Villa MikawaResidenza di Aloysius Diogenes

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  1. DioGeNe
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    Da "Il Colosso dei Mikawa: la vera storia", di Loxion Mikawa


    Capitolo XXI, Il Kage Assente



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    Un solo cadenzato suono nella villa fantasma. Il giardino incolto, le sale vuote, strati di polvere e muffa che ricoprivano i pregiati tessuti come i letti al piano di sopra; i camini spenti con l'inverno alle porte, le candele consumate e la cella frigorifera vuota...dove diavolo erano finiti tutti?
    Un qualsiasi ladro sarebbe potuto entrare, trafugare oro e mobilio di valore tale da campare generazioni, tuttavia nessuno osava farlo: il mai Kokage ancora destava terrore e l'immagine di quei capelli a punta e la benda sull'occhio era sufficiente a scoraggiare la malavita locale. E poi, detto chiaramente, nessun rigattiere del paese del Suono avrebbe comprato gli avari del Mikawa. Finestre e porte erano intatte, solo la natura si era fatta strada con rampicanti che ricoprivano le mura esterne, il vento che aveva fatto scomparire la striscia di viale alla nebbia del mattino che si infiltrava in qualche pertugio rendendo l'atmosfera ancora più tetra. Persino i ratti e gli animali del vicino bosco non avevano profanato quel luogo, teatro di innumerevoli vicissitudini di Oto e del mondo intero.

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    Dallo studio, dove Aloysius era solito passare molto tempo, forse qualche informaizone in più si poteva ricavare perchè qualcuno sembrava essere passato di lì: difficile dire quando con esattezza ma un occhio attento avrebbe notato, dallo strato di polvere leggermente più fino in alcune zone del pavimento, la presenza di impronte. Addentrandosi nella biblioteca, al ritmo di quell'incessante ticchettio sincrono, si sarebbe giunti ad una scalinata e quindi ad una serie di tomi ispezionati con evidente foga; uno di questi era aperto in corrispondenza di una pagina malamente strappata dalla rilegatura.
    Le impronte quindi continuavano e seguendole non senza difficoltà si sarebbe arrivati nell'ala Ovest difronte all'arazzo raffigurante la grande Guerra del Sangue, quella combattuta nella Rosa tra Mikawa e Kenkichi molti anni prima della fondazione di Oto. In pochi sapevano che di lì era l'accesso al covo del Colosso e che un elaborato meccanismo di difesa ne rendeva complicato l'accesso...

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    Anche entrando in quell'area segregata non vi sarebbero state tracce di nessuno degli abitanti della Villa e ancor meno di Aloysius. Era lì che si era isolato dal mondo per combattere la sua battaglia interiore, lì che una ragazzina lo aveva riportato dalle tenebre alla luce strappandolo alle grinfie di un antico Demone. Ora era diverso, non sembrava esserci alcun riferimento a quella terribile Profezia.
    L'armeria, la palestra e le celle erano vuote e inusate dallo stesso tempo che vedeva interrotte le attività al piano superiore, dove la vita si svolgeva un tempo con maggiore normalità.
    Le alte arcate a botte e le mura in pietra facevano da eco a i piccoli rumori della vita sotterranea ma, più di tutti, era sempre quel dannato orologio a scandire lo scorrere del tempo di quel luogo ormai di nessuno.



    Anche conoscendo bene i segreti della Villa, sarebbe stato complesso ricavare qualche informazione in più. Nel Pozzo, la storica dimora di uno dei più fidati collaboratori del Mikawa, la situazione era la medesima. Il laboratorio era abbandonato e vessava in uno stato pietoso anche per gli standard otesi: i macchinari sperimentali come le capsule per la conservazione dei cadaveri erano al termine del loro ciclo di vita e i corpi avevano iniziato la fase di decomposizione. Rispetto al resto dell'abitazione, però, qui sarebbe apparso più lampante il fatto che qualcosa non tornava in tutta quella faccenda; non bastava infatti un genio per capire che quello che si aveva davanti agli occhi non poteva essere il risultato di un anno di assenza. Di Fyodor, ovviamente, non vi erano tracce ma analizzando la vegetazione vicina all'ingresso si poteva capire parte di quell'inganno a cui stranamente nessuno, in tutto quel tempo, aveva prestato attenzione. Dall'interno, infatti, lo stato del manto erboso faceva come linea curva a scandire il confine tra ciò che sembrava essere vecchio di decine di anni e ciò che invece era il tempo per il resto del mondo; una verità che facendo anche un solo passo indietro non sembrava trovare riscontro...

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    Un mistero che si infittiva ancor più pensando al fatto che Harumi ed Eiatsu, abitanti della Villa e attivi nelle faccende del Villaggio, sembravano vivere le proprie vite tranquillamente convivendo, con dispiacere certo ma senza grandi allarmismi, con l'assenza del Kokage. Una pista chiara partiva proprio alle soglie di quella semisfera virtuale dove un passaggio frequente tra la fitta vegetazione si snodava fin dentro il Bosco dei Sussurri e precisamente alla vecchia baracca. Qualcuno ci era stato di recente, anzi la pericolante struttura sembrava essere diventata proprio la dimora stabile di una coppia...un letto di fogliame, teli e cuscini, dei panni sparsi in giro, un armadietto con del cibo preconfezionato.



    CITAZIONE
    OT/ Giocata aperta a tutti, Otesi e non ;) Non ci sono turni, posterò ad cazzum degli avanzamenti usando come input anche i vostri post /OT


    Edited by DioGeNe - 13/11/2020, 12:32
     
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