Palazzo del Mizukage

[Amministrativo]

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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Ritirai la mano non appena quella del Mizukage afferrò la lettera, non avevo idea del contenuto, ne Godsan me ne aveva fatto menzione. Le parole di Shiltar dopo aver letto la lettera risultavano quasi un congedo, la mia sete di verità non sarebbe così stata saziata.
    Era proprio per la promessa fatta Fujiko che ero rimasto a Kiri, non avevo più motivo per essere lì, servire persone di cui non nutrivo più stima, ideali decaduti e ormai trapassati.
    Ero sul punto di lasciare la stanza quando le parole del Kaguya, mi bloccarono sul più bello.
    Il riferimento all’Akuma era chiaro, le prove assenti, altrimenti quello di cui avrebbe richiesto la testa sarei stato sicuramente io.

    Sarà fatto Shiltar sama…

    Il mio tono sicuro non traspariva esitazione

    Se questo è tutto, gradirei tornare ai miei affari

    Non vedevo l’ora di uscire da quella stanza, adesso capivo il perché Godsan fosse giunto ad un gesto così estremo… adesso però lui era libero.
    Ma quando lo sarei potuto essere io?


     
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    Non seppi il contenuto della lettera, ma fui felice che Etsuko fosse uscito dal suo buco. Avrei potuto fargli visitare Ayame, sperando che almeno lui potesse fare qualcosa. Al solo pensiero di lei, a casa, mi fece stringere il cuore. Nana tornò da me e allungò le braccia per essere raccolta. La presi in braccio e rimasi in silenzio mentre il Mizukage leggeva la lettera. Non fece accenno al suo contenuto ed io non feci domande. Se ci fosse stato qualcosa da dire, l'avrebbe detto.
    Poi la questione dell'Akuma. Automaticamente il mio sguardo volò su Etsuko per un istante, forse Shiltar nutriva i miei stessi sospetti ma erano solo sensazioni. Come tali però, sarebbero dovute rimanere. Un'ondata di rancore per Seinji mi colse quasi inaspettatamente e mi ritrovai ad essere felice di poter separare la sua testa dal resto del corpo. Da quando lui aveva aperto la bocca per la prima volta aveva meritato quel destino.
    Non nego che sarà un piacere cercai di non risultare compiaciuto, ma invano. Non avevo altro da dire al Mizukage. L'avevo avvisato del mio ritorno, avevo chiesto cos'era successo a Fujiko. Non avevo altro da fare lì: ma avevo Etsuko a portata di mano e la cosa era un'occasione più unica che rara.
    Etsuko, aspetta un attimo, te ne prego dissi all'Akuma Vorrei parlarti fuori di qui, in privato.
    Non avevo idea che lui potesse lasciar galoppare la sua immaginazione. Eppure il mio tono lasciava intravedere un sincero bisogno, quasi una supplica. Non sapeva di Ayame, ma avrebbe potuto immaginare che non avevo intenzione di interrogarlo riguardo a Seinji Akuma. Finché Ayame non si fosse rimessa, per sua fortuna, non avrei potuto occuparmi di quel traditore come si deve. E se e quando si fosse rimessa dipendeva essenzialmente da Etsuko (o almeno speravo).
     
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    L'Alba di una Nuova Vita

    Durante la sua corsa sfrenata, il ragazzo prese coscienza di doversi ferma, o almeno rallentare notevolmente. Per colpa della sua furia, non si stava godendo per niente l'ambiente che gli stava attorno, poteva iniziare già da subito ad inquadrare qualche posto o persona "interessante". Già intravedeva i primi locali affollati, pieni di persone con una brutta aria, pieni di donnacce. Ma comunque Nori rispettava questo genere di persone; erano il genere di persone che, come lui, sapeva soddisfare ogni singola voglia, ogni singolo piacere, senza poi avere rimpiante e, anzi, uscendone pienamente soddisfatti.

    Una figura però lo colpì in mezzo a tutta quella folla. Un uomo, intento a fumare. La sigaretta era quasi ormai finita e sembrava aver lasciato una nota di insoddisfazione sul volto della persona. Senza tardare se ne accese un'altra. Adesso sembrava molto più sollevato, sembrava, finalmente, aver placato il piacere di fumare. Piacere che anche stavolta durò poco. La sigaretta terminò di nuovo in poco tempo e, nuovamente, l'uomo sembrò fortemente contrariato. « Ah! La sigaretta deve proprio essere il piacere perfetto! È buona e ti lascia insoddisfatto. Dovrò procurarmene. » Finita la sua breve analisi, accelerò un po' il passo. Ormai il palazzo era veramente vicino e nel giro di qualche minuto ci sarebbe arrivato.

    Una volta entrato non badò a controllare minimamente in che genere di posto si trovasse, si limitò a rivolgersi alla prima persona che avrebbe incontrato, sembrando anche un po' maleducato. « Sto cercando il Mizukage. Il guardiano delle mura mi ha mandato per registrare la mia cittadinanza. » Fece una breve pausa in maniera tale da far spostare l'attenzione della persona su di lui. « Avrei anche una certa fretta, spero di non essere venuto qui per perdere tempo. » Si allontanò leggermente dalla figura, dedicandosi ad osservare il posto nel quale si trovava, attendendo una risposta. La lista di cose da fare era lunga! Comprare delle sigarette, esplorare ancora un po' il villaggio, cercare di fare qualche conoscenza "giusta". Insomma, un bel programma!
     
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    Da quando l'Amministrazione di Kiri era crollata, con la nuova ancora non del tutto operativa, forse perché il Mizukage non si era deciso a prendere un nuovo amministratore per il villaggio, molte pratiche in più venivano gestite al Palazzo del capovillaggio, e parecchie da Shiltar stesso, ma quando quel impiegato piuttosto esperto si trovò davanti un ragazzo che chiedeva di essere registrato, perché un qualche guardiano gli aveva detto di farlo lì, sapeva già che andare a disturbare il Mizukage per una cosa del genere poteva costare ad entrambi un buon numero d'ossa.

