Palazzo Yakushi

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    Sannin...eh?

    XIX





    Quello che gli otesi chiamavano proficuo scambio di opinioni andava avanti, ingigantendo le tensioni interne al villaggio del Suono malgrado non ne desse ancora sintomo, tendendo ulteriormente quella corda correndo il rischio che si spezzasse. La regola del più forte non funzionava, non aveva mai funzionato, proprio grazie ad essa ora Oto rischiava di perdere uno o addirittura entrambe le risorse in grado di supportarlo, una perdita che avrebbe indubbiamente indebolito anche l’alleanza che li univa per quanto traballante.
    La prosperità non giungeva dalla forza, ma dalla capacità di trovare accordi, qualcosa che Diogene si era rifiutato di fare, agendo da stolto impulsivo per l’ennesima volta.
    Così, sotto i suoi occhi si consumava uno dei più grandi atti di cupidigia che mai avesse visto. Diogene trasportato dagli istinti diede al sangue modo di fluire, quasi lasciandosi ferire volontariamente mentre parlava sfogando col verbo ciò che il sangue non rovinava nelle sue azioni. Accusava Febh di inutilità, lo spogliava della sua identità di Yakushi e tentava con la sua autorità di bandirlo, cercando di far valere le leggi che lui stesso aveva ripudiato con i suoi gesti.
    Forse in quel comportamento c’era qualche verità: Diogene era consapevole di non poter battere Febh, stava cercando di convincerlo ad essere un nukenin perchè non esistevano banditi nel mondo ninja, solo traditori, e quelli il villaggio lo abbandonavano spontaneamente, ma gli altri erano concime o inquilini a tempo indeterminato delle prigioni.
    Cosa cercava di fare il più Sanguigno tra i Mikawa?
    Di sicuro non seguiva la prassi, e neanche la legge, malgrado tentasse di dimostrare che si impegnava a farlo.
    Pensieri complessi da portare a termine mentre infuriava la battaglia, la difesa esplosiva del Mikawa infatti lo stava per portare a difendersi a sua volta, ma Febh ribaltò il tatami come già altre volte lo aveva visto fare, demolendo la strategia del Gart stringendo la presa sulla sua gamba per poi sputare addosso alle regole che ora proponeva di rispettare. Ma proprio in quelle regole lo Yakushi trovò una sponda da puntellare per giocare secondo la burocrazia e fare un mischione tra usanze, leggi e organizzazione internazionale. C’era qualche falla in quel ragionamento ma non sarebbe stato lui a farla notare.

    Kensei amico e discepolo…
    Stupido allocco borioso.

    Lasciò il discorso in sospeso, senza fare allusioni all’incapacità di Kensei di provare realmente quel sentimento, evitando di dare sfogo alle ghiandole salivari mosse dal disgusto. L’allarme con le sue fesserie sparate ai quattro venti avrebbe riempito quegli istanti prima che riprendesse a parlare.

    Se pensi di avere due voti assicurati il mio puoi metterlo in saccoccia facilmente, avendo la maggioranza senza privare Oto e l’Accademia di un importante risorsa, anzi sarebbe un onore per il villaggio fregiarsi di un Sannin.

    Malgrado la situazione poteva essere una frase allettante per entrambi.

    Basta seguire fedelmente l'etica dei Sannin garantendo che i confini tra le nazioni accademiche restino invariati per non scontentare nessuno e preservarne le attuali leggi al fine di mantenere intatta la pace che dura da quasi cinquant’anni.
    Non avrò problemi a riconfermare il mio appoggio alla tua candidatura che ancora non avevamo definito, e la mia stima, non di meno la riconferma della liceità delle azioni che ti portano a discutere le azioni del tuo Kage.


    Un Sannin in casa era in effetti il peggiore degli scenari per Diogene, ed il migliore per un sostenitore dell’Accademia come lo era Raizen, non sapeva con quale spirito Febh aveva fatto quella scelta ma quel ruolo l’avrebbe posto a difesa di quell’alleanza in un ruolo che non conosceva i confini del villaggio ma solamente la pace di quella alleanza ed era l’alleanza che chiamava a sua difesa ora.
    Ma Diogene se fosse stato sufficientemente attento si sarebbe dovuto far insospettire da una particolare scelta di parole, Raizen aveva parlato di Riconfermare, una menzogna impossibile da scovare con le doti attoriali dell’Hokage e che poteva aprire ad un altro scenario: che il Kokage avesse attaccato proprio nel tentativo di disinnescare una nomina che si metteva di traverso ai suoi loschi affari.

    In questo scenario forse non è conveniente per nessuno rischiare la morte, visto che qualcuno ci ha già rimesso, oltre che Oto stessa.

    Accennò ad Ogen, della quale aveva raccolto il corpo, non le spoglie.

    Ma gli otesi siete voi, se non trovate argomento migliore della violenza essendo ad Oto il duello fonte di verità un Kage esterno a questa disputa e una consigliera dovrebbero essere testimoni sufficienti.
    Anche se temo che l’unico modo di non nutrire speculazioni sia di farlo davanti al popolo.


    Poche volte gli era sembrato di sprecare parole così come in quel momento, ma il solo pronunciarle le aveva trasformate in un arma anche se in quella situazione era complesso dire a favore di chi. Tenchou intanto era rimasto silente davanti al suo appello, la consapevolezza di aver mandato nel giusto luogo le sue parole l’aveva parzialmente rassicurato sulle condizioni di Ogen che continuava a tenere vicino a se insieme ad Hebiko, mentre il clone non aveva cambiato la sua posizione rispetto a Fyodor.

     
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