L'Arena

[Ambientazione]

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  1. Kisugy Hajime
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    Rientro in Scena


    *Una breve, silenziosa camminata, precedette l'arrivo all'ingresso dell'arena. La guardia che aveva accettato di buon grado di accompagnarmi fino alla tribuna centrale, quella riservata agli amministratori di villaggio, non aveva proferito una singola parola, e diligentemente aveva portato a termine il proprio incarico, per poi congedarsi. La stradina che conduceva all'enorme struttura circolare attraversava un fitto bosco, buio quanto particolare: doveva essere il tale "Bosco dei Sussuri"; da qualche parte ne avevo sentito parlare.. forse in uno dei libri presenti nella biblioteca dell'amministrazione della nebbia.. °Già.. ripensandoci è parecchio tempo che non rimetto piede a casa... dopo questa rimpatriata a Oto, suppongo sarà la mia prossima meta...°

    [..]


    Concessomi qualche momento ai ricordi, non mi resi conto di essere giunto giusto all'entrata della tribuna centrale. Superato l'ingresso, avrei "simbolicamente" fatto il mio ritorno in scena, dopo tanti mesi di vagabondaggio per il mondo; ne avevo viste di cotte di crude, e si erano verificati eventi importanti che avrei dovuto riferire più tardi alla persona che mi aveva spinto a partecipare a quella rimpatriata tra alte cariche... Shiltar.
    Fu proprio lui la prima figura che inquadrai tra tutte quelle presenti sulla tribuna: i capelli argentati, lo sguardo grave quanto sicuro, un piccolo sorriso tranquillo dipinto sul volto. Mi lasciai sfuggire un ghigno: no, non era affatto cambiato.

    Di certo, la prima impressione che mi diede quel luogo non fu delle più tranquille. Ma era chiaro, le riunioni tra le alte cariche dei villaggi erano sempre divertenti per un qualche motivo: un qualche esaltato che pretendeva gloria e onori, diverbi accesi e parole dette tra i denti, discussioni politiche e/o personali, risse leggere e quant'altro. °Una pacchia!... eheh°
    Questi e altri erano i motivi per cui, un tempo, cercavo di non perdermi mai appuntamenti mondani di quel calibro; poi, certo, c'era anche l'aspetto secondario, che questa volta si presentava come il torneo per i sigilli.. ma quello alla fin fine passava sempre in secondo piano, e ampi tavoli di buffet completavano la situazione rendendo il tutto quanto meno spassoso.. °Ahhh.. bella la vita dell'amministratore... chissà, poi, se lo sono ancora..°

    Ponendomi per qualche secondo quello strano quesito, mossi i primi passi verso il Kaguya, ignorando inizialmente il resto dei partecipanti. Bardato com'ero, dalle spalle ai piedi coperto dal lungo mantello da viaggio, sulla testa l'ampio cappello a righe alternate bianche e verdi, che mi aveva accompagnato fedelmente in tutti gli ultimi mesi, ero difficilmente riconoscibile. Il sottile strato di barbetta incolta poi, completava perfettamente il ritratto del perfetto sconosciuto, dandomi quel filo di misteriosità che avrebbe, forse, ingannato anche l'amministratore della nebbia.

    Raggiunti silenziosamente i partecipanti più vicini, mi sarei fermato di colpo, attendendo per qualche momento. Poi, dopo aver alzato pacatamente il capello, per rivelare quasi completamente l'intero volto, avrei rivolto a tutti un ampio sorriso, sicuro di aver attirato la maggior attenzione possibile:

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    "Saaaaalve! Scusate il ritardo, spero di non essermi perso il più bello.. per chi non mi conoscesse, per le signore e per i gentiluomini, io sono Kisugy, amministratore" ma non essendo particolarmente sicuro della carica, abbassai notevolmente il tono di voce borbottando: "o forse ex amministratore" per poi continuare: "del villaggio della nebbia! Molto piacere" conclusi accennando a un movimento educato a mò di saluto con il cappello.
    Senza aggiungere altro, mi sarei poi diretto verso Shiltar, che sembrava essere accompagnato da un altro ninja della nebbia, di cui però, come era solito succedere, mi sfuggiva il nome. Rivolgendo un nuovo ampio sorriso al Kaguya e un pacato saluto all'altro nebbioso, cominciai: "Ehilà, Capo! Quanto tempo eh? Dì la verità, ti sono mancato? ...Novità dal villaggio?" attendendo poi una sua reazione, che poteva variare dal violento lancio di un osso potenzialmente mortale, a causa della mia mancanza al posto di lavoro in amministrazione, e al conseguente raddoppio del carico di lavoro che aveva dovuto affrontare, a una più accettabile stretta di mano, prova del fatto che forse, non era così arrabbiato con me.
    Sucessivamente, avrei poi posto uno sguardo più attento sugli altri invitati nella tribuna.. forse conoscevo già qualcuno..*
     
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    - Stammi vicina. Non attaccarlo. Se lui ti attacca, scappa. -


    Che cosa??

    « Ma... io... »
    Che razza di discorso, certo che no!!!
    « Sensei, non... »

    ... può farmi questo, lei non può trattarmi come una poppante!!! Nella foga aeva alzato un po' troppo la voce, certo il tono era rimasto abbastanza basso, ma non si illudeva che gli altri avrebbero potuto averla sentita, se solo avessero prestato un minimo di attenzione a lei, cosa che in realtà lei ne dubitava. In ogni caso era determinata ad ignorare l'assurda richiesta della sua sensei, non esiste che lei debba scappare al minimo accenno di pericolo vago e fra l'altro già sedato!! Era un... era un...

    ...

