra o una preghiera. Doveva ricordarsi con esattezza la sequenza di attivazione delle trappole, dalle tagliole ai finti muri che avrebbero dovuto "sfondare" al loro passaggio.
    Prima di giungere al primo ostacolo, il Guerriero del Vuoto lanciò uno sguardo ai propri inseguitori. Ciò che vide lo confuse e lo gettò tra le braccia dell'ansia, infatti, a qualche metro oltre al Kage Bushin che aveva attaccato Robai, senza successo, vi erano solo due donne: una sfoggiava una chioma violacea che ad occhio e croce, oscurità permettendo, sembrava essere della stessa tonalità di quello recuperato nel corpo del dottore; l’altra sedeva su una bolla di acqua.
    Solo due? Era quello il punto. Si voltò nuovamente e non riuscì a scorgere il terzo inseguitore. Un bluff? Più probabile che qualcuno si fosse reso invisibile alla loro vista.
    Ma non all’olfatto di Koinu. Pensò, convinto della sua idea: chiedere a Koinu di perlustrare la zona. Ma avrebbe dovuto affrettarsi, perché la prima trappola era ormai vicina, oltre il muro illusorio distante una manciata di metri. Quando gli occhi si posarono sul suricato, aggrappato con le unghie sulla spalla destra, egli appariva terribilmente scosso. Come biasimarlo? Era ancora un cucciolo.
    L’arroganza della Calamità dei Kurotempi aveva scosso persino il Jinchuurikii.
    Ehy, abbiamo bisogno di te. La voce del suo evocatore rimbombò nella mente del suricato, proprio quando il muro illusorio appariva alle loro spalle, rallentando le due ragazze. [Abilità]1/4 Basso
    Percepirono la voce di una delle due, dubbiosa sulla natura della parete che si erano trovate davanti, poi i loro passi ritornarono a riecheggiare nel cunicolo con una frequenza maggiore.

    La deflagrazione della cartabomba scosse l'intera rete di cunicoli. Con i timpani indolenziti, il chunin si voltò per ammirare i risultati della trappola che era stata posizionata subito dopo la tagliola. Sebbene la polvere celasse i nemici, il chunin credeva che l'assenza di grida fosse un chiaro segno del fallimento del fuunjutsu. Sbuffò, contrariato. La speranza di abbattere almeno uno dei Kurotempi si riduceva sempre più.
    Tocca a te! Sussurrò al suricato, pronto a far scattare il meccanismo. Saltò verso la parete, sganciò lo spiedo dalla parete e continuò la propria corsa verso l'esterno. La forza elastica accumulata dal meccanismo permise ai due Uchiha Shuriken di volare contro le kunoichi. Le vide rallentare e portarsi oltre il muro di sabbia nera che era stato eretto dal terreno. Aveva già visto quella sabbia nera. Era il Kurogane!
    Si sta nascondendo sotto terra. La prese come un affronto personale. Con i suoi Doton sarebbe riuscito a farlo emergere con le ossa spezzate, ma ora dovevano solo raggiungere un campo di battaglia a loro più congeniale, dove Akira avrebbe potuto sfruttare la forza devastante delle sue spade. E Yato la versatilità del legno.
    Ormai si trattava solo di pochi secondi; l'uscita era visibile davanti a loro. Un piccolo punto luminoso che si ingrandiva sempre più, con una buca celata da rami e foglie.
    Quando la luce del sole lo avvolse, riscaldandolo, Masayoshi balzò e si fece superare dalle copie del foglioso. Salì sulla parete rocciosa, alla destra di Yato, con gli occhi fissi sulla corda che manteneva in sospensione l'enorme tronco di legno. Con la Katar in pugno, il chunin squarciò il laccio al momento giusto. Yato aveva già compiuto i sigilli per l'onda Acquatica. Sotto di loro si scatenò il loro piccolo inferno.

    Lo sapevo. Pensò, quasi sconsolato, quando i suoi piedi toccarono il suolo, a pochi metri dai tre nemici, quasi illesi. A ogni modo, le trappole avevano permesso al team accademico di svelare quelle che sembravano essere le loro abilità peculiari.
    Con il baricentro abbassato e il Katar stretto in pugno, il neo chunin della sabbia li osservò in cagnesco, soffermandosi sul ninja dei Kurogane, traditore del suo villaggio, abile a tal punto da bloccare gli attacchi di Akira.
    Nello spiazzo che presto si sarebbe trasformato nel campo di battaglia, la tensione si tagliava con il coltello. Masayoshi respirava lentamente, con Koinu ben celato dentro il suo abito. La suddivisione dei nemici avvenne in pochi attimi.
    Se il Kurogane decise di incrociare le lame con l'Hozuki, la ragazza che usava le bolle scelse il curioso ragazzo dai capelli bicolore.

    Il volto del chunin della Sabbia si indurì. Lasciò che a parlare furono i suoi occhi, che seppur verdi come due smeraldi, ardevano della stessa determinazione con cui aveva fronteggiato il proprio demone.
    Quando la sua avversaria generò due bolle di sapone dal suo strumento, il chunin inarcò un sopracciglio. L'aveva vista muoversi sopra quei costrutti. Cos'erano in grado di fare? Senza alcun movimento del braccio, sigillo o comando vocale, le due bolle scattarono verso il Guerriero del Vuoto a una velocità ragguardevole.
    Devo evitarle. Sapeva già quale fosse l'obiettivo della seconda sfera, quella che precedeva la prima che, più avanti, si muoveva rasoterra disegnando una traiettoria lineare. Non commise l'errore di concentrarsi solo sul primo attacco e ignorare il secondo, errore che sarebbe stato comprensibile considerata la velocità degli attacchi, ma Masayoshi non era nato ieri e ci voleva altro per sorprenderlo.
    La gamba destra si piegò sul rispettivo ginocchio e nell'istante successivo il suo corpo era a un paio di metri a sinistra, lontano dalla traiettoria della bolla, che in un lampo era salita verso l'alto, alla ricerca del suo mento. [SD I]Riflessi: Blu+3 (Basso)
    Possono cambiare.. Avrebbe terminato con traiettoria, ma il secondo costrutto lo aveva già raggiunto a sinistra, mirando il fianco protetto dal solo gomito. Il chakra fluì copioso sulla gamba destra, in una quantità che, solo un anno prima, gli avrebbe strappato un grido di dolore. Ma ora il suo corpo era cambiato, potenziato si potrebbe dire, e quel flusso gli permise di raggiungere il suo limite. Fu una schivata molto simile alla prima; questa volta la gamba destra proiettò il suo corpo all'indietro, con una velocità notevolmente più alta. [SD II]Riflessi: Blu+4 (Mediobasso)
    La sfera proseguì la sua corsa davanti al petto del chunin e per un momento egli la seguì con lo sguardo, così da sincerarsi della sua scomparsa.

    Scattò verso la donna, testa bassa e arma in pugno.
    Dall'uso che aveva fatto delle bolle, Mizuhiro sembrava essere un abile combattente dalla lunga distanza. [SA I]Velocità: Blu Movimento > 6 metri Come l'esperienza gli aveva insegnato a suon di sconfitte, lo Shokuto sapeva di doversi avvicinare alla ragazza e impedirgli di controllare il terreno di scontro.
    Con il vento a scuotergli la chioma bicolore, immerso nei rumori della battaglia, il chunin della Sabbia si fermò sotto di lei con la gamba sinistra avanti e il Katar disteso lungo la stessa coscia, serrata tra le sue gracili dita, a mò di pugnale, con una delle lame rivolte verso il suolo. Come se stesse sferrando un gancio, egli ruotò l'intero corpo in senso orario, in un fendente che dal basso verso l'alto, da destra verso sinistra, mirava all'inguine sinistro della ragazza. La lama sibilò e squarciò l'aria, fermandosi a sorpresa a pochi centimetri dalla nemica. [SG]Finta. Velocità: Blu
    La finta aveva duplice obiettivo: saggiare i riflessi della Nukenin e nascondergli il braccio destro, che durante quel primo finto attacco, si era posizionato più avanti, a stretto contatto con il fianco, con il pugno oltre la linea del busto e rivolto verso Mizuhiro. Non stava pensando a proteggersi il petto, infatti, un istante dopo aver effettuato la finta, dalle nocche del Jinchuuriki, dure come l'acciaio per le frequenti microfrattura che si infliggeva negli allenamenti, fuoriuscirono numerose schegge di roccia dalla forma appuntita. [STa]Concentrazione: Blu
    La selva mirò al dolce volto della kunoichi, sperando di ferirla e di coprirgli la visuale per il successivo attacco.
    Non ci furono esitazioni. Non contro chi provava piacere nell'uccidere persone innocenti.
    Con il Katar posizionato sul suo lato destro, inclinato davanti al ginocchio, schizzò verso l'alto, in diagonale, nel tentativo di aprirgli lo stomaco e squarciargli uno dei seni. Il chakra gli permise di spingere i propri muscoli oltre i loro limiti. [SA II]Potenza: 40
    Velocità: Blu+3 (Basso)
    Forza: Blu

