Posts written by Eleni Bok

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    Wow. Stava funzionando! Stava... Aspetta, che faceva questo con la manica? Non è che adesso tirava fuori una siringa piena zeppa di escrementi di coso squamoso e me la spruzzava sul naso? Se fosse stato un pelino più intimidatorio, avrei pure potuto pensare che fosse lì lì per uccidermi, ma in fondo era sempre un ragazzetto che si trastullava alla scrivania con le lucertole, quanto avrebbe mai potuto farmi male?
    Uhn...
    No, no, Yakuzzi non stava facendo proprio un bel niente, forse stava... grattandosi il braccio?
    Oh, fico! esclamai, dopo aver sentito lo spiegozzo sui tatuaggi e il resto di quella roba che non avevo proprio ascoltato: ero molto più impegnato a cercare di capire se in mezzo ai giocattolini e al resto della spazzatura in quell'ufficio si annidassero pure delle spore di tetano. Non che io fossi proprio un esempio di igiene e pulizia, ma era sempre bello criticare gli altri e poi io mica lo sapevo se avevo fatto i vaccini. Decisi, nel dubbio, che non avrei toccato nulla, anche se l'istinto era quello di passeggiare là in mezzo e mettermi in tasca tutto quello che mi passava a tiro e pareva anche solo vagamente ricreativo.
    Per Diana, ricordati cosa stava facendo qua dentro, prima che lo interrompessi! No, no, meglio non toccare niente. Ora continua ad annuire, prendi i soldi e vattene.
    Distratto come ero, a malapena riuscii a prendere al volo il plico di banconote.
    Ah! Woo... Ci-cinquemila? No, no! Fidati di me, boss, andranno dritti al loro pos-... ero già tutto intento a pregustare la mia fuga, coi soldi saldamente stretti in mano, e una gamba già alla porta, quando il ragazzetto iniziò a parlare di seguirlo.
    Oh, fantastico...
    Sssssì. Stagista. Miglior stagista del mio... err... corso per stagisti, signore. Capo. Boss. Lei. annuii con un sorriso tirato, facendogli un raffazzonato saluto militare con la mano destra, ancora impegnata dalle banconote.
    Va bene, questo tale sembrava pronto per portarmi da qualche parte, ma non era un grosso problema, potevo sempre riuscire a filarmela lungo la strada, sì, potevo farcela, tanto quel coglione pareva pronto a perdersi da solo da un moemento all'altro.
    Basta mantenere la calma.
    CITAZIONE
    Ricordami come ti chiami...sennò ti chiamerò Intàn (stagista). Tu invece puoi chiamarmi Consigliere oppure Sua Eccellenza Illustrissima

    Ahahahahahaha! Ahhh... Sì, certo, ah! Sua Eccellenza Illustrissima! Ahhh, è bello trovare dell'umorismo anche ai piani alti, boss. me la risi di gusto, dandogli pure di gomito all'ultimo appellativo, se ce l'avessi avuto a portata. Che cosa ridicola! Va bene che lui era quello coi soldi, ma se pensava che l'avrei chiamato in quel modo, doveva essersi fatto di colla vinilica la mattina presto. In compenso Intàn non era male, come nome, almeno finchè non ne avessi trovato un altro. Quelli che mi avevano sballottato da qua a là, avevano preso a chiamarmi Taro, ma l'uno o l'altro non erano comunque miei, perciò non mi faceva differenza.
    Ero ancora preso dall'ilarità, quando la parola "delinquenti" mi si infilò nel cervello, facendomi tornare serio, con una piccola smorfia.
    Ehm. No, no, che dice? Io sto da dio coi delinquenti! Cioè... non è che io sia un poco di buono, eh. Al contrario, io sono un bravissimo stagista, sono talmente bravo che mi avevano pure dato una medaglia, ma l'ho donata ai poveri, da bravo che sono, eh. Quindi....
    Ok, mi ero un po' incartato.
    Err... faccia strada. sospirai.

