Codice Tuono

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  1. Amanimaru
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    [Dopo che Tutti si sono radunati davanti alla Porta di Oto con Mataza[Png] e gli altri di Oto]



    Via via i ninja si ammassavano davanti alla porta principale del villaggio del Suono, ad accoglierli, oltre ai ninja attivi del villaggio, Mataza, vecchio traditore, ormai decaduto, ninja solo a parole. Quando tutti si fossero radunati, sarebbero apparsi anche l'Hokage, il nuovo Kazekage, per conto di Gaara, e il Kokage. Avrebbero fatto disporre tutti i ninja in modo da formare un grande gruppo compatto, e davanti a loro si sarebbero disposti i Kage, con Mataza tra loro. Il Mizukage sarebbe stato invitato ad unirsi a loro. A prendere la parola sarebbe stato subito Mataza, con gesto di consenso dai " grandi " dietro di lui.

    << Ninja di tutti i villaggi! E' un onore vedervi qui, a coloro che io, noi, non conosciamo, e a coloro che già hanno avuto a che fare con questa gente. Siete stati selezionati per guidare un grande esercito dell'Accademia alla volta di un arcipelago del lontano Sud, l'imbarco avverrà nella città della Nuvola, sarò io a condurvi lì, e durante il viaggio, vi spiegherò come siamo arrivati a tutto questo...>>

    Nel frattempo, ninja del villaggio della Sabbia sarebbero apparsi richiamati da un gesto del braccio del Chikuma. Si sarebbero infilati tra i ninja parteicpanti e avrebbero distribuito a ciascuno di loro una busta. Ogni busta conteneva 5000 Zeny, la moneta della federazione. Se avessero avuto bisogno di altri liquidi, avrebbero trovato il modo di reucperarli in loco. In seguito, i Kage avrebbero spiegato che a loro era riservata un'altra missione, avrebbero condott un secondo esercito su una delle isole limitrofe della Federazione per sfidare la gran parte dell'esercito nemico. Il compito dei ninja, era di mettere fuori combattimento le armi, i generali, e le truppe d'elitè dei Canthiani, per permettere alle forze principali di schiacciare il nemico. Un loro fallimento, e anche il resto degli Accademici sarebbe stato spazzato via. Su questo, lo Tsumuji fu molto chiaro.

    [Eventuali Domande/Chiarimenti]

    Quando tutti fossero stati pronti, si sarebbero messi in marcia verso Kumo, dove il Raikage, e la flotta, già erano pronti ad aspettarli. A chi avesse voluto ascoltare, Mataza avrebbe raccontato a grandi linee cosa era accaduto durante i tempi passati tra Federazione e Accademia.

    << Dovete sapere, che questa è la terza " Squadra " di ninja accademici che ha a che fare con queste persone, io ho fatto parte della prima, e ho portato aiuto, seppur limitato, nella seconda, alla fine della quale, ci siamo himè imbattuti nelle 3 persone che finanziarono alcuni dei peggiori esperimenti di Orochimaru. A seguito di un video ripreso da alcuni dei Canthiani a danno dei nostri ninja, sembra che i nostri compagni abbiano causato una strage su una nave da trasporto eliminando persino alcuni bambini, è chiaro che il video è stato compromesso, poichè queste vittime, altri non erano che sicari stessi. Questa è stata la scusa ufficiale che ha spinto la Federazione a muovere guerra contro di noi. >>


    Riassunto breve, ma preciso. Mentre dopo un paio di giorni di marcia, già si intravedevano le porte di Kumo, e nel mare, oltre l'altopiano del Fulmine, un'enorme macchia scura copriva la linea dell'acqua. Una flotta, enorme, come mai furon viste a memoria d'uomo nel continente dei ninja, si preparava a salpare....

    Ot
    Secondo dei 3 giri di Gdr preparatorio. Gestirò io, con un post nel topic di schede, il denaro, e gli oggetti aggiuntivi che riceverete. Quando segnalerete degli utilizzi, delle spese, dei guadagni, o quant'altro, modificherò il mio post di conseguenza.

    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:33
     
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    Il villaggio del suono…- Post di Presentazione

    …ricordi del passato…



    Dov’è la vita di uno shinobi se non nella guerra? Dov’è la vita dei ninga se non su un campo di battaglia? Dov’è la morte se non per mano del nemico? Tante domande, poche certezze. Eppur, una goiaia cosi immensa, quasi indiscrivibile risiedeva nel mio cuore. Una gioia inspiegabile, soprattutto d’avanti ad un prospettiva di odio e di dolore. Una strana nebbia, quasi mistica, accompangava il mio cammino verso il futuro, coprendo d’incertezze quel poco che riuscivo a comprendere sulla mia vita e sulla vita degli altri. Dov’era il mio futuro, se non in mezzo alla guerra…? Una splendente giara, ferma ed immobile sulle mie spalle, simbolo del potere e della gloria, simbolo dell’essere Shinretsu. Passo dopo passo, attraverso il porto partimmo alla volta di Oto, il villaggio del Suono, e come potevo non ricordarmi di esserci già stato?
    Tanti ricordi, poche emozioni. Immaggini del mio passato, che mi tornarono nella mente, immaggini di quel mio, piccolo viaggio a cercare qualcuno che odiavo, per prendermi qualcosa che mi spettava di diritto. Soltanto quando divenni chunnin, riuscii a comprendere l’assurdità di que gesto. Forse ero più intelligente, forse ero più maturo, oppure il combattimento alla morte aveva forgiato per sempre la mia anima, eppur non era il primo. Difficile era la mia vita, e morire in una guerra, poteva solo liberarmi da un pesante fardello, con il quale camminavo sulla strada dello shinobi. La morte, come una liberazione, dentro alla mia mente.
    Era difficile descrivere l’assurdità di questi pensieri, che forse non comprendevo a meno. La vita bisognava viverla, eppur ero pronto a morire, come un normale ninja. Dov’erano finiti i miei sogni di gloria? Quei sogni, frutti della mia immagginazione, che nascevano all’interno della mia mente, quando fui piccolo, e che non riuscivo a scacciare nemmeno quando diventai maggiorenne. Qual’era il segreto? Capivo l’assurdità dei miei pensieri, capivo l’impossibilità dei miei sogni, ma non riuscivo ancora a svegliarmi dal sonno adolescienziale nel mio cuore.
    Nessuna emozione, nessuna parola, era difficile da udire anche il respiro, silezioso come un battito di ciglia. Non m’importava nulla…Non m’importava nulla di nessuno neanche quando arrivammo al villaggio di Orochimaru. Stetti ad ascoltare, muto come un morto, cercando di carpire le informazioni necessarie, cercando di raccogliere quei bricioli di voglia che mi rimanevano, sognando ad occhi aperti. Per primo parlò una persona che mi ricordava moltissimo qualcuno. Forse già avevo visto quel ninja, ma un vuoto nella memoria, non mi permetteva di ricordare chi era quel ninja. Parlava, spiegandoci la situazione, e anche la sua voce, mi ricordava qualcosa, o qualcuno. Una strana sensazione, di aver già conosciuto quel ninja, eppur avevo un ottima memoria.
    -Dove cavolo l’avevo già visto…? Mannaggia, non mi ricordo proprio, forse l’ho confuso con qualcun altro…eppure…-Nel mentre parlava, i ninja della Sabbia si addentrarono nel gruppo dei ninja, e distribuirono delle buste con delle monete, a ciascun ninja. Fù facile notare ogni busta, anche il più piccolo rumore che le monete producevano sbattendo una contro l’altra. I Kage spiegarono che ai shinobi della sabbia fù riservata un’altra missione, qualcosa d’importante, ma qualcosa che a me non m’importava assolutamente. In una guerra si crepava al 80%, e il modo per farlo era una sciocchezza inutile.
    Cosi, con la mente sgombra da qualsiasi pensieri, ci incaminammo alal volta di Kumo, per partire in guerra.

