Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Minosse
    Chapter IV



    Corso Chunin




    Nella convinzione di quelle parole, proferite con un leggero senso di appagamento e liberazione da parte di Jin, il vecchio Canuto parve atteggiarsi sconcertato e indignato ascoltandole, così da reagire mosso dalla sua coscienza, serbando terribili sorprese ai tre Genin che ancora sostavano al suo cospetto.
    Sicuro di aver la ragione dalla sua parte, l'anziano traghettatore progettava la giusta risposta ai ragazzi, incosapevoli come stolti, di quel che tristemente li attendeva.
    Eppure, un sospetto generato dal suo sesto senso, si palesò nel suo pensiero, sovvertendo quella calma che in lui era presente, in vera inquietudine.
    Armato con i suoi fidi e leali remi, prese a scegliere chi sarebbe stato il primo bersaglio, costretto a patire le sofferenze delle sue brutali e potenti percosse. Tuttavia, contrariamente a quanto pregava, Jin non potè scampare a quella "pena" che non trovava una razionale motivazione. Credeva di aver saziato ogni quesito del Vecchio, dimostrandogli pienamente il suo pensiero riguardo a l'essere Chunin. Bramava esserlo, come nessun altra cosa.
    Veloce ed impavido quel colpo, avrebbe omesso ogni singola esitazione e pietà, forte avrebbe colpito, battendo oltre che sul suo corpo, anche sul suo morale.
    Tentò di scansare la rapidissima offensiva diretta al suo tronco, senza successo però, come era lecito aspettarsi. L'attacco giunse fulmineo, permettendo al Genin soltanto di sminuire la sua potenza concentrando una quantità di chakra necessaria a smorzare quel misto feroce di prestanza. [Basso: Resistenza 275 -> 350][Leggera all'Addome]
    Una smorfia di dolore lampante sul suo viso, dimostrava la sofferenza causata da quella ferita, nonostante fosse superficiale, a causa dell'azione provvidenziale di Jin. Non ne soffriva acutamente, difatti il dolore evidente nei suoi lineamenti, scomparve subitamente, lasciando il posto al rancore e all'impotenza. Impotenza sì, dettata dalla logica superiorità del traghettatore rispetto a lui. Non si sarebbe lasciato andare a futili imprecazioni all'indirizzo del Vecchio, piuttosto lo avrebbe scrutato minuziosamente, contemplando la sua saggezza incomprensibile, e la sua potenza innaturale.


    Dunque si imbarcarono tutti, mossi da una isteria di sapere che, meditava Jin, avrebbe sicuramente messo in disappunto il Vecchio. Probabilmente, per ripicca, Raizen formulò una domanda assai sensata, quasi precedendolo; Sorrideva il Genin, approvando pienamente ciò che il suo compagno aveva appena proferito, appagato in volto. Uno spirito vendicativo insuale si fece largo in quel confuso impeto di domande che balenavano nella sua mente, forse troppo timoroso per porle, per via di una irruenta e attendibile risposta del Vecchio, come già precedentemente appurato.
    Tuttavia, un quesito pulsante nel suo pensiero doveva esser posto, così da sfamare quel dubbio che possedeva.


    - Canuto, ti prego di allietare i miei dubbi rispondendo a questa domanda, che forse irrispettosamente viene posta a te...Per quale arcana ragione, in questo momento, ci fai transitare a bordo della tua imbarcazione? Dalle punizioni da te decretate mi era parso di capire, che tu non confidassi in noi; Il nostro concetto di Chunin va in conflitto con il tuo...Ergo per te non siamo Chunin...E allora rispondi chiaramente, così da scongiurare in me ogni forma di sospetto...Perchè ci hai permesso di transitare? -




    Attese una risposta, con lo stesso sguardo indulgente ma interessato, così da scorgere finalmente la motivazione per cui, a loro il passaggio gli era stato lasciato libero.
    Intanto il viaggio procedeva tranquillo e mansueto, senza che nulla arrecasse timore o preoccupazione al ragazzo, che quasi incantato dalla lugubre e maligna aura che lì sostava, osservava ciò che lo circondava, curioso e guardingo.


    [...]




    Infine arrivò l'attracco finale, dove i quattro si sarebbero separati dall'anziano Canuto, che lento e sacrale s'apprestava a tornare all'entrata del nero cancello, da dove giungevano le nuove anime dei defunti. Jin rivolse un ultimo sguardo a quel bizzarro personaggio, che per lenti gradi s'allontava, il quale celava in lui intricati enigmi ancora, che il Genin non era riuscito a svelare suo malgrado.
    A rompere il silenzio che si era creato successivamente alla scomparsa del Canuto dal loro raggio visivo, fu Aloysius, che quasi a consolare i tre Genin appuntò comprensivo la sua approvazione per le risposte divulgate. In quel frangente però, Jin parve rammentare distintamente le parole del Vecchio, pronunciate subitamente dopo che i quattro scesero dalla sua imbarcazione. Non erano i primi mortali a calpestare quel suolo così distrattamente. Altri, a suo dire, eran giunti prima della loro venuta.
    Non destò particolari sospetti o tensioni quella sconcertante rivelazione, solo giustificati dubbi sull'identità di questi ultimi. Non confessò chi fossero, forse per negligenza, tuttavia poco interesse suscitava in realtà questa informazione in Jin, che concentrato sullo scenario che l'ospitava, badava a non cascare in qualche fossa.
    Aloysius poi, rivolgendosi a Jin, così come a gli altri diffuse con un termine assai ambiguo ed enigmatico, che il loro raggruppamento non era stato formato per pura fatalità. Scelto, si avvalse di quel verbo per rispondergli.
    Ancora una volta Raizen, evidentemente più scattante di lui, pose una domanda assai scontata e lampante, cosìcchè il Genin tacque per poi osservare direttamente Aloysius.

    [...]



    Nel frattanto, i quattro procedevano con il Sensei a far strada, lungo una scalinata che li stava conducendo sempre più in profondità, verso antri oscuri inesplorati e mai nominati. Inutile osservare, che in Jin si stavano accumulando numerosi sensi malefici, che miravano a corrodere il suo animo quieto, rendendolo sempre più instabile e timoroso.
    Ed in quel momento, apparve innanzi alle sue iridi un Gigante. Maestoso, imponente, una entità suprema senza dubbio, che lasciava trasparire qualcosa di divino nelle sue movenze e nel suo sguardo.
    Mai avrebbe desiderato misurarsi con quella imponente e venerabile figura, che autoritaria smistava le fila di anime che lo circondavano. Impossibile stabilire un numero esatto di queste ultime, poichè le fila si perdevano oltre la vista del Genin, incapace di localizzarle tutte. Eppure in quell'aria carica di sacralità, rievocò Jin tutta la sua determinazione, tale da sopperire quel sintomo di intimidazione che in lui si faceva strada. Avanzava il ragazzo, seguendo le orme di Aloysius che procedeva innanzi ai tre facendosi strada fra gli spiriti, che quieti producevano un silenzio sovrano in tutto l'ambiente.
    Infine giunse al cospetto di Minosse, osservandolo con un timore reverenziale, il quale aveva beneficiato i Genin del permesso di porgli tre domande, esplicando ogni sorta di dubbio che attanagliasse la loro coscienza. Jin non potè che giorne, e dosando bene le parole in maniera da non infastidirlo o tediarlo, procedette con il porre il suoi quesiti.


    - Minosse, rinomato per l'indiscussa saggezza, ti prego di illuminarmi con il tuo prezioso e vasto sapere, così da scacciare ogni dubbio che in me è presente...

    Per me, che padroneggio la sacra arte oscura degli assassini, l'oscura fiamma, e utilizzo le anime dei defunti come fossero marionette piegate al mio volere...Dimmi, quale specializzazione sarebbe più adatta ad un ninja come me?

    Saggio tra i saggi, spiegami te ne prego, qual è la giusta via. La pestilenza del male si è annidata del mio cuore, devo accettarla o respingerla?

    E poi spiegami, saggio tra i saggi, sarà mia insolenza, ma tu dove ti smisteresti tra questi campi? Padroneggi una qualsiasi abilità che ti contraddistingue da altri? -



    Impavido e curioso, attese febbrilmente una risposta dal gigantesco Minosse, che lì sostava immobile, con aria fiera e possente. Sperava Jin di ricevere risposte degne di soddisfare i suoi dubbi, così da arricchire il suo sapere che imperativo lo desiderava. Guardò ancora Aloysius, per poi scorrere lo sguardo alla volta dei suoi compagni, intenti nel suo medesimo compito, che porgevano domande di qualsiasi tipo. Minosse non lo avrebbe deluso, ne era cosciente.

     
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    Il vecchio traghettatore ascoltò le domande dei genin. Stolti...avrebbero anche potuto risparmiarsi di proferire parola se solo avessero Saputo. [Abilita da sennin; leggere nella mente]


    CITAZIONE
    Dimmi, traghettatore, ci hai giudicato a tuo parere con estrema ed infallibile ragione, ponendo per assurdo che io sia concorde con tale giudizio, vorrei sapere quale è la tua definizione e l’essenza di tale grado.
    Insomma, quale risposta ci avrebbe evitato le remate?

    " La tua lingua è più veloce del tuo intelletto, shinobi. Daltronde cosa potrei rispondere a chi non si pone domande nel vedere anime in un mondo di vivi? Andate via, stolti, prima che le monete del Mikawa non bilancino di più la mia pazienza" - dice guardando in particolar modo godsan.

    Frasi ambigue...non per me, naturalmente.

    :::


    CITAZIONE
    Sensei, ci ha “scelto” ?

    " Anche se fosse non capireste il perchè...Che senso ha, allora, saperlo?"

    Immersi dalla domande i giovani si avvicinano a Minosse, guardacaso (?) colui che per natura risponde ai quesiti...
    Ho pagato solo per tre domande, tanto vale il "gioco", ma sentire nove per dei genin risposte non è cosa da poco.


    CITAZIONE
    Ti vedo impaziente saggio tra i saggi re, esterna la tua sapienza e dammi le risposte a lle 3 domande che mi hai concesso:
    Voglio metter briglia agli elementi di questo mondo, come posso fare?
    Inoltre, tu che davanti a te hai visto passare innumerevoli ninja dimmi:
    Qual è l’abilità o la qualità che accomuna i più forti?
    Ed infine la mia ultima domanda, che un saggio conceda a me una stupida curiosità:
    Essendo tu al mio posto, che domanda avresti fatto?

    " Troppe sono le vie percorribili, a differenza di come immagini. Eppure tutte richiedono un livello di conoscenza e potere paragonabile ad un kage nel vostro mondo. Senza dubbio la strada più breve risiede a Kiri dove risiede un particolare clan di shinobi che si adoperano per lo stesso tuo intento.

    Ho visto transitare per questi luoghi ninja che io stesso ho fatto fatica a contrastare e sottomettere. Shinobi in grado di resuscitare le stesse migliori anime di questo mondo, di scrutare perfino sotto la mia "pelle", di avere controlli assoluti su particolari elementi...La tua domanda ha molte risposte e nessuna è completamente esaustiva. Per tanto posso dirti solo che coloro che ritengo i più inafferrabili, senza dubbio coloro di cui ho rispetto e un po di timore, sono coloro che non vedrò mai dinnanzi a me: i credenti Yashin.

    Domanda intelligente...seppure scontata. Quante anime mi hanno proferito tali parole.
    Io avrei chiesto di cose alle quali la mente umana non può arrivare, poichè solo perfettibile e non divina..."


