Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Aokawa Ryo
        Like  
     
    .

    User deleted



    Sanbi no Isonade
    Seconda Prova




    Non volevo arrendermi, o più che altro non potevo.
    La rabbia sommessa e millenaria del Bjuu si era scatenata contro di me ed io da patetico ninja che non ero altro non potevo fare altro ch accettare di essere in sua balia. Avevo accettato quel pensiero, ma quello non mi aveva tolto la voglia di vivere. E per vivere, l'unica soluzione che avevo a disposizione era sopravviveva. Stavo affrontando quelle prove con la tenacia degna di un Dio, l'unica che poteva essermi aiuto in uno scontro contro un Dio. Eppure, il gioco sembrava sempre impari. Aveva sempre qualcosa in più che a me mancava. La malvagità lo alimentava come una fonte di energia inesauribile, al contrario, io, presto sarei crollato sotto i suoi colpi. E mentre venivo sbalzato da ogni parte, le sfere scomparirono ed il mio corpo trovò ristoro per qualche secondo. All'inizio non mi riuscii a capacitare che quella tortura era appena terminata (per far posto ad un'altra, ma ancora non ne ero a conoscenze) a causa di un dolore tanto grande che mi offuscava la ragione.

    Ansimavo vistosamente per mantenere il volto in un espressione stanca, ma non dolorante. Le fitte di dolore le tenevo per me, non le avrei mai esternate di fronte agli occhi del demone. Preferivo di gran lunga soffrire in silenzio e guardarlo con sguardo fiero, di chi era riuscito a compiere una gesta epica. Mi attirò vicino a sé, in modo che i miei occhi incontrarono i suoi. Pupilla contro pupilla, preda contro predatore; ma chi dei due era la preda? Il debole non è chi è impedito fisicamente, il debole è chi non riesce a mantenere un confronto di idee con l'altro volendo sopprimere le opinioni, le idee e le vite con la forza. Quello, era un gesto di debolezza. Le code che lo contraddistinguevano si muoveva armonicamente, finché non compirono movimenti iracondi, diversi dai precedenti. Era come una formula magica che richiamava il potere del demone; infatti, sentivo qualcosa che si muoveva, che si nascondeva nell'acqua per poi attaccare di sorpresa. Rimasi fermo, ad osservare il demone, estraniandomi da ciò che stava accadendo. Se avessi abbassato lo sguardo o mi sarei mosso in una situazione così delicata, non me lo sarei perdonato e probabilmente non me l'avrebbe perdonato. Attendevo che parlasse, che succedesse qualcosa che modificasse quella situazione imbarazzante che pareva non trascorrere mai, seppur il tempo era sempre lo stesso e non si era affatto rallentato. Poi, la sua voce.



    Hai fegato, lo devo ammettere. Ma vedi, il coraggio può condurti vicino all'obiettivo. O vicino alla sconfitta. I più grandi stupidi della storia non hanno mai paura.


    Criptiche parole incomprensibili, degne di un essere millenario, la cui sapienza e la cui mente trascende quella umana.
    A quelle parole seguirono i fatti, probabilmente un'altra prova per dimostrarmi degno. Tre piccoli fuocherelli avvamparono in acqua creando un mistico paradosso scientifico. Non sapevo se fossero reali, mi avvicinai ad uno di essi e ci passai la mano velocemente. Un dolore rinnovato straziò le mie membra, facendomi ritrarre velocemente l’arto su cui però non comparve alcuna ustione. Un lamento trattenuto a stento uscì dalle mie labbra, ma riuscì a contenerlo prima che divenisse troppo forte. Non capivo, come era possibile che stava accadendo ciò? Rimasi perplesso a guardare danzare quelle fiamme che creavano un affascinante gioco di colori in quell'acqua; mi avrebbero circondato e avrebbero cominciato ad avvampare e crescere ulteriormente, finché non mi ritrovai in loro completa balia. Ero in trappola.



    - Cavolo!!!
    Mi ha fregato ancora. -


    Quelli furono i miei pensieri quando sentii l'acqua attorno a me raffreddare e capii cosa fossero realmente quelle fiamme. Ero stato uno stupido a non pensarci prima. Il suo elemento è l'acqua e tutti i suoi derivati. Freddo, Ghiaccio, sono tutti elementi che può giostrare a proprio piacimento. Stavo cercando di trovare una soluzione che non prevedesse la mia morte, anche se per ora potevo scegliere fra una probabile morte dolorosa o una lenta agonia da freddo prima di morire.