    "Ci penso io a te, ragazzo, così ti sbrigherai anche prima!", disse con un tono il più rassicurante possibile l'impiegato, più per rassicurare se stesso di poter arrivare alla pensione, che l'altro che si sarebbe sbrigato, per quanto sarebbe stato effettivamente così.
    Preso un documento ad un tavolo vicino, l'impiegato si sedette al suo tavolo e chiese: "Dimmi nome, cognome, grado ninja, eventuale clan di appartenenza e luogo di provenienza." ed attese quindi risposta.
     
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    L'Alba di una Nuova Vita

    L'uomo che si ritrovò davanti sembrava essere proprio la persona adatta alle sue necessità. Si rivolse al ragazzo in maniera tale da convincerlo che registrarsi da lui fosse stata la cose migliore, forse, in fondo, qualcosa lo turbava. Sembrava, appunto, voler tagliar corto e levarsi subito un impiccio che potrebbe anche essere andato a disturbare qualcuno di potente. Un sorriso gli si stampò sulla faccia, e che differenza avrebbe fatto? A lui importava soltanto essere registrato.

    Il funzionario prese dunque un documento e chiese, una dietro l'altra, le informazioni che desiderava. Di certo, il ragazzo non si era aspettato tutta questa fretta. « Il mio nome è Nori Kikin, Genin e ho prestato servizio all'Accademia per pochi anni. Non appartengo a nessun clan di rilievo, dato che provengo da una piccola terra qui nel paese dell'Acqua. Essa è popolata solo da poche famiglie. Tutti convinti che questo villaggio sia il peggiore di tutti. » Strinse i pugni, ormai quelli erano solo dei ricordi passati. Si era lasciato indietro tutto, doveva dimenticare, i brutti pensieri non dovevano essere tenuti nella mente. Non facevano che rovinare la sua futura felicità. « Bhè, la vita di un uomo è troppo breve perché uno si accolli sulle spalle il peso degli errori altrui. Ciascuno vive la propria vita e paga il suo prezzo per viverla. No?» Gli era scappato un pensiero dalla bocca, ma comunque non ci fece troppo caso, quasi sicuramente l'uomo non avrebbe prestato molta attenzione alle sue parole. O almeno sperava, non voleva di certo mettersi a raccontare la propria storia.

    Se lo era già detto, doveva dimenticare tutti i brutti pensieri: tutto il passato. In fondo, il passato, non ha che un unico fascino, quello di esser passato.
     
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    L'impiegato registrò le diverse informazioni di quel genin, Nori Kikin, poi alla sua ultima frase, lo guardò per qualche istante stranito, sbattendo le palpebre, quindi convenne, chinando il capo un paio di volte, "Decisamente troppo breve, ragazzo. In bocca al lupo per la tua carriera ninja ed attento a quanto spendi per viverla.", disse.
    Aveva visto tante cose strane come impiegato in un paese di ninja, in primis un capovillaggio che aveva un palazzo d'ossa, dove viveva con la famiglia, allevava coccodrilli, faceva giocare i propri bambini con ogni sorta di animale ed aveva una specie di tizio altrettanto squilibrato che dormiva nella gabbia dei pipistrelli... quindi chi era lui per cercare di capire di preciso cosa gli avesse detto quel genin? Tanto valeva rispondergli educatamente ed archiviare l'identità dello stesso per l'amministrazione del villaggio, quando fosse stata riaperta.
     
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    Estremo Sacrificio
    La scelta è fatta, tutto è in gioco



    Sperai che le sue idee non fossero davvero così ben radicate in qualche altra persona, perché erano immensamente pericolose. Fui tentato dall'accontentare la sua richiesta, ma all'ultimo riuscii a trattenere la mano. Allora accarezzai il collo squamoso di Yogan sotto di me e la dragonessa girò appena il lungo collo per puntare un enorme occhio scarlatto su di me.
    Scendi davanti il Palazzo del Mizukage, Yogan la dragonessa annuì, senza una parola e iniziò a scrutare dall'alto gli edifici Kiriani per cercare quello che le avevo indicato Sei in errore in così molte cose Seinji... Tratti un villaggio come una persona, ma un villaggio non è una persona. E' un'istituzione, sono edifici, è una collettività di individui che tratendo ti odieranno soltanto. Se i tuoi scopi non coincidono con quelli del villaggio, allora Seinji, non fai parte del villaggio.



    Yogan iniziò a scendere ma senza la solita veloce picchiata. Non voleva spaventare più del necessario i cittadini di Kiri piombando dal cielo a una velocità folle così scese tracciando ampissimi cerchi in cielo. Questo mi diede il tempo di dire un'ultima cosa e Seinji prima di consegnarlo a Shiltar.
    I tuoi occhi ti erano stati rimossi. Non sono un medico, ma credo di sapere che gli occhi non rinascono il mio volto si fece improvvisamente duro L'unica persona in grado di fare questo è Etsuko Akuma. Non ti sto chiedendo se è stato lui... il passaggio segreto che hai utilizzato... una serie di ricordi si riversarono in me, un tunnel senza altra uscita che la scogliera a nord, quattro diversi passaggi, nessuna apparente spiegazione sul perché Seinji Akuma fosse lì Ricordo di quale si tratta. E' una via di emergenza usata anche dall'ospedale, ma è restata inutilizzata per così tanto tempo che persino io, il Capo della Mano Nera di Kiri ho dimenticato il suo percorso esatto Yogan era sempre più vicino al suolo e ben presto vi atterrò.



