Palazzo del Mizukage

[Amministrativo]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Shiltar mi aveva convocato con una certa urgenza via lettera poco fa. Ero a casa, per fortuna, e lessi velocemente il messaggio: il Mizukage voleva parlarmi, riguardo a cosa lo ignoravo. Preso quindi tutto l’equipaggiamento (odiavo girare senza e odiavo stare davanti a Shiltar senza) uscii di casa. Ayame era in giro e quindi feci in fretta. La strada da casa mia al palazzo fu breve: il vantaggio di poter volare sui tetti infischiandosene delle strade ad alta velocità.

    In pochi minuti attraversai circa metà a Kiri e giunsi davanti al Palazzo del Mizukage. Vi entrai dopo aver mostrato a chi doveva decidere chi far entrare la mia convocazione e mi diressi verso l’ormai ben noto ufficio e bussai attendendo risposta. Una volta avuta entrai, presentandomi davanti a Shiltar.

    « Sono stato quanto più rapido mi era possibile. Dimmi pure, Shiltar. »


    Dissi quindi, avvicina domi a lui, restandovi distante un paio di metri. Non aveva un’aria proprio felice e sinceramente, visto che ultimamente nonostante tutto sembrava essere tutto sommato tranquillo, la cosa non mi piaceva. Afatto.

     
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  2. Aoi & Taeko
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    Il contatto tra la sua guancia e la mano di Shiltar era sempre piacevole e le dava sorriso.

    "Saperti vicino mi rende felice. Non devi pensare al lavoro come al nostro rapporto. Ci sarà un periodo in cui avrò bisogno di te per andare avanti. Ma non per questo dovrai sempre sacrificarti. A parte qualche volta, la sera potremo vederci. Poi, se volessimo affrontare un discorso più impegnativo, lo faremo. L'importante è la fiducia che riponiamo in entrambi." disse lei.

    Shiltar, con la calma di un bradipo, iniziava a capire la reale situazione. Non lo biasimava. In fondo lei era stata dal medico e aveva una prima risposta. Shiltar poteva ipotizzarlo ma in quella situazioni delicata forse non si era fermato a pensarci. Per cui, il suo dolce volto cambiò radicalmente con gli occhi sgranati per l'imminente stupore.

    "Sì, caro" disse con il sorriso sulla bocca. Gli occhi erano chiusi in un gesto di felicità; nemmeno lei poteva prevederlo ed ora, arrivata a quel punto, capiva l'importanza e la bellezza di quella situazione.

    "Saranno tre bellissimi bambini. Sono felicissima!!!" esultò lei saltandogli addosso ed abbracciandolo dalla gioia.

    [...]

    Dopo, soppraggiunse la domanda di Shiltar. Una domanda importante.

    "Credo, che avremo tutto il tempo per parlarne. Ma certamente sarò felice di iniziare ad avere una casa tutta per noi, dove stare insieme, riposarci, far crescere i nostri bambini, avere magari qualche animale e tante altre belle cose" era entusiasta.

    Iniziava già a viaggiare con la fantasia immaginando la loro casa tipo, magari una villetta con un giardino, dei bambini scorazzare per il prato, un cagnolino affettuoso.
    Di certo non erano tra i suoi pensieri gli arredi d'ossa di Shiltar e i di lui animali domestici di cui ancora ignorava l'esistenza: i coccodrilli.

    "Allora...a stasera? Una bella cenetta solo noi due e poi a teatro? A che ora ti va bene?"

     
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    [Taeko]


    Le parole di Taeko riempirono di gioia il Mizukage: sapere di avere la sua fiducia lo rassicurava, tanto più che Shiltar riponeva in lei la sua.
    La notizia successiva che il plurale era ben più plurale di quanto il Kaguya avesse potuto immaginare inizialmente, sopraggiunse assieme all'abbraccio di Taeko.
    "Tre? E'... incredibile. Fantastico ed incredibile.", ne gioì anche lui, abbracciando di rimando la ragazza.
    Forse più avanti sarebbe rimasto sbalordito, una volta "elaborata" la notizia, ma la gioia di quel momento non gli dava tempo per pensieri più concreti e riflessivi su ciò che stava per succedere alla sua vita e su come, di certo, sarebbe cambiata.

    Alle successive parole di Taeko, Shiltar le sorrise, accarezzandole il viso con affetto, "Sì e direi che ci servirà anche qualche passeggino parecchio spazioso.", scherzò felice, per quanto gli sembrava un pò rischioso lasciare i propri coccodrilli in giro in una casa con dei bambini, ma quel pensiero lo lasciò per se stesso.

    "Per quando vederci stasera, non saprei... A che ora inizia lo spettacolo a teatro? Potremmo vederci un'ora prima, o anche due, se vogliamo prendercela con comoda per la cena. A te la scelta.", rispose, poi alla ragazza.
    La serata, ne era certo, avrebbe concluso una giornata decisamente bella.

    [Itai]


    Alla fine il Jinchuuriki arrivò, "Benvenuto, Itai. Non c'é moltissimo da dire, più che altro, c'é da leggere.", esordì il Mizukage, mostrando il primo foglio, quello di risposta di Konoha quando loro erano partiti per Suna.
    "Come ben ricorderai, dato che c'eri, con Giants ed Etsuko, tutta la questione con la Foglia per la morte di Godsan, è fasulla, come la morte del suddetto, che, ormai, vive sotto falsa identità.
    Quello che non sai, probabilmente, è che quando siamo partiti per Suna ho inviato all'amministratore di Konoha, Shika Nara, una mia proposta per risolvere al meglio i problemi veri fra la Nebbia ed il Suono e quelli fasulli con la Foglia; una missiva di cui questa è la risposta."
    , spiegò, introducendogli il foglio.

    CITAZIONE
    Al Mizukage Shiltar Kaguya,

    Shiltar, organizzerò una riunione di Kage presso l’accademia per discutere di questi temi e risolvere definitivamente i problemi accademici. I punti proposti sono accettabili, sebbene difficili da raggiungere per tutte le parti in causa. A giorni avrai nuove notizie.

    Shika Nara


    Una volta che il Jinchuuriki lo avesse letto, Shiltar avrebbe continuato: "Le notizie di cui parla Shika, sono arrivate.
    In verità entrambi i fogli li ho letti assieme dato che sono arrivati mentre eravamo a Suna."
    , continuò, porgendogli un foglio che prese da un cassetto della scrivania.

    CITAZIONE
    All'attenzione dell'amministrazione di Villaggio,

    Konoha richiede una riunione straordinaria in sede accademica per discutere della situazione d'attrito venutasi a verificare tra Konoha e Kiri negli ultimi tempi, che potrebbe sfociare in guerra. Per prevenire questa eventualità, si richiede la presenza nella riunione.
    Sono ammessi al massimo due rappresentanti per ciascuno villaggio, scelti tra il Kage e gli amministratori. Si terrà a porte chiuse, un'eventuale scorta dovrà aspettare all'esterno.