    [...]
    Durante il viaggio non accaddè nulla. Fù come la tregua prima della tempesta, o il grande respiro prima del balzo. Perdita di tempo e di voglia, che già scarseggiava.
    Dopo qualche giorno di marcia, cominciarono ad intravedersi le gloriose mura di quel villaggio. E sul maro, un‘intera flotta, potente e gloriosa. L’esercito dell’Accademia era pronto, noi eravamo pronti, e combattendo, versando sangue, avremmo vinto, a qualsiasi costo.
    Forse loro, erano potenti, ma noi eravamo l’elitè dell’elitè, avremmo battuto i nemici e saremmo tornati vivi…o almeno questo era ciò che mi auguravo.
    Eppure, il buio e le tenebre regnavano all’interno del mio cuore, mentre un piccolo raggio di luce s’appiattiva sempre di più…


     
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  3. ƒ r a n z
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato


    Oto


    Il viaggio verso il villaggio del Suono fu tranquillo; Zubera se ne stette in disparte lungo tutto il tragitto a saggiare le proprie spade nell'attesa di mettere piede in terra straniera, a lui ostile e nemica. Terra ospite di traditori di tutti i villaggi, Oto dava asilo anche a chi a Kiri non era più considerato un amico; gente che un tempo lui vedeva per le strade e che considerava compatrioti ora non erano altro che meri traditori della Nebbia. Il suo sguardo si fece tagliente non appena pensò alla serie di persone che avrebbe potuto incontrare in quell'impresa: nessuno di loro avrebbe ricevuto le simpatie del Kakita, e nemmeno la sua pietà se la situazione lo avesse dovuto richiedere.
    Il guardiano mantenne un'aria truce per tutto il tragitto a piedi, fino a quando lui e il resto di shinobi di Kiri, capitanati da Shiltar, arrivarono di fronte al cancello del villaggio del Suono, dove ad attenderli c'era una figura apparentemente menomata e che Zubera aveva sicuramente già incontrato in passato; solo dopo un'attenta analisi della persona si rese conto di con chi aveva a che fare: in passato, quando era ancora uno studente pieno di ambizionio troppo grandi per lui, aveva incontrato quel ninja, già ridotto in pessime condizioni in quel tempo, all'Accademia ninja, durante il suo primo corso Genin. Quel ninja si era inizialmente presentato come loro sensei, ma a causa delle sue ferite fu sostituito e messo da parte. E in quel momento si trovava lì, di fronte a lui: Mataza. Zubera non se ne ricordava il cognome completo, forse c'entrava qualcosa Tsumuji, ma si ricordava molto bene la sera in cui le scelte del traditore si legarono al destino di Zubera: la sera in cui Mataza dichiarò il proprio tradimento insieme ad Hayate Tamasizu che Zubera venne nominato guardiano delle mura da Kisugy.
    Mataza, che tu sia dannato... disse tra sè e sè, ...come fai ad essere ancora vivo? si chiese. Era assurdo che una persona come Mataza, menomata e ridotta praticamente all'abbandono della carriera ninja, potesse ancora vantare quel fregio di essere chiamato "guerriero". Mataza prese a parlare con disinvoltura, ma a Zubera le sue parole parevano essere veleno nell'aria; desiderava chiudere la sua bocca per sempre, approfittando del uso momento di debolezza. Tuttavia il buon senso lo fermò: non poteva uccidere un ninja del Suono della terra di Oto, rischiando così di scatenare una guerra tra i villaggi. Mentre l'otese teneva il suo discorso un ninja passò davanti al Kakita mettendogli in mano una piccola busta, all'interno della quale erano presenti dei soldi che Zubera non aveva mai incontrato finora.
    Ascoltò con attenzione ciò che Mataza aveva da dire mentre camminavano, apprendendo che quella non era la prima spedizione dell'Accademia per un simile intervento: effettivamente erano un gruppo numeroso di ninja, alcuni dei quali erano già noti a Zubera, mentre la maggior parte erano ancora sconosciuti. i Kage invece avrebbero dovuto affrontare una missione "alternativa", ma nessuno era entrato nei particolari, fatto dovuto forse alla riservatezza della loro missione. E mentre si incamminavano verso la destinazione, una enorme flotta appariva all'orizzonte.

     
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    Falce dei Kaguya


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    A Kiri:

    Dei membri della sua squadra, solo due fecero domande e, fra se, Shiltar si chiese se gli altri non avessero domande perché molto sicuri di se, o perché troppo incoscienti, o per semplice pazienza di vedere come la cosa andava sviluppandosi.

    I due che fecero domande, comunque, Itai e Raven, fecero quasi la stessa domanda: cioé volevano notizie in più sulla natura della missione.
    "Purtroppo, io stesso non sono stato ancora informato a pieno delle specifiche della missione, so che dovremo confrontarci con una forza nemica in territori non accademici, ma i particolari non li ho.", ammise il Kaguya.

    A Oto:

    La prima reazione di Shiltar nel vedere, fra gli altri, anche Mataza, fu una sorta di sensazione di sorpresa mista a disgusto e sete omicida.
    "Che ci fa questo... individuo, qui in mezzo?", la prima domanda che avrebbe fatto agli altri Kage, sottolineando la parola individuo con semplice disprezzo, prima di focalizzarsi sulla missione della quale, l'ex ninja, aveva qualche informazione (seppur Shiltar avrebbe voluto sapere ben altre cose da Mataza, avendone l'occasione).

    Al momento delle domande, poi, Shiltar prese la parola: "Di preciso che si sa sulle abilità e sulle caratteristiche di questi nemici? Ok, hanno un esercito con generali e quanto altro, ma, in pratica, i loro guerrieri, che tipo di abilità usano, sono più simili a dei nostri shinobi affini con uno specifico elemento, o cosa? Si sa qualche cosa, in pratica, sul loro modo di combattere?", avrebbe chiesto il Mizukage.

    Per poi ascoltare, dopo le eventuali risposte, anche un riassunto degli avvenimenti e delle passate missioni, di certo avvenute prima che il Kaguya diventasse Kage, in quei territori per cercare di contenere gli avvenimenti, cosa che, ad occhio, non era riuscita per niente bene agli shinobi accademici.

    [...]

    Durante il viaggio, Shiltar avrebbe detto poche e semplici cose ai ninja del suo villaggio: "Chi di voi si ritiene interessato a risolvere il problema di un traditore di Kiri che deambula allegramente con noi, può farlo senza temere in miei richiami.", parole semplici che però erano un invito a vedere se qualcuno voleva eliminare Mataza.

    A Kumo:

    Arrivate alle porte del villaggio della Nuvola, Shiltar rimase quanto mai sorpreso per una cosa: la gigantesca flotta che si stava preparando, ora, però, era tempo di vedere come sarebbe andata a finire quella missione e, in generale, tutta la battaglia contro questi Canthiani.

    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:34
     
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    Bene bene bene.C’è Kiri, Suna Konoha...siamo proprio un bel gruppetto.Mi aggiro tra i vari ninja che si accalcano davanti alle mura di Oto...il Kokage deve aver fatto disattivare le difese intorno alle mura, altrimenti sarebbero tutti già morti.
    Scruto i loro visi che mi arrivano circa all’altezza della spalla, non ne conosco quasi nessuno.Sono come tante formiche...
    Mi chiedo inoltre cosa potremo mai combinare di buono...oltre a me c’è un solo elemento di Oto. Shinken, un chunin di che ricordo fin dal primo giorno che sono arrivato...quando ancora ero un dilettante...fu lui ad aprirmi i cancelli della città per la prima volta.Adesso sono io che ho il potere di aprire quegli stessi cancelli.
    Girando mi devo ricredere...ci sono dei ninja di Kiri che riconosco ,come Giants, al quale ricolgo un cenno di saluto, un rapido movimento con il capo prima di dirigermi altrove per vedere chi arriva.
    Spunta qualche altro volto conosciuto, ma ormai ho perso la pazienza di stare fermo in quel luogo, senza risposte.Il Kokage mi ha detto troppo poco, ma la cosa si preannuncia estremamente interessante.

    [...]

    Quando i capi villaggio si presentano con un certo Mataza tra loro posso supporre che il tempo dell’attesa sia finito.Mataza, che da quel che ho capito è un traditore, si fa portavoce del gruppo dei kage.Non riesco a capire perchè sia lui e non uno di loro a parlare...
    Mataza fa una breve introduzione alla missione dove l’unica cosa importante da sapere è il luogo dell’imbarco.Subito dopo compaiono dei ninja di Suna che ci porgono delle buste.Apro la mia: c’è una cospicua quantità di denaro a rendere la busta pesante.Con disinvoltura la infilo in una tasca interna del kimono...
    Qualcuno fa delle domande.Anch’io ne ho alcune ma non penso sia il momento adatto...

    [...]

    Ci incamminiamo.Siamo un gruppo atipico, sembra quasi una scampagnata. Non ci muoviamo in formazione e siamo molti di più di una squadra standard .Mataza, il traditore, racconta brevemente quello che è successo tra la fratellanza e l’accademia, ma a me il suo discorso non dice nulla e sono spinto a saperne di più:

    “Che nesso c’è tra le tre persone che hanno finanziato gli esperimenti di Orochimaru e il conflitto con i Canthiani?Ma soprattutto, perchè ci muovono guerra?”

    [...]


