Squadre Speciali di Kiri

· Capitolo I - Convocazione ·

Convocazione.
Quale miglior modo per spendere il proprio tempo in una giornata di completa noia ? Quello, ovvio. Incamminatosi verso il suo obiettivo, il Kaguya sembrava piuttosto tranquillo. Ignorante di cosa lo aspettasse camminava con passo cadenzato, così da giungere alla meta in un tempo mediamente corto, per non far attendere colui che lo aveva convocato, Shiltar. Il suo fratello di sangue lo chiamava ancora una volta, ma stavolta Meriu era sicuro non fosse per questioni legate ai Kaguya, ma a qualcosa di più, non più importante del suo clan, però. Continuava a camminare nella fredda mattina di Kiri, senza preoccuparsi delle figure che gli stavano di fianco. Era un pò cambiato in que mesi di assoluta solitudine, mutando un irrefrenabile sentimento di distruzione e voglia di combattere, forse per essersi tenuto tutto dentro troppo a lungo, forse per aver lasciato che la gentilezza nel suo animo condizionasse troppo la sua esistenza.

. . .

Giunse nel luogo designato forse troppo presto, quindi rimase un pò poggiato al muro a riflettere, guardandosi intorno e espirando aria dalla bocca, creando incredibili nuvolette, la cui densità contrastava quella dell'aria gelida. Amava farlo, soprattutto perchè dimostrava quanto fosse caldo dentro, a dispetto della pelle fredda. Continuò a farlo per un pò di tempo, prima di stancarsi.

- Fanculo, meglio che entri -

Così fece e vi posso assicurare che fu la scelta migliore, dato che di lì a breve sarebbero arrivati altri personaggi e fermarsi a parlare fuori al freddo non era proprio la prospettiva migliore. Entrò nella sala e vide Shiltar impegnato a guardare delle scartoffie, fogli sui quali erano riportati dei nomi, tra cui c'era il suo, quello di Meriu. Non rimase sorpreso, era lì per quello, in fondo; sì, ma per cosa ? Si rivolse all'altro Kaguya, con tono cordiale, ma assente per qualsiasi cosa riguardasse sentimenti; parlò in modo serio, molto serio.

- Salve, Shiltar-Sama.
Qual'è il motivo della mia convocazione ? -

Sfogliavo con insistenza le pagine di un manscritto, rintanato com'ero da giorni all'interno della biblioteca della tenuta degli Ishiyumi. Avevo delle borse sotto gli occhi visibilmente accentuate, e i lunghi capelli scuri sembravano non essere stati lavati da giorni.
Avevo chiuso il cancello esterno e l'entrata dell'edificio principale. In quella reggia enorme ero l'unico abitante; per quelli come me, la solitudine doveva sembrare l'unica soluzione sensata.
Del mio corpo non mi importava più nulla, l'unica cosa che mi premeva era il non dover far soffrire qualun altro perché io non dovessi pagare le conseguenze delle mie scelte.

Decisi di uscire da quel luogo seminterrato; salii le scale e tornai nell'edificio principale, dove ogni finestra era stata sprangata, quasi volessi tenere chiunque alla larga ( o forse tenere me stesso alla larga da loro) per il bene di ognuno, mio e loro.

Ma adesso qualcosa bussava alla finestra; era debole ma lo sentivo, una specie di picchiettare insistente.
Sbirciai attraverso le tavole di legno: un piccione sembrava voler entrare per qualche motivo. poco dopo notai che portava con se un messaggio; lo sfoggiava sulla zampetta quasi come se fosse un trofeo.
In qualche modo riuscii a recuperare il foglietto, lo lessi...

Rabbrividii. Lessi più e più volte il messaggio senza riuscire a staccare gli occhi da quelle lettere. Mi si convocava agli uffici del Mizukage, ma non si spiegava il motivo.
Come era possibile? Che loro sapessero? Ma no, avevo fatto di tutto perchè non accadesse.
Potevano esserci migliaia di motivi per quella convocazione ma l'unica più probabile era quella; d'altronde non era mai accaduto prima.

Bruciai il foglio sul fuoco finchè non rimase più nulla, poi mi misi la cappa sulle spalle e mi avviai letamente al luogo in cui si richiedeva la mia presenza; sembravo un condannato che si sta incamminando verso la ghigliottina... e probabilmente lo ero.

Entrai timidamente e lì, con mia grande sorpresa vidi Shiltar, con cui avevo scambiato poche fugaci parole alla riunione, Meriu, visto per la prima volta in quella stessa occasione... e poi Itai e Zubera. Quando vidi loro due cominciai seriamente a preoccuparmi.

«S...salve, sono Alkaid...»

Mi fermai per qualche istante, poi ripresi.

«Alkaid Barzhad»

Peccato che non potessi inserire le virgolette sul "Barzhad", il parlare non me lo permetteva, se quello si poteva realmente definire parlare.
Sudavo freddo e il cuore pompava sangue come non aveva mai fatto prima; quanto mancava...?

Bastarono poche parole da parte di Shiltar per farmi tirare un respiro di sollievo: non avevano scoperto nulla, anzi, mi si convocava addirittura per una missione.
Mi rilassai completamente, lasciando andare le braccia che fino ad allora erano tese e rigide come mazze di scopa. Proprio in quel momento arrivò Tetsuo, che riuscii a salutare con una espressione molto meno truce in viso (ma che ancora non sembrava spensierata; e d'altronde, come poteva esserlo?).
Dunque io, assieme a Meriu e Tetsuo saremmo andati nel mistico paese del mare, di cui solo il nome faceva immaginare grandi cose.

Non ero troppo contento di essere costretto a far parte di quella missione; avrei voluto mantenere un profilo basso per qualche tempo ma quella "missione" aveva più che altro il sapore di guerra e di sicuro non sarei potuto rimanere in disparte.
Ma d'altra parte gli ordini non si potevano discutere, e anzi, mi meravigliai quando il Kaguya ci "chiese" di andare nel paese del Mare, più che ordinarcelo; la cosa per qualche strano motivo mi fece sorridere (sorriso che più che altro era sintomo di una triste realizzazione).

Tentando di mantenere sempre quel mio profilo basso mi limitai ad accennare un inchino in segno di intesa, aspettando che fossero gli altri a porre domande o reclamare, perchè io oramai non ne avevo più la facoltà; no, non più...