Palazzo Yakushi

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    [Una visita a Palazzo Yakushi III]

    Votati? oh, no, no, direi che è più una presa di ispirazione. Non mi pare ci sia molta religiosità in famiglia..non che io la abbia notata comunque... E poi quelle parole su Yasu, alle quali lo Yakushi inarcò un sopracciglio. Uhm...tu di Oto e del clan non sai proprio nulla, eh? Quanti anni daresti al tizio là fuori? Anzi, aspetta di conoscere la Vecchia e poi prova a dirmi quante primavere pensi che abbia vissuto. Sogghignò, pensando alla reazione della ragazza quando avesse realizzato in che razza di posto si stava infilando. Non era propriamente una tana di serpenti, ma certo quanto a pericolsità ci andava vicino..una pericolosità ben diversa dal cupo e relativamente sicuro ambiente della prigione da cui veniva. E presto scoprirai che soprattutto tra gli Yakushi ci possono essere parecchie cose non perfettamente illuminate...diciamo ai limiti di quelle che sono le normali leggi. E parlo di TUTTE le leggi possibili. Concluse cercando di fare il misterioso, mentre raggiungevano la destinazione

    [...]

    Le parole iniziali di Ren al cospetto della capoclan fecero allarmare l'amministratore, che sgranando gli occhi e scuotendo impercettibilmente il capo cercò inutilmente di farla tacere, ma quella proseguì con la sua sciorinata che per quanto elegante nelle conclusioni aveva avuto un incipit che poteva essere pericoloso quanto una carabomba dentro un deposito di polvere da sparo. Subito dopo la ragazza porse un dono alla vecchia Ogen, la quale in tutta risposta decise di accettarlo e poi cominciò a parlare con estrema calma e delicatezza.

    Oh-ho...mi sa che è uno di quei giorni... Sussurò lo Yakushi, appena udibile, mentre la vecchia cominciava a variare il senso delle sue opinioni verso un tono nettamente più freddo e pericoloso, fino ad essere spietata e glaciale come nei suoi momenti peggiori. Ehm...io...se posso parlare vorrei dire che non...cioè, sono sicuro che non volesse offendere e... Cercò di correggere il tiro con poche parole decisamente deboli nel tono e nell'intonazione, anche se c'era una certa urgenza nel modo in cui le mitragliava a raffica annaspando nel panico.

    febh5



    In tutta risposta Ogen lo fissò con occhi vitrei che pian piano cedettero il posto al disappunto. Voleva qualcosa: questo era chiaro nella testa madida di sudore freddo del jonin. Ma da qui a capire che cosa fosse e riuscire a procurarglielo, beh, ci sarebbe passato di mezzo un bel numero di mari, soprattutto nella particolare condizione psicologica che si era venuta a creare. Eeeh..... Guaì con occhi che saettavano qua e là alla disperata ricerca di un appiglio o di un suggerimento, ma non c'era niente a cui aggrapparsi. Uhm...io... Deglutì. Devo...devo portare dell'acqua, Ogen-dono? Ed abbozzò un timidissimo sorriso terrorizzato!
     
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