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    il fuoco della diplomazia: intrighi tra villaggi

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    La scena era un turbine di movimento e confusione, con la folla che si disperdeva come foglie portate dal vento. In mezzo a questo caos, l' Otese tentava di mantenere la calma, mentre i suoi occhi scrutavano ogni angolo con precisione implacabile.

    La folla, un mosaico di volti ansiosi e voci che si sovrapponevano, si frantumava e si riformava come un'onda impetuosa. Mail ragazzo non si lasciava distrarre dalla sua frenesia. La sua attenzione era fissata su un unico punto: una figura solitaria, una giovane donna con un ombrello, che sembrava sospetta nel suo comportamento.

    Con quella, che a suo parere, sembrava una mossa astuta, aveva cercato di informare il kiriano, che si era dileguato nell'ombra, dell'imminente scoperta. Sperava che il messaggio in codice fosse chiaro, e che Youshi non avrebbe fatto molta fatica a capire a cosa si riferisse.

    Nel frattempo non aveva tolto gli occhi di dosso alla donna. Per questo quando senti qualcosa appoggiarsi sulla sua spalla sentì un brivido elettrico scorrere lungo la spina dorsale. L'impatto fisico era minimo, ma l'effetto era amplificato dalla strana sensazione di déjà vu che lo avvolse. Un senso di familiarità misto a un'inaspettata tensione si diffuse attraverso di lui.

    Quando si voltò, la vista dell'ombrello che lo aveva toccato si stagliò davanti a lui. Ma non era solo l'ombrello a catturare la sua attenzione. Una voce vellutata, morbida come seta, ma intrisa di un'aura misteriosa e seducente, si insinuò nell'orecchio di Kuroshi.

    Era mimetizzato, come diavolo avevano fatto ad accorgersi di lui? si chiese mentre lentamente si girava. La meraviglia si mescolava con un sottile senso di apprensione, quando vide la donna che stava sorvegliando comparire alle sue spalle. In quel momento, Kuroshi si trovava immerso in un turbine di sensazioni contrastanti: stupore, curiosità, incertezza. Ma, nonostante tutto, c'era una strana sensazione di eccitazione nel trovarsi in una situazione così insolita e intrigante.

    Sembrava che lei fosse stata più abile, e aveva ribaltato la situazione. Quando la stessa donna che stava sorvegliando da qualche minuto gli fece l'occhiolino e scomparve in una risata sonora, Kuroshi si sentì improvvisamente sorpreso e un po' destabilizzato. Stavo tenendo d'occhio solo una copia. Commentò tra sé e sé.

    Era però una copia diversa da quelle che si creano con la classica moltiplicazione. Decisamente una tecnica più avanzata. La prima cosa che gli venne in mente fu che potesse trattarsi di un inganno, magari un trucco visivo o un'illusione creata ad arte per confonderlo. Tuttavia, questo non spiegava il suono udito. Poi un flash gli balenò alla mente. Conosceva quella tecnica. L'aveva già vista in un posto: ad Oto

    A quanto vedo ci hai fregato una delle nostre tecniche! Esordì dopo aver ricevuto i complimenti della donna sunese. Con quella entrata in scena forse si poteva dire che non era una kunoichi convenzionale, almeno non la classica sunese.

    Kuroshi si sentiva come se fosse stato improvvisamente catapultato in una trama intricata, circondato da enigmi e promesse ambigue. La voce di Mikita risuonava nella sua mente, eppure il suo sguardo non rivelava nulla di più di quanto le parole avessero già suggerito. Era difficile discernere la verità dall'inganno in quella situazione.

    Non sono stati molto amichevoli i tuoi guardiani delle mura. Commentò dopo aver ascoltato il monologo della donna. L'alleanza, come la chiami tu, tra Oto e Suna è un abbastanza vacillante. Una breve pausa, mantenendo un espressione neutra, poi riprese: Penso che tu questo lo sappia molto bene. Devo però ammettere che sono piacevolmente colpito da ciò che vedo. con voce calma e misurata cercava di tirare fuori il vero Otese. Kuroshi era quello che si poteva definire il più atipico degli abitanti del Suono, vista la sua storia. Quanto meno riusciva a imitare i loro comportamenti avendo dovuto combattere ogni giorno per evitare di diventare come loro.

    Ad Oto ci stavamo giusto chiedendo quanto vi sareste decisi a detronizzare l'impostore che guida questo paese. Si lasciò andare ad una smorfia di rabbia che trascendeva quasi nell'odio, degno del peggior criminale dei bassifondi Otesi. Quello che non sapeva Mikita e che anche il giovane genin era stato ad Ame, e lì aveva imparato a tirar fuori quello che si può definire il "criminale" che era in lui. Ma a quanto vedo finalmente vi siete decisi!

    Per quanto riguardo il sigillo, per il momento sta bene lì dov'è. Non vorrei che al momento della rimozione mi ritrovassi braccato dai Sunesi. Non sarebbe saggio visto il motivo per cui sono venuto! mantenne un tono neutro ma al quanto serio.

    Kuroshi fece un breve cenno con la testa, mostrando una vaga accettazione delle parole della ragazza, ma mantenne la sua guardia alta. Non poteva permettersi di fidarsi completamente, soprattutto considerando le implicazioni dietro le sue offerte. Sai non sono l'unico otese ad essere qui a Suna. Questa volta mentì cercando di essere il più credibile possibile. Ma forse i nostri interessi potrebbero combaciare data la situazione! Questa volta mostrò interesse per la proposta della donna. Perchè non mi parli di questo piano segreto?

    Quando la donna gli chiese di far venir fuori il suo amico nascosto, ebbe l'idea di sfruttare la situazione creata da Hideo. alzò l'indice al cielo in maniera teatrale, per indicare il falco che aveva appena sganciato la bomba su Ko. Devo dire che il tuo partner parla troppo ed è molto rumoroso! Se dobbiamo trovare un accordo meglio farlo calmare. Aveva lanciato l'amo e sperava che la donna ci avrebbe abboccato, almeno cosi la posizione di Yasushi sarebbe stata salva ancora per un po'.

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    nell'occhio del ciclone: intrighi politici e scompiglio a suna

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    La scena si svolgeva come un teatrino elaborato, dove i due contendenti si erano trasformati in veri e propri attori, impegnati in una performance magistrale per conquistare il favore della folla radunata attorno a loro. Era come se il palcoscenico della città fosse diventato il teatro di una drammatica opera, con il rude Jonin da un lato e L'infervorata Nekki dall'altro.

    Ko, con la sua presenza imponente e la sua voce potente, incarnava il ruolo dell'eroe virtuoso. Ogni gesto, ogni movimento del suo corpo, era studiato per suscitare ammirazione e rispetto nella folla. Con passione ardente, declamava discorsi infuocati sulla lealtà al villaggio e la necessità di difendere la sua integrità e il suo onore. Senza mancare di screditare la giovane controparte che aveva osato opporsi.

    Ignaro dei dettagli intricati che caratterizzavano la situazione, Kuroshi, assisteva a uno spettacolo senza precedenti. La scena era intrisa di tensione e mistero, e insieme ai Kiriani si materializzarono sul campo di battaglia in un momento critico.

    Aveva sbagliato a trovarsi coinvolto in questa situazione, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Con occhi affilati come katane, scrutava la scena davanti a lui, mentre i suoi compagni entrarono in azione. Il ninja si chiese come fosse finito in questo intricato intreccio politico. Ma ora che era lì, sapeva che doveva agire con astuzia e prudenza se non voleva restare coinvolto in fatti più grandi di lui.

    Mescolatosi e mimetizzatosi tra la folla, il giovane otese, osservava attentamente lo svolgersi della vicenda. Il vento si materializzò come una lama affilata, tagliente come il giudizio stesso, scagliata con precisione dalla determinazione di Ryugi. L'aria si contorse intorno alla sua mano, plasmandosi in un'arma temibile che solcò l'aria con un sibilo sinistro. Kokkyo, il misterioso ninja, si trovò improvvisamente di fronte a un'avversaria che non si piegava di fronte alle sue parole affilate. La Kunoichi nonostante fosse ferita non aveva intenzione di fargliela passare liscia.

    L'intervento dei Kiriani sembrò far precipitare le cose, e sebbene potesse sembrare una buona strategia, non conoscevano a pieno i meccanismi Sunesi. Cosa che prontamente Ko gli fece notare. A peggiorare la situazione fu la scoperta dell'inganno del giovane otese che aveva mandato una copia di se stesso a fungere da prigioniero.

    Era consapevole che al minimo problema quella copia sarebbe evaporata, ma al contempo gli avrebbe permesso di celare la sua posizione. Sfortunatamente ne pagarono le conseguenze Hideo e Shurado.

    Il Jonin sunese prese la palla al balzo, riprese il suo comizio in maniera ancor più concitata. Si creò addirittura un palco accentuando ancor di più la teatralità del momento. Agitato e irritato blaterava di regole e procedure, dimostrando una certa competenza nelle pratiche del villaggio. La tensione nell'aria era palpabile mentre continuava il suo discorso, denunciando la situazione precaria della milizia e incitando la folla alla ribellione. Le sue parole sembravano trovare un terreno fertile tra la popolazione, alimentando il malcontento e la paura.

    La folla, divisa tra sospetto e ammirazione, osservava lo spettacolo con un misto di fascinazione e incertezza. Alcuni applaudivano entusiasti, mentre altri annuivano con approvazione alle argute osservazioni della Nekki. Era come se assistessero a un duello tra due protagonisti di un'opera teatrale, ognuno con il proprio seguito di sostenitori e detrattori.

    L'intricato intreccio politico che avvolgeva la scena era come una tela di ragno tessuta con abilità e ingegno. Ogni filo rappresentava un interesse diverso, un'ambizione da realizzare.

    E nel mezzo di tutto questo, Kuroshi osservava con attenzione, consapevole che dietro il sipario di questa performance si nascondevano segreti e intrighi che avrebbero potuto cambiare il destino del Villaggio della Sabbia. Era un gioco pericoloso, dove ogni mossa e ogni parola potevano avere conseguenze imprevedibili.

    I sunesi iniziavano a protendere per Ko, i suoi sostenitori aumentavano ad ogni sua parola. Poi quando sganciò la bomba, ottenne decisamente la maggioranza del favore. il giovane otese rimase paralizzato per un istante, gli occhi spalancati dalla sorpresa mentre la notizia del Kazekage scomparso si diffondeva nell'aria come un'onda d'urto. Era come se il suono di quelle parole avesse squarciato il velo della normalità, gettando l'intero scenario in uno stato di sconcerto e incertezza.

    Tutto ciò che aveva conosciuto e creduto sulla stabilità del Villaggio della Sabbia sembrava improvvisamente vacillare. Il Kazekage, la figura centrale del potere e dell'autorità, era scomparso nel nulla, lasciando dietro di sé un vuoto di leadership e una scia di domande senza risposta.

    Le conseguenze di questa rivelazione colpirono la folla come un pugno nello stomaco. Era come se il terreno sotto i loro piedi si fosse improvvisamente sgretolato, lasciandolo sospeso in un abisso di incertezza e timore. Cosa significava questa scomparsa per il futuro del villaggio? Chi avrebbe preso il comando in assenza del Kazekage? E quali oscuri segreti potevano celarsi dietro questo misterioso evento?