    Shika Nara,
    Amministratore di Konoha


    Una volta che l'altro avesse finito di leggere, Shiltar avrebbe aggiunto nuove parole: "Superfluo dire che più che l'eventualità di una vera guerra con Konoha, mi infastidisce quella di una guerra con Oto, ma questa riunione potrebbe essere la situazione che aspettavo per risolvere i problemi senza che il villaggio rischi alcunché.", un groppo parve quasi nascere in gola al Kaguya, nella considerazione di cosa voleva dire ciò per lui, prima di continuare: "Proprio per la salvaguardia del villaggio, stavolta, tu non verrai, Itai.
    Tutti i Kage, e eventualmente qualche amministratore, ad una scampagnata comunitaria lascerebbe ad altri la possibilità di entrare nei villaggi più sguarniti, il che ci mette in prima posizione come possibili vittime.
    Somma la visita fatta quando entrambi io ero alle porte di Konoha e tu immagino ancora per strada per tornare e, spero, capirai di conseguenza perché questa gita la farò al più con la nuova amministratrice e forse qualche genin, dato che non c'é altro nel villaggio."
    , concluse con una certa nota di sarcasmo, attendendo delle repliche dall'altro.
     
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    Lettere da Konoha
    Verso l’epilogo, atto primo



    Shiltar, subito, iniziò a parlare, dicendo cose che sapevo già, come che Godsan in realtà non era morto, più una sua proposta per cercare di sistemare le cose. Storsi il naso, perché non esisteva imputato che potesse decidere la sua condanna, ma mi rendevo comunque conto che Shiltar era troppo influente e importante per lasciarsi giudicare dai suoi pari.



    Lessi le lettere velocemente, presto a quanto pareva ci sarebbe stata una riunione tra tutti quanti i pezzi grossi dell’Accademia alla quale, stando a quanto mi disse subito dopo Shiltar, io non ero invitato. Non era nessuno, in fin dei conti. Soprattutto, non avevo alcun desiderio di andarci, non con Ayame incinta, con il matrimonio sempre più vicino e con la fastidiosa sensazione di lasciare scoperta Kiri a qualche attacco: con me alle mura nessuno sarebbe stato tanto avventato da cercare di penetrarvi.



    È la cosa migliore, a casa ho una situazione che non mi permette assenze troppo lunghe, quindi avrei comunque rifiutato di venire, se avessi potuto farlo.
    Accudirò io Kiri fin quando starete fuori, non passerà nessuno alle mura.


    Dissi, poi, dopo un breve sospiro guardai un attimo il cielo che si intravedeva fuori dalla finestra.



    Spero davvero che tu abbia una proposta valida Shiltar, lo spero davvero.
    C’è dell’altro?
     
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  5. Aoi & Taeko
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    "Lo spettacolo è alle nove e mezza. Direi che per le otto può andare più che bene. Lascio a te la scelta di un buon posto qui a Kiri. Sicuramente ne conosci meglio di me" concluse Taeko con uno sguardo dolce e allo stesso tempo innocente.

    Quello sguardo voleva dire: "Trova-un-posto-carino-punto-e-basta-non-ci-sono-scuse".

    In quel frangente non gli avrebbe permesso di replicare. Era un uomo, che facesse il galante una volta tanto.

    "A stasera amore..."

    Con un bacio piuttosto lungo lo lasciò, uscendo poco più tardi dalla stessa porta per la quale era entrata.

     
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    [Taeko]


    L'appuntamento fra i due sarebbe dovuto essere alle 20, per quanto Taeko, più o meno esplicitamente, aveva dato a Shiltar la responsabilità di trovare un ristorante "buono", termine che poteva voler dire tutto ed il contrario di tutto.

    Il Mizukage, comunque, non obbiettò a quella richiesta e dopo un non breve saluto fra i due, rimasto solo nel suo ufficio, il Jonin chiamò uno degli impiegati del palazzo; quando questi arrivò nell'ufficio, Shiltar gli diede un semplice ordine: "Fammi un elenco dei migliori ristoranti che ci sono qui a Kiri. Subito."
    Avuto l'elenco, il Kaguya avrebbe depennato quelli con il nome troppo poco orecchiabile, a suo dire, per poi prendersi il resto della mattinata per scegliere uno dei restanti, che fosse la neo-eletta amministratrice ad occuparsi della gestione del villaggio in quel giorno, iniziasse a farci l'abitudine.

    [Itai]


    Il Jinchuuriki non fece obbiezione alcuna al dover restare a Kiri, anzi, parve che la cosa fosse più che ottima per la sua "situazione casalinga", a quelle parole un mezzo sorriso amaro si storse sulle labbra del Kaguya che, per quanto ancora non avesse una casa, aveva anche lui dei motivi più che fondati per preferire non lasciare la Nebbia, o più correttamente Taeko, in quel momento, ma, purtroppo, non aveva nessuno più in alto di lui che potesse evitarglielo e, soprattutto, doveva risolvere i problemi che da fin troppo si tiravano, anche se ciò di certo non gli avrebbe fatto piacere come quando aveva pensato alla soluzione.

    "Niente altro, per ora, Itai, se non che mi auguro anch'io che la proposta risolva i problemi fra Kiri e gli altri villaggi.", tagliò corto a quel punto Shiltar.
    La prima persona era stata informata, per la seconda si sarebbe dovuto muovere il Kaguya stesso, per andare dove aveva lavorato tanti anni.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Shiltaar non mi disse altro, si accontentò della mia disponibilità. Salutai con un leggero inchino tirato (non amavo mettere la testa davanti a lui) e lo guardai per un0ultima volta.



    Sayonara.


    Quindi mi voltai ed uscii dalla stanza, per tornare a casa dove sarei dovuto essere: da Ayame.

     
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    [Alla fine del giorno]


    Aveva informato due persone su tre, ma la terza era la più difficile da informare: come dirle che forse si sarebbero rivisti chissà quando?
    E, soprattutto, come essere sicuro che tutto a Kiri sarebbe andato al meglio senza di lui?
    Non che Shiltar si sentisse infallibile, anzi sapeva di essere, in molti casi, anche parecchio avventato, motivo primogenito per cui ora si trovava in quella situazione con gli altri villaggi, ma adesso più che mai il fatto che di tutti i ninja residui a Kiri quello più forte fosse anche quello di cui tendeva a fidarsi di meno, avendo per primo tradito la sua fiducia, gli impediva di stare tranquillo.

    Probabilmente fu di nuovo l'avventatezza a farlo agire, più che la logica, ma doveva chiarire del tutto le questioni con Itai, quindi scrisse una semplice missiva per il Jinchuuriki, per incontrarsi al di fuori del palazzo del Kage.

    CITAZIONE
    Itai,

    Dobbiamo incontrarci, non al palazzo, bensì in una zona al di fuori del villaggio.
    Dovremo parlare.

    Shiltar Kaguya

    Poche semplici parole ed una mappa di una zona poco fuori Kiri dove incontrarsi con l'altro shinobi, auspicava di potersi assicurare almeno la salvezza non tanto per se, quanto per chi aveva a cuore, per quanto ben sapeva che, comunque, il rischio di dover ragionare in modo violento sarebbe stato altamente probabile.