    Il viaggio è lungo e tremendamente monotono.Non mi piace il mare, o meglio non mi piace più...l’umidità dell’aria mi gela le membra e il sigillo del lupo mi pulsa sul corpo gridando per l’allontanamento della terra che lo ha generato.Se queste sono le premesse di della missione,incominciamo bene!
    Il gruppo è piuttosto taciturno.Non che mi vada di fare conversazione.In realtà cosa potrei dire loro?La maggior parte non la conosco: i sunesi probabilmente non mi tollererebbero per il mio status di traditore, i kiriani li ho conosciuti solo per questioni di lavoro oppure di scontro.Le uniche parole che ho mai rivolto a Shinken sono state al mio ingresso al villaggio più di due anni fa, e a causa dei miei mutamenti fisici dubito mi riconoscerebbe.Chi ci rimane?I fogliosi? Lasciamo perdere...L’unica figura che mi incuriosisce è quella di Mataza.Osservando gli sguardi dei piccoli kiriani sembra che non corra buon sangue tra loro...meglio tenermi in disparte...
    Una flotta immensa compare improvvisamente sula linea che congiunge terra e cielo.La flotta accademica è sul punto di partire e aspetta solo i suoi comandanti.Il mio sangue freme, percepisce l’avvicinarsi della battaglia e non posso trattenere un sorriso.

    k25ok7

    Un fastidio al collo,il sigillo morde nuovamente sul trapezio, dannazione...è solo l’inizio.



    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:35
     
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  6. Kalastor
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    Ulteriori Complicanze



    Codice Tuono.
    Verso Oto!



    Il mal di mare era in lui una patologia quasi coreografica. Non aveva mai avuto problemi a veleggiare in lungo e in largo, ma dopo l'addestramento in quel di Genosha, fra lui e l'Oceano erano maturati sentimenti contrastanti. Una sorta di muta antipatia, tale da tenerlo sottocoperta durante tutta la traversata. Questo gli diede però modo di leggere - laddove il dondolio non gli faceva venir voglia di uccidere qualcuno - per riprendere così contatto con la propria arte, secondo in importanza solo a quella della Spada. Tutto sommato fu un viaggio piuttosto tranquillo, senza imprevisti di sorta. Cautamente scelse anche di non entrare in contatto diretto con gli altri nativi di Kiri. Anche questa volta le ragioni potevano trovarsi in due ambiti distinti. Da un lato c'era la naturale tendenza a consumare i momenti di studio in isolamento. Dall'altra, il sempre presente timore di trovare qualcuno con gli occhi abbastanza fini da riconoscerlo. Non si trattava certo di paranoia, poiché fra i presenti vi era un volto tristemente noto. Di quello specifico Kaguya ricordava solo vagamente la figura, ritta in disparte, nullafacente mentre tutti gli altri si ammazzavano. Gli ricordava una specie di pianta ornamentale, di quelle dietro le porte delle Amministrazioni. Immobile, plastica, inutile. Ma ciò nonostante l'aveva già visto in faccia. Lui nel frattempo aveva cambiato pettinatura, colore dei capelli, natura, forma e colore degli occhi, e sul viso aveva un anno di più; ma l'aveva pur sempre visto in faccia. Terminato il viaggio, rimase quanto più possibile alle costole del Mizukage. Non per affetto, semplicemente per evitare seccature.

    Ninja di tutti i villaggi! E' un onore vedervi qui.. - Qualcosa nella mente di Konzen si ruppe. - Lui.. - Trascinando nel proprio sfacelo vari altri meccanismi mentali. - Sapevo che era vivo.. - All'esterno tale processo apparve come un sorriso sbilenco, sinistro. - Il passato non muore neanche se lo uccidi.. - Tutte le altre parole di Mataza si persero, divenendo confuse e lontane. - Oppure no..?



    Codice Tuono.
    Verso Kumo!



    Anche durante questo viaggio cercò di mantenere un basso profilo, per quanto concesso dal suo abbigliamento incredibilmente vintage. Camminava a passo tranquillo, senza rimanere indietro ma senza nemmeno correre alle prime file. Rimaneva nel mezzo, un Ninja fra tanti. Rispose agli eventuali quesiti nel modo più completo ed al tempo stesso meno definito possibile, parlando molto ma lasciando nella risposta vera e propria sempre un alone di dubbio. Trascorse i due giorni di marcia riflettendo su quanto studiato durante la traversata, oppure valutando sino a che punto aveva accresciuto le proprie capacità. Sicuramente, dall'addestramento era uscito con una mente molto più libera, ed una intrinseca ironia tale da fargli affrontare ogni avversità in modo molto più sereno. Grosso modo, poteva ammettere di essere felice, nonostante la vista del vecchio nemico. Parlò solamente quando ebbe occasione di trovarsi con Shiltar in separata sede.

    Ammazziamolo. - Propose, senza mezzi termini. Teneva la voce bassa, dando le spalle ad eventuali osservatori. - Appena ha esaurito la sua funzione, stacchiamogli quella testa di cazzo. - Lo guardava fisso negli occhi. - Ha sputato in faccia a mezzo continente, ha una lista di nemici lunga quanto la fine del Mondo, nessuno si ergerà in sua difesa. - Strinse nervosamente l'elsa della spada. - Quel figlio di puttana non deve uscire vivo da qui!


    Da quel punto, si limitò ad attendere la risposta, quasi sicuro di poterla ricevere solamente una volta giunti a destinazione. Occupò il resto del tempo rigirandosi il denaro fra le mani. A cosa diavolo potevano servire i soldi durante una missione? Non sapeva come mai, ma questo dettaglio lo incuriosiva parecchio.


     
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  7. MiracleManu
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    Kumo all'orizzonte.



    In mezzo a così tanti ninja, Hamano si sentiva infastidito ad essere l'unico di Suna. Era stato scortato fino alla porta principale del villaggio, dove si erano riuniti tutti i ninja chiamati per quella missione.
    Dopo che si furono messi impettiti in ordine fecero la loro comparsa i Kage, dove Hamano riconobbe quell'alcolizzato del kazekage.
    Con sua grande sorpresa scoprì che tra loro era presente anche il mizukage, e ne fu talmente stupefatto che non riuscì a trovare una spiegazione. Possibile che uno dei kage li avrebbe accompagnati nella missione. Rimase con una stupida espressione di stupore che probabilmente lo fece passare per una sottospecie di scemo, se non un completo idiota.
    Comunque insieme ai kage era presente anche un'altra persona, che a quanto pareva era il portavoce del gruppo.
    Illustrò a tutti loro che si sarebbero imbarcati nel villaggio della Nuvola per una missione alquanto pericolosa. A quelle parole il ragazzo guardò i vari ninja lì presenti. Chissà perchè ma aveva l'impressione bruttissima di essere praticamente il più inesperto tra tutti. Il pensiero lo sconfortò non poco.
    Nel frattempo il kazekage richiamò dei ninja della sabbia, e uno di essi si avvicinò ad Hamano consegnandogli un sacco pieno di soldi. Guardando dentro vide varie monete, probabilmente la valuta locale del villaggio di Kumo.
    Comunque era una cosa curiosa che venissiro riforniti di moneta contante per una missione. Chissà cosa li stava aspettando.


    [...]

    Il gruppo numeroso era già in marcia da parecchio quando il portavoce, che a quanto pareva si chiamava Mataza, spiegò loro la situazione che avrebbero dovuto affrontare. Non proprio una delle più rosee a parere del ragazzo.
    Messosi un po' in solitaria, essendo l'unico ninja di Suna, Hamano osservò se tra i vari ninja ce ne fosse qualcuno già conosciuto.
    Dopo un rapido controllo riconobbe Zubera, che lo allenò severamente quando era da poco diventato genin. Portava ancora il ciondolo che il kiriano gli aveva creato a suon di spada.
    Sempre nelle fila di Kiri il sunese trovò una faccia familiare, anche se si stupì parecchio. Riconobbe Itai Nara, l'aveva conosciuto in una missione finita con una rocambolesca fuga da una casa in fiamme, ma a quei tempi, se la memoria non lo ingannava, rammentava fosse un genin della foglia, mentre ora invece era un kiriano.
    Si grattò la testa meditabondo, indeciso se andare a salutarlo e chiedere spiegazioni o lasciar perdere.
    Scelse la seconda datò che il mizukage cominciò a parlare coi suoi compaesani, e di certo Hamano non aveva l'autorità di interromperlo. Comunque non riusciva a capacitarsi della presenza di una simile autorità tra di loro.
    Continuando con la sua ricerca di facce note Hamano ritrovò Raizen, ninja che con lui aveva sostenuto un dannato addestramento col sensei Febh.
    Ricordò il suo fare continuo da sborone anche in situazioni dove un po' di umiltà di certo non lo avrebbe ammazzato.
    Constatando che non c'erano altre persone già incontrate Hamano tirò fuori un libro dal suo zaino, e cominciò a leggerlo e camminando allo stesso tempo senza problemi, oramai non aveva nessun problema in quello stato, con una vita passata a girare il mondo alla ricerca della verità scritta da qualche parte.
    L'unica cosa davvero seccante era essere l'unico di Suna. Come cavolo avrebbe fatto a risaltare in mezzo a tutti quei nnja nel nome del suo villaggio?
    Lasciò stare quei pensieri che lo innervosivano solamente, continuando in quei due giorni di marcia a rimaner in solitudine, accompagnato solamente dal suo libro, fino a quando non intravidero un'enorme flotta si stagliò all'orizzonte, lasciando Hamano a bocca aperta per l'incredibile numero di imbarcazioni che li stavano attendendo.
    Non suonava come un buon affare questa guerra.