    Con o senza l'aiuto di Yato, Masayoshi continuò ad attaccare come un ossesso, senza alcuna sosta, con i lineamenti facciali alterati dall'intenso odio verso quelle figure così malvagie. Con il braccio sinistro alto, il Jinchuuriki sferrò un affondo discendente verso il lato destro del collo di Mizuhiro. Grazie alla particolare conformazione dell'elsa, il chunin non ebbe difficoltà a ruotare l'arma sul palmo per orientare al meglio la sua lama. [SA II]Potenza: 40
    Velocità: Blu+4 (Medio Basso)
    Forza: Blu

    Con il braccio destro a proteggere il busto da eventuali contrattacchi, al termine dell'offensiva, il Jinchuuriki attese la kunoichi con il piatto della lama a proteggere il busto e l'altra appena sotto il volto.

    E Koinu attendeva. O forse dormiva.



    Chakra: 69.5/75
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: Schivata
    2: Schivata
    3: ///
    Slot Azione
    1: Movimento
    2: Fendente
    3: Affondo
    Slot Tecnica
    1: Punte di Pietra
    2:
    Equipaggiamento
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1 (attivo)
    • Coltelli da Lancio × 4
    • Katar del Deserto × 1
    • Giubbotto Rinforzato × 1
    • Antidoto Intermedio × 1
    • Kunai × 6
    • Parabraccia in Ferro × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Maschera × 1
    • Cartabomba II × 0
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Kiseki Arancione × 1

    Note
    ///
  5. .

    L'Erba tinta di SANGUE


    Villaggio di Suna - Chapter I



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    Là dove le rocce si stagliavano contro il cielo, investito da raffiche di vento bollente da Ovest, sul ciglio di un dirupo che si affacciava sull'Anarouch in tempesta, proprio là sedeva un individuo di media statura, vestito con un lungo abito cerimoniale, bianco come la neve. Le mani screpolate dalla carenza di acqua erano congiunte davanti al volto, inclinato verso il basso e nascosto dentro un cappuccio che ne celava i lineamenti. Ai lati sbucavano ciuffi di capelli bianchi e rossi, trascurati e lunghi fino alle spalle. Sopra le gambe incrociate a terra, giocavano tre piccoli suricati, leve della nuova generazione di creature al servizio della capoclan Mushu.

    Immerso in una meditazione profonda, con la propria coscienza proiettata in una dimensione ultraterrena, lo strambo ninja non si muoveva di un millimetro, neanche quando uno scorpione rosso era sbucato a qualche centimetro dalla coscia, subito afferrato dai mammiferi per ridurlo a una mera cena. Forse quelle creature non erano lì solo per giocare alla lotta.
    Negli ultimi tempi molti dei suoi amici si erano preoccupati per il suo stato di salute fisico e mentale, mentre i civili che lo conoscevano gli avevano appiccato addosso diversi nomignoli: dal più semplice Eremita del Deserto a qualcosa del tipo "Il suricato umano". Tuttavia, l'ormai uomo rispondeva al solo nome di Masayoshi Shokuto. Era quello il suo nome.
    Prima di trascorrere la totalità delle sue giornate nel profondo Anarouch, egli era stato un ninja della Sabbia molto attivo nel villaggio. E fuori. Un neo chunin con un bagaglio di esperienze fuori dal comune: aveva combattuto contro gli Hayate, i Nukenin e persino i Cremisi. Era stato uno dei pochi shinobi ad aver incontrato il Veterano. Dalla lista di nemici mancavano solo i Kijin, responsabili della morte dei suoi famigliari, ma erano trascorsi anni, decenni da quel massacro, e la sete di vendetta era ormai scemata, sostituita da ben altro.
    All'improvviso dall’oscurità del cappuccio apparve un tenue bagliore argenteo. Sulla fronte era apparso un sigillo. Non era più solo un Jinchuuriki. Era qualcosa di più.

    [...]



    Il giorno che le alte sfere dell'Accademia avevano solo preventivato, a parole o su carta, giunse. Le notizie che giungevano dal Paese dell'Erba erano pessime. Da Taki e Iwa, I Cremisi erano scesi a Sud con due eserciti distinti e avevano invaso un Paese Neutrale. Una mossa vile quanto efficace, perché in pochi giorni le truppe avevano penetrato le difese come burro, spingendosi a dieci chilometri dal confine con il Fuoco. Migliaia di chilometri erano stati rasi al suolo. Compresa Soyo. La linea del fronte si trovava a Kusa, in bilico tra la sconfitta e la completa disfatta. L'Accademia aveva reagito con prontezza. Le lettere dell'hokage avevano raggiunto Suna e l'intero Paese del Vento aveva aderito alla chiamata alle armi. Pochi minuti dopo, dagli altoparlanti dislocati nel villaggio, una voce metallica obbligava ogni ninja a radunarsi al Gate nel più breve possibile.
    Masayoshi? Se state pensando che contattarlo sarebbe stato complesso...siete in errore, e forse un po' sciocchi; i marionettisti del Tempio, ex Guardiani del Rokubi, avevano la capacità di individuare il chunin e di raggiungerlo in breve tempo, ovunque egli si fosse spinto. Infondo, per quanto fosse necessario per lui addestrarsi lontano da casa, lo Shokuto era l’unica forza portante della Sabbia.

    Così quella mattina, davanti a Shunsui e ai tanti ninja della Sabbia pronti a raggiungere il fronte, vi era anche Masayoshi Shokuto, tirato a lucido dopo due mesi di permanenza solitaria nel deserto. I capelli erano stati accorciati, la barba tagliata, le basette sistemate e la pelle idratata con una crema creata con la linfa delle piante grasse, piene di acqua.
    Per l’occasione indossava la divisa standard dei chunin, con il coprifronte di Suna ben allacciato al braccio e una maschera appesa sul fianco destro. Un abbigliamento comodo, standard e senza simboli.
    Aveva partecipato a numerose missioni, contro gli Hayate e altri nemici, ma non aveva mai vissuto un teatro di guerra. Era preoccupato. Quel giorno il suo volto, spesso solare, tradiva una certa ansia. E non solo perché ricordava cosa avesse visto a Soyo.
    La rottura dello spazio e del tempo. E la Pietra con la quale l'uomo divinità aveva incrementato il suo potere.
    Shunsui sembrava tranquillo e ciò lo rassicurò un po'. Si fidava del Jonin e delle sue capacità di analisi.

    Dal briefing emerse con chiarezza la situazione e come avrebbero raggiunto il Paese dell'Erba.
    Non si sarebbero recati a Konoha, bensì direttamente a Kusa, con una sosta nei territori della Pioggia. Per incrementare la rapidità delle truppe, Il clan Nekki aveva messo a disposizione una dozzina di cavalli.
    Ryugi avrebbe partecipato alla missione. La vide vicino a un tizio, a un volto noto a cui non riusciva ad associare un nome. La ragazza era cresciuta moltissimo dall'ultima volta che l'aveva vista. Evitò di disturbarla. Aveva del lavoro da eseguire su se stesso, sul Rokubi che in uno scenario di guerra sarebbe stato simile a una bomba ad orologeria.

