Posts written by Arashi Hime

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    Sto scrivendo da un MacBook Pro. Fa schifo.







    Salvatemi.
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    Pie ç__ç
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    Lascia stare Vale, è un pessimo partito, fidati della tua sorella maggiore :sisi:
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    CITAZIONE (Dolcecattiva @ 5/6/2016, 23:04) 
    noi malati mentali??? Come osi!!! King Of Strong Style Se logghi le prendi da fede! XD

    Confermo.
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    CHEESECAKE :Q__

    Dolcecattiva

    Al prossimo meeting cucini tu :Q__
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    O_O ma sei bravissima!
    Sembra buonissima, cos'è? *O*
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    Stupiscimi, bellezza :sisi:
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    Benvenuta!! *O*

    Eccellente Nick. Davvero eccellente.


    Vedo che abbiamo molte cose in comune, a partire dalla letteratura inglese e l'arte ^^
    Visto che tutti non stanno che aspettando questo, inizio con il segnalarti i nostri Primi Passi, che ti spiegheranno un po' cosa offre la nostra community così da aiutarti ad ambientarti meglio, e i nostri banner da mettere in firma!
    Sentiti libera di aggiungere un membro dello staff nella chat del forum (che trovi in basso a destra) per qualsiasi consiglio e aiuto...e no, non fidarti del tuo moroso, lui è l'ultima ruota del carro (scherzo. Forse.) Ti aspettiamo inoltre anche nella nostra chat generale, dove avrai modo di conoscere meglio tutti ^^

    Se hai bisogno di una mano per il Regolamento, la scheda o qualsiasi problema, non esitare a chiedere, lo staff è a tua completa disposizione ^^
    Ancora benvenuta e buon proseguimento :solerò:
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    CITAZIONE (Hoshi @ 5/6/2016, 16:46) 
    Il post alle Ali di Fede mi sbrega dal ridere!!! X°D

    Spero che Hoshi sia un eccellente baciatore :sisi:
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    CITAZIONE (Yusnaan @ 5/6/2016, 16:31) 
    Bartok - Oggi alle 14:58
    Cazzo, appena ce n'è l'occasione devo giocare la porno-lumaca

    Shizuka:



    Bartok.
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    Lo so chi è volevo solo far finta di non riconoscerlo
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    CONCLUSION (?)

    Reasoning draws a conclusion, but does not make the conclusion certain, unless the mind discovers it by the path of experience.



    Era così prevedibile che la presunta mortificazione a cui avrebbe ceduto in altri contesti, semplicemente non si palesò. Del resto, se era pur vero che la sua scenetta non era propriamente il massimo della pudicizia, era altrettanto vero che sentirsi offendere da un uomo che aveva fatto delle troie di Otafuku, e purtroppo non solo di loro, la sua seconda casa –in molti sensi–…era terribilmente ironico. E pietoso. Per lui, però.
    «Oh no, Raizen…» La donna si sarebbe voltata, lanciando uno sguardo sorridente al Kage. Avrebbe potuto essere sarcastica, ma decise di essere compiacente. «…non è il termine che avrei utilizzato per definirmi.» Osservò, alzando il dito indice della mano destra per portarlo allo sterno dello Shinobi. Il dito sarebbe stato posato sul petto di lui e lentamente fatto scivolare fino al mento. Solo l’unghia carezzava il corpo d’egli, leggera e delicata. «Posso fare di meglio…» Suggerì, portando il pollice vicino alla bocca dell’uomo e protendendo l’indice sotto la mandibola di lui, così da sembrar sul punto di stringerne il mento. Non lo fece. «…ma cosa ne puoi sapere tu che vai con le ragazzine Carezzando con il pollice il labbro inferiore di Raizen, la donna avrebbe avrebbe increspato le carnose labbra in un sorriso gentile, reclinando poi leggermente la testa di lato nel socchiudere gli occhi verdi.
    …No, giovane Hokage, non era l’espressione della bambina, quella.
    Sapeva giocare, la Principessa del Fuoco, e il messaggio era evidente: lo sapeva fare meglio di lui.