     
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  8. Gobi no Houkou
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    ...War
    Secondo Atto


    La sorpresa non fu del tutto gradita. Mi aspettavo una qualche reazione dopo quello che era successo, dopo l'alone di indifferenza che sembrava volersi impostare, ma arrivare quasi ad ignorarmi, beh quello...si, mi fece male.
    Spuntò da un albero altezzosa e dignitosa, quasi anche austera, palesandosi in modo minaccioso scaricando quasi la sua attenzione su chi la stava cercando, io.
    Shika era rimasto distante così come gli avevo richiesto. Mi ero immaginato una scena diversa da quella in cui invece mi ero ritrovato. Pensavo che mi avrebbe aperto, che ci avrebbe invitati ad entrare o, qualora non vi fosse stato tempo a sufficienza, che saremmo partiti direttamente, ma almeno avrei avuto il tempo di ammortizzare l'atmosfera, forse un pò imbarazzante, di modo da riuscire a parlare, a dire qualcosa, anche, non so, un ciao?
    Ma rimasi totalmente spiazzato, e rimasi in silenzio, lungo tutto il tragitto.
    Non mi ero mai trovato in quella condizione, mi sentito...non so, rifiutato, inadatto...insicuro. E per me, si, era inconsueto.
    Il cammino verso le mura, ricordo fu davvero interminabile. Mi sentivo a disagio e un pò arrabbiato non capendo cosa avessi fatto di così sbagliato da meritarmi comunque un trattamento ostile, o che almeno reputavo tale. Era poca l'esperienza per comprendere realmente il motivo di quell'atteggiamneto. L'ostilità e il distacco spesso mascherano in realtà una voglia irrefrenabile di attaccamento. Ma era troppo contorta la realtà dei sentimenti di Sori perchè a sedici anni potessi coglierla e non badarci ma, anzi, aiutarla a sbloccarsi.
    Era tale l'imbarazzo che fuggivo dalla mente anche il pensiero della sua bellezza. Sarebbe stato in quel momento un modo per farle un complimento, sebbene mai pronunciato, che non meritava dato il trattamento che avevo subito. Ma non ce l'avevo realmente con lei.
    Era più delusione, rassegnazione. Uno stato di pensiero che mi portava a credere che non ci sarebbe stata storia tra noi se non quella iniziale illusione portata durante il nostro primo incontro da adolescenti, in un bosco buio e isolato.

    image
    Arrivati alle mura Raizen era in attesa. Mi fece piacere vederlo, ma l'unica cosa che riuscii a fare era salutarlo con un gesto secco della mano.
    Non sapevo proprio fingere indifferenza quando qualcosa mi colpiva sul serio.
    Il viaggio non fu da meno. Cominciai a sforzarmi di non pensarci, tanto da assumere un'espressione cinica. Speravo che negli altri, qualora fossero stati interessati, avrei solo lasciato cogliere loro che ero teso per la missione. Beh tranne Shika...
    Non contento, il caso volle che la riunione si svolgesse a Oto. Ancora quel villaggio, era stato piacevole il soggiorno lungo al suo interno solo pochi mesi prima, ma travagliata la fuga. Per fortuna nessuno seppe mai con certezza il motivo della stessa, sebbene qualcuno, dopo recenti accadimenti, era scontato avesse capito.
    Al nostro arrivo molti shinobi stavano già in attesa degli ordini. Alcuni gli riconobbi, altri non li avevo mai visti. Al centro, quando sembrava tutto pronto per le prime istruzioni, notai la figura di un ninja che in passato non sapevo se odiare o compatire, Mataza Tsumuji.
    L'esperienza ambigua affrontata durante la mia prima missione non mi aveva permesso di capire, anche se si reputava compagno di squadra, se le sue intenzioni erano alleate o nemiche. Ma ormai, la sua fama decaduta era tale da non renderlo degno di importanza, ma solo di compassione.

    A quanto pareva pesava su di noi la leadership di elementi da portare contro la guerra in atto. La situazione era seria, ascoltai, in silenzio, in attesa di evoluzioni pratiche. La teoria era inutile se non nell'organizzazione, e quella era di norma sviluppabile progressivamente secondo una generale linea guida da fissare insieme alla squadra.

     
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  9. Shinken Takatsui
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    Cancelli Di OTo

    Coperto interamente da un manto nero, lo shinobi si ergeva sopra alle mura mentre, silenzioso, scrutava quel radunarsi tanto atteso degli shinobi dell'accademia. Il suo abbigliamento, tutto scuro come la notte, era stato perfettamente adattato per poter sopportare un lungo periodo di assenza e di viaggio. Il suo zaino era leggero ma completo del necessario e, tutte le sue solite armi, erano riposte con attenzione all'interno di esso, pronte per essere successivamente posizionate nei loro nascondigli. Sul volto dello shinobi era disegnato un grande sorriso, diabolico per alcuni versi, insolito per altri.

    Quel che accadde alla porta di Oto fu per Shinken assai dilettevole. Non era mai accaduto in sua memoria che tanti shinobi dell'accademia si riunissero in modo pacifico fuori da quelle mura. Oto era stato da sempre teatro di scontri tra traditori, inseguitori, fuggitivi ed altri bizzarri ninja. Era quasi comica quella radunata, una chiamata alle armi alquanto simpatica. Da quella posizione lo shinobi dai capelli blu scrutò ogni singola mossa di tutti quei ninja che si stavano radunando, si divertiva a riconoscere i volti ed il villaggio di provenienza e, movendo quasi freneticamente le due croci, seguiva divertito ogni spostamento.

    Quando oramai la maggior parte degli shinobi si era radunata davanti al portone, Shinken fece la sua comparsa. Con un agile movimento, accompagnato da un’altra figura, scese dalla sua postazione sopraelevata e atterrò silenzioso nei pressi del luogo di incontro, maschera nera davanti al viso. Il volto infatti, durante la discesa, era stato coperto dalla nera maschera e, con le fattezze coperte, si accingeva verso il gruppo di shinobi. Essa non rappresentava nessun animale votivo o divinità come era solito per tutti gli shinobi, era semplicemente un volto con gli zigomi particolarmente scavati e, posizionato in mezzo agli occhi, vi era un piccolo punto bianco, privo di un apparente significato. Coperto in viso Shinken avanzava e, l’unico tratto fisico visibile ed associabile al Takatsui, oltre ai capelli, erano gli occhi cruciformi.

    - Salve a tutti. - Disse con una voce profonda, del tutto diversa dalla solita. Un leggero inchino rivolto verso i Kage seguì le parole del ninja ma, sotto la maschera, non era visibile un ampio sorriso, come divertito. Poi, catturato forse dalla presenza di Mataza, lo shinobi si allontanò mettendosi così ad attendere in disparte. Non parlò ne si mosse fino a che non gli venne richiesto per schierarsi assieme agli altri ninja per essere maggiormente informati sulla missione, o meglio dire guerra. I suoi occhi si muovevano però frenetici, fissavano ogni shinobi, ogni singolo particolare di essi.

    [...]

    Le inutili parole del pluri-traditore non vennero troppo prese in considerazione dal Takatsui. Le motivazioni apparenti della guerra erano sempre vicende improbabili e, di certo, nessuno avrebbe potuto credere che fossero realmente quelle, il Mikawa se ne interessò ma, Shinken, era quasi certo che nessuno avrebbe dato la reale risposta a quella domanda. Quel colosso era cambiato molto ma, come ogni combattente degno di nota, i suoi occhi non lo tradivano. Il lungo periodo di assenza del Takatsui non lo aveva reso estraneo alle vicende del suo villaggio e, quasi stranamente, aveva tenuto sempre un occhio aperto su quel giovane combattente. Il viaggio ebbe inizio poco dopo, tutto abbastanza tranquillo, come al solito...