    In quel momento, il teatro della politica e dell'inganno sembrava improvvisamente molto più oscuro e pericoloso di quanto avesse mai immaginato. Kuroshi si rese conto che, forse era inciampato in un colpo di stato. La sua sfortuna sembrava non avere fine, l'unica volta in cui aveva messo piede a Suna si era trovato nel bel mezzo di una ribellione.

    Ko con il suo zelo patriottico e la sua fedeltà al villaggio, rappresentava una delle fazioni in gioco. Con la sua retorica incendiaria e la sua abilità nell'orchestrare eventi, cercava di manipolare la folla e di sollevare il malcontento contro il governo centrale. Dietro le sue parole forse potevano celarsi ambizioni personali o un desiderio genuino di migliorare le condizioni del suo villaggio; Ma le sue azioni sembravano dire altro.

    Negli occhi di quell'uomo vedeva qualcosa di familiare, qualcosa che lo fece rabbrividire - una scintilla di odio e razzismo, nascosta dietro il velo della retorica patriottica.

    Era una scintilla che il ninja conosceva bene, perché l'aveva vissuta sulla sua pelle più volte di quanto avrebbe voluto ammettere. Era lo stesso odio, lo stesso pregiudizio che aveva incontrato molte volte nel corso della sua giovane vita, basato su differenze di sangue e di provenienza.

    Quella scintilla non era solo un rancore personale nei confronti del Kazekage, era qualcosa di più profondo, radicato nel tessuto stesso della società. Era l'odio per coloro che non apparteneva al loro stesso lignaggio. il ninja sapeva che quel tipo di odio poteva essere estremamente pericoloso, capace di alimentare le fiamme della discordia e della violenza. Era una forza oscura che doveva essere contrastata con tutte le forze disponibili, prima che potesse consumare il villaggio e il suo popolo.

    Nella mente del giovane Kuroshi iniziò a delinearsi un certo pensiero. Aveva l'impressione che ci fosse molto di più dietro tute quei discorsi. La sua intuizione gli suggeriva che quella scena fosse solo il primo atto di un probabile colpo di stato ben orchestrato. le sue accuse contro il Kazekage disperso e le reazioni infuocate Ko facevano parte di un quadro più ampio, una trama intricata che si stava svolgendo dietro le quinte del teatro politico; E se quello era un colpo di stato era chiaro che il jonin non fosse da solo.

    Fu allora che il genin pensò che forse nascosti tra la folla ci potessero essere dei complici, che magari alimentavano il malcontento creando maggiore scompiglio. Iniziò a scrutare attentamente la folla radunata attorno alla scena principale, cercando qualsiasi segno o comportamento che potesse destare sospetti o sembrare fuori posto. Era consapevole che dietro il sipario delle apparenze potevano celarsi individui con intenzioni nascoste o potenziali minacce per la sicurezza del villaggio.

    Mentre i suoi occhi vagavano tra le persone presenti, la sua attenzione fu catturata da una giovane donna che sembrava essere l'unica a portare un ombrello per ripararsi dal sole. Questo dettaglio, apparentemente insignificante, destò il suo interesse. Era una scelta insolita, considerando che il Villaggio della Sabbia era noto per il suo clima desertico e per il sole implacabile che ardeva sopra le teste dei suoi abitanti, ma per lo più un vero Sunese non temeva il sole, o almeno era abituato a sopportarlo.

    La ragazza, con la sua bellezza e il suo portamento sicuro, sembrava essere a proprio agio nella folla, ma il ninja notò qualcosa di strano nel modo in cui osservava la scena. Mentre gli altri spettatori erano coinvolti nel fervore della discussione, la ragazza osservava con un sorriso giocoso e una scintilla di divertimento negli occhi, ma senza partecipare attivamente alla discussione o alle reazioni emotive degli altri presenti.

    Questo comportamento suscitò immediatamente il sospetto del genin. Era insolito che qualcuno si limitasse a ridere e a osservare passivamente una situazione così intensa e carica di tensione. Il fatto che indossasse un ombrello per ripararsi dal sole in un ambiente in cui non sembrava essere necessario aggiungeva ulteriori domande alla sua presenza.

    Con la sua abilità di analisi, il ninja comprese che c'era qualcosa di più dietro l'apparenza innocente di quella ragazza. Potrebbe essere una spia o un agente di un gruppo estremista, infiltrata tra la folla per monitorare la situazione o per eseguire un compito segreto.

    La scena si trasformò improvvisamente in un caos di esplosioni, mentre Ko, con gli occhi scintillanti di determinazione implacabile, scagliava la sua Tecnica contro i presunti nemici e senza curarsi dei possibili danni collaterali alla popolazione sunese.

    La pioggia di proiettili si mosse con una velocità vertiginosa, come un'orda di frecce infernali che tagliavano l'aria con una ferocia incontenibile. Ogni proiettile sembrava essere guidato da una precisione chirurgica, mirando ai bersagli identificati da Ko.

    I suoi compagni presero a difendersi immediatamente dalla tecnica del Jonin. A quanto pareva la mimetizzazione di Kuroshi aveva funzionato ma c'era la possibilità che le esplosioni lo coinvolgessero indirettamente, cosi come avrebbero coinvolto i cittadini di suna. Sprezzante delle cause e dei danni che avrebbe causato Ko non si trattenne.

    Hideo cercò di bloccare la maggior parte dei proiettili attraverso le sue tecniche. Se vi fosse riuscito, Kuroshi non avrebbe avuto bisogno di spostarsi dalla sua posizione, restando ancora mimetizzato con l'ambiente. Ma avrebbe dovuto far sapere ai suoi alleati della sua recente scoperta. Soprattutto doveva allertare Youshi , visto che Hideo e Shurado erano abbastanza impegnati. Mentre la folla si muoveva in preda al panico generale, l'otese prese uno dei suoi Kunai e incise qualcosa nel terreno. Era il simbolo di Suna, ma leggermente diverso da quello originale.

    Al di sopra del simbolo invece di esserci un unico rettangolo, ve ne erano due, separati da un piccolo spazio. Quello a sinistra aveva due linee al di sopra che formavano una piccola coperture. Avrebbe dovuto simboleggiare l'ombrello e che Ko non era solo in quella piazza. Ora stava a Youshi provare a capire il messaggio. Forse non sarebbe stato difficile notare la donna visto che portava l'ombrello.




    Se invece la difesa di Hideo non fosse andata a buon fine, e Kuroshi si fosse ritrovato coinvolte nel raggio delle esplosioni. Avrebbe agito diversamente. Per evitare L'attacco avrebbe usato la sostituzione [Slot Tecnica I]. Aveva notato che in direzione della donna alle sue spalle c'era un piccolo negozio di marionette. Si sarebbe sostituito con una di quelle, lasciando che quest'ultima subisse l'attacco al suo posto, e attirando l'attenzione di Youshi.

    Si sarebbe cosi spostato di 15 metri dalla sua posizione precedente, avendo una diversa visuale sulla donna. Sfruttando la copertura del negozio si sarebbe avvicinato leggermente [Slot Azione I] posizionandosi a 9 metri da lei. Per poi [mimetizzarsi S.A II] nuovamente

    Se la donna si fosse mossa, provato ad intervenire, avrebbe usato l'omicidio elettromagnetico per paralizzare temporaneamente la donna, ma facendo attenzione a non coinvolgere i cittadini che si trovavano nel raggio di quei 9 metri [Slot Tecnica II]

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    Dietro le Quinte dell'Ospedale

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    Kuroshi, disteso sul lettino della dottoressa, si abbandonava alla sensazione di sollievo che si diffondeva attraverso il suo corpo martoriato. Sentiva le energie vitali pian piano ritornare, anche se il processo di guarigione non procedeva con la celerità che avrebbe auspicato. Mentre la dottoressa si occupava delle sue ferite, una figura in camice bianco lo informò dettagliatamente sulla dinamica degli eventi che avevano portato alle sue attuali condizioni.

    L'atmosfera del luogo era permeata dalla tensione del recente scontro, e le parole della figura medica aggiunsero un ulteriore strato di complessità alla situazione. Kuroshi apprese che lo suo stato in cui era ridotta la struttura derivava da un tentato furto di una pianta rara, che a quanto pareva era riuscito.

    La figura in camice bianco, nel suo ruolo di narratore degli eventi, creò un quadro vivido della scena: mascalzoni che tentavano di impossessarsi di un tesoro botanico, e quel misterioso ninja che si ergeva come guardiano, anche se la vittoria finale gli era sfuggita di mano. La tensione nell'aria e la sensazione di perdita contribuivano a creare un ambiente carico di emozioni, mentre Kuroshi si lasciava curare e rifletteva sulle implicazioni di ciò che era appena accaduto.

    I suoi pensieri si concentravano per lo più sul ninja misterioso che era intervenuto per proteggere l'ospedale. Una miscela di gratitudine e curiosità solleticava la sua mente. Chi poteva essere quel misterioso alleato? Quali erano le sue intenzioni? La figura in camice bianco aveva menzionato che il ninja aveva contrastato i mascalzoni che cercavano di rubare la pianta rara, ma il giovane ninja si chiedeva quali fossero i motivi che lo avevano spinto ad agire.

    Nel suo stato debilitato, rifletteva sulla fortuna di aver ricevuto un aiuto inaspettato. La figura misteriosa gli aveva permesso di concentrarsi sulla sua guarigione, sapendo che qualcun altro vigilava sulla sicurezza dell'ospedale. La sua mente vagava tra le possibilità: un ninja errante, un alleato sconosciuto proveniente dal suo passato, o forse un personaggio completamente estraneo con un senso di giustizia ben radicato.

    Dopo aver ricevuto le cure necessarie, l'infermiera attirò l'attenzione di Kuroshi verso altri pazienti bisognosi di aiuto. Si certo! c’è qualcosa che posso fare? chiese rinnovando la sua offerta di aiuto.

    La dottoressa si alzò e si avvicinò a una signora anziana situata nella parte più remota della sala medica. La donna giaceva sul letto, visibilmente sofferente, con un taglio profondo al quadricipite destro. Il sangue scorreva lentamente dalla ferita, colorando il lenzuolo di rosso. La scena comunicava un senso urgente di necessità medica, e la dottoressa, con uno sguardo serio, fece un cenno verso la signora anziana.

    Come ninja di Oto è mio dovere intervenire nelle emergenze...anche se le mie competenze mediche sono scarse!

    La scelta di Kuroshi di restare e contribuire alle cure degli altri pazienti ora pendeva in bilico. Gli occhi della dottoressa incontrarono i suoi, comunicando implicitamente la richiesta di aiuto. Non era solo una questione di competenze mediche, ma anche di solidarietà e compassione.


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    Non ci volle molto, che una figura imponente comparve dalla porta della sala operatoria. Indossava un camice classico di colore bianco, adornato con il simbolo del Villaggio sul petto. Un medico ninja dall’aspetto solenne e risoluto, il cui volto è dominato da uno sguardo profondo e concentrato, con occhi castani penetranti che suggeriscono una mente analitica e attenta ai dettagli. "Buongiorno! Sono il dottor Takeshi Natsuki! Rispose con tono pacato e rassicurante, creando un'atmosfera di tranquillità e fiducia."

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    Il medico ninja osservò l'illusione con attenzione, prendendo nota mentale dei dettagli e dei cambiamenti che avrebbero potuto verificarsi durante l'operazione imminente. Mentre il suo sguardo analitico scrutava l'ambiente creato dall'illusione, il medico avvertì un senso di rispetto per la scelta dell'utente di assumere quell'aspetto. Era consapevole che in determinate situazioni, la discrezione poteva essere fondamentale.

