Gli Inferi di Oto - Le Prigioni

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    " Miyazaki dici? Bha, in amministrazione avranno fatto confusione allora. Tuttavia, mi piace il fatto che tu mi abbia corretto. "

    La buttò così, non lasciando che il suo sguardo non facesse trapelare alcun segno di preoccupazione. Può essere che avesse effettivamente sbagliato ragazza? Dopotutto la probabilità che ci fossero due kunoichi genin con lo stesso nome ad Oto era molto bassa, considerando il numero degli neo ninja iscritti all'accademia...ma poi, avrebbe fatto davvero differenza se quella era la persona sbagliata? Al daymio e gli anziani serviva una giovane personalità da manipolare, probabilmente quel nome lo avevano anche tirato fuori dal cappello con gli occhi bendati!

    Proseguirono dunque il viaggio nei sotterranei ed Eiatsu non poté non notare il disagio della kunoichi nel camminare in silenzio in quel posto lugubre. Per fortuna la ragazza trovò coraggio, chiedendo ulteriori informazioni sulla missione: non sembrava molto informata sul modo di fare le cose li ad Oto.

    " Mai sentito parlare del Neko Senzai? Il bordello più famoso del continente? Bene, se ora non c'è più lo si deve con molta probabilità al soggetto in questione...pare abbia installato lui le bombe che hanno fatto saltare in aria tutta la struttura e uccido decine di persone. "

    Bugia, ma serviva una storia credibile e quella era la prima che gli era venuta in mente. Poi continuò., dicendo con tono più allegro:

    " Ad Oto in genere non si fa molto caso ai diritti delle persone, molto spesso è il capriccio di un ninja di potere che ricopre una qualche carica a decretare la vita o la morte di criminali e non. Ma immagino che questo sia facile capirlo leggendo semplicemente dei libri di storia. "

    Era vero, Oto era forse il Paese più incline a questo genere di filosofia, preda dei peccati e priva di una rigida impostazione legislativa; sicuramente tra gli accademici. La kunoichi passò poi a domande più personali, alle quali il Jonin non mancò di dare risposta:

    " Io gestisco l'obitorio del villaggio come mansione principale. In pratica mi accerto che le conoscenze belliche segrete del villaggio rimangano al sicuro e al tempo stesso che i cari dei defunti possano andarlo a trovare al cimitero o ne custodiscano le ceneri come ricordo.
    Questo genere di missioni sono un buon modo per riprendere contatto con i vivi, quindi non ti preoccupare di annoiarmi..."


    Una versione romanzata del suo lavoro ma che, in fondo, corrispondeva al vero. Dopotutto le attività che svolgeva per il Mikawa erano segrete ai più e decisamente non ufficiali. L'unica cosa non vera era il rifiuto della tranquillità del suo obitorio; per lui era di gran lunga meglio di ogni genere di contatto umano.

    Camminarono ancora per un po prima di giungere ad una porticina in legno, al termine di un cunicolo secondario che risaliva in superficie. Districarsi in quel groviglio di tunnel non era affatto facile poiché ideato proprio con l'intento di generare un labirinto; in altri termini, la probabilità che un estraneo riuscisse a trovarne una uscita sarebbe stata davvero effimera.
    Una volta tornati alla luce, i due sarebbero sbucati al di sotto di un enorme albero secolare esattamente tra le sue radici giganti che emergevano dal terreno. Scostando alcuni arbusti, Eiatsu avrebbe liberato la via che conduceva all'ingresso degli Inferi, uno dei luoghi più segreti di Oto e difficili da raggiungere qualora si avesse optato per la via nel Bosco. Di fatti erano arrivati nella parte più oscura e intricata dei Sussurri, abitata da strane creature molte delle quali avide di carne umana.
    Ad aspettarli vi era il gruppo preannunciato da Eiatsu, composto da ninja delle squadre speciali dotati di ottima preparazione. Forse solo a quel punto Harumi intuito la pericolosità di quella missione...dopotutto erano katane quelle che i quattro uomini portavano alla cintola e lei una semplice genin alle prime armi!

    " D'ora in avanti non prendere iniziative e fai quello che ti viene detto...Meredora è strana ed imprevedibile. Tieni i sensi all'erta e cerca di apprendere più che puoi."

    Un semplice cenno del capo avrebbe indotto Eiatsu a proseguire ed accedere agli inferi per calarsi nel nuovo ambiente che li attendeva. L'ambiente era sufficiente tetro e la visibilità garantita da torce poste tutt'attorno la saletta ovale completamente sigillata all'esterno. Al centro della stessa, difronte ad una porta blindata che conduceva evidentemente ai piani inferiori, vi era un bancone ove prendeva posto una ragazza di cui il seno prosperoso non era l'unica cosa che balzava all'occhio, o almeno non quanto il fatto che avesse sei braccia!

    " Siamo qui pe..."

    " Lo so perchè siete qui, la lettera è arrivata ieri sera. O forse era questa mattina... non ricordo. In ogni caso non c'è bisogno di presentazioni, ti sei il servetto del Mikawa dico bene? "



    " Questo non è n..."

    " Si va bene, va bene non importa. Il terzo livello vi attende e...e...e lei chi è? Un genin nelle mie prigioni? Non se ne parla proprio, non voglio poppanti a cui dover badare! "

    " Decido io chi fa parte del mio gruppo. Io dico che lei può entrare. "

    " Questo lo valuterò io, se permetti. "


    Con un balzo agilissimo quella sarebbe saltata sul bancone e si sarebbe fiondata alle spalle della kunoichi [Energia Blu] dicendo con voce sottile e pungente:

    "Stremati dal duro lavoro di campagna, 2 figli e 2 padri si riposano per mangiare del pane con un uovo. Tuttavia nel pollaio, quel giorno le galline hanno prodotto solo 3 uova! Nonostante ciò, tutti riescono a mangiare un uovo a testa...è possibile? "

    " Ma non ha senso! Tu non hai l'autorità per scavalcarmi! Lei è stata scelt..."

    " Ahhh zitto! In questo luogo il tuo grado vale meno di zero, qui comando io....Allora cara, la risposta? "

    E attese senza però che una delle mani andasse a sfiorarle il corpo in maniera abbastanza ambigua e inquietante. Dopotutto erano rare le visite che Meredora riceveva in un anno e quando aveva modo di poter giocare con i suoi ospiti non ne perdeva occasione. Se poi fossero gli uomini o donne a piacerle questo era un mistero...
    Una cosa certa però era che se Harumi non avesse risposto nel giusto modo all'indovinello allora l'intero gruppo avrebbe dovuto scordarsi di procedere nella missione, certo, a meno di dover usare le maniere forti.

     
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    Parte ii ~ Indovinello



    In fin dei conti il signor Eiatsu sembrava un tipo a posto. La trattava con gentilezza, rispondendo alle sue domande e facendole da guida. Certo, in un luogo come Oto le prime impressioni potevano trarre in inganno più che altrove, e la giovane l'aveva imparato molto presto. Ciò nonostante, si sentiva a suo agio con il jonin. Nell'oscurità, il rumore dei loro passi rimbombava contro le pareti concave della galleria, dando l'impressione che qualcuno li seguisse e al contempo li precedesse. Eppure, là sotto, erano completamente soli. Neko...Senzai? Il nome non gli diceva assolutamente nulla, ma non se ne sorprese, in fin dei conti si trovava nel Villaggio del Suono da pochissimo tempo, e di certo non avrebbe frequentato posti del genere. Nonostante compatisse chi vendeva il proprio corpo per denaro e biasimasse chi acquistasse tale merce, l'assassinio era di gran lunga più grave. Come ragionando a voce alta, la ragazza domandò all'uomo con lei. Punire l'omicidio...giustiziando il colpevole? Avrebbe voluto rispondere che, così facendo, non si poteva altro che alimentare il vortice della violenza senza risolvere nulla, ma aveva ormai compreso che quella era l'unica soluzione ammissibile nella sua nuova patria. Si limitò a scuotere lievemente la testa, ascoltando sconfortata i ragionamenti di Eiatsu. Lì la loro vita contava meno di zero: poteva sperare di tirare avanti solo fin tanto che si rendeva utile, sempre che sopravvivesse ai mille pericoli che la carriera di ninja comportava.

    La kunoichi dimostrò vivo interesse per l'attività svolta dal suo accompagnatore. Certo, lavorare a contatto con i morti non doveva essere piacevole, ma nella voce di Eiatsu notò una sfumatura soddisfatta mentre ne parlava. Con un sorriso, che l'uomo avrebbe potuto solamente intuire trovandosi qualche passavo avanti a lei, Harumi rispose di buon umore. Sono felice che la mia compagnia non le sia un peso. E mi rassicura pensare che, se dovessi lasciare questo mondo, sarebbe una persona gentile come lei ad occuparsi delle mie spoglie. Il pensiero della morte non la spaventava, non più. Probabilmente succedeva spesso alle persone che vi arrivavano vicino come la ragazza. L'aveva fissata dritta negli occhi, impotente, finendo per accettarla. Per volere dei kami la sua ora era stata rimandata, ma anche l'abisso aveva guardato dentro di lei, toccandola in profondità, sebbene ancora Harumi non ne avesse preso coscienza. Il sorriso sul suo volto si fece amaro, e fu contenta che lo shinobi non potesse scorgerla in quel frangente. No, la morte non la preoccupava, ma l'idea che nessuno avrebbe versato una lacrima sul suo corpo la rendeva triste.

    Varcata una porticina di legno, al termine di quel dedalo di strade sotterranee che le aveva fatto perdere presto l'orientamento, guadagnarono l'aria aperta. Non che la sensazione provata dalla kunoichi fosse esattamente di liberazione. L'atmosfera che la circondava era opprimente, quasi se la natura intorno a loro sopportasse a stento la loro presenza. Si fece più vicina al ninja che la precedeva, presa da cupi pensieri. Fruscii e bisbigli prodotti da rami contorti e da ombre che si muovevano tra le fronte e i cespugli di rovi le resero nervosa, facendole intuire il perché del nome, assolutamente azzeccato, di Bosco dei Sussurri. Di contro gli uomini che si unirono a loro le parvero silenziosi in modo quasi innaturale. Nessuno di loro proferì una parola e Harumi, rimanendo nell'ombra del jonin, li studiò con attenzione. Doveva trattarsi di shinobi esperti ed estremamente pericolosi, ma di più non riuscì a scoprire, e si guardò bene dal rivolgere loro la parola. Fu invece Eiatsu ad aprir bocca per metterla in guardia. Certo, signore. Aveva usato l'onorifico per non far fare brutta figura al responsabile dell'obitorio davanti ai suoi colleghi. La presenza di tante persone però la trattenne anche dal formulare una semplice domanda, forse eccessivamente banale e per cui sarebbe potuta essere ripresa: chi era Meredora?

    L'avrebbe scoperto appena qualche minuto più tardi. Inoltratisi nelle prigioni, si ritrovarono davanti ad una porta spessa che sembrava sbarrata. Poco discosta stava Meredora, seduta a quello che evidentemente doveva essere il posto a lei riservato, in quanto guardiana di quei luoghi. Harumi contenne la sorpresa, sebbene a fatica, osservando le braccia in sovrannumero che spuntavano dal suo busto, e restò discosta alle spalle di Eiatsu. Purtroppo, l'attenzione della donna si focalizzò all'istante su di lei. Con un agile salto si portò in una frazione di secondo, almeno secondo la percezione della giovane, di fianco all'inesperta genin, pronunciando parole sibilline. Eh? Cosa? Riavutasi dallo spavento, iniziò a pensare al loro significato. Sentì che il jonin provava inutilmente a protestare, ma non vi prestò ascolto, presa a riflettere sull'indovinello che la donna le aveva posto. Il perché fosse stata messa così alla prova non lo avrebbe saputo dire, e in fondo poco anche le importava. Ad Harumi, la cui memoria era fenomenale nel registrare anche i più piccoli ed insignificanti dettagli, e la cui mente logica ragionava con estrema ed ordinata efficienza, gli enigmi piacevano, e non poco. Fu distratta dal tocco voluttuoso della donna ragno, irrigidendosi e perdendo il filo dei suoi pensieri. La sensazioni di mani altrui che esploravano indesiderate il suo corpo l'angosciava, facendo riemergere ricordi di cui avrebbe desiderato disfarsi. Il suo battito cardiaco si fece più rapido, il respiro più corto. Con un supremo sforzò di volontà si costrinse a resistere. Non avrebbe chiuso gli occhi, perché nel buio avrebbe potuto lasciarsi traviare dall'immaginazione, dipingendo la scena peggiore di quanto era in realtà. C'era solo un modo per liberarsi di quella insolente presenza, ed era dare la risposta. Vi era a onor del vero giunta rapidamente, ma aveva voluto esserne certa, perché da quella potevano dipendere altre vite a parte la sua. Si schiarì la voce, cercando di assumere un'espressione controllata. Sì. Sì è possibile. Sputò fuori quella risposta tutto d'un fiato, con il cuore che le batteva all'impazzata. Senza fermarsi, nel timore che una volta interrotta non sarebbe più riuscita ad aprir bocca, continuò, dando la spiegazione. Sono rispettivamente nonno, che è padre, padre, che è anche figlio, e nipote, che è figlio. Quindi due padri e due figli, ma solo tre persone, quindi tre uova. Deglutì, senza distogliere lo sguardo da Meredora, sperando di aver dato la soluzione corretta.