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    OT: Giusto come intro allo scontro :ahsi: /OT
     
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  9. Kalastor
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    Un Nuovo Inizio.
    Restauri.



    Spiegare esattamente come desiderava la veranda ad un gruppo di manovali non fu impresa facile, ma a giudicare da come procedevano i lavori sembrava aver avuto successo. Difficile dire se lo stato pietoso in cui versava oltre metà del palazzo fosse dipeso dalla totale incapacità del Mizukage nello scegliere materiali validi o semplicemente da architetti laureati per corrispondenza, ma di certo i luoghi in cui Konzen aveva dormito negli ultimi mesi rivelavano una situazione quantomai critica. Da quando aveva avuto modo di inserire fra i suoi ricordi l'idilliaco soggiorno in quel di Grimdad, anche rotolarsi sui cocci di vetro gli sembrava una vera goduria, ma in quanto Jonin aveva il diritto e dovere di mettere un freno a quella decadenza del tutto priva di fascino. Così, forte della sua innata propensione nel rendere credibili le peggio stronzate, aveva reclutato dai villaggi vicini un team di restauratori fra i migliori ed assoldato un intero esercito di muratori. Consapevole di aver agito nel peggior modo possibile si era però limitato alla parte della residenza nella quale aveva deciso di vivere, confidando nella possibilità di negare tutto qual'ora Shiltar avesse deciso di improvvisarsi Tristo Mietitore cercando di pagare i conti con la sua testa.

    Sarà interessante quando cominceranno a chiedere soldi.. - Il pensiero lo divertiva, dando al suo sorriso un'aria più credibile. - Bene, benissimo così! - Tutto sommato non si era nemmeno comportato male, cercando di mantenere il sobrio stile da serial killer adottato dal padrone di casa. - Veramente perfetto, se in serata riuscite a terminare questa parete.. - Rimase in silenzio per un secondo, come a decidere sino a quanto potesse spingersi oltre. - ..offro da bere a tutti!


    Nel bagno di folla si chiese se sarebbe riuscito a far passare il tutto in sordina. In fondo, considerata l'età, quell'altro poteva benissimo non notare uno squadrone di uomini armati di cazzuole e cappelli a pagoda, come anche non far caso al via vai di materiali e mezzi lungo tutta la pianta dell'edificio, oppure ancora non notare il rumore, le imprecazioni ed in generale il fatto che ad una cospicua porzione di casa sua mancasse il tetto. Era una situazione plausibile. Poco dopo aver partorito questo pensiero geniale cominciò a valutare come fuggire dalla furia cieca di Shiltar ed esattamente come convincerlo a non trasformarlo in una credenza. Che poi, al massimo avrebbe dovuto ringraziarlo. Per quanto potesse essere faticoso il lavoro di un Kage, lasciare la propria abitazione in quelle condizioni pietose dava veramente una brutta impressione. Beh, in realtà vista dall'esterno non sembrava nemmeno ridotta così male!.. Ed anche dentro la situazione non era troppo diversa.. Però era tempo di cambiare, ecco. Pregò in silenzio che gli operai avessero sistemato con cura il mobilio, o quella stessa sera si sarebbe trovato a sedere su uno sgabello fatto con le sue stesse braccia.

    Un Nuovo Inizio.
    Ora mi ammazza.



    Finalmente sua eccellenza era tornato, o almeno questo aveva intuito dalle discussioni dei membri della servitù. Cominciò ad immaginare la reazione del suo arcinemico nel trovarsi di nuovo il Ninja redivivo fra i piedi nelle veste di improvvisato direttore dei lavori e contava che la sorpresa gli avrebbe fatto sferrare colpi meno precisi, lasciandogli lo spazio necessario a rispondere per le rime. Quel gioco lo divertiva immensamente ed anche se non si spiegava il proprio attaccamento a quell'edificio orrendo ed alla persona che più d'ogni altra avrebbe potuto scrivere la parola Fine alla sua esistenza, cominciava a trovare familiare l'ambiente della reggia. Era un dedalo di corridoi e stanze, il più delle quali ricordava una via di mezzo fra un obitorio e l'allucinazione paranoide di un pazzo, abbastanza cupo da sembrare una prigione, ma tanto pieno di gente da assumere un'aria incredibilmente vitale, in netto contrasto con la miriade di gente morta sparsa un pò ovunque, non sempre nella sola forma di fotografie e ritratti. In poche parole, possedeva il giusto grado di assurdità per essere apprezzata da Konzen.

    Probabilmente per portare dentro il mio nuovo letto dovranno sfondare una parete.. - Reggeva una tazza di tè fumante per mano. - ..e mi chiedo se non avrei fatto meglio a fare un inventario dei quadri prima di toglierli.. - Inarcò le sopracciglia mentre ruotava per evitare un gruppo di giovani konoichi. - ..perchè li ho tolti vero? Chissà dove li ho messi.. - Scrollò la testa, scacciando quel pensiero. - Ecco, prendere un vassoio poteva essere un'altra buona idea! - Imprecò sottovoce mentre i polpastrelli della dita praticamente si fondevano con la ceramica rovente. - Speriamo almeno lo apprezzi.


    Disse fra i denti. Ormai le guardie della residenza non facevano più caso a lui, probabilmente credendolo un cameriere o un qualche eccentrico inserviente. Effettivamente, il suo abbigliamento poteva trarre in inganno. Indossava una variante della gonna tipica dei Jonin di Iwa di colore grigio scuro, impreziosita da uno spacco laterale attraverso il quale erano visibili i lunghi pantaloni di stoffa leggera con foggia vagamente alla zuava, di un più appariscente viola scuro, i quali si chiudevano attorno al collo di un paio di stivali lucidi da viaggio. Sopra, un farsetto senza maniche metteva in risalto la muscolatura appena accennata ed una bandana reggeva in malo modo i capelli, di nuovo lunghi e di nuovo blu, con appena qualche ciocca volutamente lasciata scoperta. Bussò con il piede destro, aspettando giusto un secondo prima di entrare nello studio. Non appena varcata la soglia, richiuse la porta con quello stesso piede.

    Tè bianco di Kumo. - Ancora una volta, contava sull'effetto sorpresa per non dare a Shiltar il tempo di prendere la falce e decapitarlo. - Viene da una regione dell'entroterra, ne producono pochi chili due volte all'anno. - Appoggiò una tazza sulla scrivania, cambiando la presa sull'altra per evitare di bruciare vivo. - Dicono sia il migliore del continente, e per quanto costa posso assicurarti che non è avvelenato. - Prese quindi posto sulla sostituta della sedia distrutta durante il loro precedente incontro, ed accavallò le gambe, concentrandosi sul tè. - Credo vada bevuto caldo, se non proprio rovente. - Lasciò trascorrere qualche secondo, per poi tornare a guardarlo. - Oh, a proposito: Ciao Shiltar! - Sorrisone dei suoi. - Divertito alle terme?
     