    Già, in fondo era ciò che era meglio per lei. Già. Che sciocchezza...
    Abbassò lo sguardo stringendo i denti per sopprimere l'impeto di aggiungere altro, ripose le wakizashi e sedette di nuovo, poggiando il capo su di entrambe le mani, come accettando docilmente l'ordine della sua maestra. In realtà mantenne i nervi tesi ed i sensi allertati, e per quanto apparentemente sembrava aver accettato quegli ordini, in realtà ben altro frullava nella sua testolina biondo grano...
    In realtà, tutto dipendeva da ciò che avrebbero fatto gli altri.

     
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  3. » Firsterd «
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    Un sollazzo, un semplice gioco per passare il tempo. Così vedevano l’entrata di yashimata in quel luogo, credevano che era andato fino ad Oto per mere questioni diplomatiche. Rimase deluso su quanto stolti fossero gli amministratori, non riuscivano a concepire il suo grandioso progetto. Infatti nessuno riusciva a capire ed a comprendere la vastità e l’effimera bellezza del suo piano congeniato da mesi, oramai. Tutti lo guardavano sottecchi, taluni per timore ed altri in gesto di sfida. Una sfida che non avrebbe accolto, non era l’ora di spargere sangue, malgrado alcune risposte che gli furono date fecero accrescere la sua furia omicida, che reclamava in qualsiasi momento, in ogni istante e dovunque, sempre più sangue. Lo sguardo giocoso, sotto taluni aspetti, diventò serio, e, nello stesso, si intravedeva la noia che stava combattendo assiduamente. Era ora di chiudere la questione.

    Shinodari gli diede il permesso di rimanere ad Oto, purché fosse accompagnato e scortato da qualche Shinobi del medesimo paese. Non rispose, rimase in un impassibile silenzio. L’altra amministratrice, invece, mise in tavola un ottimo compromesso che Yashimata accettò senza problemi. A lui non servivano le armi. Infine, dopo che sussurrò le fatidiche (?) parole a Shinodari, notò che qualcosa aleggiava nell’aria. Qualcuno aveva riprodotto la sua voce senza alcun problema, e molti, stoltamente, credettero che fosse proprio lui a sussurrare quelle parole di odio nei confronti del suo amministratore. Tutti, tranne qualche eccezione, ci cascarono in pieno. Possibile che fossero così stupidi e che non capissero il tranello? Secondo loro era mai impossibile che Yashimata denigrasse a tal punto il proprio amministratore, conscio del fatto che solo lui poteva concederli il permesso tanto ambito? Probabilmente sì, li aveva enormemente sopravvalutati.

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    Fu il turno di Godsan, e poi di Shiltar. Lasciò loro parlare senza interromperli in alcun modo. Era di carattere aperto, o, semplicemente, si era annoiato di far comprendere le sue ragioni: era come spiegare il linguaggio umano ad un mulo, e, come si poteva ben intuire, la missione era pressappoco impossibile.

    « Tokugawa? No, io non faccio parte di quel clan e mai né diventerò un membro. Credo che abbiate sbagliato persona. »
    Sussurrò in tono pacato, rivelando la più pura verità. Dei Tokugawa conosceva solo la proibita arte, nient’altro. Non aveva il cognome né si era mai sentito un membro di quel clan: era un sentimento di odio-amore che provava nei loro confronti e più stava distante da loro, meglio era; anche se sapeva bene che prima o poi il Maestro sarebbe venuto ad esigere il debito e lì, per lui, non ci sarebbe stato scampo. Ma non pensava a quel giorno, sembrava qualcosa di lontano, remoto.

    « Shiltar- Sama, la pregherei di concedermi quel permesso senza continuare questa pagliacciata. A me serve, non credo che i miei affari privati debbano essere svelati in pubblico per un pezzo di carta. »
    Continuò con voce stranamente cordiale.
    « Prima quel tizio mi ha chiesto se agirei ugualmente. Sì, agirei senza che voi nemmeno riuscireste a rendervene conto e avrei potuto fare così sin dall’inizio se solo lo avessi desiderato. Ho voluto essere sincero, ma a quanto pare non è servito a nulla. »
    Quindi, si voltò dandoli le spalle. Ancora non aveva capito chi fosse stato ad emulare la sua voce, ma chiunque fosse stato l’avrebbe pagata cara. Si rivolse a Shinodari, forse per un ultima volta.

    « Di grazia, qual è il nome di colui che mi scorterà ad Oto? »
    Domandò, per poi aspettare le ultime risposte. Avrebbe aspettato, dopo l’ultimo disperato tentativo, che Shiltar gli concedesse il permesso e che Shinodari rivelasse il nome di colui che lo avrebbe scortato, senza avanzare un suo nominativo. Attese, pertanto, che giungessero i responsi, dopodiché avrebbe abbandonato quel loco, probabilmente, nel medesimo modo in cui era venuto.
    Ad un tratto il cigolio di una porta, che fu seguito dall’entrata di un uomo. All’improvviso, le flebili speranze tornarono a risplendere: era giunto l’altro amministratore di Kiri, Kisugy Shineretsu…

     
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  4. Godsan
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    Si era sbagliato Godsan, a dire del kiriano, sull'origine di Yashimata.
    Inoltre, come se non bastasse, alla domanda postagli in ultimo egli confermò la sua intenzione.
    In fondo era quello che voleva sentirsi rispondere Godsan sebbene non gli piacesse affatto di come stesse volgendo la situazione.
    Rivolgendosi a Shiltar e con una mano già pronta dietro la schiena disse delle parole non troppo alte - non che gli importasse esser udito dagli altri -.

    Shiltar? domandò quasi l'amministratore dovesse capire l'intento del genin Credo sia il caso di terminare questa...pagliacciata. Quantomeno inscenata da un futuro traditore. Meglio liberarsi subito di questo problema.

    Era pronto a scattare ad un segnale conscio però della probabile diversità tra loro due genin.
    In quel momento fece l'apparizione una persona quanto meno inaspettata.