    Le poderose zampe sollevarono sbuffi di polvere dalla strada e la gente (almeno chi non aveva ancora ammirato la dragonessa) si allontanò, altri invece limitarono a guardare l'animale che sapevano bene essere innocuo. Scesi dal dorso di Yogan trascinandomi dietro Seinji, quindi carezzai il volto di Yogan con la mano libera.
    Itai disse la dragonessa, avvicinando il muso alla mia fronte in un gesto affettuoso che quasi stonava con la sua ferocia Etsuko... Non sarà...
    E' lui dissi semplicemente io Ma ora che le cose stanno così, qualasiasi cosa deciderà Shiltar, non potrò mai più fidarmi di lui. Ed anche Ayame. ma la mia mente era in tumulto, nonostante l'apparente calma. Etsuko era l'unica persona a cui potevo affidarmi.
    Speriamo che Ayame avesse ragione dissi tra me e me, nella mia testa Speriamo che ci sia qualcun altro altrettanto bravo.



    Trascinai Seinji nel palazzo del Mizukage e al primo impiegato chiesi con urgenza di avvisare il Kage, dicendogli che Seinji Akuma era stato catturato. Perché non l'avevo ucciso, nonostante Shiltar avesse detto di farlo?
    Se Shiltar vorrà ucciderti, che lo faccia pure dissi allora Ma per come la penso io, la colpa non è tua Seinji. la colpa era tutta, integralmente di Etsuko. Seinji avrebbe accettato la sua punzione se per caso lui non si fosse arrogato il diritto di decidere di interromperla. Seinji avrebbe potuto riflettere nel buio su i suoi errori, crescere e tornare ad essere quello che era, ma migliore. Ma Etsuko, in un atto di arroganza travestito malamente da misericordia gli aveva negato tutto ciò.



    Così attesi dietro la porta del Mizukage, attendendo che lui desse l'ordine di entrare anche se, in quel momento, avrei voluto Etsuko Akuma tra le mie mani piuttosto che Seinji.



     
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    Il grosso rettile svolazzante di Itai era... difficile da non notare, quindi il caos che l'animale fece fra le Mura di Kiri e dintorni, fino al suo arrivo davanti al Palazzo del Mizukage, non fu non visto dal Kaguya stesso e quando la bestiola atterrò proprio davanti al palazzo Shiltar rimase tranquillo nel proprio ufficio, mentre c'era qualche impiegato qua e là che si agitava, meno di quanti si potrebbe immaginare considerando le quantità di grossi rettili che abitavano anche l'interno dell'edificio.
    Quando poi sentì bussare alla porta dell'ufficio stesso, la cosa non lo sorprese affatto e quando, al suo "Avanti.", vide entrare Itai con al seguito Seinji Akuma l'unica vera sorpresa fu il fatto che il fuggitivo era ancora vivo e, dulcis in fundo, con gli occhi al loro posto.

    "Devo dire che t'immaginavo in una condizione diversa, Seinji, ma vedere che ti sono magicamente ricresciuti gli occhi, porta tutta una serie di interessanti risvolti alla situazione.", esordì, indicando al Jinchuuriki una sedia, semmai avesse voluto sedersi, segno che la cosa sarebbe andata per le lunghe, quindi Shiltar stesso si sarebbe alzato e diretto verso la porta e, al primo impiegato che avesse visto avrebbe semplicemente ordinato: "Fa chiamare Etsuko Akuma, digli che è richiesta immediatamente la sua presenza qui.".

    Dopo quel semplice ordine, il Kaguya sarebbe tornato alla sua poltrona, "Itai, ho intravisto la draghessa, ma vorrei qualche particolare su dove hai trovato il miracolato qui presente.", esordì verso il primo, al secondo, invece, fece giusto una domanda: "Immagino che, dopo il miracolo della ricrescita delle pupille, t'é passato di nuovo per la mente di fuggire dal paese... come lo avevi chiamato all'interrogatorio? Della gente impaurita? Per far ricrescere Kiri dall'esterno, o almeno queste le idiozie che avevi detto davanti al mio geco. Ora vedremo se alla fine di questo incontro saprai farti ricrescere ciò che ti staccherò.", sentenziò alla fine.

    A quel punto, mentre aspettavano Etsuko, per completare quel simpatico siparietto, il Kaguya avrebbe atteso risposte da entrambi, specialmente dal Jinchuuriki su dove e come aveva trovato il neo-vedente.
     
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    × Off-Game ×


    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Sei in errore. Davvero? Non mi sorpresi affatto di sentire quelle parole. D'altronde, l'essere in errore voleva dire più o meno di non essere nel giusto; ma il giusto e il sbagliato non erano forse semplicemente delle opinioni personali, completamente soggettive e quindi diversamente interpretabili?.. Difatti, non riuscivo a comprendere il motivo per cui egli si sentiva "nel giusto". Lui aveva vinto, era prevedibile che avrebbe vinto. Aveva più esperienza di me, era anche più forte, più bravo. Aveva avuto più opportunità nel corso della sua vita, d'altronde. Tuttavia, non riuscivo a comprendere per nulla il motivo per cui pensava che avessi torto; o meglio, il motivo per cui pensava che avessi torto lo comprendevo benissimo, d'altronde era normale visto che aveva delle idee esattamente contrarie alle mie. Quel che non comprendevo era il motivo per cui ci tenesse a dirmi che ero in errore; sperava forse che mi pentissi, che aggiustassi la mia "mira", che tornassi sui miei passi ammettendo io stesso di aver sbagliato?.. Nara. Era un Nara sognatore. Era uno di quelli che, forse, credeva di aver ragione a ogni costo. La cosa non mi sorprese: c'era da aspettarselo da lui. Probabilmente, era proprio la sua esperienza a fargli pensare di essere nel giusto mentre tutti gli altri erano in errore. Non era arrogante, era solo maledettamente sicuro di sé. Troppo sicuro di sé.