    Semplicemente non valeva nemmeno la pena impegnarsi. In quel momento.

    In compenso l’uscita di Itai Nara fu proprio ciò che si era aspettata, tanto che, allontanando con leggerezza la mano dal volto della Volpe, dando infine lui le spalle, la kunoichi si mise a ridere.
    «Non mi aspettavo niente di meno da un così bell'uomo.» Avrebbe commentato, tirando un buffetto sulla spalla del Mizukage. Alla fin fine, qualcosa in cui i due potevano ridere sulla stessa lunghezza d’onda sembrava esserci.

    […]


    «Non so che dire, Hoshikuzu…sono una donna gelosa, non so se posso perdonarti per quello che hai fatto.»

    La voce di Shizuka Kobayashi era teatrale mentre rispondeva al rosso. Le sue mani, però, esperte e rapide, controllavano i parametri e le reazioni del corpo di lui agli stimoli esterni. Le pupille si dilatavano lentamente e anche gli arti reagivano con più stanchezza, come ci si sarebbe aspettati dopo la somministrazione della robaccia che gli aveva dato per svegliarlo…ma la dottoressa ebbe modo di constatare che non tutto il corpo del sunese era sopito.
    Si trattenne dal ghignare con ironia, quantomeno perché si rese conto che il comportamento del rosso era pressoché fuori dalla norma, fatto che le interessava più delle doverose misurazioni del caso (circa i parametri vitali, ovviamente): a prima vista, infatti, l'uomo vedeva qualcosa che gli altri non vedevano, e non ci voleva un’intelligenza fuori dal comune per capire –visti gli atteggiamenti e le parole– che si riferiva al suo braccio e la sua gamba. Insomma, il poveretto parlava con il suo corpo. E non con quella parte che ogni uomo tratta al pari di un fratello, il che ne aggravava senza dubbio la posizione.
    «…Una reazione al simbionte?» Domandò tra sé e sé la Chunin, portandosi una mano al mento e aggrottando la fronte in un’espressione pensierosa.
    Possibile che la “presenza” del parassita fosse tale da imporsi nella mente dell’habanero tanto da suscitare in lui allucinazioni così nitide? Che il Jonin stesse ancora tentando di assimilare a sé la presenza del corpo estraneo? Certo questo spiegava sia l’atteggiamento autolesionista che i vaneggiamenti, ma… non poteva esserne sicura fintanto che non avesse appurato, ragion per cui doveva constatare. In modo altamente professionale. Ovviamente, del resto era la più affermata figura medica del continente, doveva mantenere alta la sua reputazione.

    Allungando una mano, Shizuka avrebbe tentato di agguantare il braccio e la gamba di Hoshikuzu, palpando poi vistosamente per tutta la lunghezza degli arti.
    «Sarà meglio risvegliare.» Disse la donna seriamente. «La circolazione Sì sentì in dovere di puntualizzare.
    Pregò che se il suo pronostico si fosse rivelato vero (e dunque Hoshi stesse in quel momento vedendo Shizuka palpare una donna nuda e procace), per puro scopo scientifico (vedere il decantato potenziale del ros–…emh, eliminare le allucinazione al suo paziente), lei non si sarebbe messa a ridere.

    […] Ecco il problema di avere a che fare con qualcuno che non ha il confine tra giusto e sbagliato.