     
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    " Bene bene, dietro un visetto tanto gentile c'è una testa pensante. Che meraviglia! Possiamo andare dunque. "

    Disse la donna con un tono misto di euforia e ironia. Con una delle mani sfiorò ancora una volta il collo della ragazza per poi invitare tutti a seguirla oltre la porta blindata. Tre giri della chiave dorata, realizzata con una sostanza strana che ben pochi avrebbero associato alla ragnatela che la kunoichi era in grado di generare, sfilata dal solco del seno avrebbero bloccato la complessa serratura che difendeva l'accesso ai piani inferiori. Di fatti solo passandovi di fianco, Harumi avrebbe potuto constatate lo spessore del blocco metallico che componeva la porta...cercare di passare con la forza sarebbe stato molto, molto complesso.

    Una angusta scaletta scavata nella pietra avrebbe condotto tutti a cinque metri sotto terra, in una stanzetta più ampia e buia. Battendo le mani, Meredora avrebbe fatto accendere i candelabri posti intorno alle pareti rivelando a chi non fosse stato in grado di squarciare l'oscurità con lo sguardo la struttura di quel livello degli Inferi. Un buon orecchio avrebbe captato la caratteristica stridulazione dei ragni, rintanatosi nelle fessure delle pareti non appena captata la luce, e una mente svelta ne avrebbe subito dedotto una prima verità su quel posto: quello era davvero la tana della seducente torturatrice. Apparte questo, il dilemma che si poneva ora ad Eiatsu e al suo gruppo era quello di capire quale strada intraprendere: si perché da lì si aprivano tre cunicoli e, come di solito in queste situazioni, con tutta probabilità solo una era quello giusto. Tuttavia l'eliminatore non perse tempo e dopo una apparentemente inutile analisi dell'ingresso ai condotti, disse:

    " E' quello di destra, giusto? L'irregolare pavimento è leggermente più usurato in quella direzione e anche le fiaccole sono più consumate, segno che il passaggio in questa direzione è più frequente. "

    " Sbagliato mio caro squartacarogne; è così che ti chiama Febh, no? Hihihi Forse è il caso che disabiliti qualche trucchetto, altrimenti arriveremo dopodomani dal vostro carcerato. "

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    Il rilascio che ne seguì dissolse l'inganno [Tecnica dello Smarrimento] ivi posizionato e delle tre vie ne rimase ben presto solo una, quella centrale, effettivamente scavata nella roccia. Di lì in seguito, la donna ad otto braccia si fermò altre due volte durante il percorso dissolvendo [Fuuijutsu Alterabili] dei sigilli nascosti dentro fessure totalmente indistinguibili dalle altre dove solo un paio di dita di una manina sottile potevano accedere.

    " Siete fortunati che le cose siano cambiate da un po di tempo a questa parte; prima ogni ospite delle prigioni doveva lasciare all'ingresso tutto l'equipaggiamento e indossare delle speciali manette in grado di inibire il chakra. Poi però il Nidaime si è ripreso quegli splendidi artefatti da lui stesso realizzati e da allora anche io mi sono ammorbidita parecchio...bene, ora fate silenzio, ai carcerati non piace persino essere osservati, figuriamoci sentire voci diverse dalla mia, e se diventano irrequieti ci daranno solo rogne. "

    Il corridoio nel quale stavano camminando si era progressivamente allargato fino a diventare una stanza rettangolare sui cui due lati maggiori erano state realizzate otto celle in totale chiuse da spesse sbarre di metallo. In ognuna vi era una brandina e un gabinetto...insomma le classiche celle dei film. Quattro di queste ospitavano un prigioniero libero di muoversi all'intero del proprio spazio: quelli erano i fuorilegge di Oto più aggressivi del solito, si perché quelli che si limitavano a qualche furto e sporadici omicidi ovviamente erano in libertà, ma tra i civili. Quindi niente chakra sebbene la stazza di almeno un paio di loro era talmente imponente da far sfigurare persino il capoclan Mikawa: uno in particolare si stava allenando con grossi manubri da 50 kg (concessi per buona condotta) e avrebbe osservato il passaggio di tutti con disprezzo continuando a fare i suoi esercizi.

    " Zinga, se continui così romperai un'altra tuta e di più grosse non ne abbiamo hihihi "

    Ma lui non le rispose nemmeno e continuò a fissare gli altri componenti del gruppo, soffermandosi in particolar modo su Harumi. Fissarlo per più di due secondi lo avrebbe fatto imbestialire e in quel caso le sbarre di ferro avrebbero tramato non poco.
    Di fronte, un altro grosso individuo stava dormendo sulla sua brandina rannicchiato in posizione fetale contro il muro mentre, nella cella accanto, uno completamente fuori di testa aveva iniziato a dare testate sulle sbarre non appena sentito passi in avvicinamento. E più passava il tempo più aumentava di intensità arrivando a procurarsi un profondo taglio sanguinante.

    " Non credere che spaccandoti la testa riceverai più attenzioni del solito, Asuma. Se muori dissanguato fai solo un piacere a me, alla cuoca che deve prepararvi il pranzo e ai cittadini otesi che pagano le tasse anche per mantenere voi. O almeno quelli che ancora le pagano ! hihihihi "

    " Ahahah ahahahahahha ahahahahhahahahaha! "

    Anche in questo caso interagire con il carcerato avrebbe comportato una sua reazione inaspettata: passare a meno di un metro dalle sbarre avrebbe comportato un tentativo di presa al collo [energia bianca] tutt'altro che piacevole (sebbene nulla che Eiatsu o la kunoichi stessa non avrebbero potuto sventare in un istante).
    L'ultimo, invece, era nello slot più appartato e piccolo: era un ragazzo apparentemente come tanti altri; era seduto sulla sua brandina (che praticamente prendeva metà della superficie calpestabile della cella) intento in una preghiere o forse un profondo ragionamento.

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    " Sekumura ancora a pensare ad un modo per scappare? Oppure stai solo cercando di capire come portarmi a letto? hihihi Sono quelli i poster che ti sei fatto arrivare ieri? Belli..."

    Sentire la voce della torturatrice lo distolse dalla sua riflessione sebbene l'unica cosa che rispose fu:

    " Vedremo "

    Lo disse fissando non la sua interlocutrice, bensì proprio la genin al seguito di quel gruppo di stranieri. Come per gli altri c'era qualcosa nella ragazza che istintivamente catturava il loro interesse e, non a caso, poco dopo Eiatsu non perse l'occasione per porgli proprio quella domanda:

    " Sai perché questi criminali hanno puntato proprio te? "

    Uno spunto di riflessione cui la kunoichi avrebbe potuto rispondere subito o temporeggiare; una scelta che invece non avrebbe avuto nei confronti della donna-ragno qualche minuto dopo. Si perché quella prima passerella era finita e ora un'altra porta, resistente come la precedente, separava il gruppo dal livello inferiore. Meredora non si sarebbe fatta attendere e subito avrebbe condotto il gruppo al secondo indovinello, questa volta più difficile perché più pericolosi erano i prigionieri del secondo piano sotterraneo degli Inferi. In realtà l'ingresso era una doppia porta e su ogni anta vi era stata innestata una maschera demoniaca che non esitò ad animarsi non appena il gruppo vi fosse arrivato difronte!

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    Oh oh Meredora che piacere. Allora, chi è che vuole entrare nella bocca degli Inferi?


    " Lei, Harumi. Su fatti avanti, non avere paura, sono solo dei vecchi Kami, Hidari e Migi, due burloni che mi aiutano da tempo immemore ormai. "


    Così ci fai arrossire ahahahah Allora ragazza, veniamo a noi:

    Ognuno di noi due fa la guardia ad una porta;

    una vi condurrà verso la meta, l'altra verso il dolore;

    uno di noi dice sempre la verità, l'altro mente sempre.

    Puoi fare una sola domanda e solo ad uno di noi due, prima di scegliere quale porta prendere.

    Hidari o Migi, a te la scelta.



    Una prova alla quale, anche questa volta, non poteva sottrarsi.


    CITAZIONE
    OT / Post di transizione per entrare meglio nel clima della giocata. Rispondi all'indovinello e interagisci come meglio credi con la situazione...ricorda, nulla è dato al caso :guru: / OT


    Edited by DioGeNe - 8/3/2017, 12:08
     
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    Parte iii ~ Guardiani



    Harumi non potè che rabbrividire al delicato tocco della donna. Fece del suo meglio per non ritrarsi, ma il suo viso tradiva l'acuta sensazione di disagio che provava. Meredora fece loro cenno di seguirli, dopo aver aperto la pesante porta blindata. La giovane kunoichi non sarebbe probabilmente riuscita a smuoverla di un solo centimetro se fosse stata sola, e ringraziò di aver dato la risposta esatta. Si accodò nuovamente come un ombra a Eiatsu, l'unico lì dentro a darle un minimo di sicurezza. In modo decisamente teatrale la padrona di casa accese le fiaccole fissate alle pareti, rischiarando un minimo l'ambiente. Si erano inoltrati sotto terra di diversi metri prima di raggiungere la stanza dove si trovavano ora, indecisi sul da farsi. Davanti a loro si aprivano infatti almeno tre vie e nulla le distingueva, almeno all'occhio inesperto della ragazza. Il responsabile della missione non perse tempo e propose la via di destra con argomentazioni che ad Harumi parvero logiche, ma ne ottenne solo un sorrisetto di superiorità dalla torturatrice. Con un sigillo rivelò loro la verità, lasciando a bocca aperta la neo genin, che del mondo ninja aveva ancora molto da scoprire. Una cosa però le era ben chiara: là sotto erano in sua completa balia, a disposizione di ogni suo capriccio.

    Evitò per quanto possibile di emettere il minimo suono durante il resto del percorso, nella speranza che la donna si dimenticasse di lei, come un bambino capriccioso si stufa del giocattolo nuovo. Purtroppo furono altre le attenzioni che si concentrarono sulla sua figura. Erano giunti nelle celle di primo livello. Nonostante a rigor di logica dovessero ospitare i prigionieri meno pericolosi, la kunoichi ebbe i brividi a vederli, e provò un'opprimente sensazione di angoscia mentre quegli occhi folli la squadravano come se volessero rubarle la vita solo perché si trovava dall'altra parte delle sbarre. La ragazza non osava che sbirciare fugacemente l'occupante di ogni cella, abbassando lo sguardo dopo pochi istanti, ma questi non sembravano condividere la sua premura. In particolare fu l'ultimo carcerato, un ragazzo raccolto in contemplazione di qualche misterioso pensiero, a inquietarla maggiormente, facendole accelerare il respiro per l'ansia. Cosa volevano tutti da lei? Era solo perché era una femmina? Eppure le forme di Meredora erano ben più provocanti e in mostra delle sue, nascoste sotto dei normalissimi abiti. La cosa non fuggì ad Eiatsu, che ne chiese la ragione alla giovane. Questa tuttavia ne sapeva meno di lui se possibile, e gli rispose incerta balbettando. Io...non ne ho idea, signore. F-forse perché sono una ragazza? La spiegazione le parve debole, ma non le veniva in mente nessun'altra ragione al momento, anche spremendo le meningi. Non che ne avesse avuto veramente il tempo, perché presto tutta la sua attenzione fu attratta dalla successiva prova a cui la custode degli inferi di Oto decise di sottoporla.

    Davanti al gruppo si trovavano due porte. A differenza di quanto accaduto in precedenza, entrambe erano reali, ma solo una conduceva verso il piano inferiore, mentre l'altra...Harumi non volle neppure pensare al tragico epilogo che aspettava gli sventurati che avessero scelto la via sbagliata. Quando le due maschere dalle fattezze di oni si animarono, la kunoichi si avvicinò ancora di più alla schiena dell'uomo cui si era affidata, sfiorandone le vesti. La reazione fu istintiva e del tutto comprensibile, a causa della sorpresa, ma probabilmente spropositata per un'aspirante ninja. Sfortunatamente però, ancora una volta, Meredora la rimise al centro della situazione, obbligandola a farsi onere della scelta per tutti i presenti. K-kami? La giovane deglutì, scossa. Che si trattasse veramente di divinità, costrette da qualche incredibile jutsu dentro quegli artefatti? La sua vita fino a pochi mesi prima era stata piuttosto semplice, in un villaggio di campagna ai piedi delle montagne, dove gli spiriti della natura e gli dei erano riveriti e considerati presenze tangibili. Inflessibili, i due presunti kami attaccarono a parlare all'unisono, proponendo alla giovane un indovinello ancora più ingarbugliato del precedente. Quando ebbero terminato, la kunoichi aprì bocca per replicare che era assurdo che la facessero rispondere ad un quesito del genere, proprio lei che era l'ultima arrivata, mettendo a rischio l'intera missione, ma si bloccò senza emettere un suono. In primis, temeva che qualsiasi parola avesse detto, potesse essere considerata dalla strana coppia di divinità una risposta. In secondo luogo, realizzò che stava probabilmente venendo intenzionalmente messa alla prova, anche se lo scopo le era oscuro. Che avesse a che fare con lo scopo della loro visita lì? Si voltò brevemente verso Eiatsu, squadrandolo rapidamente. Le stava forse nascondendo qualcosa? Scosse un paio di volte la testa per scacciare quel pensiero, costringendosi a concentrarsi sulla risposta.