    <i>«Il fatto che tu mi abbia catturato, Itai, non ti permette di giudicare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Tu non sei Dio, Itai. Né, tantomeno, rappresenti la Giustizia qui sulla Terra. Sei un uomo in carne ed ossa. Il sangue scorre nelle tue vene, e non un qualche elisir divino. Tu puoi soffrire, puoi morire come tutti gli altri; nemmeno il Demone che, ingiustamente, contieni dentro di te può darti quell'essere speciale che tanto cerchi. Tuttavia, con una cosa concordo: se i tuoi scopi non coincidono con quelli del villaggio, non fai parte del Villaggio. Ma siamo sicuri che i tuoi scopi, i scopi del Mizukage, o i scopi di qualsiasi altro ninja del Villaggio coincidono con lo scopo del Villaggio?.. A giudicare dai sostenitori della causa di cui sono promotore, non direi proprio.»


    Quindi, scendendo verso l'edificio del Mizukage - un'azione prevedibile del resto - ascoltai le sue parole, o meglio le sue supposizioni. Erano esatte; era prevedibile che lo fossero, d'altronde. Era acuto, e certamente Etsuko era il sospettato numero uno. Ormai ero - più o meno - un corpo morto. La mia ultima azione, forse, sarebbe stata proprio quella di depistare uno dei miei fratelli e di renderlo "innocente"agli occhi del Mizukga e anche del Nara.

    «Se pensi che sia stato Etsuko, sei in errore. Lo stesso Etsuko me li ha tirati via, nascondendoli. Vedi: ho molti più ammiratori di quanti tu possa immaginare. Non sono una decina, non sono un centinaio. Son di più, molti di più; e credimi, in tutto il villaggio non c'è solo Etsuko a cavarsela con il bisturi. D'altronde anche il pensare che il villaggio abbia un solo passaggio segreto è alquanto irrispettoso verso tutti coloro che han lavorato per contrastare i controlli qua e la. Sai, non sempre impostando un regime di controllo, il controllo stesso riesce...»

    Ormai sembrava evidente che egli volesse portarmi dal Mizukage. Ero quasi contento che egli lo facesse: non vedevo l'ora di esporre le mie idee anche a lui, senza paura o timore alcuno. Non avevo minimamente paura di morire; sarebbe stato stupido se avessi avuto quel tipo di paura. La mia paura più grande in quegli istanti era più che altro legata a Etsuko e al Clan, che alle mie condizioni. Ero sicuro che i miei "discepoli" avrebbero mandato avanti la mia causa, scegliendo, forse, Vie di azione diverse rispetto a quella scelta da me, anche se la mia fu solo una Via di Sacrificio e di Amore.
    Poi sentii Itai parlare di colpe, e risi. La colpa non era mia? No, se di colpa si trattava, essa era attribuibile solo e soltanto a me, e di questo né andavo fiero, orgoglioso.


    «Se la colpa di cui parli è quella di aver fuggito dal villaggio, aver aperto la mente a tanti ninja, aver programmato una rivoluzione, esser fuggito dalle prigioni allora mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di ciò. La colpa, se di colpa si tratta, è solo e soltanto mia; ma sempre la "colpa" di cui parli deriva dall'Amore per tutto ciò che ci circonda Itai, e sono fieramente orgoglioso di aver compiuto un tale gesto di Amore degno di un vero ninja.»

    Probabilmente non avrebbe capito. Sicuramente avrebbe continuato a dirmi che ero in errore, che sbagliavo, che avrei dovuto pentirmi, magari chiedere pietà al Mizukage, abbassarmi a collaborare con il suo regime, magari aiutarlo a controllare il villaggio. La verità era che ormai non si tornava indietro. Né lui, né tantomeno il Mizukage potevano fermare il meccanismo che si era messo in moto, e che io - e ancora una volta potevo gridare ai venti di esserne fiero - avevo fatto iniziare. Probabilmente era proprio lui, Itai, la goccia che fece traboccare il vaso, il "casus belli"; eppure, qualche somiglianza c'era. D'altronde, non era la colpa di Itai se egli si appropriò di ciò che suo non era, bensì solo e soltanto del Mizukage, e della sua sciocca gestione del Villaggio. Poi scendemmo, e nella notte piena, dinnanzi a me apparve il Mizukage. Egli mi parve esser fiero (sì, ma di cosa? di aver catturato l'uomo che impersonava la ribellione, o soltanto fiero di aver condotto il villaggio in un tunnel senza uscita?), e mi parve anche essere sorpreso di vedermi. Io, invece, non mi sorpresi della cosa: probabilmente, nemmeno egli stesso conosceva quanti scinobi aveva le mie stesse idee, e quanti altri agivano in segreto, nel buio, nell'ombra; pensava, forse, di essere ancora capo di un Villaggio felice dove egli poteva tutto. Ma così non era ormai da tempo, ed era bene che egli aprisse i propri occhi. Poi parlò, richiamando Etsuko. Perché proprio Etsuko?.. Davvero Etsuko era l'unico ninja di alto livello in quel villaggio ormai?
    Tempo prima il villaggio era pieno di vari ninja medici di alto livello, ma ormai tutto il villaggio era soltanto ridotto a Estuko...; che decadimento era mai quello? Poi egli mi minacciò, ma io sorrisi.


    «Puoi minacciarmi quanto vuoi, traditore. Ma l'esito di questo nostro dialogo non influenzerà in modo alcuno il susseguirsi degli eventi. Se la tua intenzione è quella di uccidermi, bhe allora fai presto; di certo non ho paura di una cosa sciocca come la morte. Se invece vuoi ancora privarmi dei miei occhi, della mia libertà o dell'Amore del mio Clan allora fallo. Sei tu quello che comanda in questa situazione, ma sappi: qualsiasi cosa tu faccia, il risultato che ne deriverà sarà sempre il medesimo.»