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    Stava tranquillamente leggendo un qualche rapporto su non sapeva nemmeno lui cosa, sfogliava con una leggera noia le pagine, pensando a cose più interessanti (come la sua nuova alleanza con le Fenici, che non aveva ancora avuto modo di usare, il che le rendeva un suo personalissimo segreto), quando un rumore introdusse un inatteso ospite nel suo ufficio.
    Ospite, magari non era la parola più corretta considerando che si trattava di Houyoku, al secolo Konzen di Konoha, che, Shiltar non si spiegava ancora perché, aveva deciso di vivere a Kiri, dove di recente era anche diventato Jonin.

    Gli offriva del thé, rassicurando che non fosse avvelenato, malgrado, comunque, il Kaguya avesse una certa resistenza ai veleni, sviluppata con l'addestramento.
    Shiltar guardò la tazza, mentre l'altro continuava a parlare, prima di sentirgli nominare le terme.
    Ora, che l'altro sapesse di lui e Taeko, considerando che vagabondava per alcune stanze del palazzo, non lo sorprese più di tanto, che però volesse farsi gli affari suoi in tal senso, decisamente, era tutt'altra cosa, come lo sguardo che gli rivolse di rimando Shiltar, prendendo il thé.
    "Houyoku... sei diventato Jonin, ne sono lieto, miglior forza lavoro per Kiri; hai deciso di restare ancora a deambulare per le stanze del palazzo, per di più cercando anche di rimodernarle, perché sarebbe difficile non notare dei mastri ed affini che lavorano per un'area del palazzo stessa e non ci è voluto molto per capire che non erano le nuove pietanze per i coccodrilli, anche se ancora potreste diventarlo tutti quanti, se questi lavori continuano per molto.", sottolineò con calma, sorridendo ed assaporando innanzi tutto l'odore di quel thé, non per sfiducia, ma piuttosto per curiosità.

    Certo l'ex Konzen non sapeva che gli impiegati del Mizukage avevano preso successivi accordi su come sistemare quei lavori perché i cambiamenti non fossero del tutto come li voleva Houyoku, che, probabilmente, alla fine dei lavori avrebbe notato che la veranda e le finestre erano con delle sbarre in simil osso che ricordavano una cella, su consiglio del Kaguya stesso, ma quello era un altro fattore, che doveva considerare nel provare a rimodellargli casa.

    "E non ho nemmeno problemi se ogni tanto gironzoli per il palazzo e noti gente o altro, anzi, se qualche volta hai visto qualche moneta per terra dopo il tuo passaggio è normale... quello è tutto lo stipendio che avrai finché vivrai qui dentro.", aggiunse, sorseggiando con la sinistra, da bravo mancino, il thé.
    "Ma...", aggiunse e fu un "ma" accentuato dal tono di voce, mentre la sinistra poggiava la tazzina del thé e la destra prendeva qualcosa dietro la poltrona del Mizukage: la Falce di Luna, che rapida scattò, fermandosi a breve distanza dalla testa di Konzen.
    "Se ti fai una seconda volta gli affari miei, e di chi non ti deve interessare, potrei riconsiderare il tuo posizionamento nella sala dove tengo i coccodrilli. Te la ricordi, giusto?", chiese cordiale, riportando indietro l'arma.
    "Detto questo; complimenti ancora per il Jonin, non ci speravo molto e grazie per il thé, ma mi sorge spontaneo chiedere: cosa vuoi?", continuò tranquillo, sorseggiando di nuovo la bevanda calda, in attesa di risposta.
     
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  11. Kalastor
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    Un Nuovo Inizio.
    Neanche male.



    Rimase a fissarlo senza neanche mutare espressione. Al più annuiva socchiudendo gli occhi, aggrottava le sopracciglia e mormorava qualche parola di assenso, dando insomma l'idea di concentrarsi intensamente sulle sue parole. Anche quanto si trovò ad un nuovo ravvicinato incontro con la Falce non battè ciglio, limitandosi a spostare un pò il volto per continuare a fissarlo nonostante la lama. Ormai quel gesto era diventato la loro personale forma di saluto, ed a modo suo aveva anch'esso un che di familiare. Quel certo sapore di casa, quando vivi in una famiglia di cannibali, per capirci. Concluso il discorso, prese posto più comodamente, lasciando scivolare avanti il fondo schiena e finalmente cominciando a rilassarsi. Almeno per il momento Shiltar non avrebbe cercato di ucciderlo e questo migliorava decisamente la situazione. Si concesse un altro sorso, arrivando così al metà del suo tè, condendo il tutto con qualche secondo di silenzio.

    Buono, vero? - Sorrise tranquillo, alzando un poco la tazzina. - Come per molte altre cose, esiste un tè adatto ad ogni situazione. - Avvicinò la punta del naso al bordo, concedendosi un mezzo sorriso. - Questo aroma delicato, per esempio, si addice ad una situazione formale.. - Altro sorso, colto a fior di labbra. - ..mentre il gusto limpido rimanda alla chiarezza d'intenti. - Chiuse gli occhi, assaporando il diffondersi di quel buon sapore. - Ecco perchè, viste le circostanze, forse avrei dovuto portare del sakè, magari mediocre. - Una risata contenuta fece da cornice a quell'affermazione. - Come sai, non posso vantare una grande patrimonio. - Dall'intonazione della voce, quella frase sembrava essere la diretta prosecuzione del discorso. - Ma ho sempre chiesto il meglio dalla vita.. - Mezzo sorriso. - ..senza mai badare a spese. - Tornò ad incrociare il suo sguardo, con la sua solita espressione a mezza via fra la sfida e la presa in giro. - Prendi questo tè, per esempio. - Poggiò la tazzina sul bracciolo della sedia. - Poche persone al Mondo possono vantare di averlo anche solo assaggiato.. - Strinse un poco le labbra, a mascherare un certo orgoglio. - ..mentre io posso persino concedermi il lusso di offrirtelo.


    Chiaramente, il discorso voleva essere una degna risposta alla minaccia mossa su base economica. Lui non aveva detto nulla, ma l'altro sicuramente avrebbe capito. Il loro gioco seguiva regole precise, ignote ad entrambi semplicemente perchè renderle palesi sarebbe stato non soltanto una perdita di tempo, ma avrebbe anche tolto quel gusto imprevedibile che più di una volta avevano assunto le loro conversazioni. Non conosceva perfettamente Shiltar, ma nella posizione in cui si trovava avrebbe potuto facilmente liquidare lui e la situazione stessa nel giro di un secondo, se solo lo avesse voluto. Ed era proprio questo elemento di consapevolezza a far nascere in Konzen il sospetto che effettivamente il suo vecchio nemico cominciasse ad apprezzare la sua presenza. Poco ma sicuro, non era il tipo da pacche sulle spalle o larghi sorrisi, ma sapeva lo stesso rendere sin troppo palesi i suoi sentimenti.