    Coraggioso? Stupido? Saggio? Che vuoi essere? Resta li dentro, congela, oppure prova ad uscire.

    image

    Bhà, la faceva facile lui che giocava a fare il marionettista. Ero io quello in pericolo, lui era fin troppo bravo con le parole. Dovevo trovare un modo che mi potesse salvare senza perdere o la vita o la faccia, anche se ben presto avrei dovuto accettare la realtà: le soluzioni erano soltanto due ed erano quelle che aveva enumerato Isonade. O rimanevo lì dentro, che nel frattempo la temperatura scendeva ancor di più avvicinandosi sempre di più al centro della sfera ove mi trovavo, oppure provavo ad uscire gettandomi tra le fiamme e costringendo il mio corpo a subire nuovo dolore fisico. Nei suoi discorsi, erano state tre le virtù che aveva nominato. Cosa volevo essere io?
    Coraggioso: ma cosa intendeva con coraggioso? Il gettarsi fra le fiamme sarebbe stato da masochista, più che da coraggiosi, mentre rimanere lì sarebbe stato altrettanto inutile. Il coraggioso è colui che sceglie di mettere in repentaglio la propria vita per compiere qualcosa di utile, come il salvare delle vite a discapito della propria. Lì, non c'era posto per il coraggio.
    Stupido: ogni cosa che avrei fatto sarebbe stato stupido. Il gettarsi fra le fiamme o rimanere a congelare senza far niente era qualcosa di stupido. Non c'era modo di evitare di essere stupido: qualunque cosa avessi fatto, sarebbe stata stupida.
    Saggio: la saggezza è trovare un escamotage per riuscire a salvarsi da situazioni spinose. Ma lì non c'erano soluzioni a situazioni spinosi, c'era soltanto da scegliere la via più immediata per il dolore.
    Il freddo cominciava a farsi sentire e di tanto in tanto alternavo brividi da freddo a brividi di paura. Quella situazione mi stava mettendo senza dubbio sotto pressione e ciò non mi permetteva di ragionare lucidamente circa la via più consona da intraprendere. Più passava il tempo e più la ragione cedeva posto all'istinto.
    Sì, avevo paura. Una terribile paura di morire.



    « Non so come tu interpreterai questa mia scelta...
    Coraggiosa, stupida, saggia... non lo so. »


    Proruppi alla fine. La mia voce era calda, bonaria, degna di un fanciullo senza peccato. Era l'unica cosa che riscaldava quell'ambiente gelido e sinistro. Speravo che mi sentisse, sebbene fossi rinchiuso in quella sfera composta da fiamme che emanavano freddo. Speravo che capisse, seppur lontanamente, cosa mi aveva spinto a prendere quella decisione. Speravo di uscire vivo da lì dentro, d'altronde la speranza era l'unica cosa che mi era rimasta.



    « Non lo so e neppure mi interessa.
    Forse è la paura che mi ha spinto a prendere questa decisione, ma io voglio vivere.
    Io devo vivere.»

    image


    Quindi scelsi la via più dolorosa, ma che lasciava viva la flebile fiamma della speranza. Avrei patito le pene dell'inferno, forse peggio, è lo sapevo bene. Ma non avevo scelta, forse il mio corpo sarebbe resistito al dolore e sarei uscito vivo da lì. Sicuramente, meglio di rimanere a congelare lentamente, senza possibilità di salvezza.
    Rimasi a guardare le fiamme avvampare nell'acqua, mentre sentivo i peli del mio corpo drizzarsi per il freddo. Avevo preso la mia decisione, ora dovevo metterla in atto. Ciononostante, tentennavo di fronte a quel magnifico esempio di potere. Non riuscivo a muovermi, sembravo quasi paralizzato dalla paura del dolore che avrei provato se avessi oltrepassato quel fuoco azzurro. Lentamente vidi sfocare dinanzi a me le immagini dei miei amici, dei miei nemici, della mia patria, delle mie ambizioni, di mio fratello. Tutto sembrava perdere un senso di fronte quella prova, sembrava quasi che il mio animo ora fosse vuoto, senza alcuna considerazione per il mondo e per me stesso.
    Poi, rinsavii. Stavo perdendo tutto ciò che mi rendeva forte, stavo perdendo tutto ciò che mi spingesse ad andare avanti. Erano loro la mia forza, erano loro che avevano plasmato la mia identità.
    In un attimo di follia mi gettai fra le fiamme.

    Qualche istante di silenzio.
    Poi, solo un’agghiacciante urlo di dolore risuonò in quella dimensione.
    Dopo, di nuovo silenzio.

     
    .
38 replies since 15/4/2009, 14:42   1147 views
  Share  
.