    Sorrisi soltanto, facendo sì che egli stesso comprendesse ciò di cui parlavo; eliminandomi, di certo, non avrebbe risolto il problema, che era più grande di quanto persino egli stesse era mai stato.

    «Un'altra cosa: se alla fine di questo dialogo deciderai di uccidermi, non pensare che non ti opporrò resistenza. Se morirò, morirò combattendo per qualcosa che amo, e morirò da guerriero come mio padre e come il padre di mio padre.»


    Edited by leopolis - 17/9/2012, 13:01
     
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    Mi chiedevo che cosa quel ragazzo avesse capito delle mie parole. Io credermi dio? Per quanto potessi aver sopravvalutato le mie capacità (errore classico di chi è migliorato molto in poco tempo) credevo nella mia capacità di raziocinio e giudizio abbastanza da saper riconoscere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato senza non per questo sentirmi "una divinità". Senza contare che non cercavo affatto di essere speciale, visto che il mio più grande sogno era invecchiare con Ayame in pace e vedere i nostri figli crescere sani, forti e felici.



    jpg

    Al solito, sbagliava. Seinji Akuma prima diceva di non giudicare poi giudicava lui stesso. Dimostrava come al solito tutto e il contrario di tutto. Non lo comprendevo, ma non risposi a quelle parole se non per una semplice frase, breve e concisa che avrebbe fatto capire a Seinji chi era vertamente Itai Nara.
    Cerco solo ciò che è meglio per i miei figli dissi. Non l'approvazione universale. Non la forza definitiva. Non i poteri divini. Non la capacità di avere sempre ragione con i miei giudizi. Solamente questo.



    Tutte le sue farneticazioni riguardo Etsuko non mi colpirono affatto. Ero certo di quanto credevo come deve essere certo un uomo che deve scoprire il colpevole di un reato. Dovevo comprovare quella mia certezza, ma non sarebbe stato lì il problema. Se avessi però smesso di credere alla colpevolezza di Etsuko verso chi avrei dovuto volgere i miei sospetti?



    Nel palazzo Shiltar mi fece la domanda più che ovvia di chiedermi come avevo fatto a trovare Seinji Akuma e dove. Ricordai in quel momento di non aver detto a nessuno, da quando ero tornato, delle capacità acquisite in quella fantastica missione che mi aveva tenuto un paio di mesi lontano da casa.
    Ho imparato a percepire il chakra altrui, sono un sensitivo ora dissi semplicemente, senza dilungarmi nella spiegazione di come e quando avevo acquisito quella capacità Ho percepito un chakra che passava sotto le mura. Per meglio dire l'ha fatto una mia copia. Da quando mi hai detto che Seinji Akuma è fuggito e che in carcere la sua cella sembrava essere stata aperta, ho sospettato che potesse centrare qualcuno dentro Kiri. C'era quindi la possibilità che Seinji fosse ancora dentro il villaggio con chi l'ha tirato fuori. Ho dislocato copie lungo tutto il perimetro delle mura e alla fine ho notato un chakra che sgattaiolava sotto le mura. Precisamente, dal passaggio segreto che porta dall'ospedale fuori le mura, quello usato per far fuggire i civili.



    Dopo quelle mie parole il Kaguya si esibì in una sequela di minacce che non avevano fine. Avrei potuto dire come la pensavo sul comportamento di Seinji. Sul fatto che fosse di Etsuko la colpa, perché Etsuko gli aveva ridato la vista immeritatamente e lui, senza futuro nel villaggio, non poteva pensare di rimanervi. Ma un reato rimaneva sempre un reato e la responsabilità di ciò che avrebbe subito Seinji sarebbe ricaduta, quantomeno in termini morali, proprio su Etsuko.




     
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    Il telefono nello studio in cui mi trovavo come ormai succedeva da giorni, trillò, la voce annunciò che vi erano visite. Sarebbe stato da stupidi non aspettarselo, avevo valutato ogni possibile variante per quella faccenda e tutte volgevano a mio discapito… ma allora perché mi ero fatto impelagare in quella brutta storia? Ero stato davvero d’aiuto a Senji?
    Dopo che aveva lasciato l’ospedale non avevo più saputo nulla di lui… Shiltar aveva sguinzagliato le squadre speciali al suo seguito, l’Akuma non avrebbe dovuto preoccuparsi della Bianca, ma la mano nera era in agguato e Itai non si sarebbe fatto sfuggire l’opportunità di rimettere le mani su Senji...
    E probabilmente era accaduto l’inevitabile.
    Una richiesta di presenza dal Mizukage, una convocazione per il sottoscritto!
    La cosa che più mi preoccupava era l’infamia che si sarebbe riversata sull’intero Clan, ricordavo come fosse ieri le offese di Itai…

    “ dovrei forse ritenere che voi Akuma siete tutti sporchi traditori? “

    Quella volta con fervente tempra avevo reagito a quella affermazione, ma oggi? Cosa avrei fatto?
    Eppure sapevo perfettamente di non essere un traditore, mai avrei fatto del male ad un Kiriano e la discussione su questo argomento con il Nara, l’aveva da allora reso mio alleato…
    Ma allora cos’ero?
    Disubbidiente… si questo forse…
    Ma mai traditore!
    Avevo capito la volontà dell’Akuma imprigionato e non lo temevo, ne alcun kiriano avrebbe dovuto temerlo, ritenevo solo che egli potesse esprimere il suo disappunto liberamente.
    Quello che sarebbe dovuto accadere in una democrazia…
    Era saccenza la mia, erigersi a giudicare il giusto o sbagliato?
    Non credo
    Era semplicemente il mio parere e credendo di agire nel giusto, avevo fatto quello che era in mio potere e me ne sarei assunto tutte le conseguenze.