    Rispose con un sorriso calmo, la sua voce rifletteva una tranquillità pacata. "Tutto chiaro," disse il medico, indicando l'illusione con un gesto delicato. "Se dovessero sorgere domande o dubbi questo è il momento di chiedere!…..Alimenti si accomodi sul lì" indicò il lettino alla sua sinistra.

    Nel silenzioso scenario della sala operatoria, il medico ninja si prepara per l'operazione delicata del cambio volto. La luce soffusa proveniente da lampade mediche svela un ambiente sereno, dove l'aria è impregnata dalla tranquilla concentrazione del medico. Il paziente, privo di ogni preoccupazione grazie all'anestesia ninja, riposa sulla lettiga, pronto per la metamorfosi.

    Le mani esperte del medico, impregnate di chakra curativo, si muovono con grazia mentre esplorano il volto del paziente. Osserva ogni dettaglio, valutando la struttura ossea, la simmetria e le sfumature anatomiche con un occhio attento. È un passo cruciale per garantire che la trasformazione risulti naturale e armoniosa.

    Con l'attivazione del chakra curativo, l'energia positiva fluisce attraverso le mani del medico. La manipolazione inizia, una danza sottile tra chakra e anatomia. Il volto del paziente comincia a cambiare, adattandosi alle immagini mentali fornite dall'illusione. Non è solo una questione di modellare i tratti fisici, ma di infondere nell'aspetto risultante un senso di continuità e coerenza.

    L'illusione creata precedentemente si intensifica, avvolgendo il paziente in una realtà alternativa che si allinea al suo nuovo volto desiderato. È un supporto visivo per entrambi: il medico guida la trasformazione seguendo il modello mentale dell'utente, mentre quest'ultimo può visualizzare il cambiamento in corso.

    Il monitoraggio costante è una parte fondamentale. Il medico è attento ai segni vitali del paziente, garantendo che ogni passo della procedura sia sicuro e ben tollerato. La cooperazione armoniosa tra la manipolazione del chakra, l'illusione e la maestria chirurgica del medico crea una sinfonia di cambiamento, guidando il paziente attraverso la transizione con delicatezza.

    Infine, quando la metamorfosi è completa, il medico termina con cura l'operazione. Il paziente, ancora sospeso nell'anestesia ninja, comincia a emergere lentamente da un sonno senza sogni. È il momento della rinascita, con un volto nuovo che rispecchia le visioni dell'utente e l'abilità artistica del medico ninja, che ha lavorato nell'ombra per plasmare il cambiamento.


  4. .

    Tra Mostri e Segreti: il momento decisivo di kuroshi

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    L'impatto dell'attacco di Kuroshi squarciò l'aria con un fragore assordante, creando una cascata di scintille elettriche che danzavano nell'oscurità. Una potente ondata di energia investì l'avversario, circondandolo di un'aura scintillante, mentre il potere elettrico si riversava su di lui come una tempesta di fulmini concentrata.

    L'enorme ratto vacillò sotto la forza dell'attacco, il suo corpo si contorse dall'intensa carica elettrica. La stanza stessa sembrava reagire, risuonando con l'eco del formidabile impatto.
    Il giovane studente avrebbe poi gradualmente abbassò la mano carica di chakra, la luce bluastra si affievolì, rivelando un'espressione concentrata e risoluta sul suo volto. Mentre la tempesta elettrica si placava. I suoi occhi erano fissi sulla bestia, ma nel profondo del suo sguardo c'era una pietà nascosta. La creatura, nonostante la sua natura distorta, meritava un fine rapido e compassionevole.

    quella tecnica aveva definitivamente messo fuori gioco quella bestia, permettendogli di giacere in pace. Un momento di silenzio pervase la stanza, rotto solo dai flebili movimenti residui del corpo morente. Tuttavia, l'attenzione di Kuroshi venne strappata via da una minaccia imminente. Un'ombra oscura si stese sopra di lui, e la voce acuta che l'accompagnava lo fece sobbalzare. Senza esitazione, la donna dagli occhi taglienti si lanciò verso di lui, avvolgendolo in un abbraccio protettivo. Il mondo intorno a loro sembrava tremare quando un gigantesco tentacolo precipitò rovinosamente a terra, creando un fragore assordante.

    Il combattimento era stato estenuante e ora il giovane ninja ne avvertiva le conseguenze. Ancora una volta l'intervento di Hebiko lo aveva salvato. non avrebbe avuto la forza di spostarsi in tempo e sarebbe, per ironia della sorte, morto schiacciato da quel tentacolo.

    Kuroshi cercò di riprendere fiato, il suo petto si sollevava e abbassava in modo affannato. La scena davanti a lui era un caos di melma violacea e creature mostruose, ma la figura della donna, ricoperta da quella sottile patina, emergeva come un faro di calma in mezzo alla tempesta. Nonostante l'apparente tranquillità della donna, Kuroshi poteva vedere nei suoi occhi il disgusto e la rabbia, concentrati su quella creatura ormai senza vita.

    Nonostante tutto la consigliera, sembrava al quanto soddisfatta, di come si era comportato il ragazzo durante quel caos. Si lasciò sfuggire un mezzo complimento, anche se dal ton di voce traspariva una leggera preoccupazione.
    Kuroshi inspirò profondamente, cercando di calmare il suo agitato respiro dopo lo scontro con la creatura melmosa. Il suo sguardo si posò sulla donna accanto a lui, coperta da una melma violacea che avrebbe mandato in disgusto chiunque altro. Tuttavia, notò con sorpresa che lei non sembrava troppo infastidita da quella sostanza viscosa. La donna fissava con una combinazione di disgusto e furia la creatura ora apparentemente defunta.

    "Questo... Non era l'addestramento che mi aspettavo di farti fare. Ma sei sopravvissuto, è un buon segno," commentò la donna, il suo tono di voce rivelava una mescolanza di preoccupazione e approvazione. Nonostante le parole, il suo sguardo rimaneva fissato sulla creatura, incerta se fosse veramente morta.

    Kuroshi lasciò sfuggire un breve sospiro di sollievo Immagino poteva andare peggio! rispose, cercando di mantenere la calma nonostante l'adrenalina che pulsava ancora nelle sue vene.

    Con passi determinati, la donna si diresse verso l'uscita, con Kuroshi che la seguiva da vicino. La luce fioca della stanza sotterranea si affievolì man mano che si allontanavano dalla scena del combattimento. Il giovane ninja serrò il documento della madre tra le mani, sentendo la trama ruvida del vecchio pergameno sotto le dita.

    In quel documento potrebbe esserci la chiave di tutto sussurrò quasi a se stesso, riflettendo sulla portata di ciò che stavano affrontando.

    La tensione nell'aria era palpabile mentre si dirigevano verso l'uscita. Ogni passo sembrava un'anticipazione di nuove sfide e rivelazioni oscure. Le ombre della stanza sembravano allungarsi, proiettando un velo di mistero sulla strada che avevano appena intrapreso. La donna avanzava con sicurezza, ma anche lei poteva percepire l'aura di incertezza che circondava il loro prossimo passo.


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    Kuroshi si sentiva come se avesse appena scavato in profondità nei misteri del suo passato, solo per trovarsi di fronte a una rete intricata di segreti. La sua stessa madre, colpevolmente coinvolta, gli nascondeva informazioni cruciali. Era difficile discernere se ciò fosse stato fatto per proteggerlo o se, al contrario, lo avesse reso involontariamente vulnerabile a forze sconosciute.

    La notizia dei mostri, delle creature dalle sembianze demoniache e del simbolo appartenente agli Illuminati, gettò ulteriori ombre sul cammino di Kuroshi. Mentre la Vipera rivelava dettagli inquietanti sul culto di cui facevano parte, Kuroshi assorbiva le informazioni con una crescente inquietudine. Una setta in poche parole. commentò alla spiegazione di Hebiko.
    Gli Illuminati, cultisti dal chiaro intento malevolo, rappresentavano una minaccia non solo per la sua sicurezza personale ma anche per l'intero villaggio di Oto. Rubare dalle terre di un ninja è già un atto grave, ma coinvolgere forze oscure è un'escalation pericolosa, rifletté Kuroshi, cercando di comprendere la portata di ciò che avevano scoperto. La Vipera, pur manifestando sicurezza con le sue parole, tradiva una certa preoccupazione nei suoi occhi e si poteva percepire il dubbio che serpeggiava dentro di lei.

    Mentre ripercorrevano la strada verso il villaggio Kuroshi contemplò le implicazioni di quanto scoperto. Temeva che il laboratorio che avevano trovato potesse essere solo la punta dell'iceberg e le incognite si moltiplicavano rendendo quel mistero ancor più cupo.


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    Passati sette giorni da quello che doveva essere un semplice esame da genin, rivelatosi poi un insieme di scoperte sensazionali ma al tempo stesso inquietanti, il ragazzo fu riconvocato nell'ufficio della consigliera. Non se l'aspettava o almeno non cosi presto. Anche se avrebbe dovuto abituarsi perché a breve avrebbe iniziato a lavorare per quella donna.

    La luce fioca dell'ufficio delineava le linee preoccupate sul volto di Kuroshi mentre si adagiava nella poltrona. La curiosità lo spingeva a voler esplorare il mistero che si era svelato davanti a lui, ma l'incertezza lo stringeva in una morsa e l'eco delle oscure rivelazioni sul laboratorio e sulla sua stessa madre risuonava ancora nelle sue orecchie. Hebiko avrebbe potuto notare che il ragazzo non aveva fatto altro che pensare a quella storia, e forse quel incarico come suo assistente non avrebbe potuto essere una occasione migliore. Il giovane shinobi doveva distrarsi dalla quotidianità e da quell'intricata rete di misteri che coinvolgevano la sua famiglia, altrimenti avrebbe finito per impazzire.

    In quel momento, la scrivania di Hebiko sembrava il confine tra due mondi: uno fatto di ordinaria routine amministrativa e l'altro di oscuri segreti, mostri e indagini complesse.

    Kuroshi ascoltò le parole della Consigliera Hebiko con un senso crescente di frustrazione. L'idea che il laboratorio, già di per sé un enigma, fosse stato fatto scomparire nel nulla, aumentava l'inquietudine che provava. Il giovane shinobi alzò lo sguardo dai documenti sparsi davanti a lui, cercando di nascondere la sua delusione dietro un'espressione di determinazione. È incredibile come qualcuno abbia potuto far sparire un intero laboratorio nel giro di un'ora commentò Kuroshi, cercando di contenere la sua frustrazione. è evidente che sono preparati, e organizzati. Forse questa storia è più grande di quanto immaginiamo!

    Ascoltò poi con particolare attenzione le parole di Hebiko riguardo sua madre, sentendo il cuore stringersi in un misto di speranza e preoccupazione. L'idea di accedere ai rapporti delle vecchie missioni concluse di sua madre era allettante, un potenziale mezzo per gettare, forse luce su un passato che si stava rivelando sempre più oscuro. La questione non è che io mi fidi o meno. è proprio che non so cosa fare, se raccontarle tutto o cercare prima maggiori informazioni......ormai non ci dormo la notte!! confessò sconfortato. era un peso enorme che il giovane ragazzo stava portando e che lo aveva destabilizzato. Tra l'altro apprezzo il fatto che tu non ne abbia ancra fatto parola con nessuno.