    Durante il viaggio, prima di giungere al confine con la Pioggia, lo Shokuto si sarebbe avvicinato al marionettista.
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    Non sarà facile. Avrebbe esordito, scuro in volto. A Soyo, in una missione accademica, ci siamo ritrovati in un'altra dimensione. E lì vi erano diversi uomini, tra cui il Veterano e alcuni suoi scagnozzi. Ricordava benissimo quei momenti. La paura gli attanagliava ancora lo stomaco. Perdemmo. Il Veterano riuscì ad ottenere la pietra che desiderava con facilità e quasi senza sforzo. E dalla nostra avevamo Itai Nara e Akira. Il primo era stato uno dei più potenti Jinchuuriki degli ultimi decenni. Risultava scomparso. Masayoshi aveva fatto ricerche su di lui quando aveva avuto bisogno di qualcuno per il suo rapporto complicato con il Rokubi.
    A ogni modo, come all'Abete, seguirò i tuoi ordini. Lo Shokuto rappresentava un elemento chiave nella formazione sunese.



  6. .



    Il guardiano del Rokubi e il suo Jinchuuriki


    Chapter II - Villaggio della Sabbia



    Accovacciato sul bordo del palazzo su cui era atterrato, Masayoshi osservò ogni centimetro quadrato della piazza. Il silenzio che gravava sotto di lui era interrotto dall'ululato furioso del vento. La sabbia in sospensione lo costrinse a indossare la maschera che aveva commissionato come regalo per la promozione. [Equip]
    Koinu preferì riposare in una delle tasche interne che l'evocatore aveva cucito proprio per lui.
    Forse sarà meglio dare un occhiata altrove. Pensò, annoiato, voltandosi verso Nord e poi verso Ovest. Doveva recarsi al Palazzo del Kazekage. Sarebbe stato Hohenheim, il bambino prodigio, ad assegnargli un compito. O due compiti, se fosse stato d'accordo ad includere Koinu.
    Scese dall'edificio e proseguì a piedi, immergendosi nella via principale che aveva frequentato durante gli anni dell'adolescenza, quando ritagliarsi del tempo per svagarsi era ancora un impresa possibile.
    Aveva sottovalutato la tempesta. Incanalandosi tra i vicoli e gli edifici, il vento bollente e la relativa sabbia in sospensione flagellava chiunque fosse uscito senza protezioni. Persino la maschera del chunin non impediva ai granelli di sabbia di penetrare nei fori orbitali. Recuperò un turbante da alcuni panni stesi lungo la strada (povera casalinga distratta) e l'avvolse poco sopra le palpebre.
    Le ciocche di capelli che fuoriuscivano dalle due barriere avevano permesso ai cittadini di riconoscerlo.
    Nessuno nel Continente sfoggiava una chioma bicolore come quella dello Shokuto. Bianca come la neve. Rossa come il sole.
    Tra i comuni abitanti di Suna, nessuno era a conoscenza del suo fardello e del Potere del Vuoto; per loro Masayoshi doveva essere uno dei tanti neo-chunin al servizio del Kazekage, invece, grazie al suo sorriso facile e alla determinazione che aveva dimostrato nel corso della sua vita, egli aveva conquistato i loro cuori. Molti erano i nomignoli con cui era conosciuto: Eremita del Deserto, il Profugo dell'Anarouch e l'Amico dei Suricati, quest'ultimo particolarmente apprezzato perché lo Shokuto lo considerava un tributo a suo nonno, vecchio ninja di Suna.
    Per ringraziarli del loro affetto, Masayoshi non si tirava mai indietro quando qualcuno aveva bisogno di lui.
    Quel giorno ebbe modo di dimostrarlo. La popolazione era in difficoltà: molti avevano sottovalutato o erano stati colti alla sprovvista dalla tempesta mentre altri avevano fessure più o meno grandi da dover rattoppare.
    I commercianti erano quelli che supplicavano maggior aiuto: a causa della sabbia trasportata dal vento, le loro merci rischiavano di perdere il loro valore.
    Il Kazekage avrebbe dovuto attendere. Con il cuore in pace, e Koinu protetto dal suo abito, il chunin iniziò a sporcarsi le mani e a sudare, spostando merci, cassoni, carri e si trovò persino a svolgere lavori di carpenteria.

    CITAZIONE
    Ma guarda un po’, Masayoshi, sei tornato a casa. Bene bene, al Tempio saranno felice di saperlo…in particolare modo il tuo nuovo Guardiano. Che cosa ti ha tenuto lontano da Suna?

    Alterata dal vento e dal lungo turbante che ne cingeva il capo, la voce di Shunsui giunse alle orecchia dello Shokuto. Indossava un lungo abito più nero del nero. Da qualunque direzione fosse arrivato, il Jonin era stato silenzioso come un fantasma.
    Masayoshi si voltò verso di lui, con le labbra piegate in un sorriso divertito. Sebbene la maschera lo rendesse inespressivo, per un ninja del calibro di Shunsui non sarebbe stato complesso decifrare le increspature ai lati degli occhi dello Shokuto, appena visibili oltre il turbante.
    Non ci sono ancora passato, a dire il vero Lo aveva fatto di proposito, dopo essersi accorto che, nell'ultimo periodo, la loro supervisione era parecchio diminuita. Addestramento. Fu avido di descrizioni.
    Tu cosa mi racconti? Chiese dopo aver sistemato l'ultimo baule nella casa di un povero commerciante, pulendosi le mani sporche di sabbia mista a residui di olio. Aveva evitato di chiedergli cosa stesse facendo: Shunsui era stato il guardiano del Rokubi, come Jonin e suo superiore in grado, era sicuramente giunto come da protocollo.
    Shunsui era un amico, perciò la sua compagnia non lo mise né in soggezione né sottopressione.

    CITAZIONE
    Immagino che tu abbia sentito dei cambiamenti in corso. Guardiani Soshi…potrebbe essere interessante. Che ne pensi?

    Non ho mai avuto occasione di allenarmi con loro. Affermò. Forse il Kazekage ha voluto dare loro un buon compito per farli uscire dal loro ghetto. Non è un segreto che non interagiscono molto. Un compito mica da poco! Su quest'ultimo punto e sulle loro presunte capacità Masayoshi non si espresse. Come aveva confermato qualche istante prima, non aveva mai visto un Soshi in azione.

    CITAZIONE
    Immagino tu voglia andare a conferire con il Kazekage…però non penso che lo troverai a palazzo. So che sta coordinando le attività di messa in sicurezza da qualche parte in città. Siamo sotto di personale…ora che ci penso…ti va di venire con me? Devo riparare un Punto di Visione difettato.

    Certamente. Esclamò con gioia da dietro la maschera. Mi stavo dirigendo proprio dal Kazekage. Hohenheim non era un Kage da scrivania o da trono. In caso di emergenze scendeva in strada per coordinare le difese o gli aiuti. Il chunin apprezzava quel suo lato operativo, anche se, in un evento simile a quello che stavano vivendo, i ninja meno esperti impiegavano del tempo per trovarlo.
    I Musashi sono occupati, immagino Aggiunse a bassa voce.
    Prima di partire per l'Abete, negli anni in cui Masayoshi era solo un involucro a rischio "esplosione", da dover monitorare a ogni ora del giorno e della notte, egli aveva trascorso molto tempo con i marionettisti.
    Tra ingranaggi, ruote, pulegge e fili di chakra, oggetti che non lo entusiasmavano, il profugo aveva imparato parecchie nozioni: la differenza tra Tecniche Bianche e Tecniche Nere e cosa fossero i Punti di Visione, dislocati in zone strategiche del villaggio. Quello che necessitava della riparazione di Shunsui era situato a Nord Est, nel lussuoso quartiere dei Shinkiro, altra tribù che faceva parlare di sé per la loro scarsa integrazione. Non ai livelli di Soshi, ovviamente.