    Apprezzalo, porca miseria! - Sbottò, per poi ridacchiare. - E permettimi un'osservazione. - Spense il sorriso, cercando di darsi un minimo di serietà. - Sai, quando sono entrato qui, circa cinque minuti fa, possedevo due informazioni. - Tese la mano destra, con palmo aperto. - Da una parte, i pettegolezzi di alcune ragazzine, captati per caso. - Tese la sinistra, sempre aperta. - Dall'altra la risposta di una dello staff quando le ho chiesto dove tu fossi, qualche giorno fa. - Sollevò leggermente la parte destra del suo labbro superiore. - Ed ora invece.. - Congiunse i palmi. - ..magia. Ora, probabilmente non diventerò mai un Kage.. - Cosa per altro non del tutto vero, considerato il loro complicato rapporto a colpi di lama. - ..ma la mia esistenza non è ancora così patetica dal sentire il bisogno di rovistare nella tua spazzatura per divertirmi. - Inarcò un sopracciglio, abbastanza contrariato. - Anche se ora, la cosa è diventata decisamente più.. - Piegò le labbra, come a voler mostrare le labbra in un'espressione sorniona. - ..interessante. - Rimase a guardarlo, ovviamente inchiodando gli occhi sui suoi. - Che cosa nascondi?.. - Piegò un poco la testa di lato. - Direi un piano per uccidermi, ma non credo me lo terresti nascosto. - Accennò al manico della Falce, ora visibile alle spalle del Kaguya. - Fosse qualcosa inerente al Villaggio, non andresti alle terme. - Poggiò indice e medio sulle labbra, tamburellando con quest'ultimo. - Quindi quindi.. - Laddove poteva sembrare una semplice posa, stava invece portando avanti un'attenta analisi. - Una donna?.. - Seme del dubbio, semplice insinuazione. - ..Un uomo? - Storse il naso. - No, decisamente una donna.


    Ora, il sangue non mente. Anche quando è stato lavato via. Hyuga lo era stato, e benchè avesse perso il grosso delle nozioni riguardanti l'analisi comportamentale, aveva conservato l'innato gusto per l'osservazione delle persone. Non occorre infatti un esperto per sapere come a seconda delle emozioni gli esseri umani mutino la propria espressione, il più delle volte in maniera inconscia. Aveva usato un semplice metodo scientifico. L'analisi iniziare era servita ad avere una base di confronto, mentre la doppietta di insinuazioni su donna e uomo serviva per avere rispettivamente la reazione positiva e quella negativa. Se alla terza volta avesse mostrato qualcosa di simile alla prima, la conferma sarebbe stata definitiva. Non era una grande magia, semplicemente il gioco perverso di uomo abituato ad essere un figlio di puttana. Giocare d'azzardo, truffare ed evitare di farsi fregare erano stati per anni il suo unico e preferito mezzo di sostentamento, appreso dal migliore di tutti, ossia Dapaisu di Iwa. Finalmente una vita dedita al crimine ed alla dissolutezza dava i suoi frutti. Si prese qualche secondo per evitare la serie di colpi che probabilmente avrebbe cercato di staccargli la testa.

    Scherzi a parte.. - Probabilmente il secondo attacco vantava una volontò omicida superiore al primo, ragion per cui si rimise composto. - ..non c'è una ragione particolare per cui sono qui. - Scrollò le spalle, con disarmante naturalezza. - Sono un Jonin.. - Sbuffò, senza troppa convinzione. - ..volevo andare a bere per festeggiare.. - Sorriso tirato. - ..ma sai! Nella mia lista di conoscenze non ci sono troppe persone! - Risata altrettanto tirata. - Per cui, mi sei venuto in mente tu. - Gli diede il tempo di somatizzare la sconcertante realtà. - Questo e la voglia di fare due chiacchiere, diciamo. - Stava accadendo in maniera molto graduale, ma la sua abituale noncuranza stava scivolando via. - Ricordi la nostra conversazione di.. Quanto? - Per cedere spazio ad una più controllata consapevolezza. - Quattro mesi fa? - Sembrava trascorsa una vita intera. - Beh, da allora sono cambiate diverse cose. - Chiuse le dita attorno alla tazzina. - E così mi chiedevo.. Perchè?


    Una domanda, tutto e niente. Poteva significare qualunque cosa, e con tutta provabilità nemmeno Konzen aveva ben chiaro dove volesse andare a parare con quel quesito tanto vago. In realtà, lui stesso era abbastanza incerto sul perchè fosse arrivato sino a lì. Certo, il Paese gli piaceva ed anche la gente non era male. Si mangiava bene, c'era aria buona ed il pesce migliore della regione col quale cucinare. Vantava alcuni fra i Ninja più forte dell'Accademia e sicuramente era il posto migliore dove uno come lui potesse portare avanti i propri obiettivi, ma tutte quelle cose non erano importanti. O meglio, non era determinanti. Avrebbe dovuto odiare Shiltar, più di ogni altra persona. La logica gli imponeva di farlo a pezzi, senza porsi troppe domande. Lui c'era, lui non aveva mosso un dito. Ma qualcosa lo tratteneva, ed ancora non capiva di cosa si trattasse. Per qualche motivo, quello psicopatico gli piaceva. Rimase a fissarlo, attendendo la sua reazione.


     
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    Il successivo discorso di Konzen sulla qualità e la rarità di quel thé, con accenni all'odore ed alle sue particolarità, per poco non fece sbadigliare il Kaguya, considerando dove volesse arrivare, puntando alla fine il dito sulla tazza appoggiata al bracciolo della sedia dove stava il suo interlocutore, "Ed io non vorrei che qualche impiegato dovesse essere fra le poche persone a vantarsi di averlo pulito dal mio pavimento...", accennò, considerando che l'altro pareva sopravvalutare i sottili braccioli di quelle sedie a forma d'ossa, specie considerando la loro natura cilindrica che avrebbe reso più facile far cadere la tazzina.

    Quando poi l'ex Hyuga iniziò a spiegare quello che di suo sapeva all'inizio, Shiltar rimase in silenzio, finché non volle sottolineare una parte delle parole di quello: "Che tu non diventerai mai Kage, è sicuro...", una punzecchiatina ogni tanto, non faceva mai male.
    Evitò invece, sulla frase relativa alla spazzatura, di specificargli da dove erano arrivati i primi pasti che gli erano stati offerti in quel del palazzo, mesi fa, meglio non rivangare vecchie storie, tanto più che con "Houyoku" ce ne erano sempre di nuove.
    In ogni caso, il Kaguya decise di "seguire" il piccolo gioco agli indovinelli che di lì a poco si sviluppò, seppur in silenzio: mostrandosi dapprima sorpreso ed un pò annoiato quando l'altro suppose di un piano per ucciderlo, passando ad una leggera nota d'irritazione quando si accennò di nuovo alle terme, evidente poi alla parola "donna", per fare una capatina nell'ambito del disgusto alla parola "uomo", prima di tornare all'irritazione per "donna".
    "Te lo ripeto di nuovo: non farti affari che non ti devono interessare, perché potrebbe succederti di peggio che incontrare le fauci di qualche coccodrillo poi...", la sua unica replica, decisamente tagliente quanto le lame della sua Falce di Luna.

