« Taci e seguimi. Questa volta giuro che non la pasciate liscia, tu e quello là! »
Hoshi, anima candida, era convinto che avrebbero bazzicato dalle parti del cuore amministrativo di Kiri, non troppo lontano dal palazzo del Kage
che svettava sullo sfondo di quel luogo brullo e gelido che erano le prigioni. Ovviamente si sbagliava.
« Tu lo conoscevi già!!! »
Se il Rosso aveva anche solo un briciolo di istinto di sopravvivenza, allora avrebbe dovuto sentire il suono inquietante di un campanello di allarme, frutto di anni di militanza sotto la continua e costante minaccia delle spietate angherie e dei repentini e violenti sbalzi d'umore della belva travestita da ragazzina che risponde al nome di Deidara Yagi. Il tono di voce usato non era "semplicemente" irritato, né poteva dirsi rientrare all'interno della norma (?) degli schemi comportamentali della biondina. C'era qualcos'altro, e quel qualcosa andava ben oltre il semplice fastidio o il capriccio.

« Avresti dovuto dirmelo! »
Gli ringhiò con voce ora ridotta ad un tono normale, ma non per questo meno minacciosa.
« Sembravate usciti da uno spot sulla fratellanza fra villaggi, dico: sei impazzito?? Come ti è venuta in mente una cosa del genere?? »

Cosa serviva in quel momento ai due?
Uno psicologo dell'infanzia? Un medico psichiatrico specializzato in psicopatici? Una maestra d'asilo?
No, in quel frangente serviva più che altro un traduttore.

Strano. Invece di fissare il Maniaco faccia a faccia, si era improvvisamente ritrovata a rivolgere lo sguardo al cielo, in una posa più adeguata al culmine di un tango piuttosto che di una danza così come la intendono le Danzatrici di Suna, Iwa e Kumo passate sotto la tutela della terribile Diavolessa nota come Haruka Yamainu. Così i pensieri macchiati dall'ira di Deidara vennero presi in netto contropiede per un breve istante, spiazzati da quel gesto che non era né quello della classica preda (non scappi. Perché non scappi? Dannato!!!) né quello di un suo simile (... avete presente quando un pugno o un colpo di spada dice più di mille parole?). Non fuggiva, non reagiva e si comportava in modo strano. Su di lui, il comportamento istintivo di Deidara aveva qualche difficoltà a rapportarsi, e le toccava davvero riallacciare il cervello per quel poco di ragione che era capace di tirare fuori quando le va il sangue alla testa.
Approfittando della posizione ravvicinata sferrò un calcio velenoso al piede d'appoggio dell'altro, allo scopo di costringerlo a perdere l'equilibrio per un breve attimo. Con tempismo impeccabile avrebbe sfruttato la presa che gli aveva concesso per spingerlo al suolo, e con un movimento repentino avrebbe aggiunto tutto il suo peso per dare una mano non indifferente alla forza di gravità. Il risultato sarebbe stato un Maniaco al suolo, faccia la cielo, e una Deidara sopra di lui, mano stretta attorno al colletto e l'espressione infuriata di chi è costretta a trattenersi quando vorrebbe fare ben di peggio... tipo sfoderare le wakizashi, per esempio.

« Chi sei?? »
Ops, in effetti forse l'aveva già chiesto.
« Basta stronzate. Non esiste un tizio a caso che tiene testa ad una Danzatrice. Dimmi chi diavolo sei veramente o da adesso vedrò di considerarti un nemico. E non inventarti scuse del cavolo, perché se menti ti ammazzo, stavolta sul serio. »
Quando gli ha tirato addosso un cartello stradale non voleva ammazzarlo, solo creargli una commozione celebrale.
« Da quale villaggio provieni? Perché non hai simboli di riconoscimento? »
Beh, non ne aveva neanche lei...
« Sei un ronin?? »

Beh, lei lo aveva avvertito.
Scappa, gli aveva detto.

"Come se avessi tutti i demoni dell'inferno alle calcagna", erano state le sue esatte parole, come si faceva ad essere più espliciti di così? Avrebbe potuto aggiungere "ti ammazzo", ma suonava come una minaccia vuota, e poi non aveva veramente intenzione di ammazzarlo. Al più, provocargli una commozione celebrale, fracassarli qualche costola, non certo scannarlo come un cane. Aveva solo allungato le mani, dopotutto, non meritava di veder cessare le sue sofferenze terrene in seguito ad un colpo di spada diretto al collo.
Beh, certo però lui era un idiota...
Non era scappato.