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    A dispetto di quanto potesse seriamente divertirsi lavorare per quella causa, quando arrivò il momento dei chiarimenti, lei non si intromise.
    Shizuka Kobayashi era solo una Chunin, che per qualche motivo militava in una cerchia di pezzi molto più grossi di lei. Questo, però, non aveva mai ingigantito il suo ego. Sapeva quando poteva osare e quando era giusto farsi da parte. Il chiarimento tra Raizen e Hoshikuzu era qualcosa in cui lei non poteva né voleva intervenire. Si limitò infatti ad ubbidire quando la Volpe le chiese di svolgere alcune azioni, e parlò solo quando dovette trasferire una copia dei ricordi dell’interrogatorio in merito ai piani del Signore del Sangue circa lo stesso Jonin.
    «Con permesso.» Disse in quell'occasione, dopo che si fu portata la mano destra alla tempia: quando le dita della donna si fossero allontanate dalla testa di lei, fili di chakra blu elettrico, duttili al suo volere, seguirono la mano della kunoichi, che venne apposta a quel punto nella testa del giovane…e lui, in un solo istante, sarebbe stato travolto da un moto di sentimenti, ricordi, colori, odori e parole completamente nuove. Sconosciute.
    In meno di una frazione di secondo il quadro sarebbe stato chiaro nella sua mente.

    A quel punto però, appoggiandosi ad una dei suoi piani di lavoro di ferro rugginoso, la donna non aprì più bocca. Fino a quando, perlomeno, non sentì che fosse il caso di farlo.
    «Ho ricreato da zero la parte del corpo che ti mancava.» Disse la Principessa, guardando il rosso. «Partendo da una base meccanica offerta dall’operato di Raizen, ho impiantato il simbionte nella tua carne e modulato la sua crescita e il ripristino totale del tuo fisico fino alla situazione attuale. È ragionevole ritenere che le allucinazioni di cui sei preda siano l’effetto collaterale, mi si passi il termine, di subire la presenza intelligente di un corpo estraneo all’interno di sé. Quindi sì, vedi solamente tu la presenza femminile di cui parli, e ancora una volta sì, è possibile che la situazione si protrarrà fintanto che tu non riesca ad imporre la tua forza su quella latente del simbionte, dunque gestendola…ma non ti preoccupare, pronostico che accadrà a breve.» Spiegò, accennando ad un sorriso.
    In verità c’era poco di cui sorridere, se i suoi conti erano giusti le allucinazioni erano probabilmente dovute ad una sua mancanza nell’assoggettare la volontà del simbionte alla giusta causa di cui lei stessa si era fatta portavoce. In poche parole, il parassita possedeva volere proprio anche dopo tutto il suo impegno nell’invertire l’effetto del chakra medico per i suoi scopi.

    Rimase immobile, stringendosi nelle spalle, mentre socchiudeva gli occhi in un’apparente maschera di cordialità.
    Hoshikuzu Chikuma era il futuro Kazekage di Suna e parlava di debolezza e inesperienza…lei invece, una semplice Chunin tra milioni di altri parigrado, si crogiolava nei suoi pochi raggiungimenti credendosi al di sopra di tanti altri del suo settore.
    Aveva sempre creduto che il titolo cui aspirava non si discostasse poi troppo da quello di “Kage” –chi è al pari di un “Capo Villaggio”, ma non ha Villaggi a cui ubbidire– ma era evidente che vi era una grande differenza tra chi viveva la propria esistenza solo per proteggere gli altri e chi, come lei, viveva per la fame di potere. Che poi la ragione della sua bulimia intellettuale fosse quella di proteggere il suo Paese, era un fatto che trovò improvvisamente privo di rilevanza.

    Non disse niente, preferendo tacere.
    Chiudendo gli occhi, la Principessa del Fuoco sorrise. Il rosso non era poi così male, dopotutto…alla fine sembrava avere anche qualche altra cosa sempre attiva nel suo corpo –pensò, non potendo fare a meno di ridacchiare di quel paragone così poco degno per un momento come quello.
    In verità, infatti, sue parole l’avevano colpita, mossa in un certo senso…e le avevano ricordato qualcosa che forse aveva dimenticato per un po’ troppo tempo.
    Si sentì dunque riconoscente. E in un certo senso fortunata.
    Pensò, forse per la prima volta da quando il fato aveva deciso di collocarla su quel palcoscenico molto oltre le sue possibilità, che era davvero felice di poter toccare così da vicino qualcuno di incredibile come quelle persone, che avevano vissuto più di lei in termini di età ed esperienze.