    La zona era stata messa in sicurezza poco prima del loro arrivo.
    Raggiunsero la sommità di un edificio con quattro semplici balzi. A una decina di metri d'altezza, flagellato dalle raffiche di vento e sabbia, Masayoshi spinse lo sguardo il più lontano possibile. Non sfuggirono ai suoi occhi le tre squadre che facevano ritorno verso il centro del villaggio. Li seguì per qualche secondo, poi l'attenzione si spostò sul punto della grondaia che Shunsui gli stava indicando, concentrato nel proprio lavoro. I Punti di Visione non erano specchi né cannocchiali, bensì marionette di piccole dimensioni in grado di mescolarsi, a livello visivo, e forse anche fisicamente con gli oggetti circostanti.
    Masayoshi lo vedeva. [Percezione 12]
    Con un gesto elegante del braccio, Shunsui estrasse Kuro Higi dalla grondaia. Ammirò curioso la sua forma sferica e il grande occhio incastonato nella zona centrale.

    CITAZIONE
    Abbiamo riparato questo Punto diverse volte negli ultimi giorni, ma si continua a rompere…forse abbiamo preso una partita difettosa di pezzi.
    Era da un po’ che non ci incontravamo..direi dalla missione all’Abete…che cosa hai fatto da allora?

    Cosa aveva fatto dalla missione all'Abete? Era già trascorso un anno, forse di più.
    Qualche missione di poco conto. Come ti dicevo, ora mi sto concentrando con gli allenamenti nel deserto... Si picchiettò lo sterno con il pollice destro. Un flebile lamento seguì quel gesto. Dopo qualche istante, tra le maschera e la base del turbante, fuoriuscì un piccolo suricato del deserto, palesemente assonnato e infastidito dal disturbo.
    Ah sì...ho stretto amicizia con i Suricati del Deserto Shunsui sapeva del potere del Vuoto, e come suo ex Guardiano, aveva il diritto di sapere qualcosa in più rispetto agli altri.
    Ma gli sforzi sono rivolti tutti a padroneggiare la declinazione del Vuoto. È un lavoro che deve essere svolto in solitaria. Ad oggi so attivare il sigillo, ma nulla di più. Ammise, grattandosi la pelle del collo, sensibile al manto del mammifero.
    Hai partecipato a qualche missione interessante Chiese, curioso di conoscere gli ultimi sviluppi di Shunsui.


  7. .
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    Benvenuto!
  8. .


    Assalto ai falegnami


    Chapter XI



    Aveva raggiunto il ninja di Kiri sulla cima di un abitazione e insieme avevano messo a punto un piano d'azione per perlustrare meglio la zona e tentare una comunicazione con almeno uno dei prigionieri. Gli aguzzini li circondavano, ma sembravano indaffarati a organizzare cibo, asce e oggetti di vario tipo. Quando i due decisero di avanzare, balzando da tetto a tetto, quello che doveva essere il capo-falegname avvertì a gran voce che era giunto il momento del cambio. E quattro falegnami uscirono dalle dimore. 
    Maledizione. Imprecò dentro di sé lo Shokuto, costretto a fare i conti con il fattore tempo. 
    Sì, ho sentito. Rispose a Youshi con voce contrariata. Al fianco di un sunese piuttosto silenzioso, il kiriano diede voce ai suoi pensieri e, nella sua analisi individuale, riuscì a notare un buon particolare: i nemici usavano quel villaggio come base, come luogo in cui far riposare "le truppe", perciò, era molto probabile che qualcun altro sarebbe giunto lì per rifocillarsi. 
    Si colpì la testa con il palmo della mano come a voler accendere il cervello al suo interno.
    Hai ragione. Esclamò a bassa voce, domandandosi se avesse avuto senso ispezionare ogni casa alla ricerca di un diario o qualcosa di utile per capire meglio cosa stava accadendo in quel luogo. Ma non era il momento per tali quesiti: dovevano agire il più velocemente possibile.
    Nessuna informazione dall'altro gruppo. Aggiunse, in risposta alla domanda dell'altro.
    Tra i due ninja, il primo a proporre un secondo piano d'azione fu ancora Youshi. La mente di quel kiriano correva come una locomotiva.
    Sì, so usare il chakra adesivo. Affermò, già in corsa verso la parte Ovest di quel piccolo villaggio.
    Si fermarono dietro la parete di un edificio che si affacciava sulla strada principale. Occultati dalla struttura cementizia, Youshi gli illustrò l'intera strategia. Masayoshi lo ascoltò con attenzione. A una prima analisi, nulla sembrava cozzare con il metro di valutazione dello Shokuto. Prendere decisioni su due piedi non era il suo punto di forza, ma non aveva tempo di elaborare le informazioni, prevedere intoppi e proporre qualcosa di migliore.
    Per me va bene. Non ho altro da aggiungere Aveva il suo ok, ma non quello di Hebiko, la loro caposquadra. In un'altra situazione i ninja sarebbero stati costretti a bypassare la Vipera, o a trovarla, ma grazie alle abilità dello Shokuto, fu sufficiente chiudere gli occhi, muovere le labbra e lasciare che le parole fluissero nel sottile filo di chakra che lo univa alla kunoichi. [Abilità]
    Mi senti Hebiko-sama?
    Se il filo di chakra fosse stato ancora integro, come il Genin sperava, il suo bisbiglio sarebbe stato trasmesso forte e chiaro alla mente della Vipera. Ricevuta una conferma di avvenuta ricezione, lo Shokuto si limitò a spiegargli la situazione con un tono di voce così serio da sembrare estraneo a quel ragazzo che, durante il viaggio e la cena, era apparso ancora impacciato nei modi. Doveva essere chiaro che non avevano tempo per negoziare un altro ruolo o compito. 
    Il gruppo si sta allontanando. Entreremo in azione. Youshi distrarrà i falegnami e io li colpirò con i miei taijutsu. Poi aggiunse. Ci stiamo muovendo a Ovest, verso l'entrata. Se sei a Nord della cinta muraria, avvicinati al villaggio da una posizione sopra elevata. Non è detto che riusciremmo a neutralizzare tutti i falegnami, compresi i due di guardia dall'altro lato. Dovrai intervenire se necessario. Poi attese una sua conferma. A dire il vero, nulla sarebbe cambiato se dalla ragazza non fosse giunto alcun commento. In quel caso, Masayoshi avrebbe informato Youshi dell'intoppo. Poi con un semplice cenno d'intesa, il ragazzo sarebbe corso in direzione della palizzata.

    Un Genin della sua portata non aveva alcun problema a scavalcare quelle aste di legno alte poco più di due metri. Raggiunto l'esterno, fuori dal centro abitato, su quel manto erboso tappezzato da fili d'erba di diverse sfumature di verde che aveva già percorso qualche minuto prima, Masayoshi venne accolto da diverse sferzate di vento gelido. Brividi di freddo percorsero la sua schiena, quasi a spronarlo a mettere i propri muscoli in movimento. Corse verso l'entrata seguendo il perimetro della cinta, come stabilito dal piano, e quando giunse l'entrata, Masayoshi si tenne a una certa distanza dagli obiettivi, concentrato a non farsi scoprire. Quando Youshi li avrebbe distratti, i falegnami si sarebbero voltati verso un'altra direzione. Quello sarebbe stato il momento giusto per attaccare. Attese l'istante propizio rallentando la sua respirazione. E fissando come un predatore i suoi nemici. 
    Il mio obiettivo non è ucciderli. O almeno non tutti, aggiunse tra sé, consapevole che non sarebbe riuscito a ucciderli a sangue freddo. Doveva evitare che urlassero, sia per il dolore fisico sia per avvertire i loro alleati. Per un taijutsaro come Masayoshi, era più facile a dirsi che a farsi.
    Assorto nel flusso di pensieri, lo Shokuto sobbalzò quando, dall'interno del villaggio, echeggiò la voce del suo alleato. Non avrebbe atteso altro che una distrazione dei due falegnami. 
    Se i due fossero caduti nel tranello degli accademici, l'amico dei suricati sarebbe scattato verso il nemico meno distante, ovvero quello alla sinistra di Youshi, immaginandolo frontale all'entrata. [SG]Movimento 6 metri. Velocità Blu
    La corsa del sunese fu rapida e silenziosa. Approfittò dei pochi istanti a disposizione per studiare meglio il proprio nemico. Aveva qualche particolarità? Era equipaggiato con armi o protezioni?