    Il discorso, poi, fortunatamente, deviò verso un altro argomento: il motivo della sua visita.
    Sul fatto che Konzen fosse jonin, Shiltar mosse il capo, in una via di mezzo fra la soddisfazione ed il disappunto, per poi ascoltare la confessione di solitudine dell'altro: non fosse stato che, per una volta, gli sembrava eccessivo commentare in modo pungente la solitudine dell'altro, considerando che nemmeno lui per il suo passaggio a Jonin ebbe moltissimi da poter contattare (che poi il suo passaggio implicasse, allora, anche la sua promozione a Mizukage e quindi la cerimonia del villaggio in tal senso, quello era stato un altro discorso).
    Comunque il discorso andò a finire in una domanda piuttosto ambigua, che lasciò il Kaguya a riflettere leggermente prima di rispondere, bevendosi un altro sorso di thé: "Supponendo che io non sia così fortunato da sentirti dire che te ne vai in un altro villaggio, e considerando che dato il tempo che hai passato qui non sarebbe nemmeno tanto sicuro per Kiri, ci tengo a sottolineare esplicitamente che i ragazzi non mi interessano, quindi ti auguro, per la tua sicurezza, che non siano cambiate poi troppo le cose.", considerando che con Konzen non c'era mai da essere troppo sicuri su dove volesse andare a parare, meglio mettere in chiaro le cose prima.

    "A parte questo, cosa volevi? Che passando del tempo qui a Kiri tutto restasse com'era prima che arrivassi qui? Ogni azione e scelta ha degli effetti.", aggiunse, dopo aver bevuto un altro sorso; era più una di quelle frasi che ripeteva ai vari allievi avuti negli anni, ma era vera, come l'esperienza aveva spesso dimostrato.
     
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    Un Nuovo Inizio.
    Mhh, già!



    Ed io non vorrei che qualche impiegato dovesse essere fra le poche persone a vantarsi di averlo pulito dal mio pavimento.. - Quel commento diede un colpo al perfetto ordine mentale di Konzen. - Che?.. - Domandò un poco stranito, piegando la testa. - Cosa dia..? - In quel momento colse con la coda dell'occhio il pericoloso corso della tazzina. - No! - Il braccio destro scattò, afferrandola un istante prima che si rovesciasse. - Tu ed il tuo maledetto gusto estetico da psicopatico! - La posò con delicatezza sul tavolo. - Ehm, dicevo?.. - Si ricompose, cercando di dimenticare di essere potenzialmente seduto su di un cadavere. - Ah sì!

    [...]


    Che tu non diventerai mai Kage, è sicuro.. - Assottigliò lo sguardo a quell'affermazione. - ..sempre che non si liberi un posto! - Sorriso a mostrare la linea delle zanne. - Sai, ad una certa età.. - Una minaccia di morte ogni tanto non faceva mai male. - Non ti mangio solo perchè poi dovrei indossare il cappello..

    Il discorso cominciava seriamente a divertirlo. Capitava poche volte di mettere seriamente in difficoltà Shiltar, ed essere riuscito a farlo solamente con qualche innocente domandina non poteva impedirgli di sorridere sotto i baffi. Aveva però l'impressione di non essere del tutto padrone di quel gioco sadico. In qualche modo quel subdolo albino riusciva a pilotare l'esito delle sue riflessioni, facendole cadere un poco più lontane dalla verità e certamente il tutto non era positivo.

    Te lo ripeto di nuovo: non farti affari che non ti devono interessare.. - Rimase impassibile, gongolando in silenzio. - ..perché potrebbe succederti di peggio che incontrare le fauci di qualche coccodrillo. - Arricciò le labbra, cercando di assumere un'espressione innocente. - Ma perchè Shiltar caro?.. - Con la voce più melensa del Mondo. - Hai forse.. - Quell'aria innocua mutò in un sorrisetto tagliente. - ..qualcosa da nascondere in proposito? - Sedette ancora più comodo, senza però precludersi eventuali difese. - Cosa potrebbe essere? - Nell'eventualità non troppo improbabile di dover combattere per la propria vita. - Fossi una persona che si rapporta normalmente col genere umano.. - L'ideale serietà della frase non emerse, soffocata dall'atteggiamento sornione. - ..direi una scappatella. Ma in fondo tu sei tu.. - Lo scrutava con aria sinceramente divertita. - ..e cosa vorrebbe nascondere un misantropo?.. - Assottigliò lo sguardo, così come il sorrisetto. - Mhh.. - Inizialmente avanzò a tentoni nel buio, ma d'un tratto, la Luce. - ..no. - Sgranò gli occhi, fulminato da quel pensiero. - Tu..! - Tese il braccio, puntandogli contro l'indice. - ..tu hai una fidanzata!

    La parola suonò maledettamente antiquata, quasi a voler ridurre la distanza d'età fra loro. Se confermata, quella scoperta poteva rivelarsi sensazionale. Aveva attribuito al Mizukage molte caratteristiche, fra le quali un gusto per l'arredamento tanto raffinato da scoraggiare qualsiasi colpo di stato grazie al solo pensiero di dover vivere in quel maniero inquietante, ma l'amore o un qualunque altro sentimento positivo non rientrava sicuramente fra quelle. Attonito, si trovò ad inchiodare lo sguardo al suo. Bastava un segno, anche piccolo. L'inarcarsi di un sopracciglio, uno spasmo alle labbra, un respiro spezzato. Doveva sapere, voleva sapere. Poi un altro pensiero diede un sonoro calcio al primo, facendogli nascere spontanea una domanda.

    Ora mi.. - Si schiarì la voce, piuttosto preoccupato. - ..ucciderai, vero?

    [...]


    Ci tengo a sottolineare esplicitamente che i ragazzi non mi interessano.. - E già questo era abbastanza sorprendente. - ..quindi ti auguro, per la tua sicurezza.. - Ma davvero lo spaventava tanto? - ..che non siano cambiate poi troppo le cose. - Lo guardò male, semplicemente. - Allora.. - Chiude gli occhi, prendendo un mezzo respiro. - ..dato per assunto che non sono gay.. - Li riaprì un poco, aggrottando la fronte. - ..se anche lo fossi, potrei avere qualcosa di meglio.. - Aprì completamente gli occhi e lo andò a comprendere con un movimento delle mani. - ..di un vecchio biancastro con le ossa sporgenti! - Sbuffò, decisamente contrariato. - Ma andiamo! - Spalancò le braccia. - Guardami! Ho quasi trent'anni e non ne dimostro nemmeno venti. - Bugia, nessuno gliene avrebbe dati meno di venticinque. - E che diamine. - Soffiò fuori l'aria dal naso, stizzito. - Ma guarda questo.. - Borbottò fra sè, senza trattenersi dal sorridere. - ..che tipo.


    Delle conversazioni con Shiltar amava questo. Non erano umanamente in grado di portare avanti un discorso dall'inizio alla fine e si ritrovavano sempre a divagare in un misto di frecciatine e prese in giro. Poteva sembrare stupido, ma proprio quell'assenza di serietà aveva forse permesso al Ninja un tempo morto di trattare col suo presunto datore di lavoro temi anche molto complessi, senza per questo sentirsi un idiota. Poi era tutto imprevedibile! Da uno come il suo interlocutore ci si poteva aspettare di tutto, e non per nulla Konzen si preparava sempre mentalmente all'idea di morire quando entrava nello studio del Mizukage. Era un personaggio particolare, per usare un eufemismo.