    Aveva ancora molto da imparare e ancora molto doveva crescere.
    C’era ancora tanto che avrebbe voluto scoprire. Troppo in cui avrebbe voluto migliorare.
    Ma se solo avesse continuato a tenere lo sguardo sul suo obiettivo…

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    «…Hoshikuzu Chikuma, io…» Mormorò la ragazza, forte di un sentimento da tempo dimenticato, alzando lentamente la mano al petto. «…vorrei chiederti se per me fosse possibile…» La sua mano urtò contro un’altra. «…magari venire un giorno…» Inarcando un sopracciglio la Kobayashi abbassò lo sguardo. «…a suna per…» Perché si stava palpando le tette in un momento delicato come quello? «…poter…» No. Non era lei che si stava palpando. «…d-d…» La mano era più grande della sua. Nerboruta e dalla carnagione abbronzata.
    Non era la sua mano. In effetti nemmeno il braccio era il suo. Grazie agli Dei visto quanto era muscoloso.
    Esitando un attimo, dunque, la ragazza risalì dalla mano, lungo l’arto, fino al proprietario di ambedue. Rendendosi conto, a buon ragione, che no, non era la sua mano e no, non era il suo braccio. Ovviamente.

    Rimase impietrita, impallidendo pericolosamente.
    Di fronte a lei intanto Hoshikuzu Chikuma esplodeva in acclamazioni senza senso sul valore della scienza, applaudendo al suo capolavoro medico per ragioni che solo lui capiva, ma che non avevano fondamenti casti vista l’epistassi che lo stava drenando di tutto quel sangue che non era convogliato in altri paradisiaci lidi. E lei, per un istante, si sentì improvvisamente molto stupida.
    «Come diavolo ho fatto…» Mormorò la ragazza, alzando una mano tremante a coprirsi il viso. «…per un solo attimo…» Sibilò, alzando quella libera verso l’alto. «…a credere di poterti chiedere…» La mano venne improvvisamente avvolta da un alone di guizzante e ruggente blu elettrico, completamente fuori controllo. «…QUALCOSA DI SERIO?» Ruggì la donna, sbattendo con violenza il pugno sul mobiletto medico più prossimo a lei…il quale esplose in una pioggia di bisturi e ampolline che volarono dappertutto, preannunciando un disastro...che però non accadde.

    Veloce come un’ombra, infatti, Makuramon –la scimmia di laboratorio– schizzò in avanti, prendendo al volo tutti gli oggetti medici, un po’ su di un vassoio di acciaio, e un po’ in fronte. Tipo i bisturi. Ma insomma erano incidenti di percorso, a cui per inciso la bestiola sembrava abbastanza abituata, come dimostrò correndo di fronte a Shizuka, incurante delle lame conficcate in capo. Senza pensarci un secondo si buttò subito in una lunga arringa in prosa incomprensibile ai più.
    «COME NO?!» Abbaiò la donna, facendo roteare la mano sulla scrivania e lanciando in aria metà della roba che ci si trovava sopra: tre libri, un pacchetto di droga borotalco e un coltello da cucina. Che si conficcò di fianco alla testa della bestia, la quale sentì improvvisamente gocce di sudore scivolargli sotto il pelo. Deglutendo, riprovò a calmare la sua padrona. «Ah, mh, certo…» Disse questa, ansimando a grandi boccate d’aria nel tentativo di calmarsi. «…tu dici, eh?» Mormorò, mentre la scimmia da laboratorio annuiva vistosamente, congiungendo con sollievo le zampe al petto. «Senti un po’…» Era salva, almeno quella volta ce l’aveva fatta. «…ma tu, da che parte stai?! EH?!»