    Harumi spostò lo sguardo lentamente da una all'altra maschera, all'apparenza completamente identiche, ripetendo tra sé e sé la frase che avevano proclamato. Si rassegnò a prendere per buone le premesse, ovvero che uno dei due mentisse sempre, mentre l'altro non poteva che dire il vero. Se avesse chiesto quale fosse la porta giusta, aveva solo il cinquanta per cento delle possibilità di ottenere la risposta corretta, a seconda dell'oni cui poneva la domanda. Doveva formulare la questione in modo da dirimere in ogni caso tra verità e menzogna, ma come? Rimase in silenzio per un tempo che parve non finire mai, prima di sollevare lo sguardo. Con voce ferma, si rivolse alla maschera sulla sua destra, la quale rispondeva al nome di Hidari. Cosa risponderebbe Migi se gli chiedessi di indicarmi la porta che conduce verso la meta? Una goccia di sudore scese dalla tempia della ragazza, i lineamenti del viso contratti per la tensione. A logica, quella era l'unica domanda sensata. Se Hidari gli avesse detto la verità, avrebbe indicato la porta sbagliata, perché Migi avrebbe mentito. Se invece era Hidari il bugiardo, gli avrebbe indicato comunque la porta sbagliata, falsificando la risposta di Midi. In ogni caso, a quel punto, le sarebbe bastato scegliere l'altra per essere sicura di prendere quella giusta. Negli scacchi, quella sarebbe stata una mossa da scacco matto.



     
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    Il racconto di come Harumi e il gruppo guidato da Eiatsu arrivò al terzo livello finisce qui; di cosa la ragazzina trovò oltre le porte aperte da Migi e Hidari anche lei non ne avrebbe ricordato nulla...l'ultimo ricordo a lei noto (e anche quello che io sono tenuto a raccontare) è sulla soglia di una cella isolata nell'oscurità più totale, a cavalcioni di uno delle guardie del jonin. Provava dolore, e il motivo era semplice: era ferita e anche gravemente; una benda di fortuna ricavata dal mantello di Eiatsu le bloccava la fuoriuscita di sangue dallo squarcio sulla coscia provocato di certo da una esplosione o un katon. La gamba era andata tuttavia la missione doveva continuare e per questo lei era stata curata alla bene e meglio pur di non perdere tempo...si perché ora tutto si era fatto più veloce e qualcosa stava inducendo l'eliminatore a fare in fretta!

    Se avesse fatto domande su cosa fosse accaduto, Eiatsu avrebbe risposto affannosamente e evidentemente preoccupato:

    " C'è stata una esplosione...Meredora è...morta. Tu sei stata coinvolta in parte e sei svenuta. Era una trappola, quello stronzo con i poster...erano delle cartebomba! Gli Inferi sono andati in blocco e siamo rinchiusi tra il secondo e il terzo livello: non ci resta che recuperare l'obiettivo e poi risalire!

    Mancavano due ninja però all'appello e se la ragazza avesse chiesto di loro, il jonin avrebbe detto:

    " Li ho lasciati alla porta, stanno tentando di buttarla giù visto che il meccanismo di autodifesa delle prigioni le ha sbarrate! Ma ora ci siamo, state concentrati, con lei non bisogna mai abbassare la guardia..."

    Aveva un senso, anche per una ragazzina stordita e ferita come era Harumi. In ogni caso, la fiaccola avrebbe rivelato solo una volta arrivati alla cella il suo contenuto.

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    Poteva avere la sua età; lo sguardo mostrava come l'animo ribelle fosse stato piegato da quasi due anni di prigionia e il corpo era smagrito fino all'anoressia: non è che Oto avesse poi molta voglia di sprecare soldi per dar da mangiare ai criminali. La luce le abbagliò gli occhi, disabituatosi a tutto ciò che non fosse l'oscurità, e con un filo di voce disse:

    " Cos..cosa volete da me? Sono libera? Io.. non...ho fatto nulla. "

    " Sarai giudicata per i tuoi crimini; solo allora saprai cosa ne sarà di te. Allontanati dalle sbarre. Zihashi addormentala."

    Rispose Eiatsu secco: quella doveva essere una passeggiata, un incarico senza alcuna pretesa e ora si ritrovava con un morto e un ferito...Solo ora che il ragazzo stava interagendo con la cella, forse Harumi avrebbe avuto la lucidità per osservare bene il box che custodiva la prigioniera. Un cubo di due metri di lato, sospeso a mezz'aria; il metallo sembrava talmente spesso e resistente da poter reggere a delle cannonate e, nonostante questo, almeno due lastre erano leggermente ricurve...come se qualcuno avesse avuto la forza per deformarle a mani nude! Intanto l'altro uomo nel gruppo eseguì la sua tecnica [Incoscienza Illusoria] per mettere fuori gioco la ragazza, la quale non si oppose alla tecnica: dopotutto, anche se avesse voluto, non ne avrebbe avuto le forze o la volontà. In poco tempo la prigioniera, priva di sensi, fu tirata fuori dalla sua cella e caricata (come la genin) sulle spalle dell'altro ninja delle squadre speciali.
    Dunque i tre ninja guidati dall'eliminatore ripreso la via appena percorsa verso la superficie, nella speranza che gli altri due compagni fossero riusciti a forzare le difese delle prigioni. Tuttavia fu proprio a quel punto che un secondo imprevisto colse Eiatsu del tutto impreparato: due figure emersero dall'oscurità del terzo livello mostrando i loro occhi vogliosi di vendetta.

    " Questo è...impossibile..."

    Etsuko Akuma e Ryuji Uchiha, due importanti prigionieri del Mikawa, erano in qualche modo liberi dalle rispettive celle! A quel punto era chiaro che quanto accaduto poco prima era tutt'altro che il folle gesto di un carcerato di fuggire bensì un complesso piano architettato da qualcuno per espugnare le prigioni di Oto! Erano stati traditi da qualcuno, sapevano di quel trasferimento...non c'era altra spiegazione! Poi i due parlarono e quello fu l'inizio dello scontro:

    " Cinque anni in questo lurido posto...il Mikawa la pagherà, Oto brucerà! "

    " Quando Kiri saprà cosa mi avete fatto sarà guerra! "

    zYKoNe1

    Gli occhi di entrambi si tinsero dei colori dei rispettivi clan ed Eiatsu ebbe solo il tempo per dare ai suoi uomini un comando:

    " Lasciate le due ragazze! Harumi difendi il prigioniero ad ogni costo!

    E fu guerriglia. La kunoichi non poteva seguire lo scontro al meglio, i suoi occhi non erano in grado di fendere il buio e la fiaccola non riusciva ad illuminare fin dove il trio era andato per fronteggiare i due fuggitivi! Ma i suoni e le urla dello scontro erano ben percepibili e, lasciata lì a terra tra una fredda parete e il corpo di Nekora, Harumi era impotente e in fin dei conti inutile. Nessuno sembrava minacciare il carico che aveva avuto il compito di proteggere quindi il tempo passava e lei non poteva che stare con le mani in mano e sentire i suoi compagni combattere.

    Poi, d'un tratto, una voce le entrò direttamente nella testa...


    " Ciao bella bimba...
    vuoi giocare con me? "
    Ciao bella bimba...
    vuoi giocare con me?




    Una voce felina e profonda come quella di nessun altro.



    " Chi sei tu? Da dove provieni?
    Po...sso chiedere? "
    Posso chiedere?




    Era ammaliante e si insinuava nella testa lasciando una spiacevole sensazione. Non era una voce esterna, sembrava nascere da dentro di lei!


    " Ti va di svegliarmi? "Ti va di svegliarmi?


    Era davvero la ragazzina svenuta? E se si, come faceva a farlo? Fatto stava che resistere a quell'invito sarebbe stato davvero difficile perchè, in fondo, sarebbe risuonato come un comando nella sua testa! [Ipnosi]



    CITAZIONE
    OT/ Mi ero rivisto inception da poco quando ho pensato alla giocata, quindi non spaventarti se qualcosa non ti torna. Prima o poi tutto ti tornerà chiaro...o forse no? :guru: Considera che hai un dolore lanciante alla gamba e ti gira pesantemente la testa [dnt Grave]. / OT


    Edited by DioGeNe - 13/5/2017, 16:45
     
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    Parte iv ~ Voce



    Quando Harumi riaprì gli occhi, il pavimento sotto di lei si muoveva. Ci mise qualche secondo a realizzare che il suo punto di vista era in qualche modo sbagliato, e prima di un minuto non capì che le pietre sconnesse sotto di lei si spostavano perché era lei ad avanzare, e non il contrario. Lentamente, riprese coscienza di sé. E con essa giunse anche il dolore. La testa era pesante, i pensieri confusi, ma la pulsazione ininterrotta proveniente dalla gamba le faceva capire che era ancora viva. Presa dallo spavento si agitò debolmente, rendendosi conto di essere trasportata a spalla da uno dei ninja del loro gruppo. Quando riuscì finalmente a flettere lievemente il piede dell'arto ferito ne fu in qualche modo sollevata, anche se l'unica sensazione che gli attraversò il corpo fu una fitta lancinante. Raccogliendo le forze, articolò a fatica poche parole, faticando perfino a dare l'inflessione per formulare una domanda a causa della lingua impastata. Cosa... è successo... Ascoltò la risposta di Eiatsu ad occhi chiusi. Le palpebre erano stranamente pesanti e faticava a tenerle aperte. Si toccò la fasciatura con la mano esausta, riconoscendone il tessuto. Quando dopo poco si riprese, cercò di apostrofare qualche altra frase.Potete... lasciarmi qui... sono solo un peso per voi... Se il jonin si fosse voltato a guardarla, avrebbe visto sul suo volto un sorriso stanco. Nonostante la situazione apparisse critica, dentro di sé era serena. Non temeva la morte, da quando l'aveva vista in faccia, ma non era quello a farla sorridere, bensì il pensiero che quell'uomo, uno shinobi di Oto, il Villaggio senz'anima, che si procacciava da vivere occupandosi di cadaveri, aveva avuto più compassione di lei che tutti i suoi vecchi concittadini messi insieme. Ti...ringrazio...ma non devi...preoccuparti per me... Una lacrima, più per il dolore che per la tristezza, le rigò il viso, perdendosi nel buio del pavimento mentre continuavano a camminare. Sballottata come un fagotto, la giovane non avrebbe aggiunto altro, incapace di rispondere ad eventuali obiezioni del caposquadra.

    Quando il gruppo si fermò, Harumi si sforzò di sollevare il capo. La testa le girava vorticosamente, ma infine riuscì a mettere a fuoco la scena che aveva d'innanzi. Una ragazza, all'incirca della sua stessa età, era raggomitolata all'interno di un ambiente il cui uso era chiaramente quello di prigione, ma diversa da qualsiasi altra cella la giovane avesse mai concepito. Negli sprazzi di lucidità che la neo genin riusciva a conquistare le si impresse nella mente l'immagine di un cubo fluttuante di spesso metallo, ma a posteriori non avrebbe saputo dire se ciò corrispondesse alla realtà o fosse piuttosto un prodotto dei suoi vaneggi. Quando si riebbe si accorse che la figura era sparita. Solo quando l'uomo che la trasportava si voltò per tornare sui suoi passi, su ordine del leader, la prigioniera entrò nel suo campo visivo. Anche lei era portata a spalla, all'apparenza priva di sensi. I ragionamenti della kunoichi, rallentati dalla perdita di sangue e dal dolore, ma ancora attivi, le fecero intuire che si trattasse del loro obiettivo. Nonostante tutto la missione era ancora in corso.

    Eppure per il loro team i guai non erano ancora finiti. Harumi dalla sua posizione non vide nulla, ma percepì attraverso il velo dell'intontimento il tono agitato di Eiatsu. Chiunque stesse sbarrando loro il passo rappresentava un problema serio, tale da spaventare perfino il jonin. Scaricata a fianco della sconosciuta, la giovane cercò di scrollarsi di dosso l'ovattata sensazione vorticante che le attanagliava la testa. Nell'oscurità davanti a sé vedeva solo indistinte ombre comparire e svanire in attimi e saltuari lampi di luce quando la fiamma della torcia si rifletteva sul nudo metallo. L'infrangersi di armi e i suoni della colluttazione giungevano a lei come se si trovasse in un acquario, o se provenissero da un altro piano della realtà, eppure bastavano a farla sussultare ogni qual volta squarciavano il silenzio. Si era ritrovata a stringere in mano un kunai, eppure non ricordava di averlo estratto. Accasciata sulle ginocchia, cercava di rimanere vigile, per quanto le sue condizioni glielo permettevano. Il panno avvolto intorno alla gamba ferita era completamente vermiglio e si era fatto pesante, imbevuto del suo sangue. Il fluido colava lento lungo la sua coscia, formando a piccole gocce una pozza sotto di lei. Il suo cuore batteva con frenesia, in parte per l'adrenalina rilasciata di fronte al pericolo, in parte per cercare di condurre comunque il liquido vitale in tutto l'organismo nonostante in circolo se ne trovasse sempre meno. Così facendo però il suo corpo non faceva rendere la sua fine più prossima. Non che la cosa preoccupasse particolarmente la ragazza, che in quel momento aveva appena consapevolezza di sé.