    Al Palazzo…


    Aprì la porta e vi scorsi tre volti famigliari…
    Quell’allegro quadretto me lo ero immaginato ogni notte da diversi giorni a quella parte e dunque la situazione attuale non mi sorprendeva.
    Con estrema naturalezza mi rivolsi al Kaguya…

    Mi avete fatto chiamare Shiltar sama?

    Evitai lo sguardo degli altri 2, non per timore ma perché sapevo di dover dare solo ed esclusivamente spiegazione ad uno dei presenti.


     
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    Falce dei Kaguya


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    E la prima cosa che fece l'Akuma traditore, in risposta alle parole del Mizukage, fu uno sproloquio; più interessanti risultarono le parole di Itai, che spiegò di essere diventato quello che si poteva definire un Sensitivo e sembrava aver trovato Seinji mediante la percezione del chakra stesso mentre si spostava nei cunicoli che, a detta del Jinchuuriki, proveniva proprio dall'ospedale di Kiri.
    "Capisco.", fu il laconico commento iniziale del Kaguya, sia per lo sproloquio del primo, sia per le informazioni dategli dal secondo.

    E proprio dall'ospedale, ecco il terzo invitato alla riunione: Etsuko, che, come se non ci fosse niente di strano, si rivolse direttamente al Mizukage, il quale non tardò a rispondergli.
    "Sì, Etsuko, ti ho fatto chiamare.", disse, indicando Seinji, "Come puoi di certo notare, abbiamo ritrovato il fuggitivo e, stranamente, gli sono ricresciuti gli occhi.", commentò, e l'ironia nella voce del Mizukage non era affatto celata.
    "Ora, tutto ciò mi porta ad una seria domanda per entrambi voi, Akuma...", continuò in modo per nulla scherzoso, "Chi di voi due vorrebbe diventare Mizukage e chi Amministratore? E, giusto per la mia curiosità, le vostre politiche future per il villaggio?", chiese secco, attendendo una risposta da entrambi.
    La domanda poteva sembrare assurda, ma aveva una propria motivazione, almeno per il Mizukage.
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Ma cosa…

    Mi voltai verso Senji solo per constatare l’ottimo lavoro svolto, adesso il ragazzo ci vedeva bene, chissà se aveva pure riacquistato l’utilizzo del Magan.

    Ho avuto le mie ragioni Mizukage sama…

    Non avrebbe avuto senso smentire un mio coinvolgimento, lo stesso Shiltar era già andato oltre.
    Rivolsi un’occhiata ad Itai,

    mi dispiace soltanto d’avervi mentito, dopotutto ho fornito il mio neppur troppo velato supporto a Senji, sapendo che l’epilogo sarebbe stato questo.
    Non sono uno stupido Shiltar sama


    Ma la domanda successiva, l’ammetto, mi colse di sorpresa che cosa voleva sapere?
    La mia risposta era già pronta da giorni, da mesi…
    Avevo già litigato con Godsan per lo stesso motivo, avevo intuito quello che era stato scritto nella lettera che io stesso avevo consegnato a Shiltar e me ne ero dispiaciuto. il fatto che avessi consegnato io stesso il foglio con la mia candidatura ad amministratore, seppur parere espresso da fujiko, mi pareva elemosinare un titolo che in ogni caso andava assegnato per meritocrazia non di certo per successione o parere del precedente amministratore, per lo più morto suicida o almeno apparentemente.
    Guardai Shiltar negli occhi…

    Nessuno dei due…
    Per 2 semplici motivi:
    il primo: non mi sento pronto ne in grado di poter gestire l’amministrazione di Kiri, tantomeno il ruolo di mizukage, l’ospedale mi toglie sin troppo tempo e non riuscirei a fare entrambe le cose escludendo il fatto di rinunciare al mio attuale impiego.
    La seconda:


    la voce si fece quasi impercettibile.

    La seconda… la seconda è che non sono più così tanto sicuro di voler restare in questo villaggio…

    Ecco, l’avevo detto, ma cosa mi era passato per la mente, avrei fatto prima a provare ad assassinare il mizukage dichiarando guerra a Kiri, visto che quelle parole avevano lo stesso valore pratico… mi ero appena dichiarato un probabile traditore?
    Mi sentì in dovere di aggiungere qualcosa

    Sia ben chiaro, io amo Kiri e probabilmente non mi ci vedrei in nessun altro posto, ma ormai non mi sento più parte del villaggio.
    È per questo che ho aiutato Senji, in lui ho scorto la reazione che forse io non avevo avuto il coraggio d’avere. Giusti o sbagliati gl’ideali che l’animavano, ero comunque sicuro che non avrebbe mai fatto del male a nessun kiriano.
    Per quel che riguarda le idee politiche, beh potrei suggerirne alcune.
    Non ho mai nascosto di gradire un villaggio meno influenzato dalle scelte accademiche, ristabilirei una selezione e scuola kiriana per i nuovi ninja, garantendo così un loro coinvolgimento nella vita pratica del villaggio e impartendo loro, un impronta di quella che potrebbe poi essere la loro carriera ninja. Per i medici un tirocinio in ospedale, così anche praticantato alle mura o altrove.
    Rinfoltirei le squadre speciali, affiancando i nuovi membri agli ormai storici ottimizzando le missioni effettuate per far crescere in forza gli stessi componenti.
    Abbiamo perso di credibilità, subiamo ormai attentati a cadenza costante, siamo fiacchi e nessuno ci teme.
    Bisognerebbe garantire a Kiri il dovuto lustro


    Mi fermai, forse avevo, per la seconda volta da quando ero arrivato in quella stanza, parlato troppo

     
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    CITAZIONE (leopolis @ 17/9/2012, 12:36) 