    Il Viaggio

    Durante quella piccola e noiosa scampagnata lo shinobi dai capelli blu trovò un po’ di tempo per potersi avvicinare al Mikawa. Inutile fare appariscenti comparse per sorprendere quel colosso, semplicemente qualche passo per rendersi udibile. Sganciando la maschera lateralmente gli sorrise, quasi un sorriso di complicità, insensato. Con la mancina spostò il manto mentre la destra si portava al rispettivo fianco. - Hei Guardiano. - Disse per attirarne maggiormente l’attenzione. - Immagino che il tuo sangue stia già ribollendo, ma parlando seriamente cosa ne pensi di tutta questa faccenda? - Probabilmente i due non avrebbero conversato molto e, apparentemente, Shinken non aveva un reale motivo per cui aveva posto quella banale domanda al Mikawa. Forse provava stima verso quel ninja o forse ammirava il suo clan...

    [...]

    Quando infine raggiunsero un punto tale da poter scorgere la flotta ancorata nel paese delle nuvole, che Shinken conosceva solo topograficamente, gli occhi dello shinobi si fecero seri. Si sarebbero mossi per mare e, anche se fosse stata la mossa più saggia, l’espressione sul volto del Takatsui ne tradiva i sentimenti. Silenzioso come al solito si mosse verso il Mizukage a cui, ancora, non aveva nemmeno rivolto parola. Si avvicinò ad esso ed attese che lui si accorgesse della sua presenza, come per non disturbarlo o intromettersi nei discorsi che stava facendo e, appena ne ebbe modo, gli parlò.

    - Ammetto che mi fa strano chiamarti con il titolo che investi, parlando in maniera del tutto informale, posso chiamarti per nome? A meno che questo non ti dia fastidio, in tal caso adotterò un linguaggio consono al tuo grado. - Dopo la risposta di Shiltar, riprese a parlare. - Ammetto che sto partendo con dei preconcetti ma, sinceramente, non credo che la nostra flotta infinita passerà inosservata. Non conosco gli shinobi del paese delle nuvole e non so come sono organizzati sul mari i Canthiani ma, sinceramente, mi fido poco di quelle imbarcazioni. Vengo al punto, sarebbe possibile ordinare ai tuoi seguaci di Kiri di dividersi in modo tale da coprire più imbarcazioni possibili, nel caso ci dividessero su vascelli differenti? Mi secca dirlo ma mi fido molto più di voi kiriani che di questa intera flotta. - Tacque aspettando una risposta dal Mizukage.


    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:35
     
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    Roaring Again

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    Quando entrò nella stanza ormai il discorso era alle battute conclusive, solo qualche domanda piuttosto banale fu portata all'attenzione della Falce dei Kaguya, che molto educatamente rispose. Non rimase troppo sorpreso nel sapere che nemmeno il Mizukage avesse informazioni specifiche a riguardo, se infatti era stata richiesta la sua specifica presenza significava che era un compito piuttosto delicato. Abbassato il nero cappuccio della mantella usata durante il viaggio per proteggersi il ninja attese che, finite le spiegazioni il gruppo si preparasse a partire. La sua presenza, come al solito, incuteva un certo timore alle guardie della stanza, truccato pesantemente e ricoperto di borchie, a partire dal collare che teneva in bella vista, di certo non era una vista rassicurante. Quando il gruppo parve pronto a partire lasciò che il cappuccio coprisse i neri capelli e, aperta la porta, procedette in testa al piccolo gruppo verso il porto del villaggio, dove a quanto aveva potuto cogliere con l'unico suo orecchio una nave li attendeva. Le strade del villaggio erano ancora immerse nella bruma mattutina mentre a passo deciso il gruppo si muoveva in quel dedalo di percorsi. Il villagio era particolarmente bello quella mattina, agli occhi dell'Akino appariva come uno dei quelle cittadine fantasma spesso utilizzate nei film horror di infima categoria, gli elementi caratterizzanti vi erano tutti: un gruppo di persone ammantate che si muove con sicurezza nella fitta nebbia, una lunga serie di case che sembrano disabitate, un silenzio innaturale rotto soltanto dall'incedere del gruppo. Un buon regista vi avrebbe ricavato un film horror niente male, peccato solo non fossero lì per recitare. Un borbottio lontano simile al brontolio sommesso di una donna stanca dell'attesa fece capire al gruppo di essere in prossimità della barca e che l'orario della partenza era vicino. Saliti sull'imbarcazione l'Akino si prese il posto di vedetta davanti alla nave, attirato come sempre dalla vastità del mare di fronte al villaggio. La traversata fu tranquilla, egli non volle disturbare alcuno dei partecipanti alla missione, preferendo rilassare la mente contemplando l'oceno che si stendeva calmo di fronte ai suoi occhi. Purtroppo la magia di quel momento durò poco e presto furono a destinazione.

    [Oto...]


    Non era mai stato in quel villaggio così distante dalla sua casa e decisamente ne soffriva il clima, abituato com'era al clima artico della sua isola. Rimase a contemplare per qualche tempo le mura cittadine, attirato da quell'opera così imponente e massiccia, un lavoro di costruzione durato decenni sicuramente. Ma anche questa volta la sua ammirazione si ruppe quando il suo sguardo fu attratto dalle figure riunite sotto la porta principale del villaggio. Sorprendentemente erano presenti tutte le più alte cariche dei villagi accademici, in mezzo alle quali stonava la figura del più grnade traditore dell'accademia tutta: Mataza. La riunione dei "Più" diciano, le più alte cariche e il più grande traditore, non riusciva a capire se tutto ciò era in qualche misura ironico o solamente così disgustoso da far ridere. A parlare fu proprio il traditore per eccellenza, che fornì alcune informazioni sulla missione al gruppetto e così si venne a sapere che anch'egli anticamente aveva partecipato a una missione riguardante i Canthiani, forse per quello era ancora in vita, non che ci sarebbe rimasto molto. Lo sguado dell'Akino corse fra i componenti del gruppo e anche grazie alla vistosità del cappello che portava, fu facile individuare la Falce. Vi si avvicinò con grazia, con la faccia di chi doveva chiedere informazioni sulla missione, la sua mano afferrò un lembo del mantello del Kaguya in modo da costringerlo a voltarsi a osservarlo, con un cenno del capo appena percettibile indicò il traditore quindi con voce calma e udibile appena dal suo Kage chiese

    - Posso...? Almeno... un Braccio...-


    In quello le sue mani si unirono in un sigillo, attendendo risposta affermativa dal suo comandante. La sua attenzione fu nuovamente distratta da dei ninja che stavano consegnando delle buste a tutti i membri del gruppo. Con calma accettò la sua e controllatone il contenuto ne rimase piacevolmente sorpreso: la quantità di soldi era sufficente a togliersi parecchio sfizi arrivati a Kumo, sempre ve ne fosse stato il tempo. Attese quindi che il traditore fornisse loro tutte le informazioni di cui era in possesso quindi intascò la busta contenente i soldi pensando già a quali meraviglie avrebbe potuto comprarsi con tanti soldi. Il viaggio in nave fu tranquillo, egli passò tutto il tempo sopra la polena della nave, osservando le due immesità, celeste e marina, a confronto lungo l'orizzonte. Se qualcuno avesse avuto l'idea di venire a domandargli qualcosa, qualunque cosa, avrebbe risposto con parole poco gentili rivolte rispettivamente alla nonna, alla mamma o alla sorella dello shinobi suo interlocutore. Quando furono vicini alla meta la sua vista fu attratta dall'enorme numero di navi che sostava poco distante dal villaggio pronte a salpare. Una flotta immensa, che incuteva timore solo al pensiero di quanti shinobi poteva portare con se. Al pensiero che quella flotta sarebbe salpata con loro alla volta del continente canthiano al Kiriano sfuggì un commento su tutta la situazione, udibile da chiunque fosse stato abbastanza vicino alla prua della nave

    - Si ma... E' una presa per il culo...? Con tutta quella gente... a che cazzo servirà... il nostro piccolo gruppo...? A fare... i centrotavola...? Mah...-






    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:35
     
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  11. Ratty
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    SCONTRINCONTRI
    Ci sono quattro kage e Mataza..



    Onestamente l’atteggiamento collaborativi e amichevole di Keita, per quanto potesse sembrare naturale agli occhi di qualsivoglia persona, insospettiva il Nara tanto che la sua determinazione e indelicatezza caddero velocemente come un castello di carte al vento. Quasi ignorando il suo piccolo affronto quotidiano – probabilmente fin troppo abituato a quel tipo di atteggiamenti – glissò verso una richiesta di portare.. un’amica.. in quella missione di cui nessuno dei due poteva vantare la conoscenza, almeno, del nome. Di certo, in quella strana situazione, non poté dire di no.
    Non ci mise molto, dopo essersi preparato, a notare immediatamente che la missione era ancora un’incognita e che di informazioni concrete non ce ne erano.