    Ogni azione e scelta ha degli effetti. - Lo ascoltava in silenzio, dopo aver calmato il moto d'ilarità. - Indubbiamente. - Solo Dio sapeva quante volte l'alba l'aveva colto insonne, perso a riflettere sulle decisioni passate. - Però mi chiedo, che cos'è cambiato? - Scostò lo sguardo, come a seguire un pensiero estemporaneo. - E come, soprattutto? - Fissava il vuoto, o forse semplicemente scrutava nel mare del suo animo. - Una volta credevo di avere in mano la mia vita.. - Dopo qualche attimo, tornò a guardarlo. - ..ma da anni ormai mi sono reso conto del contrario. - Sorriso amaro, negli occhi un velo di tristezza. - Eppure, eccomi di nuovo qui! - Scosse un poco il capo. - A combattere una battaglia inutile. - O forse no? - Toglimi una curiosità, ti sei mai domandato.. - Ancora una volta la sua voce era mutata, tornando ad una serietà difficilmente intuibile. - ..chi sia io veramente? - Per quanto si mostrasse calmo, era evidente come gli stesse a cuore la risposta. - Perchè io ho riflettuto molto, riguardo a te. - Nuovamente la sua attenzione scivolò di lato. - Mi sono chiesto cosa ti muova.. - Parlava con sicurezza, senza indecisione alcuna. - ..ed ancora quale sia la tua ragione di vita.. - Inarcò il labbro, in una smorfia indescrivibile. - ..e quali gli eventi importanti della tua vita. - Forse per la prima volta, non c'era nemmeno un accenno di sarcasmo. - Potrà sembrare stupido e fuori luogo.. - Gli inchiodò letteralmente lo sguardo addosso. - ..ma per me è importante saperlo.

     
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    Al commento sull'età del Mizukage, Shiltar con flemmatica calma sottolineò: "Non ti fare ingannare dai capelli, ancora ho un quarto di secolo appena, dubito di rischiare di morire di vecchiare nell'immediato...", il sottile doppio senso delle parole di Konzen era stato volutamente evitato sottolineando l'impossibilità delle sue supposizioni, comunque, rispondendo con calma al sorriso dell'altro.

    Sul "caro", successivo, legato all'avviso di non intromettersi nelle sue visite alle Terme, il Kaguya inarcò un sopracciglio, il susseguirsi di ipotesi sul qualcosa da nascondere, poi, fece dapprima inarcare anche l'altro, poi, considerando che non sgattaiolava nella notte per andare alle Terme, anzi, spesso e volentieri era uscito in pieno giorno con Taeko (ma Konzen, data la sua missione per diventare Jonin verosimilmente non lo aveva mai visto), le sopracciglia si rilassarono, mentre continuava ad ascoltarlo.
    Una nuova deformazione, però, sopraggiunse quando arrivarono i pareri di "Houyoku" sul Kaguya, sul suo essere non normale ed un pò misogeno, per poi concludere più vicino di quanto potesse mai aspettarsi alla realtà dei fatti.
    In ogni caso, dopo un primo momento di disappunto e sorpresa, legato agli aggettivi usati, il Mizukage sviò volutamente la domanda, assieme alla successiva, replicando: "Sarei misogeno? Come t'é venuta in mente questa idea? Abbiamo addirittura un'amministratrice ora a Kiri!", esclamò, evitando di sottolineare come Fujiko non fosse esattamente una "lei" al 100%, ma avesse pure i suoi segreti al pari di Konzen.
    "E poi spiegami cosa non c'é di normale nel mio relazionarmi con il prossimo...", aggiunse, allargando le mani come ad abbracciare il mobilio d'ossa della stanza, "Ok, sono un pò legato alle usanze del mio clan e mi trovo spesso a dover far mangiare i miei coccodrilli più grossi nei luoghi meno probabili prima di una missione, ma ci sono ninja che evocano giganteschi uomini uccello parlanti...", accennare al fatto che ora che aveva anche un'evocazione legata alle Fenici e doveva trovare dove fargli una voliera era un fattore che preferiva tenere per se, per ora.
    Comunque, il Kaguya sorrideva a quelle sue parole, un pò beffardo, volendo mantenere il discorso su quel binario, per così dire.

    [...]

    La replica contrariata di Konzen alla successiva affermazione fece visibilmente sorridere Shiltar, non tanto perché gli dava del vecchio, si vedeva che non aveva ben capito la sua età per i capelli forse, ma almeno la cosa lo rassicurava, "Meglio così, preferisco quando ci sono velate minacce fra noi che velati tentativi di provarci con me, per quelli veramente t'ammazzerei...", ribatté apertamente divertito della contrarietà dell'altro, malgrado anche l'ex foglioso sembrasse aver trovato l'aspetto più ilare di quella parte della loro discussione.

    L'ultima parte del loro dialogo, poi, sembrò deviare verso questioni più serie, tanto che, dopo un sorriso un pò triste all'ipotesi di Konzen che fosse lui ad avere in mano il suo destino, cosa che Shiltar aveva appreso da tempo come non fosse del tutto possibile e vera, dato che l'interazione con gli altri portava a cambiamenti nella propria vita, oltre che in quella delle altre persone (Yami, Taeko, Godsan, persino Brun e molta altra gente andando indietro fino a Rikimaru avevano avuto un peso nel suo essere lì in quel momento in modo diverso a seconda delle situazioni).
    "E' importante sapere se mi sono mai chiesto chi sei? I primi tempi mi chiedevo perché eri venuto qui a Kiri, considerando che sei stato decisamente evasivo a riguardo, preferendola a Oto, dove i fuggitivi sono di certo più ben accetti, o a Suna, dove avresti potuto tenere tranquillamente un basso profilo.
    Al momento la domanda resta, ma ho imparato che fare troppa fretta, o mal usare la fiducia altrui, problema che comunque fra noi non penso ci sia, procura più guai che altro, quindi mi accontento di aspettare di vedere cosa vuoi effettivamente fare, oltre che prepararmi alle eventualità possibili, in qualche modo.
    Sei diventato un Jonin collaborando con Giants e con due ninja della Foglia, il che è un bene per te e per il villaggio che ora ha tre, probabilmente presto quattro, ninja di alto livello, tutte cose che serviranno a Kiri, considerando la sua attuale situazione."
    , spiegò con tono serio, osservando il fondo ormai vuoto della sua tazza da thé.
    "Ma dimmi, tu a che conclusioni sei arrivato su di me, oltre al fatto di suppormi misogeno e non aver azzeccato niente della mia età?", concluse un pò più rilassato, posando la tazza sul tavolo.
     
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    Un Nuovo Inizio.
    Scambio di Ruoli.



    Non ti fare ingannare dai capelli, ancora ho un quarto di secolo appena.. - Quell'affermazione lo colpì particolarmente. - ..dubito di rischiare di morire di vecchiaia nell'immediato.. - Abbastanza da costringerlo ad un'espressione semplicemente assurda. - No, aspetta.. - Mise un punto fermo, come a voler ricapitolare. - ..fammi capire.. - Pose avanti i palmi a reggere il peso di quella rivelazione. - ..tu avresti 25 anni? -Socchiuse gli occhi, alzò il labbro inferiore, storse il naso. - Però..! - Così com'era cambiato, tornò ad una composta sorpresa. - Poi dicono a me che bere fa male.

