Palazzo Yakushi

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  1. The Retribution
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    There is no Higher Place

    Una volta un saggio, un Drago,
    chiese al suo allievo migliore cosa cercasse nella vita.
    Egli, rimasto colpito dalla domanda, tacque.


    Non mi aspettavo di sopravvivere a quelle mie parole. Ed ora che le avevo dette sentivo come se qualcosa, dentro di me, se ne fosse pentito. Era quasi una mia costante ricerca del rischio quella che mi aveva spinta ad agire prima che pensare, ed era sempre la medesima sensazione che mi aveva impedito di morire suicida dopo le disgrazie della mia pietosa vita. Ero così aggrappata a questo mio pezzo di anima guerresca che non riuscivo a vedere oltre.. ma in quell'attimo di pace, dopo aver sfogato parte della mia ira repressa, mi sentivo veramente tranquilla ed in grado di esprimere qualche concetto in maniera pacata e cortese. Saggia, oserei dire.

    - Febh.. non dovresti farti trattare come un lavapiatti, non lo sei. E questa donna ha un effetto brutto e deleterio sull'autostima di un uomo che mi ha salvato la vita. Permetterai che ciò mi causi un senso di ribrezzo notevole. - Poi lasciai che lo stesso Jonin avesse il tempo di esprimermi le sue remore riguardo al mio linguaggio; aveva maledettamente ragione, ma non potendo alterare lo spazio ed il tempo non mi restava altro da fare che ringraziare di non essere morta sul colpo ed aver avuto una seconda possibilità al cospetto di quell'arpia bastarda. Che avesse duecento anni lo avevo capito dalla faccia, che ne avesse cerebralmente almeno il triplo lo avevo scoperto poche frasi prima di quella. Sospirai appena alle domande della vecchia Ogen.

    - Forse sono in prigione con me stessa. Ma quello che è certo è che non voglio una gabbia nella gabbia qui, in questa villa, e non voglio un altro carceriere. In parole più semplici e meno prepotenti possibili, non vi ritengo adatta ad essere null'altro che una parente per me.. come una di quelle zie che vedi solo durante le cerimonie e le feste. - La voce era tranquilla, calma, non sentivo l'esigenza di vomitarle addosso del veleno, visto che lei per prima non l'aveva fatto e si era anzi comportata in una maniera molto serena per i suoi standard. - Un giorno, forse, perdonerò. Fino a quel momento.. - Alzai il polso mostrando il Kaniji del "castigo" tatuato. - ..sarà questo il mio Motto. -

    Ma il discorso non era finito, tutt'altro. - Su una cosa però avete ragione Ogen, sto cercando qualcosa. Ma non so se ciò che cerco è nelle grazie del solo potere degli Yakushi.. io non cerco risposte, non cerco logica e nemmeno soldi o potere. Cerco una domanda. Cerco LA domanda. Quella che mi permetterà di capire cosa faccio al mondo e perchè non sono rimasta nei testicoli di mio padre, venendo al mondo bastarda. - Un passo verso Ogen, tra l'altro ignorando in maniera piuttosto violenta quella misera offerta di Tè. - Ce l'ha questa risposta, Ogen-sama? - Chi sono io, Ren Yakushi? Una Kunoichi del suono? Una bastarda senza padre? Una figlia di puttana, un burattino della società, un mero esempio di come le cose al mondo possano sempre andare male? La mia definizione preferita è quella d'essere il paragone per ogni male, sono la ragazza a cui vengono paragonate tutte le sfortune per potersi dire "In confronto io sono fortunello". Questa sono io e le cose devono cambiare almeno ad Oto. Dovevano cambiare, non sarei riuscita a vivere ancora all'ombra del passato turbolento e marcio di mia madre. Se Ogen poteva aiutarmi che lo facesse: non avrei elemosinato per ottenere ciò che mi spettava di diritto. La mia vita.
     
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215 replies since 7/9/2007, 00:11   4345 views
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