    " Dettagli? Prova ad indovinare? "


    Sbuffò ironico contro quella situazione che, come da copione, li lasciava in balia di informazioni frammentarie e scorci di mortale pericolo. In fondo era sempre stato così.



    […]



    image

    A quanto pare la conosceva. Certo, non come pareva conoscere Keita, ma anche Shika conosceva la sua amica, o meglio, Sori Hyuga, dato che insieme avevano portato avanti una classe di studenti. Di certo, nelle vesti attuali, non l’avrebbe facilmente riconosciuta. Sopra un albero, quasi superba, minacciò i due chunin con tanta sfacciataggine che inibì il Nara in un qualsivoglia frecciatina sprezzante, se non dopo aver messo in gioco Scronf, il suo cinghiale.



    " È davanti a me. "


    Avrebbe voluto mordersi la lingua in quel frangente per l’inutile irruenza con cui aveva difeso il suo animale, ma ormai lo aveva detto. Stranamente, mesi di tentati scronficidi lo avevano reso assai poco malleabile sull’argomento. Era una difesa naturale.
    Sebbene distante, Shika notò che era successo qualcosa tra i due ma non aveva la minima voglia di indagare oltre. Il gelo che si era creato era abbastanza sufficiente da raffreddare qualsivoglia spirito di rivalsa verbale o discussione di sorta.



    […]



    Eravamo ormai in viaggio alla volta di Oto, uno dei villaggi in cui non sarebbe mai voluto tornarci, dopo l’ultima volta. Anzi, Keita e Shika si erano implicitamente promessi che non sarebbero ritornati mai più – ma – come si sa, il destino beffardo spinge a rimangiare le proprie orgogliose promesse. Di certo la spedizione non si prospettava dei migliori.
    Gelo tra Keita e gli altri. Gelo tra Shika e Sori. Uno sconosciuto a bordo.



    " Oh, una lepre! "


    Esordì il Nara puntando l’attenzione del gruppo alla sinistra per il tempo necessario ad attivare il controllo dell’ombra sull’amico e tentare di imprigionarlo nella sua solita tecnica. Per quanto la sfruttasse, trovava sempre un modo per utilizzarla in modo creativo.
    Se la tecnica compiuta con successo, in sincrono Shika e Keita si sarebbero mossi verso il bosco alla loro sinistra – apparentemente spinti dalla volontà di caccia – andando velocemente a nascondersi tra la fitta vegetazione in modo da essere lontano da occhi e orecchie indiscrete. Dopo aver percorso alcune decine di metri e aver appoggiato la schiena in un albero, rilasciò il solito controllo dell’ombra.



    " Sei un idiota!
    Mi vuoi spiegare che avete, voi due? Siete semplicemente insopportabili e non ho voglia di arrivare a Oto – che già odio – a ricevere indicazioni su una missione – che non ho voglia di fare – nella quale ci sarà da scontrarsi con chissà quale mortali rischi – che non ho voglia di affrontare – con un clima del genere.. Sputa il rospo e non seccare sull’ombra. "


    Vomitò quelle parole con tono concitato, quasi esagitato, frutto di almeno un’ora di fastidio soppresso.



    […]



    Uno sguardo dubbio e un’espressione inebetita. “Ci sono quattro kage e Mataza”, poteva essere l’inizio di qualche divertente battuta, ma era la pura realtà. Non passò molto prima che il nukenin informasse tutti gli shinobi sul seguito della missione, sebbene molto generico e astratto. Ma Shika carpì il dettaglio più interessante dell’intera spiegazione, e si rivolse pacatamente al Mizukage.



    " A quanto pare, Shiltar, tra poco troveremo la “nostra” nave.. "


    Ironizzò il Nara dato i precedenti tra i due shinobi: sempre si erano incontrati nelle vicinanze o proprio all’interno di una nave. Era praticamente il loro luogo di incontro.



    […]



    Fin troppe persone si stavano agitando per quella figura. Mataza, effettivamente, non era più il cattivane carismatico di un tempo, con svariati seguaci presenti in ogni villaggio. Era un eroe decaduto, e con ciò, non si desiderava altro che dargli il colpo di grazia, affrancarsi dal suo potere con la propria forza. Spezzargli personalmente le ali.



    " Mataza.
    Sono felice tu sia vivo, così potremmo torturarti come preferiamo e sarà peggio della morte. Sarebbe troppo facile per una feccia del tuo rango essere semplicemente ucciso da un manipolo di ninja, immagino sia questo il motivo della tua presenza. Poi.. essere impotenti, senza chakra, credo sia già l’inferno che si merita un ninja cerca solo il potere. O sbaglio? "


    Se c’era, tra loro, un individuo del genere, di certo c’era un motivo. Era stato scelto dai Kage, mica si erano fumati il cervello tanto da scegliere un omicida anti-accademico a guida di un manipolo di un team di accademici che dovranno affrontare una missione già mortale per conto suo. L’unica azione saggia, secondo Shika, era quella di insultare quel relitto d’uomo per sminuirne le capacità ed evitare di perdere una guida utile solo per rancori del passato.


     
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  12. sweethinata
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    POST DI BG




    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Citato
    Amatsu
    Flashback


    Stavolta niente facoceri al seguito, Shika-sama?

    Aveva chiesto la Kunoichi sorridendo leggermente.

    È davanti a me.

    Aveva risposto il Nara.

    Una sottile e pungente battuta poco piacevole da esser udita proprio da una ragazza. Quindi che fare? Reagire? Avrebbe potuto. Era ad un palmo da lei, sarebbe bastato un repentino scatto verso di lui e affondare un paio di quei colpi che hanno reso la sua Casata uno dei Clan più rinomati della Foglia. Ma non lo fece. Seppur quella provocazione aveva in qualche modo pizzicato il suo orgoglio femminile, non avrebbe mai fatto nulla di ciò. Shika era pur sempre il suo Caposquadra e meritava il rispetto dovuto.
    Certo a Sori non sarebbe dispiaciuta una certa rivalsa dopo tutto ciò che Shika le aveva fatto tribolare a Kiri.

    Semplicemente sorrise. Ma non il suo solito sorriso serafico, bensì un sottile,superbo ed enigmatico sorriso.

    Tsk. . .Nara!

    [ . . . ]



    Non una parola era riuscita a pronunciare a Keita, ne un gesto di avvicinamento nei suoi confronti.
    Seppur manteneva esteriormente quel suo solito distaccato e freddo atteggiamento, in lei cresceva sempre di più un forte disagio. Un tumulto di senzazioni nuove, sconosciute e contastanti avevano preso dimora nella sua mente portandola a una specie di paralisi, di forzata immobilità dinnanzi alla presenza di Keita.

    Camminava un poco distante dai due. Li seguiva silenziosamente, fissando il vuoto dinnanzi a lei.

    Silenzio. Ancora silenzio tra loro.

    Ed infine giunsero alle mura della città. Là ad aspettare il loro arrivo stava il quarto elemento che ben presto si sarebbe unito al gruppo per formare così il Team di Konoha.

    Proprio dinnanzi al grande portone che conduceva verso il mondo esterno, stava con le mani in tasca un giovane dai lunghi capelli bianchi. Sembrava esser qualche anno più grande di Sori, ma si poteva facilmente cadere in errore considerando l'insolita altezza di costui.

    Sembrava una conoscenza di Keita. Il ragazzo si limitò a salutarlo con un cenno della mano.
    Sori invece si avvicinò e alzando un poco lo sguardo verso l'alto, visto il discreto dislivello delle loro altezze, semplicemente lo salutò presentandosi:

    Sori Hyuga, piacere!

    Una presentazione semplice e formale. Ne una parola di più.

    [ . . . . ]



    Un atmosfera da brivido. Era palese, anche uno sciocco se ne sarebbe accorto. Il gelo che era nato tra Sori e Keita si era in qulache modo disteso a tutti i componenti del gruppo. La situazione sembrava precipitare.

    Camminavano silenziosamente, eppure quel silenzio sembrava disturbare più di ogni altra cosa ognuno di loro.
    Non c'era stata una parola di Keita, ne di Sori, ne di Shika e neppure di Raizen.

    Tutto sembrava destinato e rimanere tale, cristallizzato in un'eterna immobilità.

    Oh, una lepre!

    Esclamò improvvisamente il Nara richiamando l'attenzione di tutti, ma non aveva ancora terminato la parola "Lepre" che lui e Keita erano già fuggiti via chiassà dove, chissà per quale motivo.

    Per un attimo la Kunoichi si fermò.

    Sorrise.

    Questa fuga non le era nuova, assolutamente.

    Non preoccuparti Raizen!

    disse Sori

    Quei due torneranno. Intanto procediamo.

    Ed infine giunsero alle porte di Oto.