    CITAZIONE
    E che risposta avresti dato a tale domanda?..
    Canteresti dell'arte umana, saggio tra i saggi re o Ingegno che tu sia, ovvero...canteresti dell'arte del camuffare la paura in volto ed in corpo seguendo altre paure?..
    Ed infine. Rispondendo a questa mia domanda troverai per noi altre risposte...saggio tra i saggi re?

    "...ma sarei rimasto deluso...probabilmente avrei colto in fallo il saggio dei saggi re.

    Le paure si superano con certezze. Se si tenta di vincere tale sentimento alimentati e spinti da esso stesso si cade in un circolo vizioso senza fine in quanto rimarrai sempre timoroso di qualcosa.

    Potremmo parlare di questo per decenni ma alla fine giungeremmo alla stessa affermazione di partenza, ovvero che la tua stessa domanda rappresenta un'assurdità."


    CITAZIONE
    Per me, che padroneggio la sacra arte oscura degli assassini, l'oscura fiamma, e utilizzo le anime dei defunti come fossero marionette piegate al mio volere...Dimmi, quale specializzazione sarebbe più adatta ad un ninja come me?

    Saggio tra i saggi, spiegami te ne prego, qual è la giusta via. La pestilenza del male si è annidata del mio cuore, devo accettarla o respingerla?

    E poi spiegami, saggio tra i saggi, sarà mia insolenza, ma tu dove ti smisteresti tra questi campi? Padroneggi una qualsiasi abilità che ti contraddistingue da altri? -

    " I tuoi poteri sono interessanti...ecco perchè gli servi...in ogni caso la specializzazione che più di rappresenta è nel sinolo tra l'esperto di ninjutsu e l'assassino. Quando riuscirai a unire in entrambi la perfezione potrai definirti un ninja temibile.

    Purtroppo posso rispondere solo a quesiti per i quali non si conosce risposta o si è già presa una decisione ma senza comprenderne il motivo...ma la tua domanda non è vana. A breve avrai risposte...e sarai tu stesso a raggiungerla.

    Se padroneggiassi ogni ambiti di cui ti ho parlato pensi davvero che starei qui ?Lo stesso mio ruolo dimostra che sono soggetto ad un controllo. In vita mi annoveravo tra gli "eliminatori di cadaveri" se può interessarti."


    " E' ora di andare."

    Una volta lontani.

    " Forse il vecchio non è stato chiaro. La sua è una prova alla morte, si prenderà le vostre anime come pagamento se non saprete catalogare ogni anima che incontreremo. Io cercherò di farvene incontrare il numero giusto ma sappiate che da qui in poi non si scherza HAHAHAHAHAHA."

    :::

    Scendiamo di girone conscio del fatto che devo prima dare le nozioni fondamentali a tutti e poi passare alle cose difficili. Sei anime dovrebbero bastare...

    Lo scenario che ci pare innanzi è affascinante. Un fiume di lava, nascente dalla nera roccia di quei luoghi, taglia in due un immenso spiazzo terroso ed arido. La temperatura è molto elevata, 45° C,ma grazie al mio controllo del chakra riesco ad avanzare senza problemi.
    La prima anima è un vecchio amico, un fabbro tra i migliori che la storia abbia mai visto. Fisicamente si presenta come un vecchio dalla barba incolta, alto e muscoloso; il braccio destro in particolare si fa notare per l’esagerata grandezza. Il suo nome è Livon.

    “ Tra i fabbri il sono il migliore. In me antiche conoscenze e arti proibite si racchiudono. In vita padroneggiavo gran parte delle armi allora conosciute risultando un ninja imbattibile in particolar modo sulla media distanza. Precisione, forza, maestria nel combattimento erano le mie caratteristiche peculiari. Dunque sapete dirmi chi ero?”

    Attende la risposa per pi proseguire:

    “ Bene. Aspiranti chunin dovete sapere che l’arsenale a vostra disposizione cambia notevolmente al cambio di grado. Armi con potenziali offensivi di molto superiori alle semplici wakizashi di un genin. Sull’argomento potete farmi tutte le domande che volete: specifiche su alcune armi, se già ne conoscete, oppure potete chiedermi dei consigli su cosa puntare in base al vostro stile di combattimento.”

    Dando tempo di pensare ai giovani, Livon si rivolge a me.

    “ Vecchio Mikawa...l’armatura non da problemi? Ormai ha circa 1000 anni...”

    “ Livon proprio tu mi chiedi questo? Tu stessi fosti in grado di unire il sangue di Garth con la lega metallica di cui è composta...sai che è indistruttibile!”

    Mirabili lame, imperforabili armature, congegni ipercomplessi e quanto altro ancora nascondevano quelle stanze.

    :::

    Una volta finito con Il mastro fabbro conduco il gruppo al piano inferiore.

    “ Oltre che la vostra formazione, vi sto offrendo modo di emergere dalla massa. Spero che sappiate sfruttare tutto ciò. Adesso cambiamo girone...qui non vale la pene sostare oltre.”

    Scendiamo la ripida e buia scalinata per due piani abbandonando i fumi scottanti...
    All’ingresso del girone interessato ci accoglie un paesaggio completamente differente. Un’immensa foresta composta da alberi dalle strane forme e completamente spogli. Ci inoltriamo al suo interno, camminando per diverso tempo.

    “ A tutti, ed in particolare a te Raizen, la prossima anima è unica. Mi ha concesso di stabilire un incontro a patto che non facciate domande. Quindi trattenetevi.”

    Ci fermiamo alla vista di un ninja che a gambe incrociate, in stato di contemplazione, sta immobile a terra. Un ninja davvero potente.
    Entrati entro 10 metri da lui questi inizia a parlare, mantenendo gli occhio chiusi:

    “ Fulmine, Fuoco, Acqua, Terra e Vento sono elementi tra loro affini, opposti e avversi in un gioco per natura fissato da principi inalienabili. Io sono stato e sono in grado di attingere a tali forze con naturalezza. Mai sono stato sopraffatto in queste arti e mai lo sarò...dunque chi sono?”

    Attende la risposta per poi proseguire:

    “ Vedo che voi non sapete a quale elemento appartenete per natura. Mikawa procedi con il consueto test.”

    Prendo quindi i tre pezzetti di carta dalla sacca porta oggetti, precedentemente preparati, e li distribuisco ai tre.

    “ Imprimetegli il vostro chakra in flebile quantità, sapranno stabilire la vostra appartenenza elementale.”

    ::: compiuto il fatto :::

    “ Bene ora aspiranti chunin vi dirò alcune cose. Il controllo degli elementi è la pratica ninja più complessa in assoluto. La natura stessa porta l’uomo ad avvicinarsi ad essa; infatti dalla nascita sapete che il fuoco viene spento dall’acqua ed alimentato dal vento. Eppure non sapete che le impronte possono unirsi tra di loro per crearne altre: come il ghiaccio, unione di vento e acqua, o il legno, sinolo di terra ed acqua. “

    Apre dunque gli occhi, gialli come il sole. Compie rapidissimi sigilli.
    Circa 300 metri alla destra del gruppo di shonobi dalla foresta spunta improvvisamente una montagna dalla quale inizia a sgorgare acqua...una cascata. Gli alberi diventano rigogliosi e verdi fin quando l’acqua inizia a vorticare tutt’intorno l’ammasso roccioso ricoprendolo tutto e poi ghiacciando. Il risultato finale è qualcosa di straordinario e stupefacente.

    “Altre poche parole sulle impronte non elementari. Oltre le note cinque vi sono due forze non catalogabili come “elementari”, non è vero Jin?” - ride -“Luce ed ombra. Arti segrete e non di molti clan del vostro mondo fanno leva su queste due forze, ed in particola modo sulla seconda. La prima, la luce, invece, regola le arti illusorie...
    Il tempo a voi dedicato termina qui. Sappiate trovare da soli il modo di indirizzarvi verso ciò che più vi attrae. Fatevi guidare dai vostri sensi poiché la natura ha interesse nel far crescere e migliorare le sue stesse cerature. Addio!”


    Così tramuta in legno e perde apparentemente di vitalità.

    “ Padroneggiare un’importa significa avere dei benefici sull’elemento interessato. I dispendi chakrici delle tecniche diminuiscono e la potenza delle stesse aumentano. Inoltre ad alti livelli di controllo è possibile manipolare la forma dell’elemento stesso, creando armi offensive o difensive a seconda della tipologia di elemento scelto. Si perché se “Terra” è esclusivamente un elemento difensivo e “Fulmine” offensivo, per gli altri elementi è possibile adattarli alle esigenze del portatore in ambo le tipologie.
    Se è tutto chiaro, possiamo andare oltre.”


    :::

    La prossima anima è tra le più stravaganti e geniali che mai ho incontrato in quei luoghi. A lui il popolo ninja deve molto. Si trova in questo stesso girone, isolato da tutto e da tutti, nascosto tra la foresta. Per caso lo trovai, tempo addietro.
    Proseguiamo tra gli alberi fino a giungere ad una pseudo abitazione, costruita con il legno di qui luoghi. Busso alla porta cinque volte, così avevamo pattuito nel caso in cui fossi vento a ritrovarlo. Dopo diversi muniti:

    “ Entra Gene!”

    La casa è uno pseudo laboratorio. L’unica stanza rotonda e alta circa sei metri era ricoperta su tutta la superficie laterale da scaffali pieni di ampolle contenenti piante, animali, strani liquidi ecc. Al centro prendeva posto una grossa tavola lignea ricoperta di carte. Hasima prendeva posto proprio lì, seduto sul suo sgabello impegnato nello scrivere.

    “ Entrate, entrate! E accomodatevi, sono da voi tra un po...”

    “ Hasima...coff...coff”

    Cercando di suscitare in lui il ricordo.

    “ Ah già...quel babbeo di Minosse. Dunque: ho trascorso l’intera vita tra i boschi, sondando il territorio in cerca di trappole e quant’altro. Le mie capacità sensoriali e il mio attaccamento alla natura servì a molti team per sopravvivere dove normalmente non avrebbero potuto...dunque chi sono?”

    “Ragazzi state parlando con Hasima Kawarimi , detto anche il “sostituto”. L’inventore della tecnica della “sostituzione” !
    Annoverata tra le tecniche basilari di un chunin, la sostituzione è, in pratica, un movimento accelerato. Si costituisce un filo di chakra, invisibile ad occhio nudo, che collega il nina ad un oggetto con il quale sostituirsi. Ricordate che questo link può essere lungo massimo venti metri. Essendo un movimento accelerato e non un teletrasporto dovrete sempre avere uno spazio sufficiente al movimento. Per capirci meglio, non potete sfuggire da un luogo chiuso. Inoltre le correnti di chakra spezzano facilmente il collegamento chakrico ergo la tecnica non può avere luogo. Per questa ragione non si può apparire a meno di tre metri da un essere vivente.
Inoltre essendo questo movimento molto veloce si mette seriamente sotto sforzo il corpo così che non è possibile effettuare tale tecnica più di una volta a scontro, oppure in un giorno.
Vi vorrei infine far notare che sebbene non ci voglia molto tempo a eseguire cinque sigilli al grado chunin, utilizzare questa tecnica in corpo a corpo è molto difficile.


    “Spiegazione impeccabile, seppure hai tralasciato la parte più interessante della tecnica. Ovvero la sua storia. Sai, ad esempio, perché se non si ha un oggetto con cui “scambiarsi” compare un tronchetto?
    La risposta è facile. Casualità. La tecnica è nata in una coincidenza molto stramba nella quale io per caso mi trovai ad impastare un determinata quantità di chakra, compiendo le ormai note cinque posizioni magiche, trovando casualmente le condizioni da te elencate nella natura a me circostante. Sempre il caso volle che, in relazione alla quantità di chakra da me impastata, oggetto del mio legame fosse proprio un tronchetto di legno, “oggetto” più comune in una foresta. “


    “HAHAHA”

    “ Ridi grosso Mikawa, ma questo fece la mia fortuna. Io ero di povera famiglia, non portavo il nome di alcun clan antico e potente. Ma concentriamoci su di voi, genin. Dovete apprendere la tecnica della sostituzione praticamente...quindi seguitemi”

    :::

    Ci conduce sul resto dell’abitazione, un grosso piazzale erboso circondato dai soliti alberi visti precedentemente.