    Lo sguardo si cadde sulla cartella che Hebiko posò sulla scrivania, con occhi ansiosi. Quando la cartella gli fu spinta, Kuroshi la afferrò con rispetto, sentendo il suo peso insolito. La nota otese incisa al centro del coprifronte scintillante catturò il suo sguardo, trasmettendogli un senso di appartenenza più profondo al suo villaggio. un enorme sorriso gli si stampò sul volto: Sai che questo farà incazzare molte persone al villaggio?
    La Vipera gli aveva offerto una finestra sul passato, un accesso privilegiato a informazioni che avrebbero potuto rivelarsi fondamentali per il suo cammino. Mentre esaminava il contenuto della cartella, Kuroshi sentì l'onere della responsabilità crescere dentro di lui. Ogni pagina era un tassello che si univa al mosaico complesso di eventi e complotti che stava cercando di comprendere. Il giovane shinobi apprezzò il gesto di Hebiko, che con un solo atto gli aveva affidato una parte della storia di Oto.

    Guardò la Consigliera negli occhi, accogliendo la sua fiducia con determinazione. Farò del mio meglio. Con un cenno di ringraziamento, Kuroshi si preparò a lasciare l'ufficio, consapevole del compito che gli spettava. La Vipera aveva posato su di lui uno sguardo fiducioso, e ora era tempo di dimostrare di essere all'altezza delle aspettative.

  5. .

    Uno scontro inaspettato

    Sottotitolo Post




    La curiosità del giovane studente era come un motore in continuo movimento, sempre alla ricerca di conoscenza, esperienze e risposte. Era spesso affascinato dal mondo che lo circondava e voleva conoscere ogni sua sfaccettatura. Anche in quel caso, inoltrato nei meandri di uno dei laboratori di Orochimaru, e nonostante la paura e le ansie, riusciva a stupirsi. Non avendo quasi mai visto il mondo esterno, mostrava una grande apertura e disponibilità verso ciò che era nuovo e sconosciuto ai suoi occhi. Quella stessa curiosità alimentava la sua immaginazione e la creatività. Questo suo lato, non si limitava solo all'intelletto, ma si estendeva anche alla comprensione degli altri e alla ricerca di connessioni umane significative. Era interessato alle storie altrui, desideroso di comprendere le loro esperienze e di imparare da esse. Ascoltava con molta attenzione ciò che gli raccontava la consigliera, cercando di ottenere magari qualche aneddoto sulla sua vita. I pochi dettagli che gli aveva rivelato, avevano stuzzicato l’interesse del ragazzino. Il fatto che lo avesse portato proprio in quello che poteva benissimamente essere il suo luogo natio era ancora più intrigante.

    Si immaginava che la sua esaminatrice, avesse avuto origine da uno di quei strani macchinari che adornavano quel lugubre posto. Si chiedeva come dovesse sentirsi a varcare di nuovo quelle porte.
    Le avrebbe fatto ancora altre domande se, la scoperta di quello strano organo galleggiante in quel viscoso e nauseabondo liquido, non lo avesse fatto ricadere nel suo solito stato di timore. Costantemente, in Kuroshi, una feroce battaglia infuriava interiormente. Da una parte, le ansie sciamavano come un'oscura nebbia, avvolgendo i suoi pensieri con paure e preoccupazioni. Spingendolo a rifugiarsi nella sua zona di comfort, ad evitare rischi e ad arrendersi al potere delle incertezze. La voce dell'ansia sussurrava incessantemente nella sua mente, alimentando dubbi e seminando l'indecisione. Dall'altra parte, la curiosità si ribellava con la sua luce intraprendente. Era una fiamma ardente che danzava nella profondità del suo essere, risvegliando un desiderio insaziabile di conoscenza e di esplorazione. Lo spingeva ad alzare lo sguardo oltre l'orizzonte. Era una forza potente che agiva come un richiamo irresistibile verso l'ignoto.

    Caduto in uno stato di panico, quasi non badava più alle parole di Hebiko. La successiva scoperta, di quel misterioso quanto strano documento, lo avevano mandato completamente in tilt. Di primo impatto aveva chiesto spiegazioni, ma notando la reazione della donna, era caduto nello sconforto più totale. Si sentì come se l'equilibrio della sua vita fosse stato sconvolto. Il respiro si fece corto e le gambe tremavano. Era come se il mondo si fosse sgretolato intorno a lui e la sua realtà precedente fosse crollata in un istante. Quando la consigliera posò la mano sulla spalla, il ragazzo, ebbe un fremito, un sussulto.... era cosi teso. Le sue emozioni oscillavano tra il terrore, la confusione e la disperazione. Il suo cuore batteva veloce nel petto, mentre la sua mente si riempiva di pensieri oscuri e angoscianti. La paura lo avvolgeva come una morsa, lasciandolo impotente e vulnerabile.

    Un brivido gli percorse lungo la schiena, quando sentì la voce ferma e decisa di Hebiko sussurragli cosa avrebbe dovuto fare d’ora in poi. Era come se delle dita invisibili corressero lungo la colonna vertebrale, generando un fremito di disagio che si diffondeva in tutto il corpo. Gli occhi del ragazzo erano fissi nel vuoto, sembrava quasi privo di vita. Si estraniò dal mondo esterno, l’unico suono che percepiva in quel momento era la voce della consigliera. Quest’ultima non sapeva che gli amici a cui avrebbe potuto raccontare una cosa del genere erano praticamente inesistenti. Per non parlare del fatto che se si fosse saputo, sarebbe diventato ancora più reietto di quanto già non fosse; Cosa che fino in quel momento non pensava fosse possibile. Avrebbe addirittura perso gli unici due amici che avesse mai avuto.
    La parte peggiore però era dover tenere il segreto con i suoi genitori. Avrebbe perfino dovuto fingere che nulla fosse accaduto, ma ne sarebbe stato davvero in grado? Probabilmente l’unica cosa che avesse senso per lui, almeno in quei primi istanti, era correre a casa e chiedere direttamente delle spiegazioni.

    Kuroshi mostrava segni di indecisione, si chiedeva quale fosse la scelta giusta. Il suo interrogarsi diventò come un circolo vizioso, in cui le domande si accumulavano senza una chiara via d'uscita. Si sentiva intrappolato nella sua stessa mente, desideroso di trovare una risposta definitiva che lo guidasse verso una decisione. In fondo le informazioni a sua disposizioni erano nulle. Quei documenti potevano significare tutto o niente. Forse sarebbe stato meglio cercare di ottenere più dettagli prima di tirare fuori quell’argomento. Le pupille dapprima allargate in modo anomalo che fissavano il vuoto, ora erano rivolte in quelle di Hebiko. Annui con fare incerto, alla raccomandazione di non farne parola con nessuno. Un posto sicuro? gli fece eco, sentendosi ancor più confuso. l'unico posto in cui si era sempre sentito sicuro era proprio casa sua, e ora gli aveva appena detto che non lo era più. Io....io no...non né ho uno rispose sbiascicando ancora in balia di uno stato mentale confusionario, che pochi secondi dopo lasciò il posto ad uno sfogo isterico. SO COSA STAI PENSANDO....MIA MADRE NON È UN MOSTRO O QUALSIASI ALTRA COSA TU STIA IMMAGINANDO IN QUESTO MOMENTO!!! PERCHÈ CÈ UNA SUA FOTO IN QUESTO POSTO NON VUOL DIRE CHE SIA COME IL TUO CREATORE!! le sbraitò in faccia lasciando uscire tutta la tensione accumulata fino a quel momento, per poi calmarsi gradualmente.

    Non sarebbe stato per nulla facile nascondere ciò che aveva scoperto, ma in un modo o nell'altro non gli restava che fare buon viso a cattivo gioco, almeno finché non avesse avuto informazioni in più sulla vicenda. Stare un po' più lontano da casa gli avrebbe giovato e dato l'opportunità di provare a scavare più a fondo di quel mistero. Dopo tutto l'offerta di Hebiko non sembrava cosi irragionevole, tra l'altro poteva addirittura aiutarlo a capirci qualcosa. Era più esperta e conosceva Orochimaru meglio di chiunque altro. D'accordo! rispose in modo sempre al quanto incerto e carico di dubbi all'offerta di lavora della donna; ma in fondo cosa gli restava da fare?

    Il giovane shinobi si ricompose non appena la sua mente fu distratta da un altro problema da risolvere. A volte dava l'impressione di avere una doppia personalità. Era come se sotto la superficie si nascondesse un intricato universo di dualità che creava un mix unico e complesso. Da un lato un'anima tranquilla, che prediligeva la solitudine e il silenzio, profondamente introspettivo, spesso immerso in pensieri profondi. D'altra parte, la seconda personalità era vivace e dinamica, come se una scintilla accendesse la vita in quel ragazzino.

    Sembrava essere a suo agio quando aveva un dilemma o un mistero da risolvere. Si destreggiava in competenze che ancora non era in grado di padroneggiare del tutto. Forse era la voglia di dimostrare che era pronto per ottenere il grado di genin, o forse era il senso di avventura. Si sentiva come uno dei protagonisti di quei fumetti che tanto leggeva e tanto amava. Più volte nella sua mente aveva fantasticato di trovarsi in una di quelle avventure, e ora quel desiderio era diventato realtà; forse un tantino più macabra di quanto avesse mai immaginato. Hebiko sembrò quasi prenderlo in giro, avendo notato che si comportava proprio come uno di quei personaggi. Era sicuramente un atteggiamento che accomunava i ragazzini di quell'età, tutti volevano sentirsi come i protagonisti eroici di quei fumetti.

    Alla fine Kuroshi decise di seguire il suo istinto, e colpì il circuito elettrico. Incautamente si voltò a guardare la sua esaminatrice. Si udì lo scoppiettio dei circuiti che erano andati in corto, poi il silenzio per pochi secondi. Con gesto inconscio lo studente infilò la testa nelle spalle, pregando che non succedesse niente di irreparabile. Il pavimento sotto i sui piedi iniziò a tremare e dal soffitto piccoli ciottoli iniziavano a cadere. Si avvertì un lieve sibilo che si diffondeva nell'aria circostante, una trappola si attivò con un suono di scatto intenso e dinamico. Ne seguì un rumore cupo e metallico di catene che si tendevano, poi un tonfo pesante echeggiò nel silenzio assordante del laboratorio.

    Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, chiuse gli occhi dal timore di essere ormai spacciato. La stanza ripiombò nel silenzio, e pochi attimi dopo, avvertendo una strana sensazione riaprì nuovamente gli occhi. Sembrava essere ancora tutto intero, stranamente non era caduto nella trappola. Era leggermente sollevato dal suolo, con le gambe penzoloni nel vuoto che aveva creato la botola. guardò in direzione di quest'ultima, e spalancò gli occhi quasi facendoli uscire fuori dalle orbite. Anche questa volta la sua vita era salva per un pelo. Intorno al suo bacino, in una presa da boa strangolatore, il braccio della consigliera lo sorreggeva, mentre lentamente lo ritirava per poter portare il ragazzino accanto a lei. Non appena lo lasciò andare, si fece cadere sul fondoschiena a peso morto, ancora sotto shock per la scampata morte. Si limitò a prendere fiato e ad osservare Hebiko tirare giù la porta. Per l'ennesima volta doveva ringraziare lei se era ancora tutto intero.