    Dapprima Godsan, voltatosi, non lo riconobbe. Solo al pronunciare il suo nome si rivedè, stupito e felice. Kisugy era tornato a farsi vedere e ciò non poteva che rendere felice il genin sebbene non sapesse cosa poteva pensare Shiltar in merito.
    Ma anche la sua comparsa forse avrebbe deciso le sorti di quella giornata.

     
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    Y Danone
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    Dalle Nebbie del Passato...

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    -Yashimata a quanto pare hai il dono di crearti nemici con la tua sola presenza.-

    Considerò la ragazza celando uno strano sorriso sulle sue labbra.

    Prima o poi avrebbe dovuto rivelare l’inganno di quelle parola mai pronunciate dal ragazzo.

    Poi si voltò verso Godsan.

    Lo fissò per alcuni istanti prima di parlare.


    -Pensi che io abbia ceduto facilmente nel concedergli il permesso di soggiornare temporaneamente ad Oto?-

    Commentò in tono serio.

    -Tu hai imparato a conoscermi ed ora dubiti di me? Non cercare di interpretare le mie azioni come se stessi tradendo ciò che sono.-

    Non disse nient’altro, non avrebbe potuto... c’era un lato di lei celato dalle ombre e Yashimata lo stava risvegliando, come prima di lui Yamata...

    Attese le parole di Shiltar, attese la replica di Yashimata.

    Ormai i destini dei futuri guardiani erano relegati in secondo piano, nuovi interessi avevano preso piede al loro posto.

    L’amministratore di Kiri non sembrava cedere sulle sue posizioni.
    Per ora nelle azioni del ragazzo avevano dato una motivazione per concedergli il permesso.
    E senza una risposta affermativa da parte del suo villaggio di origine, il loro si non avrebbe avuto nessuna importanza.

    Ascoltò entrambi e poi decise di prendere nuovamente la parola.
    La diplomazia oggi era una parola che tendeva a dimenticare troppo spesso.

    -Nobile Shiltar, a volte nel nostro mondo le parole assumono significati differenti a seconda di chi le ode. L’udito può essere ingannato... per quale motivo il vostro compaesano avrebbe dovuto denigrarvi ai miei occhi?-

    Osservò.

    Il suo drago d’ombra era ancora un silente guardiano, ma non sarebbe durato a lungo.
    Poi la sua attenzione si concentrò su Yashimata.


    -La concessione del permesso è un affare privato tra voi kiriani. D’altra parte durante questo torneo non è così strano vedere esponenti di altri villaggi riuniti all’interno dei nostri domini. Per ora, Yashimata, sei sotto la mia di giurisdizione essendo ad Oto e non a Kiri. Non sarà con le minacce che potrai ottenere ciò che desideri. In risposta alla tua domanda... Intendo scortati io durante la tua permanenza qui, almeno finche non mi dimostrerai che il tuo giocare con le ombre non arrecherà danni al mio villaggio.-

    Considerò.

    Poi un rumore di passi la fece voltare verso l’ingresso della tribuna.

    Per poco non assunse un’espressione sorpresa, quando il nuovo arrivato si presentò come Kisugy, l’altro amministratore di Kiri che dopo aver salutato i presenti alzando il cappello, si rivolse in un tono decisamente foco formale al Kaguya.

    Shinodari tossì per attirare l’attenzione.
    E così quello era il misterioso amministratore che avrebbe dovuto conoscere già in ben due occasioni, peccato che il destino avesse giocato contro quella volta.


    -Nobile Kisugy è un vero onore fare la vostra conoscenza. Shinodari Jaku, amministratrice di Oto, piacere.-

    Si presentò, rivolgendogli un inchino formale.
     
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  6. Yami Kaguya
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    Attention, please!

    CITAZIONE
    Mikawa-San, Kabane-san...seguitemi, per cortesia.

    Forse nemmeno lo ascoltai. Le pareti dello spogliatoio erano davanti ai miei occhi da alcuni minuti ormai. La pressione psicologica se ne era andata appena quella porta si era chiusa. Dovunque fossi stato, dal risveglio sino alla stanza degli ibridi, sembrava scomparso insieme alla copia del vecchio. A pensarci ora non c'era stata alcuna pausa. Nessuna comunicazione con l'esterno, nessuna possibilità di ritirarsi. O andavi avanti o morivi. E uno dei miei compagni era morto in quell'assurdità. Non che mi dispiacesse. Non che provassi qualcosa. Che fosse Kodachi, Akashi, o Jin. Li avevo visti solo una volta, con Akashi non parlavo da mesi, Kodachi...era quello che era. Ma è solo quando ti guardi indietro, che capisci quanto hai saltato. I graffi degli ibridi qua e là chiarivano a cosa eravamo scappati. Vedere gli altri morire, rendeva solo più chiaro che potevi essere al loro posto.
    E c'era il problema, di come non avessi saltato da solo, e della presenza di un solo appiglio, dall'altro lato.

    Fissai Alosiyus un attimo, poi mi alzai, fissando la guardia che ci era venuta a prendere. Ci fissava con un misto di ammirazione, ma non rispose quando gli chiesi chi fosse morto. Avranno avuto i loro motivi. Mi incamminai dietro di lei, mentre faceva strada. Almeno da parte mia il tragitto fu in silenzio, nemmeno la guardia avrebbe parlato se non interpellata. Meglio così.
    Ci lasciò all'entrata dell'arena, sparendo poi in uno dei corridoi. Non c'erano rumori, non c'erano persone.

    Torneo un pò desolante.