    “ I sigilli sono nell’ordine: Ariete, Cinghiale, Bue, Cane, Serpente.
    La quantità di chakra da cui attingere è circa due volte quella dell’attivazione di una cartabomba tradizionale da genin.
    Mi pare abbiate tutte le informaizoni necessarie. Provate!”



    CITAZIONE
    OT / Se qualcuno ha qualche equip personale da chinin può sfruttare quest’occasione per ordinarlo/rubarlo/chiederlo/vincerlo a duello. Spazio alla fantasia!!!!
    Ricordate di presentarvi dicendo la specializzazione che aveva in vita l’anima incontrata. Attenti sull’ultima anima. /OT



    Edited by DioGeNe - 9/4/2009, 14:26
     
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    Non le anime, non quell’ambiente così strano per essere nel mondo REALE, ma erano le risposte che venivano date alle sue domande a lasciarlo turbato, pareva che ogni singolo elemento di quel giorno, di quell’esperienza fosse stato calcolato con minuziosa attenzione per ammantare il tutto con un sottile, quanto tedioso, velo di mistero che infastidiva Raizen al punto di farlo diventare lievemente irritabile e più pungente di quanto già non fosse naturalmente.
    La risposta del vecchio sottolineava nuovamente l’impossibilità di dare una risposta che riuscisse a soddisfare pienamente ogni animo, e forse quanto lui stesso non fosse a conoscenza di quella risposta, dopo la non risposta del vecchio però giunse un avvertimento che non rese felice Raizen, o meglio, non intaccò il suo stato d’animo ma inculcò al suo interno una sensazione sgradevole ancor peggiore di quella occludente dell’alone di mistero, tutto quel mondo pareva collassargli addosso appigliandosi alla sua inettitudine che mai si era fatta pesante ed opprimente come in quel momento, presto si sarebbe tolto ogni dubbio.
    Forse.
    Prima della soluzione giunse un’altra risposta, o meglio, un’altra non risposta, però in quel frangente fu pronto a ribattere.


    Nessuno, ma è meglio non capire che rimanere nell’ignoranza totale, dopotutto la non comprensione si può recuperare col tempo, la sua risposta No.

    Non sapeva se attendere o meno una replica, avanzò semplicemente, forse lui stesso replicò per avere il piacere dell’ultima parola e non per un vero bisogno.
    Ma il tempo delle non risposte ancora non era finito, giunse il turno di Minosse, il saggio dei saggi, la sua più grande aspettativa si rivelò una delusione.
    Il più grande dei saggi diede risposte che anche uno stolto avrebbe potuto dare.
    Sperava in soluzioni che esulassero dall’umana conoscenza o che fossero raggiungibili solo dopo anni di meditazione, e invece nulla, il tutto parve risolversi in una cartina geografica, kiri e oto le destinazioni.
    Risposte inutili, e la l’ultima risposta era quasi fuori logica.


    Se la mente umana non vi può giungere come può porre la domanda?
    Se non si immagina minimamente una risposta vuol dire che non si ha la concezione minima di ciò che dovrebbe essere la domanda, e quindi la domanda stessa non esiste.

    Accomiatatosi dal saggio Minosse, o almeno da quello che così veniva definito, non ascoltò nemmeno le risposte che venivano date ai suoi compagni, essendo della stessa levatura di quelle date a lui furono inconsistenti e quindi inutili, le sue orecchie percepirono soltanto l’avviso di Minosse, la sua “prova”.
    Girando le spalle al gigante Raizen commentò in un incomprensibile mugugno la “saggezza” di Minosse.


    Al pari di un libro, certamente non definibile saggio, al massimo colto, ma non tanto, se questi sono i segreti che il mondo nasconde non val la pena nemmeno viverlo.
    Tsk.

    Si allontanarono da Minosse e, a quanto Raizen capì, iniziarono il loro vero viaggio.
    Nonostante la prima delusione sperava che tutto quel camminare avrebbe prima o poi portato a scoprire qualcosa di precluso agli altri shinobi, con ancora un briciolo di speranza verso quella parte di mondo così strana continuò a procedere.
    Non sapeva se la fiducia sul sapere che quel mondo ancora gli nascondeva era mal riposta, ma sugli spettacoli che ancora gli serbava non lo era affatto, liberato il campo visivo da un opprimente muro si aprì dinnanzi a lui uno scenario a dir poco stupefacente, un luminoso fiume di lava squarciava in due uno spiazzo enorme nascendo da un’altrettanto scuro monte, quella lingua di fuoco pareva essere stata messa li di proposito, quasi poggiata per contrastare con quel oscuro paesaggio, e la sua presenza si faceva sentire sulla pelle oltre che sugli occhi, la temperatura era estremamente alta, pareva non si facesse in tempo nemmeno a sudare che subito il sudore veniva risucchiato da quel intensa calura, Raizen sfilò il mantello e lo tenne sopra una spalla per cercare di non dare alla calura spazzi per torturare il suo corpo.
    Camminando per la desolata landa giunsero di fronte all’anima di un fabbro, non era però come l’avrebbe solitamente immaginata, era ben definita nei contorni, e probabilmente rispecchiava alla perfezione quello che un tempo doveva essere il corpo in carne e ossa che conteneva quel essenza.
    Un normale vecchio, dalla barba incolta e ben piazzato di fisico, seppur non raggiungeva l’altezza di Raizen, quasi fuori luogo se comparato al viso che pareva essere invecchiato prima del corpo, una sola particolarità: il braccio destro era notevolmente più grande del sinistro.
    La soluzione a quella strana conformazione dei muscoli giunse per mezzo delle parole di Livon, era un fabbro, e lo era ancora, per lui l’inferno non aveva pene, che fosse veramente così bravo che quel loco così crudele non avesse pene per lui se non sfruttare la sua bravura?


    Maestro d’armi, Livon.

    Ascoltando le parole del fabbro Raizen prese a girovagare per la stanza, notò che l’occhio del fabbro però era vigile e attento e lo seguiva, era evidentemente attaccato alle sue pregiate creazioni, Raizen con quegli occhi puntati addosso non avrebbe avuto la possibilità di sottrarne nemmeno una.
    Continuò a passeggiare osservando con attenzione ogni singola arma, erano tutte realizzate con ottimo metallo e tutte di eccelsa fattura, vagando per quel piccolo ferreo paradiso Raizen venne attratto dal podio, lievemente distanziati dagli altri oggetti vi stavano una coppia di guanti e una katana, erano entrambi semplici, eppure avevano le loro piccole originalità.
    La katana era del nero più oscuro e il lato non affilato era seghettato, quasi masticato, eppure la lama luceva come nessun’altra, per quel poco che sporgeva dal fodero totalmente ricoperto di sigilli che componevano una particolare trama, nonostante questo però la lama doveva ancora essere “vuota“ o meglio, forse il fodero, vista la lama lievemente estratta, non doveva ancora sigillare nulla, per ora era solo stato preparato a quel compito, chissà a quale scopo; sotto la guardia comparivano gli ideogrammi che ne palesavano il nome, perfettamente scolpiti sul nero metallo.
    I guanti erano lunghi e artigliati, considerando lo spessore del dorso erano forniti anche di qualche strano meccanismo, arrivavano con una placca rossa a lambire l’intero avambraccio del possessore che avrebbe avuto la fortuna di indossarli.
    Quasi ipnotizzato, Raizen tese le mani verso i tre splendidi manufatti, per agguantarli.


    Mille anni e l’armatura non ha calato la sua qualità difensiva, queste armi sono speciali.

    Sospinto da quei pensieri si avvicino a quel piccolo podio che scostava quei manufatti dagli altri, non si notava molto, ma in quel caos ordinato di armi inchiodate alle pareti i tre manufatti adocchiati da Raizen avevano una posizione diversa, erano più distanti dagli altri, lievemente separati, quasi il fabbro ne avesse voluto inconsciamente sottolineare il maggior pregio, solo un occhio attento e consapevole di quel maggior pregio avrebbe potuto notare quel infinitesimale differenza nella disposizione dei manufatti, e Raizen tra la perfezione seppe discernere il divino.
    Volle però attirare su di se l’attenzione ed essere sicuro che il fabbro notasse l’estremo interesse che nutriva per quei particolari lavori, e prima di calare le mani nelle tasche chiamò a se l’attenzione del fabbro.


    Dimmi Livon, eccelso maestro, quale fra tutte le armi la migliore e la più insidiosa?

    Attese la risposta con un lieve sorriso per poi porre la domanda successiva.

    Ora dimentica la precedente risposta e dimmi, per me che prediligo le gambe nel corpo e direi di poter vantare una certa armonia nei movimenti di tutto il corpo abbinati ad una buona velocità, qual è l’arma migliore? O il genere migliore.

    Attese la seconda risposta pur sapendo in cuor suo già quale sarebbe stata per lui la migliore fra tutte le risposte che potevano arrivargli.

    Avrai certamente notato il mio interesse per quelle armi.

    Con un cenno del capo indicò le armi che avevano attirato la sua attenzione.

    Puoi cedermele?

    La domanda però venne posta in maniera sbagliata, anzi era sbagliato proprio porre una domanda, il suo sguardo lo diceva, lui VOLEVA quelle armi.

    [...]

    Finito che ebbero col fabbro il sensei riprese a camminare per portarli al prossimo incontro, come al solito mentre procedeva parlò.


    Certo Diogene, credo che non verrai deluso.

    Presero nuovamente una scalinata e nuovamente scesero, pareva quasi che volessero raggiungere il centro del mondo, ma visto il cambio della temperatura pareva che ormai il centro del mondo se lo fossero lasciato alle spalle, la scalinata come la precedente era buia, e una volta che la luce riuscì ad insinuarvisi nuovamente rivelò ai loro occhi un ambiente ancora diverso, non sapeva da dove quel enorme luogo prendeva la luce, una così sconfinata voragine sotterranea così ben illuminata, ma era già strano che quel luogo esistesse, quindi perché mettersi problemi sul perché e sul come fosse illuminato?
    Silenzioso camminò dietro al sensei.
    Si inoltrarono nella foresta che poco prima sovrastavano, era simile a quella in cui si inoltrarono prima di accedere a quel luogo, con la sola differenza che gli alberi non parevano così voraci, parevano solamente contorcersi assumendo forme strane che neanche la forza del vento avrebbe saputo plasmare con cotanta originalità.
    Camminarono per la foresta fino a giungere in vista di uno spiazzo non troppo esteso nel cui centro stava un’altra anima.
    Il suo stato di concentrazione, la sua immobilità, la stessa aria che pareva interrompere i suoi già impercettibili moti suggerirono a Raizen che quello era un ninja fuori dal comune per la sua potenza.
    Trattenne il conato di parole e domande come Diogene le chiese, meglio una breve spiegazione che niente.
    Attese il breve “indovinello” per poi dargli rapida risposta.


    Maestro d’arti ninja.