    Giunto sotto al nemico, il Genin optò per un attacco frontale e rapido, senza finte o colpi che avrebbero avuto il solo scopo di spostare la guardia avversario. Giocò duro sin da subito.
    Con il piede sinistro in avanti, Masayoshi scaricò l'energia accumulata dalla torsione del busto per sferrare un potente diretto a mano aperta verso la spalla destra del nemico. Avrebbe potuto mirare al suo naso, più sensibile rispetto alla spalla, ma non escludeva che i loro nemici fossero gente semplice, non addestrata, perciò incapace di incassare gli attacchi di un ninja del suo calibro. Mirando alla spalla, invece, avrebbe impedito al nemico di usare il proprio braccio. Con l'articolazione fuori uso, e qualche osso frantumato, il falegname sarebbe caduto a terra, accecato dal dolore. [TA]Forza: Blu+4
    Sarebbe stato così? Masayoshi era pronto a un eventuale sorpresa, perciò, se l'uomo fosse riuscito a schivare o a parare il colpo, il ninja avrebbe estratto un kunai con la destra e con la stessa rapidità avrebbe sferrato un affondo laterale al fianco sinistro del falegname. [SA I]Forza: Blu; Velocità: Blu+3 (Basso) Potenza:10
    Indipendentemente dall'esito del secondo attacco, terminò la sua sequenza di attacco con una combinazione uno due tipica del pugilato: il primo pugno fu un poderoso gancio sinistro al plesso solare [SA II]Forza: Blu; Velocità: Blu+3 (Basso), in grado di arrestare la respirazione dell'uomo; mentre il secondo fu un montante al mento, sferrato subito dopo, con la stessa mano con cui stringeva il kunai. [SA III]Forza: Blu; Velocità: Blu+3 (Basso)
    Abile con le armi di piccola dimensione, il Genin ruotò quest'ultima sul palmo della mano, così da annullare le possibilità di ferire l'uomo con la lama.
    Conscio della possibilità di un contrattacco, il Genin di Suna avrebbe posto il braccio armato, quello destro, all'altezza dello sterno, in modo da proteggere sia il volto sia il petto.

    Diverso fu l'approccio del kiriano. La differenza tra le due scuole era evidente. Youshi aveva attaccato per uccidere, Masayoshi per disarmare e neutralizzare.

    [...]


    Koinu era stato testimone di ciò che era accaduto al secondo team, quello di Fudoh e Harumi. Non aveva proferito parola né aveva riflettuto sulla proposta del tizio strambo, che aveva rivelato di essere un Hangyoku, qualsiasi cosa volesse dire. Quando la kunoichi lo invitò a congiungersi con il suo possessore, il suricato annuì.
    Lascia fare a me Si alzò sulle zampe posteriori. Li difenderò io. Aggiunse, agitando la sua coda, che per quanto piccola, era in grado di infliggere danni non trascurabili.
    Quando la ragazza gli rivolse quella frase enigmatica, sul fardello che Masayoshi era costretto a portare, Koinu non riuscì a trattenere il proprio stupore. Era troppo giovane per nascondere le proprie emozioni.
    Sa che è un Jinchuuriki. E non era la sola. Il gruppo contava al suo interno due Jinchuuriki. Harumi aveva svelato il suo segreto, ma Koinu non si azzardò a confermare nulla. In parte lo aveva già fatto, con quella sua reazione che era stata più chiara di un "sì" urlato a squarciagola. Harumi aveva avuto il feedback che sperava di ottenere.
    Il Terzo e il Quarto Cerchio. Si ripetè. Ecco perché ha accettato l'invito del Hangyoku.
    Lo farò Harumi-kun. Consegnerò il messaggio. Salutò i due accademici e il ragazzo Hangyoku con un cenno.

    Camminerò al suo fianco Ukoi. I miei sensi saranno in grado di percepire ogni pericolo. Il nostro obiettivo primario è ricongiungerci con l'altro gruppo. Non rimaneva altro che continuare ad avanzare verso quel Secondo Cerchio dove ad aspettarli vi erano Masayoshi, Youshi e Hebiko, insieme a diversi cadaveri, uno dei quali, forse, il padre della bambina.


    <
  9. .


    Arma e Scudo di Suna


    Chapter I - Villaggio della Sabbia



    Da quanto tempo non tornavo a Suna? Si chiese, in piedi sulla sommità di uno dei palazzi che incorniciavano la maestosa piazza di Suna. Lassù, sotto il sole cocente della tarda mattinata, il vento bollente scompigliava la chioma e il lungo vestito con cui il chunin aveva trascorso i sempre più frequenti ritiri nelle zone remote dell'Anarouch.
    Sulla mano destra stringeva un foglio di giornale che gli era stato consegnato dai suoi vicini anziani.
    Una settimana forse. Lo Shokuto non era solo. Non lo era più da molto tempo. Dietro al collo, a mò di sciarpa, era sdraiato un suricato del deserto.
    Il suo manto marrone aveva bizzarre macchie nere e sopra i suoi occhi vispi, azzurri come l'acqua che sgorgava dalle loro oasi, spuntavano due orecchie minuscole, in grado di udire anche il più flebile rumore. [Koinu]

    Aveva letto l'articolo di giornale, aveva parlato con i suoi vicini e con alcuni ninja del villaggio. La decisione del Kazekage aveva sorpreso tutti, incluso Masayoshi, di cui aveva sentito parlare poco o niente dei Soshi.
    Nel corso della sua vita tra le file della Sabbia, lo Shokuto non aveva collaborato con nessuno di loro. Della loro esistenza ne era a conoscenza per il quartiere ghetto che era stato costruito ad Est, fuori dal centro nevralgico del villaggio, in cui pochi avevano il coraggio di avventurarsi.
    L'opinione più diffusa tra le strade di Suna era che il Kazekage avesse preso un granchio: affidare ad estranei la custodia dei demoni e delle reliquie era pericoloso sia per il tesoro che andava custodito da uomini fidati sia per l'equilibrio tra i clan. I Kurogane non erano famosi per essere amichevoli con chi osava sfidare il loro prestigio economico. Per non parlare dei marionettisti, orgogliosi fino all'osso, da sempre fedeli abitatori e protettori del Tempio di Suna. Sarebbero riusciti accettare i nuovi coinquilini?

    L'aria era tesa nel torrido villaggio di Suna.
    Dalla proclamazione della decisione del Kazekage, le alte sfere del villaggio non avevano rilasciato ulteriori dichiarazioni. I ninja dei clan più importanti si erano barricati in casa, in riunione con i loro leader, per discutere e organizzare una reazione idonea e in linea ai loro interessi. Ma Masayoshi non apparteneva a nessun clan. Lo Shokuto apparteneva al villaggio intero e come Arma e Scudo di Suna si sarebbe fatto trovare pronto per ogni evenienza.

    Teniamo d'occhio il Tempio di Suna.
  10. .

    LA GIUSTIZIA DEL MALE


    Chapter II


    [Altrove - Data sconosciuta]



    Spero non ti dia fastidio un po' di musica. Aveva iniziato ad apprezzare le dolci note della musica classica dal giorno in cui aveva ricevuto l'incarico di prendersi cura della clientela.
    La porta d'ingresso era chiusa a chiave. Fuori, sotto una pioggia torrenziale, due guardie presidiavano la proprietà, impedendo a qualsiasi persona di interrompere la riunione interna.
    No, assolutamente no. Rispose una donna dal volto celato da una maschera. Dalla borsa a tracolla che ben si mimetizzava con l'abito nero, la kunoichi estrasse dei fascicoli. 
    Ecco qui quello che hai richiesto. Mostrò all'uomo dei documenti, tre fogli su cui erano riportati nomi, cognomi e un po' di informazioni.
    Una certa Hebiko sarà la ninja di Oto che guiderà la compagnia. Non ci fu risposta da parte dell'uomo.
    Poi abbiamo un certo Hideo, un ninja di Kiri Per l'uomo al di là del bancone erano nomi nuovi.
    e infine abbiamo Ryugi della Sabbia. Le sue palpebre vibrarono. Non riuscì a trattenere a freno la sua curiosità. Laddove vi erano dati sul villaggio e poco altro, Namae riuscì a intravedere il volto della kunoichi. Non riuscì a trattenere un sorriso.
    Bene. Posso reputarmi fortunato. Annuì e a quel segnale la donna nascose i documenti alla vista del barman.
    L'affare si era appena concluso.