    Varcarono la soglia, e fu una sorpresa ciò che vi era dall'altra parte. Furono avvolti da un'aria densa di segreti e sperimentazioni proibite, un odore pungente di sostanze chimiche e una sinistra melodia di macchinari in funzione. Sparsi per quel secondo laboratorio vi erano anche tante gabbie. In alcune delle quali vi erano creature strane e mostruose, frutto di esperimenti bizzarri e di manipolazione genetica. Rappresentavano, senza alcun dubbio, il lato oscuro e distorto della scienza, incarnando la fusione tra l'organico e l'inorganico, tra il naturale e l'artificiale. Kuroshi rimase scioccato da ciò che i suoi occhi vedevano in quel momento. Dopo aver fatto pochi passi oltre l'uscio si bloccò lì. Si guardava intorno intimorito, e osservava alternando lo sguardo tra la consigliera e l'ambiente circostante. Il nervosismo della sua esaminatrice non faceva altro che fomentare le tensioni del ragazzo. Se uno come lei iniziava a preoccuparsi allora la situazione era davvero grave.

    Lo shock divenne maggiore quando il suo sguardo si posò su una delle gabbie. Vi era imprigionata una creatura strana, sembrava un incrocio tra animali diversi, ma era davvero difficile capire di quali si trattasse. Le sue dimensioni erano sovradimensionate rispetto agli animali normali, con muscoli sviluppati in modo esagerato e una pelliccia ruvida e irregolare. la sua presenza non fece altro che evocare una sensazione di inquietudine e minaccia. Tutto ciò rappresentava l'oscurità di sperimentazioni e desideri di ottenere il potere assoluto. Erano la testimonianza di esperimenti genetici e trasformazioni che sfidavano la natura stessa; Ma se Orochimaru ormai era passato a miglior vita, quale altra mente malata avrebbe continuato a portare avanti il suo lavoro?

    Kuroshi abbassò lo sguardo proprio davanti ai suoi piedi, la sua attenzione ricadde sullo strano simbolo che era marchiato sul pavimento. La sua espressione si contraeva leggermente, rivelando una mescolanza di preoccupazione e curiosità mista a un velo di ansia. I suoi occhi, erano fissi sul simbolo, che sembrava avere una presa ipnotica sul ragazzo. La posizione delle mani e quello che sembrava essere un occhio al centro, dava l'impressione di essere un rituale per qualche strana tecnica ninja. Si avvicinò di altri due passi, per poter vedere ancora meglio. Mentre si avvicina, poteva percepire un'aura di oscurità e malevolenza che sembra essere emanata dal simbolo stesso.

    Hebiko era sempre più agitata, e ora la sua attenzione era rivolto ad un acquario vuoto in fondo al laboratorio. Lo studente destò la sua attenzione dal simbolo sul pavimento solo quando udì la consigliera che lo intimava a lasciare quel posto. Il ragazzo fece giusto in tempo ad alzare lo sguardo in direzione della vipera che, improvvisamente si stava alzando a qualche metro da terra. una pozza d'acqua lentamente si allargava inghiottendo il pavimento a pochi passi dall'acquario. Dal nulla si materializzò un tentacolo massiccio e poderoso. Con un movimento veloce e sinuoso, il tentacolo, di quello che sembrava un polpo gigante, si avvolse intorno al corpo di Hebiko, stringendo saldamente le sue braccia e gambe. Kuroshi mosse un passo in direzione di quella scena, e allungò la mano, come se avesse voluto in qualche modo afferrare la donna da una distanza notevole. Cercava di dire qualcosa, ma le parole gli si strozzavano in gola. Per suo sollievo la consigliera sapeva cavarsela, e riuscì a divincolarsi dalla presa del tentacolo mozzandolo di netto.

    La bestia emise un forte lamento di dolore. Un suono gutturale, rabbioso e disperato, che riempì lo spazio circostante. Il grido sembrò provenire dalle profondità stesse dell'anima della creatura, rivelando una ferita profonda e insopportabile. Le tonalità discordanti e dissonanti del suono riflettevano la sua disperazione e la sua agonia. Ciò non fece altro che farla infuriare ancora di più. Con occhi fiammeggianti di rabbia, inizia a dimenarsi, facendo tremare il terreno sottostante. Ogni movimento della bestia era pervaso da un'aura di distruzione e ferocia. Le sue grida riecheggiavano in tutto l'ambiente, come il fragore di un tuono selvaggio che scuote il cielo. Il suono rauco e spaventoso paralizzava Kuroshi, che avvertiva una sensazione di terrore e impotenza.

    Quando la consigliera gli ordinò di fuggire, provò ad articolare una frase Ma.....ma... non era in grado di pensare in quel momento. Cosa avrebbe dovuto fare? si chiedeva senza trovare una risposta chiara. Forse era solo un impiccio per lei, che doveva tentare di gestire quel mostro colossale. Sembrava essere in grado di cavarsela, cosi lo studente si voltò in direzione della porta pronto a scattare verso l'uscita.

    Non ebbe nemmeno il tempo di fare il primo passa che qualcosa ora ostruiva l'unica via d'uscita. Un altro abomino fece la sua comparsa, liberato probabilmente dal caos causato dal polpo gigante. La creatura formata dall'ammasso di topi era un orrore da contemplare. Una moltitudine di topi erano assemblati per creare un'unica entità mostruosa e inquietante. La loro pelliccia grigia e sporca si contorceva e si muoveva in modo sincronizzato, dando vita a un corpo informe ma sinistramente organizzato. Gli occhi rossi e luminosi dei topi bruciavano con una malevola rabbia, e i loro piccoli denti affilati erano esposti in un ghigno minaccioso. Mentre si muovevano, gli arti e le code dei topi si intrecciavano e si allungavano, formando tentacoli irregolari e sinuosi che si agitavano nell'aria. Kuroshi indietreggiò di pochi passi, alla vista di quell'essere spaventoso. Ora lui ed Hebiko si davano le spalle, ognuno dei due braccato dal proprio nemico.

    Cosa avrebbe fatto l'aspirante genin? Non avrebbe avuto tempo di pensare, perché il nemico era pronto ad aggredirlo senza sosta. I due si fissarono per qualche istante. C'era qualcosa nell'aspetto di quell'essere che richiamava un non so che di familiare. Poi un immagine gli si stampò nella mente. quel mostro aveva le caratteristiche della tecnica di uno dei clan di Oto. Kuroshi se ne ricordò perché durante l'accademia uno dei suoi compagni ne faceva parte, e in un paio di occasioni aveva mostrato quella tecnica. qualcuno sta davvero cercando di replicare tecniche di clan? si chiese sbigottito, ma il tempo di riflettere e farsi domande era finito. La creatura di topi aveva fame e bramava il caos. Si lanciò verso la sua prede con ferocia, in un attacco frontale. Il suono che emanava la bestia era un insopportabile ronzio di roditori, un coro caotico e spaventoso che riempieva l'aria. più si avvicinava, più la vista di un mare di piccoli occhi rossi e zanne affamate era abbastanza da mandare nel panico lo studente. Avrebbe dovuto agire in fretta se non voleva farsi sbranare da quel mostro. Si mise in posizione di guardia, mettendo la gamba sinistra davanti, e abbassandosi leggermente sulle ginocchia per avere una posizione più solida. Il piede della gamba posteriore leggermente alzato, e pronto a scattare al primo movimento. Si concentrò sul suo respiro, rallentando il ritmo e approfondendo le inspirazioni ed espirazioni. Iniziò prendendo consapevolezza del proprio respiro, osservando il flusso dell'aria che entrava ed usciva dal suo corpo, con il desiderio di raggiungere uno stato di calma e tranquillità.

    Nel momento in cui l'avversario si avvicinava, fece un piccolo passo laterale con il piede sinistro. Gli occhi fissi sul bersaglio, In quel momento, i suoi sensi erano acuti, e sembrava studiare i movimenti del mostro, notando dei pattern ricorrenti. Il piede destro si alzava ancora un po', piegando le ginocchia mentre il piede esterno rimaneva saldamente ancorato a terra. Attese il momento giusto e non appena fu alla distanza perfetta, Kuroshi, spostò il corpo intorno all'asse del piede che rimaneva ancorato a terra facendo perno su di esso. Si impegnò a mantenere una postura stabile e un controllo preciso dei movimenti. I muscoli core e degli arti inferiori dovevano essere impegnati per mantenere l'equilibrio e permettere di eseguire la rotazione con agilità. Il movimento di rotazione del corpo consentiva di spostare la sua posizione rispetto all'avversario e di evitare l'impatto diretto. [Difesa I]

    In un movimento semplice e una rotazione fluida Kuroshi fu in grado di mandare a vuoto la carica dell'avversario. Si trovava sul lato sinistro di quell'abominio, che con ferocia inaudita si preparava ad aggredire nuovamente. Senza neanche voltarsi, l'ammasso di topi fece un movimento improvviso. Le code si contrassero e si irrigidirono, pronte a scagliarsi verso il bersaglio. Si snodarono attraverso l'aria, generando una frustata acuta e sibilante, che mirava a falciare l'aspirante genin per atterrarlo. Questa volta l'attacco sembrava essere molto più potente e deciso. Non appena l'avversario lanciò l' attacco, Kuroshi reagì istantaneamente. Si preparò ad impastare il proprio chakra per aumentare le possibilità di evitare quell'attacco. Utilizzando i muscoli delle gambe e dei glutei, spingendo verso il basso e all'indietro con forza, generando slancio per la schivata. Con le gambe tese, si mosse all'indietro in modo fluido, mantenendo il controllo completo dei movimenti e sfruttando il minimo attrito con il terreno. Si spostò giusto quel minimo che bastava a lasciar sfilare la coda ed evitare di essere colpito alle gambe. [Difesa II]

    Lo studente si sentiva sotto pressione, il mostro non gli dava tregua, era indemoniato e bramava la sua carne. Non lo lasciava respirare neanche un secondo, e per l'ennesima volta provò ad affondare un altro attacco. Si voltò nuovamente verso di lui, e provò ancora una attacco diretto. Con gli occhi infuocati di rabbia e una bocca spalancata a rivelare i loro denti minacciosi in un'agghiacciante dimostrazione di intento aggressivo. Scattarono vero Kuroshi nell'intento di azzannarlo. Questa volta, sempre in posizione di guardia, con la gamba posteriore face un piccolo passo laterale. Attese che l'avversario fosse alla giusta distanza, flesse le ginocchia. Utilizzando la forza e la flessibilità del piede di appoggio, iniziò a ruotare su di esso con una rapida torsione del corpo trasferendo il peso su un arco di movimento. Questa volta la rotazione era avvenuta in senso antiorario, spostandosi alla destra del mostro, con l'intento di disorientarlo almeno un po'. Il movimento precedete del piede posteriore gli aveva permesso di avvicinarsi un po' di più al suo bersaglio. Kurroshi sapeva bene che non poteva continuare a schivare all'infinito avrebbe dovuto reagire se voleva uscirne vivo. [Difesa III]

    Quella schivata non era solo un modo per evitare di essere colpito dall'attacco ma aveva una duplice funzione. Dopo aver evitato l'attacco, si sarebbe trovato in una posizione favorevole per contrattaccare o per riposizionarsi strategicamente rispetto all'avversario. La schivata gli permetteva di mantenere il suo avversario nel suo campo visivo, consentendogli di prendere l'iniziativa e di sfruttare le opportunità che si presentavano. Attese che, l'ammasso di topi si voltasse nuovamente nella sua direzione. Con un movimento deciso, estrasse la lama dal suo nascondiglio nel polso desto. La lama emerse con un suono affilato, tagliando l'aria circostante con una sinistra melodia, scintillando alla luce e rivelando la sua affilatura. [Arma]