    Si sedette a poca distanza dall’anima di quello che doveva essere un grande ninja, poggiando i gomitisulle ginocchia incrociò le gambe alla stessa maniera di quel ninja per poi prendersi il pugno destro con la mano sinistra e con essi sorreggersi la testa mentre interessato ascoltava le sue parole.
    Se di quelle arti era maestro sapeva come trarre dagli elementi il maggior potere che gli stessi elementi potevano offrirle.
    Prese il foglietto dalle mani e come richiesto vi impastò un poco di chakra, non guardò il foglio, lo sentì rompersi in due parti perfette e gli bastava, mollò il foglietto lasciandolo ricadere al suolo.
    Nuovamente portò la sua attenzione sul ninja .
    Fu una sequela di informazioni sugli elementi seguita dalla dimostrazione di ciò che potevano dare se usati in combinazione.
    Le dispiacque non poter porre nessuna domanda a quel ninja, vide il suo viso prendere silvestri forme, ma probabilmente quelle silvestri forme ancora potevano proferir parola, e visto che ormai l’incontro era terminato poteva concedersi una domanda che dopotutto non avrebbe rivelato a lui più di quanto il ninja non avesse rivelato ai suoi compagni.
    Sapeva che probabilmente non avrebbe ricevuto risposta, ma tentò.


    Shinobi, quale era il tuo nome di mortale?

    Attese qualche attimo sperando che l’incurvarsi di quella fittizia corteccia rompesse il silenzio per dar risposta alla sua domanda.
    Forse inutilmente.
    Avanzando per la foresta però, Raizen, si accorse di non aver ascoltato con sufficiente attenzione le parole del ninja, e mentre ci rimuginava gli tornò alla mente il commento che fece su Jin.
    Sorse in lui una voglia di sapere e scoprire quasi irrazionale, ma la mise presto a tacere, ancora sapeva troppo poco, avrebbe domandato poi.
    Ascoltò distrattamente anche le parole del sensei, era tutto chiaro e non domandò, dopotutto a lui interessava il potere, e ormai sapeva come ottenerlo, quello aggiunto dal sensei era un buon metodo per non lasciarci le penne mentre lo si utilizza, ed era chiaro, Raizen tacque.
    Continuando a camminare per la foresta giunsero ad una strana abitazione, era costruita con lo stesso legno degli alberi che la circondavano, o meglio vista la lavorazione del legno era più esatto dire che era costruita con gli alberi della zona, quasi un semplice cumulo di alberi che ricordava una casa.
    Diogene precedendoli come suo solito bussò alla porta, 5 volte, non era un caso vista la risposta che giunse da dentro alla spartana casetta.
    Raizen vi entrò curvandosi lievemente, ebbe il piacere di vedervi all’interno un anima gioviale, poteva quasi dirsi felice, eppure era dentro quel loco in cui echeggiavano migliaia grida di dolore.
    Nuovamente dovette ascoltare l’indovinello, che a quanto pareva era stato imposto da Minosse, poteva forse non essere il più forte, ma nonostante le parole da lui dette che lo vedevano sottostare ad un unico re di quel luogo, lui stesso fra quelle anime era re.


    Esploratore?

    Domandò Raizen, non era sicuro della soluzione, ma non giunse altro alla sua mente se non quella.
    Ascoltò con vivo interesse la storia della tecnica più che la macchinosa spiegazione del suo funzionamento di cui tra le altre cose una gli restava oscura.


    Kawarimi, mi dica, a cosa serve di preciso il filo che collega me e l’oggetto con cui sostituirmi?

    Ottenuta risposta e recatosi col gruppo nel retro della casa ad esercitarsi sulla tecnica come le venne chiesto.
    Prima di iniziare a provare, come suo solito, si sedette e con le mani intrecciate a sorreggergli il mento si mise a riflettere.
    Chiuse gli occhi e facendo muovere dei piccoli omini di stecche, per non impegnarsi troppo ad occuparla con immagini dettagliate, realizzò come creare la tecnica e metterla in atto, doveva legare se stesso ad un oggetto non troppo grande per poi tirarlo verso di se e sostituirsi con esso, il sottile filo di chakra, l’aveva già fatto prima, i fili erano la cosa più pratica per fare ogni cosa, o almeno per lui era sempre stato così.
    Congiunse tutti i polpastrelli e si concentrò al massimo legandosi alla vita una cintura costituita da quel sottile filo di chakra, come una leggera catena d’oro si abbandonò sulla vita e mentre lentamente Raizen ne costruiva immaginariamente le maglie il filo si allungava strisciando lentamente e invisibile come la più letale delle serpi alla ricerca di qualcosa utile per ultimare la tecnica trovò un tronco perfetto nella casa del povero Kawarimi, essendo il tronco delle dimensioni necessarie alla sostituzione di Raizen era piuttosto grande.
    Appena il filo si connesse col tronco la sola volontà di Raizen di sostituirsi ad esso attivò la tecnica, lui ricomparse qualche metro distante dalla sua posizione originaria mentre al suo posto comparve il tronco, al contempo un enorme trambusto rivelò un particolare che non aveva osservato, il tronco utilizzato da lui era un tronco portante, e con la sua rimozione parte della parete venne giù.


    Cazzo...mi perdoni Kawarimi sama, se vuole posso aiutarla a risistemare tutto.

    Disse tutto d’un fiato mentre si sfregava lo stomaco all’altezza del tantien, la kavarimi le aveva dato una strana sensazione all’attivazione, pareva che il suo intero corpo fosse stato agganciato all’ombelico e che una volta che la mente avesse dato l’ordine fosse stato tratto violentemente per quel unico punto di ancoraggio per poi viaggiare dentro ad un tunnel stretto come il filo che lui stesso aveva creato poc’anzi per poi ricomparire con uno sbuffo di fumo quasi fosse stato liofilizzato.

    Eccellente tecnica comunque, Kawarimi san, veramente utile.

    Ammise prima di sedersi e rivolgersi a Diogene.

    Sensei, ci mostrerà altre anime così utili ed interessanti?

    Pose il punto di domanda con un sorriso strano, quasi calcolatore e malvagio, quasi.







    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    110/140

    ferite: leggera + lieve x2





     
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  4. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Tra Anime -

    Le risposte di Minosse si risolsero in parole sfuggenti chè a Godsan rimase poco da capire. Se avesse saputo prima che colui il quale stava in fronte era la figura a cui voleva ambire, avrebbe posto altre domande.
    E di questo se ne crucciò.
    D'altro canto invece ne uscì fiero di aver superato l'ultima domanda ingannevole.

    Preferì non dire altro però giacchè la sua situazione fisica era grave e lo stato d'animo ai livelli minimi. Evitare discorsi era la cosa migliore.
    Si lasciò sfuggire solo alcune parole deboli.

    Verrò a reclamare le mie domande, re...

    Il quartetto proseguì siccome tutti quanti avevano ricevuto le risposte. Diogene li ammonì. Sbagliare la catalogazione delle anime li avrebbe condotti a morte. Godsan valutò la situazione e finchè non ne fosse stato sicuro o qualcuno glielo avesse imposto, le sue risposte sarebbero giunte per ultime. Preservare quel barlume di vita in lui era indispensabile. Un corpo morto non giovava a nessuno, nemmeno a se stesso.

    Scesero di livello arrivando in uno spazio aperto deserto. In mezzo ad esso un fiume ribollente di lava giungeva da delle rocce scure più lontane. Il caldo che si era sentito durante la discesa doveva esser un presagio di tale scenario siccome là sotto la temperatura era molto alta.
    Il calore non aiutava a guarire le ferite e faceva soffrite ancora di più il kiriano che mentre passo dopo passo avanzava, si stringeva più a sè il mantello.

    Un fabbro si trova nelle vicinanze e si presentò al gruppo come tale. Il sensei pareva conoscerlo avendolo chiamato per nome, Livon.
    Un maestro d'armi era colui che sapeva destreggiarsi in battaglia con l'ausilio di armi diverse. Le sue parole lo confermarono.
    Pure Raizen parve esser della stessa idea che lo chiamò subito come era stato richiesto da Minosse.

    Pareva che il gruppo fosse libero di girare in quella zona e, seguendo le mosse di Razen, pure Godsan girò nelle vicinanze soffermando la vista su diverse armi, grandi e piccole, appuntite o ricurve, metalliche o plastiche, incolori o variegate.
    Mentre passeggiava la sua attenzione venne richiamata presso un tavolo in legno. Vi erano diverse piccole armi simili a kunai ed aikuchi.
    Ma nulla di ciò era interessante quanto quella strana scatoletta di legno ebano nero grande poco più di due mani. Una scatola rettangolare rifinita da sottili lamine lungo tutti gli spigoli come a proteggerla da urti.
    Al suo fianco una sorta di cinta avvolta accuratamente. Se Godsan l'avesse aperta - ma non lo fece - ne avrebbe notato la praticità di vestizione, a tracolla.
    Sopra alla scatola nera vi erano dei rilievi minimi. Il kiriano vi passo sopra le dita della mano destra come a tastare la superficie e notò tali sporgenze. Osò premere un po' più a fondo.
    Nessun scatto metallico o altro rumore. Ma una notevole sorpresa nel genin che ebbe un sussulto. Da un lato corto erano sporte alcune punte del tutto simili a quelle degli spiedi che portava con se. Ma non erano punte normali in quanto parevano finemente lavorate. Armi più potenti di quelle comunemente usate dai ninja.
    Aveva paura ad estrarle e ne toccò solo la punta di una di esse. Come se fossero vivi essi reagirono catturando ancora di più l'attenzione di Godsan.
    Non poteva più fare a meno di parlarne.

    Maestro d'armi Livon. Questo corredo... parlò investito da una ritrovata vitalità.

    Lo si leggeva negli occhi spalancati ed ardenti.

    Come posso ottenere tutto ciò? Essi reclamano la libertà che qui non trovano. Li ho sentiti dentro di me. Vogliono ancora porre fine a molte vite. Vogliono librarsi perfetti nell'aere. Vogliono essere gli ultimi a sentire il battito di un vivente. Tu che sei maestro, capirai la loro collocazione migliore in uno shinobi che della vita altrui ne è padrone nel momento dello sbiancamento.

    Godsan attese una risposta prima di sentir sparire la fiamma che fino all'ora era stata sopita al suo interno.
    Ritornò nel suo mutismo seguendo nuovamente Diogene mentre li conduceva ancora più in basso, in un altro girone.
    Stavolta un'ampia foresta si prodigò ai loro occhi. Dovendola percorrere, dopo le consuete raccomandazioni, Godsan si guardò attorno notando come essa fosse vario forme ma spoglia.
    Incuriosiva ma non stupiva conscio che non poteva accadere nulla di male. Le domande non le pose nè prima nè dopo.

    Arrivarono a trovare la seconda anima che pareva pregare o in semplice contemplazione, ad occhi chiusi. A poca distanza da esso egli prese a parlare presentandosi indirettamente.
    Anche questa volta fu Raizen a parlare per primo classificando come un maestro di arti ninja.

    ...gli elementi sono la sua peculiarità.

    Aggiunse il kiriano tornando al suo silenzio immutato. Il dolore era ormai pulsante e costante che se ne stava facendo un'abitudine soffrendo in silenzio per non turbare o peggio per non infastidire gli altri additandolo come un piagnucolone.

    Ora però dovevano superare un test. E dalle parole dell'anima Godsan parve di capire a quale test si riferiva. Quello inerente alla propria impronta chakrica già effettuata a suo tempo con Shinodari.
    Una prova che non trovò mai una vera soluzione in quanto Godsan non ebbe modo di sapere a quale impronta apparteneva.
    Così, preso il foglio di carta posto dal Mikawa sensei, si allontanò come aveva sempre fatto la volta prima. Era tempo di capire se la sua impronta aveva preso una direzione o era rimasta ancora ambigua.
    Quando vi impresse il chakra il foglio reagì come doveva. Ma se dapprima parve offuscarsi, verso la fine acquisì una luce propria.

