Seiji non era mai stato così teso in tutta la sua vita. Era un chunin abbastanza navigato, di cose ne aveva viste, ma nonostante ciò le emozioni e le sensazioni di un novellino erano sempre rimaste parte integrante del suo carattere. Si trovava in una piccola sala d'attesa seduto su una sedia vicino ad una porta, nelle sua mani stringeva una pergamena ben sigillata. Le sue mani tremavano e i suoi affannosi respiri riempivano le mura di quella stanza. Le sue avventure al servizio del Paese del Vento erano ormai cosa nota, probabilmente presto avrebbe ricevuto un'importante missione. Ma, per lui, quel che aveva fatto poco tempo addietro aveva quasi completamente frenato ogni desiderio di far carriera.
Strinse con ancora più forza la pergamena, con un'attenzione quasi morbosa si era imposto di non perderla. Una goccia di sudore cadde dalla sua fronte, finendo dritta sul pavimento. Aveva la testa inclinata in avanti, con la gamba destra che non voleva smettere di muoversi nervosamente. Non vedeva l'ora di scaricare tutto quel peso che aveva dentro su qualche suo superiore, per poi chiudere per sempre la faccenda.
Passò ancora qualche ora, la porta della modesta stanza si aprì rivelando uno shinobi vissuto, sulla faccia i segni di numerose battaglie e missioni. Seiji si alzò di colpo, eseguendo un goffo inchino. Deglutì nervosamente, i due rimasero fermi nelle loro posizioni per qualche secondo, in un silenzio inquietante.
«È... è... tutto vero, signore.» Si limitò a dire il chunin. Il suo interlocutore fece un breve cenno con la testa per poi farsi da parte, in modo da permettere l'ingresso nella stanza a Seiji.
«Non dobbiamo sollevare nessun tipo di allerta di massa. La cosa deve rimanere segreta.» Attese l'ingresso del chunin nella stanza.
«Spiegaci cosa hai visto. Dobbiamo valutare se accettare la proposta dell'Accademia e chiedere aiuto ad altri villaggi.» L'esploratore fece il suo ingresso, la stanza rivelò un lungo tavolo presidiato da numerosi individui, accomunati dalla stessa preoccupata espressione. La faccenda non era passata inosservata quanto credeva, ora la sua testimonianza si sarebbe rivelata a dir poco fondamentale. Il veterano chiuse la porta alle sue spalle, invitandolo a raggiungere un posto vuoto al centro del grande tavolo.
Qualche giorno dopo, Ryoshi Okura non avrebbe trovato un piccolo corvo dal becco rosso colpire con il suo becco la finestra, ma un ospite un po' più inaspettato e decisamente di stazza maggiore. Si trattava proprio di Seiji, inviato ad informare il genin della Sabbia scelto per l'operazione. Sul suo volto si poteva chiaramente leggere un'aria preoccupata, quasi disperata, ma nonostante ciò le sue parole sembrava calme e sicure. Aprì davanti a lui una pergamena, iniziando a leggere il suo contenuto.
«Ryoshi Okura, in nome del Paese del Vento, sono stato incaricato di scortarti verso i confini con il Paese della Pioggia per una missione di vitale importanza.» Fece una piccola pausa, giusto per vedere se aveva catturato l'attenzione del suo interlocutore.
« Al momento, non potrò condividere altri dettagli, ma una volta giunti ad una ragionevole distanza sarò in grado di spiegarti la situazione.» Ragionevole distanza? Da cosa? Il chunin non avrebbe risposto a nessun genere di domanda, anche se, tra le cupe espressioni del suo viso, emergeva una lieve traccia di determinazione. Le parole che appena pronunciato erano serie e del tutto veritiere, su questo non vi era alcun dubbio. Se il genin avesse deciso di seguire le direttive del suo superiore, quest'ultimo gli avrebbe permesso di recuperare il suo equipaggiamento.
«Non preoccuparti per le scorte, il viaggio sarà più breve possibile e ho già tutto il necessario.» Aprì la sua giacca, mostrando una tasca interna contenente due borracce, quel che sembrava una busta di frutta secca e qualche barretta energetica. Accennò un piccolo sorriso nervoso.