    Kuroshi non gli avrebbe dato tempo di reagire, e nel momento in cui si sarebbe voltato verso di lui, Con un'energia concentrata e un'agilità felina avrebbe provato ad eseguire un fendete orizzontale quanto più preciso possibile. La lama avrebbe tagliato l'aria con un suono sibilante, tracciando una traiettoria rapida e distruttiva verso il suo obiettivo. Avrebbe mirato alle prime teste di topo che avrebbe avuto nel suo campo visivo, cercando di colpire una zona vulnerabile, come gli occhi. Se andato a segno l'attacco avrebbe causato qualche danno e probabilmente dato un piccolo vantaggio all'aspirante genin. [Attacco I]

    La bestia avrebbe perso per qualche istante la concentrazione e in quel preciso momento, l'aspirante genin, avrebbe avuto la possibilità per incalzare un secondo attacco. In modo più rapido possibile compose due sigilli con le mani. Si sarebbe concentrato nel raccogliere il suo chakra, per poi iniziare a focalizzarlo nel palmo delle sue mani. Le particelle di carica elettrica si sarebbero accumulate intorno alle sue mani, concentrandosi in una sfera scintillante di cariche statiche. Raccolta energia sufficiente, avrebbe rilasciato una potente scarica elettrostatica. Le scintille elettriche avrebbero danzato lungo le sue dita, mentre un fulmine di energia elettrica si dirige verso il bersaglio. Avrebbe mirato alle teste al di sotto di quelle già precedentemente attaccate. Se andato assegno avrebbe causato uno forte stordimento, e mandato l'ammasso di topi in confusione. [Attacco II]

    Kuroshi a questo punto avrebbe provato a dargli il colpo di grazia. Con le gambe leggermente divaricate, i piedi ben radicati a terra, e il peso del corpo distribuito uniformemente, si sarebbe preparato per l'attacco successivo. L'energia del chakra fluendo attraverso il corpo, e si concentrava sulle gambe, aumentando la potenza e la velocità dell'attacco. Piegando leggermente le ginocchi e caricando i muscoli come se fosse una molla pronta a scattare, avrebbe lasciato partire la sua gamba che si sarebbe estesa rapidamente in avanti. Il primo calcio sarebbe stato rapido, e avrebbe puntato ancora ai volti di quel mostro. Se andato a segno le teste si sarebbero inclinate leggermente all'indietro e lo sguardo si sarebbe rivolto verso l'alto. Non avrebbero avuto neanche il tempo di reagire che non appena la gamba sarebbe arrivata alla sua estensione massima, con un'esplosione di forza, il ninja avrebbe scagliato la gamba verso il basso. Questa volta si sarebbe mossa in un arco discendente. Il calcio si sarebbe scontrato con i crani con un'energia considerevole, puntando ad imprimere più danni possibili. [Attacco III]

    Kuroshi Akodou

    Statistiche Primarie
    • Forza: 175
    • Velocità: 175
    • Resistenza: 100
    • Riflessi: 150
    Statistiche Secondarie
    • Agilità: 100
    • Concentrazione: 100
    • Intuito: 100
    • Precisione: 100
    Chakra
    8/10
    Vitalità
    8/8
    Slot Azione

    1. ///

    2. ///

    3. ///

    Slot Difesa

    1. Schivata

    2. Schivata rifelssi 150

    3. Schvata riflessi 150

    Slot Tecnica

    1. Palmo elettrostatico

    2. Calcio a martello

    Note






    Edited by Shakur - 23/8/2023, 19:24
  6. .

    Nel covo della vecchia serpe



    Hebiko ascoltò le parole del giovane Kuroshi, che per la prima volta aprii bocca da quando aveva messo piede nell’ufficio della consigliera, esprimendo il suo punto di vista sull'argomento. Il ragazzo cambiava radicalmente atteggiamento quando venivano tirare in ballo le sue origini o quando si trattava della questione raziale. Tirava fuori una determinazione che spesso gli veniva a mancare. Esperienza? si chiese, ancora dubbioso sulle argomentazioni della sua interlocutrice. Fissandola con uno sguardo misto tra scetticismo e curiosità. Sicuramente Kuroshi non poteva capire esattamente cosa significasse essere un esperimento ambulante, alla mercé di un essere come Orochimaru. tutto quello che sapeva di lui erano storie, racconti, o dicerie. Le esperienze passate, se ben ancora giovane, avevano plasmato il carattere del ragazzo, permettendogli di sviluppare una profonda comprensione delle emozioni altrui. Inizio a rendersi conto che, probabilmente, la vita della donna davanti a lui non era stata poi cosi semplice come si poteva immaginare. Nonostante fosse la cosi detta erede di Orochimaru, almeno agli occhi delle persone, c'era l'altro lato della medaglia da considerare. Il fondatore di Oto era un individuo ambiguo e enigmatico, con una personalità complessa. Avido di conoscenza e potere, perseguiva la ricerca della vita eterna e dell'immortalità. Ossessionato dalla volontà di superare i limiti della natura umana e raggiungere la perfezione assoluta. Era un individuo manipolatore e astuto, disposto a sacrificare gli altri per ottenere ciò che desidera. La sua moralità era distorta e non esitava a commettere azioni malvagie pur di raggiungere i suoi obiettivi.
    Considerando il quadro generale, L'unico motivo per cui Hebiko era stata data la vita era soltanto per ragioni egoistiche da parte del suo creatore. Avrebbe dovuto vivere finché non fosse arrivato il giorno in cui avrebbe dovuto sacrificarsi per lui.
    Il ragazzo per un attimo sembrò quasi assente mentalmente dalla conversazione. Stava elaborando il suo pensiero, provando ad immedesimarsi nei panni di Hebiko. Fu solo quando la donna scattò all'improvviso, ritrovandosela quasi a pochi centimetri dal volto che Kuroshi tornò alla realtà, sobbalzando dalla sedia per la velocità impressionante della consigliera. Ammetto che sicuramente la tua non sarà stata una vita semplice, e..... il giovane ninja si bloccò durante il suo discorso. Un espressione incredula si stampò sul suo volto finora sempre stato serio. Cosa? ho sentito bene? Con la bocca leggermente spalancata, Kuroshi, seguiva con lo sguardo la donna che passeggiava nel suo ufficio. Aveva appena ammesso che era stata lei a far fuori una leggenda come Orochimaru. Per un attimo comparve un luccichio negli occhi dell'aspirante ninja. Un ombra di ammirazione parve materializzarsi sul suo volto. Quella donna dai vestiti costosi e dai modi ambigui era davvero cosi in gamba?

    C'era da ammettere che ne aveva fatto di strada, se si pensa che proveniva da una delle provette di chissà quale oscuro laboratorio di Orochimaru ed ora occupava uno dei ruoli di maggior responsabilità all'interno del villaggio. Il lusso o le alte cariche non mi interessano! non ho scelto di intraprendere questa strada per arricchirmi, ma inizio a comprendere il tuo punto di vista. ribatté Kuroshi che era ritornato nuovamente con quel suo fare serio. Rinfilò parte del suo viso nello sciarpone che avvolgeva il suo collo, mentre un lampo di determinazione attraversò i suoi occhi, ora puntati verso il volto di Hebiko, sparendo in pochi secondi. C'erano alcuni tratti che Kuroshi inconsciamente tirava fuori solo in poche occasioni. Aspetti di se stesso che ancora non conosceva. Latenti, e più volte sottomessi da quel maledetto trauma che si trascinava dietro.

    Kuroshi continuò ad ascoltare con vivace interesse le argomentazioni di Hebiko. Era un personaggio al quanto stravagante, con idee che stimolavano il suo interesse per lo meno. Cosi come sei riuscita ad arrivare dove volevi, io non sarò da meno. Sono intenzionato a cambiare la storia di questo villaggio! Parole grosse forse per un ragazzino della sua età, pronunciate con sguardo fiero e sognatore, con un pizzico di infantilità. Tipico di chi coltiva aspirazioni che alimentano la propria anima e bruciano dall'interno; ma alle parole, per quante belle che siano, devono essere accompagnati i fatti e questo Kuroshi lo sapeva benissimo. Il primo passo per dimostrare che non erano solo chiacchiere era superare quel primo ostacolo. Il trampolino di Lancio per il suo obiettivo partiva dalla promozione a Genin.
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    Il buio inghiottì la figura di Kuroshi che varcava la soglia di quello strano laboratorio. Mosse qualche passo quasi alla ceca mentre i suoi occhi si abituavano alla penombra. Aveva quasi il timore di proseguire oltre, ignaro di ciò che lo aspettava dall'altro lato. Le parole poco rassicuranti di Hebiko non aiutavano, la cicatrice sul volto del ragazzo iniziava a pulsare, provocando un leggero fastidio. Quando era teso anche la sua cicatrice iniziava a fare i capricci, come se volesse fargli riaffiorare il suo trauma, o forse era un segno di avvertimento che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto in quel lugubre posto. Uno scatto meccanico, e un rumore sordo echeggiò nelle tenebre, quando la porta del laboratorio si chiuse alle loro spalle. Kuroshi si voltò di scatto, i livelli di tensione erano altissimi, sembrava che il panico potesse prendere il sopravvento da un momento all'altro. Il cuore gli batteva all'impazzata come se volesse esplodergli dal petto. Avrebbe dovuto controllarsi perché un solo errore da principiate avrebbe potuto essergli fatale. Infatti, Distratto dal suono della porta che si chiudeva, aveva mosso un altro passo. Il piede destro era finito su di una di quelle trappole a pressione. Un leggero rumore metallico precedette un secondo suono meccanico di uno scatto ma furono occultati dalla porta che si richiudeva. Kuroshi preso dal nervosismo e concentrato altrove, nemmeno se ne accorse di aver appena attivato una trappola. Fu solo l'ordine di Hebiko che riportò almeno in parte il giovane ninja alla concertazione. Kuroshi non fece neanche in tempo a girarsi, un ennesimo rumore che cresceva rapidamente di intensità, un suono simile a un rantolo che si trasformò in una sorta guaito acuto. Poi, in un istante, un luccichio in lontananza annunciò una serie di lame affilate come rasoi che si scagliavano fuori dalle pareti, creando un suono di squarcio nell'aria. Le lame si muovono con velocità e precisione, producendo un sinistro suono di fenditura e di lama contro lama.
    In un gesto quasi istintivo, come se il corpo rispondesse ad un stimolo o addirittura ad un riflesso condizionato. Una rapida e potente contrazione muscolare, spinge le gambe verso l'esterno, che si allargano sempre di più, fino a raggiungere un angolo di apertura massima. Kuroshi tenta di regolarizzare il respiro per mantenere il controllo e la precisione del movimento, che era di fondamentale importanza in quella situazione. I muscoli continuano ad allungarsi e lavorano insieme per mantenere la stabilità e la posizione. Concludendo il tutto in una di quelle che comunemente viene definita una spaccata. [Difesa I]

    Un sibilo nell'aria, come un ronzio minaccioso era ciò che percepiva al di sopra della sua testa, seguito da un suono di taglio, un rumore affilato e penetrante mentre le lame passano a pochi centimetri dalla testa del giovane shinobi. Per poco non gli veniva staccata di netto la testa dal collo. Era riuscito a cavarselo davvero per un pelo, se Hebiko non lo avesse avvertito a quest'ora la sua testa stava rotolando lungo il corridoio. Kuroshi rimase letteralmente pietrificato in quella posizione. Gli occhi completamenti spalancati e il respiro ritornato affannoso. Come prima reazione iniziò a controllare che stesse effettivamente bene, muovendo le mani sul suo corpo in maniera frenetica come un invasato. A quanto pare sembrava che tutto fosse al suo posto. Trasse un profondo respiro di sollievo lasciando uscire un pò di tensione accumulata Sono troppo teso! devo darmi una regolata o ci resto secco! era ancora incredulo, questa volta gli era andata bene, ma non ci sarebbe stata una seconda opportunità. G..G..Grazie!! balbettando in preda agli spasmi della paura disse ad Hebiko fermo a terra ancora in posizione di spaccata. Poi l'occhio cadde davanti a se. C'era qualcosa! Allungò la mano tremante e si rese conto che era una piccola ciocca dei suoi capelli. Aveva davvero scansato il pericolo per un pelo....letteralmente. Si rialzò lentamente, cercando di riprendersi dalla spavento. Come suggeriva la consigliera non c'era più spazio per le distrazioni.