    Commentai, camminando. Il corridoio che di solito non mi metteva allegria, dopo quelli della prova sembrava quasi normale. Sino a che la luce del giorno illuminò la porta che conduceva all'arena, dandole una comica aria dorata. O forse ero solo io che mi facevo suggestionare. Feci un respiro, e superai la porta. Entrata che comunque, non fu certo in mezzo a uno scroscio di applausi. Mi voltai verso il podio che avrebbe dovuto ospitare i vari amministratori, ma il mio occhio allenato mi mostrava una scena un pò strana. Capelli bianchi, che doveva essere Shin. Capelli neri e folti, forse Ledah. Capelli argentati era Mister Falce, neri lunghi Shaina...un altro tizio capelli bianchi, non avevo idea di chi potesse essere, così come una capigliatura bionda sconosciuta. Un altro capelli corti a spazzola, forse era Febh. Poi una capigliatura biondo spento che non riconoscevo, e un tizio con un cappello in testa. Il drago non era certo qualcuno di sconosciuto. Il suo stare fermo però, non dava l'impressione ci fossero problemi così seri. Non vedevo pellicce, quindi forse Shaina non si era portata dietro Ookami. O forse era solo accucciata da qualche parte. Erano tutti fermi, quindi stavano conversando. Bello vedere come la propria vita interessi a qualcuno.
    Mi voltai quindi dalla parte opposta, osservando gli schermi. Il nostro era vuoto, quello di Jin fermo. Kodachi era....immerso in qualcosa che forse, mi faceva pensare di non aver passato un così brutto quarto d'ora nella prima prova. Akashi non riuscivo a vederlo. Forse mi ero già fatto un'idea, di chi fosse caduto in quel torneo.Senza morti era proprio impossibile, eh?
    Ad ogni modo, fissando le tribune, c'era qualcosa che mi fece passare l'aria abbattuta.
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    ...E' una mia impressione, o ci ignorano?

    Chiesi, mentre sembrava che lì sopra fossero impegnati in altro. I miei cambi d'umore d'altronde mi tornavano utili. Al momento poi non ero proprio in vena di perdere altro tempo a divertire qualcuno.

    Cos'è, volevi le luci puntate?

    Mi bastava un "Ah, è vivo", in realtà.

    Mah...guarda che a vedere da qui, a parte la Jaku e due femmine, non mi pare ci sia qualcuno da cui valga la pena cercare attenzione.

    Insomma sono venuti qui a scaldare la poltrona? Gentili.

    Il centro dell'attenzione sembrava essere su un solo lato del palco, in realtà. I casinisti c'erano proprio dappertutto.
    Ora, chi, dopo essere passato in mezzo ai laser, essere quasi stato divorato da degli ibridi brutti come il colera, e aver saputo di essere stato offerto come cavia per soldi, sarebbe rimasto calmo e tranquillo quando nemmeno gli davano attenzione nell'essere vivo?
    Alcuni sì, altri no. Io rientravo abbondantemente nel secondo gruppo. Soprattutto quando non ero proprio di un umore gioviale.
    Inviai il chakra alla mano, plasmandone la forma in uno spiedo sottile, e cambiandone la natura in quella elettrica, prima di strizzare l'occhio, e fissare il soffitto della tribuna.

    Pare che essere usciti dall'inferno...

    Sì, poteva andar bene come bersaglio.

    image
    ..non offra abbastanza interesse.

    Caricai indietro il braccio, prendendo la mira, e inviando il massimo di chakra impastabile sino ai muscoli dello stesso.

    Rimediamo.

    Scagliai lo spiedo elettrico verso il soffitto della tribuna, esattamente sopra la testa di tutti, così che si impiantasse su di esso, per sparire subito dopo l'impatto. Dopodichè attesi, immaginando che cercassero di capire da dove fosse venuta una cosa che avrebbe potuto bucargli la testa.

    Dici che ho ottenuto un pò di attenzione?

    L'avrei visto a breve, probabilmente.
    Spiedi del Mille Falchi - Chidori Needles
    Accumulando chakra nella mano e convertendolo in elettricità, è possibile creare e lanciare degli Spiedi composti solo da elettricità, simili in caratteristiche di penetrazione al Chidori. In relazione all'abilità, un ninja può creare più o meno aghi, per mano. Dal grado Jonin C sarà possibile creare gli spiedi da entrambe le mani, mentre dai gradi inferiori solamente in una. La potenza di ognuno sarà pari a 20, e riusciranno a penetrare, senza essere in alcun modo limitati, difese naturali o tecniche di potenza pari o inferiore a 20.
    [Chunin: 1 Spiedo per Mano]

    Villaggio ~Oto / Konoha | Tipo ~ Ninjutsu | Posizioni ~ /// | Livello ~ 4 | Consumo ~ Medio-Basso | Genere ~ Avanzata
     
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    Passo cadenzato in quel lungo corridoio. Come due soldati di ritorno da una guerra i due ninja si apprestavano a fare il loro ingresso in scena. L'arena attendeva il loro ingresso...

    La luce infastidì gli occhi del Mikawa che dovette frapporre un braccio. Poca gente ad assistere al quel torneo di morte, un gruppo di ninja noti al colosso e qualche persona seduta sporadica tra gli spalti. Yami manifestò questa constatazione ad alta voce; a Gene bastò un gesto di approvazione con la testa per esprimere il suo parere a riguardo. Che delusione...Aloysius aveva immaginato questo momento: la folla che festeggiava il rientro dei due dall'ardua prova, un boato tra facce di gioia e incredule...invece.

    Comunque tra le persone di rilievo, oltre i vari amministratori ed amministratrici dei villaggi, una in particolare colse l'attenzione di Gene. Alto, snello...sicuramente Yashimata; sicuramente a combinare casini. Se si trovava lì di certo non era per vedere il torneo; stava escogitando qualcosa. La vista sviluppata gli permise di captare, nonostante non potesse comunque vedere le espressioni dei li presenti, un clima di tensione nelle movenze di quei ninja; ma cosa diamine era accaduto? Eppure Alosysius non poteva sapere che ben presto sarebbe stato anche lui coinvolto nei suoi piani...