    Il test era nuovamente fallito e ciò voleva dire che ancora una volta Godsan non era riuscito a venirne a capo della sua impronta. Poco male si diceva; tempo ne aveva e non era indispensabile per lui così quanto altre cose.
    Mise in tasca il foglio prima di rigirarsi verso i suoi compagni.

    L'anima, captato che tutti avevano posto fine alla loro prova, aprì gli occhi rivelandoli gialli accesi. Era difficile staccare lo sguardo da essi, così curiosi, così attrattivi.
    Poi, una veloce composizione di alcuni sigilli e poco più in là della loro posizione sorge una montagna. Da essa scende dell'acqua in forma di cascata.
    La foresta si rianima come risvegliata da un letargo e si copre di colori e forme che prima si potevano solo immaginare.
    D'improvviso l'acqua che alimenta le piante vortica attorno alla zona per poi lasciare il posto ad un paesaggio ghiacciato come solo i migliori Shinretsu sanno fare.

    Ed infine ancora una spiegazione da colui che non aveva nome. Una spiegazione orientata ad altri due elementi che più interessavano Godsan in quanto mostratisi attraverso il foglio di carta: ombra e luce.
    E le ultime parole dell'uomo furono più sagge di quelle sentite sinora, a pensiero del genin.

    Questo non prima di mutar pelle, indurendosi e raggrinzendo. Pareva una corteccia umana più che pelle, il suo corpo. Non v'era altro da apprendere e Diogene li condusse altrove spiegando le ultime conoscenze basilari sulle impronte di chakra.

    Nella strana casa-laboratorio il quartetto trovò un curioso personaggio. Diogene ed egli, Hasima, si dovevano conoscere da tempo. Godsan, come per il primo girone si guardò intorno incuriosito dall'ambiente prima di soffermarsi su chi stava seduto di fronte ad un tavolo.

    Anche questa volta il suo compagno di corso azzardò la classificazione e il genin di Kiri si ritrovò d'accordo. Avevano l'occasione di trovarsi al cospetto dell'inventore di una delle più note tecniche di fuga: la kawarimi la quale prendeva il nome proprio dal personaggio in questione. Una storia semplice e carina di per sè ma non era quello il fulcro del discorso in quanto i ragazzi dovevano imparare tale tecnica.

    Seguì quindi una spiegazione generica sino a che non uscirono sul retro bottega che li mise in mezzo ad un giardino circondato da degli alberi. L'anima Kawarimi illustrò le posizioni da attuare e la quantità di chakra necessaria.
    Quegli esercizi ricordavano a Godsan quando stava imparando a perfezionarsi e a camminare sui tronchi. Ogni volta che apprendeva una cosa nuova ricorreva sempre alla concentrazione interiore. Un modo per annullare il disturbo esterno, chiudendo gli occhi, immergersi nel proprio chakra, e lasciarsi portare dall'immaginazione forzando il proprio corpo a compiere ciò per cui si stava impegnando.
    E così fu per la tecnica della sostituzione.

    Un po' moribondo si spostò a sinistra, più avanti, distante dagli altri affinchè nessuno intralciasse con qualcuno.
    Chiuse gli occhi e lasciò fluire il chakra nella quantità richiesta (Basso). Immaginò piuttosto fedelmente un masso distante da lui, oltre un cespuglio, in mezzo alla foresta. Se ne collegò con il chakra. Riaprì gli occhi credendo ormai di essere giunto ad una conclusione esecutiva.
    Pose fretta alle mani per compiere i simboli davanti a se e poi lasciarsi andare dalla tecnica.
    Parve non accadere niente sul momento ma non appena il pensiero gli terminò in mente si sentì trasportato più rapido di quando potesse correre.
    Finì addosso ed in mezzo ad un cespuglio, cadendo rovinosamente in mezzo al rumore dell'arbusto. Tutto questo mentre al posto di partenza compariva un masso grigio e spigoloso poco più piccolo del suo corpo.

    Porc...che male...'sti cazzo di rametti! mugugnò provando a rimettersi in piedi.

    Ricomponendosi i vestiti tra dolori e fitte riprese posto nelle vicinanze degli altri.
    Si accorse di non esser stato l'unico ad aver combinato qualcosa. Anche Raizen, forse nella sua fretta, aveva trascurato l'oggetto di scambio causando la caduta di una parete della casa di Hasima.
    Godsan ebbe un piccolo sorriso. Si voltò verso Hasima e gli pose una domanda.

    Come mai si trova in questo...inferno?

    Quando si allontanarono nuovamente dalla terza anima, il kiriano volle chiedere a Diogene una cosa. Così lo chiamò a se lasciando gli altri volutamente avanti.

    Non credo mi sia chiara una cosa. Questo posto...esattamente...cos'è? Dove ci troviamo? Perchè tutte queste anime? Avrei molte domande su questi luoghi che stiamo visitando ma ho le idee parecchio confuse...una spiegazione credo sia il minimo...

     
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    Minosse conclude il discorso così, senza dare altre delucidazioni. I dubbi i Raven non sarebbero stati risolti anche se di risposte ne esistevano molte e tutte corrette.

    Raggiunte le terre infuocate Livion riceve diverse domande e proposte.

    “ Domanda sciocca. Non esiste l’arma perfetta: ho visto gente vincere in duello contro tagliateste con semplici kunai, artefatti magici sprecati nelle mani si poco più che soldati di prima linea. Molte tre le armi più rinomate sono semplici pezzi di metallo ma venuti nelle mani di straordinari combattenti...

    A te Raven, che dici di avere così buone doti combattive, di certo se possiedi anche di una buona resistenza e sfrontatezza allora i potenziamenti da corpo a corpo fanno al caso tuo. Se mancassi di questo opterei per l’arma più versatile e tra le più potenti prendibili al grado chunin: le katane.”


    Non risponde appositamente all’ultima domanda del primo, sicuro che anche il secondo avrebbe chiesto la medesima cosa.

    “ Le armi che vedete esposte sono maledette. Dico bene Gene?”

    “ Già. Nel nostro mondo ci sono tecniche in grado di rievocare i morti o addirittura di resuscitarli, in casi rarissimi. Bè queste armi in caso di morte del possessore ne sigillano l’anima in questo regno, schiava di Minosse e del Demone infernale, Lucifero.”

    “ Inoltre queste armi sono portatrici di sventure. Si narra che attirino su di loro il pericolo...i loro possessori non sono sopravvissuti per più di 2 anni.
    Ma di certo quando le ho fabbricate non ho pensato a ciò. Quindi sono libere, se volete potete prendere ciò che più vi affascina. Non potete sapere quali sono i loro poteri, dovrete scoprirli...questa è cosa certa.”


    :::

    Per fortuna solo dopo che il corpo diventa corteccia la domanda del grosso genin viene poste al mastro elementare. Tragiche sarebbero state le conseguenze in caso contrario, immagino.
    Naturalmente il giovane non riceve risposta.

    Il comportamento di Godsan mi incuriosisce molto...per qualche strano motivo non vuole far sapere la sua tipologia d’impronta. Certo, probabile è che non voglia far sapere della sua impronta ma comunque nulla è da dare per scontato. Tutti e tre quei ragazzi sono speciali...dopotutto.

    Anche l’incontro con Kawarimi risulta di efficace stimolo per la loro formazione. Dopo un po la tecnica è compresa ed arriva il momento delle domande.

    “ Il filo chakrico funge da collegamento tra esecutore e oggetto sostituito. E’ il cuore della tecnica; è l’impronta lasciata dal tuo movimento, l’unica traccia. Senza di esso non sarebbe possibile creare la “sostituzione” in quanto il movimento accelerato non avrebbe modo di avvenire.”

    “ Non so se mi è dato rispondere a questa domanda. Comunque diciamo che sono qui perché qualcuno ha così deciso. E poi...certo in vita non sono stato un santo ma chiamare questo posto inferno mi sembra esagerato.”

    Il mio sguardo incrocia quello di Hasima e fa troncare il suo discorso. Godsan inizia ad avare qualche dubbio, per fortuna direi, ed infatti non passa molto che mi pone delle domande.

    “ Le anime non fanno parte del nostro mondo Godsan. La soluzione alla tua domanda è semplice ed è una soltanto, spero ci arriviate prima della fine del viaggio...Si, Raven, vi farò incontrare altre anime interessanti. Spero ne possiate beneficiare.”

    :::

    Proseguiamo il nostro cammino verso il basso. Mancano due anime all’appello.
    La prima la incontriamo in una radura circolare dove versi di animali di ogni genere rompono il silenzio di quei luoghi. Creature strane, mitologiche ed infernali si possono scorgere tra i rami del bosco.


    Vel 2000

    “Joku...non è cortese salutare degli ospiti in quel modo. Non sono dei nemici.”

    Gli artigli della belva si fermano ad un centimetro dal cranio di Raven. Un orso mannaro dalle fauci spropositate, alto più di tre metri. La voce, invece, viene da un’anima poco distante. Una donna dal viso pallido e i capelli lucenti, vestita di una toga.

    “ Gli animali sono la mia passione ma come indispensabili sono loro per me anche io lo sono per un gruppo di ninja. Scanso il momento della battaglia per agire con calma solo in seguito. Nella mia arte non ho eguali perché più di un ninja contemporaneamente può usufruire delle mie abilità. Allora chi sono?”

    Una volta risposto al semplice quesito la donna continua:

    “ Scusate per prima. Joku è di natura scontrosa. Ah..ma voi siete feriti!”

    Passa una mano sulla testa di ognuno di loro, soffermandosi un po di più su Godsan.

    “ Ecco. Ora va meglio.
    Quello che dovete sapere da me è che un ninja medico va sempre protetto all’interno di un gruppo. E’ l’elemento principale poiché senza di esso si è persi. Un ferito rallenta in un inseguimento o una fuga, è un peso morto in battaglia, rende il gruppo più vulnerabile. Negli schieramenti, di solito è colui che è maggiormente protetto ma che può arrivare più facilmente a curare ogni membro del suo team. Se qualcuno è interessato a questa arte mi faccia delle domande...sono a vostra disposizione.”


    Ecco che esce dal fitto bosco un uomo, basso e tarchiato con folta barba grigia.

    “ Inutile parlar loro di schieramenti e quant’altro, non conoscono nulla a riguardo. Niente indovinelli scemi con me. Vi istruirò riguardo il ruolo di un capogruppo e su come si organizza un team. Le domande alla fine, grazie.

    Un chunin capogruppo è colui che riesce ad isolarsi da qualsiasi elemento possa definirsi irrazionale affinchè possa conseguire con la più alta probabilità di successo la missione. Felicità, rabbia, amicizia devono essere tutti soppressi affinchè esista nella mente del chunin un solo obiettivo che sarebbe la missione. Quindi il chunin deve agire, parlare e comportarsi come un vero automa.

    Durante una missione il chunin deve fare numerose cose, dalle più importanti alle più scontate:
    - Il suo primo ruolo è quello di creare un team estremamente equilibrato
    - Essere a conoscenza di ogni singolo elemento trasportato durante il corso da parte degli alleati
    - Essere a conoscenza di ogni competenza da parte di ogni singolo elemento del gruppo
    - Creare un modo veloce e silenzioso di comunicazione
    - Disporre in maniera precisa i propri compagni, valutandone le capacità e comandarli come semplici scacchi
    - Gestire la marcia
    - Gestire le pause
    - Gestire i turni di guardia
    - Imporre alcuni ruoli interni al gruppo
    - Scegliere la strada migliore
    - Scegliere lo stile di andamento
    - Gestire i rapporti interpersonali nel gruppo, cercando di rendere il tutto estemamente formale, così da non creare amicizie fastidiose.