    Quando era molto piccolo sua madre gli diceva che avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa.
    Sognava allora di essere un potente capobranco, di conquistare il Paese delle Sorgenti Termali e di avere orde di concubine e una progenie invidiabile...
    …invece, alla fine, aveva deciso di fare lo schiavo da laboratorio.
    Mentre la mano della sua padrona lo agguantava per il collo, si chiese quanto avrebbe potuto essere diversa la sua vita se solo avesse fatto scelte diverse. E dire che aveva sempre e solo sperato di lanciare cacche addosso ai turisti, dando così il buon esempio al suo branco e i suoi bambini (bambini veri, non in tubi)…

    «MAKURAMON, TU…INUTILE BESTIA PSICOLABILE! CONIGLIO TRAVESTITO DA SCIMMIA MASOCHISTA!»

    E poi roteò.
    Sentì il suo corpo venir alzato di peso, neanche pesasse un chilogrammo, e lanciato a tutta velocità e con una forza tale da scomporlo a livello subatomico, contro il povero rosso ancora allettato. Di faccia.
    Di bocca, per la precisione.

    «SONO STANCA DI ESSERE LA SOLITA MEZZA CALZETTA IN MEZZO A VOI MALEDETTI MOSTRI!»

    Un bacio in bocca. Ecco cosa sarebbe successo se il rosso non avesse fatto nulla.
    Un bacio in bocca, con la lingua. Questa però ce l’avrebbe messa la scimmia.
    Del resto oh, se sei in pista, meglio ballare.

    «ARRIVERA’ IL GIORNO IN CUI MI BASTERA’ UN DITO PER ANNIENTARVI! UN DITO HO DETTO!»

    Strillava intanto Shizuka Kobayashi, e alzando il dito indice, che venne circondato di chakra blu elettrico, lo impattò con violenza sul terreno del laboratorio.
    […] Si spezzò un’unghia, e per inciso, a parte un leggero tremore che crettò una sola mattonella, non successe assolutamente nulla.
    Un successone, insomma.

    «MALEDIZIONE!»

    Ululò la ragazza, avvampando di imbarazzo fino alla punta delle orecchie: e dire che era abbastanza sicura di poter implementare quella tecnica in quel modo.

    «PERCHE’ NON RIESCO MAI…»

    E così dicendo si sarebbe girata di scatto, con occhi lampeggianti, verso la scimmia. Accecata dalla rabbia ne agguantò la coda e senza pensarci mezzo secondo avrebbe tentato di saltare a cavalcioni di Hoshikuzu Chikuma: premessa interessante, se non fosse stato che avrebbe poi cercato di strangolare il Jonin con la coda della bestia che, strillando, si aggrappò la testa bisturata con le zampe. Sangue cominciò a zampillare a getto.

    «…NON RIESCO MAI…»

    Urlò, guardando furiosamente l’Habanero.
    Per un istante un guizzo di rabbia mortificata saettò negli occhi verdi della ragazza…e lei, arrivata a quel punto, esitò (non sulla cravatta di pelo attorno al collo del Jonin, no, anzi).

    «…Oh, lasciamo stare.» Gemette alla fine . «…prima o poi riuscirò a farti rimpiangere anche questo, Chikuma.»

    In caso, avrebbero dovuto chiamare i boy-scout di Konoha per sciogliere il nodo da marinaio che legava il rosso alla coda della scimmia.



    Incassa il bacio alla francese della scimmia, Hoshi

    Postpiùlungodisemprenonsapevopiùcomefare
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    °_° .......
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    Mi piacciono :zxc: ma non ci capisco niente di grafica, mi rimetto a F e n i x

    Temo però che ci sia un problema: la sezione è sbagliata, sposto in Grafica.
    E se hai piacere di rimanere nella nostra community e di scambiare opinioni, ti invito a presentarti ^^

    Grazie!
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    CITAZIONE (Hoshi @ 3/6/2016, 17:17) 
    FEDE stai studiando giuri-prudenza (perché la studi pian piano con calma) fa qualcosa!!!

    Cosa stai insinuando?
3719 replies since 5/7/2005
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