    [...]


    Sarei misogeno? - Inarcò un sopracciglio. - Scusa?.. - No, qualcosa non andava. - Come t'é venuta in mente questa idea? - Storse le labbra. - A me!? - Si indicò con la destra, decisamente infastidito. - Abbiamo addirittura un'amministratrice ora a Kiri! - Ora perplesso, cominciando a cogliere il sottile filo della demenzialità. - Io veramente avrei detto.. - Ma non fece tempo a concludere la frase. - E poi spiegami cosa non c'é di normale nel mio relazionarmi con il prossimo..


    Semplicemente il paradiso. Per la prima volta poteva dirgli ognuna delle osservazioni sino ad allora rinchiuse nella sfera delle sue elucubrazioni personali. Era incredibile, e per certi versi anche inquietante. Essendo stato proprio Shiltar a chiederlo, probabilmente si sarebbe dovuto astenere dal farlo a pezzi, una volta sentita la risposta. Ma niente gli impediva di fare un piccolo strappo alle regole dell'etichetta, trascorrendo i successivi dieci minuti a farlo in pezzi tanto piccoli da poter sfamare una famiglia per diverse settimane. E visti i trascorsi fra loro due forse aspettava proprio quel momento per dar sfogo al represso desiderio di sangue e violenza. Cioè, diavolo, con quell'uomo tutto era maledettamente possibile! Ma Konzen andava e sempre sarebbe andato completamente allo sbaraglio, motivo fra i tanti del suo essere divenuto un Ninja morto alle dipendenze del personaggio più sinistro di tutta l'Accademia. Si accarezzò le labbra, cercando in questo di non confermare i sospetti del Kaguya riguardo l'omosessualità del suo interlocutore, e si preparò a rispondere.

    Sei un maledetto misantropo! - In realtà voleva cominciare in modo pacato. - E non misogino, che vuole dire tutt'altro. - Si schiarì la voce, a sottolineare il disastro dialettico dell'interlocutore. - Vedi Shiltar.. - Fece scorrere lo sguardo sul tavolo, alla ricerca di uno strumento adatto. - ..oggetti come questo.. - Prese un ferma carte dall'aspetto terribilmente simile ad un femore, o qualcosa del genere. - ..non sono tradizione! - Spalancò gli occhi, agitandoglielo di fronte. - E' roba da seria killer! - Lo appoggiò, avendo ben cura di non romperlo. - E casa tua? - Per buona misura, si pulì la mano sulla gonna. - Dei! Seriamente, se mai dovessi immaginare la dimora, non so.. - Alzò lo sguardo, fingendo di pensare. - ..di un demonio, penserei subito a questo luogo! - Gliene gettò addosso uno decisamente sconvolto. - Ricordo ancora la prima volta che l'ho vista! - L'enfasi era importante, decisamente. - Me la sogno ancora di notte, dannazione! - Rimase a fissarlo per un secondo. Poi, senza apparente motivo, cominciò a guardarsi attorno con aria preoccupata. - Non so se te ne sei accorto ma.. - Disse con appena un sussurro. - ..hai la gente morta attaccata alle pareti! - Alzà decisamente il tono di voce, tornando ad abbandonarsi contro lo schienale. - E' l'insieme ad essere sconvolgente. - Sospirò sfinito. - E tu non sei da meno! - Lo guardò con gli occhi ridotti ad una fessura minuscola. - Quand'è l'ultima volta che hai tolto il vestito da Mizukage se non per fare una doccia? - Con fare inquisitorio. - Non capisco come tu abbia fatto a trovare una donna in grado di apprezzare tutto questo. - Giusto per 'tornare sul binario', come avrebbe detto Shiltar stesso. - Il look da bel tenebroso è veramente ma veramente vecchio sai?

    [...]


    L'altalena fra demenziale ilarità e questioni esistenziale poteva essere un gioco difficile da gestire, ma quello non era decisamente il loro caso. Forse proprio grazie a quell'alternarsi di realtà e finzione - e perchè no, anche ti ruoli - i due Shinobi erano sino a quel momento riusciti a confrontarsi da persone quasi civili. Un gioco, certo, portato però verso un livello molto alto, di quelli immaginabili solo da chi ha veramente vissuto una vita ricca d'esperienze. Quando ci si scontra sul campo, le dinamiche sono poste in essere nel momento stesso in cui le lame lasciano i foderi, ma quando la battaglia si sposta sul piano delle parole, basta un'inclinazione della voce a cambiare le regole. Si studiavano, analizzavano le opposte reazioni, e poi ancora sviano offensive ed elaboravano difese efficaci. L'unica differenza fra lo scontro sul piano dialettica e quello in battaglia stava nell'impossibilità di un pareggio. Anche se di poco, uno dei due contendenti finiva per uscire sconfitto. Nel caso di specie, era ancora presto per decretare un vincitore, ma sicuramente entrambi stavano dando spettacolo. Sorrise alla domanda, concedendogli uno sguardo animato da una luce di vivo interesse.

    Buona domanda, mi piace. - Mezzo sorriso, uno dei suoi preferiti. - Vediamo. - Lentamente stava cercando di dare un taglio più netto alle sue affermazioni. - All'epoca non avevo molta simpatia nei tuoi confronti. - Voleva testare se eventualmente il tutto concedeva maggiore incisività. - Immagino l'avessi sospettato quando ho cercato di decapitarti. - Ancora quella smorfia al limite fra un sorriso ed una sfida. - Erano tempi diversi, com'ero diverso io stesso. - Voce asciutta, senza più duna lieve inflessione dovuta alla calma con la quale parlava. - Credevo fossi un idiota, alla stregua di Mataza e la sua cerchia di bastardi. - Nessun accenno di rabbia, nulla. - Uno dei tanti Ninja incapaci di dare valore alla vita. - Solo una disarmante sincerità. - Però credo di essere stato in errore già allora. - Sbuffò, leggermente irritato dalla propria ammissione di colpa. - Che cosa penso di te? - Dondolò un poco la testa, intrecciando le dita di fronte alla bocca. - Credo tu sia più di quanto vuoi dare a vedere. - Risposta che poteva significare tutto e niente. - Può sembrare banale, ma è così. - Si strinse nelle spalle, sciogliendo l'abbraccio delle mani. - Dietro la facciata da gelido Mizukage senza senso dell'estetica c'è altro. - Tornò a sedersi comodo, quasi ad ostentare la sua sicurezza. - Probabilmente un Ninja capace di uscire dal proprio ruolo per dare importanza alle cose. - Non voleva scoprirsi eccessivamente. - Ma soprattutto alle persone, a quanto rappresentano. - Quando tese la labbra non fu in una smorfia, ma in un vero e proprio, per quanto contenuto, sorriso. - Ancora non sono riuscito a capirti del tutto, ma credo di essere abbastanza vicino alla verità. - Gli diresse un'occhiata peculiare. - O sbaglio?


     
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