    Fatto stava che quell'atmosfera di indifferenza dava fastidio ad Aloysius; sentimento evidentemente condiviso dal compagni di avventure che non pese tempo ad attirare l'attenzione.

    " Direi di si..."


    Sarcastico ma convinto che lo sguardo di quelli si sarebbe spostato finalmente suoi due aspiranti guardiani...
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Alla faccia della diplomazia... fu il suo unico commento, a mezza voce, quando Yashimata ammise che in caso di permesso negato avrebbe disobbedito comunque. Quel tizio era decisamente confidava troppo nelle sue doti. Shinodari nonostante tutto continuava a spalleggiarlo, o perlomeno dava questa impressione..il che era strano.

    Non sarà mica sotto qualche genjutsu? Perchè è tanto interessata a lui? Boh...a meno che..
    Le possibilità erano due...o anelava a poteri come quelli del ragazzo....oppure aveva una cotta per lui. La seconda era talmente ridicola e assurda, per tantissime ragioni, che istantaneamente prese il sopravvento sulla prima.

    Con aria moditabonda, il Chunin si sarebbe chiesto cosa avessero di tanto affascinante i kiriani. Bah, dopotutto sono affari suoi.. ma chissà come la prenderà Yami? Oppure c'è qualcos'altro sotto..magari le minacce di tradimento di lui servono a nascondere una sua fuga a Oto...forse per amore...anche se non ce lo vedo quel bastardo a seguire una donna.. Comunque il suo sguardo sospettoso scivolò tra i due più volte. Si avvicinò a Shinodari, sempre che questa lo consentisse, per porle sottovoce qualche domanda, ma prima che potesse parlare, una voce allegra fece il suo ingresso in quel palco dall'aria pesante. Entro dalla porta, almeno, quindi era un invitato...senza contare che tutti sembravano conoscerlo.

    Era un amministratore della Nebbia. Un altro Kiriano in scena. Febh socchiuse gli occhi, sussurrando Tanto vale dichiarare questo palco ambasciata di Kiri... Sbuffò. Ad ogni modo, voltandosi, fece un inchino appena accennato all'uomo, e dunque fec cenno a Ledah di fornigli la ricetrasmittente.

    Ma ecco che una luce improvvisa attirò la sua attenzione nuovamente. Yami Kabane, con un fulmine in mano aveva fatto il suo ingresso con un armadio alle spalle che sembrava in tutto e per tutto Diogenes. Ma che?? Si chiese, sopreso, lo Yakushi, voltandosi a guardare gli schermi e notando come una delle prove fosse terminata senza che nessuno, a quanto sembrava, se ne fosse accorto. Wow, sono vivi tutti e due Comunque, fu il suo unico commento.
     
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    Gli occhi di LEdah tornarono alla normalità quando comprese che Shinodari non era più in pericolo, qualcosa lo disturbava nella vista del kiriano, ma non era certo la sua educazione, Ledah pensò per un istante di veder riflesso in lui qualcosa di quella sagoma dei suoi sogni.
    La sagoma era arrogante, piena di se' e considerava gli esseri umani come feccia, Ledah non lo sapeva coscientemente, ma lo intuiva, anche come spettatore, riusciva ad imemdesimarsi almeno un poco negli attori che si muovevano sul palcoscenico della vita, del quale lui non poteva calcare alcun centimetro.
    Ma oltre a quei difetti, era indubbia l'affinità col caos, curioso che dove fosse Ledah, per un motivo o per l'altro, accadessero spesso eventi in grado di gettare nel caos il mondo come doveva apparire.
    Anche quella riunione, la quale doveva apparire ricca di formalismi, dedita all'osservazione del macabro spettacolo offerto dal torneo, sie era tramutata in un unico chiasso, grazie a qualche strumento del caos, come quello Yashimata, shinobi arrogante e sicuro, il che lo avrebbe certamente portato ad una morte a lungo sfiorata.

    In questo, Ledah che non mirava di certo al caos, non sapeva di esserne parte lui stesso, indirettamente, il caos era il suo elemento, la sua sola presenza favoriva nel portarlo, ma Ledah non lo sapeva ancora, la sagoma azzurra, il Passato, non era ancora venuto a rivelarsi da sotto il velo di fiamme azzurre, solo gli occhi rossi lasciavano intuire un collegamento.

    Ed ecco la nuova occasione per il Caos di giocare un'altro poco in quel luogo, poco dopo aver dato il necessario all'altro amministratore di kiri, Ledah vide il lampo scagliato da Yami.
    Una fugace occhiata al monitor confermò che i due avevano terminato la loro prova, mentre Akashi, rientrò in scena con un boccone di carne umana, il suo fallimento era totale, shinobi abile e potente sotto il campo ofensivo, ma fragile nella mente, la piaga che lo aveva infettato, aveva avuto una via facile verso la sua mente, il suo braccio destro, era irrimediabilmente ingigantito.
    Ledah guardò Shinodari, lei sapeva cosa fare ora che due erano sopravvissuti ed uno morto, a lei spettava la scelta.
    Nell'attesa, non dimenticò di rivolgere uno sguardo assente verso Yami ed un Diogenes molto diverso da quello col quale aveva lottato tempo prima, non provava niente, ma era normale, da anni era uno spettatore estraneo alla vita.
     
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    Falce dei Kaguya


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    Di certo la situazione stava diventando sempre più... divertente ed irritante allo stesso tempo.

    Yashimata che per primo parlò, rivelando che, se non glielo si fosse permesso, avrebbe comunque agito e che quella era stata, alla fin fine, una cortesia, per poi voltargli le spalle.
    Per un attimo, anziché rispondergli, anziché curarsi delle parole di Godsan, Shiltar ebbe la mordente voglia di conficcargli una lama d'osso al centro della schiena, giusto per istruirlo sull'educazione che un genin doveva portare un chunin, poi, Yashimata passò in secondo piano per un nuovo arrivo nella sala.

