Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

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  1. Aokawa Ryo
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    Una Svolta Inaspettata




    Un alone di mistero avvolgeva quella notte.
    Non sapevo cosa mi stava accadendo: camminavo come un automa verso una meta a me sconosciuta. Il mio corpo sembrava una marionetta nelle mani di un burattinaio che non amava mostrarsi in pubblico. Il luogo circostante era assai bislacco: pareva una di quelle città malfamate in cui gli unici padroni sono la povertà, la fame e la sporcizia. Soprattutto la sporcizia, in quel caso. Durante il mio cammino non avevo incontrato anima viva. Sembravano tutti scomparsi, ma non mi crucciai tanto di questo particolare che per molti era risolutivo. Era come se la mancanza di persone era del tutto normale: in quel santuario dissacrato era prevista la mia sola presenza.



    image

    « Dove sto andando? »



    Mi domandai, senza troppa convinzione.
    E come se la mia mente era all’oscuro di ciò che stavo facendo, ma il mio cuore lo sapeva. E lo sapeva fin troppo bene e ciò mi recava fastidio. Il non riuscir a muovere il mio corpo come desideravo era una sensazione orribile, che non auguro a nessuno. Arrivai sino alla baia del piccolo villaggio: vi era una piccola e malridotta zattera di legno. La fissai attonito, mentre il mio corpo si apprestava a salirci. Presi due remi e cominciai a remare verso settentrione. Il mare sembrava sempre più una palude inquinata dal lerciume del villaggio, ma dopo qualche minuto, sempre che quelli fossero minuti reali, il mare parve rischiarirsi e colorarsi del colore della notte, con sfumature azzurre e celesti. La luna piena in cielo si rifletteva nell’acqua e la sua luce era l’unica cosa che mi permettesse di non perdermi nel bel mezzo del nulla.

    Poi accadde l’incredibile, l’impensabile.
    Un cancello martoriato dal tempo comparve dinanzi a me. Aveva un colore grigiastro, con sfumature verdi dettate da qualche alga rampicante. Il suo interno era celato dal buio.



    - Dove mi trovo?? –

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    Questa domanda era convinta, davvero enigmatica. Sapevo dove dovevo andare ma non sapevo chi sarebbe stato l’interlocutore. Un appuntamento al buio. Un brivido di freddo mi scosse dalle interiore, mentre s’incominciava a delineare il profilo di un mostro rinchiuso nel cancello. Cancello che tra l’altro non aveva un lucchetto che lo chiudesse, ma un semplice foglio di carta recante un sigillo. I denti acuminati del mostro formarono un ghigno sinistro, malvagio. Attendevo che parlasse, ma esso rimase in silenzio. Quell’attesa era snervante.



    « Chi sei? Dove cavolo mi trovo?!?! »



    La sua risposta mi lasciò sbigottito.
    Una spettrale risata talmente forte che incupì il tempo e fece scatenare una tempesta. Rimasi in silenzio, pretendevo una risposta che mi spiegasse perché mi trovassi lì e chi fosse quel mostro. Riuscii a scorgere una pinna azzurra nel buio e pareva che dalla sua bocca uscisse del sangue. Il suo aspetto da predatore mi incuriosiva e spaventava allo stesso tempo.


    Ryo!



    Il suo urlo mi scaraventò giù dalla zattera, bevvi un po’ d’acqua salmastra e quando risalii vidi crearsi dall’azzurro cancello un’onda blu notte; ma non era acqua, pareva chakra.
    M’investì completamente e del resto non ebbi più coscienza.



    […]



    Era un semplice sogno. Profetico ma sogno.
    Anche perché l’onda di chakra blu che m’investii coincise perfettamente con la possessione del demone, nella realtà e non nel mio mondo fittizio, del mio corpo. Non ricordo poi molto di ciò che successe, anzi, non ricordo proprio nulla di ciò che successe. Però le cose sono dovute andare più o meno così:
    Il mio corpo fu sanato dalle ferite profonde che mi avevano costretto a rimanere al letto. Mi alzai, provavo rabbia, ero arrabbiato con il mondo. Non mi sentivo me stesso, mi sentivo solamente una bestia. Mi alzai dal letto con un balzo, mentre un misterioso, almeno per me, alone blu avvolgeva la mia sagoma. Desideravo sangue, morte e distruzione. Mi ero trasformato nella mia antitesi.

    Il mio sguardo catturò la prima preda. Aveva un aspetto familiare, ma in quel momento non conoscevo nessuno. Ora come ora non c’erano legami fra noi, ora era solamente un ammasso di carne. Era solamente una preda: la mia preda.



    « WaAoOrRrGhH »



    Un urlo disumano, che non mi apparteneva.
    Non ero altro che un eco all’interno del mio corpo confuso di ciò che stava succedendo. Non riuscivo a predominare su me stesso, ero incatenato al mio cancello.

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    Scattai impastando Bassox1, aumentando notevolmente la mia velocità, spingendola al massimo cui potevo sperare di raggiungere. Volevo fermarmi, desideravo fermarmi nel mio interno, ma era come se fossi in uno stato di coma, mentre un demone sconosciuto faceva strazio del mio corpo. Perché proprio a me? Dovevo salvare Ryu, non potevo morire quella notte; ma per quanto mi sforzavo, per quanto desideravo ardentemente di fermarmi, non riuscivo a farlo. Era come se non avesse coscienza del mio corpo.
    Sferrai un primo colpo contro la mia preda. Un montante dal basso verso l’alto che mirava al suo mento. La forza già incrementata dalla furia del demone, fu potenziata ulteriormente da Bassox1.
    Non prediligevo il corpo a corpo. Preferivo essere più tattico e non abbandonarmi alla forza bruta, L’intelligenza batte molte volte la forza, basta pensare allo scontro fra Davide e Golia; io ero sempre stato Davide, ma quella notte fui costretto ad interpretare Golia.

    Il secondo colpo partì non appena il primo fu portato a conclusione: cercando di prenderlo in contro tempo per un eventuale schivata, un gancio portato con il pugno destro mirava a colpirlo sul volto, per stordirlo e ferirlo abbastanza data la vulnerabilità della testa.

    Avevo un unico obbiettivo: uccidere.

    Desideravo sentire l’odore inebriante del sangue.
    Desideravo il suo sangue, poi quello dei medici, degli infermieri, dei pazienti. La mia bramosia non accennava a fermarmi e preferivo di gran lunga morire anziché vivere in quel modo. Non volevo che il mio corpo divenisse un mezzo per causare morte, tuttavia non riuscivo a fare niente per fermarlo. La mia identità rimase sepolta nel mio corpo, aspettando che il supplizio finisse.

    Nel frattempo..
    La mia furia accresceva di secondo in secondo. Ogni volta che finiva un attacco ne partiva un altro e anche dopo il gancio partì un terzo colpo. Un calcio, anche se pareva più una scalciata, diretto allo stomaco del Traditore. Impastai anche qui una quantità di chakra pari a Bassox1.
    Il traditore… ora solamente lui poteva fermarmi.



    - Ti prego… uccidimi. –



    Se fossi stato in me, glielo avrei detto direttamente. Ma non ci riuscivo. Solo l’ultimo briciolo di umanità che mi rimaneva riusciva a supplicarlo in silenzio dal profondo del mio cuore.
    Doveva farlo. Se teneva davvero a me, doveva farlo.

    Era la mia unica speranza.

     
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38 replies since 15/4/2009, 14:42   1147 views
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