    [...]




    Toshiro aveva appena terminato di parlare quando il kiriano prese parola, avanzando dei quesiti legittimi.. L'imprenditore pose lo sguardo su di lui e intrecciò le mani sul tavolo.

    Bhè, sono sostanze impiegate in molti processi di trasformazione. Annuì. E possono essere usate in molti modi: dai saponi, ai detergenti fino ai fertilizzanti per l'agricoltura. Ci fu un attimo di silenzio, poi abbassò lo sguardo, preoccupato. Oppure droghe. Nel caso peggiore, un buon chimico può utilizzarli per produrre ....esplosivi. Sospirò.
    Come ho già detto, la mia azienda è appena nata e non abbiamo investito in una zona altamente competitiva. Non penso si tratti di concorrenza. Avrei ricevuto delle minacce, non credete?Chiese, anche se dal tono di voce acquisì le sfumature di una domanda retorica. 
    Ho la sensazione che siano criminali che nulla hanno a che vedere con il mio settore, ma questa è solo una mia opinione. Stava a loro scoprire chi c'era dietro quei furti.

    Alla seconda domanda del kiriano, l'uomo non ebbe problemi a rispondere.
    La prima volta siamo stati rapinati in un momento di disattenzione del cocchiere. Mi disse che aveva fatto una sosta obbligata per dei bisogni impellenti e quando tornò la merce era sparita. La spedizione era esigua, parliamo di qualche litro di liscivia. Il carico più grande lo avevamo già spedito qualche giorno prima, per fortuna. Fece un sorso di thé per bagnarsi la gola, già secca. La seconda volta, il cocchiere disse di essere stato accerchiato da tre individui vestiti da ninja. E forse lo erano. In pochi secondi riuscirono a spaccargli le ruote e a malmenarlo. Parliamo di un uomo bello grosso Il carico era considerevole. Lui non ha saputo dirmi come riuscirono a portarlo via in pochi istanti. Mi sono documentato e penso abbiano usato uno dei vostri rotoli. Anche se questo significava dare per certo che i rapinatori fossero dei ninja. In qualunque caso, erano uomini esperti, in grado di coordinarsi per colpire senza avere alcun testimone oculare.
    La voce di Toshiro si fece più sommessa e sua moglie, a pochi metri da loro, accorse a confortare il marito, appoggiandogli la mano su una spalla. Aveva metabolizzato le prime due rapine, ma la terza richiedeva più tempo, o forse solo la speranza di una giustizia rapida. Prima di ricordare anche solo il volto del suo amico cocchiere, Toshiro fece due profondi respiri.
    Nella terza spedizione abbiamo deciso di cambiare strada ma hanno colpito di nuovo e con maggior ferocia. Ancora una volta, nessun testimone. Il corpo del cocchiere è stato trovato con un buco al cuore. Sull'ultimo punto, Hideo aveva ragione. Non avevano alcuna prova che i tre attacchi fossero stati eseguiti dalle stesse persone. Un altro punto su cui avrebbero dovuto indagare.

    Poi arrivò il turno di Ryugi. Toshiro prese la sua carta, gli rivolse un sorrise e la lesse.
    Nessun coprifronte. Riferì di aver notato delle uniformi che seppur diverse avevano molte tasche sul davanti. Eh si, prima intendevo quel rotolo. Indicò l'oggetto che Hideo aveva appoggiato a lato. Poi continuò, scusandosi.
    Colpa mia, sono stato poco chiaro. La carrozza è stata rubata solo nella terza rapina... e purtroppo ho solo supposizioni, nessuna certezza. E con lo stesso tono di voce affranto, di chi ha trascorso giorni a rimuginare sulle informazioni in possesso, l'uomo lesse ad alta voce l'ultima domanda della sunese.
    Prima di risponderle, Toshiro chiamò sua moglie, voltandosi verso di lei.
    Puoi portarci la mappa? Poi si rivolse al gruppo.
    Mi scuso per questo "asso nella manica" che non vi ho mostrato sin da subito, ma non volevo crearvi confusione in testa Aveva spiegato più volte di aver subito tre rapine, in tre tragitti diversi, perciò aveva pensato di preparare una carta geografica ad hoc per descrivere nel dettaglio i vari luoghi. Mentre sua moglie si trovava in una terza stanza, fuori dal loro campo visivo, Toshiro prese una penna dalla sua tasca.[Note]Con abilità Investigatore riuscite a udire la donna spostare alcune robe.
    Quando la mappa venne distesa sul tavolo, a mo di tovaglia, i presenti furono costretti a spostare altrove le proprie tazze.

    [Mappa]


    Ho esagerato con le dimensioni. Ridacchiò, teso. Solo Hebiko avrebbe potuto accorgersi che la mappa non era né precisa né fedele al territorio; le colline che s'innalzavano in modo dolce a Sud erano rappresentate con un marrone molto scuro, come fossero delle montagne, mentre a NordOvest, la foresta non era che un piccolo boschetto con un villaggio in mezzo, in cui era stato portato il corpo del cocchiere ucciso.
    Il primo viaggio è raffigurato con la linea rossa. È sempre stata la via ufficiale per la compagnia. Indicò la X. E qui è avvenuta la rapina La sfera inchiostrata scivolò poco lontano, sulla linea blu che condivideva con la prima solo l'ultimo tratto. Secondo tragitto. Aggressione avvenuta qui Indicò la doppia X.
    E infine l'uomo indicò la curva tratteggiata in viola.
    Abbiamo cambiato tragitto, ma ormai sapete cosa è accaduto. Al villaggio di Wanou... Cerchiò la località immersa nel bosco. Troverete il corpo.

    Le parole di Hebiko furono un iniezione di adrenalina nel cuore di Toshiro.
    Esatto. Non male come idea! Si congratulò, alzandosi in piedi dalla sedia che aveva sorretto il suo peso per ore.
    Potrei preparare una carrozza in poco tempo. Ci penserò io con l'aiuto di un mio fidato collaboratore. Solo noi due, con voi a presidiare, se desiderate. Oppure potete rimanere qui a studiare il percorso.
    Guardò l'orologio appeso dietro Ryugi.
    Alle 14 avrete tutto pronto. Avevamo intenzione di aprire domani, perciò oggi c'è il mio collaboratore fidato. E se avessero chiesto il motivo di così tanta fiducia, Toshiro avrebbe spiegato che Eizou era il fratello di sua moglie, uno dei soci con cui aveva iniziato quell'avventura.
    Eizou era anche il miglior amico del cocchiere. Avrebbe rivelato a bassa voce, dopo aver controllato che sua moglie fosse abbastanza distante da non udirlo.

  11. .


    Devo far disegnino anche per Masa è.è
  12. .
    Benvenuto :)
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  14. .

    Vittoria su tutti i fronti - Convalescenza al Campo base - Tia e il suo amore.


    Chapter XX - Villaggio della Zanna



    Lasciò che i Jonin decidessero il piano d'azione per eliminare il famoso Kiyomaru, dormiente nelle profondità del Naos. I dubbi erano molti e leciti. Le carni del principe dei Sekai si erano sostituite ai mattoni che sorreggevano la struttura. Dovevano procedere con prudenza, senza essere troppo avidi. La Zanna non poteva permettersi di perdere Goemon, Maschera Tre, una capoclan e altri due ninja per un imprudenza.
    il tempo stringeva, ma la decisione a cui giunsero mise d'accordo ogni presente, compreso Namae, in preda al dolore alla spalla destra e alla schiena.
    Datemi i dardi che avete intenzione di utilizzare. Allungò la mano destra verso i ninja. Ottenute le armi, il Fiore inzuppò le loro lame con i rivoli di sangue che fuoriuscivano dalla spalla sinistra. La luce riflessa dalle pareti rossastre donavano al suo sangue un colore ancora più acceso.

    Consegnato il materiale ai cloni di Maschera Tre, il gruppo dei feriti abbandonò la scena insieme agli shinobi che erano stati sopraffatti dalla Carità.