    Al solo vedere il Gate Sori sentì il sangue gelare, un sussulto al cuore tale da procurarle una fitta al petto. Un dolore al quale si era abituata a convivere ma che mai più le avrebbe permesso di sorridere alla vita con serenità e spensieratezza come in quel tempo passato.

    Ed adesso trovarsi di nuovo lì, di nuovo a varcare quel Gate, riportava alla mente inevitabilmente i ricordi di quella notte che ardevano dolenti nelle sue memorie.

    Una riunione al quale parteciparono tutti i Kage insieme ai migliori Shinobi richiamati appunto per quella delicata situazione. Sori si guardò attorno. L'unica persona che riuscì a riconoscere fu Shiltar-sama, l'attuale Mizukage, oltre al suo Hokage.

    Poi, uno shinobi prese la parola, illustrando brevemente le cause di quella guerra. Attentamente la Kunoichi seguì le sue parole, cercando di non lasciarsi sfuggire alcun dettaglio al riguardo.

    [ . . . .]



    Erano trascorsi quasi due giorni di continua marcia. La loro destinazione, Kumo, stava per essere raggiunta.

    Camminava silenziosamente insieme a Raizen, precedendo di alcuni metri Shika e Keita.
    L'atmosfera che si respirava all'interno del loro Team, quel gelido e tacido silenzio, stava raggiungendo dimensioni insostenibili.

    Keita era palesemente teso, quasi inavvicinabile, semplicemente di pessimo umore, e di conseguenza sembrava esserlo pure Shika, chissà forse per riflesso o per inconscia solidarietà.

    Non riusciva a concepire come Keita ancora non avesse in qualche modo reagito a quella sua indifferenza, non realmente desiderata, palesata però come conseguenza di una sua mancanza di posizione o di reazione ai quei tumultosi e contrastanti sentimenti che si erano agitati nel suo cuore alla sola consapevolezza di trovarsi dinnanzi a lui. Qualsiasi fossero le vere cause, ciò che ne risultò fu nient'altro che una fredda e distaccata indifferenza nei suoi confronti.

    In qualche modo aveva sperato nel suo cuore una qualche reazione del ragazzo, non le importava di che tipo o quale intensità essa avrebbe potuto raggiungere, ma sarebbe stata pur sempre una reazione atta a spezzare quel clima così gelido e insostenibile che adesso regnava tra di loro.

    Kumo era sempre più vicina, mentre loro erano sempre più distanti.

    Di questo passo quel muro che si era innalzato tra lei e Keita si sarebbe trasformato in qualcosa di inespugnabile e invalicabile, una via senza più ritorno.

    Ok . . pensò.

    Sospirò e armandosi di un certo coraggio, abbattendo così ogni sensazione di imbarazzo, si voltò verso Raizen e con tono sicuro e serio disse:

    Scusami, torno subito. Devo assolutamente chiarire una questione con Keita.

    Si girò senza attendere alcuna risposta da parte del compagno e si incamminò nel senso contrario di marcia in cui l'intero gruppo di shinobi si stava dirigendo.

    Nonostante sentisse il suo cuore battere all'impazzata, nonostante fosse consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, con passo sicuro e deciso andò incontro a Shika e Keita che lentamente stavano sopraggiungendo.

    Non si fermò ne si curò di nulla, si avvicinò a Keita e gli afferò un braccio con una presa decisa ma delicata al contempo e lo trascinò via da lì.

    Dateci due minuti Shika-sama, solo due minuti, non di più! avrebbe detto al Nara, mentre con passo felpato avrebbe giudato Keita al di là di quel sentiero di marcia.

    Ok . . l'ho appena rapito, e adesso?? si chiese dentro di sè.

    Camminò senza mai voltarsi, trascinando dietro di sè Keita, fino a raggiungere una certa distanza dal gruppo stesso, un luogo sicuro lontano da occhi e orecchie indiscrete.

    Pensava a cosa poter dire, a quale scusa trovare per un'azione così improvvisa e inaspettata da parte sua.

    Nulla. Brancolava nel buio più completo.

    Poi si fermò, lasciò il braccio del ragazzo e sospirò succhiudendo per un istante gli occhi.

    Cercò di calmarsi e di affrontare la situazione con una certa ragionevolezza. Aprì gli occhi e si voltò di scatto verso Keita. Instintivamente posizionò le mani sui fianchi e con un pò troppo impeto disse:

    Mi dici cos'hai?

    Attimo di silenzio, in cui realizzò che tutti i suoi buoni propositi di ragionevolezza e razionalità erano appena sfumati nel concepire quella richiesta forse un tantino aggressiva.

    Sospirò, cercando di ritrovare un certo equilibrio.

    Sei fin troppo teso, Keita-kun. disse stavolta con un tono molto più placato mentre i suoi occhi fissavano seriamente il ragazzo.

    Tra poco arriveremo a Kumo e presto entreremo nel vivo di questa missione. Non devo certo dirtelo io a cosa potremmo andare incontro, quali pericoli certi potrebbero celarsi in essa. Tuttavia, questo non è lo spirito giusto per affrontarla.

    Ne per te . . ne per me . . .


    Un'altra pausa.

    Lentamente distese le braccia che scesero dolcemente sui suoi fiachi mentre il suo sguardo si posò in un punto lontano dagli occhi dello stesso ragazzo. La voce si fece triste:

    Lo so . . . la colpa di tutto ciò è solamente mia . .mi dispiace, ti ho ferito!

    Scandiva le parole lentamente cercando di non farsi coinvolgere troppo dai suoi sentimenti.

    Non era mia intenzione farlo . . mancarti di rispetto e negarti perfino il saluto . . . ma alla fine il mio comportamento si è dimostrato tale. . . scusami . . .

    E' che. . .

    Ma quei sentimenti sembravano non volerla ascoltare

    insomma . .

    Un'altra piccola pausa. Sentiva, anzi capiva, che non sarebbe riuscita a trattenersi oltre. Istintivamente portò la sua mano sinistra semi chiusa verso il suo cuore, mentre la destra si fece pugno e abbassando un poco il viso disse con una certa irruenza:

    Quando si tratta di te tutto diventa così irrimediabilmente complicato!

    Un leggero rossore si diffuse sul suo viso. Sapeva che se adesso i suoi occhi avessero incrociato quelli di Keita quel rossore avrebbe svelato ciò che stava provando in quel momento.

    Mai mi sarei aspettata che anche tu facessi parte di questo Team,

    non che me ne dispiaccia . . anzi . . . .

    però non ti nascondo che ne sono rimasta alquanto sorpresa . .

    . . . Anche se alla fine ti ho trattato con indifferenza, credimi, tu per me non sei affatto indifferente!
    disse quasi lasciandosi andare.

    Si fermò. Aveva detto più del dovuto, si era fin troppo esposta.
    Non poteva andare oltre, non poteva svelargli i suoi veri sentimenti, sarebbe stato semplicemente ingusto seguire un istinto puramente egoistico.

    Cioè . . . voglio dire . . . . tu sei l'ultima persona a questo mondo a cui vorrei far del male . . .
    ma proprio per questo sono costretta a creare delle distanze tra me . . . e te!


    Di nuovo una pausa.

    Però ecco. . . alla fine ho esagerato, negandoti perfino un saluto!
    Ne sono consapevole. . .


    Lentamente il suo sguardo si posò di nuovo sul viso di Keita.

    Ma ti assicuro che non volevo, che non erano quelle le mie intenzioni. Là davanti a casa mia. . avrei voluto tanto parlarti, chiederti, salutarti, ma alla fine non son riuscita a dire niente . . .

    parole veritieri pronunciate con forza e vigore.

    perchè. . . . .ero completamente paralizzata!!!!!!!!

    Abbassò di nuovo lo sguardo a celare un certo disagio.

    L'ennesima pausa.

    Infine incrociò di nuovo i suoi occhi con quelli di Keita, occhi non più velati da un certo imbarazzo ma bensì determinati e sicuri.

    Però se tu adesso mi detesti e ce l'hai con me, beh. . ne hai tutto il diritto, non ti biasimo di certo per questo.

    Però ecco, reagisci Keita-kun!

    Odiami, arrabbiati, pensa di me quello che vuoi, però reagisci!!! Se ti liberi da ciò che ti porti qui dentro, poi dopo potrai ritrovare la giusta concentrazione per affrontare questa missione!
    disse con tono severo.

    Una specie di rimprovero al fine di scuoterlo, di destarlo da quello stato di apparente inerzia in cui era caduto a causa sua.

    Gli aveva in qualche modo offerto un modo di reagire, e indirettamente aveva provato a fermare se non adinfrangere quell'immaginario muro che li divideva. Adesso sarebbe stato tutto nelle mani di Keita.