«Siamo diretti verso nord. Ti aspetto qui fuori tra dieci minuti.»Una volta raggiunto il punto di ritrovo, il genin avrebbe trovato Seiji lì fuori ad aspettarlo. Il sorrisino che aveva prima si era nuovamente spento, lasciando spazio alla serietà. Il chunin non avrebbe detto altro limitandosi, con un gesto della mano, a indicare al Ryoshi di seguirlo. Passarono il denso centro abitato di Suna, evitando mercati e piazze affollate, una cosa era ormai certa: il chunin aveva una certa fretta. Giunsero all'imponente cancello di ingresso, dove una guardia salutò con un cenno della testa Seiji. Di certo erano state informate del loro passaggio, per questo non chiesero alcuna informazione.
Dopo qualche ora di camminata, sempre in direzione nord, il chunin avrebbe cambiato espressione lasciando trapelare quel che sembrava essere paura. Deglutì, guardandosi nervosamente attorno. Erano a poco più di metà del viaggio e nessuno gli aveva seguiti, una volta passato il confine con il Paese dei Fiumi, i viaggiatori si facevano sempre più radi. Seiji sfruttò l'occasione per interagire nuovamente con il suo compagno di viaggio.
«Adesso posso darti qualche informazione in più ma, fidati, una volta che la vedrai anche tu capirai il perché di tanta segretezza.» Il ninja si fermò, estraendo entrambe le borracce, porgendone una a Ryoshi, per poi bere qualche avido sorso.
«Qualcosa è successo ai confini con il Paese della Pioggia. L'Accademia ha inviato me, te e altri quattro shinobi da altri villaggi, ad indagare. Quel che vedrai dovrà rimanere un segreto. Non possiamo permettere che troppa popolazione ne venga a conoscenza.» Riprese a camminare, stavolta con un passo decisamente più rapido.
«Raggiungeremo il punto di ritrovo e attenderemo l'arrivo degli altri. Solo allora sarò in grado di informarti al meglio.»Una volta giunti al punto di ritrovo, i piedi di una collina ai confini con il Paese dei Fiumi, Seiji si sarebbe fermato, per poi tirare fuori le provviste che aveva precedentemente mostrato al genin.
«Mangia, ne avrai bisogno.»
Quattro giorni prima dell'arrivo di Seiji a casa di Ryoshi, a Kiri, Akira ricevette una missiva firmata direttamente dal Mizukage, o almeno ne portava il sigillo. Recitava le solite formali credenziali, su come lui sia stato scelto in qualità di ninja esperto e affidabile e come potesse portare prestigio e benefici alla Nebbia. Inoltre, informava il ragazzo che sarebbe dovuto recarsi a Konoha, in modo da congiungersi con i suoi tre compagni di viaggio: Sho Saitama, Oda Saitama e Kao Bakudan. Il punto di ritrovo era fissato all'esterno dell'ingresso principale, in moda che non potesse perdersi in futili burocrazie. D'altronde anche lui era un guardiano, chi meglio di lui poteva capire le scocciature che erano abituati a ricevere? Sulla pergamena vi era, notevolmente marcato rispetto agli altri testi, l'esplicita richiesta di sottostare agli ordini di un chunin della Sabbia di nome Seiji. Fine. Nessun altro dettaglio, nessun altra spiegazione. Sicuramente chi l'aveva scritta voleva tenergli nascosto la vera natura della missione. Chissà se avrebbe accettato di mettere a repentaglio la propria vita con così poche informazioni.
Gli avevano fornito tutto il tempo di mettersi in viaggio con la dovuta calma e assimilare la notizia.
Due giorni prima dell'arrivo di Seiji a casa di Ryoshi, nel paese del Fuoco, un corriere proveniente direttamente dal palazzo dell'Amministrazione ebbe il disgraziato compito di consegnare due pergamene. Trovare i destinatari non fu difficoltoso. Il primo, Kao Bakudan, fu sorpreso durante uno dei suoi allenamenti nelle radure intorno a Konoha. Si ritrovò davanti un tipetto mingherlino, intimorito forse dalla sua presenza oppure da chi gli aveva ordinato di consegnare le pergamene. Poco importava, una volta consegnata la missiva, il ragazzetto cercò di correre più velocemente possibile verso gli altri destinatari.