    [...]



    Il pelo liquido del lago ondeggiò.
    Il boato emesso dall'inferno scatenato dalla Fenice riempì ogni anfratto della grotta. 
    Namae e gli altri feriti si trovavano a distanza di sicurezza, a metà tra i cunicoli e la sponda dello specchio d'acqua che circondava il Tempio divorato dall'interno dalle fiamme di chakra.
    Con lo sguardo preoccupato rivolto verso l'edificio, il Fiore assistette a tutto al potere distruttivo di Feng Gu. La sommità del tempio esplose e diverse lingue di fuoco emersero furiose e fameliche, bruciando il soffitto e liberando nello spazio l'odore nauseante e pungente delle carni carbonizzate. 
    Nei piani inferiore la situazione peggiorò in un battibaleno, prova che la dopamina era riuscita a rallentare i tre cuori di Kiyomaru.
    Le fondamenta cedettero all'improvviso.
    L'edificio si accartocciò su se stesso, cadendo in parte nel lago e in parte nell'isola centrale. Pochi Sekai riuscirono a darsi alla fuga, mentre il grosso dell'esercito finì schiacciato dalla loro casa.
    Ce l'hanno fatta. Sussurrò, con gli occhi colmi di preoccupazione per Yohei e Goemon.

    Quando i due Jonin bucarono la nube nera che aveva invaso parte della grotta, un sorriso felice si dipinse sul volto stanco del Fiore.
    Ce l'avete fatta. Esclamò nuovamente, questa volta felice ed entusiasta. Alzò le braccia a mò di esultanza, dimenticandosi delle ferite. Il lamento che seguì quel gesto di giubilio avrebbe strappato qualche sorriso.
    Era divertente come Namae riusciva a dimenticarsi del suo stato di salute.

    [...]


    Quando raggiunsero il campo base, Namae non ebbe la forza di sorridere.
    La sensazione di essere ormai al sicuro lo pervase e tutta l'energia che aveva richiesto al proprio corpo si dissolse in un attimo.
    Debole come una foglia in autunno, il gigante di Ame cadde a terra, stremato e con gli occhi gonfi per l'emozione di essere ancora vivo. Senza armi, con il corpo martoriato di ferite e squarci, Namae aveva pensato di non farcela. Ciò nonostante non aveva mollato e per questo doveva essere grato al proprio corpo, ai muscoli e alla sua tempra. Era stata un avventura ai limiti del possibile.
    Con la mente annebbiata dalla fatica, egli avrebbe ricordato solo il tocco delicato di una donna. Poi il nulla, un vuoto che perdurò solo una manciata di ore.

    Quando aprì gli occhi, il Fiore di Ame si trovò disteso su una brandina, con il corpo coperto da un lenzuolo bianco, il braccio fasciato, la spalla incerottata e senza la carne marcia che si era trascinato fino alle porte del quartier generale. 
    Dove sono tutti? Si chiese, guardandosi attorno, prima di rimanere sbigottito dalla quantità di feriti e malati stipati nel campo base.
    Pensò che la situazione fosse ben peggiore di come l'avevano lasciata, poi capì che tutti quei ninja denutriti erano coloro che erano stati salvati grazie al suo contributo.
    Monitorati da Tsubaki Enma e dal medico chunin che aveva preso in carico Michi, pochi dei pazienti apparivano sofferenti. Tutt'altro. L'aria era carica di felicità e di gioia. Tra gli sporadici lamenti dei pochi feriti, si udivano risate e battute su chi era caduto preda dei fiori.
    Ho contribuito a tutto questo. Era incredulo. Aveva salvato il villaggio. Un villaggio intero. L'emozione lo colse impreparato quando tutti gli riservarono sguardi di ammirazione e gratitudine. Mai ad Ame aveva provato un emozione simile. Nel dominio della Pioggia, Namae era un semplice sconosciuto, un piccolo Fante che si illudeva di poter essere trattato come un pesce grande solo perché al servizio dell'Asso. Alla Zanna era diventato un eroe.

    Nelle ore successive ebbe la prima visita di Tsubaki per la medicazione.
    Ti ringrazio per le cure. Stanno tutti bene? Esclamò, rivolgendogli un sorriso, mentre il viso arrossato di una Tia poco furtiva sbucava da dietro una colonna.
    Namae la vide con la coda dell'occhio, avvertito dalle sue frequenti visite a distanza dal momento in cui si era svegliato. Dalla reazione scomposta che aveva avuto quando Tia aveva osato metterlo in pericolo per nutrire il proprio ego, Tia appariva cambiata. O almeno nei suoi confronti, perché al resto della popolazione maschile, la Mikawa continuava a sbraitare. Aveva sospirato al pensiero che la ragazza si fosse innamorata di lui. Ne era sicuro seppur quel sentimento continuava ad appartenere al proprio passato, cancellato da un amnesia che ora sapeva essere "non naturale".
    Per quanto la missione li avesse avvicinati come persone, la differenza di età era colossale.
    Namae non era interessato a una relazione amorosa con una ragazzina.
    Aveva una figlia da crescere e quella bambina, che ogni giorno gli donava forza e motivazione, era più che sufficiente come possibile punto debole. Ad Ame gli amori e gli affetti si trasformavano facilmente in obiettivi sensibili. 
    Mi fa piacere Avrebbe risposto in caso di risposta affermativa da parte di Tsubaki.

    Il suo corpo era più debole di quanto aveva pensato. Venne informato di dover ricevere più medicazioni. Namae non aveva fretta di tornare a casa, perciò si limitò a ringraziare il ninja medico, felice di sentirsi anche solo un po' meglio dopo la prima medicazione. Per quanto riguardava lo stato mentale, si sentiva come un naufrago in mezzo alla tempesta, sballottato a destra e a sinistra dai suoi pensieri.
    Per quanto cercasse di seguire gli ordini della donna, che gli aveva proibito di indagare sul suo passato, il Fiore di Ame desiderava avere maggiori informazioni su quanto dichiarato da Maschera Tre. Meno importante era l'obiettivo per cui era giunto in quelle terre: aprire un canale di commercio tra la Zanna e i Fiori di Ame. E anche lì aveva delle difficoltà.
    Per quanto Ame lo avesse cresciuto come un ninja freddo, calcolatore e opportunista, nei confronti della Zanna si sentiva come un debitore che aveva ripagato il proprio debito. Pensiero che Namae cercò di reprimere con tutte le sue forze. E ci riuscì.
    All'ennesimo appuntamento con Tsubaki, dopo averla ringraziata, Namae avrebbe chiesto:
    Sarebbe possibile avere un incontro con Maschera Tre? Annuì. Sarò disposto ad aspettare un altro giorno, poi dovrò andarmene. Ho una bambina che mi sta aspettando.
    Rimaneva aperta la questione di Tia, del suo interesse, ma Namae non aveva il coraggio di affrontare quella discussione di sua spontanea volontà.



    Chakra:71.5/100
    Vitalità: 5.75/18
    En. Vitale: 12.75/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  600
    Resistenza: 600
    Riflessi: 600
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 600
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1: S&M
    2: Lancio Cartabomba
    3: Esplosione Cartabomba
    Slot Tecnica
    1: Palmo Distruttivo
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Lancia Spiedi × 1
    • Veleno Debilitante C1 (5 dosi) × 0
    • Bende Rinforzate × 1
    • Antidoto Base × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Corpetto in Cuoio × 1
    • Doppia Lama × 1
    • Proiettili Leggeri × 5
    • Spiedi × 4 (di cui 3 sul lanciaspiedi)

    Note
    -1.5 Braccio destro
    -6.5 Busto (DnT Leggero)
    -3.5 Spalla
    Gamba Destra DnT Medio (-0.5)
    1 Dosi Veleno C1 (3 su lanciaspiedi); 4 Dosi C0 e 1 Allucinogeno (3 su lanciaspiedi)

  15. .