    Kisugy fece il suo ingresso in mezzo ad amministrati e guardie del corpo; il Kaguya fu evidentemente sorpreso, ma, ancora di più, lieto nel vedere il suo collega amministratore, dopo nemmeno lui ricordava quanto tempo.
    Dopo essersi presentato, gli si avvicinò con quello strano e buffo cappello che si trovava in testa; Shiltar, per prima cosa, gli diede una calorosa pacca sulla spalla, "In effetti la tua assenza s'é fatta sentire, specie per le scartoffie che ti aspettano in ufficio.", esordì sorridente, "Sulle novità di Kiri, te ne parlerò al ritorno... giacché conto che tornerai al villaggio ora.", concluse, voltandosi verso Shinodari.

    Le parole dell'amministratrice otese sembravano criticare ciò che Yashimata gli aveva detto, come se fosse difficile intuire, una volta calmatisi, che c'era stato qualche trucco, voluto o meno, in quelle parole, dette solo per "istigare", al pari di ciò che aveva fatto la guardia dell'amministratrice sunese fino a poco prima. E non fosse stato che non aveva visto le labbra della ragazzina muoversi, Shiltar avrebbe ipotizzato che fosse stata lei ad imitare la voce di Yashimata.

    "Il motivo per cui mi avrebbe potuto denigrare, Nobile Jaku, non mi interessa più di tanto, di certo non avrebbe aiutato ad ottenere il permesso, come non ha aiutato niente del suo comportamento finora.", fu l'unica osservazione, del tutto cordiale, del Kaguya, poi, quando Shinodari avvisò il genin kiriano che lei lo avrebbe scortato ad Oto, Shiltar dovette impegnare tutto se stesso per non rivelare quanto quella notizia lo lascia perplesso: non che diffidasse delle qualità di Shinodari, ma era un'otese con un carattere ed una mentalità ben diversi dalle sue.

    "Ad ogni modo, Yashimata, ti voglio venire incontro, dato la tua spiccata diplomazia.", esordì sarcastico l'amministratore, "Chiedevi un permesso di 30 giorni, giusto? Bé, resta pure ad Oto per 15 giorni, poi però torna a Kiri e lì ti darò, sicuramente, un permesso di altri 15 giorni per Suna, su questo puoi stare sicuro.
    Se entro 15 giorni dalla data della tua partenza dalla Nebbia non sarai tornato, allora preparati a non ricevere un bentornato quando ti farai rivedere."
    , concluse, voltandosi verso Godsan prima, che aveva dimostrato interesse nell'eliminare subito un problema di Kiri in quel di Oto, cosa che Shiltar non avrebbe mai fatto, per non lavare i panni sporchi fuori, poi verso Kisugy.

    E poco dopo, ci fu una nuova sorpresa: qualcosa volò sopra le teste di tutti, impattandosi sul soffitto della tribuna, Shiltar ebbe appena il tempo di vedere una sorta di spiedo elettrico che questo scomparve.
    Per un pò si guardò intorno con calma, nel vedere una cosa che gli ricordava vagamente il suo Raicho, poi sentì le parole di Febh.
    §Sono vivi tutti e due?§, si ripeté fra se, girandosi verso i quattro schermi: uno era spento, quello del Kabane e dell'altro ninja di Oto!
    Shiltar si voltò verso l'ingresso e vide l'unico di tutti i partecipanti al Torneo che, alla fin fine, gli interessava, lo vide da lontano, ma non fu difficile riconoscerlo, data la figura massiccia accanto a lui, "Kabane...", ridacchiò a bassa voce.
    Effettivamente, fra i due allievi redivivi, Kisugy e Yami, Yashimata era ormai quasi svanito dall'attenzione di Shiltar.
     
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    I Dango sono definitivamente assenti.

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    *Con qualche difficoltà, ma era riuscita a far capire a Deidara che era meglio per la giovane genin non intromettersi in cose più grandi di lei. Certo, preoccuparsi per un guerriero in battaglia era lesivo per il suo onore, ma non voleva certo andare per il sottile quando la sua allieva poteva finire in guai seri. Avrebbero avuto parecchie cose di cui parlare quella sera.*

    *Il clima era ancora teso, quando avvenne qualcosa che alleggerì un po' l'aria pesante che si respirava. Un altro shinobi, dichiaratosi Amministratore di Kiri, fece il suo ingresso nell'Arena. Shaina lo salutò con un leggero inchino, lanciando un'occhiata alla ragazza accanto a lei per indurla a non dimenticare le buone maniere.*

    Kisugy-sama, credo siate arrivato in un momento "particolare". E' in ogni caso un piacere fare la vostra conoscenza. Shaina Otori, Amministratrice di Suna.

    *Disse in tono di fredda cortesia, mentre studiava per un attimo la persona che aveva di fronte , gli occhi verde smeraldo che sembravano giungere dritti all'anima di chi aveva di fronte.*

    *Continuò a seguire la scena che aveva di fronte, quasi annoiata. I problemi di Kiri non la riguardavano, a meno che non diventassero problemi anche di Suna. Si chiese perché Shinodari volesse seguire Yashimata durante il suo soggiorno. C'erano un po' di cose che avrebbe voluto chiedere all'amica, e non vedeva l'ora di farlo.*

    *Shiltar giunse quindi a un compromesso con il giovane dominatore delle ombre, il che poneva abbastanza fine alla questione, e fu anche per questo che la sua attenzione si spostò altrove. Gettò un'occhiata agli schermi. A quanto pareva uno dei partecipanti era morto, uno era in una pessima situazione e gli altri due...lo schermo era vuoto. Che fine avevano...*

    *In quel momento, una luce e un impatto giunsero da sopra le loro teste. Shaina si voltò di scatto, mettendosi d'istinto davanti a Deidara, pronta a reagire. Le parole del giovane Amministratore di Oto giunsero un attimo dopo.*

    CITAZIONE
    Dici che ho ottenuto un pò di attenzione?