Se la visione di un uomo di stazza enormi completamente ricoperto di muscoli gli era bastata a far accapponare la pelle, sicuramente non avrebbe gioito nel consegnare la seconda pergamena al torturatore del villaggio. Gli era stato ordinato di consegnarla direttamente nelle sua mani e che avrebbe trovato Sho Saitama proprio alle prigioni. Il corriere non ebbe il coraggio di entrarvi, si limitò ad attendere l'arrivo, o l'uscita, del torturatore consegnandogli la pergamena aggiungendo di aprirla solamente insieme a suo fratello, Oda, in un luogo sicuro. Una volta aperta, tutti e tre gli shinobi avrebbero potuto leggere lo stesso basilare e scarno numero di informazioni che possedeva anche la pergamena di Akira. Come in quella di quest'ultimo, vi era marcato l'ordine di seguire le indicazioni di Seiji. Inoltre, infondo, vi era scritto di attendere l'arrivo di uno shinobi di Kiri fuori dall'ingresso principale, solamente ad allora sarebbe stato concessa la partenza. Una volta trovato, si sarebbero dovuti recare verso il primo punto di incontro, situato poco più ad ovest del paese dei Fiumi, agli inizi del famoso deserto del paese del Vento.
Una volta riuniti, fuori dalle mura, i tre shinobi della Foglia e lo shinobi della Nebbia avrebbe avuto il tempo necessario per una consultazione e le dovute presentazioni. Sarebbero, però, dovuti partire entro qualche ora altrimenti avrebbero rischiato di ritardare il loro arrivo al punto di incontro. Avrebbero dovuto portarsi dietro le provviste per un paio di giorni di camminata.
Il viaggio fu insolitamente tranquillo. La traversata nel paese dei Fiumi non recò alcun problema e gli uomini del villaggio della Valle sembravano ignorare il loro passaggio. Probabilmente erano abituati ad un notevole numero di viaggiatori, dato che le loro terre si trovavano tra il paese del Vento e quello del Fuoco. Quella poteva essere una buona occasione per recuperare pasti arretrati o solamente rifocillarsi un po', prima di gettarsi nel torrido calore del paese del Vento.
Dopo qualche altra ora di camminata, i più predisposti, poterono già scorgere due figure in lontananza appollaiate alle pendici di una collinetta. Uno dei due sembrava già averli visti da un bel po', infatti stava freneticamente scuotendo il braccio destro in segno di saluto. Una volta arrivati, sarebbero iniziate le presentazioni del caso, poi Seiji avrebbe preso parola.
«Ottimo, vedo che siete arrivati sani e salvi. Se avete bisogno di acqua e cibo prendetene pure dalle mie scorte.» Disse indicando un fagotto posto su una piccola roccia piana. Si schiarì la voce, richiamando ancora l'attenzione su di se.
«Ciò che starò per dirvi potrà sembrare irreale, ma credetemi tra poco non crederete ai vostri occhi. Qualche settimana fa, a Suna, sono arrivati numerose persone tutte accomunate dalla stessa preoccupazione. Una città è comparsa qua a nord, al di là di questa collina. Una città che sembra slegata da questo mondo.» Le sue parole si fecero sempre più aspre, lasciando spazio ad un evidente stato nervoso.
«L'ho vista, era notte, eppure era illuminata come si fosse stato mattino. Poi si è colorata delle luci del tramonto, poi dell'alba e di nuovo mattino. Infine notte, quando ormai stava sorgendo il sole.» Si ricompose, rendendosi conto di quanto si fosse lasciato trasportare da quelle ancora vive emozioni.
«Scusatemi. Dovremo rimetterci in cammino.» Il chunin prese da una tasca posteriore un'altra piccola pergamena, la aprì con cura mostrando al gruppo una mappa.
Iniziarono la piccola scalata su per la collina, un percorso semplice già battuto da parecchie carovane. Durante il tragitto, Seiji continuò con la sua descrizione della missione.
« Una volta dentro, perché sì dobbiamo entrare, cercate di guadagnare più informazioni possibile. Non abbiamo nessuna idea di quanta gente possa essere dispersa, al momento, ma se la città rivelasse ostilità con l'Accademia è nostro dovere metterle in salvo. Indagate senza farvi scoprire, non possiamo sapere come reagirà la gente del posto.» Arrivati in cima poteva ammirare una vasta porzione di terreno desertificato che caratterizzava quel paese, ma, sempre verso nord, in lontananza vi era un'anomalia, una netta interruzione del paesaggio. Una macchia nera, il chunin della Sabbia sorrise, girandosi con uno sguardo che tradiva la sua paura.
«Bene. Ci siamo.» Qualche ora di camminata li attendeva ancora ma, via, via che si avvicinava potevano sempre vedere più distintamente le forme della città. Aveva delle alte mura che la circondavano, qualche punta di qualche edificio emergeva da sopra, ma il resto era del tutto ignoto. Stava a loro scoprire i misteri che quelle mura celavano al loro interno.