    Vittoria sul Demone - Trappole e la Grotta Oscura


    Chapter XI




    Le parole furiose del Rokubi squarciarono l'aria e il velo di sabbia che si era sollevata con il suo ultimo attacco.
    Aveva vinto una battaglia, una delle molte che aveva perso, e ciò era sufficiente per cambiare il corso della vita di Masayoshi.
    Nulla sarebbe stato come prima. Investito da emozioni indescrivibili, lo Shokuto abbassò lo sguardo e sorrise. Un sorriso a trentadue denti. Un espressione di gioia lucente come il sole. All'improvviso tutto divenne bianco come la neve, con il Rokubi assorbito dall'esplosione di luce emessa da ogni singolo granello di sabbia

    Quando riaprì gli occhi il chunin era a terra, disteso su un fianco, con Akira a pochi passi, ancora vivo e illeso.
    Nessuna scusa fuoriuscì dalla sua bocca.
    Ho vinto contro il demone. Poi alzandosi dal terreno esclamò. E ho padroneggiato il Vuoto di Direzione.


    [...]



    Con due diversi obiettivi da raggiungere, il team fu costretto a dividersi.
    Non vi era altra scelta. La liberazione degli ostaggi doveva essere condotta nello stesso lasso di tempo in cui Yato e i guerrieri del Vuoto si sarebbero trovati di fronte gli artefici delle aggressioni.
    Alla sinistra del foglioso, Masayoshi appariva diverso. Aveva uno sguardo maturo, serio, differente da quello infantile con cui si era presentato a Tsuya. Lo scontro nel mondo del Vuoto lo aveva cambiato. Potremmo dire "trasformato". Aveva compreso il potere di Pangu e la responsabilità assegnatagli da Lianshi-sama.
    Le parole del Bjuu echeggiavano vive nella sua mente.
    Prima di mettersi in marcia, Akira descrisse i poteri di Robai e dei suoi scagnozzi: il primo era un ninja molto forte, sensitivo e in possesso di numerose tecniche; mentre gli altri due erano ancora avvolti nel mistero, con l'uomo in grado di immergersi nel terreno e la donna capace di creare bolle di sapone.

    Possiamo procedere. Guardò i suoi amici, prima di evocare Koinu come animale da compagnia. Le sue abilità percettive avrebbero fatto comodo.

    [...]



    Circondati dai fitti rami di Sareshigami, Akira generò due cloni per supportare Fudoh nella sua missione in solitaria, e per celare la loro natura, una di esse nacque con l'aspetto dello Shokuto.
    Sono così basso? Scherzò il ragazzo, fiero della sua chioma bicolore, unica in tutto il Continente Ninja.
    Guidati dal ragno d'inchiostro, i ninja si misero in viaggio verso due destinazioni diverse; tuttavia, condivisero un primo tratto di sentiero insieme.
    Con i pugni serrati lungo i fianchi, il chunin guardava avanti, serio in volto e concentrato per il combattimento che lo attendeva da qualche parte.
    Le indagini condotte da Yato avevano gettato luce sui misteri che li aveva accolti a Tsuya, ma per quanto avesse seguito il tutto, Masayoshi brancolava ancora nel buio. Troppi nomi. Troppi luoghi. E un demone da domare prima della battaglia.
    Saranno i nemici stessi a spiegarmi il conto in sospeso con il Vuoto. Dall'esperienza vissuta in quel deserto illusorio, il chunin aveva imparato ad attivare il sigillo. Ora poteva definirsi un Guerriero del Vuoto, seppur nel mondo reale la sua capacità di capovolgere le direzioni era ancora acerba, come un seme gettato nel terreno solo due minuti prima.
    Ci sarebbero voluti anni di allenamenti per trasformare quel seme in un albero rigoglioso.
    Buona fortuna Fudoh. Augurò al kiriano prima di svoltare su un sentiero secondario che conduceva verso una grotta nascosta nella vegetazione. Percorsero pochi metri prima di poterla intravedere tra i rami che, come braccia di un leishen, provavano a sbarrare loro la strada.  
    Maledizione. Sarà una trappola? Il dubbio era lecito. Tra i bottoni del suo abito sbucò il dolce faccino di Koinu.
    Avrai dei problemi con i tuoi Doton.
    Esatto. Confermò il chunin, scuro in volto e preoccupato per i due jutsu in suo possesso che avrebbero potuto far crollare tutta la struttura su se stessa, intrappolandoli nel migliore dei casi. 
    Idee come combattere lì dentro? Si voltò verso i due ninja, curioso di conoscere qualche loro strategia.

    Se Yato avesse suggerito di tendere una trappola ai nemici, Masayoshi avrebbe approvato il piano dopo qualche secondo di riflessione. Con un po' di fortuna, usando Koinu come esca, avrebbero potuto portarli all'esterno, in un territorio a loro favorevole.
    Akira li aveva già informati delle doti da sensitivo di Robai e forse la scelta di Koinu avrebbe permesso loro di mantenere una certa distanza dai nemici. L'abitante del deserto aveva doti percettive eccezionali. Udito, Olfatto e Vista permettevano al piccolo mammifero di individuare ogni pericolo celato nell'ombra.
    Te la sentiresti di fare da esca? Chiese al suricato, con il volto ancora appoggiato sui bottoni del suo abito. Facendosi avanti sgaiattolò all'esterno e raggiunse la sua spalla destra. Prima di rispondergli, lanciò un occhiata attento verso la tenebra che li attendeva sulla soglia della grotta poco distante.
    Lì dentro, da solo e da apripista? Non te la caverai con dei semplici scorpioni arrosto Rispose a bassa voce, ma con un tono che mal nascondeva la sua determinazione ardente.
    Abbiamo poco tempo Koinu, dovrai fare da ponte tra noi e il nemico. Segui il ragno mantenendo una certa distanza. Saremmo noi a farci vedere. Il mammifero aveva già udito il piano del foglioso, perciò non chiese né disse altro, limitandosi ad annuire.
    Ricevuto.
    Giunti davanti al tunnel, il suricato piegò le zampe, balzò sul soffitto e avanzò senza perdere di vista la piccola guida a otto zampe. Sebbene quest'ultimo avesse guadagnato del terreno, muovendosi a zig zag tra i ciottoli e i massi, Koinu non ebbe difficoltà a individuarlo.

    Yato-san, pensi tu alle trappole? Non aveva idea di cosa inventarsi, per non parlare del come, perciò si limitò a consegnare la cartabomba e due coltelli da lancio al più preparato Yato. [Nota]Consegno Cartabomba II e due coltelli da lancio!
    Terminata la preparazione, a cui avrebbe partecipato per non lasciar tutto nelle mani di Yato, i due avanzarono nell'oscurità del tunnel.

    I loro passi echeggiavano per diversi metri, giocando a loro sfavore, ma l'assenza di suoni era rassicurante: Koinu non stava incontrando alcuna resistenza. Ma non fu così sciocco da abbassare la guardia: con il baricentro abbassato, attento ad eventuali rialzi generati dall'uomo in grado di immergersi nel terreno, la sua mano sfiorava l'elsa della sua nuova arma, mentre le sue palpebre spalancate permettevano alle pupille di assorbire più luce possibile.
    Con il rivestimento mimetico sarebbe stato in grado di mescolarsi nella tenebra, ma il loro scopo era individuarli mantenendo una certa distanza di sicurezza. Quando ciò fosse avvenuto, forse avvertiti con anticipo dal suricato, Masayoshi sarebbe rimasto al fianco di Yato, senza avanzare oltre. Aveva lui la chiave d'accensione delle trappole perciò sarebbe stato lui a dare il via libera all'inseguimento.
    Se ciò fosse accaduto, il chunin sarebbe scattato verso l'uscita alla sua massima velocità, senza concentrarsi troppo davanti a sé, perché ben ricordava che una dei tre nemici era in grado di attaccare dalla distanza. [Velocità]Velocità: Blu
    Per sfuggire ad eventuali attacchi, attivò il rivestimento mimetico. 





    Chakra: 75/75
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Rotolo da Richiamo × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1 (attivo)
    • Coltelli da Lancio × 4
    • Katar del Deserto × 1
    • Giubbotto Rinforzato × 1
    • Antidoto Intermedio × 1
    • Kunai × 6
    • Parabraccia in Ferro × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Maschera × 1
    • Cartabomba II × 0
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Kiseki Arancione × 1

    Note
    ///
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