    Ad un certo punto, trasalì. Una voce si era insinuata nella sua testa, o almeno questa fu l'impressione che ebbe, ormai sul punto di perdere coscienza. Eppure rispose calma, sussurrando appena le parole, mentre lo sguardo si faceva fisso smettendo di prestare attenzione su ciò che la circondava. Gio...care? Di nuovo, la voce si rivolse a lei con un tono suadente, e le sembrò stranamente ricordarle il miagolare di un gatto. Totalmente incapace di elaborare un pensiero critico, la giovane si limitò a rispondere. H-Harumi. Le parole le uscivano simili ad un sibilo attraverso le labbra secche e socchiuse. Mi chiamo...Harumi... Stremata dallo sforzo socchiuse gli occhi, e le spalle le si incurvarono in avanti. La voce la riscosse e Harumi risollevò la schiena un poco, sbattendo un paio di volte le palpebre davanti le pupille vitree. Io... Svegliarlo, in quel momento, non le sembrava per nulla una brutta idea. Ormai aveva perso completamente contatto con la realtà intorno a lei. C'era solo lei, e la voce. Va...bene... Anche il respiro si era fatto progressivamente più rapido e più corto. In qualche modo trovava la proposta della voce felina divertente: lui voleva essere svegliato, mentre Harumi desiderava solamente poter dormire. Qual'è...il tuo nome? Sulle sue labbra, appena percettibile, fece capolino un sorriso.



     
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    Stava accadendo qualcosa di molto strano alle spalle di Eiatsu e company e, purtroppo, il jonin era troppo impegnato dal suo scontro per vedere il vero pericolo che subdolamente stava nascendo nelle retrovie. Ma come biasimare l'eliminatore? Chiunque avesse escogitato la fuga dei due carcerati, per altro tra i più forti rinchiusi negli Inferi, doveva essere in qualche modo legato alla loro missione di recupero e le persone a conoscenza di quell'operazione potevano essere contate sulle dita delle mani. Etsuko e Riuji non gli avrebbero concesso un passo falso, forti delle loro tecniche speciali già arrivate, figuriamoci di girarsi ed occuparsi della kunoichi e del piccolo costrutto di chakra che la metteva in contatto con Nakora...Si, perchè una piccola coda di chakra sbucata proprio dal coccige della ragazza si era ancorata al fianco di Harumi, caduta ormai nelle grinfie del Demone.



    " Avanti, non essere timido.... "Avanti, non essere timido...




    Quella stessa voce riecheggiò ancora dal nulla. Era tutto buio e più il tempo passava in quel luogo, in verità senza tempo, più la genin si sarebbe sentita rintronata...non poteva saperlo, ma erano quelle stesse parole cariche di chakra ad indurle uno strano miscuglio di sonnolenza e sudditanza. L'ipnosi era ancora attiva, così come il comando in essa celato.
    Poi, d'un tratto, apparvero in un punto non precisato dell'oscurità due grossi occhi verdi e una larga bocca, tratti felini che poco si addicevano alla gravosità della voce udita, sebbene quello fosse chiaramente il volto del suo interlocutore (o quasi, avrebbero detto coloro che avevano avuto il piacere di vedere il Cercotero nella sua forma libera).

    LooJeZU

    Una presenza senza apparente profondità, eterea ma al tempo stessa di grande presenza, che avrebbe indotto ancor più all'errore la povera genin caduta già da tempo nel genjutsu nemico.




    "Eccoti qua. "Eccoti qua



    Disse la voce qualora la ragazza avesse fatto qualche passo in avanti verso di essa.




    "Allora...sembra che tu
    conosca il mio nome "
    mio nome...





    Ed era vero, d'un tratto alla kunochi parve di aver sempre conosciuto quel sorriso e quegli occhi a palla, ora molto più amichevoli ai suoi occhi: ormai l'idea di conoscere da tempo quel fidato amico si era già innestata nel suo cervello [Simbolo del Pensiero]. La ragazza non avrebbe nemmeno sentito il tocco sul suo fondo schiena, o meglio lo avrebbe percepito solo come un leggero pizzichio, di quelli che si è soliti grattare istintivamente; il suo rivale era semplicemente su un'altra scala di velocità e furtività, inaccessibile anche ai jonin più potenti, per non poter fare di lei il suo giocattolino.

    Stava agendo cautamente, forse anche troppo vista la sua istintiva frenesia che da secoli lo contraddistingueva, ma era più di un anno che giaceva rinchiuso in quel debole corpo gettato nell'oscurità delle prigioni di Oto...e nessuno odiava stare in gabbia più di lui....NESSUNO. Andò dunque avanti con il suo piano, mostrando quello che la ragazza avrebbe dovuto fare.
    Una luce rese visibile una parte di quel luogo: sembrava proprio che Harumi fosse finita in una foresta, ad un occhio esperto riconducibile al (o forse era meglio dire "tratto dal") Bosco dei Sussurri vista l'inconfondibile vegetazione, e in uno spazio privo di arbusti o liane spuntava un letto ospedaliero e su di esso il corpo proprio di Nakora.

    vvCSAnP

    Dormiva. Lei che fino a qualche attivo prima era così importante per la missione assegnata alla kunoichi ora sotto il giogo del signore di quel posto. E Nakemota, il cui intelletto era di molto superiore a quello degli umani, non si fece attendere più a lungo di quanto non avesse premeditato:




    "Su, svegliala...
    vogliamo tanto giocare con te! "
    con te...




    CITAZIONE
    OT/ Lavora tanto di ragionamento ed introspezione; cerca di capire dove sei, rischia, se lo ritieni necessario, oppure lasciati andare all'assurdità di quel posto ;) / OT
     
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    Parte v ~ Sleeping Beauty






    Harumi non ricordava di aver chiuso gli occhi, eppure intorno a lei l'oscurità era calata su ogni cosa. A contrariarla non era però l'esser caduta vittima del sonno, ma star sognando. Quello che lei anelava dalla piccola morte era l'assenza, la totale assenza di sé, la possibilità di riposare, anche solo per un istante. Invece la sua coscienza si rifiutava di concederle quel dono, e l'aveva catapultata in un mondo che non era quello reale, ma che ne condivideva le angosce quotidiane. A destarla dal suo torpore tormentato era stata nuovamente la voce. Ne era stata irresistibilmente attratta e, incapace di resisterle, aveva fatto un passo in avanti, poi un altro ancora, avanzando nel buio. Di fronte a lei era infine comparso il volto, o meglio il muso, del suo interlocutore. La giovane non riusciva a distogliere lo sguardo dalle pupille ferine, simili a buchi neri, ancor più scuri delle tenebre stesse che li circondavano. I due si confrontarono per un periodo di tempo di pochi secondi oppure di secoli interi, prima che l'entità felina muovesse nuovamente la sua bocca sospesa a mezz'aria, interpellando la kunoichi. Ella battè gli occhi come per mettere meglio a fuoco, prima che il sorriso le si allargasse sul volto. Matatabi... Perché sì, in realtà lei lo conosceva da sempre, quasi fosse una parte di sé.

    La luce che improvvisamente si diffuse poco lontano la stordì lievemente, ma non appena si fu abituata voltò la testa nella sua direzione con la lentezza propria di un sogno. La figura di una ragazza giaceva adagiata su un letto candido. Harumi la riconobbe come Nakora, l'obiettivo che avrebbero dovuto scortare al di fuori delle viscere delle Prigioni di Oto affinché fosse giudicata per i suoi presunti crimini. In un angolino dentro la sua testa registrò che la giovane avrebbe dovuto trovarsi di fianco a lei, ma tutto ciò accadeva nel mondo reale. Lì, invece, erano in un sogno, non nutriva nessun dubbio a riguardo. Tra le due donne si estendeva una foresta intricata, i cui contorti rami proiettavano angoscianti ombre fino a lei. Nonostante non ci fosse un alito di vento, Harumi rabbrividì. Per qualche strana ragione il breve percorso in mezzo alla vegetazione malata le incuteva un timore ancestrale, come se si stesse inoltrando nell'inferno stesso. Scrollò tuttavia la paura dalle sue spalle e si mosse, sebbene con insicurezza, verso l'alcova tanto simile ad un altare, su cui brillava quella luce sovrannaturale.

    Voltandosi, non avrebbe più trovato gli occhi gialli, né i denti sogghignanti, ma solo il nero nulla. Non le rimaneva che procedere, aprendosi una strada tra i bassi arbusti e le erbe velenose. L'aria stessa le sembrava malsana. I minuti, o forse le ere, passavano, ma la distanza tra le due non sembrava diminuire. Al contrario, anzi, Harumi sentiva di allontanarsi sempre di più da quel punto di speranza in mezzo alle tenebre. Sì, perché nel frattempo la luce proveniente da Nakora si faceva sempre più flebile, come se la foresta intorno a sé stesse crescendo, inghiottendone ogni singolo raggio. La disperazione iniziò a farsi strada nel suo cuore. Improvvisamente, la giovane si mise a correre. Il terrore di rimanere per sempre imprigionata, persa in quella selva oscura, l'aveva assalita in modo totalmente irrazionale. Eppure, per quanto corresse, non avanzava di un passo, come se si stesse muovendo sul posto. Anzi, il percorso davanti a lei sembrava allungarsi e stirarsi, simile ad un tunnel la cui uscita fuggiva di fronte alla volontà della ragazza di andarsene. Perché? Il grido strozzato le era uscito dalla gola senza che se ne accorgesse, o forse proveniva direttamente dalla sua testa. Grosse lacrime iniziarono a correrle lungo le guance. Perché? Ancora una volta, non si era conto di aver pronunciato quella domanda, ponendola in realtà a se stessa. Cadde sulle ginocchia, appoggiando le mani al suolo. Un dolore lancinante le attraversava il petto, una sensazione che conosceva fin troppo bene. L'ultima volta che l'aveva provata, più intensa che mai, era stata davanti alla pira allestita per lei, quando aveva realizzato che a nessuno importava di lei. Nessuno l'amava. No, peggio, nessuno sopportava la sua semplice esistenza. Era venuta al mondo strappando la vita della sua stessa madre, e da allora non aveva fatto altro che portare lutti e dolore a chi aveva la sventura di starle accanto. Dopo essere stata salvata si era illusa che non fosse così, che quei sentimenti non l'avrebbero più assalita. Eppure ora, quali un'ondata di vischiosa oscurità liquida, la stavano sommergendo, impedendole perfino di respirare. Prese a respirare a grandi boccate in modo irregolare, come se rischiasse da un momento all'altro di affogare. Le bastava un niente per arrendersi e lasciarsi andare, trascinata via dalla corrente, nel buio più assoluto dove, finalmente, avrebbe potuto riposare. Eppure alcune piccole gocce di luce ancora la raggiungevano. Non era questione di raccogliere il coraggio che le rimaneva, ammesso che ne avesse ancora, oppure la voglia di vivere. Quei frammenti luminosi erano null'altro se non schegge di speranza, e le si impiantarono nella pelle, nel cuore, dandole la forza di strisciare in avanti in modo impercettibile. Avanzò a gattoni appena un poco, quando la sua mano toccò una superficie fredda e liscia. Alzando la testa venne sommersa di luce e realizzò di trovarsi ai piedi del letto su cui giaceva Nakora. Lentamente si rimise in piedi, avvolta da un'atmosfera incantata come solo in un sogno si potrebbe trovare: l'aria intorno a lei era ferma, la luminosità suffusa sembrava sfumare le estremità stesse della sua figura, il tempo era fermo. Sul volto di Harumi si aprì un sorriso tenero, mentre allungava la mano per accarezzare il volto della ragazza addormentata. Svegliati, gioca con me. Sono tanto sola...



     
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    Povera, stolta, ragazzina indifesa...il contatto con il corpo dell' "amica" dormiente fu sufficiente a rompere le catene mentali già molto labili che legavano ancora il demone al vecchio involucro. Il piano dell'astuto felino aveva funzionato ed ora avrebbe potuto prendere possesso di un nuovo recipiente per riuscire nella fuga! Si perchè all'esterno, nel mondo reale, ormai uno strato di chakra oscuro stava avvolgendo l'intero corpo di Harumi con il chiaro tentativo di prenderne il controllo totale! Eiatsu era ancora impegnato nel suo scontro, complice talaltro l'oscurità calata sulle prigioni, non potè affatto percepire quello che stava accadendo e l'incredibile minaccia che tutti stavano correndo...Oto era in pericolo e la sua salvezza era ora nella forza di volontà di una giovane ragazzina alle prime armi!

    Nekora spalancò gli occhi e finalmente alla genin succube delle illusioni nemiche, apparve chiaro che (ancora una volta) qualcuno l'aveva raggirata e usata solo per i suoi scopi! Quella afferrò bruscamente il braccio dell'indifesa kunoichi, quello che si era allungato per accarezzare il volto, e subito dopo quel piccolo corpicino iniziò a deformarsi ed ingigantirsi sempre più!! Il lettino e la finta foresta sparirono nel nulla e rimase solo l'oscurità dove il Nibi troneggiava con le sue fiamme bluastre; lì, Harumi avrebbe potuto vedere il vero aspetto della voce che l'aveva guidata fino ad allora! E come risultato, sarebbe finita nelle grinfie del cercotero, in gabbia tra gli artigli imponenti del mastodontica calamità, palesatosi nella sua reale forma!