    Quel luogo sinistro e misterioso, era esattamente il riflesso della personalità distorta e malvagia del suo creatore; E pensare che quello era solo il comitato di benvenuto. Si prospettava per Kuroshi uno dura ed estenuante prova, molto più difficile di quanto avrebbe immaginato.

    I due iniziarono ad inoltrarsi nelle profondità di quel covo. Si immersero in un labirinto di corridoi angusti e tortuosi, illuminati solo da fiacche e inquietanti candele, che emanavano una luce fioca proveniente da fiamme danzanti, finendo per proiettare ombre angoscianti sulle pareti scrostate. L'aria era fredda e umida, e un senso di pericolo imminente permeava l'ambiente. In religioso silenzio Kuroshi guidato da Hebiko continuavano la loro esplorazione. Il ragazzo ancora scosso divenne più taciturno del solito. Attanagliato dalla tensione cercava disperatamente di ricomporsi. Arrivarono ai piedi di una scalinata che sembrava condurre a livelli più profondi. In questa parte del covo, l'atmosfera diventava sempre più opprimente. Le scale sembravano essere realizzate in pietra grezza, usurate dal tempo e coperte da uno strato di polvere e detriti. Ogni gradino era sporco e logoro. Lungo il lato sinistro della scalinata si poteva notare che le pareti erano coperte di ragnatele e rivestite di strani simboli o rune, che suggerivano attività oscure e vietate. Kuroshi si fermò in cima alla scalinata per pochi istanti, incuriosito da quelle strane forme. Un brivido gli percorse lungo la schiena, quel posto dava l'impressione di essere influenzato da qualche forza oscura. Ciò non faceva altro che amplificare la sensazione di pericolo imminente.

    Cautamente iniziò a scendere i primi gradini di quella scalinata. Con un'espressione tesa e gli occhi che si spostavano inquieti da una parte all'altra, avvertiva un nodo in gola che sembrava impedire il normale flusso di aria. Un'onda di tensione si diffondeva attraverso il corpo, e la bocca si seccava rapidamente, lasciando una sensazione sgradevole. Il respiro era affannato e superficiale, Kuroshi avvertiva il battito accelerato del cuore, che sembrava echeggiare nel petto. L'ansia si faceva sentire e si manifestava nel bisogno di cercare sollievo, e la deglutizione diventava un riflesso istintivo. Emanando un suono soffocato e quasi inudibile, come se l'ansia stesse rendendo anche i suoni interni del suo corpo più sommessi.

    Continuando a scendere si notava come su alcuni gradini vi fossero piccole pozzanghere d'acqua. La scalinata sembrava essere costellata di gocce d'acqua che cadevano dal soffitto umido, creando un suono di eco che risuona nelle orecchie dei due ninja. Uno di quelle gocce finì tra i capelli dell'aspirante shinobi che arrestò immediatamente la sua discesa. Si passò una mano tra i capelli, le dita erano umide, constatando che effettivamente era solo acqua. Per un attimo aveva avuto il timore di aver attivato un altra trappola. Proseguì, scendendo un altro paio di gradini. Stava per poggiare il piede sul successivo quando arrestò improvvisamente e per l'ennesima volta il suo movimento, tenendo il piede destro fermo a mezz'aria. Lentamente lo riportò accanto al piede sinistro posizionato sul gradino precedente. Kuroshi iniziò a fissare in modo penetrante quel gradino, come se provasse a scrutare ogni dettaglio in modo meticoloso. Lo sguardo era concentrato e privo di distrazioni, con le sopracciglia leggermente aggrottate e le palpebre semiabbassate, che indicavano la sua profonda concentrazione mentale. Poi rivolse lo sguardo verso l'alto, sul soffitto roccioso. Il volto era leggermente inclinato, come se stesse cercando di ottenere un angolo migliore per l'osservazione. La mascella tesa e un espressione impenetrabile. Rivolse nuovamente lo sguardo sul gradino. Portò la mano destra verso il mento, posando delicatamente le dita sulla mascella come se stesse cercando di creare una barriera tra il mondo esterno e i suoi pensieri interiori. Era la classica posizione che adottava, spesso inconsciamente, quando aveva un problema da risolvere. Mmmh....che strano

    -Plop!- Un suono smorzato e meno distinto si udì. Una goccia d'acqua cadde nuovamente sul gradino, che il giovane stava fissando, cosi come aveva fatto pochi istanti prima. Era stata proprio quella la causa del suo arresto improvviso. Si voltò verso Hebiko, ma sembrò ignorare la presenza della donna. Il viso assunse un'aria seriosa e meditativa, con le labbra leggermente socchiuse, come se stesse elaborando pensieri complessi. Scrutava la scalinata alla ricerca di qualcosa. Finché una luce non comparve nei suoi occhi denotando che forse era arrivato al nocciolo del suo dilemma.

    -Plink!- Una seconda goccia cadde nel punto in cui prima era caduta in testa al ragazzo. Questa volta era accompagnato da un suono nitido e cristallino a differenza di quello che aveva fatto riflettere Kuroshi poco fa. Diede nuovamente le spalle ad Hebiko che, avendolo tenuto d'occhio per tutto il tempo, probabilmente era riuscita ad intuire il ragionamento del ragazzo. quest'ultimo si accovacciò sulle ginocchia per poter analizzare da vicino l'oggetto del suo sospetto. Il gradino in apparenza sembrava essere esattamente identico agli altri, ma a quanto pare era di materiali diverso. i due differenti suoni che poco fa i due ninja avevano udito, ne era la prova. Spostava gli occhi da quel gradino agli altri confrontandoli tra di loro. Era alla ricerca di qualcosa di insolito nella disposizione di quelle scale, di qualcosa che stonasse con il modello ripetitivo che differenziava i gradini veri da quelli mortali. Infatti le trappole generalmente seguono uno schema diverso, anche se minimo, che consente di ingannare l'intruso.

    Kuroshi esaminò attentamente il gradino da vicino, prendendo nota mentalmente dei minimi dettagli. Osservò la sua struttura, la texture, e la posizione rispetto agli altri gradini circostanti. Notò una piccola crepa appena percettibile lungo un lato, un segno inciso sul lato che catturò la sua attenzione. Che qualcosa di molto strano qui! Sembra quasi che ci sia una possibile leva di attivazione. Se ne stava lì a riflettere sotto gli occhi vigili della sua esaminatrice. Sembra Il funzionamento di un meccanismo intricato e complesso, che probabilmente coinvolge un sistema di leve, pulegge e molle nascoste all'interno del gradino stesso...devo trovare il modo di superare questa trappola!!! La sua conoscenza delle trappole era basilare, e di certo rischiare un tentativo di disinnesco su di uno strumento al quanto complesso non era la più saggia delle idee. Di certo il ragazzo non aveva alcuna voglia di lasciarci la pelle.

    Si rialzò in piedi, forse aveva finalmente preso una decisione. Non posso avere la certezza che ci siano altri gradini che nascondano insidie. C'è solo una cosa che posso fare a questo punto La sua postura era ferma, le gambe leggermente flesse e i muscoli tesi, pronti per l'azione imminente. il ninja prese slancio, radunando tutta la sua energia per il balzo. Con un rapido movimento, spiccò il salto, sollevandosi agilmente da terra. Sfruttando la potenza delle sue gambe, si lanciò nell'aria con forza e agilità. I suoi movimenti erano fluidi, quasi come se danzasse attraverso il vuoto. Durante il balzo, controllava con attenzione ogni dettaglio del suo corpo e del suo ambiente circostante. Le braccia si muovevano leggermente per mantenere l'equilibrio, mentre i piedi si libravano sopra la scalinata, pronti a toccare la superficie con precisione millimetrica. Era come se il suo corpo fosse in sintonia perfetta con il movimento, sembrava sfidare la gravità stessa. Alla fine del balzo, il ninja atterrò con grazia felina. I suoi piedi toccarono il suolo con la delicatezza di una foglia che cade, senza fare il minimo rumore. Poco dopo il suo corpo si irrigidì in una contrazione muscolare, infilò la testa nelle spalle e chiuse gli occhi. Restò cosi per qualche secondo. Poi lentamente aprì prima un occhio e poi l'altro. Constatando che non era accaduto nulla, si sentì più sollevato. Per il momento era ancora integro e vivo soprattutto.
    Meglio se non scendi dalle scale disse rivolto a Hebiko, ma sicuramente la donna non aveva bisogno del consiglio di quel principiante. [Difesa II]

    Ora i due si trovavano in fonde alle scale, e davanti a loro vi era uno stretto corridoio angusto con pareti rivestite di pietra scura e umida, con crepe e segni di degrado che evidenziavano l'antichità del luogo. Davanti a loro vi era un unica porta, che li avrebbe forse condotti ancora più dentro le insidie di quel posto. Mentre Kuroshi se ne stava lì impalato, a fissare quella porta. Fu allora che con la coda dell'occhio scorse il braccio di Hebiko che si allungava e ondeggiando come un serpente strisciante si avvicinava alla maniglia della porta. Notò che in quel momento la pelle della consigliere era diversa. Delle scaglie avvolgevano ora tutto il braccio, dando l'impressione che si fosse munita di una qualche strana corazza. Con naturalezza ed estrema calma, Hebiko tirò la maniglia della porta, e disinnesco una trappola facendola sembrare la più semplice delle cose. La porta si aprì lentamente emettendo un gracchiante cigolio.
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    C'era un altra trappola?il ragazzo sbiancò, e cominciò a sudare freddo al solo pensiero che forse non sarebbe stato in grado di identificare una trappola cosi diabolica. Ancora una volta Hebiko gli aveva salvato la vita, e impartito indirettamente un importante lezione.

    Mi converrà imparare qualche tecnica ninja in più!! mugugnò ad alta voce più rivolto a se stesso che alla sua esaminatrice.