    *Shaina sospirò, con un lieve sorriso sulle labbra. Certo che agli uomini piacevano proprio le entrate a sorpresa...Si rilassò quanto bastava per vedere Yami assieme a un colosso altissimo. Beh, tutto sommato avevano ragione a prendersela se nessuno si stava sincerando della loro esistenza in vita.*

    Ben arrivato, Yami-san. Prendete pure la nostra distrazione per fiducia nella vostra capacità di rimanere in vita.

    *disse calma, ma con un tono decisamente sollevato nel vedere che a Shinodari era stato risparmiato lo strazio di un'altra perdita.*
     
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    Memore della recente, brutta esperienza, non esitò un attimo a reagire allo sguardo poco rassicurante della sensei, procedendo ad un inchino formale ma cerimonioso all'indirizzo di quello che sembrava essere un altri amministratore. Bofonchiò un "molto piacere" incerto, riuscendo a scandire bene la frase dopo la seconda emme balbettata, sentendosi tremendamente fuori posto là dentro, specie considerando lo stato d'animo non proprio amichevole in cui versava attualmente la sua maestra.

    Infine...

    ... bastarono cinque secondi ed un paio di eventi, che di nuovo per la seconda (o terza?) volta da quando si trovava su quegli spalti il suo umore mutò improvvisamente quando si ritrovò trattata per l'ennesima volta come una poppante, quando la sua visuale fu coperta dalla schiena esile della sensei e dalla sua sciarpa rossa. Sbuffò sonoramente aggrappandosi a quell'indumento che tanto risaltava sugli abiti dell'amministratrice, tirando leggermente per attirare l'attenzione su di se. « Uffi » sussurrò d'un soffio sempre rimanendo aggrappata alla sciarpa e fissando al contempo l'oggetto che aveva suscitato la reazione della sua maestra, uno spiedo che si era conficcato di parecchio sopra la sua testa, innocuo, su cui però serpeggiavano scariche di energia statica. Il suo commento fu ugualmente appena sussurrato, in modo che fosse udibile soltanto dalla sua insegnante o al massimo -per sbaglio- da chi si trovava nell'immediata vicinanza.

    « Tutti con carenze affettive, qua dentro, per cui devono esibirsi alla prima occasione utile??? Oppure è il cromosoma Y in eccesso che spinge i maschi a fare continuamente a gara a chi ce l'ha più l... ehm. »
    Finse vagamente di tossire commentando poi a voce più normale.
    « C'è troppa polvere, qui. Non ho ben capito una cosa... chi sarebbe il Simpaticone? E' uno dei tizi che prima erano sugli schermi, no...? Lo conosce, sensei? »

    Ovvio che si, lo conosceva sicuramente giacché l'aveva chiamato per nome, sebbene con un titolo onorifico. Shaina-san doveva conoscerlo per lo meno quanto lei conosceva il signor Shiltar, se non di più. Non aveva prestato la minima attenzione al proseguo del torneo, meno che mai alle sembianze dei partecipanti. Il colore dei capelli però combaciava con uno dei tizi che aveva visto gareggiare, ma con solo quel dato (peraltro non poi così certo...).
    Le venne in mente che poteva essere il tipo dell'amichetta della sensei, ma scartò immediatamente l'ipotesi giacché innanzitutto la tipa non gli si era gettata al collo due nanosecondi dopo la sua comparsa, ma sopratutto perché mrSimpaticone non corrispondeva neanche lontanamente a quello che è l'identikit ideale del ragazzo tipico di una così. Innanzitutto era troppo poco vecchio (quanti anni avrà? Anche se è piuttosto alto sedici a dir tanto, al massimo diciassette) ma sopratutto era di corporatura troppo piccola per star dietro ad una tipa come quella. Deidara si era immaginata uno più massiccio, sui venticinque-trent'anni, e mooooolto più figo, quindi sicuramente non poteva essere lui. Si sporse oltre la schiena della maestra cercando di individuare fra i superstiti qualcuno che corrispondesse vagamente all'identikit, con ben poco successo...

     
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  13. » Firsterd «
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    Finalmente quel rozzo Kaguya si era deciso dei andargli incontro.
    I tempi pattuiti andavano più che bene, così come andava bene il fatto che una volta a Kiri avrebbe ricevuto il permesso per andare a Suna. Tutto si era risolto, tranne che per un particolare. La scorta nei meandri di oto non andava affatto bene, ma non vi erano problema a scappare da quel luogo. Mentre si accingeva a fare ciò, però, sorsero degli imprevisti. Uno spiedo fatto di pura elettricità si incastrò sul soffitto, palesando la presenza dell'amministratore e del Mikawa. Non aveva dubbi che sarebbe tornato vivo da quelle prove che gli abitanti del suono solevano reputare "difficili". Ci sarebbe riuscito anche uno studente alle prime armi, ma del resto bisognava compatirli.

    « Io vi lascio ai vostri problemi, nobile amministratrice. »

    Continuò disinteressandosi completamente dei nuovi arrivati. Adesso era un intruso, non aveva nulla a che fare con la premiazione o con mere avvertenze per mettersi in mostra. Erano problemi di Oto, non suoi. Prima di congedarsi definitivamente, però, disse un ultima cosa.