    " MUhamuhamuhahahaha! " Muhamuhahahaha!



    u2jNFc7

    Era la stessa, tremenda voce ma solo questa volta sarebbe apparsa profonda e terrificante alle orecchie della ragazza, ammaliata dal giogo nemico. Forse solo allora avrebbe realizzato dove effettivamente si trovavano: era il suo mondo interiore, la sua parte più segreta ed inaccessibile ai più...ma di certo non alla più potente delle creature viventi, in grado di scardinare ogni barriera tramite i suoi immensi poteri.
    Si, ora poteva sentire l'oppressione chakrica che la creatura stava esercitando sul suo tentien e, sebbene non potesse ancora capire come fosse arrivata fino a quel punto, di certo l'essere codato non gli sarebbe sembrato più tanto amichevole! Spalancò nuovamente le sue enormi fauci, ruggendo come poche bestie potevano fare, e poi si focalizzò sul piccolo giacattolino che aveva catturato, dicendo con fare mellifluo:




    " C'è qualcosa in te...
    qualcosa che porti! "
    porti porti porti porti





    Difficile capire a cosa si riferisse, lo sguardo di un Cercotero andava ben oltre quello limitato degli umani. Di fatti la connessione che aveva instaurato fisicamente e che si era ramificato fino nell'animo della ragazza gli permetteva di carpirne i sentimenti e, in particolare, l'incredibile sensazione di solitudine che ivi risiedeva. Per un attimo, la belva fu quasi travolta da quel forte sentimento tanto da riportare alla sua memoria Yugito, l'unica jinkurichi che non avesse mai odiato....ed ora che era collegato ad Harumi, anche lei poté provare questa sua sensazione! Avrebbe rivissuto un frammento della storia di quell'essere senza età, avrebbe sentito pulsare il suo gigante cuore all'interno del proprio gracile corpicino...La storia di come si conobbero, di quello che fecero insieme, di come poi lei morì e lui venne sigillato dagli uomini le scorse difronte agli occhi come un fiume in piena. Poi la sfilza di Otesi incapaci di gestirlo, le incomprensioni e il tormento...La rabbia tinse in poco tempo tutto di rosso, causando non poco dolore alla mente della genin. Pensare di poter sopportare psicologicamente l'odio che un Demone poteva provare per l'umanità era qualcosa di impensabile; tuttavia farlo sarebbe stata l'unica via di sopravvivenza per la giovane kunoichi!



    "ORA BASTA!"BASTA BASTA



    La truculenta belva si era accorta di cosa stava accadendo e, con uno sforzo immane riuscì ad interrompere quell'invisibile filo mentale: ora si sentiva indifesa difronte a quello strano gioco di sentimenti e rimase a guardare quel corpicino senza sapere cosa ben fare di esso.
    Superare quella prova, indotta inconsciamente dalla connessione instaurata dal demone, avrebbe fatto la differenza non solo per l'incolumità psichica della ragazza ma, soprattutto, per il modo in cui Matabi l'avrebbe guardata da lì in avanti.



    CITAZIONE
    OT / Qui sei proprio in connessione con il Demone. Resisti ai sentimenti della bestia e cerca di rafforzare il legame instauratosi. Azzarda magari qualche mossa...per adesso ti giochi tutto ancora nel mondo interiore! ;) / OT


    Edited by DioGeNe - 13/5/2017, 16:44
     
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    Parte vi ~ Bakeneko




    Fu a quel punto che il sogno si tramutò in un incubo.

    Harumi ebbe appena un fremito quando, inaspettatamente, la mano della bella addormentata si strinse con violenza intorno al suo braccio. La figura davanti a lei prese a mutare repentina, assumendo le forme di un gatto dalle sembianze demoniache, mentre tutto il resto veniva inghiottito dall'oscurità. Intimorita dalla maestosa e al contempo spaventevole apparizione, la giovane fece meccanicamente alcuni passi indietro, ma nel suo arretrare si ritrovò circondata dagli artigli mostruosi della creatura. La risata di soddisfazione a cui il felino si abbandonò rimbombò direttamente nella sua testa, intontendola più di quanto già non fosse. La ragazza, che faceva solitamente grande affidamento sulla logica, realizzò finalmente di non trovarsi in un sogno. Era troppo reale, vivido, intenso. Le sensazioni la colpivano dritta nell'anima, amplificate fino ad divenire quasi insostenibili. Era come se il luogo in cui quell'incontro si stava svolgendo fosse dentro di lei, per quanto le suonasse strano ammetterlo. Si toccò il petto. Il cuore le era pesante, il suo tantien in subbuglio, il suo sangue pulsava irrequieto nelle vene, il suo chakra fluiva impetuoso attraverso ogni sua cellula. Mentre prendeva coscienza di ciò, l'enorme gatto a due code ruggì, più simile ad una tigre che ad un mansueto animale domestico. I peli sulle braccia della kunoichi si rizzarono in una reazione atavica di paura e difesa, ma dentro di sé non tremò, anzi. Non provò assolutamente nulla. La sua vita aveva smesso di aver valore per lei ormai da molto tempo. Non che anelasse la morte. Semplicemente, aveva accettato la sua fine come un evento normale, naturale, insignificante nel grande ordine delle cose. Qualcosa che doveva succedere, che sarebbe sicuramente successo, un giorno lontano, o tra un istante. Ancora, il bakemono le rivolse la parola con quella stessa voce che l'aveva convinta a fidarsi di lui. Harumi socchiuse gli occhi a mezzaluna, inclinando lievemente la testa di lato e sorridendo, ma gli angoli delle sue labbra pendevano verso il basso suo malgrado. Con amarezza, mormorò alcune parole che il demone avrebbe potuto discernere solamente grazie al suo fine udito. Alla fine anche tu ti sei preso gioco di me, eh? Con il rumore secco e tetro di uno specchio che va in frantumi, di una speranza che muore, ogni cosa scomparve alla vista della ragazza.

    Avvolta in un bianco abbagliante, diverse scene presero a scorrere davanti agli occhi di Harumi, simili a fotogrammi ritagliati da una pellicola, mescolati e presi a caso uno dopo l'altro, in un incessante turbinio da lasciare senza respiro. Matatabi, in un periodo ormai lontano, era stato felice, con l'uomo che considerava suo padre e i suoi fratelli. Lo era stato anche in seguito, quando aveva trovato un umano, una donna, in grado di comprenderlo. Quelle scene strapparono un sorriso genuino alla giovane, ed una sola, singola lacrima. Gioia, mista a invidia. Perché lei non aveva mai avuto quella fortuna. Sua madre aveva dato la vita affinché lei vedesse la luce. Le persone che l'avevano cresciuta non le avevano fatto mancare nulla, ad eccezione dell'affetto. Per il resto solo emarginazione, disprezzo, ed infine odio. Non aveva mai potuto assaporare le piccole gioie che vedeva scorrere davanti a sé nelle memorie del nekomata, perciò, sebbene si rallegrasse per lui, ne fu al contempo gelosa. D'un tratto però le sequenze si fecero più cupe, e nelle sue pupille si impressero scene di violenza ingiustificata, di sangue versato, di odio feroce. Il rancore che la creatura sovraumana aveva accumulato per secoli verso gli uomini era palpabile, quasi dotato di vita propria. La rabbia del demone montava, frammento dopo frammento, avvolgendola nelle sue spire, come un serpente. La percepiva con un'intensità spropositata farsi strada fin nell'intimo, facendo breccia nei suoi pensieri e nella sua volontà. Il mondo era odio. Tutto era avvolto da quel sentimento oscuro, deturpante, un'onda che cancellava ogni traccia di buono e bello al suo passaggio. Eppure, in quel mare nero dalla consistenza catramosa, in cui la ragazza cercava disperatamente di non affondare dimenandosi con tutte le sue forze, c'era anche qualcos'altro. Non la vedeva con gli occhi, sebbene i sensi nel luogo dove si trovava centrassero ben poco, bensì era come se una corda nel suo io risuonasse ad un'altra frequenza, sospinta da un sentimento differente, producendo un suono diverso dal terribile rumore cacofonico della rabbia. Il buio soffocante l'avvolse, ed iniziò a sprofondare giù, sempre più giù. Harumi chiuse gli occhi, concentrandosi su quella vibrazione lontana, che proveniva da dentro di lei. Non si era sbagliata, ora lo sentiva chiaramente, sebbene fosse debolissimo. Quella era tristezza. E non la tristezza che nasceva dal risentimento, piuttosto dal ricordo di qualcosa di bello che era andato perduto, ma che ancora si desiderava. Un singhiozzo le salì nel petto, e la sensazione di oppressione si attenuò un poco. Quella non era l'unica nota che stava udendo. Molte altre corde vibravano nel suo cuore, toccate dall'anima stessa del nibi. Paura, solitudine, malinconia creavano una melodia mesta che la trafiggeva dritta nel petto. Era come lei, esattamente come lei. Tese l'orecchio, facendo sua ogni singola tonalità di quel motivo. Alla fine, come una stella piccola ed incerta nel cielo completamente buio, apparve ciò che anelava. Una singola goccia di speranza, in quel mare d'odio. Tanto le bastava. C'era ancora un futuro di possibilità davanti a loro, a partire da quell'unico seme di rinascita. Un miraggio, a cui la ragazza si aggrappò con tutte le sue forze.

    Harumi crollò ginocchia a terra. L'illusione era stata spezzata, interrotta dallo stesso demone che ora la fissava con intensità attraverso i suoi occhi felini. I singulti si fecero più intensi, come se le mancasse il respiro, finché le lacrime tracimarono, riversandosi senza ritegno sul suo viso. Con la voce rotta dai singhiozzi, la giovane si rivolse al demone a due code. Tutta quella sofferenza che ti porti dentro, senza condividerla con nessuno, è un peso troppo, troppo grande. Pareva che la ragazza avvertisse il dolore stesso della creatura, che era tale da piegarla in due riducendola in uno stato miserabile.



    Io...io sono debole, sono vuota, e non ho nulla da offrire a chi mi sta vicino. Però... Harumi alzò la testa, con le guance rigate di pianto, guardando per la prima volte direttamente negli occhi il gatto. Se potessi in qualche modo mitigare la tua tristezza, ne sarei felice! In mezzo alle lacrime comparve un sorriso incerto, ma sincero. Ho intravisto in te una bagliore di speranza, in fondo al tuo animo tu hai ancora fiducia che ci sia del buono in questo mondo. Sebbene le lacrime non accennassero ad arrestarsi, la ragazza si stava calmando, e la sua voce supplichevole si fece più sicura. Timidamente, avanzò di un passo. Non aveva mai avuto paura di lui fin da quando era apparso, ma ora un altro sentimento era nato in lei. Ne aveva compassione, la stessa compassione che le era sempre stata negata. Sorrise più apertamente. In fin dei conti sono un'egoista, anche se dico di volerti aiutare. In realtà, salvando te, voglio provare che anche per me c'è ancora speranza. Era ormai giunta di fronte al nekomata. No, la sua non era solo compassione. Era un bocciolo incipiente d'affetto. Le sembrava quasi una parte di lei, tanto erano simili i sentimenti che provavano. Harumi alzò una mano, lentamente, andando ad appoggiarla sul possente manto del demone. Perché noi siamo uguali.

     
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    Il demone si stava innervosendo: mai si sarebbe aspettato che quella insignificante creaturina riuscisse a portarsi a così stretto contatto con i suoi sentimenti. E in quanto essere dotato di immane ego, Matabi avrebbe tirato fuori gli artigli per combattere questa sua debolezza con la forza bruta, cui era secondo a nessuno. Iroso avrebbe ruggito ancora, gonfiandosi il petto di rabbia e mettendo in chiaro le cose:



    " UGUALI dici?!
    Io ho instillato il terrore nel cuore degli uomini!
    Io sono...MORTE!"
    MORTE MORTE
    MORTE MORTE MORTE MORTE






    Fece per azzannarla, fermandosi però a qualche centimetro dal suo volto per vedere la sua reazione; la cosa strana era che, fino a quel momento Harumi, sembrava non avere avuto paura di lui e questo lo intrigava! Ma era impossibile: non poteva capire, non poteva comprendere il suo intelletto...nessuno, nessuno poteva conoscerlo abbastanza bene per intuire cosa provasse ora! Oto lo aveva rinchiuso a marcire in una cella, dentro l'ennesimo contenitore buono solo all'apparenza: ora basta, era il momento di ribellarsi con forza!