    Inoltre d’avanti ad una scelta dovrà sempre tener presente le 6 Q:
    - Quale scelta porta più facilmente al raggiungimento dell'obiettivo
    - Quale e se sacrificare degli elementi del gruppo a suo comando, come vere e proprie pedine
    - Quale azione intraprendere
    - Quale formazione adottare
    - Quale elemento salvare, senza basarsi su simpatie o antipatie, ma solo su quale sia il più semplice e meno rischioso
    - Quale strategia di difesa o di attacco dovrebbe essere utilizzata.

    Come vedete quindi il chunin deve essere veramente come una macchina e non perchè sia bello essere una semplice arma, ma perchè questo facilita la portata a termine di una missione. Inoltre da quello che abbiamo detto avete notato che si parla anche di come utilizzare meglio i compagni. Prima che facciate domande sappiate che nessuna missione vale la morte di tutti i propri sottoposti, ciò nonostante dovete preventivare sempre la perdita di un membro nel vostro team. Allora dovrete essere in grado di distaccarvi dalla perdita, di tenere unita la squadra e ridisporla e andare avanti.

    Alla luce di quanto detto posso esporvi adesso cosa sarebbe il caso che un chunin insegni ad aspiranti chunin. Potete considerare quello che vi dirò adesso come gli obbiettivi che dovrete conseguire a fine corso, o almeno questo è quello che uno ci si aspetta.

    Un chunin deve istruire i propri allievi nelle seguenti discipline o scuole:
    Insensibilità: come detto uno shinobi deve essere un’arma. Freddo, lucido e distaccato in ogni circostanza così che possa analizzare ogni situazione con puntuale precisione.
    Sviluppo della mente:Lo shinobi deve imparare ad usare appieno il suo cervello.Deve quindi imparare a ragionare. Solo in questa maniera diverrà un’arma perfetta.
    Pericolo: Gli shinobi devono imparare ad affrontare il pericolo e devono imparare a gestirlo, capendo come lavorare sotto pressione.
    Scuola degli scacchi: Un capogruppo deve imparare a combattere con i suoi sottoposti. Quindi saper sfruttare le loro abilità come meglio conviene affinchè si realizzi l‘obbiettivo della missione.
    Infine la scuola del commando e della gestione: Lo shinobi deve imparare a farsi rispettare e ubbidire dai propri sottoposti adottando la tecnica di comando che più si confà al proprio carattere e agli individui che ha di fronte. Inoltre deve imparare a gestire ogni elemento della missione sfruttandolo a proprio vantaggio, ma anche agendo in anticipo, prevedendo lo svolgersi di situazioni pericolose. Tutto questo ovviamente in qualsiasi situazione.”


    Un lungo monologo, non c’è che dire. Nozioni fondamentali per tre aspiranti chunin, senza dubbio.

    “ Tenete bene a mente ciò...Rufuzu è il migliore in questo campo.”

    :::

    Abbandoniamo anche il vecchio stratega, ormai vicini alla fine del nostro percorso. Eppure una vicina inaspettata ci attende lì vicino al fiumiciattolo dalle gelide acque.
    Non è un’anima, non è un uomo.

    “ E tu cosa ci fai qui?”



    ____________________

    Tutte le ferite risanate.
    Le armi son vostre. Vedete di farvele approvare prima dello scontro, le potrete usare.
    Per quanto riguarda Jin un'assenza ci può stare, basta che recuperi il post saltato.
    Non mollate baldi giovani, il corso è agli sgoccioli.
     
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  6. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Nozioni finali -

    Potevano prendere quelle armi? Così gli era stato detto?
    Godsan non se lo fece ripetere due volte. Con gli occhi bramosi allungò le mani sopra quella scatoletta. Si fermò. Guardò verso l'uomo, l'esperto, come a capire se davvero stava facendo la cosa giusta. Pareva di sì.

    Le sue mani toccarono quella delicata ma resistente superficie liscia e scura. Una sensazione inebriante. Un tutt'uno con il corpo.
    Raccolse la cinghia di lato, la mise in tasca in un punto dove non interferisse con le sue armi.
    La scatola invece preferì osservarla ancora una volta tra le sue mani. Era curioso di premere quei tastini. Ma considerava il tutto come un regalo.
    E lui aveva l'idea che i regali siano per una festa.
    Stava male, stavano affrontando il cammino dei chunin e non c'era nulla di cui festeggiare. Avrebbe rimandato quella piacevolezza a fine corso. Solo allora avrebbe ricevuto la sua ricompensa come un bambino.
    Mise la scatola all'interno della casacca, a sinistra, in una tasca abbastanza grande da contenerla.

    Grazie...

    [...]

    Continuo a non capire... disse Godsan come ultima replica al Kawarimi.

    Sono o non sono anime? Siamo o no sulla terra? Queste ed altri interrogativi attanagliavano il kiriano.

    Teneva occupato il pensiero del dolore con quelle domande a cui non sapeva rispondere. Forse avrebbe dovuto chiedere a Diogene una volta soli. Ci avrebbe pensato.

    Lungo il viaggio si presentò l'occasione e domandò.

    Diogene...non capisco...dove siamo effettivamente? Non riesco a trovare una risposta. Sono o non lo sono delle anime? E in che mondo ci troviamo?

    Sperava di avere delle risposte ma non ci contava molto.
    Durante il tragitto si mise più volte la mano nella tasca dove aveva riposto la cartina chakrica. La stringeva, rovinandola; era teso e il male non alleviava quel malessere interiore dell'anima. Per quanto potesse esser paziente dall'altra parte voleva scoprire e non rimanere indietro. Una dualità di carattere tipica del kiriano.

    Il gruppo si bloccò di colpo. Gli occhi si posarono veloci verso la fonte del suono captando quanto Raven fosse stato vicino alla morte. Non avevano visto arrivare quella belva, un orso probabilmente.
    Aveva gli artigli puntati contro. Godsan pensava che non avrebbe voluto di certo essere nei suoi panni. Il cuore iniziò ad agitarsi e a preoccuparsi. Non fece in tempo a riprendersi - pochi attimi - che una voce aveva ammonito quell'animale chiamandolo Joku.
    Era una voce di una donna, pallida in volto. A Godsan parve fragile eppure determinata. Il discorso di poi lo testimoniò.

    Un ninja indispensabile per gli altri. Tutti lo sono alla fine dei conti... rimuginava Godsan. Pochi coloro che evitano la battaglia. Ma chi può essere in grado di aiutare più persone allo stesso momento? Ma certo...Aiutare!

    Un medico da campo disse il genin.

    E finalmente qualcuno se ne accorse. La stessa donna notò i loro stati fuori forma, in particolare quello del kiriano. Quando lei passò la mano sulla testa di Godsan ebbe timore chinandosi lievemente ma subito si sentì rinascere. Le botte delle percosse parvero sparire e una nuova forza interna rinascere. La sua anima riaccendersi e gli occhi brilla di vita propria.

    Sì, decisamente! Ora mi sento me stesso strinse i pugni per capacitarsi ancora una volta della guarigione.

    Insieme alla forza Godsan parve ritrovare una certa qual predisposizione al discorso.

    Non sono interessato all'arte ma...invero, quali decisioni può avere un medico? Può decidere della vita altrui a discapito della sicurezza del gruppo? Quanto la sua parola può influire se non è un capogruppo?

    Dopo, uno che parve vecchio per l'aspetto, uscì dal fitto bosco. Un uomo che sicuramente aveva vissuto diverse esperienze interessanti. Godsan non voleva starle a sentire più del necessario. Non era lì per quello. Voleva, se quell'uomo ne era capace, apprendere quante più informazioni possibili.
    E quell'uomo ne era veramente capace.
    Li istruì da cima a fondo sul ruolo di un capogruppo, sul ruolo ci un chunin. Il kiriano scoprì una filosofia di vita diversa da come se l'aspettava benchè più volte si fosse chiesto la differenza tra lui e un qualsiasi altro chunin.
    Non sapeva, Godsan, se si sarebbe ricordato tutto e quello fu un tuffo al cuore.

    Non sarò mai un capogruppo o un chunin degno di tal nome. Bisogna impegnarsi e questo lo farò...ma forse ognuno ha dei limiti.

    Pareva turbato ma decise di porre ugualmente delle domande.

    Nel caso un capogruppo si trovasse al comando di un gruppo improvvisato per emergenza e non vi fosse tempo per studiare i compagni...come agire?

    Attese una risposta e così ad ogni domanda prima di porne un'altra.

    Come gestire una testa calda nel gruppo? Quali soluzioni adottare, quali consigli?
    Come e quando capire la resa seppur convinti ad andare avanti? E' questo un segno di un non buon capogruppo? O c'è un punto in cui le due situazioni non si incontrano?


    Salutarono le due anime di prima e in cammino con Diogene raggiunsero un fiume. L'aria parve più fresca in quella zona. Forse anche l'acqua del fiume lo era.

     
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    Ghiaccio





    Ascoltò le risposte del fabbro, e nonostante fossero verso i suoi confronti degradanti, gli diede ragione.
    Ascoltò anche gli ammonimenti, ma le sue mani non esitarono minimamente, strinse le armi lentamente quasi ne dovesse trarre qualche potere, mise accuratamente i guanti dentro lo zaino e lego la lunga katana alla vita, pareva gli fosse stata scolpita addosso.
    Intanto al suo interno qualcosa parve muoversi e la sua lingua ebbe come un tremolio, qualcosa dentro di lui temeva quella lama, qualcosa qualcuno di indesiderato.
    Sorrise e si voltò verso il fabbro.


    Vediamo se queste armi riescono a vincere tenendo fede alle parole del proprio creatore...non lo faranno tanto presto, e spera, fabbro, che non lo facciano mai, qui dentro...ovunque...non sarò mai schiavo.

    Ma mentre si voltava per assicurare con l’ultimo nodo la katana alla fascia che teneva in vita notò un’altra cosa: un paio di gambali.

    E questo “schiavo” vi dovrà molto.
    Ma sarà dura, fabbro, prendervi ciò che queste armi vi offriranno.
    Ricordati il mio viso, ed in futuro saprai chi prenderà il posto di...Lucy!

    L’ultima parola, l’ultimo nome parve venisse pronunciato da un’altra persona, la voce diventò per un attimo profonda e soffiante, colma di misteri che forse nemmeno Raizen era cosciente di nascondere.
    Prese l’ultimo dono che quel posto aveva da offrirgli e passò avanti, contento, nel profondo, si portava dietro un pezzo di disperazione, di millenni di esperienza, di paure...di chissà cosa.

    [...]