    « Suppongo che sia giunto il momento che vi dedicate, tutti voi, ai "grandi" shinobi che sono usciti indenni dalla prova. Alla prossima, allora. »

    Concluse sarcastico per poi sparire nelle tenebre dell'arena. Quando si fossero resi conti che lui non c'era più, era troppo tardi. Al posto del suo mantello non c'era rimasto nulla, le ombre lo avevano inghiottito e lo avevano sputato fuori dall'arena. C'erano troppi metri fra di loro e non avrebbero mai sprecato una così bella giornata per inseguire uno "stupido" Shinobi. Si trasformò non appena fu sicuro che nessuno lo stesse seguendo, in modo da non farsi riconoscere da eventuali guardie. La sua missione poteva dirsi compiuta, la prossima tappa, tuttavia, era Villa Mikawa, che aspettava il ritorno vittorioso del proprio padrone!!!

     
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    Febh le si era avvicinato come se avesse voluto parlarle, lanciandole strane occhiate non solo a lei, ma anche a Yashimata.
    Ma prima che potesse capire cosa avesse in mente la sua guardia del corpo era sopraggiunto l’atro amministratore di Kiri.

    Shiltar aveva commentato in risposta alla sua decisione di scortare il kiriano per le vie di Oto.
    Aveva mantenuto un tono cordiale, però... qualcosa non la convinceva molto...

    E poco dopo...

    CITAZIONE
    Pare che essere usciti dall'inferno...

    Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra tutti.

    CITAZIONE
    ..non offra abbastanza interesse.


    Shinodari si distrasse da quanto le stava accadendo intorno, volgendo lo sguardo verso colui che stava pronunciando quelle parole.


    CITAZIONE
    Rimediamo.

    §Kailei...§

    Non fece in tempo a far affiorare alla mente il seguito del suo pensiero che fu bruscamente interrotto da uno spiedo elettrico lanciato dal ragazzo che esplose sul soffitto sopra le loro teste.

    CITAZIONE
    Dici che ho ottenuto un pò di attenzione?


    Shinodari era indecisa se scoppiare a ridere per quel gesto inteso ad avere la loro totale attenzione oppure fingersi offesa per quella mancanza di buone maniere davanti agli esponenti dei vari villaggi accademici.

    Due dei concorrenti erano arrivati alla fine della loro prova, entrambi vivi.
    Ma pur essendone felice, solo allora si accorse che un altro schermo si era spento...

    Akashi...

    E non era con loro.

    Alla fine anche questo torneo aveva reclamato la propria vittima.

    Era triste, non era quello che avrebbe voluto.
    Dannate regole!
    Pregò che Kodachi e Jin riuscissero ad arrivare fino alla fine.
    Non desiderava altre morti...
    Non l’aveva mai desiderato.


    Quanti metri la separavano da Kayle?
    Cosa aspettava a gettargli le braccia al collo e a baciarlo per essere lì, per essere sopravvissuto?
    In fondo era ciò che desiderava e anche forse quello che si sarebbero aspettati tutti...

    Era così concentrata sul compagno che le sfuggi, per fortuna di Deidara, il suo commento sarcastico, pur avendo un udito allenato a percepire anche i sussurri.

    Si mosse verso Kayle con l’intenzione di mostragli quanto fosse felice di averlo lì, accanto a lei, quando Yashimata le disse qualcosa che la mise sul chi vive.


    CITAZIONE
    « Io vi lascio ai vostri problemi, nobile amministratrice. »

    Shinodari si voltò vero il giovane kiriano.

    CITAZIONE
    « Suppongo che sia giunto il momento che vi dedicate, tutti voi, ai "grandi" shinobi che sono usciti indenni dalla prova. Alla prossima, allora. »

    Esordì con un commento sarcastico, per poi sparire nelle tenebre.

    §Ma cosa?§

    Le iridi della ragazza si tinsero di nero.

    -Ryukage inseguilo e non lasciartelo scappare!-

    Esclamò secca.

    Il drago silenziosamente sparì a sua volta nelle ombre.

    Poi Shinodari si voltò verso Kayle.
    Lo fissava con un’espressione di scusa per non potergli essere accanto in quel momento così importante per entrambi.


    -Mi spiace, ma non posso permettere a Yashimata di fare il proprio comodo qui ad Oto. Devo, purtroppo per il momento, congedarmi da voi. Yami, so che sei reduce da una prova non indifferente, ma ti prego di prendere il mio posto in quanto amministratore di Oto. Tornerò il prima possibile. Vogliate scusarmi.-

    Disse rivolgendo un inchino ai presenti, per poi scomparire a tutta velocità fuori dalla tribuna d’onore.

     
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    Falce dei Kaguya


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    Ancora per qualche minuto, Yashimata rubò per se l'attenzione dei presenti nell'arena, o almeno ci provò: l'arrivo di due sopravvissuti al Torneo era di certo un fattore che catturava l'attenzione, quanto meno quella di Shiltar.

    Quasi non ascoltò il commento della guardia del corpo dell'amministratrice sunese, per quanto ne avrebbe di certo riso, notò giusto il saluto che Shaina rivolse al Kabane e, di certo non si curò del ninja Kiriano che ora si allontanava: non gli era simpatico, ma rispetto all'amministratore otese passava in secondo piano.
    Shiltar sentì però le parole di Shinodari, quando si rivolse ai presenti dicendo che avrebbe dovuto abbandonarli momentaneamente per seguire Yashimata... ed in fondo lei se l'era cercata, accettando che quel ninja facesse il turista ad Oto. Almeno questo era il pensiero del Kaguya, più interessato al fatto che fosse ora il sopravvissuto al torneo a dover coprire il ruolo di amministratore.

    "Sì, amministratore Kabane, ci intrattenga lei.", fu l'unico commentò che Shiltar aggiunse, sorridendo, una volta che Shinodari aveva lasciato la tribuna.
    Ora stava all'altro, magari, dire qualcosa.
     
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95 replies since 16/10/2007, 16:27   2817 views
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