    Qualora però la piccola genin avesse dimostrato ancora un volta di non aver paura della morte e della forza del Gatto Infernale, quello si sarebbe momentaneamente calmato, tornando ad osservarla con curiosità. Si era scioccamente accostata alla sua zampa blaterando una mera illusione di uguaglianza; ebbene, avrebbe potuto ucciderla semplicemente muovendo uno degli artigli vicini a mo di ghigliottina.
    Fu in quell'istante però che la creatura avrebbe capito di poter sfruttare ancor meglio quella stolta ragazzina, abbandonata da tutti...e lo avrebbe fatto mettendola contro gli stessi uomini che l'avevano condotta fin li!

    ghH2wKL



    "Ora ho capito...
    Ti hanno mandato qui per fare il lavoro sporco per loro
    mentre se ne stanno appostati fuori!"
    fuori fuori
    sporco sporco sporco sporco







    Lui non aveva modo di accedere all'esterno, in quanto risiedeva ancora quasi del tutto nel corpo dell'altra ragazza, ma avrebbe potuto infondere un po della sua forza in quel corpicino per riuscire a fuggire da quella prigione e poi sbranare pian piano dall'interno l'inutile involucro! Doveva solo convincerla che i ninja del Suono l'avevano tradita! Le parole del felide ancora riecheggiavano nella sua testa e q eulle se ne sarebbero aggiunte di altre, questa volta più spigolose e pungenti:



    "Perchè credi abbiano portato un genin agli Inferi, eh?!
    Sei la loro pedina sacrificale! Tramite te vogliono intrattenermi ed uccidere l'altra ragazza innocente che etichettano come traditrice!
    Non aveva fatto nulla di male! Esattamente come te, che non hai colpe per la morte di tua madre!"
    inferi inferi
    innocente innocente innocente
    madre madre madre










    Harumi stava correndo un pericolo enorme; il demone ormai aveva il pieno controllo e disponeva di mezzi cento volte superiori a quelli di un qualsiasi genin, Questo la ragazza sembrava averlo capito fin dal principio, tuttavia, se stava puntando ai sentimenti della bestia, allora avrebbe dovuto compiere un qualche gesto estremo per convincere il Due code della bontà del suo cuore! In caso contrario, se si fosse fatta soggiogare dalle parole della belva, avrebbe sentito una forza incredibile scorrerle nelle vene e una rabbia atroce crescerle nel petto: se avesse voluto, avrebbe potuto aprire gli occhi, tornare nel mondo reale e fare fuori tutti a mani nude. Avrebbe avuto finalmente la forza per vendicarsi delle ingiustizie del mondo!

    ::: Intanto, nel mondo reale :::

    Eiatsu sembrava finalmente essersi accolto che qualcosa non andava o meglio, sarebbe stato impossibile non notarlo: ormai una vera e propria coda di chakra di tre metri (e con tanto di artigli) si era creata sul corpo della kunoichi e si agitava furiosamente distruggendo ogni cosa a sua portata e incidendo solchi nel muro!

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    Vista la superiorità numerica, l'eliminatore aveva avuto la meglio sui due carcerati, dimostratosi in realtà meno forti di quanto il Jonin si aspettasse (anche se non ne poteva conoscere la motivazione) e avrebbe immediatamente ordinato ad un suo uomo si posizionare i corpi delle due ragazze, ora connesse da un legame inscindibile di chakra, su di un rialzo in pietra mentre l'altro imprigionava l'arto aggiunto con catene ricoperte di chakra.

    " CAZZO! Cosa diavolo sta facendo Matabi?! Come diavolo ha fatto?! Qui rischiamo di perdere sia la ragazza che il Demone stesso!!! Fermatemi la ferita al braccio con qualcosa! Devo intercedere nella connessione per guidarla su binari più sicuri: siamo costretti a sigillare il Due code dentro Harumi! "

    Vedere Eiatsu alterato era una cosa più unica che rara, raramente perdeva le staffe; ma in quella occasione rischiava di perdere uno dei beni più preziosi del villaggio e a quel punto il fallimento della missione era solo una goccia del mare di merda in cui sarebbe finito. Creare un nuovo jinkurichi per il villaggio era probabilmente l'unica alternativa che aveva: avrebbe contravvenuto agli ordini, questo era certo, ma non c'erano degli stupidi burocrati lì, in quella situazione, al secondo piano interrato degli Inferi di Oto.

    " Tirate fuori i cadaveri, abbiamo bisogno di gente per tenerle ferme! Voi venite qui, dobbiamo iniziare il rituale! "

    Gli uomini che aveva portato non erano stati scelti a caso: facevano parte del gruppo anti demone di Omoi e avevano conoscenze e spirito per fronteggiare situazioni del genere. Uno avrebbe tirato fuori un rotolo di richiamo dal quale sarebbero usciti quattro cadaveri, prontamente rianimati da Eiatsu per avere maggiore forza lavoro [Tecnica dell'Anima Morta], mentre l'altro avrebbe ancorato le sue catene già evocate a terra e avrebbe iniziato i preparativi per il confinamento del demone.
    L'eliminatore aveva già vissuto un momento simile, anche se allora si trattava di reinvertire il processo di evocazione dell'Edo Tensei, ma lo sforzo non era affatto da meno. La tecnica ideata dai Kage di Konoha del passato [Estrazione del Cercotero] era di livello apicale e richiedeva il massimo impegno: doveva assolutamente estrarre completamente il demone dal corpo di Nekora, altrimenti il Nekomata stesso, nella sua foga sconsiderata, rischiava di spezzare, come minimo, il suo stesso tentien in due parti!
    Avrebbe impastato l'enorme quantità di chakra e consumato tutta la vitalità necessaria per avviare il rituale sapendo che, qualora "dall'altra parte" Harumi non fosse riuscita ad indebolire in qualche modo lo spirito del Cercotero, tutto sarebbe stato vano.

    " Avanti, iniziamo! "

     
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    Parte vii ~ Verità





    Le fauci del demone le cingevano il corpo, eppure Harumi se ne stava salda, ben dritta con la schiena, e continuava a fissarlo con occhi profondi. La ragazza poteva percepire il respiro della creatura sulla sua pelle, il suo odore ed il suo stesso calore. A suo modo, sembrava un abbraccio. Morte eh? Eppure stai esitando. Mentre il muso del due code si allontanava lentamente da lei, riprese. Gli uomini sono più che in grado di riempire il cuore dei loro simili di terrore, e di recargli la morte in maniere tanto spaventose che perfino un mostro farebbe fatica a concepirle. Il suo sguardo, perso nei ricordi, si era abbassato, così come il tono della sua voce. Poi si riscosse, rialzando il capo, e poggiando nuovamente una mano sull'artiglio al suo fianco. Tu però puoi ambire a qualcosa di più, qualcosa che realizzare qualcosa che nessun uomo sarebbe mai in grado di realizzare. Tu ne hai il potere. A che cosa si riferisse di preciso non lo sapeva neppure lei, ma in fondo al suo spirito era spuntata tale convinzione.

    Eppure il nibi sembrava giunto ad una differente conclusione. L'espressione sul volto della giovane si fece confusa, non capiva a cosa si riferisse il nekomata. Mi hanno mandato a fare il lavoro sporco? Cosa intendi? La neogenin non aveva alcuna nozione sui demoni codati, né sui rituali necessari a sottometterli. In realtà, non aveva neppure compreso fino a quel momento che l'enorme felino si ritrovasse prigioniero in quel momento. Ora molte scene incomprensibili, provenienti dai ricordi di Matatabi, assumevano un senso all'interno della sua testa. Harumi fremette alle successive parole della bestia, in particolare al riferimento al genitore a cui aveva strappato la vita venendo al mondo. Stringendosi le braccia al corpo, vacillò. Mia...madre... Già, il demone aveva ragione. Non era stata colpa sua. Eppure quel peso la schiacciava, inesorabilmente. Una risatina aspra le uscì dalla bocca, talmente inaspettata da sorprendere probabilmente il bakeneko stesso. Mi stanno usando dici? Sai che novità... La rassegnazione nella sua voce superava perfino la tristezza. Per un po' se ne stette in silenzio, rimuginando sulla sorte che l'aveva condotta dentro quella specie di sogno, al cospetto di un'entità antica come il mondo, ricolma di odio e disperazione. Ripensò al giorno in cui era giunta nel Villaggio del Suono, alle parole dell'amministratore. Qual'era il suo scopo? Cosa desiderava davvero il gatto che aveva davanti?Sai, Matatabi, credi di essere tanto diverso dagli umani, per cui provi tanto rancore? Guardati, ti stai comportando esattamente come loro! Le parole le erano uscite da sole, prive di astio, ma era chiaro: lo stava giudicando, e al tempo stesso spronando. A prendere in mano la sua esistenza, senza lasciarsi guidare dall'odio cieco. Il suo obiettivo era vendicarsi? Benissimo, ma che ne fosse consapevole, che scegliesse consapevolemente quel sentiero. Nascondersi dietro la furia era per i perdenti. Vuoi uscire da qui, non è vero? D'accordo. Ti aiuterò. Ma solo se prima rispondi alla mia domanda: cosa hai intenzione di fare, una volta libero? A cosa aneli, veramente? Al livello di fusione che i due avevano ormai raggiunto probabilmente il demone avrebbe intuito i pensieri dietro quelle parole. La giovane aveva lanciato una sfida al gatto: rivelarle la verità. Sarebbe stato bello ascoltarla per una volta, nella sua vita.


     
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    L'arroganza di quello scricciolo era qualcosa che Matabi non poteva comprendere: per la prima volta dopo centinaia di anni qualcuno non sembrava avere paura di lui e gli parlava da pari, redarguendolo sui suoi comportamenti addirittura! Aveva provato a reagire con la furia tipica delle fiere ma non aveva avuto effetto, aveva provato a soggiogare l'animo della ragazza fallendo ancora, aveva provato a metterla contro i suoi compagni...nulla. Quell'animo incorruttibile voleva aiutarlo davvero, senza bisogno di subdoli compromessi; l'unica cosa che chiedeva era sincerità.

    Il Gatto infernale ci pensò su per diversi secondi in evidente conflitto interiore: si allungò sul suolo oscuro di quel mistico posto, tenendo ancora la kunoichi della zampa destra, e intanto faceva roteare vorticosamente le enormi code per aiutarsi nell'elaborazione del pensiero. Certo, avrebbe potuto intrappolare Harumi nel mondo interiore fin quando la ragione non avrebbe abbandonato la sua mente...forse a quel punto sarebbe stato facile fare di lei una mera marionetta; eppure c'era qualcosa che rasserenava la truculenta nel guardare quegli occhietti innocenti, qualcosa che lo spingeva a fidarsi della sua interlocutrice. Fidarsi...aveva quasi dimenticato il significato di quella parola: per anni era stato sempre sulla difensiva, concedendo solo quel poco che bastava ad ogni suo contenitore per garantire la sua sopravvivenza. Aveva in pratica odiato ognuno di quegli insignificanti jinkurichi che indegnamente avevano potuto attingere al suo chakra; deboli e incapaci di comprendere la complessità del suo animo. Ma c'era una cosa che più di tutte lo faceva infuriare: un ninja che era stato in grado di confinarlo l'unica volta che veramente aveva trovato la libertà, l'unica cosa che il Due Code davvero bramava.

    Quindi si decise a parlare, fissando la bimba tra le fessure dei suoi artigli:



    "Vedremo se sarai in grado di aiutarmi...
    Voglio che tu diventi più forte di un uomo in particolare...
    capirai subito di chi si tratta. Integrati pure con gli Otesi, non mi interessa...
    l'unica cosa che voglio è avere la mia vendetta!
    Ogni persona ancora in vita che ha solo pensato di potermi domare dovrà morire...
    e sarà una morte lenta ed atroce!"
    diventi più forte
    diventi più forte diventi più forte
    diventi più forte diventi più forte diventi più forte
    diventi più forte diventi più forte diventi più forte
    diventi più forte diventi più forte
    diventi più forte diventi più forte












    Lentamente schiuse la mano, liberando la ragazza; ormai aveva deciso, avrebbe dato una possibilità ad Harumi. Lo sguardo si fece sereno, le code cessarono di agitarsi e la ragazza avrebbe iniziato a sentire qualcosa crescerle nel petto. Un sentimento, lo stesso che aveva provato poco prima, di rabbia e frustrazione che questa volta avrebbe però dato spazio ad un freddo glaciale che pian piano avrebbe raggiunto ogni parte del corpo. Il Chakra del demone stava iniziando ad attecchire (complice anche quello che stava accadendo nel mondo reale), fondendosi con il tentien della ragazzina ed espandendosi a tutto il sistema circolatorio!
    Se Harumi avrebbe guardato in basso, il suolo dove era stata poggiata si era tinto di un blu acceso ed il chakra del Cercotero le aveva attanagliato le caviglie, salendo progressivamente verso l'alto come un flusso vorticoso...quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto perché poi la luce si fece più accesa e la voce della Belva sarebbe divenuta sempre più tenue:



    "Deludimi e ti divorerò dall'interno,
    sappilo!"
    sappilo
    sappilo sappilo




    Una promessa che sembrava quanto mai veritiera.