    Dopo poca strada con il ragazzino, avevo cominciato a farmi delle serie domande sulle mie scelte di vita. Non sapevo dove volesse condurmi, ma in quelle strade buie e fetenti, le banconote sembravano scottare in tasca. La cosa positiva era che con tutte quelle viuzze, perdere il moccioso sarebbe stato semplice, dovevo semplicemente aspettare il momento migliore...
    Ahn, coprifronte? No, no, grazie, al massimo avrei bisogno di una mascherina, ma la mia fronte sta benissimo. commentai distrattamente: stavo sempre cercando il buco migliore in cui infilarmi.
    Mi basterà farlo partire con un discorso e poi *woosh* io me la svigno con la grana.
    Avevo appena identificato un buon punto dietro cui infilarmi, in un vicolo strettissimo, la cui entrata era coperta da un mucchio di rifiuti, ma il moccioso si voltò senza preavviso e io feci lo stesso, forzandomi di apparire perfettamente a mio agio, invece che pronto a scattare via da lì.
    Ma certo, proprio ora che mi sta fissando questo inizia a parlare...
    EHm. Credo di aver saltato quella lezione, boss. ammisi, per invogliarlo ad approfondire il discorso, sperando che ricominciasse a camminare, così da poterlo lasciar andare avanti e sparire in una viuzza laterale. Non ero stato molto attento a quello che diceva, avevo solo colto un sacco di cose noiose, come "circolo sanguigno" e "ombelico" e "elettricità" e...
    Aspetta, aspetta.... Che cosa è che dicevi sull'elettricità? Err, diceva. Lei. Boss.
    Questa sì che sembrava la storia di una sciroccato, però era fico a pensarci. Se non mi fossi perso l'apparizione dei soldi dai tatuaggi, perchè impegnato a pensare ad altro, probabilmente sarei stato un pelo più attento anche a tutto il resto.
    Io non credo di essere molto bravo con gli impasti, ma se vuole che le faccia una torta, mi fermo un attimo in panificio per la farina, lei vada pure avanti, boss, io la raggiungo!
    Mi riscossi da tutte quelle cagate e tornai al mio obbiettivo principale: per quanto fossi incuriosito dallla storia delle scintille, dovevo prima pensare alla grana e alla fuga, e alla fuga con la grana.
  2. .
    Ok, wow. Cioè, che dire. Prima ero lì, in quella specie di grotta, o buco, o comunque cosa concava che contiene altre cose, e poi improvvisamente ero là, tra le mani di altra gente che non mi diceva nulla, nel senso che non li conoscevo, perchè parlare parlavano un sacco. E poi da là ero passato a laggiù e da laggiù a via per di là e a seguire proprio nel qui, ora.
    Non starò a raccontare esattamente che cosa sia capitato tra un passaggio e il successivo, perchè alla fine dei conti, tutto ciò che mi era rimasto era quello: una serie di spostamenti con della roba in mano, e talvolta tra le mani di qualcun altro. Confusi? Io parecchio.
    Quando ti svegli dopo un non meglio determinato periodo di tempo, e non ti ricordi chi sei, dove ti trovi, o perchè, quello che vorresti è una buona tazza di tè, biscotti e leggere con calma le notizie dell'ultimo decennio, pronunciando un sacco di "mmm" e "ohh" tra una pagina e l'altra. Quello che avevo avuto era il peggior servizio di trasporto pacchi dell'intera zona, che -e questa era una delle poche informazioni che ero riuscito a trattenere- si chiamava Oto, o Ota... uno dei due. Perciò il fatto di essere stato portato fino alla soglia di un edificio dall'aria poco invitante e indirizzato da uno che, mi pare, si chiamasse Yakuzzi, era solamente il proseguo di una lunga lista di simili eventi, che nel complesso non mi avevano portato a capire niente più di quanto sapessi prima.
    E fu perciò con tale stato d'animo che aprii la porta e mi palesai all'interno della stanza.

    Ahhhm. Salve. mugugnai, incerto, mentre il tizio dell'ufficio congelava, nemmeno l'avessi beccato a farsi una pippa su dei documenti di Stato. Non mi mossi di un passo, mentre quello, che potrà aver avuto chessò, 14 anni, balbettava cose con...
    Ma che-...!
    Lo sai che hai... pronunciai molto lentamente, facendo segno con la mano sulla mia spalla sinistra e mimando la forma di quella che presumevo fosse una specie di rettile, ma siccome in tutta risposta, il ragazzino prese la ciotola colma che aveva di fronte e la buttò dalla finestra, decisi di non concludere la frase, ed anzi feci un passo indietro, alzando entrambi i palmi in segno di resa.
    AH. Non importa.
    Quel tipo era evidentemente pazzo, e magari non mi ricordavo il mio nome, ma una cosa la sapevo: mai contradirre gli sciroccati.
    Sentimi un po', questo posto è una gabbia di matti. Voglio dire, c'è un bambino con un coso squamoso su una spalla, che fa lavoro d'ufficio, senza il minimo contegno per la differenziata. Ti ha chiesto che ci fai qui, approfittane e filatela.
    E con quella decisione ben fossilizzata nel mio cervello, mi stampai in faccia un sorriso a trentadue denti e con tono caldo e gioviale, risposi.
    Lo stagista. Ma certo! Sono qui per quei soldi. Sa, quelli da portare al... piccola pausa, perchè, mannaggia a me, non avevo idea di dove potessero andare dei soldi, solo che avevo bisogno di contanti per partire.
    Piano di.... sotto. recuperai, in maniera, secondo me, assolutamente brillante.
    Li ha già qui, o...? iniziai a girare su me stesso, guardandomi attorno.
    AH, non li ha ancora preparati. Non importa! Il capo diceva che una nota di cambio basta. Mi fa un assegnino firmato, con la cifra pattuita e il resto lo compilo io. Faccio un salto in banca subito, prendo la grana e la porto a chi di dovere. Tutto sistemato! annunciai, giungendo le mani tra loro e sfregandomele con soddisfazione.
    Non avevo risposto alla domanda sul nome, ma beh, quello comunque non pareva in grado di rendersene conto, perciò c'erano buone chance che facesse qualsiasi cosa per potermi mandare fuori dalle palle e tornare ai suoi giornaletti porno.
2 replies since 25/1/2009
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