    Il loro viaggio continuò per una foresta, un’altra foresta, fitta al pari delle precedenti ma colma di vita, quasi fosse un oasi di vita a parte in quel mondo di morte, le più strane creature vi si scorgevano al loro interno, creature natie di quel luogo, che altro non potevano essere.
    E mentre Raizen volgeva il capo a destra e a manca tentando di non far perdere ai suoi occhi nemmeno un frammento di quella sconosciuta natura si perse, ancora non se ne accorse mentre tra il fitto delle radici un piccolo uggiolato giunse alle sue orecchie, accortosi ormai della sua situazione Raizen non si preoccupò di perdere i suoi compagni, dato che ormai già li aveva persi.
    Guidato da quel sottile lamento giunse davanti ad un immenso albero, un colosso nelle cui radici stava un piccolo cucciolo, un canide.
    Incuriosito Raizen gli si accovacciò davanti e lo accarezzò con un dito, la bestiolina pareva pacifica, non morse, si limitò a guardare incuriosita la nuova figura, sicuramente la prima che gli si presentava davanti agli occhi con quelle fattezze.
    Raizen lo osservò di ricambio, quasi con la stessa curiosità, quel batuffolo di pelo bianco era totalmente fuori luogo in quel caos, non si vedeva nelle vicinanze qualcosa che potesse assomigliare a sua madre tese un mano verso il cucciolo per prenderlo alla collottola giunto a pochi centimetri dal corpicino si fermò per farsi annusare la mano, come volesse far prendere falimiliarità al cucciolo con se stesso, il colosso di Konoha si abbassò sedendosi sulle sue gambe come per meditare, come a volersi abbassare fino a loro ed entrare a far parte del piccolo mondo di quel batuffolo, sedutosi fissò gli occhi del cucciolo e lentamente vi avvicinò la sua mano, non sovrastando la sua visuale ma ponendo la mano al di sotto del suo mento, e arrivato a pochi centimetri da esso si fermò e per far compiere al piccolo animale l’ultimo passo, che non tardò a venire, umido e roseo.
    Che fosse uno scherzo del fato o no un piccolo particolare accomunava quelle due vite: gli occhi, curiosità del destino Raizen aveva gli stessi occhi di quella bestia, e lasciarla li, in quel posto a lei così estraneo le pareva un crimine, prese il piccolo cucciolo e con cura lo fece entrare nel suo zaino che con altrettanta cura indossò.
    E mentre tra quegli alberi cercava una via rincontrò il suo “gruppo”, non disse nulla a nessuno di ciò che trovò nel folto della foresta.
    Giunti nei pressi di quella che si sarebbe rivelata la pen’ultima anima Raizen non fece nemmeno in tempo a guardarsi attorno, una palla di pelo, quasi non vista per la sua velocità gli si lanciò contro, il disarmato ninja fece solamente in tempo a spalancare gli occhi per lo spavento, ma, la bestia, chiamata da una voce sconosciuta si placò con la stessa velocità con cui si scagliò sul ninja di Konoha, per miracolo, forse, era salvo.
    Lentamente si rilassò inspirando una grande sorsata d’aria.
    Quando l’indovinello fu esternato Raizen stava per aprir bocca, per primo come suo solito ma Godsan stavolta lo precedette, e per questa volta Raizen lo lasciò fare di buon grado, dopotutto non doveva monopolizzare quel corso.
    Si limitò a concordare annuendo all’affermazione di Godsan.
    Da una quasi morte quel incontro si trasformo in tutto l’opposto, la nuova anima infatti si premurò di curarli, in un modo strabiliantemente efficace, gli bastò poggiare su Raizen una mano e in pochi secondi il brutto ematoma provocato dal vecchio e cencioso Caronte svanì.


    Anche io come Godsan non sono interessato a tale arte, pur reputandola indispensabile, perciò mi limito a quotare le sue stesse domande che io stesso avrei posto se non fossi stato anticipato.
    Anzi vorrei aggiungerne una, anche se forse un po’ sciocca:
    Pur non controllando tale arte è possibile porre rimedio ad una grave ferita che non interessi gli organi vitali? Se si, come si potrebbe fare?
    Non mi interessano tutti i casi, mi accontento di una ferita da arma da taglio che provochi un sanguinolento abbastanza copioso, a quella vorrei trovare rimedio, potrebbe tornarmi utile in seguito durante un combattimento.

    Poco dopo uscì dal bosco un uomo, esperto ad una prima impressione, forse per via della barba.
    Le parole che poco dopo iniziò a sciorinare non fecero altro che dar forza alla tesi di Raizen, spiegò in modo impeccabile ciò che doveva essere un chunin, e anche in maniera abbastanza simile a quella che Raizen diede a Caronte.
    Finito che ebbe Raizen pur pensando alle parole del vecchio non ebbe domande da porre e questa volta concordava con tutto ciò che l’anima ebbe da dire.
    Le domande che Godsan porse sembravano a Raizen scontate, ma forse non le aveva ben intese e attese la risposta dell’anima.
    Nuovamente ripresero il cammino per giungere sulle sponde di un fiume su cui sostava un sospetto figuro, Diogene stesso, vista la domanda che gli porse, ne fu sorpreso.









    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    110/140

    ferite: //




    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    piccolo edit insignificante, ho inaspettatamente già trovato il drago, abbi pietà e perdonami gene ç_ç


    Edited by F e n i x - 15/5/2009, 19:38
     
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  8. Yashimata
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    La figura si girò torva verso l’improvvisato gruppo di ninja.
    Il suo volto era e rimase imperscrutabile, rendendo impossibile ad esterni capire se fosse felice di quella sorpresa o maledettamente scocciato. I suoi occhi vacui, spenti si posarono con flemma studiata su tutte le figure, lasciando per ultima quella del Mikawa. Lo guardò per un tempo prolungato, poi sorrise.
    Un sorriso sinistro, sadico, insopportabile.
    Ad essere sinceri mi aspettavo un ‘ciao’, anziché questo tono allarmato.
    S’abbassò il nero cappuccio e lasciò perdere per qualche secondo le sue ricerche. La gilda poteva attendere: d’altronde, non sono tutti maleducati come i Mikawa. Altri preferiscono intrattenersi con vecchi ‘amici’.
    Sarà dalla morte del Jinchuuriki della Volpe che non ci vediamo. Vedo che ora l’accademia ti assegna anche degli studenti. Aspiranti Chunin, vero?
    Domandò retorico muovendo lo sguardo su ogni figura di quelle. Erano tutti bambini, patetici umani che non sapevano nulla della vita al di fuori dell’accademia. Uno di quelli era anche un moccioso che aveva avuto il coraggio e la follia di contraddirlo – o di ‘minacciarlo’ – prima della sua fuga da Kiri.
    Toccò leggermente una ciocca dei suoi capelli bruni, attirando su di esso probabilmente l’attenzione dei presenti. Inevitabilmente, il loro sguardo sarebbe caduto sul suo viso. Forse, solo il Chunin avrebbe capito il trucco in tempo. Forse.
    Buh.

    Influsso delle Tenebre - Influence of DarknessSeals: Nessuno
    Consumo: Alto
    Elemento: Non-Elemento
    Tecnica illusoria attivata tramite il contatto visivo. Dopo aver incontrato lo sguardo dell'utilizzatore, questo riversa tutto il potere oscuro delle tenebre nella la mente del bersaglio la quale verrà invasa da delle intensissime visioni della propria brutale morte. Il risultato è un estremo shock e una incapacità di muoversi a causa del trauma subito: le statistiche principali dell'avversario diminuiranno di 2 tacche, in aggiunta 3 tacche ogni grado di differenza; se presenti almeno 2 gradi di differenza il ninja subirà una semiparalisi del corpo per un round. La tecnica terminerà dopo due round; può essere sciolta tramite rilascio o ferite se mantenuto l'autocontrollo necessario. L'efficacia della tecnica è pari a 60.


    Per coloro che sarebbero caduti nel baratro delle tenebre, avrebbero vissuto un’esperienza che nessun corso Chunin era in grado di impartire con vacue e mere parole.
    Nel mondo di tenebre, fra atroci sofferenze, sussurri fantasmi e parole lontane echeggiavano nell’aria, esplicitando il vero concetto d’assassino. Avrebbe fatto loro un piacere, ma più che altro mentre loro imparavano un’altra nozione prevista dagli studi accademici, Yashimata era libero di poter dialogare con Aloysius senza che fastidiosi insetti potessero sentire nulla.

    L’assassino.
    Un combattente che si muove nelle ombre, che agisce di nascosto per uccidere la vittima. Non gli serve la forza fisica, non gli servono enormi spadoni o immensi dardi, basta che uno spiedo vada a segno. Un solo attacco affinché la sentenza inappellabile sia data, affinché la morte catturi la preda designata. Il compito di un assassino è uccidere, però la sua figura può essere versatile in più situazioni. Può inseguire, può esplorare, conoscendo le debolezze dei punti vitali ha imparato a conoscere anche i loro pregi. La cosa realmente importante è che l’assassino si diverti. Altrimenti è un ninja come tanti altri.


    Nel frattempo, poco prima che per i ninja terminasse la lezione e le sofferenze, Yashimata si concesse un fugace dialogo con Diogenes prima di scappare.
    Hai incontrato Amanimaru, vero? Non posso stare qui per molto che ho una faccenda urgente da sbrigare per conto della Gilda, ma presto verrò ad Oto a farti una visita.
    Scomparve nelle ombre.
    Per allora, vedi di prendere qualche lezione di galateo.
    Un eco distante, che si perse nell’aria.

     
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    Godsan non riceve altre deludicazioni a riguardo. La verità la deve trovare da solo.
    L'anima medico, d'altro canto, si dimostra molto più incline al dialogo.

    " Un capogruppo deve sapere stare al suo posto per alcune cose. E’ suo compito dare al medico la dovuta protezione e assoluto campo libero. Il leader dovrebbe sempre interpellare il parere di un medico e solo nel caso in cui questi fosse indeciso sul da farsi riacquista pieno potere decisionale. Il medico è il membro più fidato, sempre.

    Raizen non sono molti i modi per sopperire ad una vera medicazione fatta da un esperto in tela ambito. Di fatto esistono poche abilità speciali in grado di rigenerare tessuti. I tonici rappresentano la controparte più importante."


    Rufuzu risponde anch'egli alle domande:

    "In genere l'affidamento di un gruppo improvvisato viene affidato ad un jonin o ad un chunin con molta esperienza. In tal caso è necessario che il capogruppo si limiti all'indispensabile; ovvero senza cercare soluzioni complicate, strategie argute o geniali. A volte seguire la normale prassi è più efficace e, nel nostro caso, ancora più sicura. Ripreso il punto della situazione è necessario informarsi riguardo i propri compagni.

    Le teste calde...regolarle sin da subito. Usare la violenza se necessario, far capire i ruoli ed in particolare chi comanda. Questo genere di ninja non si devono gestire ma bloccare sin dall'inizio. Bisogna ascoltare i consigli di tutti se si ha tempo per poi trarne una soluzione definitiva che possibilmente accontenti tutti o più sempicemente che sia più funzionale e pratica ai fini della buona riuscita della missione. Il ninja medico va sempre interpellato.

    La resa. Quando lo stesso sacrificio dei propri compagni risulta pressochè inutile, quando la sconfitta è palese, quanso tutte le possibilità sono state vagliate senza possibilità di successo, quando il furore prende il posto della ragione. Se un capogruppo ha sempre tentato di trovare la soluzione migliore anche la resa rappresenta in se una scelta di coraggio; non vi è disonore nell'abbandonare una missione così."


    Quanto è duro il ruolo del capogruppo. Soffermandosi su questo concetto non posso che notare della mancanza di Jin.
    E' da quando siamo entrati nel nuovo girone che è scomparso. Di certo ciò non è preoccupante ma la sua assenza mi infastidisce molto. Il mio corso è più un insieme di consigli che un autentica lezione e lui ora ne è fuori.
    La foresta l'ha inghiottito e dura è la legge di quelle terre: se la deve cavare da solo.

    :::

    L’incontro di Firsterd è inaspettato. A suo modo si presenta anche ai miei allievi...certo quando si tratta con lui non c’è rischio di falsi, è inimitabile.
    Mentre Godsan e Raizen sono impegnati con il pontente genjutsu l’Ombra parla con me.

    “ Si Amanimaru mi ha contattato ed è già si è messo all’opera. Presto mi muoverò anch’io. A Suna...sai per chi. Disperso in questi luoghi inoltre vi è il terzo dei genin che porto con me. Ho il sospetto trattasi di una forza portante.
    E liberati della gilda...ormai ha fatto il suo tempo, no? Vedi piuttosto di muoverti anche tu.”