    :::

    Quel bagliore irreale si tramutò ben presto in qualcosa di più terreno: una torcia era punta dritta contro il bulbo oculare dell'otese. Era immobilizzata da grosse catene e aveva i vestiti quasi totalmente strappati, inoltre tra i tagli sparsi su tutto il corpo, la ragazza avrebbe potuto vedere un grosso fuuinjutsu collocato tra l'inguine e il quadricipite destro. Non appena la vista fosse tornata nella norma, la ragazza avrebbe potuto vedere dapprima l'uomo che da vicino monitorava il suo stato di salute: era una dei ninja di Eiatsu che tentava, tra le altre cose, di arginare con jutsu medici e tamponamenti le profonde ferite che aveva sul corpo [4 Ferite Medie sparse, Sanguinamento Grave]. Andando oltre con la vista avrebbe potuto anche potuto vedere la causa del suo precario stato fisico: due enormi code di chakra erano state ancorate a terra dalle stesse catene che la cingevano, tenute da quattro uomini che, ad una analisi più approfondita, avrebbe potuto capire fossero in realtà cadaveri! Possibile che il demone avesse provato ad ammazzarla mente la teneva impegnata del mondo interiore?!
    Alle sua spalle, invece, vi erano Eiatsu e altri tre uomini impegnati in quella che doveva essere una complicata tecnica, vista la fatica palpabile che i loro volti esprimevano e la completa immobilità; l'eliminatore in particolare sembrava profondamente provato...

    Harmui avrebbe dovuto combattere con violenti spasmi muscolari, con le ustioni causate dallo sfregamento delle catene suo suo corpo e soprattutto con il dolore provocato dalle profonde ferite [DnT Grave]; il tutto con frequenti giramenti di testa e sensazione di nausea dovuta alla copiosa perdita di sangue!

    " Sembra che è tornata! "

    Disse l'uomo più vicino. Di tutta risposta Eiatsu tirò un sospiro di sollievo sebbene fosse ancora consapevole di non aver affatto finito: avevano estratto il demone dal corpo di Nekora e ora stavano completando il sigillo per il confinamento. L'uomo alla destra del jonin era stato ferito al volto da una delle code e il sangue gli stava impedendo di tenere gli occhi aperti; gli altri due, invece, erano rientrati da poco dai piani superiori (doveva avevano fatto detonare la porta) e non vedendo tornare il gruppo erano scesi a controllare. I due prigionieri riusciti misteriosamente ad uscire dalle celle giacevano svenuti a terra, immobilizzati ma ancora non riportati sotto chiave...il tutto era accaduto così rapidamente che non si aveva avuto il tempo di escogitare un piano migliore.

    " Ehi Harumi, riesci a sentirmi? Siamo leggermente sottodimensionati per completare il rituale...ci serve anche il tuo chakra per riuscire a confinare il demone dentro di te. Credi di potercela fare? "

    Più facile a dirsi che a farsi: la kunoichi doveva in qualche modo prendere parte ad un jutsu livello Jonin e soprattutto doveva farlo riuscendo in qualche modo a mettere da parte le ferite e i dolori che la dilaniavano! Eiatsu poi, stava cercando di mantenere la calma e non mettere in agitazione la povera ragazza più del necessario, ma il suo volto era tirato e chiunque avrebbe potuto leggervi una grande preoccupazione.



    " Se noti, il sigillo che ti abbiamo imposto pian piano si sta rafforzando con il chakra. Il completamento è al 25%...ora ti sto per chiedere di fare un semplice esercizio: per prima cosa chiudi gli occhi e svuota la mente. Cerca di sentire il chakra che sta inondando il tuo tentien e prova a connettertici; pensa che sia un segnale e tu devi trovarne la giusta frequenza...quando pensi di averlo carpito allora non lasciarlo andare e apri il rubinetto più velocemente che puoi! Per entrare in sinergia dobbiamo forzare le tue capacità nell'impastare il chakra, anche a costo di compromettere il tuo sistema circolatorio...è l'unico modo!"

    Di "semplice" quell'operazione non aveva proprio nulla: in pratica la genin doveva riuscire a fare quello che solo con anni di addestramento i Jonin riuscivano a fare con efficacia, ovvero riuscire ad interagire con tecniche alleate potenziandone gli effetti...e quella in particolare era del livello di complessità maggiore!
    L'unica cosa certa era che la ragazza aveva ancora scorte di chakra utili per riuscire nell'impresa: il come accedervi però era un qualcuna che nessuno poteva dirle come fare; avrebbe dovuto attingere a tutto il proprio talento per salvare la sua vita e garantire che il chakra del Nibi non si disperdesse provocando chissà quale effetto catastrofico! Il Cercotero avrebbe potuto liberarsi una volta per tutte, tornando in forma libera...oppure avrebbe potuto disperdersi, perdendolo una volta per tutte! In altre parole, Harumi aveva tra le mani il destino del villaggio.

    Ma era davvero da sola ad affrontare quella sfida?


    CITAZIONE
    OT/ Ben tornato nel mondo reale! Penultimo post!/OT
     
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    Parte viii ~ Sigillo





    L'ira del demone parve smorzarsi a poco a poco. Il gatto e la ragazza rimasero in silenzio per diversi minuti, che nella realtà sarebbero potuti essere degli istanti. La creatura era evidentemente indecisa sul da farsi, tremendamente incapace di decidersi. Il movimento fluttuante delle sue due code aveva un che di ipnotico, che ammaliava la giovane. Attirata, Harumi dovette trattenersi dall'allungare nuovamente la mano verso il Nibi per accarezzarne il manto di chakra. Quando il nekomata iniziò a fissarla con i suoi occhi carichi d'odio, la kunoichi capì che aveva raggiunto una risoluzione. La sua voce carica di rabbia rimbombò nell'antro oscuro dove si trovavano. Quella sentenza sembrava più simile ad una minaccia che ad un patto, ma la genin chinò lievemente la testa in segno d'assenso. Un flebile sorriso permaneva sul suo viso. Diventerò più forte, per tutti e due. Affinché i nostri desideri possano avverarsi. Sollevò il capo per incrociare lo sguardo del demone. Socchiuse gli occhi a mezzaluna, mentre il sorriso gli si allargava facendole sollevare le guance in un'espressione carina sebbene inusuale per lei. Mi affido a te, prenditi cura di me.



    Nel frattempo l'enorme chakra del cercoterio inizio ad avvolgerla, risalendo dai suoi piedi lungo le cosce, per poi stringerla allo stomaco, dove si trovava il tantien. Ad accompagnarlo era una sensazione di freddo pungente, quasi come se il suo cuore si stesse facendo di ghiaccio. Quella era furia, non il sentimento passionale e caldo, ma la sua versione lucida e calcolatrice. Man mano che quell'energia e quella sensazione di triste frustrazione riempivano ogni parte di lei, Harumi venne assalita dai brividi, provando un dolore quasi fisico. Tuttavia, e questo sarebbe stato chiaro al demone, la giovane persisteva a sorridere al suo indirizzo. Nemmeno l'intimidazione con cui il bakemono concluse la negoziazione riuscì a scalfirla. Alzò la mano verso il demone con estrema dolcezza. Matatabi... Prima la frase fosse conclusa, il buio l'avvolse.

    La coltre nera in cui era precipitata fu squarciata da una lancia di luce, che la ferì tanto era intensa. Realizzò di trovarsi nel mondo reale solo quando venne travolta da un dolore lancinante, tale da farle digrignare i denti e farle sfuggire un lamento roco. Era come se la vita stessa si stesse riversando fuori dal suo corpo, e la sofferenza ne prendesse il posto. Si dibatte senza forze per un poco, mentre lentamente i suoi occhi dipanavano la coltre di nebbia che li ricopriva. Ei-ia-tsu-san... Parlare le risultava difficile, ogni volta che apriva bocca veniva colta da un conato di vomito. Cercò di sollevarsi, per guardarsi intorno, ma si sentì subito cedere. La testa le girava e doveva frequentemente chiudere le palpebre stanche, anche se ogni volta che lo faceva temeva di non avere l'energia di riaprirle. Sebbene fosse ricaduta immediatamente al suolo con un tonfo leggero, aveva visto quanto bastava. Stranamente, sul suo volto comparve una smorfia simile ad un sorriso. Son-sono proprio...ridotta ad un-uno straccio... La genin si sarebbe sforzata di fare mente locale, con scarsi risultati. Ogni volta che afferrava un pensiero quello gli scivolava via dalle dita come acqua. Sullo sfondo vedeva delle forme sfuocate muoversi, che gli ricordavano le code del nekomata. Doveva centrare anche lui in ciò che le stava accadendo, sebbene non avesse la lucidità di ragionarvi sopra. In un attimo di comprensione si rese conto che anche gli uomini che l'attorniavano erano piuttosto mal ridotti, eppure sarebbero dovuti essere tra i migliori ninja del Villaggio del Suono. Quando il caposquadra le rivolse la parola, la ragazza volto lentamente, combattendo i conati, la testa. Batte le palpebre un paio di volte, mentre riordinava le parole che aveva udito cercando di dare loro un senso. Digrignando i denti dal male, mentre i suoi muscoli si contraevano contro la sua volontà, finalmente ne afferrò il senso. Stavano sigillando il demone dentro di lei. Le immagini dei precedenti portatori del due code che aveva osservato in precedenza le ripercorsero la mente. Stava per diventare come quegli uomini e quelle donne, che avevano trascorso la loro esistenza consumati da quel potere smisurato e odiati dal suo autentico proprietario, che li vedeva come delle gabbie di carne. N-no non voglio... Il sussurro era talmente flebile che forse neppure l'eliminatore nella confusione sarebbe riuscito a percepirlo, ma d'altro canto non era rivolto a lui. Delle lacrime iniziarono a scorrerle lungo il viso, più per il dolore psicologico che per quello fisico. Disperata, stava per lasciarsi andare: tutto ciò era semplicemente troppo per lei! Non era nessuno, non aveva niente di speciale, anzi. Però all'improvviso la vide. L'unica donna con cui il bakemono avesse veramente legato, arrivando perfino a considerarla una sua amica. Con il respiro corto e accelerato, mosse la mano per afferrarla, o per lo meno immaginò di farlo. Il confine tra reale e irreale andava a farsi sempre più sottile, ora che quasi tutto il suo sangue l'aveva abbandonata. No, se ce l'aveva fatta quella donna, poteva farcela anche lei. O almeno ci avrebbe provato con tutta se stessa. Con il volto sconvolto, annuì piano al caposquadra. Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Aveva già raggiunto il suo limite, non aveva che qualche minuto prima di perdere i sensi. La riaprì, per ispirare quanto più ossigeno poteva, mentre il petto le si abbassava ad un ritmo sempre più veloce. Poi, sorprendendo chiunque la stesse osservando, sorrise. Perché si stava agitando tanto? La morte aveva sempre camminato al suo fianco, ormai vi era abituata. Se si era spaventata era solo perché stava accadendo tutto all'improvviso. Tuttavia, aveva una promessa da mantenere. Nulla di più facile Eiatsu avrebbe dovuto leggere il labiale per comprendere la risposta di Harumi alle sue istruzioni. Quel fare da gradasso non le apparteneva per nulla, ma forse sapeva da chi lo aveva appena ereditato. Spostò il braccio, o meglio lo spinse di lato, finché non trovò il corpo del jonin. Con la mano lo strinse, o per lo meno ci provò, e si concentrò sulla sensazione tattile che ne derivava, un misto tra calore e pressione. Era la sua ancora che la teneva legata al mondo, la sua unica via per tornare alla realtà in previsione di quanto si stava arrischiando a fare. Infine Harumi chiuse gli occhi.

    Il chakra che il veterano gli aveva richiesto non era il suo, ne era consapevole. Eiatsu voleva che sfruttasse l'energia del demone stesso per confinarlo. Gli stava praticamente chiedendo di convincere il nekomata a scavarsi la fossa da solo. Certo, probabilmente nell'idea del jonin la ragazza avrebbe dovuto strappare con la forza quanto abbisognava dalla creatura. Harumi era però consapevole di non esserne in grado. Mentre precipitava nel buio per l'ennesima volta, pensò che poteva anche abituarsi a quella sensazione. Lasciarsi andare, dissolvendosi nel nulla, l'avrebbe sollevata da un'infinita serie di problemi. Però sarebbe stata una fuga, nulla di più nulla di meno. Roteando sempre più veloce attraverso quel pozzo senza fondo, ispirò profondamente riempendosi i polmoni d'aria. Poi, con una forza spropositata, urlò il suo nome. Matatabi!

    Se il felino si fosse rivelato, concedendole orecchio, era certa avrebbe arrestato la sua caduta, magari afferrandola con una delle sue splendide code. Che succedesse così o meno, la giovane avrebbe proseguito imperterrita, ma ad un tono di voce più pacato, sicura di avere comunque tutta la sua attenzione. Penso che tu sappia meglio di me cosa sta accadendo in questo momento là fuori. La kunoichi si concentrò sul sigillo che aveva intravisto, imprimendone l'immagine nella sua mente per condividerla con il demone, se non ne fosse già stato consapevole. Continuando ad esporre il suo pensiero a voce alta, avrebbe sorriso appena. Questa è la tua occasione, Matatabi. Se il rituale fallisce potresti essere libero. In realtà, dal basso della sua inesperienza, non avrebbe saputo dire cosa sarebbe realmente successo, ma non per questo stava mentendo. Sorridendo, allungò la mano verso di lui. Sai, sarei veramente felice di saperti libero. Anche io vorrei tanto essere libera... Sebbene avesse rotto i vincoli esterni che la legavano al suo destino, intimamente se ne sentiva ancora vincolata, in una maniera quasi soffocante. Forse, se fosse diventata più forte, sarebbe riuscita a fuggire dalla gabbia che la sorte le aveva riservato, ma probabilmente quella non era altra che una pia illusione. Anzi, probabilmente il suo fato si sarebbe compiuto proprio quel giorno. Harumi non aggiunse altro per quello che parve diverso tempo, ma il demone che viveva ormai da secoli non poteva certo ignorare cosa avrebbe significato per la giovane una tale risoluzione. Lui sarebbe anche potuto essere libero, ma lei sarebbe morta, nessuna possibilità di errore a riguardo.