« La giacca è l'ultimo dei tuoi problemi, Maniaco. »
Il cartello stradale volò in direzione della testaccia bacata dell'ex Coso, che non avrebbe faticato a scansarlo. Il palo di metallo, con ancora infisso un bel blocco di cemento armato, sarebbe volato per parecchi metri, fino a concludere la sua esistenza contro le pareti di legno leggero tenuto su con lo sputo di una baracca, letteralmente radendola al suolo e lasciando il suo disgraziato occupante a fissare il cielo sereno lì dove un attimo prima c'era il suo soffitto. Avanzò di un passo in direzione del Maniaco, così declassato dal neutro "Straniero" con cui era stato accolto. Questi, di contro, fece un passo all'indietro per ciascuno in avanti della biondina, e quando questa alzò il ritmo lui fece altrettanto sempre muovendosi all'indietro fissandola.
La testolina di Deidara lavora in modo molto curioso in questi casi, ma a suo modo -per quanto facesse tutto in modo estremamente istintivo- sapeva essere molto fantasiosa nella scelta dei soprannomi da affibbiare a questo o quello. Di certo, il soprannome attaccato alla fronte di quel tipo come se fosse un francobollo era figlio dell'idea che l'ormai ex Danzatrice aveva dell'interlocutore. Guardate Hoshi, per esempio, lui era semplicemente "Il Rosso", il che in un certo senso denotava che tutto sommato Deidara arrivava più o meno a sopportarlo, al contrario di Febh che si deve accontentare dell'appellativo di Bifolco. Non era positivo essere definiti "Maniaci" da Deidara... proprio no. Era risaputo che aveva una particolare avversione per tutti coloro che ritiene "fastidiosi" in tal senso.

E Yami, per la seconda volta in due vite, era riuscito a cascarci.

« NON PRENDERMI PER IL CULO!!! »
Gli si buttò addosso con uno scatto improvviso e repentino, usando un impasto di chakra poco superiore al minimo per velocizzare l'azione e renderla più inaspettata. Nonostante gli scarsi dati a sua disposizione, frutto delle poche azioni che aveva visto compiere al Maniaco, aveva comunque istintivamente capito di non avere davanti un tizio qualunque. Certo, era ben lungi dal volerlo considerare pari o peggio ancora superiore a lei.
Dopotutto, lei si riteneva superiore più o meno a chiunque...

Nel compiere lo scatto, avrebbe disteso la mano ed afferrato per il bavero della camicia lo sconosciuto, tirandolo a se e trattenendolo pronta a riversargli contro tutte le inconfondibili gentilezze marchio Yagi di cui era capace. Se quello però, in qualche modo, fosse riuscito a tenerle testa o peggio ancora a scappare, lo avrebbe braccato senza pietà sfoderando le due wakizashi gemelle che portava con se legate sulla schiena.

Impiccati, in quel frangente, era più o meno il pensiero rivolto ad Hamano dalla dolce Deidara, che si era abbassata fino al punto di pregarli perché la seguissero invece di andare con quei cafoni di Kiri. Ma va bene: dopotutto chi era lei? Soltanto Deidara Yagi, soltanto una sunese come loro, nulla più della loro unica compagna di squadra. E va bene, facciano pure come vogliono. Ma una cosa era certa -e ne era fermamente convinta mentre piazzava una mano sulla spalla della copia di Hoshi.
Le imitazioni non le andavano bene per niente...

« Ma si può essere così scemi? »
... E spinse. Spinse parecchio. Spinse abbastanza forte da far incespicare in avanti la bushin del rosso.
A quel punto, rapida come una serpe, si sarebbe attaccata agli abiti dell'originale per strattonarlo di malagrazia verso di se, scambiandone così la posizione con la copia, per poi fare immediatamente dietrofront in direzione delle mura, sempre trascinandosi dietro lo sgraziato Chikuma. Di tutte le offese che quel dannato moccioso aveva saputo arrecarle in tanti anni, quella era di certo la peggiore! Aveva intenzione di mollarla lì con una lurida imitazione, mentre lui, quello vero, scorrazzava qua e là. Che razza di piccolo bastardo!
« Voialtri divertitevi pure. Non mi offendo se magari crepate anche dal divertimento. »
Declamò quell'augurio inquietante ad alta voce, in modo da farsi sentire bene da tutti, mentre in un tono molto più basso aggiungeva altro a beneficio del solo Hoshizuku:
« io e te facciamo i conti, adesso. »
E, sì... quella era decisamente una minaccia.