    Domande
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    × Off-Game ×


    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Dovevo ammettere che mi aspettavo una risposta simile da Itai. Nonostante lo considerassi alla stregua di un approfittatore, di un traditore del suo stesso villaggio, dovetti ammettere che anche egli portava dentro di sé quel tipo di sentimenti che ogni ninja di alto livello aveva. Delle idee, dei ideali per così dire. La sua risposta non mi sorprese per nulla: difatti, ormai da tempo sapevo che egli - e chissà qualche donna kiriana - avevan messo alla luce dei figli. Né kiriani, né fogliosi; dei mezzosangue, per così dire. La cosa non mi piaceva per nulla, ma tant'era che dovevo accettare la cosa come ormai avvenuta. Di certo speravo che quei bambini avessero preso più dalla madre che dal padre, per conservare a Kiri ciò che era di Kiri, senza importarci di roba inutile dai villaggi secondari. Anche se ero dell'idea che una donna kiriana non poteva sposarsi a nessun costo con uno della foglia per non far cadere in disonore il suo sangue, e il villaggio tutto, ero anche curioso di sapere chi costei era. E se non fosse affatto una donna kiriana quella?.. Se fosse solo una ragazza fuggita da qualche altro villaggio - magari da Suna nel peggiore dei casi - e che ora, insieme al Nara, aveva dato alla luce un orrore foglio-sunese?

    °Che disastro.°

    Pensai che se dei reietti sunesi avrebbero cominciato ad arrivare a Kiri e a mischiarsi con i kiriani o le kiriane, sarebbe stata la fine del mio villaggio per come lo conoscevo. Persone che nascevano in un deserto, che abitavano in un deserto e ne andavano pure orgliosi, dovevano starsene alla larga da Kiri. E bene o male, se ne avessi avuto il potere, gli avrei impedito io stesso di venire qui come se fosse il loro salotto di casa, un villaggio turistico.
    Scossi il capo, e sbuffai. Le cose non si stavano mettendo bene. Le cose non erano mai messe bene.


    «Capisco Itai. In fondo ognuno vorrebbe il meglio per i propri figli.»

    Già. Proprio come io. Era da tempo che volevo bene al popolo di Kiri. Non che me lo sentissi come "figlio", piuttosto come un caro, vicino fratello. Kiri non era una sola persona, Kiri era una comunità di persone unite come una sola. E quel venire - andare, quel mischiarsi, talvolta anche senza rispetto e amore alcuno per la terra kiriana, andava contro questo principio. I ninja provenienti da altri villaggi creavano debollezze tra i nostri ranghi, ci impedivano di essere fratelli, di crescere.
    Disperso tra i pensieri, non notai nemmeno come Etsuko fece il suo ingresso nella sala. Mi accorsi della sua presenza poco dopo, quando esordì il Mizukage, rispondendomi con un "capisco" che mi rimase piuttosto allibito. Salutai Etsuko con un cenno del capo, facendogli capire che con la mia vista era tutto apposto. Da lì a breve, probabilmente, avrei ripreso l'uso del Magan. Quindi, il Kaguya mi spiazzò completamente. Ascoltai la sua domanda, poi sorrisi. Stava senz'altro scherzando. O almeno lo speravo. Tuttavia, alla sua domanda, io ascoltai dapprima la risposta di Etsuko. Risposta che, dovetti ammettere, mi sorprese.


    «Nessuno ormai si rivede in questo villaggio, fratello. Nessuno.»

    Quindi, dopo aver ascoltato Etsuko parlare a proposito dei miei ideali e del fatto che nemmeno lui si sentiva più parte del villaggio, mi schiarii la voce .

    «Non penso che io possa ricoprire la carica del Mizukage. Formalmente, sono molto più debole di te, e non riuscirei a difendere il villaggio in modo adeguato. D'altro canto, però, mi rendo conto che serve una svolta prima che gli unici abitanti del villaggio rimangano il Mizukage stesso e il Capo della Mano Nera qui presente. Formalmente, a differenza di Etsuko, non ho impegni secondari che mi possono portare via tempo, perciò se sapessi in cosa consiste l'amministrazione kiriana, valuterei la mia possibilità di ricoprire il suddetto ruolo.»

    Mi fermai un attimo per osservare Etsuko negli occhi. Apprezzavo la sua sincerità nel parlare, e capivo che le mie idee rispecchiavano le sue.

    «Per quanto riguarda la politica, direi che sono piuttosto d'accordo con Etsuko. Una netta divisione dal resto dell'Accademia, e parlo di una divisione militare in primo luogo, e sanguigna in secondo. E' impensabile che i figli di Kiri vadano a morire per il bene di un altro villaggio, difendendo le vite degli abitanti e dei ninja di altri villaggi. In un momento storico come questo, in cui una minaccia grava su tutta l'accademia, penso che sarebbe utile pensare solo e soltanto a noi prima degli altri. Quindi, direi di riportare a casa tutte quelle persone che, per via dei miei stessi motivi, sono fuggiti cercando una miglior vita altrove, e ascoltare anche loro prima di fondare la Grande Kiri. Del resto, è anche impensabile che gente di altrove venga qui a indebolirci, senza sentimento alcuno per Kiri stessa, soltanto perché a casa propria non si trova bene. A livello giovanile farei comprendere agli aspiranti shinobi quanto siano importanti ideali come il patriottismo e l'amore verso il proprio. In ultimo luogo, ridarei a Kiri ciò che è di Kiri e agli altri villaggi ciò che è degli altri villaggi cancellando non solo gli errori del nostro passato, ma anche gli errori del presente, ristabilendo così una Kiri che somiglia per davvero a Kiri, e non un villaggio in cui sono mischiati shinobi provenienti dalle foreste, dai deserti, dai monti e da chissà dove.»

    Non fui mai stato più diretto di così. In pochi minuti espressi la maggior parte delle mie idee, alcune delle quali pensavo essere di estrema importanza e priorità. Verso la fine del mio discorso, quando parlavo di ridare a Kiri ciò che era di Kiri, volsi il mio sguardo sul Nara. Tutti, ne ero sicuro, avrebbero capito ciò che intendevo.