    Un sospiro avrebbe rotto il silenzio teso. Sebbene Harumi non temesse la morte, ciò non significava che l'anelasse. Aveva ancora molte cose da fare, cose che fino ad allora le erano state negate. Ti ringrazio per esserti fidato di me. Per una volta, è stato bello... Aveva parlato con gli occhi rivolti verso il basso, mogia. Io, ecco...ci tenevo a salutarti, e a scusarmi con te. Temo che non sarò in grado di rispettare la nostra promessa. Delle lacrime rigavano il volto, attestando il vero delle sue parole. Grazie...e addio... Era quella la fine decisa per Harumi Miyazaki?

    Se il demone si fosse in qualsiasi modo opposto a quel destino, qualcosa avrebbe toccato il cuore della donna. Una sensazione di calore sconosciuta, un piccolo puntino che brillava però come mille soli. Allungando le braccia verso il gatto, l'afferrò, stringendoselo al petto. Non c'era nessuna volontà di dominio in quel gesto, chiunque anche senza essere una creatura tanto portentosa, avrebbe potuto sfuggire a quell'abbraccio. Perché? Una domanda inutile per un essere come il Nibi, che aveva vissuto per la lunghezza di innumerevoli vite umane. Trattenendo un singhiozzo, questa volta di gioia, Harumi richiuse gli occhi, per tornare nella realtà, seguendo la il calore del corpo di Eiatsu che persisteva contro la sua mano.

    Tornare nel suo corpo fu una vera sofferenza per la genin, la situazione non stava per niente migliorando, per quanto l'eliminatore e la sua squadra si stessero impegnando. Ora che aveva almeno un tacito assenso da parte del nekomata, forse aveva una possibilità. Ripescò dalla memoria le sue istruzioni, mentre cercava conforto nel contatto con il jonin. Rinunciò a combattere il dolore, preferendo che scorresse attraverso ogni fibra del suo corpo perché sarebbe stato in primis uno spreco delle sue già inesistenti forze, secondo perché più ci pensava più lo percepiva intenso e terzo perché era l'unica cosa che la tenesse cosciente. Piuttosto si concentrò sul fare quanto le era stato richiesto. Quel giorno il suo tantien era stato sottoposto a continue manipolazioni, ma forse ora era un bene, perché l'aveva finalmente presente. Poteva percepire il chakra scorrere al suo interno in modo caotico, disordinato, cacofonico. Focalizzandosi, ne comprese il motivo: la sua energia si trovava mischiata a quella del demone in modo disomogeneo, i due fluidi erano simili ad acqua e olio, incompatibili tra di loro. O per meglio dire sembravano due melodie, suonate da strumenti differenti, ognuna con il suo ritmo e il suo accordo, generando una confusione tremenda. Ora che l'aveva individuato però, doveva riuscire a sfruttarlo, omogeneizzando i due flussi. Pregando in silenzio che il bakemono l'aiutasse, giunse mentalmente le mani, per poi allungarle davanti a sé come un direttore d'orchestra. Con la mano destra compì delle rapide rotazioni, intimando al proprio chakra di aumentare il ritmo, con la sinistra aperta invitò ripetutamente quello del demone a chetarsi, riducendo la sua corsa impetuosa. Che fosse sua illusione o realtà, percepì tutto intorno a sé una presenza, che poteva appartenere solo ad una creatura. Il sudore imperlava la sua fronte, mentre anche il ritmo del cuore del respiro diminuiva. Ormai il suo fisico era al limite, ne era consapevole, ma non le importava. Se Matatabi credeva in lei, ce l'avrebbe messa tutta fino alla fine. Man mano che le due melodie andavano avvicinandosi e sfiorandosi, Harumi cambiava i movimenti compiuti dalle sue mani, alla ricerca dell'accordo perfetto. Fino a quando non lo percepì chiaramente. I due flussi erano in perfetta sintonia, due suoni diversi che contribuivano a formare un'unica melodia. Ora rimaneva alla ragazza una sola cosa da fare. Forzando il proprio sistema circolatorio, fece diramare quella miscela di chakra armonizzata in tutto il suo corpo. Stava procedendo a tentoni, alla ricerca di qualcosa di preciso. Ed infine lo trovò: un terzo chakra estraneo, appartenente presumibilmente ad Eiatsu. Come si aspettava era localizzato prevalentemente sull'interno coscia, dove era stato posto il sigillo, ma si irradiava debolmente in tutta lei. A quel punto, spinse con tutte le sue forze quell'energia che fuoriusciva dal suo tantien dentro al fuuinjutsu, controllando che la corrente non si disperdesse e sperando che il caposquadra fosse in grado di sfruttarlo come programmato. Il bruciore si estese anche all'interno del suo corpo, come se il suo sistema circolatorio del chakra che conduceva dal centro all'estremità andasse in fiamme, ma la giovane non mollò la presa. Coraggio Neko... Se glielo avessero fatto notare, e molto probabilmente in quel frangente non sarebbe successo, non aveva consapevolezza di aver pronunciato quelle parole. Che l'incitamento fosse rivolto a se stessa o al bakemono dentro di sé era una distinzione senza importanza. I due si erano fatti uno, almeno per un istante. Restava da scoprire se quell'unione era destinata a durare o meno.

     
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    Harumi aveva capito sin da subito che se il demone non l'avesse aiutata il tutto sarebbe finito con la sua morte. E di fatto quello non avrebbe avuto nemmeno interessi nel farlo: finalmente sarebbe tornato a calcare il mondo con le sue zampe, senza doversi appoggiare a quelle esili e deboli degli uomini, e avrebbe potuto essere finalmente libero...
    Passarono diversi minuti ma nessuno rispose all'appello della giovane alle prese con il disperato tentativo di far parte di un jutsu estremamente più potente e grande di lei; ci stava mettendo tutta se stessa ma ad ogni sforzo avrebbe attinto alla sua effimera riserva di chakra, provandosene a gran velocità per cercare di stare al passo con "le frequenze" dei jonin che la stavano assistendo. No, più andava avanti più aveva la sensazione che non ce l'avrebbe fatta...tutto taceva lì dentro. Venendo meno le scorte energetiche si faceva sempre più fiacca, per non parlare delle ferite su tutto il corpo che le procuravano dolori lancinanti; da sole, quelle, erano in grado di portare praticamente a zero la sua vitalità nonostante gli interventi medici e la sua sopportazione del dolore, già da tempo largamente sorpassata. Insomma, si trovava nelle peggiori condizioni pensabili e per giunta alle prese con una impresa per lei insormontabile.

    Solo quando l'ultimo brandello di linfa vitale, di speranza e di lucidità fosse stata in procinto di disperdersi, una voce, quella voce, sarebbe risuonata nella sua testa, riempiendola con la sua impareggiabile profondità:

    WpHd5hX




    "Tz, abbiamo già un patto.
    Tradiscimi e divorerò la tua anima dall'interno."
    patto patto patto
    patto patto patto





    Improvvisamente una corrente di chakra inaudita avrebbe riattivato l'intero sistema circolatorio della kunoichi come soggetta ad una vera resurrezione: Matabi l'aveva letteralmente strappata alla morte, concedendogli un briciolo del suo potere. Ora si che avrebbe potuto completare il rituale, connettersi alla tecnica e fare la sua parte per completare il fuuinjutsu! La stessa sensazione provata nel mondo interiore le avrebbe conferito una energia impropria che non era né abituata né in grado di gestire: ora aveva i mezzi ma riuscire a controllare quel potere non era una sfida poi tanto più facile della precedente. Almeno il freddo pungente di quel chakra in qualche modo leniva le sue ferite e questo l'avrebbe aiutata a concentrarsi.
    Alla fine, se fosse riuscita a mettere in atto le direttive dell'eliminatore, Harumi avrebbe visto il sigillo tingersi sempre più del chakra del demone andandosi a fissare sulla sua pelle come bruciandola in modo indelebile; solo a quel punto, il rituale avrebbe finalmente trovato compimento.

    Al termine della tecnica tutti sarebbero rimasti allo stremo delle loro forze; Eiatsu in particolare aveva attinto a grandi scorte della sua linfa vitale per accelerare la tecnica e ora ansimava vistosamente. Ma ce l'avevano fatta, avevano sventato una minaccia in grado di cancellare Oto dalle mappe, per giunta salvando anche la vita di una povera innocente. Finalmente il Jonin liberò le mani intrecciate nell'ultima posizione della tecnica e sciolse le gambe, irrigidite dalla posizione di grande staticità indotta dal jutsu stesso.

    Eppure...dei passi in avvicinamento allarmarono ancora una volta tutti, questa volta davvero allo stremo, praticamente impossibilitati ad affrontare una nuova minaccia! Il rumore si fece sempre più forte man mano che la scalinata si avvicinava al suo termine e istintivamente Eiatsu afferrò i suoi proiettili aggrappandosi alle sue ultime energie...non fece in tempo ad azionare il lanciaspiedi che la figura emerse dall'oscurità. Ma di certo nessuno si sarebbe aspettato di vedere quel volto.

    " Mi spiegate cosa diavolo state facendo qui! Sarà la decima volta che scendo di sotto...non è che vi state approfittando di questa povera ragazzina? E cosa diavolo state facendo con quelle catene?! "


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    Meredora stava benissimo e aveva l'aria scocciata tipica di chi stava aspettando da troppo tempo. L'eliminatore e gli altri, invece, erano letteralmente con bocca e occhi spalancati, increduli di quello che stavano vedendo:

    " Cos...ma...tu eri morta! L'esplosion...il blocco della prigioni..."

    " EH?! Ma tu sei FUORI DI TESTA! Superato il secondo livello, mi avete praticamente costretto a farvi procedere da soli e vi siete chiusi dentro! "

    " Ma...i prigionieri scappati. Guarda lì! Lì! Li abbiamo storditi e legati!!! "

    Ma il dito che stava puntando esattamente dove ricordava di averli posizionati continuava a muoversi nello spazio girando in tondo alla loro ricerca...non c'era nessuno. Il Jonin si guardò in giro cercando approvazione negli occhi dei suoi compagni, i quali erano messi peggio di lui; attimi di sbigottimento che, solo la mente finemente addestrata da ninja, riuscì ben presto a convertire nell'unica soluzioni possibile: erano stati ingannati, tutti, fin dal principio.

    " Mi eri sembrato da subito strano...ma non sapevo facessi uso di stupefacenti! Prendi roba buona la prossima volta, che quello che vendono nei Bordelli è spazzatura chimica! "

    Il sangue era sparito, le ferite sui loro corpi svanite nel nulla; Harumi era in ottime condizioni, sebbene l'interazione con il chakra del Cercotero l'avesse scombussolata non poco...i postumi del confinamento erano esattamente come quelli di una pesante bevuta, giramenti di testa e forte senso di nausea. Il genjutsu che li aveva colpiti tutti era stato dei più tremendi e non aveva dato loro il minimo segnale di essere una mera funzione...e c'era solo un essere in grado di fare tutto questo.

    Eiatsu distolse il suo sguardo dalla carceriera per puntarlo sulla genin, ancora distesa sul rialzo in pietra: che avesse funto da medium per il Gatto Infernale? E se si, come aveva fatto il Cercotero ad entrare a così stretto contatto con il mondo esteriore, confinato dapprima dentro Nekora? Un mistero che avrebbe accompagnato i suoi pensieri per diversi giorni a venire e che trovavano una possibile strada di soluzione negli di isolamento cui la ragazza era stata sottoposta a stretto contatto con il Demone...
    Con un gesto di mano fece capire ad uno dei suoi di levare le catena ed interropendo il flusso di chakra riportò i cadaveri alla loro natura inanimata; era stato fregato, aveva messo in pericolo la ragazzina più del dovuto e aveva rischiato di perdere uno dei beni più preziosi del villaggio...Omoi questo non lo avrebbe mai permesso. Quindi si accasciò sulle ginocchia fissando dritto negli occhi Harumi e dicendole, con voce mozzata:

    " Perdonami. "

    E le tirò un colpo secco all'altezza della tempia con il preciso intento di farla svenire. Aveva vissuto fin troppe esperienze forti quel giorno e non sapeva ancora cosa l'attendeva ora che il Due Code era dentro di lei. L'avrebbe porta a Villa Mikawa dove Aloysius avrebbe sicuramente saputo cosa farne...al diavolo quei grassi e stupidi politicanti, le faccende di Oto appartenevano ai ninja e non a loro.

    " Certo che non ci siete andati leggeri con lei..."

    " Noi ce ne andiamo. "

    " Devo fare rapporto di quanto accaduto? "

    " Scrivici quello che vuoi, tanto verranno a darle la caccia...è il Nibi quello che le abbiamo sigillato dentro. "

    " Peccato...mi piaceva. "

    " Anche a me. "

    ixmVycT



    CITAZIONE
    OT/ Fine giocata! Fai pure un bel post conclusivo anche se le tue avventure non finiscono qui :) /OT
     
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56 replies since 16/2/2008, 01:30   1345 views
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