    Non ho altro da dirti . . . aggiunse prima di tornare indietro sulla strada principale e raggiungere il resto del gruppo.

     
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    Cattiva abitudine non portarsi appresso l’orologio, non sapeva quanto tempo rimase ad aspettare, la sua mente gli suggeriva infinito, ma sapeva che era soltanto noia, dopo chissà quanto scatti di tacchi affrettati giunsero alle sue orecchie portando con loro 3 ninja, uno solo ne conosceva: Keita, lo salutò rapidamente, quasi fosse un automa, ricambiò allo stesso modo, anche se un po’ più fluidamente.
    La ragazza ebbe la gentilezza di presentarsi, come lei dovette guardare verso l’alto Raizen fu costretto a chinare il capo.


    Cazzo ...che tette

    Solo un fugace pensiero prima di rispondere a tono alla presentazione, o meglio senza tono.

    Raizen, piacere mio.

    Strinse la mano quasi con difficoltà a ritrovarla dentro la sua.
    Si girò poi verso il ragazzo dai capelli neri, un chunin dall’abbigliamento, forse.
    Non venne da lui considerato e non lo considerò se non per quello sguardo, avrebbe magari rimediato più in là alla non presentazione.
    Mentre camminavano verso Oto Keita e l’altro ragazzo si allontanarono, il commento di Sori gli fece comprendere che i due erano legati da profonda amicizia, tuttavia il clima gelido che vigeva tra i tre membri del gruppo non era certamente favorevole alla missione, allontanava Raizen dai tre e non faceva avvicinare gli stessi tra loro, avrebbe potuto causare incomprensioni, ma forse il ragazzo dai capelli neri l’aveva percepito ben prima di lui.
    Si incamminarono verso Oto, e man mano che il paese si avvicinava pareva che l’ambiente si adattasse al clima che vigeva nel team proveniente da Konoha, era la prima volta che giungeva ad Oto, eppure quel ambiente, nonostante paresse sgradevoli a molti, a lui non dispiaceva, pareva riflettere una parte del suo animo, ma cosa ancor più strana era la massa di shinobi che stavano di fronte alle mura, e davanti a loro i kage di tutti i villaggi ninja riuniti, qualcosa di grosso stava succedendo, le parole di quello che si fece loro portavoce lo confermarono: era guerra.
    Vennero poi distribuiti dei sacchetti colmi di monete, gli venne detto che erano la valuta del paese a cui andavano a far guerra, cosa strana, ma li accetto di buon grado, sarebbero ovviamente stati utili.
    Il viaggio verso Kumo era lungo, due giorni di strada, ovviamente a piedi.
    Il paesaggio non era tanto diverso da quello che stava intorno a Konoha, la meraviglia ancora doveva palesarsi ai suoi occhi, giunto al porto una fluttuante marea di vele lasche si spiegò davanti ai suoi occhi, pareva ricoprire l’intero mare, e al di sotto le panciute chiglie che sostenevano il grande scafo, di quella imponente flotta aveva lo smanioso desiderio di salire sull’ammiraglia, senz’altro, in quanto ammiraglia sarebbe stata una nave a dir poco sorprendente, si staccò dal suo team dopotutto non era necessario rimanervi appiccicato, l’importante era non discostarsi troppo dalla massa di shinobi, si sentiva un bambino troppo cresciuto, eccitato per ciò che lo aspettava e per quella che sarebbe stata una nuova esperienza, serpeggiò nella coltre di ninja allontanandosi.


     
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  14. Ciuffodromico
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    Partirono da Kiri, giungendo ad Oto. Il passato del Kaguya aveva un capitolo dedicato a questo villaggio, dove si era fatto dei nemici, ma anche un paio di amici. Una volta giunti il Kaguya vide i 4 kage riuniti: con uno di loro c'era un profondo legame, almeno da parte sua, di sensei-allievo, mentre con un altro un legame di amicizia nata dopo una missione insieme anni prima; gli altri due kage non avevano nulla a che vedere col Kaguya, nè tanto meno lui aveva nulla da spartire con loro. Ora però la situazione era diversa: Giants era parte di un esercito di Shinobi sotto il comando delle quattro teste che rappresentavano l'Accademia.

    Uno tra loro era però fuori posto: Mataza. Vecchia conoscenza, traditore di kiri e probabilmente di altri villaggi, ma poco importava degli altri. Aveva tradito Kiri, quindi Shiltar e quindi Giants.


    °Infame...°

    Il Kaguya avrebbe ascoltato tutte le parole, che fossero istruzioni o richieste. Impassibile si sarebbe riavvicinato a Shiltar-sensei aspettando eventuali richieste dal Mizukage o eventuali istruzioni. Marciarono per un paio di giorni verso Kumo; nel frattempo Mataza spiegà brevemente la situazione, cosicchè Giants potè farsi un'idea di quello che avrebbero trovato oltre Kumo.

    Durante il viaggio, poi, Shiltar si rivolse a tutti i suoi compagni di Kiri, porgendo loro un quesito riguardante l'uccisione, o almeno così aveva interpretato Giants vedendo gli atteggiamenti del Mizukage, del traditore Mataza.


    "Io non avrei problemi, ma penso che dovresti sistemare tu questa cosa, col nostro aiuto sicuramente. Se tu non ci fai richiami, credo anche l'Accademia non si lamentebbe. Preferirei comunque sistemare questa guerra, anche perchè sistemarlo adesso, significa indebolirsi e ritrovarsi sconfitti in guerra, per cui trattieni la tua sete omicida almeno fino al ritorno, non credi?"

    Presto la risposta alle sue aspettative giunse agli occhi del Kaguya e dei compagni dell'Accademia: alle porte di Kumo si potè intravedere oltre l'altopiano del Fulmine una flotta di vastissime dimensioni. La battagglia sarebbe stata molto aspra senza esclusioni di colpi. L'unica cosa era prepararsi mentalmente senza essere distratti. Forse quella era l'unica occasione in cui Giants avrebbe pensato solo a se stesso per non soccombere.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ben presto il viaggio terminò, tra silenzi, chiacchieratine con Kaku che come al solito tendeva a dare fastidio quando si trattava di battaglie imminenti, arrivando ad Oto. Curioso restai un po' più avanti agli altri e ben presto davanti a noi si presentarono, con una certa monumentalità che la loro persona emanava, - che non vedevo in Shiltar forse perché era l' unico Kage con il quale avevo parlato -, tre dei Quattro Kage dei villaggi maggiori. Ayato Jaku, Jin Chikuma, un demone corunto che doveva essere il Kokage e ben presto li si unì anche il Mizukage.
    Ed un losco individuo, che non conoscevo, del quale non avevo mai sentito parlare ma che tutti sembravano odiare, spiegandoci brevemente la situazione – abbastanza poco rassicurante – in cui l' Accademia ci aveva cacciato. Guidare un esercito? Ciò era rassicurante, molto rassicurante, no? Contando sopratutto che avevo già avuto modo di partecipare ad una guerra vera e propria, come fu durante il mio esame Chunin, tuttavia non fu di certo da rassicurazione.
    Alcuni Ninja Sunesi comparvero ad un gesto del Chikuma e velocemente ci distribuirono alcune monete per sopravvivere li e mi chiesi che ce ne potevamo fare in guerra, ma preferii tacere. Di certo se ci erano stati dati un motivo chiaro c' era.

    Finita quella parte preparativa, dove io ero restato rigorosamente muto, tenendomi a debita distanza da ogni Ninja di Konoha tra i quali potei riconoscere Shika, che probabilmente mi avrebbe ammazzato se mi avesse riconosciuto, Keita, con il quale almeno non avevo contrasti aperti ed una Hyuga che non conoscevo e che non avevo intenzione di conoscere per evitare grane durante la missione. Da quando avevo tradito quel villaggio avevo capito solo una cosa: che i fogliosi, per una buona parte, erano tutti schifosamente patriottici.
    Il viaggio partì, mentre da qualche parte arrivava il suggerimento di far fuori Mataza che a quanto pareva, era un traditore di Kiri. O bé, in condizioni normali avrei dovuto occuparmene io, in quanto rappresentate della Mano Nera, ma non sapevo nemmeno se ce ne fossero altri oltre me di quella squadra speciale.
    Quindi, al suggerimento del Mizukage risposi con uno sbadiglio, visto che il mio stato d' animo era facilmente sintetizzabile in tale modo.
    “Io fare troppo caos e mi manca la voglia, se volete divertirvi con lui fate pure.” mi sedetti quindi, con gli occhi semi chiusi contro l' albero maestro della nave.
    Tra fogliosi che avrebbero potuto uccidermi, vecchi traditori, otesi mostruosi ed altro non avevo la certezza che quel viaggio fino a Kumo sarebbe stato poi così tranquillo.


     
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