     
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    Il Mizukage rimase ad ascoltare ed osservare le loro reazioni.
    Etsuko fu onesto nel suo punto di vista, almeno per quel che il Kaguya poteva sperare ed ipotizzare, Seinji risultò... matto come un cavallo nelle sue strategie militari, il che era qualcosa che Shiltar aveva immaginato, considerando che per due volte aveva tentato la fuga ed era stato ricatturato: di certo non doveva starci bene con la testa.
    Fu quando intuì che Itai non aveva niente da aggiungere che il Mizukage si alzò dalla sua sedia.

    "Apprezzo i vostri punti di vista, è un peccato che voi la politica con gli altri villaggi la vediate da una prospettiva un pò diversa dalla mia. Che non sappiate che nell'ultimo anno, se Kiri ha avuto almeno 10 ninja che sono effettivamente entrati nel mondo degli shinobi per poi continuarlo, non parlo di tradire, ma proprio di abbandonare la carriera ninja, è già un miracolo; se abbiamo solo dei singoli attentati e non un attacco in forze da parte degli altri villaggi accademici che si rendono conto che militarmente non siamo più ai bei tempi andati, è grazie all'Alleanza fra i villaggi.", affermò pacatamente il Mizukage.
    "Pensate che mi piaccia avere a che fare con Oto o Konoha? Bé, con Oto un pò sì, è sempre divertente litigarci, ma la Foglia, niente di personale Itai, è un villaggio che non mi ha mai detto niente e personalmente lo trovo pieno di gente un pò troppo tronfia, anche se pure qui ne abbiamo a vagonate di tipi del genere.
    Suna invece, sabbia a parte, è un bel villaggio."
    , spiegò, avvicinandosi al trio d'interlocutori.
    "L'Accademia è uno strumento per garantire la pace fra i villaggi e finché Kiri non avrà una propria forza per staccarvisi, farlo prima sarebbe solo follia. E' bello stare da questa parte del tavolo e portare lamentele, ma far esistere un villaggio in un modo governato dalla logica dei ninja non è facile, se non si hanno abbastanza shinobi per mantenerlo vivo. E questa è una realtà che, temo, nessuno di voi due avrà modo di conoscere dall'altra parte del tavolo.", continuò, indicando il tavolo che, fino a prima che si spostasse, lo divideva dai tre e, tra l'altro, senza mai negare che si sarebbe lui stesso staccato dall'Accademia, avendone i mezzi.
    "E, formalmente, è perché sono un capo militare in un villaggio di ninja, che le vostre azioni non possono passare impunite, mio caro duo di Akuma.", continuò, guardandoli entrambi.
    "Etsuko, hai avuto un ruolo di rilievo nel villaggio in tutti questi anni, ma con quello che mi hai appena confessato, spero capirai che non può più essere così: d'ora in poi non sarai più a capo della Mano Bianca e tutte le stanze segrete dell'ospedale di saranno vietate, spero tu non ci abbia lasciato niente di rilievo la dentro.
    In più, considerando ciò che sta per succedere, da amico, più che da Kage, ti consiglio di non farti beccare come Seinji qui, se tenti la fuga."
    , sentenziò per il primo, mentre si avvicinava al secondo Akuma.

    "Tu, Seinji, gioisci, ti farò andare via da Kiri, ma, appunto, dovrai farti ricrescere un pò di parti...", affermò Shiltar e con uno scatto accellerato dal chakra, sferrò un violento pugno destro verso il viso dell'altro, mentre già dalle nocche fuoriuscivano due spiedi ossei, diretti proprio agli occhi dell'Akuma.
    [Velocità: Nera+4; Forza: Nera; Potenza Aculei Ossei (1 sd ognuno): 25]
    "E considerando che mi hai dato del traditore, anche la tua lingua resterà qui!", aggiunse, mentre sulla mano sinistra, un'ulteriore lama ossea brillava del colore del bisturi di chakra che, secco, si sarebbe mosso verso la bocca dell'Akuma con l'unico intento di amputargli la lingua e, se Seinji al primo attacco non avesse aperto la bocca per il dolore, probabilmente anche tranciargli la guancia destra.
    [Velocità: Nera+4; Forza: Nera; Potenza Lama Ossea (2 SD): 50]

    Bisturi di Chakra
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna
    Richiede: Medico
    L'utilizzatore trasforma il proprio chakra in un bisturi che potrà essere utilizzato in chirurgia o in battaglia. In chirurgia, migliorerà le capacità di medicare, incrementando la rigenerazione giornaliera delle ferite e vitalità di 1 leggera; non è necessario pagare il mantenimento. È necessaria l'utilità dei bisturi nell'operazione per ottenere i vantaggi. In battaglia, potrà recidere i collegamenti interni senza causare danni esterni. Sarà possibile recidere tendini o i muscoli respiratori senza causare danni alla vitalità o energia vitale. Per guarirlo, il danno è assimilabile una ferita mediograve.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 4 / Consumo: MedioAlto - Mantenimento: Medio)
    [Richiede Mani Curative in scheda]
    [Da chunin in su]


    Se l'Akuma non avesse fatto niente di stupido nel frattempo, Shiltar avrebbe subito dopo aver gettato a terra occhi e lingua di quello, usato le mani curative per impedire che quelle ferite fossero per lo stesso mortali, considerata la zona in cui lo aveva attaccato, la testa, non che, dal punto di vista del Mizukage, l'Akuma ne facesse troppo uso.
    "Gli occhi non saranno tornati al vostro clan, Etsuko, anche perché ormai ritengo siano inutilizzabili, ma insieme alla sua lingua, saranno lasciati sulle mura del Villaggio, come misura della mia misericordia verso chi tradisce.", avvisò secco nei confronti dell'altro medico di Kiri lì presente.
     
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220 replies since 5/10/2008, 19:33   4754 views
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