    Yashimata scompare ancor prima che i ragazzi si liberino dall’illusione.

    “ L’assassino è forse tra le specializzazioni più affascinanti che un ninja possa intraprendere. Quando un combattente spreca numerosi colpi ed energie per finire il proprio rivale, uno shinobi come quello che avete appena incontrato può finire un ninja con un unico attacco portato di nascosto, nelle ombre.

    Ma non indugiamo troppo su questa riva. Il viaggio è ormai al termine...”


    :::

    L’ultima tappa per gli aspiranti chunin sarebbe stato l’incontro con il padrone di quei luoghi o per lo meno il suo creatore. Scendiamo per una ripidissima scala stretta. Ci fermiamo davanti un portone dalle dimenzioni colossali. Lo spazio sembra distorcersi, senza logica. Ora sembra essere in una grotta dalle immisurabli dimenzioni.

    “ Il mio viaggio con voi finisce qui. Sopravvivere ed uscire vittoriosi da ciò che vi attende è l’unico modo per diventare chunin. In caso contrario le missive informative sulla vostra morte sono già pronte per i rispettivi villaggi. Sappiate usufruire delle conoscenze apprese e degli equipaggiamenti acquisiti. Cercate di trovare le risposte alle vostre domande fino alla fine... - guardando in particolar modo Godsan - Se diventerete qualcuno ci rivedremo.”

    Il tempo è scaduto. Esplodo manifestando la mia natura fittizia di clone di sangue. I ragazzi ora sono soli.

    Spinto leggermente il portone si sarebbe aperto rumorosamente. Al suo interno il buoio più completo. Sarebbe bastato un solo passo in avanti per venire risucchiati nelle tenebre...inevitabile, come la perdta dei sensi.

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    “ Svegliati Raizen! Svegliati Godsan!”

     
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  10. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Demoni? O incubi? -

    Le risposte che arrivarono a Godsan lo convinsero seppur sentiva di essere ancora perplesso.
    Quando si allontanarono anche dalle ultime due anime ecco che incontrarono una persona.

    Mai il kiriano avrebbe pensato di trovarsela di fronte. Si sentì gelare il sangue e la breve frase scambiata tra il Mikawa e l'altro lo lasciò interdetto.
    Ma non vi fu molto tempo per ascoltare altro. Un semplice movimento della mano lungo i capelli di Yashimata e lo sguardo del kiriano non riuscì a fare a meno di rimanere ipnotizzato e poi catapultato in una visione completamente assurda quanto reale del suo corpo in mano alla morte.
    Si sentiva isolato in un mondo oscuro dove l'unica luce proveniva dal suo corpo. E man mano che questo era soggetto alla più atroci punizioni, la luce diminuiva d'intensità lasciando tutto al buio. E Godsan si sentiva un'anima vagante, attonita.

    Si risvegliò frastornato comprendendo solo quando Diogene aveva ripreso a parlare, che tutto ciò era stato un sogno, o meglio un'illusione.
    Il sensei parlava della specializzazione dell'assassino e il kiriano aveva altro in mente. Preferì non esternare i suoi pensieri. Cercò anche di scacciarne degli altri ma non vi riuscì, questo finchè non raggiunsero un portone.

    Erano scesi per una scalinata stretta quando tutto parve mutare.
    E lì, dopo quella porta, dovevano proseguire da soli. Nessuno li avrebbe accompagnati. Un ultimo monito prima di sparire. Parve che il Mikawa volesse far intendere qualcosa.
    Ma non vi fu tempo per altro. Se ne andò via, con un'esplosione di sangue che schizzò ovunque andando a macchiare anche il genin di Kiri.

    Raizen... lo guardò malinconico ...buona fortuna! Vai avanti tu, ti raggiungo tra poco.

    Gli strizzò l'occhio e poi attese che il compagno di viaggio andasse per primo. Lo vide sparire nel buio.
    Avrebbe pensato poi a lui. Prima aveva ancora da definire una cosa. Ripensò agli ultimi eventi in quella giornata, dall'incontro con i compagni, al traghettamento di Caronte. Dalle anime al regalo delle armi. Ripensandoci, posizionò meglio quella misteriosa scatoletta proprio davanti al suo cuore, all'interno della casacca. Rigonfiava il tutto ma dava un senso di protezione e di appartenenza.
    Ripensò anche a Jin, sparito, e agli ultimi incontri.

    Infilò una mano nella tasca dei pantaloni afferrando della carta. Il cuore gli batteva. Produsse un minimo di chakra e qualcosa avvenne. Ne era certo. Sperava, stavolta, in una risposta definitiva.
    Il buio davanti a se lo chiamava e quasi pareva uscire dal portone per inghiottirlo dentro.

    Mosse alcuni passi. Al confine del portone chiuse gli occhi. Nel mentre che fece un passo avanti estrasse la mano che ancora era in tasca.
    La risposta che attendeva da tempo. Tutto era buio, anche nella sua mente.

    Una voce più cupa del solito stava chiamando Godsan e Raizen. Dovevano ancora essere insieme.

    Raizen?

     
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    Re e destriero






    L’ultima anima, o meglio l’ultima categoria, l’unica che ancora non avevano incontrato, pensava Raizen, quale era? L’assassino.
    Possibile che quel errante a cui Diogene si rivolgeva con così tanta familiarità fosse colui che rispondeva a tale nome, sciorinò qualche parola che seppur breve faceva subito capire che tipo di persona avesse davanti, potente, forse, ma con un ego smisurato.
    Pericoloso.
    Se non altro per la sua età, non pareva però essere eccessivamente esperto, tuttavia Raizen stette attento.
    Lo guardava con attenta circospezione, non desiderava ritrovarsi addosso quel piccoletto che per lui poteva risultare problematico ora come ora, forse aveva di fronte a se un esperto assassino, padrone di occhi che vite troncate ne aveva viste assai, occhi pericolosi, ma dopotutto quali nel mondo in cui viveva non lo erano?
    Li evito con cura, evitò di seguire il braccio che andava a posarsi sui capelli bruni, che spostava la ciocca di capelli che che che ma il suo essere uomo ebbe la meglio i suoi occhi si posarono su quelli di Yashimata, al momento del contatto questi parvero riversare su Raizen un fiume di oscurità che lo avvolse in una stretta d’angoscia.
    La realtà dei genjutsu, dura da dissipare.
    Fu invaso in quei momenti da terribili visioni di morte, il suo volto però all’esterno rimase impassibile come anche la sua posizione, in piedi e con le braccia conserte seppur gli occhi rimanevano innaturalmente aperti senza mai chiudersi, quasi avessero fermato il tempo per lui.
    Eppure di quelle visioni ne aveva il controllo, come potevano tali visioni spaventarlo se lui non temeva la morte? Si limitava soltanto a reagire a quelle visioni con la sua stessa mente ingaggiando con esse un combattimento che all’esterno era invisibile.
    Il sangue in quel invisibile dimensione scorreva in copiosi torrenti eppure nonostante quel sangue appartenesse a Raizen quest’ultimo riusciva ad opporsi al torrente al pari di una roccia incastonata nel terreno, parava ma veniva ferito, ucciso, più volte, violentemente.
    Ma non temeva quelle visioni, ne era quasi soddisfatto, poteva realizzare i suoi sogni senza farsi un graffio, e si dilettò a combattere e morire, e risorgere per ripetersi, ancora, ancora e ancora.
    L’illusione finì e Yashimata venne assorbito dalle stesse ombre che aveva gettato dentro Raizen, scomparendo.
    Scesero l’ennesima scalinata solamente per trovarsi innanzi ad un immenso portone, era massiccio, ben più di quello trovato all’entrata di quello strano modo, in esso però non figuravano parole magiche o enigmida sciogliere per aprirlo, un semplice portone che racchiudeva al suo interno un entità che non si meritava una serratura.
    Si volse a Godsan che lo mandava in solitaria in avanscoperta , ancora stupito dal fatto appena accaduto, il loro sensei si rivelò solamente un misero clone, di sangue, che avesse legami con il suo hokage o dal suo villaggio di origine?
    Non lo sapeva, com’anche non sapeva che fine avesse fatto Jin, si era perso nella foresta, ma al contrario di Raizen non aveva avuto la fortuna o l’abilità per ritrovare il gruppo, fortuna o no?
    I prossimi fatti avrebbero deciso, avrebbe deciso, forse, colui che stava dietro quel portone che Raizen si apprestava a dischiudere, convinto che ci volesse chissà quale forza raccolse le braccia e spinse con tutta la forza delle sue spalle accompagnandola anche con le gambe, ma non servì tutta quella forza minuziosamente studiata e calibrata, appena dato l’avvio il portone si aprì come trascinato da una forza invisibile seppur con un udibilissimo scricchiolio e con vari schiocchi come se fosse passata un eternità dall’ultima volta che fu aperto.
    Un passo avanti e quel oscurità ghermì Raizen come avesse vita propria facendole perdere i sensi.
    Fu destato da un viscido richiamo, un sottile ordine che le venne impartito da una cupa voce che aveva la qualità di farsi udire anche in quel sonno innaturale.
    Ubbidendo a quel ordine Raizen si destò, ma non fu il solo.
    Prima ancora che i suoi occhi si schiusero un lungo sorriso solcò il suo volto, trascinato da quella vena di pazzia, da quella folle lingua, voglioso di liberare quelle parole che formavano quasi un nodo nella sua gola, quasi in essa si accalcassero per uscire al più presto.


    LUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUCYYYYYYYYYYYYY!

    Si, loro, anzi, lui.
    Si capiva cosa urlava ma quel suo acuto urlo era fuso con un ringhio: pura rabbia, non di Raizen.
    Ayato dopotutto aveva solo posto una parete di cartongesso tra la vita di Raizen e le due essenze che ne avevano plasmato il destino e lo stesso corpo.


    Lurida maleodorante feccia, quanto ci hai messo conquistare il trono che i tuoi zoccoli da equino di fecale corazza quale sei mani da soli non erano riusciti a prendere, e?
    Quanto ci hai messo a cambiare la storia di QUESTO MIO mondo?
    Il rotolo delle bestie degli elementi e il sigillo per rintracciare le forze portanti.
    Li hai ereditati in quanto reggente di questo luogo, tieniti il titolo, tanto per quanto lo mescoli il letame sempre tale resta.
    Non dimenticarlo Lucy, il re ero io, TU eri il cavallo, attento.

    Ma se la luce fosse stata abbastanza si sarebbe potuto vedere che metà del volto di Raizen durante quella specie di sfogo era rimasta del tutto immobile, quasi aberrasse quello sfogo, quasi volesse sopprimerlo, finchè, a richiesta avvenuta, parve trovarne le forze, entrambe le mani scattarono verso il viso mentre la schiena si incurvava quasi oltre ogni umano limite per poi impattare col suolo dove Raizen parve danzare come una serpe sui carboni ardenti, pochi secondi che lo videro lottare contro una parte di se che ancora riusciva a sopraffarlo, ma non a vincerlo del tutto, si rialzò col fiatone per poi interromperlo inspirando ed espirando a lungo ed un’unica volta, come a volersi purificare del tutto.




    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    110/140

    ferite://


     
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    Fenix e Godsan possono proseguire nell'avventura.
    Per Jin il corso è bloccato, quando vorrà potrà continuare singolarmente.
    Gli scontri verranno aperti ad un mese da oggi, che la "quest" sia ultimata o meno. Spero però di riuscire a concludere con voi per dare senso a tutto^^.
    Siete stati valutati su ogni post fatto; il voto del corso inciderà sul voto dello scontro solo in caso di arrotondamento nella media dei tre giudizi finali.
     
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26 replies since 8/2/2009, 19:37   951 views
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