    Appena varcata la soglia, l'odore pungente di sostanze chimiche e di decadenza lo colpì, facendogli torcere il naso. Una luce fioca proveniente da lampade sporche illumina il laboratorio. L'atmosfera era permeata da un senso di inquietudine palpabile. Le ombre ballavano sulle pareti mentre i due ninja si avventuravano più a fondo nel laboratorio, e il silenzio era rotto solo da lievi scricchiolii provocati dal loro passaggio. Kuroshi sentiva affiorare in se sentimenti discordanti. L'ansia e la meraviglia si scontravano dentro di lui. Le emozioni contrastanti si mescolavano al senso di pericolo. Era sbalordito da ciò che i sui occhi vedevano, cose che mai aveva visto finora, ma allo stesso tempo ne era terrorizzato. Era pressappoco travolto da una combinazione di fascino, inquietante e paura.

    Hebiko sembrava essere molto più a suo agio, come se la cosa non la toccasse minimamente. Girava tranquillamente in quel laboratorio, frugando e curiosando qua e là. Si aspettava forse di trovare qualcosa che alimentasse il suo interesse, sembrava essere attirata dai vari computer presenti in giro, ma per sua somma delusione l'elettricità era fuori uso già da un bel po'. Kuroshi mosse qualche altro passa verso l'interno del laboratorio, un veloce sguardo al pavimento, per controllare se vi potessero essere altre trappole, gli fece notare che era sporco e coperto di macchie misteriose. Volse lo sguardo alla sua sinistra dove notò un angolo adibito a piccola biblioteca. Gli scaffali polverosi e pieni di tomi antichi e pergamene misteriose. I libri sembravano emanare un'aura di potere oscuro e le pagine erano state logorate dal tempo. Le informazioni contenute in questi testi potrebbero rivelare segreti oscuri. Con cautela, e curiosità il giovane ragazzo si avvicinò per scrutare meglio quegli strani libri. Si rese conto che le conoscenze di Orochimaru dovevano essere davvero ampie. Era un personaggio tanto affascinante quanto oscuro. Alla destra di quei scaffali vi erano tappezzati sulle pareti diagrammi complessi e schemi che rappresentavano probabilmente i risultati delle sue sperimentazioni. Solo il rumore del frugare di Hebiko distoglieva la concertazione del ragazzo immerso nei suoi pensieri fissando quelle strane immagini. La consigliera sembrava essere delusa niente di tutto ciò stuzzicava il suo interesse. Sfidò Kuroshi a provare, magari la fortuna del principiante lo avrebbe aiutato. Qualcosa di interessante eh? ribadì alle parole dell'esaminatrice. Per Quanto sia sinistro e terrificante questo posto, a mio parere ci sono tante cose che stuzzicano la mia curiosità. Sarà che per me è tutto nuovo e non avevo mai visto niente del genere. Tu probabilmente ci sarai abituata. Continuò spiegando il suo punto di vista, mentre continuava a guardarsi intorno.

    Di fronte gli scaffali vi erano un lungo tavolo di legno, ricoperto da un telo, sopra al quale si potevano scorgere abbondanza di provette, fiale e strumenti medici sparsi ovunque, molti dei quali usurati o danneggiati. In passato dovevano aver contenuto strane sostanze chimiche sconosciute. Avvicinandosi Kuroshi riusciva a percepire che emanavano un odore acre nell'aria. La sua attenzione poi si spostò verso quelle particolari taniche poste accanto alla parete sull'altro lato del laboratorio. Si avvicinò per osservarle meglio, sempre son il suo solito fare cauto e dubbioso. Quelle taniche avevano una particolare forma cilindrica e costruite con un materiale resistente e trasparente, come il vetro o una sostanza simile. Questo permetteva a coloro che osservano di vedere chiaramente ciò che accade all'interno, creando un senso di voyeurismo morboso. E queste cosa sono? Chiese ad Hebiko colto da un momento di curiosità irrefrenabile. Kuroshi non aveva mai visto niente del genere, non aveva la minima idea per cosa potessero essere utilizzate quegli strani apparecchi. Forse sarebbe stato meglio non averlo chiesto. Dalle taniche rotte si riusciva a notare una serie di bizzarri tubi e cavi che penzolavano ai lati. Notò che una di quelle ancora integra era riempita da un singolare liquido denso e di un viola intenso. La sua consistenza era viscosa e appiccicosa, come una sorta di gelatina. Il ragazzo si sporse verso la tanica per osservarlo più da vicino. Avvertì immediatamente un'atmosfera inquietante e claustrofobica, accompagnata da una sensazione di prigionia. Eh! C'è qualcosa dentro!!! mugugnò strizzando gli occhi per mettere a fuoco meglio. Dal liquido all'interno della tanica sembrava esserci qualcosa che galleggiava. Ahhhh!!!! improvvisamente Kuroshi emano un gridolino di terrore. La frenesia e lo spavento lo potarono ad indietreggiare goffamente e cadere sul sedere. Terrorizzato cercò di allontanarsi spingendo rapidamente le gambe all'indietro aiutandosi anche con le mani. Un organo galleggiava nel liquido, mostrando una combinazione di colori inquietanti. La sua superficie era pallida e traslucida, con striature violacee che si estendono lungo le sue pieghe. La sua forma era distorta e deforme, come se fosse stato sottoposto a modifiche o danni.

    Kuroshi in preda al terrore, e nel tentativo di allontanarsi da quella stranezza, si schiantò contro uno dei tavoli presenti alle sue spalle. l'urto fece scivolare dalla superficie di quel tavolo un piccolo fascicolo che si posò sulla testa del giovane ninja. Risultava avvolto in una custodia di pelle logora e ingiallita, che ne preservava il contenuto dagli effetti del tempo. La custodia era scolorita e presentava macchie d'umidità, rivelando la sua lunga permanenza nel laboratorio. Appena venne aperto, un'aria secca e polverosa si sprigionò, portando con sé un sottile odore di antichità. Le pagine interne, soltanto due, del fascicolo sono gialle, segno dell'invecchiamento e della scarsa manipolazione. I caratteri scritti a mano con inchiostro sbiadito, a parte qualche parola era del tutto illeggibile. Nella seconda pagina vi era anche fotografia sbiadita e macchiata. Ma il volto della persona era facilmente distinguibile. Il giovane shinobi ebbe un sussulto, spalancò gli occhi dall'incredulità Non può essere. borbottò scattando in piedi come una molla a pressione. E questo che significa? chiese rivolgendosi con sguardo deciso verso Hebiko per poi mostrargli il documento che aveva tra le mani. La foto in questione raffigurava il volto della mamma di Kuroshi, Kaori. Non sapeva cosa pensare, era un test della sua esaminatrice? Lo aveva portato lì per una ragione precisa? o forse neanche L'erede della vecchia serpe era a conoscenza di certe informazioni.

    La foto non era molto vecchia, a giudicare dall'aspetto della donna. Nella mente di Kuroshi ronzavano milioni di domande. Che diavolo stava succedendo la dentro? Iniziò a pensare che forse quel laboratorio non era del tutto abbandonato come poteva sembrare. qual era il vero motivo per cui era stato portato lì. Porse il fascicolo alla sua esaminatrice mentre aspettava una spiegazione da parte sua. Fu allora che si accorse di alcune impronte sul pavimento del laboratorio. Con sgarbo spostò di lato Hebiko e si avvicinò per osservare meglio. Notò che quelle impronte stonavano con lo scenario che apparentemente gli era stato mostrato. Potremmo non essere soli! dichiarò, mentre come fatto in precedenza si accovacciò sulle ginocchia per poter osservare più da vicino quelle impronte. Si concentrò su vari aspetti, come la lunghezza, la larghezza e la proporzione del tallone, dell'arco e della punta. Osservava attentamente la profondità e il peso dell'impronta, cercando dettagli che possano suggerire un peso corporeo e un'altezza specifici. Qualcuno è stato qui di recente probabilmente. Deve essere una persona alta tra il metro e 70 e il metro e 80 a giudicare dalla lunghezza del passo. Forse un pò in carne Dava voce ai suoi pensieri ancora una volta estraniandosi da ciò che lo circondava e mettendo in moto il suo cervello. Gli insegnamenti del padre sembravano dare i suoi frutti.

    Con lo sguardo seguì la scia di impronte che scomparivano improvvisamente davanti ad un porta , che finora il ragazzo non aveva notato. percosse lo stesso tragitto delle impronte, e si avvicinò. Cosa poteva esserci là dietro? Esitò per timore di cadere in un ennesima trappola, la cautela in quel posto non era mai abbastanza. La scrutava con sguardo scettico e preoccupato. Nel assordante silenzio che avvolgeva quel posto, un fievole e appena percettibile bip echeggiava ad intervalli regolari. Kuroshi aggrottò le sopracciglia, chiuse gli occhi come a cercare di isolare quel rumore. Mosse qualche altro passo verso la porta. Tra un intervallo ed un altro facendo molta attenzione si poteva persino udire un ronzio, simile al rumore prodotto da un'ape; Ma a differenza dell'insetto quello era più acuto e penetrante. Entrambi i rumori sembravano provenire nei pressi della porta. Mosso dalla curiosità fece altri due passi verso di essa, il suono si faceva più chiaro man mano che si avvicinava a quella porta di metallo arrugginita.

    Ancora una volta fu pervaso da un senso di timore e pericolo. L'unica cosa che lo invogliava a proseguire, era la possibilità di ottenere risposte sul motivo per cui c'era un fascicolo con all'interno la foto di sua madre, in uno dei vecchi laboratori di Orochimaru. Arrivato dinanzi alla porta sporse l'orecchio in avanti per poter ascoltare meglio. Il ronzio divenne più acuto, ora era chiaro che provenisse probabilmente dallo stipite della porta. Kuroshi si convinse che nelle vicinanze ci dovesse essere un ulteriore trappola. Continuò a seguire quello che poteva essere il rumore di elettricità che attraversava qualche cavo. Scorreva con l'orecchio lungo il muro al lato destro della porta. Finchè non si fermò di colpo. Il ronzio divenne più chiaro, sembrava quasi che uno sciame di api fosse intrappolato dietro le pietre di quel muro. Dalla sacca laterale Kuroshi estrasse un Kunai. Con movimenti chirurgici cercò di crearsi un apertura tra quelle pietre traballanti. Ne venne fuori che nascosto in modo poco efficace, c'era una sorta di pannellino di controllo. Costituito da un rudimentale e grezzo sistema elettrico, di cavi e circuiti. Aveva una aspetto molto spartano a dispetto della complessità delle trappole incontrate in precedenza, che stonavano con la pericolosità e l'ingegno di quel posto. I cavi erano collegati al circuito in maniera scialba e poco accurata, ma il sistema sembrava essere comunque funzionante. La cosa strana era che in tutto il covo sembrava che l'elettricità fosse assente, ma in quel punto invece ce n'era e come.

    Il giovane ninja studiandone attentamente i collegamenti elettrici, cercò di intuire la logica di quell'impianto. Non aveva molta conoscenza di quel tipo, ma pensò che forse quello, magari ,poteva essere una sorta di circuito principale che controllava una probabile trappola. Pensò che forse rpovando a metterlo fuori uso se la sarebbe cavata. Prese il Kunai e lo conficco giusto al centro del circuito con forza. la lama affondò di pochi centimetri all'interno, una scintilla illuminò la parete per un istante, il ronzio dapprima si fece più forte per poi gradualmente affievolirsi. Ci furono attimi di silenzio, Kuroshi si voltò prima verso Hebiko, lanciandole un sguardo preoccupato, come se fosse in cerca della sua approvazione. [Azione I]


    Edited by Shakur - 4/6/2023, 10:56
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